corso di arrampicata giulio fiorelli 20 anni di rosetta salto angel all ...

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09.06.2013 Views

certamente difficili, ma non impossibili. Arrivammo ai Bagni in perfetto orario e andammo subito a dormire, decisi a partire molto presto per poter avere qualche possibilità di successo nella nostra impresa. Potete immaginare, quindi, il mio disappunto quando mi svegliai il mattino seguente e vidi dalla finestra il sole già splendente e il mio orologio che indicava inesorabilmente le 6 a.m. Cos’era successo a Francois? La nostra guida, per la prima volta nella sua vita, aveva sbagliato o era rimasto vittima dei forti vini valtellinesi o, ancora più incredibilmente, aveva deciso di sottrarsi allo spaventoso Cengalo? Mi affrettai subito a cercare il colpevole che trovai immerso in un profondo sonno e che si giustificò affermando che aveva piovuto fino alle 3 a.m. E’ difficile rimediare a un cattivo inizio, inoltre il nostro vecchio amico, la sentinella notturna, naturalmente ora si trovava nel suo primo sonno. La colazione non poté avere termine che dopo le sette e a quest’ora indecente partimmo con tenui speranze di successo. Per tre ore seguimmo l’itinerario affrontato in un’altra occasione per raggiungere il Passo di Bondo. Arrivati sulla sommità dei verdi dossi sovrastanti l’Alpe Porcelizzo, pensammo a un nuovo piano: attaccare il versante occidentale del Cengalo anziché quello meridionale. Non lo avevamo mai preso in considerazione, perché era il versante osservato dal Pizzo Porcellizzo, nei confronti del quale si era pronunciato negativamente Mr. Ball. Una parete levigata di 200 piedi di altezza correva tutt’intorno alla base del picco e non si scorgeva nessun varco. Ma c’era ancora un tratto che non potevamo vedere chiaramente, la testata del ghiacciaio che ci stavamo preparando a salire. Come arrivammo in cima al facile pendio di ghiaccio, il segreto della montagna ci si svelò improvvisamente. Un canale di neve conduceva, con una pendenza assai moderata, sulla cresta fra la nostra cima e il Badile. Dopo un’altra mezz’ora la bastionata fu aggirata e ci trovammo sulla dorsale della costiera a guardare in giù, lungo un terrificante precipizio verso la Val Bondasca. Rimaneva solamente la cresta finale. Essa si elevava davanti a noi con un ampio lastrone di granito, ma una provvidenziale fenditura cancellò le difficoltà suggerite dalla prima occhiata. Eravamo ora ai piedi della calotta così chiaramente visibile da St. Moritz; la aggirammo sul suo lato meridionale e, quindi, con le mani in tasca camminammo comodamente su un’ampia terrazza di rocce miste a neve. Le cime contigue erano già sprofondate sotto di noi. Una liscia e rilucente superficie luccicava in mezzo a loro. Uno di noi esclamò “Voila Como”. Francois replicò “Voici le sommet”. Era solo mezzogiorno. Erano bastate quattro ore e mezza per aver ragione del terribile Cengalo e per aggiungere un altro nome al lungo elenco delle montagne ingannevoli. Il panorama in lontananza era guastato dalle nuvole, ma sostanzialmente avrebbe replicato la vista piacevole verso occidente, che si ha da qualunque altra cima del gruppo del Bernina. Sono le vedute vicine, tuttavia, che distinguono il Cengalo. Esso può offrire alla vista due scenari che, probabilmente, non si possono ammirare da nessun’altra cima nevosa: un lungo tratto del Lago di Como, il più appartato dei laghi alpini, e, cosa ancora più notevole, da qui è possibile abbracciare con una sola occhiata l’intero tracciato, si potrebbe letteralmente dire ogni pollice, della carrozzabile alpina sia nel tratto italiano sia in quello svizzero. Giù in basso i boschi e i villaggi della Val Bregaglia, i castagni italiani e i bianchi campanili, in mezzo ai quali scorgevamo il sottile nastro della strada che percorremmo con lo sguardo nel suo arrampicarsi a spirale al di sopra dei boschi e delle cascate fino alle brulle ondulazioni del Maloja, spazzate dal vento. Continuammo a seguire il tracciato oltre i laghi orlati di pini di Sils e di Silvaplana e ancora più in là, fino alle case di St. Moritz, chiaramente distinguibili con il binocolo, dove le sponde dei monti si chiudono. Sparita alla vista per poche miglia in corrispondenza della conca di Samaden, la strada ricomparve costeggiando il fiume Inn; entrambi, infine, scomparvero dalla nostra visuale in qualche punto fra Zuoz e Zernez. Ritornammo ai Bagni senza intoppi. Così questo picco inviolato, benché capace di ingannare il giudice più esperto, aveva ceduto al primo assalto senza combattere. La sua fama è sopravvissuta alla sconfitta, perché in seguito lo vidi catalogato in alcune pubblicazioni straniere come “non ancora scalato” (in italiano nel testo, n.d.t.). … William Douglas Freshfield (1845–1934). Membro della Royal Geographical Society, è considerato uno dei padri dell’alpinismo. Le sue numerose esplorazioni nelle Alpi, nel Caucaso e in Himalaya furono descritte in una decina di libri, uno dei quali è quello da cui è stata estratta la relazione della salita al Cengalo qui presentata. Dal 1872 al 1880 fu curatore dell’Alpine Journal. Sulla catena Masino-Bregaglia effettuò diverse ascensioni. Alcuni giorni dopo il Cengalo, il 31 luglio 1886, salì per la prima volta la Cima di Castello in cordata con C.C. Tucker e le guide F. Devouassoud e A. Flury. Due anni prima, il 10 agosto 1884, per primo aveva raggiunto il Monte Sissone con R.M. Beachcroft, J.D. Walker, la guida F. Devouassoud e un portatore. A fianco: il Cengalo ripreso dal Pian del Fango, lungo il sentiero che sale al rifugio Omio. Nella pagina a fronte: il Monte Disgrazia, i Pizzi del Ferro e i Gemelli dalla cresta che porta dalla sommità dello spigolo Vinci alla vetta del Cengalo. CAI MORBEGNO CAI MORBEGNO

Arrampicare Valgerola in sul conglomerato dei Denti della Vecchia a Pescegallo Il Conglomerato di Ponteranica o Verrucano Lombardo (in loco Sass Giröl) che forma i Denti della Vecchia, per la sua compattezza e le caratteristiche protuberanze rocciose che lo rendono molto adatto allarrampicata, non poteva non attirare l’attenzione dei moderni climbers, dopo aver interessato, in epoche precedenti, diversi nomi dell’alpinismo lombardo come Fasana, Mozzanica, Bottani, Caneva, Guerini e altri. Già nel 1988 la Sezione di Morbegno del CAI aveva provveduto a spittare la classica “Via delle Guide” ed altre nuove linee sulla stessa parete del Dente Nord, per ovviare alla difficoltà di protezione propria di questa conformazione rocciosa. Lo scorso anno, per iniziativa di Sergio Maffezzini e con il contributo del Comune di Gerola Alta, è stata completata l’attrezzatura con fittoni resinati di diverse vie sul Primo e Secondo Dente, in un’ottica prettamente sportiva. Nel depliant in distribuzione, che illustra in dettaglio le nuove linee tracciate, non trovano, però, più posto le vie storiche già esistenti. Dove sono finite la “Via delle Guide” e la “Via Cesira”? E’ un destino, questo, comune ad altre aree di arrampicata dove l’apertura di nuovi percorsi moderni a spit, dai nomi a volte ermetici, che raddrizzano le linee e migliorano l’estetica dell’arrampicata di vie classiche preesistenti, di fatto contribuisce a far cadere queste ultime nell’oblio. Il disegno riportato di seguito, fedele a tale logica, non pone rimedio a questa incoerenza storica. Si è ritenuto, però, interessante, a titolo informativo, fare una ricostruzione delle vie aperte dal 1906 al 1988 attingendo le informazioni dalla guida “Denti della Vecchia e dintorni” di Sandro Gandola (Lecco, 1981, ed. Agielle, disponibile nella biblioteca della nostra Sezione) e da fonti private. L’invito rivolto a tutti gli appassionati è comunque quello di non soffermarsi su quelle che possono sembrare delle nostalgiche elucubrazioni, ma di infilare nello zaino pedule, imbragatura, corda e rinvii e cimentarsi con queste divertenti e originali placconate, arrampicando in tutta sicurezza in un suggestivo ambiente alpino, apprezzando l’ottimo lavoro di Maffezzini e compagni. (ms) PRIMO DENTE o DENTE NORD Parete Ovest: 100 m ca; AD Prima salita: Angelo Cermenati, Giovanni De Simoni, Luigi Tagliabue- 7 settembre 1930 Parete Est-Nord-Est “Via delle Guide”: 180 m ca; D+ Prima salita: Ivo Mozzanica, Giuseppe Redaelli. Seconda cordata: Graziano Bianchi, Andrea Redaelli - 10 giugno 1973 Parete Est-Nord-Est “Via Ombre Rosse”: 150 m ca ; diff. max 6° Attrezzata da Mario Spini e compagni, luglio 1988 Parete Est-Nord-Est “Via Nikita”: 180 m ca ; diff. max 5° Attrezzata da Mario Spini, settembre 1988 SECONDO DENTE Versante Est: 100 m ca; PD Prima salita Eugenio Fasana, Antonio Castelli - 20 giugno 1906 Parete Est “Via Cesira”: 100 m ca; MD Prima salita: Michele, Bruno e Felice Bottani - 26 dicembre 1972 Parete Nord-Nord-Est: 180 m ca; D Prima salita Mariangela Fontana, Sandro Gandola, Ivo Mozzanica - 22 giugno 1975 Paretina Nord: 30 m ca; AD Prima salita: Antonio Citterio, Giovanni De Simoni, Luigi Tagliabue - 17 agosto 1931 Parete Nord-Ovest: 150 m ca; MD+ Prima salita: Ezio Angelini, Giuseppe Caneva - 7 gennaio 1967 Canale Ovest: 120 m ca; PD Prima salita: Santino e Nino Calegari - 29 luglio 1956 Parete Est: : 100 m ca ; diff. max 5° Prima salita Ivan Guerini, Guido Merizzi, Guido Bettini - 1976 Parte Est “Via Arte Fluorescente”: 120 m ca; diff. max 6°+ Prima salita Ivan Guerini e Giuseppe Miotti - 1976 TERZO DENTE Crestina Nord: F Primi salitori: Eugenio Fasana, Antonio Castelli - 20 giugno 1906 Canalino Est: 80 m ca; AD+ Prima salita: Angelo Gamba, Antonio Longoni - 29 agosto 1948 Parete Ovest: 220 m ca; MD- Prima salita: Ivo Mozzanica, Marino Ciresa - 24 ottobre 1971 QUARTO DENTE Versante Est e cresta Nord: PD Prima salita: Eugenio Fasana, Antonio Castelli - 20 giugno 1906 Canalino Est: 80 m ca; AD+ Prima salita: Angelo Gamba, Antonio Longoni - 29 agosto 1948 Spigolo Sud: 90 m ca; AD+ Prima salita: Santino e Nino Calegari - 29 luglio 1956 0 CAI MORBEGNO CAI MORBEGNO L.Mottarella QUINTO DENTE o DENTE SUD Diedro Nord-Ovest: 80 m ca; AD Prima salita: Antonio Citterio, Giovanni De Simoni, Luigi Tagliabue - 17 agosto 1931 Traversata dei Denti da Nord a Sud: 300 m ca; AD Prima: Antonio Citterio, Giovanni De Simoni; Luigi Tagliabue - 17 agosto 1931 Traversata dei Denti da Sud a Nord: 300 m ca; AD Prima: Santino e Nino Calegari - 26 luglio 1956 L’attacco è raggiungibile in poco meno di mezz’ora dal Rif. Salmurano (nei pressi della stazione di arrivo della seggiovia di Pescegallo, ideale punto d’appoggio; tel. 0342 690014, aperto i week-end, da metà giugno a metà settembre, e tutto agosto) lungo sentiero segnalato in mezzo ai paravalanghe, oppure direttamente da Pescegallo in circa un’ora.

certamente <strong>di</strong>fficili, ma non<br />

impossibili.<br />

Arrivammo ai Bagni in perfetto<br />

orario e andammo subito<br />

a dormire, decisi a partire<br />

molto presto per poter avere<br />

qualche possibilità <strong>di</strong> successo<br />

nella nostra impresa. Potete<br />

immaginare, quin<strong>di</strong>, il mio<br />

<strong>di</strong>sappunto quando mi svegliai<br />

il mattino seguente e vi<strong>di</strong> d<strong>all</strong>a<br />

finestra il sole già splendente<br />

e il mio orologio che in<strong>di</strong>cava<br />

inesorabilmente le 6 a.m.<br />

Cos’era successo a Francois? La<br />

nostra guida, per la prima volta<br />

nella sua vita, aveva sbagliato<br />

o era rimasto vittima dei forti<br />

vini valtellinesi o, ancora più<br />

incre<strong>di</strong>bilmente, aveva deciso<br />

<strong>di</strong> sottrarsi <strong>all</strong>o spaventoso<br />

Cengalo?<br />

Mi affrettai subito a cercare il<br />

colpevole che trovai immerso<br />

in un profondo sonno e che<br />

si giustificò affermando che<br />

aveva piovuto fino <strong>all</strong>e 3 a.m. E’<br />

<strong>di</strong>fficile rime<strong>di</strong>are a un cattivo<br />

inizio, inoltre il nostro vecchio<br />

amico, la sentinella notturna,<br />

naturalmente ora si trovava nel<br />

suo primo sonno. La colazione<br />

non poté avere termine che<br />

dopo le sette e a quest’ora<br />

indecente partimmo con tenui<br />

speranze <strong>di</strong> successo. Per<br />

tre ore seguimmo l’itinerario<br />

affrontato in un’altra occasione<br />

per raggiungere il Passo <strong>di</strong><br />

Bondo. Arrivati sulla sommità<br />

dei ver<strong>di</strong> dossi sovrastanti<br />

l’Alpe Porcelizzo, pensammo<br />

a un nuovo piano: attaccare<br />

il versante occidentale del<br />

Cengalo anziché quello<br />

meri<strong>di</strong>onale. Non lo avevamo<br />

mai preso in considerazione,<br />

perché era il versante osservato<br />

dal Pizzo Porcellizzo, nei<br />

confronti del quale si era<br />

pronunciato negativamente<br />

Mr. B<strong>all</strong>. Una parete levigata<br />

<strong>di</strong> <strong>20</strong>0 pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> altezza<br />

correva tutt’intorno <strong>all</strong>a base<br />

del picco e non si scorgeva<br />

nessun varco. Ma c’era ancora<br />

un tratto che non potevamo<br />

vedere chiaramente, la testata<br />

del ghiacciaio che ci stavamo<br />

preparando a salire. Come<br />

arrivammo in cima al facile<br />

pen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> ghiaccio, il segreto<br />

della montagna ci si svelò<br />

improvvisamente. Un canale<br />

<strong>di</strong> neve conduceva, con una<br />

pendenza assai moderata, sulla<br />

cresta fra la nostra cima e il<br />

Ba<strong>di</strong>le. Dopo un’altra mezz’ora<br />

la bastionata fu aggirata e ci<br />

trovammo sulla dorsale della<br />

costiera a guardare in giù,<br />

lungo un terrificante precipizio<br />

verso la Val Bondasca.<br />

Rimaneva solamente la<br />

cresta finale. Essa si elevava<br />

davanti a noi con un ampio<br />

lastrone <strong>di</strong> granito, ma una<br />

provvidenziale fen<strong>di</strong>tura<br />

cancellò le <strong>di</strong>fficoltà suggerite<br />

d<strong>all</strong>a prima occhiata. Eravamo<br />

ora ai pie<strong>di</strong> della calotta<br />

così chiaramente visibile<br />

da St. Moritz; la aggirammo<br />

sul suo lato meri<strong>di</strong>onale e,<br />

quin<strong>di</strong>, con le mani in tasca<br />

camminammo comodamente<br />

su un’ampia terrazza <strong>di</strong> rocce<br />

miste a neve. Le cime contigue<br />

erano già sprofondate sotto<br />

<strong>di</strong> noi. Una liscia e rilucente<br />

superficie luccicava in mezzo<br />

a loro. Uno <strong>di</strong> noi esclamò<br />

“Voila Como”. Francois replicò<br />

“Voici le sommet”. Era solo<br />

mezzogiorno. Erano bastate<br />

quattro ore e mezza per aver<br />

ragione del terribile Cengalo e<br />

per aggiungere un altro nome<br />

al lungo elenco delle montagne<br />

ingannevoli. Il panorama in<br />

lontananza era guastato d<strong>all</strong>e<br />

nuvole, ma sostanzialmente<br />

avrebbe replicato la vista<br />

piacevole verso occidente, che<br />

si ha da qualunque altra cima<br />

del gruppo del Bernina.<br />

Sono le vedute vicine, tuttavia,<br />

che <strong>di</strong>stinguono il Cengalo.<br />

Esso può offrire <strong>all</strong>a vista due<br />

scenari che, probabilmente,<br />

non si possono ammirare da<br />

nessun’altra cima nevosa:<br />

un lungo tratto del Lago <strong>di</strong><br />

Como, il più appartato dei<br />

laghi alpini, e, cosa ancora più<br />

notevole, da qui è possibile<br />

abbracciare con una sola<br />

occhiata l’intero tracciato, si<br />

potrebbe letteralmente <strong>di</strong>re<br />

ogni pollice, della carrozzabile<br />

alpina sia nel tratto italiano<br />

sia in quello svizzero. Giù<br />

in basso i boschi e i villaggi<br />

della Val Bregaglia, i castagni<br />

italiani e i bianchi campanili,<br />

in mezzo ai quali scorgevamo il<br />

sottile nastro della strada che<br />

percorremmo con lo sguardo nel<br />

suo arrampicarsi a spirale al <strong>di</strong><br />

sopra dei boschi e delle cascate<br />

fino <strong>all</strong>e brulle ondulazioni del<br />

Maloja, spazzate dal vento.<br />

Continuammo a seguire il<br />

tracciato oltre i laghi orlati<br />

<strong>di</strong> pini <strong>di</strong> Sils e <strong>di</strong> Silvaplana<br />

e ancora più in là, fino <strong>all</strong>e<br />

case <strong>di</strong> St. Moritz, chiaramente<br />

<strong>di</strong>stinguibili con il binocolo,<br />

dove le sponde dei monti si<br />

chiudono. Sparita <strong>all</strong>a vista per<br />

poche miglia in corrispondenza<br />

della conca <strong>di</strong> Samaden, la<br />

strada ricomparve costeggiando<br />

il fiume Inn; entrambi, infine,<br />

scomparvero d<strong>all</strong>a nostra<br />

visuale in qualche punto fra<br />

Zuoz e Zernez.<br />

Ritornammo ai Bagni senza<br />

intoppi. Così questo picco<br />

inviolato, benché capace<br />

<strong>di</strong> ingannare il giu<strong>di</strong>ce più<br />

esperto, aveva ceduto al primo<br />

as<strong>salto</strong> senza combattere. La<br />

sua fama è sopravvissuta <strong>all</strong>a<br />

sconfitta, perché in seguito<br />

lo vi<strong>di</strong> catalogato in alcune<br />

pubblicazioni straniere come<br />

“non ancora scalato” (in<br />

italiano nel testo, n.d.t.). …<br />

William Douglas Freshfield (1845–1934).<br />

Membro della Royal Geographical<br />

Society, è considerato uno dei padri<br />

dell’alpinismo. Le sue numerose<br />

esplorazioni nelle Alpi, nel Caucaso e in<br />

Himalaya furono descritte in una decina<br />

<strong>di</strong> libri, uno dei quali è quello da cui è<br />

stata estratta la relazione della salita<br />

al Cengalo qui presentata. Dal 1872 al<br />

1880 fu curatore dell’Alpine Journal.<br />

Sulla catena Masino-Bregaglia effettuò<br />

<strong>di</strong>verse ascensioni. Alcuni giorni dopo<br />

il Cengalo, il 31 luglio 1886, salì per<br />

la prima volta la Cima <strong>di</strong> Castello in<br />

cordata con C.C. Tucker e le guide F.<br />

Devouassoud e A. Flury. Due <strong>anni</strong><br />

prima, il 10 agosto 1884, per primo<br />

aveva raggiunto il Monte Sissone con<br />

R.M. Beachcroft, J.D. Walker, la guida F.<br />

Devouassoud e un portatore.<br />

A fianco: il Cengalo ripreso dal<br />

Pian del Fango, lungo il sentiero<br />

che sale al rifugio Omio.<br />

Nella pagina a fronte: il Monte<br />

Disgrazia, i Pizzi del Ferro e i<br />

Gemelli d<strong>all</strong>a cresta che porta<br />

d<strong>all</strong>a sommità dello spigolo<br />

Vinci <strong>all</strong>a vetta del Cengalo.<br />

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