corso di arrampicata giulio fiorelli 20 anni di rosetta salto angel all ...

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09.06.2013 Views

La Via “Cattoalcolisti” è proprio un piccolo gioiello nella Valle di Sasso Bisolo. Aperta un po’ di anni fa dal basso da Paolo Cucchi e Cristian Gianatti, è stata successivamente chiodata a spit dall’alto. Per assicurarsi è meglio aver con sè alcuni nuts e friends per integrare il materiale esistente in via. Per la sua esposizione a sud (l’attacco è Un gioiello nella valle di Sasso Bisolo a quota 1500 m ca) si presta ad essere percorsa anche in giornate ben soleggiate d’inverno. La discesa avviene in doppia lungo la via. Sebbene abbastanza frequentata, è rimasta sino ad ora ignorata dalle guide in commercio e, a dire il vero, non sappiamo se è stato un peccato. Prima o poi qualcuno doveva pubblicare una relazione (visto il riserbo che l’ha sempre contraddistinta abbiamo richiesto il nulla osta al Cucchi). Si tratta di una arrampicata molto bella, in un ambiente isolato e suggestivo, per lo più in aderenza, su un granito molto lavorato in superficie, ricco di piccolissime scaglie. Speriamo, con questa divulgazione, di non intaccarne il fascino. (ms) Avvicinamento: l’attacco si raggiunge in circa un’ora di faticoso cammino lungo tracce di sentiero che risalgono un bosco ripido e zone di ganda, al margine ovest dell’area di frana utilizzata ora come cava di granito nella Valle di Sasso Bisolo. Parcheggio poco prima del Ponte che attraversa il torrente a quota 1200 m ca. Il primo tiro si sviluppa lungo alcune sottili fessure che salgono al centro di un canalino poco inciso (visibile il primo spit). CAI MORBEGNO CAI MORBEGNO L.Mottarella

CARTELLOMANIA L’ambiente alpino è sistematicamente aggredito da inquinanti di varia natura: da quelli che producono effetti disastrosi sulla vegetazione e sulla fauna, e di conseguenza sulla salute dell’uomo, a quelli meno gravi, ma non per questo da sottovalutare, che offendono il senso estetico. Da qualche anno stiamo assistendo al boom della cartellonistica che serve le mulattiere di media montagna, come i sentieri e le piste che corrono alla base delle grandi pareti o che scavalcano impervie bastionate. Non c’è bivio dove non ci si imbatta in un palo che sorregge targhe variopinte puntate in tutte le direzioni della rosa dei venti, non c’è itinerario che non sia imbellettato con bandierine segnavia, scritte e simboli di varia natura. Naturalmente la segnaletica non è di per sé un male, perché costituisce un aiuto e una facilitazione per gli escursionisti, soprattutto quando vengono da fuori. Una segnaletica ben studiata e ben fatta contribuisce senza dubbio alla salute turistica della zona. Non bisogna, però, esagerare; anche l’eccesso di segnalazione è una forma di inquinamento, perché appesantisce inutilmente con corpi estranei la naturalità dei luoghi. Sull’annuario dello scorso anno il CAI Morbegno, che pure è stato artefice in passato della posa in opera di cartelli direzionali, ha evidenziato questo disagio attraverso un accenno fatto dal Presidente Scotti nel suo editoriale e alcune righe scritte dalla Redazione nelle notizie sezionali. Il tentativo lodevole di pianificare la segnaletica uniformando la tipologia dei cartelli è in atto ad esempio nel Parco delle Orobie, ma il rovescio della medaglia è che questa nuova segnaletica non sostituisce quella preesistente, ma le si affianca, spesso con vistose differenze nei tempi di percorrenza. E non di rado ad essere sballate sono le nuove indicazioni. In questo modo si confondono le idee agli escursionisti e ci si rende poco credibili come operatori turistici. Più che il materiale usato (anche se noi del CAI Morbegno pensiamo che i cartelli in legno siano meno invasivi), sono fondamentali la coerenza, la chiarezza, l’immediatezza e l’univocità delle informazioni. Non va meglio con la segnaletica orizzontale. Le bandierine bianco-rosse che si incontrano lungo la via sono certamente tranquillizzanti per chi non conosce i luoghi, ma non devono essere né sfacciate nelle dimensioni né ridondanti nella quantità. Se sono giustificate su un terreno in alta quota, aperto e con pochi punti di riferimento, diventano inutili su mulattiere ben tracciate dove è impossibile sbagliare. Gli itinerari storici, soprattutto quando si snodano in prossimità dei confini fra province diverse, sono letteralmente impiastricciati con segni di tutti i colori, lasciati da istituzioni e da associazioni diverse che hanno voluto contrassegnare il territorio con un proprio marchio per rendersi riconoscibili. Chi sale alla Bocchetta di Val Pianella o al Pizzo dei Tre Signori, in Val Gerola, sa a cosa ci riferiamo. Sarebbero opportuni un maggior raccordo e una pianificazione più allargata, sarebbe auspicabile la creazione di un’authority interprovinciale, come si dice adesso, che studiasse un codice di comportamento al quale si dovrebbero attenere tutti i soggetti, sia pubblici che privati, che intendessero segnalare itinerari escursionistici in ambiente alpino. Questa authority dovrebbe anche provvedere con cadenza annuale a monitorare lo stato della rete escursionistica per far sostituire cartelli divelti dalle intemperie, dagli animali o, peggio, dalla stupidità degli uomini; è deprimente imbattersi in pali storti o in targhe spezzate. A queste brutture si aggiungono, sparsi nei posti più impensati, altri cartelli, in quantità ingiustificata e spesso in uno sconfortante degrado: bacheche, piccoli tazebao che invitano a fare e a non fare, tavole che illustrano la flora e la fauna. Lo ripetiamo con convinzione e con forza: anche l’eccesso di segnaletica è una forma di inquinamento! CAI MORBEGNO CAI MORBEGNO

La Via “Cattoalcolisti” è proprio<br />

un piccolo gioiello nella V<strong>all</strong>e<br />

<strong>di</strong> Sasso Bisolo. Aperta un po’<br />

<strong>di</strong> <strong>anni</strong> fa dal basso da Paolo<br />

Cucchi e Cristian Gianatti,<br />

è stata successivamente<br />

chiodata a spit d<strong>all</strong>’alto. Per<br />

assicurarsi è meglio aver<br />

con sè alcuni nuts e friends<br />

per integrare il materiale<br />

esistente in via. Per la sua<br />

esposizione a sud (l’attacco è<br />

Un gioiello<br />

nella v<strong>all</strong>e<br />

<strong>di</strong> Sasso Bisolo<br />

a quota 1500 m ca) si presta<br />

ad essere percorsa anche<br />

in giornate ben soleggiate<br />

d’inverno. La <strong>di</strong>scesa avviene<br />

in doppia lungo la via. Sebbene<br />

abbastanza frequentata, è<br />

rimasta sino ad ora ignorata<br />

d<strong>all</strong>e guide in commercio e, a<br />

<strong>di</strong>re il vero, non sappiamo se è<br />

stato un peccato. Prima o poi<br />

qualcuno doveva pubblicare<br />

una relazione (visto il riserbo<br />

che l’ha sempre contrad<strong>di</strong>stinta<br />

abbiamo richiesto il nulla osta<br />

al Cucchi). Si tratta <strong>di</strong> una<br />

<strong>arrampicata</strong> molto bella, in un<br />

ambiente isolato e suggestivo,<br />

per lo più in aderenza, su<br />

un granito molto lavorato in<br />

superficie, ricco <strong>di</strong> piccolissime<br />

scaglie.<br />

Speriamo, con questa<br />

<strong>di</strong>vulgazione, <strong>di</strong> non intaccarne<br />

il fascino. (ms)<br />

Avvicinamento: l’attacco si raggiunge in circa<br />

un’ora <strong>di</strong> faticoso cammino lungo tracce <strong>di</strong> sentiero<br />

che risalgono un bosco ripido e zone <strong>di</strong> ganda,<br />

al margine ovest dell’area <strong>di</strong> frana utilizzata ora<br />

come cava <strong>di</strong> granito nella V<strong>all</strong>e <strong>di</strong> Sasso Bisolo.<br />

Parcheggio poco prima del Ponte che attraversa il<br />

torrente a quota 1<strong>20</strong>0 m ca.<br />

Il primo tiro si sviluppa lungo alcune sottili fessure<br />

che salgono al centro <strong>di</strong> un canalino poco inciso<br />

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