"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...
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scolastico – che pure Kant utilizza – <strong>di</strong> realitas (Realität), pena il completo frainten<strong>di</strong>mento della<br />
tesi in questione. Come noto, la prova ontologica dell’esistenza <strong>di</strong> Dio, fornita da Anselmo <strong>di</strong><br />
Canterbury e rifiutata da Tommaso sulla base dell’incapacità umana <strong>di</strong> determinare l’essenza <strong>di</strong><br />
Dio, pretendeva inferire l’esistenza <strong>di</strong> Dio dal suo concetto, ed era perciò ritenuta da Kant<br />
dogmatica e metafisica 548 . Secondo <strong>Heidegger</strong>, tale prova può essere messa in forma <strong>di</strong> sillogismo<br />
nella maniera seguente:<br />
Premessa maggiore: Dio è, stando al suo concetto, l’ente perfettissimo.<br />
Premessa minore: al concetto <strong>di</strong> ente perfettissimo appartiene l’esistenza.<br />
Conclusione: quin<strong>di</strong> Dio esiste 549 .<br />
La strategia argomentativa della confutazione kantiana consiste nell’appuntarsi contro la<br />
premessa minore, non mettendo invece in questione la premessa maggiore e la conclusione che<br />
evidentemente Kant con<strong>di</strong>vide. Pertanto, “la tesi kantiana, per cui l’essere, ovvero l’esistenza, non è<br />
un pre<strong>di</strong>cato reale, non significa soltanto: al concetto <strong>di</strong> ente perfettissimo potrebbe non appartenere<br />
l’esistenza, cioè noi non possiamo sapere se essa vi appartiene (Tommaso). La tesi kantiana va<br />
oltre. Essa <strong>di</strong>ce qualcosa <strong>di</strong> più ra<strong>di</strong>cale: l’esistenza non appartiene affatto alle determinazioni <strong>di</strong> un<br />
concetto” 550 . Al fine <strong>di</strong> comprendere la tesi kantiana sull’essere, bisogna pertanto chiarire<br />
preliminarmente il concetto <strong>di</strong> esistenza – coincidente con quello <strong>di</strong> essere – che Kant con tutta<br />
evidenza presuppone.<br />
Nell’Unico argomento, la cui prima delle quattro considerazioni tratta appunto “Dell’esistenza<br />
in generale”, Kant <strong>di</strong>scute tre tesi: 1. “L’esistenza non è affatto pre<strong>di</strong>cato o determinazione <strong>di</strong> una<br />
qualche cosa”; 2. “L’esistenza è la posizione assoluta <strong>di</strong> una cosa e in ciò anche si <strong>di</strong>stingue da ogni<br />
pre<strong>di</strong>cato che, in quanto tale, è posto sempre solo relativamente ad un’altra cosa”; 3. “Posso io <strong>di</strong>re<br />
che nell’esistenza vi sia più che nella semplice possibilità?” 551 . In quest’ultima questione – ricorda<br />
<strong>Heidegger</strong> – si “prende partito nei confronti <strong>di</strong> un’interpretazione del concetto <strong>di</strong> esistenza sostenuta<br />
all’epoca <strong>di</strong> Kant, l’interpretazione data da Wolff e dalla sua scuola, secondo la quale esistenza<br />
548<br />
Su ciò si consumava, da parte <strong>di</strong> <strong>Heidegger</strong>, uno dei motivi – se non il principale – <strong>di</strong> polemica con l’interpretazione<br />
neokantiana del “problema della metafisica”, come infatti reciterà il titolo del più noto Kantbuch, poiché “la scienza<br />
filosofica che secondo Kant cerca <strong>di</strong> stabilire dogmaticamente qualcosa sull’ente movendo puramente da concetti è<br />
l’ontologia o, per <strong>di</strong>rla in maniera tra<strong>di</strong>zionale, la metafisica. Perciò egli chiama questa prova, che muove dal concetto<br />
<strong>di</strong> Dio, «prova ontologica», dove «ontologica» significa «dogmatica», «metafisica». Kant stesso non nega la possibilità<br />
della metafisica, ma si pone anzi alla ricerca <strong>di</strong> una metafisica scientifica, <strong>di</strong> un’ontologia scientifica, e ne determina<br />
l’idea come sistema della filosofia trascendentale”, ivi, p. 27.<br />
549<br />
Cfr. ivi, p. 29.<br />
550<br />
Ibid.<br />
551<br />
Cfr. ibid.<br />
141