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Pisano, Lo strano caso del signor Mesina - Sardegna Cultura

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Un settimanale pubblica “l’unica intervista rilasciata<br />

da <strong>Mesina</strong> in carcere”. È una bufala bella e buona, visto<br />

che di interviste ne ha dato più d’una, con grande<br />

generosità. Di corollario escono altre piccole e poco<br />

credibili esclusive (montate incollando vecchi articoli<br />

su Grazianeddu). Il quale non si stanca mai di avvertire<br />

che non intende rispondere soltanto a tre domande:<br />

sulla criminalità in <strong>Sardegna</strong> (e non solo in <strong>Sardegna</strong>),<br />

sulla vecchia faida di Orgosolo e sul rapimento di Kassam.<br />

Ad abundatiam non vuol parlare nemmeno <strong>del</strong>le<br />

armi trovate a suo tempo nel casale vicino Asti dove<br />

trascorreva una sorta di confino. In altre parole, non intende<br />

riaprire storie sepolte e dimenticate che possono<br />

accendere (riaccendere) polemiche. <strong>Mesina</strong> cerca un<br />

presente senza paura, possibilmente non avvelenato:<br />

per questa ragione, appena lasciata Voghera, si gestisce<br />

con grande autocontrollo. Tanto è vero che nel botta e<br />

risposta all’uscita dal carcere glissa più o meno su tutto<br />

e rinvia ad altra data perfino i dovuti ringraziamenti al<br />

Capo <strong>del</strong>lo Stato.<br />

La prima sortita ufficiale – prevista, programmata<br />

e, per quel che se ne sa, profumatamente pagata – è in<br />

tivù, su “Porta a Porta”. Per l’occasione gli fanno trovare<br />

in studio il ministro Castelli che arriva a frenare<br />

una lacrima dicendo d’aver «provato una gioia immensa<br />

a liberare un uomo». Il conduttore incalza, spera<br />

che pianga anche Graziano e quando s’accorge<br />

d’un battito di ciglia troppo accelerato uggiola di felicità.<br />

Due commozioni un colpo solo: il ministro e il<br />

bandito.<br />

Incassato in una poltroncina bianca, <strong>Mesina</strong> non<br />

sembra a suo agio. Sta ingessato, fa saettare gli occhi<br />

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dallo studio al monitor per capire quando lo stanno inquadrando.<br />

Per renderlo compatibile con la trasmissione,<br />

abbondano di fondo tinta: effetto anti-sudore sotto i<br />

riflettori ma soprattutto per coprire le macchie <strong>del</strong>la vitiligine.<br />

Non bastasse il cerone, a farlo sentire inadeguato<br />

e a disagio è anche l’abbigliamento: giacca e cravatta<br />

strizzata sul collo, un’arietta da parastatale in crisi. Si<br />

vede benissimo che sta subendo un martirio per causa<br />

di forza maggiore: dopo la scarcerazione, i quattrini non<br />

abbondano, tanto vale dunque mettersi sul mercato<br />

<strong>del</strong>le confessioni in esclusiva. Finché dura.<br />

Confessioni, poi, per modo di dire. Quando prende<br />

parte alla trasmissione su Rai 1, l’ex fuorilegge diventato<br />

mito leggenda eccetera eccetera dice poco: ringrazia<br />

Castelli e il presidente Ciampi ma senza perdersi in ruffianerie.<br />

Occhio asciutto, voce tesa, mani agganciate ai<br />

braccioli, parla il meno possibile, ascolta un reportage<br />

di qualche minuto sulla sua carriera criminale, rievoca<br />

(divertendo gli spettatori televisivi) l’evasione dal carcere<br />

sassarese di San Sebastiano con relativa fuga in taxi<br />

insieme all’amico spagnolo Miguel Angel Atienza.<br />

È probabile che nelle prossime settimane gli tornino<br />

in mente altri spezzoni <strong>del</strong>la lunga avventura dentro e<br />

fuori dalle prigioni, ma in sostanza è già stato sufficientemente<br />

prodigo da riferire più o meno tutto di sè. Meglio:<br />

più o meno tutto quello che ha voluto riferire.<br />

Salvo colpi di scena, la storia di Graziano <strong>Mesina</strong> finisce<br />

qui. Era giusto e corretto battersi perché ottenesse<br />

la grazia, tenere in piedi martellanti campagne di stampa,<br />

sottolineare il passato rispettoso d’una certa deon-<br />

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