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Pisano, Lo strano caso del signor Mesina - Sardegna Cultura

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Graziano lo guarda con grande rispetto, gli deve obbedienza.<br />

Soprattutto adesso che avverte una strana febbre:<br />

gli frullano in testa mille idee e mille progetti. Mille<br />

paure, forse, ma di quelle non parla. Nell’appartamentino<br />

di Ballore, palazzina popolare di mattoni rossi immersa<br />

in un centro operaio, cintura industriale senza<br />

storia e senza presente, si sente al sicuro. Gli stanno<br />

dando la caccia un centinaio di giornalisti: <strong>Mesina</strong> libero,<br />

Grazianeddu (come piace chiamarlo ai milanesi)<br />

esce dal carcere. Oggi, 19 ottobre 1991, è tutta per lui la<br />

seconda notizia dei Tg nazionali, il titolone di prima<br />

pagina di numerosi quotidiani. Uno condisce l’avvenimento<br />

in salsa western: il ritorno di Graziano.<br />

La cena è pronta: salsiccia, pane carasau, pecorino e<br />

un vino che lascia l’impronta color inchiostro sul bicchiere.<br />

«Quanto avrà? Quattordici, quindici gradi non<br />

di più». Si fa sentire, aiuta ad accendere la notte di euforia.<br />

Intanto Graziano, rigorosamente astemio, parla.<br />

Corre sul suo passato, salta da un episodio all’altro, risponde<br />

al telefono che squilla in continuazione: «Desolato,<br />

non è qui. Terrà una conferenza stampa nei prossimi<br />

giorni». Gli piace questo giochino di smarcamento<br />

dei giornalisti, lo rende felice. E tanto per stupire i tre<br />

amici a tavola, tira fuori referenze di tutto rispetto:<br />

«Devo ringraziare Maurizio Costanzo, mi ha mandato<br />

un bellissimo telegramma. Devo ringraziare anche Gigi<br />

Riva, mi ha regalato magliette e scarpe per la mia squadra<br />

di calcio, a Porto Azzurro». Campionato dietro le<br />

sbarre, entusiasmante. «Fino a quando non mi hanno<br />

portato via due titolari»: trasferiti, esigenze di giustizia.<br />

Ogni tanto dà un’occhiata all’orologio, un pataccone<br />

d’oro massiccio. Un regalo, si capisce da come lo gin-<br />

8<br />

gilla. Per festeggiare, Ballore stappa una bottiglia d’acquavite<br />

scura, fatta macerare con bucce d’arancia. Gradi<br />

tanti, tra quaranta e cinquanta. Buona, assicura una<br />

giovane milanese che ha avuto il privilegio di essere invitata<br />

a questa tavolata di famiglia, destinata a pochi intimi,<br />

santi bevitori.<br />

Come succede? Chissà. Mezzanotte, cielo umido e<br />

senza stelle, Crescentino è a letto, domani la sirena <strong>del</strong>la<br />

fabbrica fischierà presto, lacererà la quiete di un’alba<br />

identica a quella di ieri, alba fatta in serie. Qualcuno nomina<br />

Orgosolo e <strong>Mesina</strong> fugge d’improvviso a perdifiato<br />

sul filo sospeso <strong>del</strong>la memoria.<br />

Pare solo con se stesso, quasi fosse tornato in cella,<br />

guarda oltre la finestra. E riesce a rivedere la vecchia<br />

abitazione di famiglia, pietra su pietra nella parte alta<br />

<strong>del</strong> paese. Chiusa, da tempo. Ogni tanto è meta di bus<br />

carichi di turisti che vogliono osservare la casa <strong>del</strong> bandito.<br />

Talvolta, se si è fortunati, si può incontrare la mamma<br />

<strong>del</strong>l’ex ergastolano. Certo, non è moltissimo ma almeno<br />

il tour <strong>del</strong> brivido non va buco. Di solito il programma,<br />

oltre la sosta-meditazione davanti al vicolo dove<br />

<strong>Mesina</strong> ha trascorso l’infanzia, prevede una puntata<br />

sul Supramonte, pranzo all’aperto con l’arrosto cucinato<br />

dai pastori, i grandi spiedi di legno e un’atmosfera vaga<br />

da Far West d’Italia.<br />

Zia Caterina neppure si accorge di chi la scruta con<br />

curiosità. Alle soglie <strong>del</strong> secolo di vita, fatica a reggersi<br />

in piedi, non può fare a meno di un’assistenza continua.<br />

Starle dietro, adesso che con la testa non c’è più, è molto<br />

faticoso. Settimana dopo settimana si sposta in continuazione:<br />

un po’ con Peppedda, un po’ con Antonia, un<br />

po’ con Peppe. Dei suoi undici figli sono quelli rimasti a<br />

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