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"ricerche logiche" di Martin Heidegger - FedOA - Università degli ...

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privilegiato della verità. Se la verità ha, infatti, la struttura del “così-come” (so-wie), se cioè<br />

l’intuito si conferma così-come è stato intenzionato, allora “il giu<strong>di</strong>zio è [solo] il so <strong>di</strong> tale relazione<br />

e ne costituisce l’espressione, non il luogo originario: non la verità è nel giu<strong>di</strong>zio, ma il giu<strong>di</strong>zio è<br />

nella verità” 408 .<br />

Né, d’altra parte, la possibilità del riempimento intuitivo, e dunque della verità, è prerogativa<br />

esclusiva <strong>degli</strong> atti espressivi pre<strong>di</strong>cativi (i giu<strong>di</strong>zi appunto) o correlativi, poiché anche gli atti<br />

monora<strong>di</strong>anti (einstrahlig) o monotetici – gli atti della denominazione ad esempio, cui pure spetta il<br />

carattere dell’espressività 409 – possono raggiungere evidenza intuitiva, anzi, ad<strong>di</strong>rittura un grado<br />

maggiore o più imme<strong>di</strong>ato <strong>di</strong> evidenza 410 . Ma se agli atti pre<strong>di</strong>cativi si associa tra<strong>di</strong>zionalmente la<br />

verità, a tali atti “semplici” viene invece <strong>di</strong> preferenza accordato “il titolo «essere» (…) come<br />

determinatezza dell’oggetto, della cosa stessa” 411 . Ancora una volta e sempre più la questione<br />

fondamentale riguarda dunque il rapporto tra essere e verità.<br />

Siamo a questo punto in grado <strong>di</strong> comprendere il senso dell’affermazione heideggeriana<br />

secondo la quale la fenomenologia avrebbe riportato in vigore il modo tipicamente greco, e<br />

segnatamente aristotelico, <strong>di</strong> procedere e <strong>di</strong> intendere la verità, consistente nell’identificazione del<br />

fenomeno con l’ente tout-court, dunque <strong>di</strong> verità ed essere. La fenomenologia, infatti, “ritorna<br />

[così] senza esplicita coscienza <strong>di</strong> ciò all’ampiezza del concetto <strong>di</strong> verità, nella quale i Greci –<br />

Aristotele – potevano definire vera anche la percezione come tale e il semplice percepire qualcosa.<br />

Poiché non <strong>di</strong>venta cosciente del suo ritorno, essa può anche non cogliere il senso originario del<br />

concetto greco <strong>di</strong> verità. Ma sulla base <strong>di</strong> questo contesto, nella definizione scolastica <strong>di</strong> verità, che<br />

ritorna per giri tortuosi ai Greci, può darsi per la prima volta <strong>di</strong> nuovo un senso comprensibile e così<br />

sottrarre la verità dal frainten<strong>di</strong>mento fuorviante che la fatale introduzione del concetto <strong>di</strong> immagine<br />

aveva instaurato nell’interpretazione della conoscenza” 412 .<br />

Ma torniamo ancora all’analisi <strong>degli</strong> atti pre<strong>di</strong>cativi ed alla loro specifica modalità <strong>di</strong><br />

riempimento, dalla quale emergerà finalmente il senso dell’intuizione categoriale, fin qui solo<br />

intravista nell’analisi dell’intenzionalità e dell’intuizione sensibile ad essa preparatoria. Se<br />

pren<strong>di</strong>amo ad esempio – lo stesso addotto da <strong>Heidegger</strong> – l’enunciato “questa se<strong>di</strong>a è gialla e<br />

408 D. RIPAMONTI, Alla ra<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> “Sein und Zeit”: la presenza <strong>di</strong> Husserl nelle “Marburger Vorlesungen”, cit., p. 448.<br />

409 “Enunciati sono atti <strong>di</strong> significato, ed enunciati nel senso della frase formulata sono soltanto determinate forme<br />

dell’espressività nel senso dell’esprimere vissuti o atteggiamenti per mezzo del significato. È un merito essenziale delle<br />

<strong>ricerche</strong> fenomenologiche che questo senso autentico dell’esprimere e dell’essere-espresso <strong>di</strong> tutti gli atteggiamenti sia<br />

stato collocato in linea <strong>di</strong> principio sullo sfondo della questione relativa alla struttura del logico”; M. HEIDEGGER,<br />

Prolegomeni alla storia del concetto <strong>di</strong> tempo, cit., p. 70.<br />

410 “Il nome proprio Colonia intende «<strong>di</strong>rettamente» nel suo significato proprio la stessa città così come è. In questo<br />

caso, la semplice percezione, senza l’ausilio <strong>di</strong> altri atti su <strong>di</strong> essa fondati, porta a manifestazione l’oggetto che<br />

l’intenzione significante intende, e proprio così come lo intende. L’intenzione significante trova perciò nella mera<br />

percezione l’atto in cui si riempie in modo completamente adeguato”; E. HUSSERL, Ricerche Logiche, cit., II, p. 433.<br />

411 M. HEIDEGGER, Prolegomeni alla storia del concetto <strong>di</strong> tempo, cit., p. 69.<br />

412 Ibid.<br />

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