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Eco n. 75 - Maggio 10:Layout 1 - Eco della Brigna

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voce a rappresentazioni da leggende<br />

“micropolitane” diffuse un po’ ovunque<br />

in Sicilia (ma anche altrove). La<br />

battuta “Si prima ’un trasi San<br />

Giuseppi, ’un trasi mancu Diu!” a<br />

Mezzojuso, ad esempio, è riferita alla<br />

Vara del SS. Crocifisso.<br />

Molti nostri concittadini dopo la visione<br />

di Baarìa hanno evidenziato una serie di<br />

vicende che avrebbero potuto essere<br />

inserite in una eventuale “Menziusu”: le<br />

discriminazioni tra bambini per l’accesso<br />

alla refezione scolastica, gli invalidi<br />

prelevati per farli votare, la censura alle<br />

rappresentazioni pittoriche delle chiese<br />

(Celestino Mandalà docet), le fuitine in<br />

casa e così via.<br />

Come pure i piccoli/grandi eventi<br />

politici legati ad una persona e ricordati<br />

in seguito da una battuta che sarà<br />

“Acqua!” per il compagno del Pci<br />

“venuto da Palermo” o il dantesco<br />

“Amor mi mosse” con cui Ignazio<br />

Gattuso iniziava i comizi nella sua<br />

breve e sfortunata esperienza politica<br />

mezzojusara.<br />

“Pippinu, chi fa, sta partennu?”, quando<br />

invece Peppino era di ritorno. E che<br />

trova il Peppino di turno di ritorno a<br />

Mezzojuso? Le stesse persone che<br />

aveva lasciato davanti alla porta piccola<br />

<strong>della</strong> chiesa di San Nicola: Ancora<br />

ccà siti? ’Un v’aviti iutu a curcari?”.<br />

Se la silenziosa manifestazione per<br />

l’eccidio di Portella delle Ginestre in<br />

Baarìa verrà ricordata per i duecento<br />

bottoni neri comprati con i pochi soldi<br />

a disposizione, il bombardamento<br />

alleato di Palermo verrà tramandato<br />

da almeno due generazioni di bambini<br />

mezzojusari attraverso l’agghiacciante<br />

filastrocca “Apparecchiu americanu<br />

etta bummi e ssi nni va”.<br />

Gli esempi potrebbero continuare in<br />

un lungo ping-pong, che non rientra<br />

nella finalità di questo articolo. Mi<br />

preme sottolineare semplicemente la<br />

dignità documentaria data da<br />

Tornatore a tutta questa serie di aneddoti,<br />

battute, aforismi, che mettono in<br />

evidenza un aspetto spesso trascurato,<br />

Mezzojuso, foto di gruppo, anni’50 (foto archivio Peppe Lala)<br />

e cioè la “ricaduta” a livello di memoria<br />

collettiva degli avvenimenti grandi<br />

o piccoli che si succedono nel tempo in<br />

un piccolo centro. Memoria collettiva<br />

che seleziona, scarta, ingigantisce,<br />

banalizza, secondo modalità che gli<br />

studiosi di storia e di antropologia culturale<br />

dovrebbero meglio approfondire,<br />

per meglio comprendere come una<br />

piccola comunità coltiva la dimensione<br />

del tempo, <strong>della</strong> memoria, come si<br />

fa cioè “trafiggere” dalla grande/piccola<br />

storia (o come la “trafigge”).<br />

Tale “letteratura” costituisce evidentemente<br />

un’interpretazione o, meglio,<br />

Mezzojuso, salone Storta, 1961<br />

(foto archivio Nino Bua)<br />

possibili interpretazioni. Del resto ogni<br />

lettura di una realtà, storica o meno, è<br />

interpretazione. Chi indaga sul passato<br />

non può non tenerne conto, certamente<br />

con la consapevolezza e la competenza<br />

di chi sa di dover mettere le mani in un<br />

ambito molto accidentato.<br />

La filastrocca sui bombardamenti<br />

alleati mette in evidenza, ad esempio,<br />

un aspetto <strong>della</strong> moderna tecnica militare:<br />

la freddezza da “scienza esatta”<br />

(come avrebbe detto Quasimodo). È<br />

un documento da trattare con le pinze,<br />

ma prezioso quanto altri.<br />

Per restare nello stesso ambito storico,<br />

quanti aneddoti si raccontano a proposito<br />

delle novità portate dagli americani<br />

con il loro sbarco in Sicilia: dal<br />

cacao scambiato per colorante di intonaci<br />

al the ritenuto trinciato per sigarette.<br />

Aneddoti che fanno da pendant<br />

all’episodio di Baarìa in cui da un<br />

grande paracadute si ottengono decine<br />

di vestitini bianchi per bambini.<br />

Verrebbe da chiedersi: chi sono gli<br />

inventori e i diffusori da tali storie? È<br />

una domanda a cui è quasi sempre<br />

impossibile rispondere.<br />

Possiamo forse solamente ricordare<br />

gli ambiti “colpevoli” di tutto ciò: i<br />

circoli, i saloni, le botteghe artigiane,<br />

le piazze dei nostri piccoli centri. Un<br />

eventuale archivista <strong>della</strong> memoria<br />

non potrebbe non frequentarli. Si<br />

accorgerà, fra l’altro, che sono l’esatto<br />

contrario dei volgari e banali salotti<br />

televisivi.<br />

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