il R<strong>all</strong>yno della Rosetta ha compiuto <strong>di</strong> Riccardo Marchini <strong>20</strong> Accolto con degnazione dai fautori dell’agonismo puro e cresciuto a fatica, rappresenta oggi un appuntamento apprezzato da chi intende la montagna e lo sci come un’occasione per trascorrere una giornata in compagnia, in un ambiente naturale accattivante. ANNI CAI MORBEGNO CAI MORBEGNO
Verso la metà degli <strong>anni</strong> 80 il CAI Morbegno si trovò nella necessità <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are una nuova manifestazione invernale da affiancare <strong>all</strong>a tra<strong>di</strong>zionale Gara <strong>di</strong> Olano, il cui svolgimento era <strong>di</strong>ventato oramai troppo incerto a causa della progressiva <strong>di</strong>minuzione delle precipitazioni, soprattutto al <strong>di</strong> sotto dei 1300/1500 metri. Già in due occasioni, infatti, nel 1981 e nel 1983, la gara aveva dovuto essere annullata proprio a causa dei capricci del nuovo <strong>corso</strong> stagionale. Per la cronaca il 1989, praticamente senza neve fino <strong>all</strong>a fine <strong>di</strong> febbraio, segnò il declino definitivo dello storico appuntamento. Nel 1985 perciò il CAI, in collaborazione con il Gruppo Amici della Rosetta <strong>di</strong> Rasura, ideò e propose il “R<strong>all</strong>yno della Rosetta”, rivolto a coppie <strong>di</strong> concorrenti appassionati <strong>di</strong> scialpinismo, senza <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> sesso e <strong>di</strong> età. Già il nome, facendo ri<strong>corso</strong> a un <strong>di</strong>minutivo, conteneva quello che avrebbe dovuto essere l’anima della nuova manifestazione: non una prova impegnativa dai connotati agonistici come il R<strong>all</strong>y della Alcune foto d’epoca. In alto: trasporto del materiale con mezzi artigianali. In basso: la line <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco della valanga del 1987. Nella pagina a fronte: un concorrente in azione (Ahi, ahi, Giulio! Tanti tentativi, mai una vittoria nonostante lo stile perfetto e il ri<strong>corso</strong> massiccio ai più sofisticati mezzi tecnologici). Val Tartano o, più ancora, il R<strong>all</strong>y del Bernina, articolato su tre giornate in un severo ambiente alpinistico, ma una manifestazione a metà strada fra una competizione e un meeting. Anche la data prescelta, la fine <strong>di</strong> aprile, il <strong>di</strong>slivello non proibitivo, non più <strong>di</strong> 600 metri, e i premi ai partecipanti, rigorosamente attinti d<strong>all</strong>a produzione locale, dovevano servire a conferire <strong>all</strong>a manifestazione quell’impronta <strong>di</strong> festa della montagna, più in sintonia con lo spirito del CAI che non i R<strong>all</strong>y in via <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione su tutto l’arco alpino. Le prime due e<strong>di</strong>zioni prevedevano un per<strong>corso</strong> obbligatorio lungo il quale venivano effettuate una breve prova <strong>di</strong> velocità in salita, una in <strong>di</strong>scesa e una <strong>di</strong> regolarità a tempo segreto, sulla falsariga <strong>di</strong> un’analoga competizione che aveva luogo nella vicina v<strong>all</strong>e <strong>di</strong> Poschiavo, il tutto da percorrersi nel tempo massimo fissato d<strong>all</strong>’organizzazione. L’accoglienza non fu delle migliori: i cultori del cronometro e della prestazione atletica bollarono come puerile la proposta, altri, più semplicemente, la snobbarono in silenzio, così che per alcuni <strong>anni</strong> le adesioni non superarono le 15 squadre, quasi tutte composte da amici che sceglievano <strong>di</strong> partecipare più per solidarietà nei confronti del CAI che per convinzione. A partire d<strong>all</strong>a terza e<strong>di</strong>zione, aboliti il tempo segreto, giu<strong>di</strong>cato troppo aleatorio, e le prove <strong>di</strong> velocità, si cercò <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are una nuova formula che permettesse <strong>di</strong> valorizzare la regolarità della progressione sia in salita sia in <strong>di</strong>scesa. Vennero messi a punto un nuovo regolamento e una formula per stilare la classifica finale. In sostanza era previsto un per<strong>corso</strong> obbligatorio avente come estremità il Bar Bianco e un punto da stabilire <strong>all</strong>a base della Cima Rosetta, lungo il quale era collocata una postazione <strong>di</strong> controllo, non comunicata ai concorrenti e quin<strong>di</strong> il più possibile camuffata, per il rilevamento <strong>di</strong> un tempo interme<strong>di</strong>o. Le quote e i tempi della partenza, del punto interme<strong>di</strong>o e dell’arrivo venivano utilizzati per il calcolo delle penalità sulla base <strong>di</strong> una semplice formula: Penalità = [(Dislivello 1°tratto/Tempo 1°tratto) – (Dislivello 2°tratto/Tempo 2° tratto)] x 100 Com’è facile capire, le coppie <strong>di</strong> concorrenti, per vincere, avrebbero dovuto totalizzare un numero <strong>di</strong> penalità il più possibile vicino <strong>all</strong>o zero. Da <strong>di</strong>verse e<strong>di</strong>zioni la seconda parte della formula è sostituita, per como<strong>di</strong>tà CAI MORBEGNO CAI MORBEGNO