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Pisano, Lo strano caso del signor Mesina - Sardegna Cultura

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in discussione anche un principio giuridico contraddittorio:<br />

un ergastolano non può, di fatto, ottenere i benefici<br />

<strong>del</strong>la legge che prevede scarcerazioni per buona<br />

condotta. Per certi versi, a complicare le cose arriva anche<br />

una puntualizzazione <strong>del</strong>la magistratura di Parma<br />

che fa sapere: primo, <strong>Mesina</strong> non è indagato; secondo, il<br />

suo ruolo, di testimone, può considerarsi esaurito. In altre<br />

parole, nulla da contestare.<br />

Il mistero è tutto legato alle foto. Il presidente <strong>del</strong><br />

Tribunale, Pietro Fornace, decide di prendere tempo e<br />

solleva un’eccezione di costituzionalità. La proposta,<br />

cara al procuratore generale, di revocare la libertà condizionale<br />

non gli piace. «Decideremo indipendentemente<br />

dal risultato <strong>del</strong>l’inchiesta di Parma. Comunque<br />

vadano le cose, disporremo prescrizioni più severe;<br />

provvedimenti che si adattino alla personalità di <strong>Mesina</strong>,<br />

un uomo che ritiene di essere ancora vitale, che non<br />

vuole fare il pensionato». Il colpo di scena finale salva<br />

tutto e tutti quando le cose sembrano mettersi male.<br />

<strong>Mesina</strong> però tiene la bocca cucita, su quelle foto non dice<br />

una parola. Fino a quando non si presenta spontaneamente<br />

a deporre un suo vecchio compagno di carcere.<br />

E confessa d’essere stato lui a consegnare quelle foto<br />

a Graziano. Ritraggono un funzionario pubblico all’uscita<br />

di un night insieme a qualcuno. <strong>Mesina</strong> ha soltanto<br />

il compito di consegnarle, fare il postino per quello che<br />

assomiglia a un avvertimento, una minaccia, un ricatto.<br />

Ricatto che lo vede, come viene accertato, spettatore,<br />

assolutamente fuori gioco.<br />

Anziché tenere tutti col fiato sospeso, non poteva dire<br />

la verità subito? Risponde mostrando il lato imperscrutabile<br />

<strong>del</strong> suo carattere: «Non ho mai fatto la spia,<br />

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non inizierò adesso». Se l’ex compagno di cella non si<br />

fosse fatto vivo, avrebbe pagato in silenzio. «Quando<br />

un amico ti chiede un favore, non devi stare a chiedere,<br />

a domandare. Un favore lo fai o non lo fai. A me è stato<br />

chiesto di consegnare quelle foto, niente di più».<br />

È un suo principio da sempre. Non ha voluto venir<br />

meno all’impegno neppure considerando molto probabile<br />

l’ipotesi di un rientro in carcere. La piccola disavventura<br />

di Parma – che si concluderà alla fine con un irrigidimento<br />

<strong>del</strong>le già severe misure restrittive per quanto<br />

riguarda movimento e orari – conferma una verità<br />

che <strong>Mesina</strong> ha ripetuto ossessivamente: «Non sono<br />

cambiato». Un messaggio che, più che a se stesso (visto<br />

che si conosce bene), sembra indirizzato ad altri. Rispetto<br />

al tumultuoso passato di evasioni, sequestri e<br />

conflitti a fuoco, non è cambiato neppure l’elemento<br />

<strong>del</strong>la spettacolarità. Graziano vuole una platea, ha bisogno<br />

di ostentare impunibilità e sicurezza come un<br />

balente di paese alle prese con un furto di bestiame.<br />

C’è soprattutto vanità (e una buona dose di presunzione)<br />

quando decide durante il sequestro Kassam di<br />

utilizzare tre anelli molto, molto particolari in vista degli<br />

incontri coi fuorilegge. Li acquista ad Asti in una<br />

gioielleria dove, secondo la magistratura cagliaritana,<br />

ha investito una parte dei suoi risparmi, i proventi di interviste<br />

e ricordi a puntate. Oro giallo, molto vistoso, il<br />

primo anello è un ramarro con gli occhi di rubino; il secondo<br />

un serpente, il terzo una pantera. <strong>Mesina</strong> se ne<br />

serve per marchiare i fuorilegge incontrati negli abboccamenti.<br />

Poiché deve discutere con banditi incappucciati<br />

e comunque irriconoscibili, vuole la certezza di<br />

parlare sempre alla stessa persona. Così al primo ap-<br />

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