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Eco n. 75 - Maggio 10:Layout 1 - Eco della Brigna

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e<strong>10</strong><br />

Il 21 febbraio 20<strong>10</strong> la Conferenza<br />

Episcopale Italiana ha emanato il<br />

documento “Per un paese solidale.<br />

Chiesa italiana e mezzogiorno”.<br />

Consta di 20 paragrafi e contiene una<br />

analisi <strong>della</strong> situazione del mezzogiorno<br />

d’Italia dal punto di vista sociale,<br />

spirituale, culturale, ecclesiale, educativo,<br />

economico ed anche politico. È<br />

un documento importante che cerca di<br />

fare il punto su una realtà che costituisce<br />

il banco di prova <strong>della</strong> qualità<br />

dello sviluppo del paese Italia. Un<br />

paese che deve fare i conti con la criminalità<br />

organizzata, con la disoccupazione<br />

e le nuove povertà, con l’abbassamento<br />

del livello di democraticità,<br />

con la crescente paura del diverso,<br />

con gli scricchiolii <strong>della</strong> cultura <strong>della</strong><br />

condivisione e <strong>della</strong> solidarietà. In<br />

questo quadro così preoccupante si<br />

situa il documento dei vescovi che<br />

invitano a non scoraggiarsi ma piuttosto<br />

a coltivare la speranza, la fiducia<br />

nelle risorse umane, spirituali, creative<br />

ed educative del popolo del mezzogiorno.<br />

Particolare attenzione viene<br />

data a quella scuola di testimoni che<br />

hanno offerto la loro vita per il bene<br />

dei fratelli. È una testimonianza<br />

coraggiosa e profetica che ci deve<br />

spingere a trarre fuori l’animo e la<br />

forza di contrastare quanti si oppongo-<br />

Comunità ecclesiale<br />

e cittadinanza responsabile<br />

no alla realizzazione del Regno. Tra<br />

questi santi testimoni e profeti vengono<br />

ricordati Beppe Diana, sacerdote<br />

campano che lavorava in terra di<br />

camorra, il giudice Rosario Livatino e<br />

il parroco di Brancaccio ucciso dalla<br />

mafia nel 1993 Don Peppino Puglisi.<br />

Dal documento in oggetto, ci viene<br />

rivolto un pressante invito, quello di<br />

rispondere alla sfida culturale e<br />

soprattutto di impegnarsi nella questione<br />

educativa, vista come priorità<br />

ineludibile.<br />

In questo senso ci appare necessario<br />

per una comunità ecclesiale approfondire<br />

il tema <strong>della</strong> cittadinanza attiva e<br />

responsabile, a partire dalla testimonianza<br />

concreta delle nostre comunità<br />

e delle nostre parrocchie.<br />

Le nostre comunità possono diventare<br />

una sorta di laboratorio in cui esercitare<br />

un modo di pensare ed agire diversi<br />

rispetto ai modelli di modernizzazione<br />

imperanti. Ma qualsiasi percorso educativo<br />

sulla cittadinanza attiva e<br />

responsabile non può prescindere dal<br />

rispetto delle regole <strong>della</strong> convivenza,<br />

dal rispetto delle leggi e dello spirito<br />

che le anima, aldilà di una mera osservanza<br />

formale e tecnica. Lo spirito che<br />

anima le nostre leggi è fissato nella<br />

memoria collettiva e negli articoli<br />

<strong>della</strong> Costituzione, legge fondamenta-<br />

le del nostro vivere insieme.<br />

Quest’anima si può riassumere nell’esigenza<br />

<strong>della</strong> giustizia che significa<br />

“dare a ciascuno il suo” tenendo conto<br />

dei principi di:<br />

- libertà<br />

- dignità<br />

- uguaglianza<br />

- solidarietà.<br />

Il problema attuale che ci riguarda è la<br />

crisi <strong>della</strong> partecipazione democratica,<br />

una democrazia che ci appare sovente<br />

come un contenitore svuotato di significato,<br />

per diverse ragioni; oggi si<br />

avverte sempre di più che nelle decisioni,<br />

politiche e non, sembra diminuire<br />

il grado di democraticità a favore di<br />

un decisionismo, anticamera di tentazioni<br />

autoritarie, nonostante si sia consapevoli<br />

che la democrazia non è un<br />

depositum e una acquisizione eterna,<br />

ma che bisogna sempre rinvigorire e<br />

coltivare incessantemente con la consapevolezza<br />

che lo spettro di una dittatura<br />

è sempre incombente, fosse<br />

anche un dispotismo solo mediatico,<br />

oltre che economico e politico.<br />

Se questo è lo scenario che ci troviamo<br />

davanti a livello nazionale soprattutto,<br />

allora bisognerà fare un lavoro<br />

di rifondazione e ricostruzione dal<br />

basso delle ragioni dello stare insieme<br />

e dei fondamenti <strong>della</strong> cittadinanza

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