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Pisano, Lo strano caso del signor Mesina - Sardegna Cultura

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in carcere al termine di un permesso-premio di tre giorni.<br />

È stato arrestato solo molti mesi più tardi, coinvolto<br />

in un nuovo sequestro di persona.<br />

Non se ne può fare il nome perché non gli è mai stato<br />

contestato ufficialmente il reato di violenza carnale e<br />

dunque almeno teoricamente, potrebbe addirittura<br />

presentare querela per diffamazione. Sa bene che di<br />

queste cose nei fascicoli processuali non si parla spesso,<br />

quindi (almeno su questo profilo) si riesce a farla franca<br />

grazie alla forzata complicità <strong>del</strong>le vittime. Può sembrare<br />

un paradosso, ma in genere sono proprio gli<br />

ostaggi che invocano il silenzio, che desiderano dimenticare<br />

e, soprattutto, evitare la torbida curiosità <strong>del</strong>la<br />

gente. Il timore di un processo spettacolo, che prima o<br />

poi sui giornali qualcuno non mancherebbe di definire<br />

“a luci rosse”, è più forte di un legittimo sentimento di<br />

giustizia.<br />

Ci sono le eccezioni. Molto dipende dalla capacità di<br />

resistenza <strong>del</strong>l’ostaggio, dalla sua personalità. Fabrizio<br />

De André, rapito nel ’79 insieme a Dori Ghezzi e tenuto<br />

in una prigione a cielo aperto per quattro mesi, rivela<br />

che il problema <strong>del</strong>la violenza è stato affrontato nei primissimi<br />

giorni <strong>del</strong> sequestro. «Sono riuscito a stabilire<br />

un accordo. Volevano danaro e io avrei tentato di darglielo.<br />

E qui doveva chiudersi il conto. Ho anche detto<br />

che saremo stati al gioco, obbedienti. Ma in cambio ci<br />

avrebbero dovuto rispettare. Altrimenti, glielo avevo<br />

detto, mi sarei levato la maschera. Puntavano ai soldi o<br />

volevano due cadaveri? Hanno capito che, se avessero<br />

tentato qualunque genere di violenza fisica, ci saremmo<br />

fatti ammazzare».<br />

È finita bene, ma purtroppo non tutti i prigionieri<br />

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<strong>del</strong>l’Anonima possono dire altrettanto. Un senso di ripulsa<br />

vieta di riferire particolari che si apprendono facendo<br />

il mestiere <strong>del</strong> cronista. Ma dev’essere chiaro fino<br />

in fondo che il sequestro di persona non ha giustificazioni<br />

di sorta. A parte il discorso sugli stupri, nessun altro<br />

reato riesce ad annientare e umiliare la dignità, il rispetto<br />

di se stessi. È per via <strong>del</strong> suo carattere continuativo,<br />

<strong>del</strong>la ripetitività che, di ora in ora, mina l’equilibrio<br />

interiore. Lasciando, in alcuni casi, una specie di invalidità<br />

permanente. Chi discute, più o meno volentieri, dei<br />

suoi giorni da ostaggio è riuscito ad assorbire il colpo.<br />

Ma quanti non riescono neppure ad accennarne?,<br />

quanti non l’hanno mai superato?<br />

Nel suo lungo e paziente lavoro investigativo, Pazzi<br />

ha sempre sposato quello che chiama il metodo <strong>del</strong>l’uomo<br />

comune. Vale a dire la ricerca <strong>del</strong>la verità attraverso<br />

sistemi che non prevedono l’uso <strong>del</strong>la forza, l’aggiramento<br />

<strong>del</strong>le leggi, furbizie innominabili. Insomma<br />

quella ragion di Stato che qualche volta finisce per diventare<br />

l’esatto opposto <strong>del</strong>la democrazia. A osservarlo<br />

per strada, coi giornali sottobraccio, questo poliziotto<br />

dal sussiego impiegatizio lascia trapelare subito<br />

un’anima civile. Sembra tener molto a un fisico minuto,<br />

agli antipodi <strong>del</strong>lo stereotipo ammazza-banditi di<br />

oggi. E, giusto per non stare al gioco <strong>del</strong> personaggio,<br />

inutile cercare riferimenti: di Maigret non ha la stazza,<br />

di Poirot il tronfio narcisismo, di Nero Wolfe l’occhio<br />

furbo.<br />

Molti anni fa, mentre si occupava <strong>del</strong> sequestro in<br />

Costa Smeralda <strong>del</strong>la moglie di un grosso imprenditore<br />

lombardo, gli è capitato di andare a trovare i familiari<br />

<strong>del</strong>l’ostaggio in Brianza. In quel periodo comprava in<br />

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