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Pisano, Lo strano caso del signor Mesina - Sardegna Cultura

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E qui tocca il cuore <strong>del</strong> problema. Perché la vicenda-<br />

<strong>Mesina</strong> non diventa un <strong>caso</strong> politico?, come mai le segreterie<br />

di partito, di solito così prodighe di commenti<br />

fluviali su qualunque tema, tacciono chiudendosi in difesa?<br />

A sostenere il diritto alla verità per il sardo <strong>Mesina</strong><br />

è soltanto un onorevole leghista. Perché in <strong>Sardegna</strong><br />

non ci si domanda cos’è veramente accaduto, se esista<br />

uno spartiacque tra colpevolezza e rappresaglia?<br />

Per capire, bisogna conoscere a fondo i meccanismi<br />

che regolano la vita dei partiti, almeno di quelli storici,<br />

istituzionali. Al di là <strong>del</strong>le buone intenzioni, <strong>del</strong>l’eventuale<br />

indignazione dei singoli, sopravvale su tutto e tutti<br />

una “ragion di partito” che è uguale e parallela a quella<br />

di Stato. <strong>Mesina</strong>, che in quei giorni pareva a buona parte<br />

degli italiani vittima di una clamorosa ingiustizia, è<br />

carne che scotta.<br />

In pieno caos, quando le fiamme si alzano pericolosamente<br />

minacciando i vertici <strong>del</strong>lo Stato, in <strong>Sardegna</strong> i<br />

partiti <strong>del</strong>la sinistra si avvicinano, annusano e si allontanano.<br />

Quelli di centro e di destra non si pongono neppure<br />

il problema: il <strong>caso</strong> non esiste, faccende quasi private<br />

che investono magistratura e giornali.<br />

A pensarci bene, cavalcare una campagna per sostenere<br />

l’innocenza <strong>del</strong> popolarissimo Grazianeddu avrebbe<br />

potuto far comodo. Allora perché, fatta eccezione di<br />

un soldato di Bossi, nessuno lo fa? Perché <strong>Mesina</strong> rappresenta<br />

una scommessa ad altissimo rischio. Nel senso<br />

che tutto potrebbe risolversi in una sconfitta bruciante:<br />

un partito che difende un criminale? Inammissibile. La<br />

verità è che, sia pure inconsciamente (nel senso che nessuno<br />

avrebbe mai il coraggio di confessarlo neppure a<br />

se stesso), il sistema dei partiti respinge di fatto il princi-<br />

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pio che l’espiazione <strong>del</strong>la pena renda davvero liberi,<br />

davvero uguali. Dopo centocinquant’anni di carcere,<br />

Graziano <strong>Mesina</strong> resta Graziano <strong>Mesina</strong>, non è affatto<br />

vero che abbia gli stessi diritti di un qualunque cittadino.<br />

O, più esattamente, ha gli stessi diritti soltanto in<br />

teoria. In pratica, nella pratica <strong>del</strong>la durissima battaglia<br />

politica quotidiana, è soltanto uno straccio, basta un alito<br />

di tramontana per farlo volare.<br />

I principi <strong>del</strong>l’ordinamento giuridico valgono finché<br />

restano nell’ambito dei dibattiti, <strong>del</strong>le tavole rotonde,<br />

<strong>del</strong>le aule di Tribunale. Valgono nei dispositivi<br />

<strong>del</strong>le sentenze, nelle solenni cerimonie d’inaugurazione<br />

<strong>del</strong>l’anno giudiziario. Poi bisogna fare i conti con la<br />

realtà. Manca la sensibilità e il coraggio culturale per<br />

fare il salto, accettare che un diverso possa essere uguale<br />

a noi.<br />

Un detenuto che sconta una pena, e soprattutto una<br />

pena come quella scontata da <strong>Mesina</strong>, non è molto differente<br />

da un handicappato. Ha davanti insormontabili<br />

barriere architettoniche: che non dovrebbero esistere,<br />

che non dovrebbero esserci in nome <strong>del</strong>la civiltà <strong>del</strong> diritto,<br />

ma che invece sono lì. A ricordargli, lugubre memento<br />

mori, che la galera può continuare anche fuori.<br />

Basta pensare ai casi di quegli ex reclusi che non riescono<br />

a trovare lavoro (ma il lavoro non lo trovano neppure<br />

quelli che hanno una fedina penale adamantina), che faticano<br />

a reinserirsi e allora bombardano i giornali di lettere<br />

piagnucolose e offese.<br />

Un accidente parallelo a quello di <strong>Mesina</strong> riguarda le<br />

disgrazie miliardarie di Marcello Scomazzon, ex cassiere<br />

capo <strong>del</strong>la Regione <strong>Sardegna</strong> colpevole di aver raschiato<br />

poco più di novemila milioni dalle pubbliche<br />

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