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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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ogni ricerca scientifica, mentre “è proprio la questione <strong>di</strong> quali cose ci sono ciò a cui la filosofia<br />

deve ritornare se deve essere invece ricerca scientifica” 455 .<br />

Nel principio della fenomenologia risiede dunque una doppia istanza: da un lato l’appello ad<br />

una determinata modalità (“<strong>di</strong>mostrativa”) del ricercare, la quale mantenga il rapporto col suo<br />

ambito cosale, e dall’altro l’ottenimento <strong>di</strong> tale ambito cosale stesso quale suo suolo e fondamento<br />

(Boden), laddove “la seconda istanza è quella fondamentale, nella quale è inclusa anche la<br />

prima” 456 . Ma del principio <strong>di</strong> una ricerca, inteso come ciò a partire da cui essa ricava il suo<br />

orientamento e conformemente al quale si attua, fa inoltre parte il metodo, per cui, in sintesi “il<br />

principio della ricerca è il principio dell’acquisizione del campo cosale, il principio della creazione<br />

della prospettiva a partire dalla quale la cosa viene indagata, e il principio della formazione del tipo<br />

<strong>di</strong> trattazione, del metodo” 457 .<br />

Come si sarà già intuito, a tale triplice articolazione del principio della fenomenologia<br />

<strong>Heidegger</strong> fa corrispondere le sue tre scoperte fondamentali quali “concrezioni” della ricerca stessa.<br />

Infatti, se le <strong>ricerche</strong> fenomenologiche, così come Husserl le ha intese, sono state elaborate “con<br />

l’intento <strong>di</strong> sviluppare una logica scientifica e una gnoseologia” 458 , l’intenzionalità, nella sua<br />

doppia articolazione noetico-noematica (intentio e intentum nel linguaggio delle Ricerche Logiche),<br />

cioè in quanto “totalità <strong>degli</strong> atteggiamenti e la totalità dell’ente nel suo essere” 459 , costituisce il<br />

“campo fondamentale” (Grundfeld) in cui è possibile rinvenire gli oggetti stessi <strong>di</strong> una tale scienza,<br />

quali “significato, concetto, enunciato, proposizione, giu<strong>di</strong>zio, stato <strong>di</strong> cose, oggettività, dati <strong>di</strong><br />

fatto, essere e simili”.<br />

Se, inoltre, nell’analisi della correlazione intenzionale “viene posto ora l’interrogativo su ciò che<br />

nel dato, nel comportamento o nell’ente è <strong>di</strong> struttura conforme al suo essere, cioè su ciò che in esso<br />

è già presente come consistenza strutturale, su ciò che in esso è rinvenibile in quanto ciò che<br />

costituisce il suo essere” 460 , ciò vuol <strong>di</strong>re che la prospettiva per l’attuazione della ricerca è fornita<br />

dall’apriori.<br />

Infine, il metodo <strong>di</strong> una ricerca che pretende lasciarsi guidare esclusivamente dall’ostensione<br />

<strong>di</strong>retta (intuitiva) della sua cosa stessa – in questo caso l’intenzionalità – non può che essere quello<br />

della descrizione nel senso <strong>di</strong> ciò “che consente <strong>di</strong> porre in rilievo ciò che in essa stessa è<br />

intuito” 461 ; in questo senso “la descrizione è analitica” 462 . Intenzionalità, apriori e intuizione<br />

455<br />

Ivi, p. 96.<br />

456<br />

Ibid.<br />

457<br />

Ivi, p. 95.<br />

458<br />

Ivi, p. 97.<br />

459<br />

Ibid.<br />

460<br />

Ivi, p. 98.<br />

461<br />

Ibid.<br />

462<br />

Ibid. Si ricorderà come <strong>Heidegger</strong> avesse in precedenza polemizzato col metodo analitico descrittivo della<br />

psicologia, in particolar modo quella <strong>di</strong> Natorp, e come accettasse solo con riserva quella <strong>di</strong>ltheyana. Per quanto<br />

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