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Pisano, Lo strano caso del signor Mesina - Sardegna Cultura

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V<br />

Fateh Kassam<br />

«Per la liberazione di Farouk Kassam sono stati pagati<br />

due miliardi. Da persone diverse, in occasioni diverse,<br />

nella stessa giornata». <strong>Lo</strong> dichiara Graziano <strong>Mesina</strong><br />

la sera <strong>del</strong> 24 marzo 1993, parlando al telefono con<br />

un giornalista <strong>del</strong> quotidiano cagliaritano «L’Unione<br />

Sarda». È una bordata violentissima alla tesi ufficiale<br />

<strong>del</strong>le forze <strong>del</strong>l’ordine e <strong>del</strong>la magistratura. Casomai ci<br />

fossero dubbi, aggiunge divertito: «Due miliardi volevano<br />

e due miliardi hanno avuto. <strong>Lo</strong> Stato ha pagato<br />

contestualmente al rilascio <strong>del</strong> bambino». Altro che<br />

banda in fuga, altro che fuorilegge costretti a mollare<br />

l’ostaggio sotto la morsa di un gigantesco accerchiamento.<br />

Secondo la verità di Graziano, la mattina <strong>del</strong> 10 luglio<br />

la banda incassa un miliardo da un uomo di sua fiducia.<br />

I soldi, banconote da centomila lire, sono stipati<br />

in una sacca sportiva scura. Seicentoquaranta milioni<br />

sono dei Kassam, altri trecentosessanta arrivano da una<br />

colletta. Quel giorno stesso, probabilmente di pomeriggio,<br />

il cassiere dei rapitori riapre lo sportello: qualcuno<br />

gli consegna un altro miliardo. Stavolta in maniera appena<br />

più elegante, i quattrini sono ordinatamente disposti<br />

in una valigetta nera. «È andata così, ve lo assicuro».<br />

Attorno alla questione-riscatto ruotano i segreti di<br />

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