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Pisano, Lo strano caso del signor Mesina - Sardegna Cultura

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e i banditi senza perdite e, soprattutto, fare in modo<br />

che il bambino ne uscisse vivo.<br />

Che fare, allora? Attraverso una persona di fiducia,<br />

<strong>Mesina</strong> dà appuntamento ai fuorilegge. Si tratta <strong>del</strong>l’ultimo<br />

incontro perché, a suo dire, il riscatto è già stato<br />

pagato. Concorda la liberazione <strong>del</strong> piccolo e, quel che<br />

più conta, il nome <strong>del</strong>la persona alla quale deve essere<br />

consegnato. Dettaglio finale è la definizione di un piano<br />

per depistare le forze <strong>del</strong>l’ordine attirandone l’attenzione<br />

su un versante opposto a quello <strong>del</strong> rilascio. Chi, se<br />

non <strong>Mesina</strong> personalmente, può fare da esca? Il suo racconto<br />

va avanti senza pause: «Erano convinti che, pedinando<br />

me, sarebbero arrivati al bambino». Per questo<br />

Graziano esce tardi quella sera e si avvia a passo sicuro<br />

verso la campagna attraversando, dice lui, uno schieramento<br />

militare impressionante. «C’era un uomo dietro<br />

ogni cespuglio, bisognava fare attenzione a non sfiorarli».<br />

Marcato a distanza di centimetri, s’intrufola nella<br />

boscaglia lasciando credere che di li a poco apparirà<br />

qualcuno <strong>del</strong>la banda. A qualche chilometro di distanza,<br />

intanto, Farouk viene liberato. <strong>Mesina</strong>, che ha programmato<br />

i tempi con precisione, a quel punto rientra a<br />

casa e chiama, come promesso, Pino Scaccia. «Il bambino<br />

è libero, puoi darne notizia in tivù». Per rafforzare la<br />

versione, rivela anche di aver telefonato subito dopo a<br />

Marion Kassam: «Signora, Farouk sta tornando a casa,<br />

è contenta?»<br />

Il confine tra verità e bugie si fa sottile. E partendo<br />

proprio da quest’ultima telefonata, si tenta di demolire<br />

la versione <strong>Mesina</strong>. «Quella chiamata effettivamente c’è<br />

stata, ma soltanto la mattina dopo, quando il bambino<br />

dormiva già da molte ore nel suo letto».<br />

134<br />

Ma “mattina dopo” cosa significa? A che ora squilla<br />

il telefono nella villa di Pantogia? Mentre i giornali sollevano<br />

un polverone senza precedenti, mentre Montanelli<br />

dice ai suoi lettori “ne sono sicuro, l’ha liberato<br />

<strong>Mesina</strong>”, parte la controffensiva <strong>del</strong>la magistratura. Il<br />

primo rimprovero riguarda “la stampa che non crede<br />

alle istituzioni”.<br />

Al di là <strong>del</strong> fatto che gli anni bui <strong>del</strong>le veline sono fortunatamente<br />

alle nostre spalle, non si tratta di mancare<br />

di rispetto alle istituzioni, al lavoro di magistratura, polizia<br />

e carabinieri. Si tratta più semplicemente, di rivendicare<br />

il diritto alla verità, insomma a penetrare in quei<br />

risvolti che “non saprete mai”, per dirla con le parole di<br />

Fateh Kassam.<br />

Il procuratore <strong>del</strong>la Repubblica, Franco Melis, riconosce<br />

a <strong>Mesina</strong> qualche merito. «Non credo che avrebbe<br />

tagliato l’orecchio a Farouk. È lontano anni luce dalla<br />

nuova criminalità». Cioè da una ferocia condannata<br />

senza appello dal galateo <strong>del</strong> banditismo. Aggiunge di<br />

non aver avuto alcun incontro con l’ex ergastolano che,<br />

nelle interviste, adopera frasi ambigue, strani ammiccamenti.<br />

«Ribadisco con la massima determinazione che il<br />

<strong>Mesina</strong> non ha avuto contatti di alcun genere con questa<br />

procura e con le forze <strong>del</strong>l’ordine. Non posso escludere<br />

che egli possa essersi attivato per ottenere informazioni<br />

o altro. Se lo ha fatto, è stato sollecitato da terzi».<br />

In un italiano meno ufficiale e più terra terra, il procuratore<br />

ha detto che le forze <strong>del</strong>l’ordine si sono guardate<br />

bene dall’avere qualunque tipo di collaborazione con<br />

<strong>Mesina</strong>. Che, se qualche informazione ha raccolto, è<br />

perché gliel’ha chiesta il padre <strong>del</strong> bambino e non certo<br />

la magistratura. La polemica è dura, talmente dura che<br />

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