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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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alla <strong>di</strong>sputa me<strong>di</strong>evale circa gli universali i quali, costretti nell’alternativa tra la realtà della res ed il<br />

boeziano flatus vocis, erano considerati <strong>di</strong> fatto privi <strong>di</strong> oggettualità propria.<br />

Più ra<strong>di</strong>calmente, ricordando che gli atti categoriali non forniscono qualcosa <strong>di</strong> autonomo<br />

vagante in un qualche iperuranio, ma sono possibili soltanto sul fondamento dell’intuizione,<br />

l’oggettualità categoriale non va considerata propriamente una regione oggettuale e ontologica<br />

autonoma – ciò che renderà poi problematico (ancora fenomenologico?) il tentativo heideggeriano<br />

<strong>di</strong> pensare l’essere senza riguardo all’ente, l’essere in quanto tale –, poiché “questa oggettualità che<br />

si dà in tali atti dell’intuizione categoriale è anche il modo oggettuale in cui la realtà stessa può<br />

<strong>di</strong>ventare autenticamente oggettuale. (…) In altri termini: nella ricerca fenomenologica, che in<br />

questo modo irrompe, si ricava il tipo <strong>di</strong> ricerca alla quale mirava l’antica ontologia. Non c’è alcuna<br />

ontologia accanto a una fenomenologia, ma l’ontologia scientifica non è altro che<br />

fenomenologia” 446 .<br />

c) Il senso originario dell’apriori.<br />

Le due precedenti scoperte della fenomenologia permettono finalmente <strong>di</strong> chiarire – ancora<br />

provvisoriamente, “perché la chiarificazione del suo senso presuppone proprio la comprensione <strong>di</strong><br />

ciò che noi cerchiamo: il tempo” 447 – il senso originario dell’apriori, cioè a <strong>di</strong>re la sua connessione<br />

con il tempo, come risulta chiaro fin dall’origine del nome: prius, próteron, prima. Caratterizzato<br />

esistenziale, che affronteremo nel prossimo capitolo. Non si vuole dunque suggerire, nella presente <strong>di</strong>ssertazione, l’idea<br />

<strong>di</strong> una scansione temporale attraverso tre fasi nella concezione heideggeriana della verità, una prima legata all’ambito<br />

della lotta allo psicologismo orientata alla logica della vali<strong>di</strong>tà (capitolo I), una seconda <strong>di</strong> carattere ‘fenomenologico’<br />

(capitolo II) ed una terza che definiamo sinteticamente <strong>di</strong> tipo ‘eistenziale-ermeneutico’ (capitolo III). La scansione tra<br />

il II ed il III capitolo ha dunque valore puramente sistematico e non genealogico.<br />

446<br />

M. HEIDEGGER, Prolegomeni alla storia del concetto <strong>di</strong> tempo, cit., pp. 90-91; sulla base <strong>di</strong> questi passaggi, Bernet<br />

sostiene l’aver depurato, da parte <strong>di</strong> <strong>Heidegger</strong>, la fenomenologia <strong>di</strong> tutti i suoi principali motivi platonici. <strong>Heidegger</strong><br />

non menziona mai, ad esempio, il concetto husserliano <strong>di</strong> “contenuto rappresentativo” (repräsentierender Inhalt).<br />

Inoltre, “there is no trace of the «psychic link» which the 6th Logical Investigation makes the representative content of<br />

all categorial intuition. Exiled from psychic interiority, categorial intuition is also unable to find refuge within<br />

platonically inspired logic. Again, extensive chapters of the work of Husserl, and the entire heritage from which it<br />

sprung – Lotze, Bolzano, Meinong, etc. – are simply erased. Far from being «objects of an higher order» belonging to a<br />

separate world of thought governed by immutable laws, categorial objects are for <strong>Heidegger</strong>, indeed, not even true<br />

«objects». Further, <strong>Heidegger</strong> systematically avoids allu<strong>di</strong>ng to some constructive or constitutive activity out of which<br />

categorial objects would be produced. Tale interpretazione ontologica dell’intuizione categoriale sarebbe pertanto “the<br />

<strong>di</strong>rect result of the <strong>di</strong>scovery of the phenomenological character of Aristotle’s ontology”; cfr. R. BERNET, Husserl and<br />

<strong>Heidegger</strong> on Intentionality and Being, cit., p. 142.<br />

447<br />

Ivi, p. 91.<br />

112

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