"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...
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formalmente l’apriori è dunque “ciò che in qualcosa è già sempre un prima” e “nel quale risiede<br />
qualcosa come una sequenza temporale” 448 .<br />
<strong>Heidegger</strong> rileva come l’origine del concetto risalga in realtà alla filosofia greca, segnatamente<br />
a Platone, ma qui egli si limita ad analizzarne il significato moderno – sostanzialmente a partire da<br />
Cartesio e poi in Kant – per cui l’apriori è sostanzialmente un carattere del “comportamento<br />
conoscitivo”. Cartesio definisce apriori una conoscenza non fondata induttivamente su elementi<br />
sensibili, ma che risiede “nel soggetto come tale, nella misura in cui esso rimane chiuso in sé, nella<br />
sua sfera”, e che rende però in tal modo possibile, essendo “già sempre co-inclusa”, ogni<br />
conoscenza trascendente. In tal senso si è cercato <strong>di</strong> interpretare – da parte neokantiana – anche il<br />
senso dell’apriori in Platone, identificando il “<strong>di</strong>scorso con se stessa” (lógoj pròj aøtÖn, Sofista,<br />
263e) da parte della yucÕ, intesa come coscienza e soggetto, con la conoscenza immanente,<br />
interpretazione che per <strong>Heidegger</strong> “non ha alcun fondamento nelle cose” 449 .<br />
Kant, da parte sua, ha esplicitato e ra<strong>di</strong>calizzato l’impostazione cartesiana “proprio perché egli<br />
collegò la questione dell’apriori con la propria impostazione specificamente gnoseologica e, in<br />
riferimento a un comportamento aprioristico, ai giu<strong>di</strong>zi sintetici a priori, ha cercato <strong>di</strong> vedere se e<br />
come essi avessero vali<strong>di</strong>tà trascendente” 450 .<br />
La caratterizzazione fenomenologica dell’ideazione come un atto <strong>di</strong> intuizione categoriale ha<br />
reso invece possibile pensare ad un “rilevamento <strong>di</strong> idee”, possibile sia nel campo dell’ideale che<br />
del reale: “Ci sono idee più sensibili, cioè <strong>di</strong> struttura materiale (colori, materialità, spazialità) che è<br />
già presente in ogni singolarizzazione reale, cioè è apriori rispetto al qui ed ora <strong>di</strong> una determinata<br />
colorazione della cosa” 451 . Inteso fenomenologicamente, l’apriori non è dunque né una<br />
caratterizzazione del comportamento conoscente, relegato nella sfera immanente del soggetto, né<br />
qualcosa <strong>di</strong> inerente alla realtà trascendente; l’apriori è bensì “un titolo dell’essere” 452 .<br />
448 Ibid.<br />
449 Ivi, p. 93.<br />
450 Ibid.; come si vede, siamo ancora lontani dall’interpretazione <strong>di</strong> Kant come “ultimo greco” e pensatore metafisico,<br />
che emergerà nei corsi successivi, già nella seconda parte del corso del ’26 sulla logica, ma in particolar modo in quello<br />
del ’27-28 interamente de<strong>di</strong>cato ad una Interpretazione fenomenologica della critica della ragion pura <strong>di</strong> Kant e poi <strong>di</strong><br />
nuovo ‘attenuata’ nel Kantbuch del ’29; ad ogni modo, osserva ancora Dastur a tal proposito, “mit dem Gedanken der<br />
Überschüssigkeit des Seins ist also Husserl der ontolgischen Differenz, d.h. dem Gedanken des Seins als «trascendens<br />
schlechthin» nahe gekommen. Die Frage nach dem temporalen Sinn von Sein hat era ber nicht entfalten können, weil<br />
er das Sein als gegeben in der Anschauung versteht und nicht ausdrücklich als horizontales Schema, durch welches das<br />
Verstehen sich ein Vorbild des möglichen Seienden gibt. Er hat <strong>di</strong>e wichtige Rolle der Einbildungskraft in der<br />
Wahrnehmung zwar geahnt, ihren temporalen Sinn aber nicht gesehen, da er, genau wie Aristoteles und <strong>di</strong>e ganze<br />
Überlieferung, <strong>di</strong>e Wahrnehmung nicht als Gegenwärtigung gedacht hat. Weil Kant ausdrücklich <strong>di</strong>e Schemata als<br />
Zeitbestimmungen gedacht hat, ist er der einzige Philosoph in der ganzen Geschichte der Ontologie, der ewas von dem<br />
inneren Zusammenhang des Seinsverständnisses mit der Zeit gespürt hat. Dies hat aber <strong>Heidegger</strong> nur auf Grund seiner<br />
Lektüre der sechsten Untersuchung erkennen dürfen”; F. DASTUR, <strong>Heidegger</strong> und <strong>di</strong>e “Logische Untersuchungen”, cit.,<br />
pp. 50-51.<br />
451 M. HEIDEGGER, Prolegomeni alla storia del concetto <strong>di</strong> tempo, cit., p. 93.<br />
452 Ibid.<br />
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