Pisano, Lo strano caso del signor Mesina - Sardegna Cultura
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IV<br />
Affari riservati<br />
L’ombra dei servizi segreti si allunga improvvisamente<br />
durante il sequestro di Farouk Kassam. A Roma,<br />
dove il Sisde segue con attenzione le trattative coi banditi,<br />
decidono a un tratto di cambiare rotta: da un’attenta<br />
e comoda posizione di osservatori si passa a qualcosa<br />
di più diretto, più rischioso.<br />
Succede, probabilmente, dopo che a Galanoli i rapitori<br />
lasciano vicino alla chiesa una “busta” per il parroco,<br />
don Luigino Monni, crociato di Dio che assiste handicappati<br />
mentali gravi. La sua è una formidabile testimonianza<br />
di fede, di solidarietà. Una scelta che lo porta<br />
lontano dalle piste, molto battute, <strong>del</strong>la carriera ecclesiastica.<br />
Don Luigino, figlio di un ex sindaco democristiano<br />
di Orgosolo, sceglie di stare con gli ultimi.<br />
Il vescovo di Nuoro, mon<strong>signor</strong> Giovanni Melis, che<br />
benedice la prospettiva di un intervento di <strong>Mesina</strong> e organizza<br />
un incontro in episcopio tra Graziano e la madre<br />
<strong>del</strong>l’ostaggio (Marion Kassam), gli affida l’incarico<br />
di tenere i contatti con l’esterno. Anche i banditi, naturalmente,<br />
sanno. E proprio a lui fanno recapitare in una<br />
busta un pezzetto di cartilagine sporco di sangue: l’orecchio<br />
sinistro di Farouk. Per la precisione, la parte alta.<br />
Messaggio chiarissimo: se non si conclude in tempi<br />
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