Pisano, Lo strano caso del signor Mesina - Sardegna Cultura
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come mai non si è riusciti a catturare nessuno? Non sono<br />
interrogativi provocatori, non è in discussione l’onestà<br />
intellettuale <strong>del</strong> procuratore <strong>del</strong>la Repubblica e tantomeno<br />
il rigore professionale di Mauro Mura, il sostituto<br />
antimafia che ha seguito dall’inizio alla fine la storia<br />
di questo rapimento. Le domande nascono spontanee<br />
ascoltando la stessa ricostruzione ufficiale e ripropongono,<br />
insieme ad alcune perplessità, il dubbio che attorno<br />
a Farouk abbia circolato troppa gente, troppa<br />
strana gente.<br />
Fateh Kassam racconta nel suo libro di aver appreso<br />
<strong>del</strong>la liberazione <strong>del</strong> figlio dal capo <strong>del</strong>la Mobile di Sassari,<br />
Antonello Pagliei, alle 0,45. Era a bordo <strong>del</strong>la sua<br />
Alfa a circa 150 chilometri da Porto Cervo quando<br />
squilla il solito telefonino. «Farouk è con me sta bene. È<br />
affamato, sembra che non mangi da giorni. Ora sta divorando<br />
un panino, una mela e una cocacola». Anche<br />
secondo il padre <strong>del</strong> bimbo, l’ostaggio è dunque libero<br />
soltanto quando manca un quarto all’una <strong>del</strong>l’11 luglio.<br />
Così gli comunicano, così riferisce.<br />
È possibile che fosse al corrente d’una trattativa<br />
parallela e, quindi, <strong>del</strong>la possibilità di un rilascio in luoghi<br />
e orari diversi da quelli ufficiali? È un altro mistero.<br />
Davanti all’ipotesi che Fateh possa aver giocato su due<br />
tavoli, il procuratore Melis dichiara che non ci crede.<br />
Ma non se la sente neppure di escluderlo.<br />
Impossibile inoltre ignorare gli aspetti, tutt’altro che<br />
secondari, che il <strong>caso</strong> Farouk fa scoppiare nella trincea<br />
istituzionale. Nella notte <strong>del</strong>le menzogne, <strong>del</strong>le conferme<br />
e <strong>del</strong>le smentite a distanza di un minuto una dall’altra,<br />
pochi hanno capito quale sia la rotta giusta. Certo è<br />
che Graziano <strong>Mesina</strong> approfitta <strong>del</strong>la confusione per<br />
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affondare i suoi colpi, per sbeffeggiare uomini e cose.<br />
«Il bambino l’ho salvato io», ripete con un sorriso fino<br />
alle orecchie.<br />
Casomai ce ne fosse bisogno, questa incredibile girandola<br />
all’italiana trascina in pista e fa ballare nuove,<br />
inquietanti comparse: si sente parlare di loro quando si<br />
affacciano i dubbi sul riscatto. Ma questo è un altro capitolo,<br />
un’altra sequenza. Serve a gettare fumo sul fumo,<br />
a intorbidire ancor più le acque. Gli elementi certi,<br />
sicuri, sono talmente pochi da lasciare il varco aperto a<br />
qualunque soluzione. Che arriverà, se arriverà, in un<br />
giorno impreciso di un anno da decidere.<br />
Comunque vadano a finire le cose, resta un’amarezza<br />
di fondo. Graziano <strong>Mesina</strong> deve essere considerato<br />
credibile fino a prova contraria. Dopo “anni ventinove<br />
e giorni sette” di reclusione ha il diritto di essere considerato<br />
un cittadino uguale agli altri. Se ha mentito, deve<br />
essere condannato, rispedito in quelle galere dove ha<br />
trascorso gran parte <strong>del</strong>la sua vita. La replica alle sue affermazioni<br />
non può essere quella squallida tiritera che,<br />
anziché rispondere fatto su fatto, colpo su colpo, rivanga<br />
un passato penitenziario che in questo contesto non<br />
ha alcun senso. Pretendere una sorta di certificato di<br />
inattendibilità soltanto perché <strong>Mesina</strong> è stato un detenuto<br />
(e, tra l’altro, un detenuto mo<strong>del</strong>lo) diventa estremamente<br />
scorretto, non serve a raggiungere la verità, a<br />
esorcizzare gli spettri che affollano questo <strong>caso</strong>.<br />
A nessuno può essere chiesto un certificato di credibilità.<br />
Neanche a chi, come Fateh Kassam, “rapisce”<br />
suo figlio subito dopo il rilascio per sottrarlo, dice, all’assalto<br />
macinatutto dei giornalisti. Salvo poi, pochissimi<br />
giorni dopo, concederlo in esclusiva ai settimanali e<br />
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