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Pisano, Lo strano caso del signor Mesina - Sardegna Cultura

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alle televisioni di Silvio Berlusconi. «È qualcosa a cui ho<br />

pensato dopo, soltanto dopo», si giustifica. Anche se diventa<br />

francamente molto difficile, è giusto credergli:<br />

non esiste prova contraria, non c’è la certezza che abbia<br />

venduto l’esclusiva sulla liberazione di Farouk in uno<br />

“scellerato” patto commerciale.<br />

Bisogna stare ai fatti. E i fatti dicono che la notte <strong>del</strong><br />

10 luglio, a ore 23,05, Graziano <strong>Mesina</strong> ha passato la<br />

palla alla tivù. È un po’ come se avesse scelto di apparire<br />

a reti unificate, come se avesse dimostrato che aveva<br />

la possibilità di prendersi la televisione pubblica. Proprio<br />

come un presidente, come un potente <strong>del</strong>la terra.<br />

Molti però questo lo hanno capito soltanto troppi giorni<br />

dopo.<br />

140<br />

XII<br />

Armi ad Asti<br />

Graziano <strong>Mesina</strong> viene arrestato la mattina <strong>del</strong> 29 luglio<br />

’93 ad Asti. Armi. «Mi hanno incastrato, dovevano<br />

farmi pagare la liberazione di Farouk Kassam», dice. Il<br />

pubblico ministero replica stizzito mentre chiede una<br />

condanna esemplare: «Per un bandito <strong>del</strong> suo calibro<br />

una pena bassa sarebbe quasi un affronto». Ma quello<br />

che gli preme sottolineare è ben altro, smontare la tesi<br />

<strong>del</strong>l’imputato, zittire le voci che parlano di trappola.<br />

«Non c’è stato complotto da parte di nessuno, tanto<br />

meno dei servizi segreti. <strong>Mesina</strong> è un <strong>del</strong>inquente abituale,<br />

seguendo la sua vocazione si è tradito».<br />

Il 10 ottobre <strong>del</strong> ’94 arriva la sentenza pesantissima:<br />

otto anni e mezzo di reclusione per “introduzione e detenzione<br />

illegale di armi da guerra”. I suoi complici, due<br />

genovesi molto speciali, se la cavano con pene al di sotto<br />

dei due anni, dunque al riparo dalla condizionale. L’avvocato<br />

Pier Navino Passeri, nominato difensore d’ufficio,<br />

accusa: «Intorno al mio cliente si respira un’aria carica<br />

di veleni, da quando sbugiardò le autorità <strong>del</strong>lo Stato<br />

e liberò il piccolo Farouk». Riappare, insomma, un<br />

vecchio scheletro che tormenterà l’intero processo con<br />

la sua presenza ingombrante e carica di misteri. <strong>Mesina</strong>,<br />

che ha abbandonato l’aula dopo alcune udienze, sem-<br />

141

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