Pisano, Lo strano caso del signor Mesina - Sardegna Cultura
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occasioni. Forse conservare una buona immagine di se<br />
stesso e più difficile da queste parti che dietro le sbarre.<br />
Dunque bisogna pensarci, soprattutto in questi giorni<br />
di febbrile disorientamento, di festa allucinata ed esaltante<br />
per il ritorno <strong>del</strong> bandito.<br />
Di fronte alla domanda se gli piacerebbe ricominciare<br />
con un altro nome brucia qualunque sospetto: «Sono<br />
Graziano <strong>Mesina</strong>, resto Graziano <strong>Mesina</strong>. Non rinnego<br />
il mio passato».<br />
Le parole, in ogni <strong>caso</strong>, restano parole. Sa bene che a<br />
partire da quell’istante c’è chi l’ha messo in quarantena<br />
e lo sta studiando, un po’ come si fa con gli astronauti al<br />
rientro da missioni spaziali. La Barbagia, una certa Barbagia,<br />
vuol sapere cosa resta <strong>del</strong>le ceneri di <strong>Mesina</strong>, cosa<br />
è venuto fuori da quel ragazzo costretto alla prima evasione<br />
che non aveva neppure vent’anni.<br />
C’è qualcosa, nell’aria, che coglie subito: il supermercato<br />
Italia ha bisogno di personaggi e, quel che conta,<br />
non dà nulla gratis. Ha un’anima commerciale: compra<br />
e vende. Allora bisogna darsi una regolata: passaggi<br />
televisivi col contagocce e, naturalmente, a caro prezzo.<br />
Graziano scopre il fascino <strong>del</strong>la ribalta e gongola. Fa sapere<br />
che in carcere gli è capitato di ricevere anche cento<br />
lettere in un solo giorno. A scrivergli sono in netta maggioranza<br />
donne, parecchie innamorate di lui. Quale altro<br />
detenuto può vantare un simile primato? Nei limiti<br />
<strong>del</strong> possibile, e tenuto conto che si aggrappa disperatamente<br />
all’intuito, essendo semianalfabeta, tenta di evitare<br />
scivoloni. Ma qualcuno, inevitabilmente, gli scappa.<br />
Quando gli chiedono di raccontare l’irruzione <strong>del</strong>la<br />
polizia a Vigevano, dov’era in compagnia di Valeria Fusè,<br />
gli piace fare il James Bond di provincia.<br />
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– È vero, <strong>signor</strong> <strong>Mesina</strong>, che quando i carabinieri<br />
hanno sfondato la porta, lei era in camicia e calzoni?<br />
«No, senza».<br />
Strana caduta di stile, questa, perché il personaggio<br />
– timido e riservato nonostante una forte carica di narcisismo<br />
– non ama entrare nei dettagli <strong>del</strong>le sue avventure,<br />
non adopera neppure un linguaggio volgare. Certo<br />
che apparire gli piace, tanto più che non gli chiedono<br />
di farlo per la gloria. E lui, che deve costruirsi un piccolo<br />
capitale, vende ricordi e memorie solo per amatori.<br />
Non fa sconti, insomma.<br />
Se deve fare una gentilezza, allora rinuncia volentieri<br />
a qualunque compenso. Qualche volta l’ha fatto. Quando<br />
Maurizio Costanzo l’ha invitato a registrare una<br />
puntata <strong>del</strong>la trasmissione che teneva settimanalmente<br />
in una tivù di Cagliari, Videolina, accetta con entusiasmo.<br />
Sempre che il Tribunale di sorveglianza autorizzi<br />
la trasferta.<br />
Nulla osta. Ed ecco <strong>Mesina</strong> sbarcare all’aeroporto<br />
di Elmas. In tasca ha un permesso di tre giorni. Mentre<br />
si avvicina a un’auto che dovrà accompagnarlo in albergo,<br />
la fabbrica <strong>del</strong> mito gli tributa onori. Molte persone<br />
lo salutano con simpatia, altre lo bloccano e gli stringono<br />
la mano. Un divo, l’equivalente di un calciatore al ritorno<br />
da una grande partita. «Ciao Graziano». Poco<br />
più tardi succede anche durante la visita a un giornale<br />
(«L’Unione Sarda»), accoglienza davvero calda. Durante<br />
una chiacchierata coi tipografi scopre tra l’altro il<br />
proprietario di un mulo che aveva rubato durante la fuga<br />
con lo spagnolo Atienza. «Ci è stato utile, quel mulo.<br />
Poi ve l’ho rimandato a casa. Non era un furto, soltanto<br />
un prestito». Risate, ancora strette di mano, molti auto-<br />
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