Pisano, Lo strano caso del signor Mesina - Sardegna Cultura
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niente. E non mi suicido, tranquilli. Aspetterò di morire<br />
in carcere».<br />
– Semilibertà?<br />
«Fossi in <strong>Sardegna</strong>, probabilmente sarei fuori, in libertà<br />
condizionata. Qui niente, qui non concedono<br />
niente a nessuno, manco a quelli che hanno poca roba<br />
da scontare...».<br />
– I diritti dei detenuti esistono.<br />
«Quali diritti, quale diritto? Il diritto non esiste, esiste<br />
invece la discrezionalità di un magistrato che diventa<br />
un giudice supremo, un dio che decide <strong>del</strong>la tua vita. E<br />
il guaio è che, intanto, qui si scoppia».<br />
– Chi scoppia?<br />
«Manco ve lo immaginate perché sui giornali finiscono<br />
solo quelli che s’ammazzano. Possibile che nessuno<br />
si sia accorto che c’è una drammatica emergenzacarceri?<br />
Ci sono malati terminali che non vengono assistiti<br />
come si dovrebbe, ci sono difficoltà ad avere medicine.<br />
E inoltre devi fare i conti con la testa».<br />
– Per sopravvivere?<br />
«Certo. Dipende dal carattere se riesci a tenere o a<br />
non tenere. Certi giorni sto male, sono incazzato per<br />
qualcosa ma ai miei compagni mostro sempre una faccia<br />
tranquilla».<br />
– Perché?<br />
«Perché se vanno giù anche i vecchi, buona notte. È<br />
per questo che dico e ripeto: non fatevi speranze, non illudetevi,<br />
pensate sempre al peggio che è meglio. Di solito<br />
l’orrore <strong>del</strong>la galera rimbalza sui giornali quando ci<br />
finisce dentro uno di serie A».<br />
– Chi sono quelli di serie A?<br />
«Avete presente quegli industriali che, appena gli<br />
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mettono le manette, si ammalano e finiscono in clinica?<br />
Poi trovi sempre uno che in televisione spiega che certa<br />
gente resta traumatizzata per una semplice ragione: non<br />
è abituata alla galera. Scusate, e io? Io non sono nato in<br />
galera e dopo quarant’anni, non so come non so perché,<br />
ma non mi ci sono ancora abituato. Sarò allergico?»<br />
– Come si affronta una giornata in carcere?<br />
«Un grande aiuto arriva dal lavoro, se te lo danno. Io<br />
ho fatto l’imbianchino per undici mesi, ho tinteggiato<br />
tutta la sezione. Non è che diventi ricco, tre euro all’ora,<br />
ma almeno passi il tempo».<br />
– Anche con l’ergastolo?<br />
«Anche con l’ergastolo, a patto che lo si chiami come<br />
deve essere chiamato: condanna a morte».<br />
– Altre distrazioni?<br />
«La televisione. Io ce l’ho in cella, prendo dodici-tredici<br />
canali. Mi piace tenermi aggiornato sulla politica,<br />
nazionale e internazionale. Poi seguo con interesse le<br />
trasmissioni che parlano di ambiente e animali: Geo &<br />
Geo, Quark, roba così».<br />
– Nient’altro?<br />
«Nient’altro, nient’altro: cosa volete che guardi un<br />
detenuto? Donne, trasmissioni dove ci siano donne:<br />
mettono malinconia e accendono bei ricordi».<br />
– A proposito di politica: che sa <strong>del</strong>la <strong>Sardegna</strong>?<br />
«So che nemmeno la miglior gelateria <strong>del</strong>la Costa<br />
Smeralda appartiene ai sardi. Perfino i gelati. E questo<br />
mi dà fastidio, mi fa dire che noi sardi dobbiamo riprendercela<br />
la <strong>Sardegna</strong>, nella legalità».<br />
– La fede attenua la solitudine?<br />
«Se ce l’hai. Io rispetto, anzi invidio quelli che credono<br />
perché si sentono più consolati. Ogni tanto mi ven-<br />
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