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Pisano, Lo strano caso del signor Mesina - Sardegna Cultura

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ammetterebbe nemmeno in compagnia di uno specchio<br />

e nessun altro. Eppure la <strong>signor</strong>a sardo-emiliana che lo<br />

va a trovare con regolarità, svela che «per un certo periodo<br />

abbiamo addirittura temuto un gesto definitivo».<br />

Alla depressione accenna pure la direttrice <strong>del</strong> carcere<br />

per smentire poi, con energia e vigore, appena la faccenda<br />

arriva ai giornali. Durante una chiacchierata telefonica<br />

con un giornalista che aveva chiesto un incontro<br />

col detenuto <strong>Mesina</strong>, s’era detta assai preoccupata.<br />

I segnali, d’altra parte, sono eloquenti: nessun contatto<br />

coi vicini di cella, rifiuto di partecipare ad attività<br />

collettive, disinteresse verso i problemi comuni, allergia<br />

ai programmi di socializzazione. Non gioca neppure a<br />

calcio: durante le ore d’aria concesse per lo svolgimento<br />

di partitelle inserite in un campionato interno, preferisce<br />

passeggiare – solo e pensoso – ai bordi <strong>del</strong> campo.<br />

Teme che anche una partita di pallone possa trasformarsi<br />

in trappola, possa accendere inimicizie pericolose.<br />

«<strong>Lo</strong> sport, se non è sport veramente, può suscitare<br />

scontri, antipatie, vendette. Meglio evitare».<br />

Contrariamente al passato, nessuna voglia di vedere<br />

gente dei giornali. La sindrome da celebrità, la voglia di<br />

apparire e mostrare il cammino percorso in un’esistenza<br />

di travolgente solitudine, è totalmente scomparsa. Di<br />

più: al fratello Salvatore, che una volta al mese va a trovarlo,<br />

confida che i riflettori dei media gli hanno soltanto<br />

nuociuto. Meglio quindi, per il momento, tenerli lontani<br />

e allungare il silenzio-stampa iniziato all’indomani<br />

<strong>del</strong>l’arresto nel ’93. Pazienza se si continua ininterrottamente<br />

a scrivere di lui. Come fa, per esempio, Cristina<br />

Giudici che ne traccia sul “Il Foglio” un ritratto di elegante<br />

profondità: «In apparenza un detenuto come tan-<br />

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ti. Invece questo <strong>signor</strong>e anziano, piegato dalle continue<br />

sconfitte, dalla depressione e dal desiderio ossessivo<br />

di poter vivere ancora molti anni, ma da uomo libero,<br />

è l’ultima immagine di un mito non ancora corroso dagli<br />

anni. Perché Graziano <strong>Mesina</strong>, ex re <strong>del</strong> Supramonte,<br />

bandito e balente <strong>del</strong>la Barbagia, è un mito. Con tutti<br />

i rischi <strong>del</strong>la retorica. Fuorilegge e gentiluomo. Taciturno,<br />

solitario, orgoglioso, fiero, perdente e dannatamente<br />

famoso. Pastore per nascita, divo per vocazione».<br />

O per necessità, per rabbia, o addirittura per un disperato<br />

bisogno di non annegare in una vita miserabile e<br />

senza storia.<br />

La questione <strong>del</strong>le crisi depressive deve essere tuttavia<br />

davvero allarmante se finisce in un rapporto inviato<br />

dalla direzione <strong>del</strong> carcere – in via riservata – al Dipartimento<br />

di amministrazione penitenziaria, l’ufficio romano<br />

dove si ammonticchiano le proposte d’intervista<br />

che <strong>Mesina</strong> non ha voluto degnare.<br />

<strong>Lo</strong> stizzoso furore che anima le smentite («A noi risulta<br />

in buona salute, non ha chiesto visite specialistiche»)<br />

rafforza il sospetto che sia tutto vero e che lo si voglia<br />

tenere nascosto. Testimoni e familiari riferiscono<br />

intanto di strani colloqui: «A tratti, sembra che nemmeno<br />

ti stia ascoltando: distante, dietro pensieri che lo fanno<br />

muto e <strong>strano</strong>».<br />

Chiacchierone, Graziano non lo è mai stato. Più<br />

semplicemente, ha fatto due più due: preso atto che intorno<br />

gli si è creato il vuoto, tenuto conto che la libertà<br />

pare definitivamente irraggiungibile, tanto vale lasciarsi<br />

andare, imprigionarsi dentro una prigione.<br />

Fin dal giorno <strong>del</strong>l’ultimo arresto, sceglie una linea<br />

di passività assoluta: non rivendica un solo giorno di<br />

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