Pisano, Lo strano caso del signor Mesina - Sardegna Cultura
Pisano, Lo strano caso del signor Mesina - Sardegna Cultura
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piccole aziende agrarie. E un traffico d’autostrada che<br />
preoccupa.<br />
Che odore ha la libertà?, che colori mostra? Stretto<br />
fra Tir e automobili avvolti dalla foschia, vede poco e<br />
immagina meno. Tanto, i profumi che aspetta di sentire<br />
e le immagini che vuole davvero vedere stanno altrove,<br />
molto lontano da qui.<br />
Arriva a Crescentino e siede a tavola insieme ai familiari<br />
e all’avvocato Aimi. A un tratto Ballore gli chiede se<br />
si vuol trattenere qualche giorno, giusto per alleggerire<br />
il peso di un momento sicuramente impegnativo e difficile.<br />
Riflette giusto un secondo: «Vado via. Domani mi<br />
imbarco da Livorno. Voglio tornare a Orgosolo».<br />
Il giorno dopo, nel corridoio <strong>del</strong> molo, è incappucciato<br />
a sufficienza per non essere riconosciuto. La macchina<br />
che lo trasporta infila lentamente la grande porta<br />
carraia <strong>del</strong> traghetto e prosegue fino al parcheggio.<br />
Graziano non è solo: non sa guidare e non ha nemmeno<br />
la patente. Confida di tapparsi in cabina fino all’arrivo a<br />
Olbia.<br />
Una <strong>signor</strong>a, giornale spalancato tra le mani, lo osserva<br />
per un attimo, fa ballare gli occhi su e giù, tra lui e<br />
la foto sul giornale, poi balbetta. «Scusi, ma lei non è,<br />
non è...». Il nome non riesce a pronunciarlo. Graziano<br />
le viene incontro: «Sì, sono io».<br />
“Io” che fa accorrere un camionista e subito dopo<br />
uno studente. “Io” che, mentre gli cresce intorno un capannello<br />
di visi sorridenti, si ritrova circondato. Di nuovo:<br />
prima i giornalisti, ora i viaggiatori d’una motonave.<br />
Parte un applauso, la proposta di un brindisi accolta all’unanimità<br />
e l’inevitabile coretto in lingua sarda. Il traghetto<br />
salpa mentre a bordo c’è festa grande. A un ra-<br />
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gazzo che lo guarda incantato quasi fosse un’apparizione,<br />
<strong>Mesina</strong> viene incontro avvertendolo: «Se vuoi ti racconto<br />
la mia vita, ma non prenderla ad esempio».<br />
Dopo lo sbarco e dopo molti bicchieri di spumante,<br />
comincia la lettura dei giornali mentre si viaggia<br />
verso Nuoro. Tutto come previsto: Orgosolo accoglie<br />
con freeddezza la notizia <strong>del</strong>la grazia (i vecchi sono indifferenti,<br />
i giovani giurano di non sapere chi sia), il<br />
paese non tradisce il minimo entusiasmo. E gli altri?<br />
Fateh Kassam dice che la notizia lo interessa quanto<br />
una macchina parcheggiata per strada e rifiuta di aggiungere<br />
qualsiasi commento ma si capisce (e bene)<br />
che non sta facendo i salti di gioia. Penalisti, poliziotti<br />
e frequentatori di <strong>Mesina</strong> (ragioni d’ufficio) stanno<br />
dentro il binario di un cauto ottimismo: giustizia è fatta,<br />
ma ora stacchiamo la spina, non trasformiamo tutto<br />
in uno show.<br />
Appena arrivato a Orgosolo, Graziano si nasconde a<br />
casa <strong>del</strong>la sorella, aggira l’appostamento dei fotografi<br />
entrando da una porta posteriore, la stessa che adoperava<br />
quando – durante il rapimento <strong>del</strong> piccolo Farouk<br />
Kassam – cercava di fare il lavoro <strong>del</strong>l’emissario nella<br />
maniera meno chiassosa possibile.<br />
Questo suo silenzio assoluto potrebbe far pensare al<br />
bisogno di calarsi nell’anonimato, al desiderio di riprendere<br />
la vita senza doverne rendere conto ai lettori<br />
dei giornali: finalmente. Il motivo di tanta riservatezza<br />
però è un altro: finché sono in corso le trattative per<br />
un’esclusiva televisiva e un’altra a un settimanale, meglio<br />
evitare anche i fotografi.<br />
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