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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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sul filosofo <strong>di</strong> Königsberg, nelle cui riflessioni sul tempo come “autoaffezione pura” – in particolar<br />

modo con la dottrina dello schematismo e della relativa facoltà dell’immaginazione, in cui si<br />

darebbe a vedere il tentativo kantiano <strong>di</strong> fornire, nel tempo, la “ra<strong>di</strong>ce comune” dei “due ceppi della<br />

conoscenza” – <strong>Heidegger</strong> vede ora, anche oltre Aristotele 543 e pur con significative oscillazioni tra<br />

il Kantbuch e i testi precedenti, una maggiore affinità con le proprie analisi circa la costituzione<br />

temporale dell’esserci umano in quanto esistenza. <strong>Heidegger</strong> mostrerà infatti in insistite analisi<br />

“quale <strong>di</strong>mensione dell’esistenza umana Kant avesse effettivamente scorto, seppur ritraendosene<br />

poi intimi<strong>di</strong>to” 544 .<br />

<strong>Heidegger</strong> si faceva così promotore <strong>di</strong> una interpretazione <strong>di</strong> Kant <strong>di</strong> tipo metafisico, in<br />

opposizione, ancora una volta, a quella neokantiana (in particolare marburghese), la quale,<br />

rimuovendo lo scoglio della cosa in sé, vedeva ormai nella prima critica soltanto una gnoseologia<br />

delle scienze fisico-matematiche, nonostante poi <strong>Heidegger</strong> riconoscesse “come proprio questa<br />

ra<strong>di</strong>cale unilateralità della Scuola <strong>di</strong> Marburgo sia stata molto più utile all’interpretazione <strong>di</strong> Kant,<br />

<strong>di</strong> quanto non lo siano tutti quei tentativi <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione, che non si preoccupano <strong>di</strong> stabilire fin<br />

543<br />

Il movimento è chiaramente visibile nel passaggio dalla prima parte del corso sulla logica che abbiamo appena<br />

considerato, de<strong>di</strong>cato ad Aristotele, alla seconda, de<strong>di</strong>cata appunto a La ra<strong>di</strong>calizzazione della domanda: che cos’è la<br />

verità? Ripetizione dell’analisi della falsità in riferimento alla sua temporalità, movimento intrapreso da <strong>Heidegger</strong><br />

mo<strong>di</strong>ficando il programma del corso annunciato e interrompendo l’interpretazione <strong>di</strong> Aristotele per passare a Kant, nel<br />

convincimento che il primo resti ancorato ad una concezione tra<strong>di</strong>zionale e ‘fisicalista’ del tempo, e che “l’unico che<br />

abbia presagito qualcosa del nesso della comprensione dell’essere e dei caratteri d’essere con il tempo sia stato Kant”<br />

(M. <strong>Heidegger</strong>, Logica. Il problema della verità, cit. p. 130), per cui “nell’età moderna Kant è tornato a essere il primo<br />

greco, sia pure soltanto per breve tempo”, id., I concetti fondamentali della filosofia antica, cit., p. 416; ancora in<br />

chiusura del corso del ‘27/28 interamente de<strong>di</strong>cato a Kant, <strong>Heidegger</strong> ricorda: “Quando, alcuni anni fa, ripresi<br />

nuovamente a stu<strong>di</strong>are la Critica e la rilessi per così <strong>di</strong>re sullo sfondo della fenomenologia <strong>di</strong> Husserl, mi cadde la<br />

benda dagli occhi, e Kant <strong>di</strong>venne per me una conferma essenziale della giustezza del sentiero sul quale stavo<br />

cercando”, id., Phänomenologische Interpretation von Kants Kritik der reinen Vernunft, Frankfurt a.M., 1977, trad. it.<br />

<strong>di</strong> R. Cristin e A. Marini, Interpretazione fenomenologica della Critica della ragion pura <strong>di</strong> Kant, Milano, 2002, p. 253;<br />

a tal proposito Pöggeler ha osservato: “Evidentemente <strong>Heidegger</strong> collegò la dottrina <strong>di</strong> Husserl della impressione,<br />

ritenzione e protenzione in quanto momenti della coscienza interna del tempo, con l’idea che apprensione, riproduzione<br />

e ricognizione, in quanto momenti della kantiana capacità <strong>di</strong> immaginazione, corrisponderessero alle estasi temporali <strong>di</strong><br />

presente passato e futuro. La riformulazione <strong>di</strong> questa dottrina sulla terna «affettività-comprensione-articolazione»<br />

come struttura fondamentale dell’esserci, forniva una spiegazione della tesi che l’essere dell’ente esemplare ‘esserci’,<br />

fosse il tempo”, O. Pöggeler, <strong>Heidegger</strong> e Husserl a confronto, cit., p. 62; sul tema si veda anche V. Vasterling, The<br />

Problem of Time: <strong>Heidegger</strong>’s Deconstructive Rea<strong>di</strong>ng of Kant in Volume 21, in T. Rockmore (a cura <strong>di</strong>), <strong>Heidegger</strong>,<br />

German Idealism and Neo-Kantianism, cit., pp. 85-102.<br />

544<br />

M. <strong>Heidegger</strong>, Interpretazione fenomenologica della Critica della ragion pura <strong>di</strong> Kant, cit., p. 166; nel merito,<br />

l’arretramento <strong>di</strong> Kant <strong>di</strong> cui parla <strong>Heidegger</strong>, per cui il primo sarebbe stato ‘greco’ “soltanto per breve tempo” viene<br />

motivato con l’insistenza, da parte <strong>di</strong> Kant, nel restare legato al predominio del tutto tra<strong>di</strong>zionale della logica<br />

sull’ontologia – e <strong>di</strong> una logica del tutto orientata sull’enunciato, come abbiamo appena visto in Aristotele: “Si può già<br />

intravedere quella caratteristica oscillazione che si mostra in Kant quando è chiamato ad esprimersi in modo univoco<br />

riguardo alla posizione della capacità d’immaginazione fra le facoltà. In un primo momento egli <strong>di</strong>ce chiaramente:<br />

l’unità dell’appercezione trascendentale presuppone la sintesi della facoltà d’immaginazione, ossia si fonda in<br />

quest’ultima; ma subito dopo aggiunge: «o la implica». La prima possibilità è chiara, non si riesce però a <strong>di</strong>mostrare<br />

fenomenologicamente come l’immaginazione debba essere implicata o inclusa nell’appercezione trascendentale, o<br />

quanto meno Kant non lo <strong>di</strong>mostra. In effetti, per Kant l’aggiunta <strong>di</strong> questa restrizione significa solo un in<strong>di</strong>etreggiare <strong>di</strong><br />

fronte alla conseguenza <strong>di</strong> dover eliminare il primato dell’appercezione trascendentale, dell’intelletto e quin<strong>di</strong> il<br />

predominio, tanto infondato quanto tra<strong>di</strong>zionale, della logica. Kant si fa scrupolo <strong>di</strong> sacrificare l’appercezione<br />

trascendentale alla facoltà trascendentale d’immaginazione. Nella seconda e<strong>di</strong>zione della Critica, l’appercezione<br />

trascendentale verrà <strong>di</strong> nuovo e totalmente restaurata nella sua antica sovranità, nelle sue vesti <strong>di</strong> gancio supremo al<br />

quale tutta la filosofia trascendentale, tutta l’ontologia, dev’essere appesa”, ivi, p. 242.<br />

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