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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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ispetto al concetto rickertiano <strong>di</strong> continuo eterogeneo] – delle percezioni non è fondato a posteriori<br />

attraverso una sintesi che lo segue, ma il percepito <strong>di</strong> questa serie <strong>di</strong> percezioni è qui in una<br />

classificazione <strong>di</strong> atti, cioè il contesto della percezione è una unica percezione, per così <strong>di</strong>re una<br />

percezione estesa; essa rende presente il proprio «oggetto in modo semplice e imme<strong>di</strong>ato»” 420 .<br />

La semplicità della percezione in<strong>di</strong>ca dunque la “mancanza <strong>di</strong> atti graduati, <strong>di</strong> atti che fondano<br />

un’unità solo a posteriori” 421 . Corrispondentemente a tale concetto della percezione semplice e del<br />

suo oggetto, Husserl ricava anche il concetto – secondo <strong>Heidegger</strong> limitato – <strong>di</strong> “oggetto reale”, nel<br />

quale sarebbe implicito il senso più originario della realtà, <strong>di</strong>mostrando così <strong>di</strong> muoversi entro<br />

l’orizzonte dell’essere come realtà nel senso della semplice presenza – tale da determinare la sua<br />

“analisi della realtà del mondo” 422 –, ancora contrapposto all’ideale, non chiarito nella sua<br />

scaturigine ontologica, come si è visto. Oggetto reale è infatti per Husserl tutto ciò che “è per<br />

definizione oggetto possibile <strong>di</strong> una percezione semplice” 423 .<br />

La percezione semplice può tuttavia <strong>di</strong>ventare fondamento per ulteriori atti, i quali forniscono la<br />

loro specifica oggettualità, ma sempre solo a partire dai primi, per cui “questi due aspetti, stando a<br />

ciò che è stato detto riguardo alla costituzione dell’intenzionalità, non sono separabili” 424 , né<br />

<strong>di</strong>stinguibili cosalmente, poiché – è bene riba<strong>di</strong>re ancora una volta – l’oggetto <strong>degli</strong> atti fondati o<br />

“graduati” come quelli categoriali, non è altro che l’oggettualità intenzionata sensibilmente in un<br />

nuovo ‘come’ della sua datità, anzi, a rigore è solo il coglimento <strong>di</strong> quest’ultima oggettualità che<br />

rende davvero possibile il coglimento dell’oggetto nella sua essenza, l’essere dell’ente.<br />

Ciò in cui consiste, tra l’altro, il senso originario dell’espressione: “Ciò che negli atti graduati si<br />

dà come oggettuale, non può mai essere accessibile negli atti semplici del livello fondamentale,<br />

questo significa che gli atti categoriali rendono accessibile in un tipo nuovo <strong>di</strong> oggetto l’oggettualità<br />

sulla quale si costruiscono – il semplicemente dato –. Questo nuovo rendere accessibile l’oggetto<br />

già semplicemente dato si caratterizza, in modo correlativo agli atti, anche come esprimere. (…) In<br />

ciò risiede il fatto che gli atti fondati schiudono in modo nuovo gli oggetti già semplicemente dati, al<br />

punto da portarli al coglimento esplicito proprio in ciò che essi sono” 425 .<br />

420<br />

Ibid.<br />

421<br />

Ibid.<br />

422<br />

Ivi, p. 77.<br />

423<br />

Ibid.; ecco il passo delle Ricerche Logiche cui <strong>Heidegger</strong> fa qui riferimento: “Se possiamo ritenere <strong>di</strong> avere ormai<br />

chiarito il senso della percezione semplice o sensibile – un’espressione che è per noi equivalente –, sarà chiaro anche il<br />

concetto <strong>di</strong> oggetto sensibile o reale (reale, nel senso più originario). Noi lo definiamo appunto come oggetto possibile<br />

<strong>di</strong> una percezione semplice”; E. HUSSERL, Ricerche Logiche, cit., II, p. 453.<br />

424<br />

M. HEIDEGGER, Prolegomeni alla storia del concetto <strong>di</strong> tempo, cit., p. 78.<br />

425<br />

Ibid.; tuttavia, rileva giustamente Françoise Dastur nel suo ottimo stu<strong>di</strong>o su <strong>Heidegger</strong> e le Ricerche Logiche,<br />

l’espressività è a rigore un carattere antepre<strong>di</strong>cativo appartenente già alla percezione stessa, la quale solo consente poi<br />

l’esplicitazione enunciativa: “Was in den gestuften Akten sich als Gegenständliches gibt, kann man nicht auf der<br />

Grundstufe der sinnlichen Wahrnehmung finden. Dieses neue Zugänglichmachen des schlicht vorgegebenen<br />

Gegenstandes durch Mo<strong>di</strong>fikationen der Intentionalität ist ganz genau das, was <strong>di</strong>e Ausdrücklichkeit der Wahrnehmung<br />

konstituiert. Der gestufte kategoriale Akt ist gewißermassen eine formalisierte Wiederholung des schlicht gebeden<br />

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