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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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Riassumendo, “la prima cosa mostrata dalla fenomenologia è la portata universale dell’apriori;<br />

la seconda è la sua specifica in<strong>di</strong>fferenza nei confronti della soggettività. La terza è inclusa in<br />

queste due ed è il tipo <strong>di</strong> accesso all’apriori. Nella misura in cui l’apriori si fonda <strong>di</strong> volta in volta<br />

nei territori della cosa e dell’essere, <strong>di</strong>venta esibibile in se stesso in una semplice intuizione. Non<br />

viene dedotto in<strong>di</strong>rettamente, supposto a partire da qualsivoglia in<strong>di</strong>zio nel reale, calcolato<br />

ipoteticamente, come per esempio dall’essere-presente <strong>di</strong> determinati stati <strong>di</strong> movimento nel corpo<br />

si deduce l’essere-presente <strong>di</strong> altri corpi dei quali non si vede nulla. (…) L’apriori è in se stesso<br />

afferrabile in modo <strong>di</strong>retto” 453 .<br />

Ma c’è una quarta determinazione, che <strong>Heidegger</strong> ritiene preparata da queste prime tre, secondo<br />

la quale con il “prima” dell’apriori non si intende un momento antecedente “nella sequenza or<strong>di</strong>nata<br />

del conoscere” (apriori gnoseologico), né “nell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> sequenza della nascita dell’ente dall’ente<br />

[apriori teologico-metafisico]. L’apriori è piuttosto carattere della sequenza costruttiva<br />

[Aufbaufolge] nell’essere dell’ente, nella struttura d’essere dell’essere” 454 . Con il chiarimento del<br />

senso dell’apriori si completa dunque l’interna connessione tra le tre scoperte fondamentali della<br />

fenomenologia nel loro essere rese possibili in ultima istanza da quella dell’intenzionalità. Resta<br />

però ancora da <strong>di</strong>re circa la valenza ontologica della fenomenologia a partire dal suo stesso<br />

principio: zu den Sachen selbst.<br />

3. Fenomeno e fenomenologia.<br />

Qual è dunque il senso del principio fenomenologico “alle cose stesse”? E quali sono queste<br />

cose cui essa invita a ritornare? Nel suo carattere formalmente universale tale principio denota<br />

infatti un generico “appello <strong>di</strong> lotta contro il pensare sospeso in aria”, il quale caratterizza come tale<br />

453<br />

Ivi, pp. 93-94.<br />

454<br />

Ivi, p. 94; a testimonianza del fatto che, a quest’altezza, <strong>Heidegger</strong> non vede ancora in Platone l’inizio essenziale<br />

della metafisica, dopo il “grande inizio” presocratico, delineando piuttosto una continuità, nel concetto dell’essere, tra<br />

questi ultimi e Platone e poi Aristotele – come farà più <strong>di</strong>ffusamente nel corso del ’24-’25 sul Sofista e poi in quello del<br />

’26 sui Concetti fondamentali della filosofia antica – pur considerando quest’ultimo il punto più alto <strong>di</strong> sviluppo<br />

dell’ontologia greca, si veda il passo seguente, imme<strong>di</strong>atamente successivo alla quarta caratterizzazione dell’apriori<br />

appena riportata: “Dal punto <strong>di</strong> vista formale l’apriori non pregiu<strong>di</strong>ca proprio nulla, se questo «prima» riguar<strong>di</strong> un<br />

conoscere oppure un essere conosciuto oppure qualunque altro comportamento nei confronti <strong>di</strong> qualcosa , né se esso stia<br />

a significare un ente oppure l’essere o proprio niente, o se esso significhi l’essere nella versione tra<strong>di</strong>zionale tramandata<br />

dal concetto greco dell’essere; tutto questo non può essere desunto dal senso dell’apriori. Alla fine della lezione<br />

<strong>di</strong>venterà evidente che proprio la scoperta dell’apriori si trova in connessione, ovvero è autenticamente identica, alla<br />

scoperta del senso dell’essere in Parmenide o in Platone, e che facendo attenzione al dominio <strong>di</strong> questo determinato<br />

concetto dell’essere anche all’interno della fenomenologia, l’apriori sta nel suo orizzonte, al punto che si è parlato con<br />

una certa ragione <strong>di</strong> platonismo nella fenomenologia”; Ibid.<br />

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