09.06.2013 Views

Eco n. 75 - Maggio 10:Layout 1 - Eco della Brigna

Eco n. 75 - Maggio 10:Layout 1 - Eco della Brigna

Eco n. 75 - Maggio 10:Layout 1 - Eco della Brigna

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

fosse in suo possesso, gli stavamo sfilando<br />

pure i pantaloni fra le risate di<br />

tutti, un grido sovrastò la baldoria:<br />

“Padre Nilo! Padre Nilo! Padre Nilo!”.<br />

Tutti seduti. Ma il nostro compagno<br />

rimase sulla cattedra, seminudo e con<br />

aria ancora ridanciana. Il suo sorriso,<br />

che sicuramente ormai voleva solo<br />

mascherare il grande imbarazzo, fu cancellato<br />

di botto da un sonoro ceffone.<br />

Nel pomeriggio tutti i pezzi <strong>della</strong><br />

vicenda erano stati riordinati; i colpevoli,<br />

noi quattro, puniti e la vittima<br />

riabilitata. Del sette di spade non si<br />

ebbe più notizia.<br />

La mattinata passò fra chiacchiere,<br />

commenti e racconti, poi alla fine<br />

delle lezioni ci mescolammo con i<br />

nostri compagni che uscivano da<br />

scuola e tornammo a casa.<br />

Ma io avevo un chiodo fisso: dovevo<br />

entrare la mattina dopo per il compito<br />

di latino e mi sfirniciavo per trovare<br />

una soluzione. Finalmente arrivai ad<br />

una decisione. Mi addormentai molto<br />

tardi, ma dormii serenamente come il<br />

principe di Condé prima <strong>della</strong> battaglia<br />

di Rocroi.<br />

Il buio aveva ceduto da poco alla luce del<br />

giorno quando varcai la porta <strong>della</strong> chiesa<br />

di Santa Maria, quella tra le due palme<br />

che si apriva prestissimo perché così la<br />

gente del quartiere poteva partecipare<br />

alla messa che tutte le mattine veniva<br />

celebrata per i ragazzi del monastero.<br />

La chiesa era ancora deserta. Posai la<br />

sacca con i libri sulla panca e mi misi<br />

a sedere. Che meraviglia le icone dell’iconostasi.<br />

Nel silenzio più assoluto<br />

le contemplavo alla luce fioca di una<br />

lampada votiva e traevo una immensa<br />

serenità dalla pacatezza degli sguardi<br />

dei Santi; qualcuno lo riconoscevo<br />

perché, studiando in quel luogo, avevamo<br />

modo di interessarci alla iconografia<br />

classica bizantina: San Pietro<br />

con barba e capelli bianchi e arruffati,<br />

San Paolo, il colto, con la fronte ampia<br />

e priva di capelli, poi il medaglione<br />

con il Cristo benedicente a due mani;<br />

di là dalla tenda dell’iconostasi intravedevo<br />

il San Basilio di Olivio Sozzi.<br />

Quale splendore e armonia di colori!<br />

Stavo ammirando la bellezza <strong>della</strong><br />

Madonna seduta col Bambinello in<br />

braccio e il manto celeste arricchito da<br />

un bordo con la greca dorata, quando<br />

d’un tratto sentii lo stridio <strong>della</strong> porti-<br />

cina <strong>della</strong> sacrestia che ancora oggi dà<br />

sull’atrio. Si accese una luce e i parrineddi,<br />

miei compagni di scuola, fluirono<br />

in silenzio sui banchi, uno alla<br />

volta baciando l’immagine di Gesù<br />

posta su una sorta di leggio a destra<br />

dell’altare e al di qua dell’iconostasi.<br />

Per ultimo entrò Padre Nilo, che si<br />

fermò di lato sopra il gradino per guidare<br />

i ragazzi nelle preghiere… e<br />

anche per controllare che stessero<br />

attenti e ordinati. Mi vide e mi fissò,<br />

io ne ressi un po’ lo sguardo, poi mi<br />

raccolsi in preghiera. Cominciò la<br />

Messa celebrata da Padre Paolo. Poi<br />

arrivò pure il Superiore Padre<br />

Dionisio, che prese posto nel confessionale.<br />

Per ultimo, dopo qualche vecchietta,<br />

mi inginocchiai ai piedi di<br />

Padre Dionisio per chiedere perdono<br />

delle mie malefatte. Dopo mi sentii<br />

sollevato e mi misi in fila per la<br />

Comunione. Finita la Messa raggiunsi<br />

i miei compagni che già cominciavano<br />

ad arrivare da casa e non appena fui<br />

con i miei compagni di sventura, misi<br />

le mani avanti pregandoli di non considerarmi<br />

un traditore se fossi riuscito<br />

nel tentativo di entrare a scuola. Io<br />

dovevo fare quella versione, quel giorno.<br />

Non mi risparmiai qualche sfottò.<br />

Ma per me la penitenza peggiore era<br />

stata rappresentata dal sentire il giorno<br />

prima la voce di mio padre che assicutava<br />

pecore e scafazzava neve, intanto che<br />

io mi ero fatto buttare fuori dalla scuola<br />

dove lui mi mandava con grandissimi<br />

sacrifici. La scuola costava alle famiglie<br />

degli esterni la somma di cinquemila lire<br />

al mese, che all’inizio degli anni<br />

Sessanta era una cifra di tutto rispetto.<br />

Al suono <strong>della</strong> campanella si ripetè il<br />

rituale del giorno prima. Padre Nilo ci<br />

additò uno per uno invitandoci con un<br />

gesto ad uscire. I miei tre compagni si<br />

avviarono verso il portoncino, io esitai<br />

un po’, poi mi girai e dissi: “Padre<br />

Nilo, prima di andare via ho bisogno<br />

di dirle una cosa”. “Parla” ed io: “Lei<br />

ha visto che stamani ho chiesto perdono<br />

a Dio e Lui mi ha perdonato. E lei?<br />

Lei non mi perdona?”. Nel silenzio<br />

totale, di colpo ancora più silenzioso,<br />

un sibilo si fece strada tra i suoi denti<br />

stretti e, frusciando tra i peli di quella<br />

barba nera da brigante calabrese,<br />

echeggiò nell’atrio: “Filibustiere!!”.<br />

Ma il mio pentimento era sincero; un<br />

Foto archivio Salvatore Bisulca<br />

buon voto mi serviva, ma ancor di più<br />

avevo bisogno di riscattarmi nei confronti<br />

del mio ignaro genitore.<br />

“Vai in classe” mi disse trattenendo un<br />

sorriso e stringendo un po’ gli occhi.<br />

Io respirai profondamente per trattenere<br />

il mio di sorriso e mi avviai a<br />

prendere quel sette che avrebbe un po’<br />

raddrizzato la mia situazione relativa<br />

al latino scritto.<br />

Il mattino dopo, con un giorno di anticipo,<br />

anche i miei tre compagni furono<br />

riammessi in classe.<br />

Era una scuola importante quella di<br />

Santa Maria al tempo dell’istituto<br />

Andrea Reres. Oggi la chiameremmo<br />

scuola di eccellenza. Si entrava a poco<br />

più di dieci anni, dopo la quinta elementare<br />

e dopo un ulteriore esame di<br />

ammissione e si cominciava subito<br />

anche con il latino; in tre anni si passava<br />

da rosa, rosae a quousque tandem<br />

abutere Catilina patientia nostra <strong>della</strong><br />

prima orazione di Cicerone contro<br />

Catilina. Non era poco per un paesino<br />

come il nostro e sicuramente è ispirandosi<br />

al Monastero Basiliano ed alla sua<br />

ricchezza culturale che qualcuno ha<br />

voluto definire Mezzojuso Atene delle<br />

comunità albanesi di Sicilia.<br />

L’espressione in passato suscitava<br />

qualche sarcasmo sicuramente non<br />

giustificato. Oggi… meglio tacere, ché<br />

Atene piange e Sparta se la ride!<br />

e17

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!