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genesis - pressbook.pdf - Lucky Red Distribuzione

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ALAIN SARDE<br />

presenta<br />

un film scritto e diretto da<br />

CLAUDE NURIDSANY e MARIE PÉRENNOU<br />

GENESIS<br />

www.<strong>genesis</strong>-lefilm.com<br />

durata: 80 min.<br />

uscita: 30 settembre 2005<br />

distribuzione italiana<br />

Ufficio Stampa<br />

LUCKY RED<br />

Via Chinotto,16 tel 06 37352296 fax 06 37352310<br />

Georgette Ranucci (+39 335 5943393 g.ranucci@luckyred.it)<br />

Alessandra Tieri (+39 335 8480787 a.tieri@luckyred.it)<br />

1


CAST TECNICO<br />

Un film scritto e diretto da Claude NURIDSANY<br />

Marie PÉRENNOU<br />

Prodotto da Alain SARDE<br />

Produttore esecutivo Christine GOZLAN<br />

Colonna sonora Bruno COULAIS<br />

Direttori della fotografia Claude NURIDSANY, Marie<br />

PÉRENNOU, Patrice AUBERTEL,<br />

William LUBTCHANKSY, Cyril TRICOT<br />

Montaggio Marie-Josèphe YOYOTTE, Pauline<br />

CASALIS<br />

Responsabile del suono Laurent QUAGLIO<br />

Suono Bruno CHARIER, Gérard LAMPS<br />

Direttore di produzione (2) Daniel CHAMPAGNON<br />

Assistente di produzione Nicole SOUCHAL<br />

Una produzione Franco-Italiana Les Films Alain Sarde, Les Films de la<br />

Véranda , R.T.I.<br />

Con la partecipazione di Canal +<br />

2


SINOSSI<br />

Mescolando humour e serietà, innocenza e saggezza, un poeta musicista africano utilizza<br />

il linguaggio evocativo del mito e delle favole per raccontare la nascita dell’Universo e<br />

delle stelle, l'inizio infuocato del nostro pianeta e l’apparizione della vita sulla terra… ma è<br />

una storia vera, la storia di tutti noi.<br />

Ci parla del tempo, della materia, della nascita, dell’amore e della morte. Gli animali sono i<br />

protagonisti principali di questa Genesi fiammeggiante moderna e senza tempo. Dopo sei<br />

anni passati sul film, ecco la seconda opera degli scrittori –registi di Microcosmos.<br />

E in ordine di apparizione sullo schermo…<br />

Crescita dei cristalli di vitamina C<br />

Il fiume di vita degli spermatozoi<br />

Il feto umano nella sua placenta<br />

L’ameba<br />

La medusa<br />

Il perioftalmo, un pesce che cammina<br />

La rana toro che esce dal fango<br />

Le rane rosse del Madagascar<br />

La testuggine gigante delle Galàpagos<br />

La gara della lucertola dal collare<br />

Il combattimento dei camaleonti pantera<br />

La lotta delle iguane marine<br />

La stretta dei rospi<br />

I ragni dalle gambe lunghe (opilionidi)<br />

La danza d’amore dei cavallucci marini<br />

I granchi violinisti<br />

Gli inseparabili<br />

La nascita dello struzzo<br />

La rana cornuta d’Argentina<br />

Il serpente mangiatore di uova<br />

Il pesce pescatore (antennaridi)<br />

Ombre cinesi : Vic Neldo e Tara<br />

3


INTERVISTA CON CLAUDE NURIDSANY E MARIE PÉRENNOU<br />

Il successo internazionale di Microcosmos deve avervi incoraggiati ad intraprendere<br />

una nuova avventura…<br />

Nei vari paesi in cui è stato presentato, siamo stati soddisfatti dalla reazione del pubblico.<br />

Le loro domande non vertevano tanto sul nome di quest’insetto o di quell’altro ma<br />

sull’andatura di un film che fa appello al mondo dell’infanzia e ci interroga sulla relatività<br />

della nostra esistenza.<br />

Il pubblico ha mostrato un interesse reale per questo mondo parallelo e sconosciuto che si<br />

trova all’altezza dei suoi piedi, in un pezzetto di prato, un piccolo mondo che è una sorta di<br />

riflesso dell’universo in miniatura.<br />

Questo successo ci ha portato a viaggiare molto, così non avevamo molto tempo per<br />

pensare ad un nuovo progetto. L’unica cosa di cui eravamo certi e che non ci sarebbe<br />

stato un sequel di Microcosmos. Per un certo periodo abbiamo considerato l’idea di una<br />

sorta di fantasticheria sulla vita che tentasse di rispondere a tutte le domande<br />

sull’universo, la nostra esistenza ed il nostro rapporto con il mondo, domande poste in<br />

alcuni casi in maniera infantile.<br />

Il soggetto di Microcosmos era contenuto in un pezzetto di prato; qui il tema è<br />

infinitamente più vasto.<br />

Sì, abbiamo girato il binocolo nell’altro senso. Ma il principio, fondamentalmente, è lo<br />

stesso. Abbiamo fatto in modo di cambiare il modo di guardare quelle cose<br />

apparentemente banali per riscoprirne l’incanto.<br />

Per esempio, cosa significa essere vivi?<br />

E’ così che avete avuto l’idea di raccontare la più bella delle storie, la creazione<br />

dell’Universo.<br />

Ognuno di noi ripete la genesi nella sua vita. Siamo nati esattamente come un giorno è<br />

nata la Vita. Cresciamo e moriamo in un modo del tutto simile all’evoluzione della specie<br />

nei millenni. Nel nostro lavoro abbiamo sempre cercato di mettere in evidenza una sorta di<br />

fratellanza o prossimità esistente tra il mondo animale e quello umano. Qui, utilizziamo di<br />

nuovo gli animali come nostri intermediari, ma questa volta avevamo anche bisogno di una<br />

presenza umana.<br />

La storia dell’Universo è raccontata da un poeta musicista africano.<br />

Volevamo incorporare i riferimenti ai miti fondamentali e alle leggende. Parafrasando Henri<br />

Michaux “non viviamo in un’epoca di miracoli,” diciamo che il mondo occidentale moderno<br />

non vive in un epoca di narratori. L’Africa, che è una terra di storie e leggende orali, la<br />

culla dell’umanità, rappresentata da un poeta musicista, è diventata la scelta più ovvia.<br />

Il linguaggio del narratore è pieno di immagini. È anche un po’ magico.<br />

La metafora è il linguaggio per eccellenza della narrazione. Le nozioni complesse<br />

dovevano essere tradotte in un linguaggio accessibile a tutti. Il linguaggio del narratore<br />

non è scientifico, né pomposo; utilizza la metafora per spiegare delle nozioni scientifiche.<br />

La cosa importane era non presentare il narratore come un “Signor So Tutto” o un<br />

insegnante che impartisce una lezione, ma piuttosto come un saggio che racconta ciò che<br />

sa sul Mondo, sull’Universo, sull’Uomo. Un uomo saggio che alle volte possiede<br />

l’innocenza di un bambino.<br />

4


Parlando di fisica, Levi-Strauss ha scritto che “tra lo scienziato che, attraverso il calcolo,<br />

raggiunge una realtà inimmaginabile, e un pubblico affamato di comprendere qualcosa di<br />

questa realtà, le cui prove matematiche confutano tutti i campi dell’intuizione e dei<br />

sentimenti, il pensiero mitico diventa un intermediario, l’unico mezzo con cui il fisico può<br />

comunicare con i non fisici. Stranamente, è questo dialogo con la scienza a rendere<br />

nuovamente attuale il pensiero mitico”.<br />

Il narratore è un complice con il quale gli spettatori si possono identificare,<br />

portandoli a pensare alla loro vita.<br />

Sì, su ciò che rappresenta la loro venuta al mondo, la loro vita e il loro destino. Uno dei<br />

maggiori obiettivi del film era integrare l’aspetto umano, l’uomo, il pubblico, in una sorta di<br />

girotondo con gli animali ma anche con l’universo, gli atomi e la materia. Questo narratore<br />

ci racconta una storia, come quando eravamo bambini. Ci illumina rispetto al posto che<br />

occupiamo in relazione ai i nostri antenati, alle nostri origini, ai legami che abbiamo stretto<br />

con il mondo.<br />

Il narratore evoca il processo vitale quando dice “è una forma in lotta contro il<br />

tempo; nonostante la legge universale che spinge tutte le cose organizzate verso il<br />

caos, questo resta sempre uguale sebbene la materia di cui è fatto si rinnovi<br />

costantemente”.<br />

La vita possiede la particolarità di essere una specie di collezione di atomi che, invece di<br />

deteriorarsi con il tempo, “va contro la natura del tempo”. Il tempo va verso il<br />

deterioramento e il disordine mentre la vita va contro il tempo, nella direzione opposta.<br />

Uno spermatozoo e un ovulo si uniscono e da questo piccolissimo evento nascerà, nel<br />

corso delle settimane e degli anni a venire, una struttura straordinariamente complessa.<br />

La vita cresce e si abbellisce mentre tutto il resto si muove verso il più grande disordine.<br />

Ma non possiamo schivare all’infinito i colpi e le stoccate del tempo. Ad un certo punto la<br />

vita inizia a cedere, si sottomette alla legge comune della materia, la seconda legge della<br />

termodinamica. Crolla, si deteriora, e poi il grande ciclo continua. Cos’è che ci rende vivi?<br />

La vita è un momento in cui cerchiamo di sfuggire la legge del grande caos.<br />

Nel film cerchiamo di far sentire che la materia animata funziona in maniera<br />

diametralmente opposta alla cosiddetta materia inanimata.<br />

Sullo schermo avvengono delle trasformazioni stupefacenti. Quella specie di pesce<br />

con le gambe per esempio, il primo animale acquatico ad uscire dall’acqua per<br />

vivere sulla terra. È una specie di nostro antenato!<br />

Filmare il perioftalmide è stato molto interessante. In effetti assomiglia a quella specie di<br />

pesce che cammina che, in epoca preistorica, ha iniziato a sviluppare delle pinne più<br />

strutturate per potersi issare fuori dalle lagune che si stavano asciugando. Per fortuna oggi<br />

ci sono ancora degli animali il cui comportamento e il modo di muoversi ricordano in<br />

maniera molto convincente i pionieri che hanno conquistato la terra ferma.<br />

Con l’Uomo inizia la ricerca di un senso, inizia a porsi delle domande.<br />

Esatto, ma questo non è un film didattico. Il poeta musicista inizia con una domanda:<br />

“Sono nato il giorno in cui mia madre mi ha dato alla luce? O la notte in cui i miei genitori<br />

hanno fatto l’amore? E prima di allora dove era dispersa questa galassia di miliardi di<br />

miliardi di miliardi di atomi che sarebbe diventata me stesso? In quale pianta, quale roccia,<br />

quale animale sono migrati prima di ritrovarsi in me?”<br />

Abbiamo fatto affidamento su delle conoscenze scientifiche per trasformarle in una sorta di<br />

mitologia moderna. Nella storia metaforica dell’universo, il suo potere sull’immaginario<br />

dello spettatore può avere un ruolo simbolico, continuando sempre a mantenere il suo<br />

5


carattere realistico. Volevamo ridare incanto a una scienza che può alimentare<br />

l’immaginario collettivo con delle immagini tanto potenti quanto quelle veicolate dai miti,<br />

come la Terra vista dallo spazio o un feto umano nel grembo di una madre ecc.<br />

La dimensione fantastica ci porta molto al di là del tradizionale documentario sulla<br />

natura. Qui abbiamo a che fare con una saga straordinaria…<br />

Gli animali intervengono con tutta la loro forza espressiva come personaggi pittoreschi e<br />

fantastici di questo grande racconto sul mondo e sulle creature viventi. L’ameba<br />

microscopica che racconta i primi balbettii della Vita appare come una creatura senza<br />

forma capace di assumere qualsiasi aspetto. Una promessa per tutti gli esseri a venire.<br />

Il serpente che mangia le uova dell’Africa del Sud, le cui mascelle riescono ad dilatarsi<br />

smisuratamente per ingoiare un uovo – l’uovo che è, anch’esso, l’immagine mitologica del<br />

mondo in miniatura – è una metafora della vita che si nutre di vita. Per rappresentare la<br />

“predazione” volevamo evitare di ridurre l’animale alla sua pretesa bestialità. Il<br />

combattimento cavalleresco delle iguana marine delle Galapagos fa rivivere l’era dei<br />

draghi, quando i rettili governavano la terra.<br />

“la Vita è cannibale”, afferma il poeta musicista.<br />

Abbiamo fatto ricorso a un prestigiatore, un “modellatore di ombre”, per animare una<br />

scena di ombre cinesi. Mimando gli animali con le mani, aggiunge un tocco di ironia nella<br />

presentazione dei predatori. Allo stesso modo, la ranocchia grande che divora una<br />

ranocchia piccola rappresenta l’orco delle favole. La musica sottolinea quest’idea.<br />

Alcune immagini, come la danza lasciva dei cavallucci marini, ci danno<br />

l’impressione di assistere al primo corteggiamento della storia del mondo.<br />

All’inizio, la vita esisteva solo nella forma di organismi unicellulari che si dividevano. C’è<br />

voluto del tempo per fare in modo che, prima le cellule si fondessero invece di dividersi, e<br />

poi per far si che uno più uno facesse tre.<br />

Eppure, anche nel periodo della monocellula esisteva l’amore, o la sessualità. Due esseri<br />

si incontravano e mischiavano i loro geni. Invece di avere un individuo che produceva un<br />

essere identico a se stesso, la vita ha fatto nascere un incredibile varietà di piante, animali<br />

e uomini.<br />

Tra le tante scene spettacolari, ci sono incredibili scene di ragni che si accoppiano,<br />

rane in parata d’amore, granchi con la corazza da samurai che combattono per i<br />

begli occhi della loro amata!<br />

Tra gli animali, il combattimento certe volte fa parte della parata d’amore. Non ci sono<br />

uccisioni, ma solo un po’ di spacconate per intimidire il rivale. Tra i ragni dalle gambe<br />

lunghe, il romantico chassé-croisé tra il maschio e la femmina può durare ore. C’è una<br />

grande attrazione reciproca e molta paura dell’altro soprattutto tra i maschi, perché la<br />

femmina tesse la tela per cacciare e il maschio deve farsi riconoscere per non essere<br />

scambiato per una preda. In questo caso specifico, possiamo osservare un’evoluzione<br />

psicologica in un animale che non possiede più di qualche decina di milioni di neuroni.<br />

Con questo tipo di immagini, il nostro intento era quello di incoraggiare il legame carnale<br />

tra il mondo animale e quello umano, senza cadere nell’antropomorfismo. Non abbiamo<br />

messo dei cuoricini che circondano i ragni quando si avvicinano l’uno all’altro. Per queste<br />

scene di “gioco d’amore”, abbiamo preferito utilizzare ragni e rane. Proprio perché se ci<br />

può essere empatia con animali ai quali non ci sentiamo molto vicini, allora quest’empatia<br />

sarà la più sconcertante e profonda possibile, e non superficiale come sarebbe stato con<br />

animali più “alla moda”. Con questa scelta speriamo di creare uno slancio fraterno nella<br />

6


mente degli spettatori, e forse penseranno: “Alla fine, non sono poi tanto diverso da queste<br />

bestiole che ho sempre guardato storto.”<br />

Perché ognuno di noi ha vissuto la storia delle Genesi in “fast motion”.<br />

Sì, perché una volta siamo stati tutti una specie di ranocchia nell’acquario elastico e<br />

rotondo della pancia di nostra madre.<br />

Per un breve momento, all’inizio della nostra esistenza, abbiamo avuto delle branchie,<br />

delle dita palmate come i pesci e diversi reni lungo tutto il corpo alla stessa stregua degli<br />

animali segmentati, come se, nel liquido amniotico, l’intera storia dell’evoluzione venisse<br />

ricapitolata velocemente. Parte della nostra eredità genetica è comune ad ogni altro<br />

essere vivente. Esprimiamo questo concetto mostrando le immagini di un pulcino, un<br />

piccolo coccodrillo e dei piccoli esseri umani, che il narratore descrive come “dei piccoli<br />

fagioli”. Si assomigliano tutti incredibilmente.<br />

Come avete fatto a filmare l’inizio dell’Universo? Non potevate mica fare una<br />

spedizione indietro nel tempo!<br />

Per le scene degli inizi della terra, ad esempio, abbiamo fatto una trasposizione con dei<br />

frammenti di realtà fuori scala. Per esempio, filmando una sezione di un metro delle<br />

cascate in Islanda ad una velocità molto elevata, le piccole increspature sembrano onde<br />

enormi e la pioggia una tempesta terribile. Ci sembrava importante non usare mai<br />

immagini digitali ma solo elementi naturali, mulinelli, sabbia, fumo, e bolle di sapone,<br />

perché l’aspetto imprevedibile della materia è molto più sorprendente e gli conferisce un<br />

tocco poetico. Per la scena dei titoli di testa, abbiamo semplicemente filmato della<br />

vitamina C nell’acqua che quando evapora forma dei microcristalli. Questi cristalli che si<br />

formano davanti ai nostri occhi, ripresi con un sistema di fermo immagini successive<br />

attraverso un microscopio con una luce polarizzata su sfondo nero, ci ha permesso di dare<br />

vita ed un vero effetto cosmico.<br />

È impossibili parlare della vita senza evocare la morte.<br />

Per illustrare la fine della vita, abbiamo scelto la metafora di una bolla di sapone piena di<br />

fumo che, quando scoppia, si dissolve nell’aria come la materia di un essere vivente si<br />

disperde nello spazio.<br />

Abbiamo preso quest’idea dalle “vanità” dei dipinti di natura morta del XVII secolo in cui gli<br />

oggetti venivano disposti in maniera da suggerire la transitorietà e l’incertezza della vita:<br />

bolle di sapone, un pezzo di frutta, un fiore appassito, il fumo che sale da un esile candela.<br />

Avete strutturato il vostro film usando diverse fonti di ispirazione, la scienza, la<br />

natura, la pittura…<br />

E anche i film. L’idea per il breve interludio con gli isolotti di schiuma tra le diverse<br />

sequenze del “gioco dell’amore” ci è venuta da uno dei nostri film preferiti, La Ronde (La<br />

Ronde, il piacere e l’amore) di Max Ophuls, dove un personaggio su una giostra ci<br />

trasporta in ogni nuovo episodio.<br />

Le meraviglie della natura, gli animali e le piante sono gli attori del vostro<br />

spettacolo. Come avete fatto a dirigere un cast del genere?<br />

Abbiamo passato più di due anni a preparare questo film, così abbiamo avuto molto tempo<br />

per fare delle “audizioni” le reazioni degli animali sono spesso sconcertanti. Devi fare<br />

molta attenzione. Alcuni non sopportano il calore delle luci, altri sono molto timidi.<br />

Abbiamo dovuto aspettare due mesi prima di poter filmare una scena di seduzione tra due<br />

cavallucci marini. Abbiamo dovuto viaggiare per riprenderne altri, come gli iguana marini<br />

delle Galapagos, che sono mostri preistorici virtuali. Avvicinarci a questi animali ci ha<br />

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affascinato. Un’ameba è tanto perfetta e straordinaria nella sua concezione quanto un<br />

essere umano, che è considerato la specie più evoluta. Entrambi rappresentano un intero<br />

universo e lungi da noi dire quale sia il più riuscito.<br />

Genesis mostra lo stesso senso dell’umorismo che aveva aggiunto tanto fascino a<br />

Microcosmos. La scena della pescatrice ad esempio.<br />

Ci siamo sentiti come dei bambini mentre riprendevamo la pescatrice a Bali, con la sua<br />

testa da clown. Nascosta tra i coralli, ha una lisca morbida sulla schiena con un pezzetto<br />

di pelle che lancia fuori dal suo nascondiglio, come una canna da pesca con un esca. Un<br />

pesce che pesca: i ruoli sono invertiti!<br />

La colonna sonora del film prende parte alla narrazione. Genesis è una commedia<br />

musicale, una commedia umana.<br />

Ogni movimento possiede il proprio colore sonoro.<br />

Abbiamo chiesto a Bruno Coulais e Laurent Quaglio, il compositore e il tecnico del suono<br />

di creare una fusione tra suono strumentali – suoni culturali, per intenderci meglio – e<br />

suoni naturali, in modo da aprire la visione del film su dei significati molteplici. Dovevamo<br />

creare un universo di suoni partendo dal nulla. Abbiamo dovuto giocare con l’immaginario<br />

del suono, ma in modo molto delicato, senza sottolineare alcun effetto. La sottigliezza<br />

stimola l’immaginazione mentre gli effetti sono sempre direzionali. Il suono non è mai del<br />

tutto realistico, offre un colore nuovo, un significato allusivo. Trasponendo suoni reali per<br />

creare la sorpresa, Laurent ha fatto un lavoro fantastico che non è mai fuori posto o<br />

aneddotico. Per esempio, volevamo intensificare diversi suoni per illustrare il progredire<br />

delle specie sulla terra. – l’evoluzione dei millepiedi, delle rane, dei camaleonti, ecc. – e<br />

per le immagini in cui il verde appare alla luce arrivando dal fogliame dei rami più alti. La<br />

colonna sonora estremamente sofisticata si muove dalla pura semplicità alla grande<br />

complessità, e raggiunge una grande apertura da un punto di vista spaziale.<br />

Bruno Coulais possiede una straordinaria immaginazione sonora. Si trova ugualmente a<br />

suo agio con un orchestra sinfonica, le percussioni, il suono di una macchina da scrivere,<br />

o una fisarmonica cinese giocattolo che suona solo due note. Bruno si è fatto coinvolgere<br />

molto nel progetto. Ci ha detto che ad ogni scena, immaginando come l’avremmo<br />

affrontata durante le riprese, si sentiva come se stesse superando un rito di passaggio.<br />

Abbiamo deciso di usare la fisarmonica (non la musette) quasi subito. È uno strumento<br />

molte espressivo, non dissimile dal respiro umano. È commovente, quotidiano e familiare.<br />

Offre un contrappunto di leggerezza al tema un po’ serio del film. Inoltre, Bruno lavora sul<br />

software cosa essenziale per lo scambio di idee tra compositore e regista. Ci permette di<br />

ascoltare una simulazione della musica molto prima che venga registrata dai musicisti e,<br />

anche se il suono è un pallido riflesso di un’orchestra vera e propria, è un’opportunità per il<br />

compositore e il regista di ascoltare le suggestioni musicali e, in caso di necessità, dargli<br />

un diverso orientamento.<br />

Tecnicamente, il film è sbalorditivo. Potete svelarci qualcuno dei vostri segreti?<br />

Alcune scene sono state girate in studio, da noi nell’ Aveyron, in un piccolo teatro costruito<br />

in proporzione alla taglia del nostro cast. In questo modo, potevamo controllare tutto: la<br />

luce, il riflesso dell’acqua, i dettagli di una scenografia in cui avevamo piantato ogni<br />

singolo filo d’erba. Abbiamo filmato utilizzando un sistema di Motion Control, progettato e<br />

costruito specificatamente per questo progetto, in maniera tale da poter ottenere un senso<br />

del movimento più fluido. Gli esterni sono stati più acrobatici, la telecamera alcune volta è<br />

stata posizionata in una canoa o in un elicottero con una testa girostabilizzata, per<br />

registrare immagini che sono alla base delle analogie formali tra l’infinitamente piccolo e la<br />

vastità dei grandi fiumi, i delta del Madagascar o il fenomeno vulcanico in Islanda. Il<br />

8


narratore mette queste immagini in relazione con quelle dei vasi sanguigni di<br />

arborescenze simili.<br />

Allo stesso modo, nell’analogia tra l’embrione umano e l’embrione animale, abbiamo<br />

descritto la nostra vita acquatica nell’utero. Il poeta musicista crea delle bolle di sapone<br />

che diventano dei microbi, con il loro filo di fumo che si tramuta in una medusa. Volevamo<br />

condividere la bellezza che ci circonda, una bellezza che per noi è una fonte inestinguibile<br />

di ammirazione e meraviglia. Ci aiuta a vivere.<br />

Come avete fatto a filmare il feto? E quella incredibile scena della nascita di un<br />

pulcino vista da dentro l’uovo?<br />

Per due anni e mezzo, il Dr. Jean-Marc Levaillant ha filmato dei “provini di feti” per noi.<br />

Usando una macchina altamente sofisticata che permetteva di realizzare delle ecografie in<br />

4D, il Dr. Levaillant era in grado di osservare dei comportamenti ancora sconosciuti. Per<br />

esempio, ha scoperto che un feto di due mesi riesce a camminare a quattro zampe nel<br />

liquido amniotico, mentre sua madre non riesce ancora a sentirlo muovere. Anche in<br />

questo caso, c’è un intero continente inesplorato. Abbiamo ottenuto le immagini dei pulcini<br />

grazie ai consigli dei ricercatori dell’ INRA e con delle telecamere equipaggiate di lenti e<br />

luci speciali.<br />

Il vostro film ci rende consapevoli che, facendo parte del mondo, lo stiamo creando<br />

e che ne siamo conseguentemente responsabili. Il poeta musicista afferma “Un<br />

giorno restituirò alla terra questa materia di cui sono fatto”…<br />

Proprio come fanno le stelle quando muoiono. Preferiamo aiutare gli altri a scoprire la<br />

bellezza del mondo, non ci consideriamo attivi nella protezione del pianeta e dei diritti degli<br />

animali, sebbene consideriamo essenziale questa causa. Vogliamo creare un sentimento<br />

di continuità tra l’uomo e gli animali, tra la vita e la cosiddetta materia inanimata. Una<br />

materia già “pregna” di vita, anche quando non è viva, perché possiede la potenzialità di<br />

far nascere una vita. C’è molto di noi negli animali, Lucrezio affermava che siamo tutti fatti<br />

di atomi, come le piante e gli animali, e formiamo una grande catena. Abbiamo iniziato con<br />

il concetto che la materia si trasforma dopo la morte. Le immagine del giaccio scolpito<br />

dalla natura, che, quando si scioglie scompare nell’acqua, rappresentano la fusione della<br />

forma individuale con il Tutto, l’Indistinto. Per il mondo vivente, abbiamo scelto le meduse<br />

per il modo elegante in cui svaniscono, evaporando al sole. Per noi esseri umani, il nostro<br />

corpo muore, ma la materia di cui siamo fatti si riunirà da qualche altra parte. Alla fine del<br />

film, vediamo un gran turbinio di uccelli e di pesci che si mescolano.<br />

La vita è rinata. Il sottotitolo riporta: “Essere vivi è tessere una storia da un inizio di cui non<br />

abbiamo memoria una fine di cui non sappiamo nulla…” Volevamo restare puramente<br />

materialisti. La materia è anche legata ai sogni, alla poesia, ai quesiti, e anche alla<br />

metafisica, poiché in questo grande ciclo di ricombinazioni successive, gli atomi creati<br />

subito dopo il Big Bang sono immortali e il loro numero resta invariato. Riciclandosi da<br />

essere a essere, si muovono dalla sabbia alle nuvole, per finire poi in un viso, e ritrovarli<br />

ancora in un fiume. Sembra una poesia sufita. In effetti siamo fatti della stessa pasta del<br />

mondo, delle stelle, delle nuvole e delle montagne. Condividiamo la stessa dignità regale<br />

del mondo.<br />

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CLAUDE NURIDSANY E MARIE PÉRENNOU<br />

Claude NURIDSANY e Marie PÉRENNOU sono nati a Parigi e lavorano insieme sin dal<br />

1969, anno in cui si sono laureati in biologia presso l’Università di Pierre e Marie Curie<br />

(Paris VI).<br />

Nel 1976, ottengono il premio NIÉPCE per un lavoro fotografico che ha avuto un ampio<br />

riscontro in Francia e all’estero.<br />

LIBRI<br />

1975 PHOTOGRAPHIER LA NATURE (Hachette)<br />

1978 VOIR L'INVISIBLE (Hachette)<br />

1980 INSECTE, in collaborazione con Jacques VÉRY e i bambini di Les Ulis<br />

(Éditions La Noria, nuova edizione 1990 di Éditions La Nacelle)<br />

1983 LA PLANÈTE DES INSECTES (Arthaud)<br />

1988 ÉLOGE DE L'HERBE (Adam Biro)<br />

1990 MASQUES ET SIMULACRES (Éditions Du May)<br />

1996 MICROCOSMOS (Éditions de La Martinière)<br />

1997 LA MÉTAMORPHOSE DES FLEURS (Éditions de La<br />

Martinière)<br />

1999 LE PAYS DE L'HERBE (Éditions de La Martinière)<br />

2004: GENESIS (Éditions de La Martinière)<br />

TELEVISIONE<br />

1986 LES HABITANTS DU MIROIR (Film 16 mm, 26 min)<br />

1987 LE JEU DE L'INSECTE ET DE LA FLEUR (Film 16 mm, 26 min)<br />

VOYAGE AU PAYS DE L'INVISIBLE (Film 16 mm, 26 min.)<br />

CINEMA<br />

1996 MICROCOSMOS – MICROCOSMOS, IL POPOLO DELL’ERBA<br />

(Produzione Galatée Films)<br />

Selezione Ufficiale al Festival di Cannes 1996, Fuori Concorso.<br />

Premio per la Tecnica.<br />

5 César 1997.<br />

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SOTIGUI KOUYATÉ<br />

(BIOGRAFIA)<br />

Sotigui KOUYATÉ è nato nel 1936 a Bamako (Mali) in una famiglia di poeti musicisti del<br />

Burkina Faso.<br />

I poeti musicisti, che sono la memoria del continente africano, utilizzano la tradizione orale<br />

per tramandare la storia della tribù di generazione in generazione. Sono i consiglieri dei re<br />

e dei capi tradizionali, maestri di cerimonie, mediatori e conciliatori tra le genti e le<br />

famiglie. Sono anche artisti, musicisti, danzatori e narratori.<br />

TEATRO<br />

LES NÈGRES di Jean Genet Claude RÉGY<br />

LA VOIX DU GRIOT Spettacolo - Sotigui KOUYATÉ<br />

LE MAHABHARATA Peter BROOK<br />

RITEJ - Sotigui KOUYATÉ<br />

L’IVROGNE DANS LA BROUSSE di Amos Tutoila - Gilles ZAEPFFEL<br />

LA TEMPÊTE di W. Shakespeare Peter BROOK<br />

MOHA LE FOU, MOHA LE SAGE Tahar BEN JELLOUN<br />

LE VOYAGE DE BOUGAINVILLE Mad N’DIAYE<br />

L’HOMME QUI… Peter BROOK<br />

LES FLAMMES Peter BROOK<br />

QUI EST LÀ ? Peter BROOK<br />

JE SUIS UN PHÉNOMÈNE Peter BROOK<br />

ANTIGONE di Sophocles Sotigui KOUYATÉ<br />

LE COSTUME Peter BROOK<br />

LA TRAGÉDIE D’HAMLET Peter BROOK<br />

CINEMA<br />

F.V.V.A. di Mustapha ALASSANE<br />

TOULA di Mustapha ALASSANE<br />

LE COURAGE DES AUTRES di Christian RICARD<br />

JOURS DE TOURMENTE di Paul OUMBARA<br />

LE MÉDECIN DE GAFIRE di Diop MUSTAPHA<br />

L’ÉMIGRANT di Sanou KOLLO<br />

EDEN MISERIA di Christine LAURENT<br />

MÉCOMPTES D’AUTEURS di Roger PIGAUT<br />

Y’A BON LES BLANCS di Marco FERRERI<br />

MAMI WATA di Moustapha DIOP<br />

IL TE NEL DESERTO di Bernardo BERTOLUCCI<br />

BLACK MIC-MAC di Thomas GILOU<br />

DESCENTE AUX ENFERS di Francis GIROD<br />

LE MAHABHARATA di Peter BROOK<br />

L’AFRICANA di Margarethe VON TROTTA<br />

GOLEM, L’ESPRIT DE L’EXIL di Amos GITAI<br />

PLACE DE LA RÉPUBLIQUE di Arnaud PETIT<br />

IP5 L’ISOLA DEI PACHIDERMI di Jean-Jacques BEINEIX<br />

RUPTURES di Christine CITTI<br />

TOMBÉS DU CIEL di Philippe LIORET<br />

WENDEMI di Pierre YAMEOGO<br />

11


À CRAN di Solange MARTIN<br />

LA PLANTE HUMAINE di Pierre HEBERT<br />

NINA di Claude MOURIÉRAS<br />

LE MAÎTRE DES ÉLÉPHANTS di Patrick GRANDPERRET<br />

RAINBOW POUR RIMBAUD di Jean TEULE<br />

LES NOMS N’HABITENT NULLE PART di Dominique LOREAU<br />

SALE GOSSE di Claude MOURIÉRAS<br />

APRÈS UNE NUIT DE PLUIE di Jacques DUBUISSON<br />

SARAKA BO di Denis AMAR<br />

LA GENÈSE di C. Oumar SISSOKO<br />

CIVILISÉES (id) di Randa CHAHAL<br />

LITTLE SÉNÉGAL di Rachid BOUCHAREB<br />

JIM LA NUIT di Bruno NUYTTEN<br />

THE TRUTH ABOUT CHARLIE (id) di Jonathan DEMME<br />

DIRTY PRETTY THINGS di Stephen FREARS<br />

SIA LE RÊVE DU PYTHON di Dani KOUYATÉ<br />

GATE TO HEAVEN di Veit HELMER<br />

GENESIS di Claude NURIDSANY e Marie PÉRENNOU<br />

TRAVAUX di Brigitte ROUAN<br />

12


BRUNO COULAIS<br />

(compositore)<br />

CINEMA (Selezione)<br />

1986 QUI TROP EMBRASSE di Jacques DAVILA<br />

LA FEMME SECRÈTE di Sebastien GRALL<br />

1988 ZANZIBAR di Christine PASCAL<br />

1990 LA CAMPAGNE DE CICÉRON di Jacques DAVILA<br />

1992 LES ÉQUILIBRISTES di Nico PAPATAKIS<br />

LE RETOUR DE CASANOVA ( IL RITORNO DI CASANOVA)<br />

di Edouard NIERMANS<br />

LE PETIT PRINCE A DIT di Christine PASCAL<br />

1993 VIEILLE CANAILLE di Gérard JOURD’HUI<br />

SIMÉON di Euzhan PALCY<br />

WAATI di Souleymane CISSÉ<br />

1995 ADULTÈRE (MODE D’EMPLOI) di Christine PASCAL<br />

1996 MICROCOSMOS (MICROCOSMOS, IL POPOLO DELL’ERBA)<br />

di Claude NURIDSANY e Marie PÉRENNOU<br />

1998 DON JUAN di Jacques WEBER<br />

SERIAL LOVER di James HUTH<br />

1999 BELLE MAMAN di Gabriel AGHION<br />

HIMALAYA (HIMALAYA , L’INFANZIA DI UN CAPO) di Eric VALLI<br />

LA DÉBANDADE di Claude BERRI<br />

2000 ÉPOUSE-MOI di Harriet MARIN<br />

SCÈNES DE CRIMES di Frédéric SCHOENDOERFFER<br />

LE LIBERTIN di Gabriel AGHION<br />

HARRISON’S FLOWERS (id) di Elie CHOURAQUI<br />

LES RIVIÈRES POURPRES (I FIOUMI DI PORPORA)di Mathieu<br />

KASSOVITZ<br />

2001 UN ALLER SIMPLE di Laurent HEYNEMANN<br />

BELPHÉGOR (BELFAGOR, IL FANTASMA DEL LOUVRE) di Jean-Paul<br />

SALOMÉ<br />

LE PEUPLE MIGRATEUR (IL POPOLO MIGRATORE) di Jacques<br />

CLUZAUD, Michel DEBATS e Jacques PERRIN<br />

2002 VIDOCQ (VIDOCQ, LA MASCHERA SENZA VOLTO) di PITOF<br />

2004 LES CHORISTES di Christophe BARRATIER<br />

AGENTS SECRETS di Frédéric SCHOENDOERFFER<br />

GENESIS di Claude NURIDSANY e Marie PÉRENNOU<br />

TELEVISIONE<br />

“La Rivière Espérance”<br />

“Pardaillan”<br />

“Le Comte de Monte Cristo”<br />

“Balzac”<br />

“Les Parents terribles” as well as 14 titles di Laurent Heynemann since “Meurtres pour<br />

mémoire”<br />

13


TITOLI DI TESTA<br />

Prodotto da Alain Sarde<br />

Con il Narratore: Sotigui Kouyaté<br />

E con, in ordine di apparizione:<br />

La nascita dei cristalli di Vitamina C<br />

Il fiume di spermatozoi della vita<br />

Il feto umano nelle sue bolle<br />

L’ameba<br />

La medusa<br />

Il perioftalmide, un pesce che cammina<br />

La rana toro che esce dal fango<br />

Le rane rosse del Madagascar<br />

Le tartarughe giganti delle Galapagos<br />

La gara delle lucertole col colletto<br />

La battaglia dei camaleonti - pantera<br />

Il confronto tra iguana marini<br />

I rospi che si accoppiano<br />

I ragni dalle gambe lunghe<br />

La danza d’amore dei cavallucci marini<br />

I granchi violino<br />

Gli inseparabili<br />

La nascita di un’ostrica.<br />

La rana cornuta argentina<br />

Il serpente mangiatore di uova<br />

La pescatrice<br />

Ombre cinesi: Vic Neldo e Tara<br />

FOTOGRAFIA<br />

Claude Nuridsany e Marie Pérennou<br />

William Lubtchansky: Il Narratore nella sua capanna<br />

Patrice Aubertel: Foreste e paesaggi marini in Madagascar, Mare in Bretagna, Uccelli in<br />

volo in Normandia<br />

Cyril Tricot: Riprese sottomarine dei banchi di pesce in Polinesia (HD-Cam)<br />

Desideriamo ringraziare il Dottor Jean-Marc Levaillant: Ginecologo – Ostetrico insegnate<br />

di medicina presso l’Università di Parigi 12 per le immagini delle ecografie in 4D dei feti<br />

umani.<br />

Aiuto registi: Nicolas Bodin, Amiel Emdin, Martin Abitbol<br />

Assistenti equipe operatori: Michel Monnaie, Samuel Delus<br />

Assistente al montaggio: Anne-Marie de Bourgies<br />

Location manager ad Aveyron: Jean-Marie Orlandini<br />

Amministratori di produzione: Valérie Arroyo, Tanh Nguyen<br />

RIPRESE PRESSO GLI STUDIOS ÉCLAIR A ÉPINAY-SUR-SEINE<br />

Primo assistente operatore: Irina Lubtchansky<br />

Assistente al suono: Benjamin Charier<br />

Capo elettricista: Jim Howe<br />

Elettricista: Pol Fourmois<br />

15


Capo macchinista: André Atellian<br />

Macchinista: Christophe Surbier<br />

Costumi: Esther Marty-Kouyaté<br />

Scenografo: Jean-Baptiste Poirot<br />

Assistenti scenografo: Coyotte, Philippe Dufraisse<br />

Capo costruttore: Denis Gambs<br />

Carpentiere: Pierre Pernois<br />

Arredatore: Stéphane Le Lievre<br />

Location manager: Frédéric Sevestre<br />

Location manager d’interni: Sara Babin, Anne-Sophie Henry-Cavillon<br />

RIPRESE IN ISLANDA<br />

Guide: Bertrand Jouanne,<br />

The Icelandic Travel Company,<br />

Niels Vendelbjerg<br />

I nostri ringraziamenti a Marc Maillet (Le Comptoir d’Islande).<br />

Riprese aeree<br />

Pilota: Jon K. Björnsson<br />

Elicottero: Helicopter Service of Iceland<br />

RIPRESE IN MADAGASCAR<br />

Location manager: Armand Randrianarijoana, Tantely Randrianarijoana<br />

Riprese aeree<br />

Pilota: Yersin Racerlyn<br />

Elicottero: Madagascar Helicopter, Thierry Ranarivelo<br />

Pilota per la ricerca delle location: f Michel Louys<br />

Operatore James Swanson, Aerial Camera Systems France<br />

Desideriamo ringraziare per il loro aiuto:<br />

Il Ministero dell’Informazione, della Cultura e della Comunicazione,<br />

I Fonds de Soutien au Développement de la Création et de la Production<br />

Cinématographiques Nationales “TIASARY",<br />

Il Ministero degli Affari Esteri del Madagascar,<br />

Il Ministero dell’Ambiente del Madagascar<br />

come anche l’Ufficio Responsabile delle Acque e delle Foreste<br />

L’Ufficio dell’Ambiente naturale del Madagascar,<br />

con l’autorizzazione di ANGAP, Gestore delle Riserve e dei Parchi Nazionali del<br />

Madagascar,<br />

André Peyriéras, la sua famiglia e tutto il personale della Fattoria di Mandraka,<br />

Jean-Jacques Petter (+) e Arlette Petter,<br />

Jean de Heaulme, Claire de Heaulme e Philippe de Heaulme,<br />

Società Turistica e Alberghiera del Madagascar,<br />

Achille Lecacheur e Mr Thierry Dejardins,<br />

Jean-Claude Izouard –Hotel Vakona a Andasibé,<br />

Il Centro Culturale Albert Camus di Antananarivo,<br />

L’Hôtel de France a Antananarivo,<br />

Soa Cottarel al Résidence du Pain de Sucre a Antsiranana,<br />

così come tutto lo staff dell’hotel“Congo" a Antsiranana,<br />

La S.C.A.C. (transitario Madagascar),<br />

Filminger (transitario Francia).<br />

RIPRESE NELLE GALAPAGOS (ECUADOR)<br />

16


Guida: John Madunich<br />

Desideriamo ringraziare per il loro aiuto:<br />

La Presidenza della Repubblica dell’Ecuador,<br />

il Parco Nazionale delle Galapagos,<br />

Eliecer Cruz e Felipe Cruz,<br />

Diego Bonilla Urbina, Fabian Oviedo,<br />

Il Centro Ricerche Charles Darwin alla UNESCO,<br />

Francesco Bandarin, Direttore del Patrimonio Mondiale,<br />

Natarajan Ishwaran, Direttore aggiunto del Patrimonio Mondiale,<br />

il Ministero di Economia e Finanza ecuadoriano,<br />

Il consolato ecuadoriano a Parigi,<br />

Felipe de La Torre (Quasar Nautica),<br />

Martha Garcia (Advantage Travel),<br />

Guy Dhuit,<br />

il Dottor Guy Coppois, della Libera Università di Bruxelles ,<br />

Jacqueline de Roy e Tui de Roy,<br />

Monica Moreira,<br />

Lorena Barba,<br />

German Ortega,<br />

Lo staff dell’ Hotel Silberstein a Puerto Ayora,<br />

Sonetrans (transitario Francia),<br />

Il consulente scientifico per le riprese in Madagascar e nelle Galapagos: Roland Albignac.<br />

RIPRESE IN POLINESIA<br />

Sommozzatore addetto alla sicurezza/ responsabile illuminazione sottomarina Yann<br />

Hubert<br />

Assistente sommozzatore Jean-Jacques Gandy<br />

Preparazione materiale subacqueo:<br />

Eau Sea Bleue,<br />

Extrem’ Vision<br />

Ideatori ottici subacquei:<br />

Francois Laurent, Stéphane Gouverneur<br />

Consulenti scientifici:<br />

Laurent Ballesta, Pierre Descamp<br />

I nostri ringraziamenti a:<br />

Gie Tahiti Tourisme, Air Tahiti Nui, Fujinon, Bogard, Sony, Mares/Htm Sport, Nikon, Ulrich<br />

Blattmann, Franck Bolle, Michel Chomyez, Cyril Vivien, Didier Bogard, Franck Chaudron,<br />

Marco Tallia, Nello Zoppé, Sylvie Borrell, Cecile Calas.<br />

Ideazione e realizzazione del Motion control<br />

(Riprese nell’ Aveyron): Frédéric Costa (FJM)<br />

Computer: Bernard Ricon<br />

Post-sincronizazione: Marion Lorthioir<br />

Rumorista: Laurent Levy<br />

Assistente effetti sonori: Judith Guittier<br />

Effetti sonori e post-sincronizzazione: Eric Ferret<br />

Assistente al missaggio: Armelle Mahé<br />

Registrazioni Auditorium: Yannick Boulot, Philippe Dongé<br />

17


Consulente DTS: Frédéric Cattoni<br />

Consulente Dolby: Francis Perréard<br />

Ufficio stampa: Etienne Lerbret,<br />

Agence Personality,<br />

MUSICA<br />

Musica composta e orchestrata da Bruno Coulais<br />

© 2004 Madoro Music – Sony /ATV Music publishing<br />

Produzione: Paul Lavergne per Madoro Music<br />

© 2004 Madoro Music – Sony /ATV Music publishing<br />

con il supporto del “Fonds d’action SACEM”<br />

registrazione e missaggio: Didier Lizé<br />

Studios Claudia Sound, Studios Davout, Studios Guillaume Tell (Francia), Studio 1<br />

Bulgarian<br />

National Radio Sofia (Bulgaria)<br />

Supervisore alle musiche: Slim Pezin<br />

Protool: Maxime Lefevre, Stéphane Briand, Pierre Brien<br />

Assistente: Michel Peneau<br />

Percussioni e batterie: Marc Chantereau, Christophe Lavergne<br />

Pianoforte e clavicembalo: Florent Boffard<br />

Fisarmonica: Roland Romanelli<br />

Voci: Marie Kobayashi, Chantal Eyenga-Ayissi.<br />

Violoncello: Jean Philippe Audin<br />

Quartetto d’archi: Christophe Guiot, Laurent Philipp, Françoise Gnéri,<br />

Jean Philippe Audin<br />

Orchestra sinfonica: Bulgarian Symphony Orchestra - SIF 309,<br />

diretta da Deyan Pavlov<br />

Fanfara: Band Big Band della Radio Nazionale Bulgara,<br />

diretta da Yanko Miladinov<br />

Coro infantile diretto da Liliana Botcheva<br />

Colonna sonora disponibile su Virgin records.<br />

Canzone “Nandi"composta e interpretata da Sotigui Kouyaté<br />

RINGRAZIAMENTI:<br />

Maître Jacques-Georges Bitoun,<br />

Anne Caroff,<br />

Leica Microsystèmes,<br />

Jean-Pierre Lebahar,<br />

Luc Fougeirol della Fattoria dei Coccodrilli a Pierrelatte,<br />

Guy Brugerolle,<br />

Laboratoire de Biologie des Protistes di Clermont-Ferrand,<br />

Les usines de Saint-Gobain Pam a Pont-à-Mousson,<br />

Jean Mortelmans,<br />

Frank Matlak,<br />

Jean-Pierre Brillard,<br />

Florence Batellier dell’INRA Centro Ricerche di Tours,<br />

Station de Recherche Avicole,<br />

Devauchelle,<br />

Limier,<br />

Brosse,<br />

INRA – CNRS a Saint-Christol-lès-Alès,<br />

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François “Pancho” Gouygou (Reptiland) a Martel ,<br />

Rafi Toumayan: Consulenza e assistenza per il serpente mangia-uova,<br />

Daniel Huet (Acquario),<br />

Dominique Faucher (Techni-Ciné-Phot),<br />

Sophie e Daniel Frank (Fattoria delle Ostriche di Montegut),<br />

Robert Jarry e il Club Ornitologico Rouergue,<br />

Il Dottor Daniel Zarca,<br />

Luc Gomel: Curatore del Museo di Storia Naturale di Nîmes,<br />

Yves e Kathleen Paccalet,<br />

Christian Bernard,<br />

Henri e Marie-Thérèse Laurens,<br />

Denis Poracchia,<br />

Pascal e Dominique Arnaud,<br />

Il professor Alain Dubois,<br />

Il Museo Nazionale di Storia Naturale,<br />

Christine e Jérome Détienne,<br />

Yves Angoy,<br />

Michel Fauré e Olivier Réchou,<br />

Jean Costes a Paulhe.<br />

Effetti visivi ottici: Denis Coq, Franck Ferrari.<br />

Effetti digitali ottici:<br />

produzione: Joyce Menger<br />

Computer grafica: Ronald Boullet, Claire Cuinier, Thierry Flament.<br />

Digitalizzazione e supervisione alla registrazione:Gérard Soirant<br />

Coordinamento: Odile Beraud<br />

Direttore di produzione: Olivier Chiavassa<br />

Verificatori di pesi e misure: Frédéric Casnin, Alain Guarda<br />

Effetti visivi digitali:<br />

supervisore effetti visivi: François Vagnon<br />

produzione effetti speciali: Luc Augereau, Christian Guillon<br />

coordinatori effetti speciali: Alexandre Bon, Bérengère Dominguez<br />

Grafici 2D: Christelle Doebele, Mathilde Germi<br />

Gestione delle immagini: Basile Maffone, Julien Pacaud, Jean-Christophe Sanchez<br />

Studios: Éclair Studios<br />

Montaggio e Auditorium: Les Auditoriums de Joinville<br />

Pellicola: Kodak<br />

Telecamera e equipaggiamento: Panavision Alga, Techni Cinephot, Cinecam<br />

Equipaggiamento sonoro: Société Dinosaures<br />

Equipaggiamento elettrico: Transpalux<br />

Materiale montaggio video: Duran Duboi Services<br />

Ritocchi: DCA<br />

Titoli di testa e di coda: Microfilms<br />

Veicoli tecnici: Car Grip<br />

Assicurazione: Marsh<br />

<strong>Distribuzione</strong> evendite internazionali: STUDIOCANAL<br />

© Les Films Alain Sarde<br />

Les Films de la Véranda – R.T.I.<br />

Visa d’exploitation n° 100884<br />

Tutti i diritti riservati<br />

Depositato 2004<br />

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