corso di arrampicata giulio fiorelli 20 anni di rosetta salto angel all ...

corso di arrampicata giulio fiorelli 20 anni di rosetta salto angel all ... corso di arrampicata giulio fiorelli 20 anni di rosetta salto angel all ...

caimorbegno.org
from caimorbegno.org More from this publisher
09.06.2013 Views

A pagina 30: il Rif. Cavazza con la Torre del Pisciadù e, sullo sfondo, il Piz da Lech. A pagina 31: la Torre Campidel troneggia sullo stretto imbocco del Val Setus. In queste pagine: le divertenti e salde rocce sul fianco occidentale della cascata del Pisciadù. La mente libera poteva ora spaziare da immagini del passato sino agli avvenimenti di quel giorno per riviverne i momenti salienti. Iniziarono così ad affiorare alcuni ricordi dei tempi andati. Gli apparve nitida la scena di lui e Richard che, in una bella giornata di fine agosto, si scambiavano scatti fotografici sul ponte sospeso al termine della “Tridentina”; ripercorse poi, con immutato entusiasmo, i passaggi più aggettanti sugli appicchi giallastri della Torre Exner, salita la prima volta sotto un sole caldo con il fratello Gunther. Sebbene una via ferrata non avrebbe dovuto suscitare particolari emozioni in un arrampicatore cresciuto alla scuola del “sassismo” e votato all’etica della “libera”, il condividere con persone a lui vicine, non avvezze allarrampicata, le sensazioni contrastanti suscitate dalla ricerca dell’equilibrio sulle esposte rocce dolomitiche, ne amplificava la percezione. Si era convinto che la ferraglia che ingabbiava la montagna, con tutte le riserve di ordine ambientale che ne conseguivano, trovava, se non giustificazione, almeno un motivo di apprezzamento nell’opportunità offerta a molti di esplorare il mondo verticale delle pareti calcaree comprendendone meglio il fascino. A quella salita era legato anche un rimpianto; quello di non essere riuscito, a suo tempo, a portarci Johannes, un amico, un appassionato pianista, che oltre ad aver contribuito a formare il suo gusto musicale, ancora adolescente gli aveva trasmesso l’amore per le Dolomiti. Lo aveva, infatti, lasciato anzitempo, privandolo del suo sguardo sorridente ogni volta che appariva improvvisa la vista di una parete maestosa all’uscita di un bosco, come alla malga Glatsch sotto le Odle, oppure al raggiungimento della vetta durante la loro prima salita al Piz Boè. Quello sguardo in cui vedeva riflessa la sua stessa passione. Quella mattina i preparativi e l’avvio della salita lungo i primi risalti rocciosi sul fianco della cascata del Rio Pisciadù avevano avuto luogo come di consueto, ravvivati soltanto dai battibecchi tra Joseph e Greta: “Io sto dietro al papà...”, ”No! Tu sali dopo la mamma”, “Papà! Joseph vuole stare davanti!”. Il cielo velato di nubi lasciava trasparire delle venature di azzurro rendendo attendibili le previsioni che davano probabilità di temporali solo nel pomeriggio. Erano saliti lenti, ma con un buon ritmo, inframmezzato soltanto da brevi pause fotografiche, a cui il resto della famiglia si era oramai abituato, non sempre in modo remissivo. Avevano così raggiunto la base della Torre Exner, il tratto più impegnativo, proprio quando iniziavano a manifestarsi le prime avvisaglie dell’incipiente maltempo. Allora la decisione fu presa in pochi istanti: dopo un’attenta valutazione della situazione (lo sguardo dapprima indugiava sul cielo plumbeo, scrutava poi le ripide placche per individuare i passaggi più impegnativi e prevederne i tempi, osservava quindi le espressioni dei compagni per tornare di nuovo a ispezionare il cielo), riprese deciso a salire lungo la linea verticale delle corde metalliche, seguito dai compagni in quest’ordine: Joseph davanti, lui alle sue calcagna legato con uno spezzone di corda alla piccola Greta ed infine sua moglie Ruth a chiudere il gruppo. Dopo poche decine di metri, però, iniziò una pioggerellina leggera e proprio quando erano alle prese con il tratto più ripido si scatenò una violenta grandinata. Proseguirono la salita sempre con Joseph in testa concentrato nelle manovre di sicurezza, quasi catalizzato dalle condizioni della montagna, rese proibitive dall’abbassamento brusco della temperatura e dalla scivolosità della roccia e delle corde metalliche; sorprendentemente riusciva a salire con un’attenzione e una sicurezza che non gli erano consuete. Greta da parte sua confermava il suo carattere caparbio; seppur in mezzo a singhiozzi e lacrime, seguiva suo padre con determinazione, sfoderando grande energia sui passaggi più atletici, indugiando solo, talvolta, per accertarsi che la madre riuscisse a seguirla. Nei pressi del ponte sospeso, quando ormai era prossima l’uscita su terreno più agevole, si accorsero che la pioggia fitta, immediatamente CAI MORBEGNO CAI MORBEGNO

succeduta alla grandine, aveva ora lasciato il posto ad una tormenta di neve che andava via via crescendo di intensità imbiancando ogni cosa. Fu proprio in quel momento che si resero conto di aver perso di vista, davanti a loro, la sagoma di Joseph; poichè non rispondeva ai loro richiami, accelerarono il passo per raggiungere il più rapidamente possibile il Rifugio Cavazza dove avrebbero potuto ripararsi e, soprattutto, dove speravano di trovarlo. Percorsero quasi correndo quell’ultimo tratto di sentiero, prestando attenzione a scorgere il ragazzo o comunque ad individuare qualche traccia (alcune, sul terreno, erano state lasciate da quattro escursionisti che li precedevano), che potesse rassicurarli sulla direzione da lui presa, preoccupati anche dal fatto che i segnali erano ormai introvabili per la scarsa visibilità e la neve che copriva ogni asperità. Vederlo fradicio all’ingresso del Rifugio intento ad armeggiare dentro al suo zaino li sollevò da una pesante angoscia. All’interno del salone umido di condensa e affollato di gente sfuggita al maltempo, indossati finalmente dei vestiti di ricambio, mentre stavano cominciando a riprendersi sorseggiando una tazza di tè caldo, non gli furono risparmiate le espressioni adirate di Ruth con le quali gli ricordava le sue responsabilità e la gravità delle conseguenze che avrebbe potuto avere la scelta azzardata fatta quella mattina. Non poteva sicuramente fare a meno di concordare sulla valutazione, a posteriore, dei fatti; certo, ai piedi della Torre Exner avrebbe fatto meglio ad imboccare il più facile sentiero che porta direttamente al Rifugio, risparmiando loro una prova così ardua e rischiosa. Al tempo stesso lo confortava la consapevolezza di non essere mai stato in affanno, di non aver mai perso il controllo della situazione, riuscendo, anche nei momenti più difficili, a conservare un adeguato margine di sicurezza sia nella progressione che nelle manovre di assicurazione di Greta. Si erano dimostrati tutti all’altezza della situazione. Se non doveva scoprire nulla riguardo a Ruth, con la quale formava da oltre vent’anni una cordata affiatata, la sorpresa era bensì venuta dalle qualità espresse dai ragazzi, che avevano dimostrato grande determinazione, dando prova di aver assimilato molto più di quanto egli pensava di essere stato in grado di insegnare loro fino a quel momento. A tutto questo pensava mentre scendevano, rilassati, il sentiero a stretti tornanti sotto il Mur de Pisciadù, ormai prossimi al parcheggio. Notò allora diffondersi nei compagni un senso di maggior tranquillità che consentiva loro di ricordare i momenti cruciali della giornata con un prevalente tono di soddisfazione; questo stato li stava portando inconsapevolmente a prender coscienza delle capacità sviluppate nell’affrontare le difficoltà della montagna, contribuendo, nel contempo, ad accrescerne la sicurezza. L’esperienza di quel giorno lo convinse ulteriormente che la montagna rappresenta un terreno privilegiato per crescere e soddisfare il nostro desiderio di misurarci con la natura, anche se, al tempo stesso, aveva radicato in lui la preoccupazione di riuscire sempre a controllare il rischio, vanificando il più possibile il peso della sorte, attento a non oltrepassare mai il confine, a volte sottile, tra coraggio e temerarietà. A fronte: Colfosco e Corvara sul fondo della Val Badia, dal tratto mediano della Tridentina”. A fianco: neve fuori stagione imbianca le rocce alte della Val Setus. CAI MORBEGNO CAI MORBEGNO

succeduta <strong>all</strong>a gran<strong>di</strong>ne, aveva<br />

ora lasciato il posto ad una<br />

tormenta <strong>di</strong> neve che andava<br />

via via crescendo <strong>di</strong> intensità<br />

imbiancando ogni cosa. Fu<br />

proprio in quel momento che<br />

si resero conto <strong>di</strong> aver perso<br />

<strong>di</strong> vista, davanti a loro, la<br />

sagoma <strong>di</strong> Joseph; poichè non<br />

rispondeva ai loro richiami,<br />

accelerarono il passo per<br />

raggiungere il più rapidamente<br />

possibile il Rifugio Cavazza<br />

dove avrebbero potuto ripararsi<br />

e, soprattutto, dove speravano<br />

<strong>di</strong> trovarlo.<br />

Percorsero quasi correndo<br />

quell’ultimo tratto <strong>di</strong> sentiero,<br />

prestando attenzione<br />

a scorgere il ragazzo o<br />

comunque ad in<strong>di</strong>viduare<br />

qualche traccia (alcune, sul<br />

terreno, erano state lasciate<br />

da quattro escursionisti che<br />

li precedevano), che potesse<br />

rassicurarli sulla <strong>di</strong>rezione da<br />

lui presa, preoccupati anche<br />

dal fatto che i segnali erano<br />

ormai introvabili per la scarsa<br />

visibilità e la neve che copriva<br />

ogni asperità. Vederlo fra<strong>di</strong>cio<br />

<strong>all</strong>’ingresso del Rifugio intento<br />

ad armeggiare dentro al suo<br />

zaino li sollevò da una pesante<br />

angoscia.<br />

All’interno del salone umido<br />

<strong>di</strong> condensa e affollato <strong>di</strong><br />

gente sfuggita al maltempo,<br />

indossati finalmente dei vestiti<br />

<strong>di</strong> ricambio, mentre stavano<br />

cominciando a riprendersi<br />

sorseggiando una tazza <strong>di</strong><br />

tè caldo, non gli furono<br />

risparmiate le espressioni<br />

a<strong>di</strong>rate <strong>di</strong> Ruth con le quali gli<br />

ricordava le sue responsabilità<br />

e la gravità delle conseguenze<br />

che avrebbe potuto avere la<br />

scelta azzardata fatta quella<br />

mattina.<br />

Non poteva sicuramente fare<br />

a meno <strong>di</strong> concordare sulla<br />

valutazione, a posteriore, dei<br />

fatti; certo, ai pie<strong>di</strong> della Torre<br />

Exner avrebbe fatto meglio ad<br />

imboccare il più facile sentiero<br />

che porta <strong>di</strong>rettamente al<br />

Rifugio, risparmiando loro una<br />

prova così ardua e rischiosa.<br />

Al tempo stesso lo confortava<br />

la consapevolezza <strong>di</strong> non<br />

essere mai stato in affanno, <strong>di</strong><br />

non aver mai perso il controllo<br />

della situazione, riuscendo,<br />

anche nei momenti più <strong>di</strong>fficili,<br />

a conservare un adeguato<br />

margine <strong>di</strong> sicurezza sia nella<br />

progressione che nelle manovre<br />

<strong>di</strong> assicurazione <strong>di</strong> Greta.<br />

Si erano <strong>di</strong>mostrati tutti<br />

<strong>all</strong>’altezza della situazione.<br />

Se non doveva scoprire nulla<br />

riguardo a Ruth, con la quale<br />

formava da oltre vent’<strong>anni</strong> una<br />

cordata affiatata, la sorpresa<br />

era bensì venuta d<strong>all</strong>e qualità<br />

espresse dai ragazzi, che<br />

avevano <strong>di</strong>mostrato grande<br />

determinazione, dando prova<br />

<strong>di</strong> aver assimilato molto più <strong>di</strong><br />

quanto egli pensava <strong>di</strong> essere<br />

stato in grado <strong>di</strong> insegnare loro<br />

fino a quel momento.<br />

A tutto questo pensava<br />

mentre scendevano, rilassati,<br />

il sentiero a stretti tornanti<br />

sotto il Mur de Pisciadù,<br />

ormai prossimi al parcheggio.<br />

Notò <strong>all</strong>ora <strong>di</strong>ffondersi<br />

nei compagni un senso <strong>di</strong><br />

maggior tranquillità che<br />

consentiva loro <strong>di</strong> ricordare<br />

i momenti cruciali della<br />

giornata con un prevalente<br />

tono <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione; questo<br />

stato li stava portando<br />

inconsapevolmente a prender<br />

coscienza delle capacità<br />

sviluppate nell’affrontare le<br />

<strong>di</strong>fficoltà della montagna,<br />

contribuendo, nel contempo,<br />

ad accrescerne la sicurezza.<br />

L’esperienza <strong>di</strong> quel giorno lo<br />

convinse ulteriormente che la<br />

montagna rappresenta<br />

un terreno privilegiato per<br />

crescere e sod<strong>di</strong>sfare il nostro<br />

desiderio <strong>di</strong> misurarci con la<br />

natura, anche se, al tempo<br />

stesso, aveva ra<strong>di</strong>cato in lui<br />

la preoccupazione <strong>di</strong> riuscire<br />

sempre a controllare il rischio,<br />

vanificando il più possibile il<br />

peso della sorte, attento a non<br />

oltrepassare mai il confine, a<br />

volte sottile, tra coraggio e<br />

temerarietà.<br />

A fronte: Colfosco<br />

e Corvara sul fondo<br />

della Val Ba<strong>di</strong>a, dal<br />

tratto me<strong>di</strong>ano della<br />

Tridentina”.<br />

A fianco: neve fuori<br />

stagione imbianca le<br />

rocce alte della Val<br />

Setus.<br />

CAI MORBEGNO CAI MORBEGNO

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!