Pisano, Lo strano caso del signor Mesina - Sardegna Cultura
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fabeta, a intuire in quale direzione puntava il futuro dei<br />
latitanti. Parole profetiche le sue: «Attenti a dire che il<br />
latitante non ha un’ideologia. È una stupidaggine, la verità<br />
è che nel mondo c’è troppa disparità, troppa ingiustizia.<br />
La vita alla macchia ti può aiutare a vederla».<br />
Trentasette anni, molti dei quali vissuti lontano dalla<br />
famiglia e dal paese d’origine, Matteo Boe vive sulla sua<br />
pelle questo precetto. Esordisce con discrezione. Poi<br />
pian piano, il suo nome comincia ad acquistare autorevolezza,<br />
credito. Soprattutto un’impresa lo rende d’un<br />
tratto celebre: alla fine <strong>del</strong>l’estate 1986 evade dall’isolagalera<br />
<strong>del</strong>l’Asinara, dove stava scontando una condanna<br />
a diciotto anni di reclusione per il sequestro di Sara<br />
Niccoli. Non era mai accaduto prima: da quel penitenziario,<br />
paradiso e inferno, non è mai scappato nessuno.<br />
«L’evasione è tecnicamente impossibile», spiegava con<br />
fierezza il direttore <strong>del</strong> carcere.<br />
L’evasione è tecnicamente fattibile. Basta aspettare il<br />
mare giusto e avere un piano semplice semplice ma assolutamente<br />
segreto: nessuno o quasi deve sapere. Le<br />
grandi fughe, quelle di massa, sono soltanto un buon<br />
soggetto cinematografico. Nella realtà è meglio muoversi<br />
da soli.<br />
Il primo settembre di otto anni fa un maestralino<br />
circonda questo stupefacente lembo di terra mostrandone<br />
l’esaltante bellezza. A qualche miglio dalla riva,<br />
proprio di fronte a cala d’Oliva, dunque davanti agli uffici<br />
<strong>del</strong>la direzione, dondola pigramente un piccolo<br />
gommone. Dentro, se è vera la ricostruzione ufficiosa,<br />
c’è Laura Manfredi: che aspetta. Com’è riuscita ad arrivare<br />
fin là, a dribblare le motovedette <strong>del</strong> servizio di vigilanza?,<br />
come ha trasmesso il suo arrivo, l’ora, le coor-<br />
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dinate?, da che parte sperava di fuggire? Mistero, non<br />
si è mai riusciti a saperlo. L’unica certezza è che all’improvviso<br />
affiora dal mare, come un Nettuno col fiato<br />
corto dopo una lunga nuotata, il detenuto Matteo Boe.<br />
Saltare a bordo e squagliarsela è un giochino. Quando<br />
le sirene <strong>del</strong>l’allarme tagliano il silenzio e arrivano a<br />
straziare un cielo trasparente, l’evaso è quasi al sicuro.<br />
Irraggiungibile. Addio galera.<br />
Un colpo da maestro, clamoroso. Non era riuscito<br />
neppure a un altro “campione” <strong>del</strong>la categoria, Carmelino<br />
Coccone, classe 1940, orunese accusato di omicidio<br />
e di nove sequestri, tra tentati e riusciti. Un curriculum<br />
di tutto rispetto, insomma. Addetto al controllo d’una<br />
mandria di mucche, al tramonto doveva rientrare in una<br />
cella-camerone. Per tutta la giornata, in pratica, stava<br />
all’aria aperta. «Si era d’estate e la luna chiara illuminava<br />
quasi a giorno le serate <strong>del</strong>l’isola…». Coccone racconta<br />
di essere stato assalito dal raptus d’una passeggiata<br />
(lui la chiama proprio così), quattro passi sotto le stelle.<br />
Una notte, appena i compagni si sono addormentati,<br />
ha smontato l’inferriata <strong>del</strong>la finestra <strong>del</strong> bagno e via, finalmente<br />
libero. «Ero all’aria aperta, da quanto non<br />
sentivo il profumo <strong>del</strong>le notti di campagna… respiravo<br />
a pieni polmoni l’odore piacevole <strong>del</strong> fieno inumidito<br />
dalla rugiada…».<br />
Respirando respirando, s’è allontanato fino a quando<br />
«mentre svoltavo l’angolo <strong>del</strong> muro di un vigneto»<br />
non si scontra con due agenti di custodia. Che non credono<br />
per nulla ai desideri poetici d’un pastore errante.<br />
Anche perché «trovarono lì vicino un vecchio paio di<br />
pinne da subacqueo e pensarono che me le fossi procurate<br />
io col proposito di attraversare a nuoto lo stretto di<br />
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