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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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1, 16a 12): il coprimento altrettanto quanto lo scoprimento avviene (sempre) nell’ambito del mettere<br />

insieme e del separare” 510 .<br />

Si smentisce così, almeno nel suo richiamo ad Aristotele, la tra<strong>di</strong>zionale concezione della verità<br />

come fondata nella sintesi, e quin<strong>di</strong> anche del giu<strong>di</strong>zio – <strong>di</strong> cui nel corso <strong>di</strong> questo lavoro abbiamo<br />

incontrato pressappoco tutte le varianti moderne – come <strong>di</strong> un atto collegante rappresentazioni (si<br />

pensi per esempio a Rickert e Windelband). Se infatti all’enunciato appartiene costitutivamente la<br />

tensione tra il vero ed il falso, altrettanto costitutivamente deve appartenergli l’unità del carattere<br />

sintetico-<strong>di</strong>airetico, come era già emerso nel precedente capitolo a proposito del doppio movimento<br />

proprio <strong>degli</strong> atti della sintesi 511 .<br />

Diversamente, si identifica solitamente la verità con il giu<strong>di</strong>zio positivo (preteso sintetico), per<br />

esempio ‘la lavagna è nera’, e la falsità con quello negativo (preteso <strong>di</strong>airetico) ‘la lavagna non è<br />

nera’, la negazione cioè, separerebbe la lavagna dall’esser nero e produrrebbe pertanto<br />

un’enunciazione falsa. Nel primo caso Aristotele parla <strong>di</strong> kataphasis, termine che viene infatti<br />

tradotto con ‘affermazione’, mentre nel secondo <strong>di</strong>ce apophasis, tradotto con ‘negazione’. Le<br />

connessioni sarebbero dunque ‘sintetico-scoprente-affermativo’ (synthesis-alethes-kataphasis) e<br />

‘<strong>di</strong>airetico-coprente-negativo’ (<strong>di</strong>airesis-pseudos-apophasis).<br />

Ma, sostiene <strong>Heidegger</strong>, si vede come “una cosa <strong>di</strong> questo genere non è seriamente sostenibile;<br />

basterebbe allora eliminare tutte le enunciazioni negative per <strong>di</strong>re sempre la verità. In altri termini,<br />

ci sono anche enunciazioni negative che sono vere (scoprenti) e enunciazioni affermative che<br />

coprono; per esempio, «questa lavagna è grigia» è un’attribuzione (affermazione) e tuttavia copre. E<br />

l’enunciazione «la lavagna non è grigia» è una negazione, una sottrazione e tuttavia è vera,<br />

scoprente” 512 .<br />

È chiaro, quin<strong>di</strong>, che un’enunciazione può essere vera o falsa, affermativa o negativa che sia.<br />

Non solo, ma dal precedente passo aristotelico (De anima, 430 b 3) si evince che la medesima<br />

proposizione, sia essa affermativa o negativa, può essere considerata tanto sintetica quanto<br />

<strong>di</strong>airetica, tanto collegante quanto <strong>di</strong>sgiungente, cioè che, “in altri termini, sintetico-<strong>di</strong>airetico è una<br />

struttura dell’enunciazione come tale, posta cioè in ogni enunciazione, quin<strong>di</strong> sempre precedente<br />

l’affermazione e la negazione, precedente l’attribuzione e la sottrazione, precedente in maniera<br />

imme<strong>di</strong>ata. (…) Ma questo significa che collegamento e separazione precedono attribuzione e<br />

sottrazione come con<strong>di</strong>zioni della loro possibilità e come con<strong>di</strong>zioni della possibilità <strong>di</strong> coprimento<br />

510<br />

Ibid.<br />

511<br />

Si veda quanto alla nota 149 del precedente capitolo, ma più in generale cfr. M. <strong>Heidegger</strong>, Prolegomeni alla storia<br />

del concetto <strong>di</strong> tempo, cit. pp. 79-83.<br />

512<br />

Ivi, p. 93.<br />

129

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