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Eco n. 75 - Maggio 10:Layout 1 - Eco della Brigna

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Numero <strong>75</strong><br />

<strong>Maggio</strong> 20<strong>10</strong><br />

ECO <strong>della</strong><br />

BRIGNA<br />

Bimestrale di informazione religiosa, cultura e attualità • ACR: Dai voce alla gioia • Scout: È arrivata la promessa • Viaggio in Sierra Leone<br />

Nuova serie - Parrocchia Maria SS. Annunziata<br />

Piazza F. Spallitta - 90030 Mezzojuso (PA) - Italia<br />

Spedizione in a.p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Palermo<br />

• Una Missione... possibile • Comunità ecclesiale e cittadinanza responsabile<br />

• San Giuseppe • Pasqua • Un trasi mancu Diu! • Piccoli filibustieri in convento<br />

• U Cavaddaru • ...Piccoli cittadini crescono


don Enzo Cosentino<br />

editoriale di<br />

2e 2e<br />

Il fiore che non marcisce<br />

“Una lacrima per i defunti evapora,<br />

un fiore sulla tomba appassisce,<br />

una preghiera, invece,<br />

arriva fino al cuore dell’Altissimo”.<br />

Sant’Agostino<br />

Nella nostra Comunità<br />

ecclesiale, rivestono<br />

grande importanza le esequie<br />

di un fedele. Una<br />

celebrazione, questa, del<br />

mistero pasquale di Cristo<br />

Signore che rinvigorisce la speranza<br />

dei fedeli a testimoniare la propria<br />

fede: i battezzati risorgeranno con<br />

Cristo a vita nuova.<br />

Durante le esequie eleviamo preghiere<br />

di suffragio ed affermiamo senza reticenze<br />

la nostra speranza nella vita eterna,<br />

ecco perché diamo il dovuto onore<br />

al corpo dei defunti, divenuto con il<br />

battesimo tempio dello Spirito Santo.<br />

Spesso può capitare che a questo desiderio<br />

di suffragio e di rispetto per il<br />

defunto si sovrappongono usi e tradizioni<br />

che contrastano con la tradizione<br />

cristiana. Come dicevo all’inizio, la<br />

morte di un membro <strong>della</strong> Comunità<br />

coinvolge tutto il paese, alle esequie<br />

sono presenti tutti. Ma come si esterna<br />

questa partecipazione dal punto di<br />

vista cristiano? Visita in casa del<br />

defunto, partecipazione al corteo<br />

funebre fino in piazza … e gli uomini,<br />

tranne i parenti, spesso rimangono in<br />

piazza e non partecipano al rito religioso;<br />

all’uscita <strong>della</strong> Chiesa si riprende<br />

il corteo funebre e alla fine si procede<br />

alla rigorosa stretta di mano.<br />

Oltre al suono delle campane e alla<br />

partecipazione delle Confraternite, un<br />

altro aspetto importante dei funerali<br />

sono i fiori.<br />

È vero: un fiore è segno di amore.<br />

Vedere un feretro senza un fiore è proprio<br />

triste, ma quando i fiori sono presenti<br />

in quantità tali da diventare uno<br />

spreco allora la nostra coscienza ci<br />

interpella e ci interroga sulla fame nel<br />

mondo, sugli sprechi e sulla scelta di<br />

stili di vita che tutti e in particolare i<br />

cristiani sono chiamati ad adottare. La<br />

richiesta di una famiglia <strong>della</strong> nostra<br />

Comunità, che in occasione <strong>della</strong><br />

morte del loro genitore ha chiesto a<br />

parenti ed amici di limitare i fiori e di<br />

devolvere l’equivalente nel “fiore che<br />

non marcisce”, cioè opere di beneficenza<br />

e bisogni <strong>della</strong> Chiesa, mi ha<br />

colpito e nello stesso tempo mi ha trovato<br />

impreparato: devo infatti confessare<br />

che nutrivo molti dubbi sulla<br />

buona riuscita <strong>della</strong> proposta, anche<br />

per il poco tempo a disposizione per<br />

sensibilizzare la gente, ma i risultati<br />

sono stati oltre le aspettative.<br />

Devo ringraziare questa famiglia <strong>della</strong><br />

nostra Comunità, che, con il suo input,<br />

mi ha sollecitato ad intraprendere per<br />

la Parrocchia questa pratica ed a<br />

cogliere il valore profondo di solidarietà<br />

che da essa può scaturire.<br />

Sono certo che in futuro attraverso la<br />

scelta del “fiore che non marcisce”<br />

potremo suffragare il defunto con la<br />

preghiera e con opere di carità verso i<br />

poveri e verso i bisogni <strong>della</strong> Chiesa.


Domenica 18 aprile si è svolta a<br />

Mezzojuso una grande festa che<br />

ha visto partecipi più di <strong>10</strong>0 ragazzi<br />

dell’ACR <strong>della</strong> nostra Diocesi. La<br />

Festa degli Incontri Diocesana ACR è<br />

uno dei momenti più importanti che<br />

scandiscono la vita associativa dei<br />

ragazzi nel suo cammino annuale.<br />

In questo anno dedicato alla comunicazione,<br />

slogan <strong>della</strong> Festa degli<br />

Incontri 20<strong>10</strong> è stato “Dai voce alla<br />

Gioia!”. I ragazzi, provenienti dalle<br />

ACR parrocchiali di Mezzojuso,<br />

Piana degli Albanesi, Contessa<br />

Entellina e Santa Cristina Gela, hanno<br />

trascorso la giornata tutti insieme<br />

all’insegna <strong>della</strong> gioia e <strong>della</strong> condivisione.<br />

Essi hanno sperimentato la<br />

gioia dell’incontro con i ragazzi di<br />

tutta l’ACR diocesana, trascorrendo la<br />

La Festa degli Incontri<br />

Diocesana è uno dei<br />

momenti più importanti che<br />

scandiscono la vita<br />

associativa dei ragazzi<br />

nel suo cammino annuale<br />

DAI VOCE ALLA GIOIA!<br />

giornata tra giochi, balli e momenti di<br />

preghiera, per poi “sintonizzarsi”<br />

(spostare la frequenza dell’ACRadio!)<br />

sulla parrocchia Maria SS. Annunziata<br />

per la partecipazione alla S. Messa.<br />

Nel pomeriggio sono ripresi i giochi e<br />

i balli. La festa si concludeva restando<br />

sintonizzati sulla frequenza<br />

dell’Ascolto e <strong>della</strong> Preghiera presso<br />

la chiesa del Sacro Cuore di Gesù al<br />

Collegio di Maria.<br />

Purtroppo il tempo non ha facilitato il<br />

tutto, rivoluzionando un po’ i giochi<br />

programmati in precedenza, i quali si<br />

sono svolti diversamente da quanto si<br />

era previsto nonostante gli addobbi in<br />

Piazza Umberto I. Tuttavia la festa è<br />

andata bene e cosa più importante i<br />

ragazzi si sono divertiti!<br />

A conclusione l’ACR diocesana, in<br />

occasione dell’Anno Sacerdotale, ha<br />

voluto rendere omaggio con una targa<br />

ricordo ai sacerdoti-assistenti di AC<br />

per il loro servizio e sostegno.<br />

Un sentito grazie va ai ragazzi che con<br />

la loro collaborazione e il loro entusiasmo<br />

incentivano sempre più il servizio<br />

alla Chiesa locale ed in particolare a<br />

don Enzo per il solerte sostegno nell’averci<br />

permesso di svolgere la kermesse<br />

mattutina in una “rinnovata”<br />

chiesa dell’Immacolata.<br />

Ringraziamo anche l’amministrazione<br />

comunale per aver tempestivamente<br />

aperto i locali del castello mettendoci<br />

al riparo da una giornata “allegramente”<br />

piovosa!<br />

Enza Muscarello<br />

Resp. Parrocchiale ACR<br />

e3


SCOUTSCOUTSCOUTSCOUTSCOUTSCOUTS<br />

e4<br />

È<br />

Finalmente posso dire di essere<br />

una scout a tutti gli effetti, dopo<br />

aver pronunciato la Promessa il 31<br />

marzo 20<strong>10</strong>.<br />

La cerimonia è stata preceduta il giorno<br />

avanti, da un momento di riflessione,<br />

che ha visto riunita tutta la<br />

Comunità Capi di Mezzojuso, accompagnata<br />

dall’assistente Don Enzo<br />

Cosentino, nella chiesa Maria SS.<br />

Annunziata di Mezzojuso.<br />

Il momento di riflessione ci ha permesso<br />

di confrontarci sul senso <strong>della</strong> promessa,<br />

alternandosi con dei momenti di<br />

preghiera ed una benedizione finale da<br />

parte del nostro assistente. Ormai tutto<br />

è pronto per il giorno <strong>della</strong> promessa.<br />

Appuntamento con la comunità capi<br />

di Piana degli Albanesi alle ore 21.00<br />

a “Te Patret”.<br />

La cerimonia inizia con una breve Via<br />

Crucis concentrata sul personaggio di<br />

ARRIVATA<br />

LA PROMESSA<br />

di Caterina Perniciaro<br />

Giuseppe di Arimatea e con dei commenti<br />

da parte degli assistenti (Don<br />

Enzo Cosentino, Papàs Kola Ciulla e<br />

Papàs Jani Pecoraro).<br />

Terminato questo momento di preghiera,<br />

ogni capo gruppo fa un breve<br />

discorso e subito dopo ognuno di noi<br />

pronuncia dinanzi a Dio la promessa.<br />

In questo giorno, che per tutti noi ha<br />

segnato il cammino scout mediante la<br />

promessa solenne, ho elevato un inno di<br />

lode e di ringraziamento a Dio per avermi<br />

creata e chiamata a pronunciare il<br />

mio “ SI” nella grande famiglia “AGE-<br />

SCI”. Che questa mia adesione sia sempre<br />

per la gloria Sua e diventi:<br />

Consolazione per chi è sconsolato e<br />

sconfortato, Amore per chi è accecato<br />

di odio e trama vendetta nel suo cuore,<br />

pienezza di Umanità per chi è rimasto<br />

deluso dalla vita e ha perso la Speranza.<br />

Che questo mio “SI” mi trasformi: per<br />

l’intera comunità a cui appartengo, per<br />

chi mi conosce già e per chi incontrerò<br />

per la prima volta, per chi ritengo amico<br />

e per chi sento nemico in trasparenza<br />

del DIVIN MAESTRO.<br />

Mi sia di Guida e modello Maria<br />

“DONNA DEL SI” affinchè resti<br />

fedele a Dio e all’umanità nel mio<br />

oggi e per il mio domani.<br />

Inoltre non finirò mai di ringraziare la<br />

comunità Capi di Piana degli<br />

Albanesi che mi ha fatto conoscere<br />

questa stupenda realtà, facendosi<br />

compagna di viaggio.<br />

Ci sono stati vicino e hanno avuto<br />

fiducia in noi, dandoci l’opportunità<br />

di poter vivere ma soprattutto, di far<br />

vivere quest’esperienza.<br />

Certo per adesso possiamo considerarci<br />

come dei bambini che hanno appena<br />

imparato a camminare e che sono<br />

sorretti dalla mano materna, in questo


COUTSCOUTSCOUTSCOUTSCOUTSCOUT<br />

CHE LA PROMESSA POSSA ESSERE L’INIZIO DI TUTTO, LEGATI L’UN L’ALTRO<br />

DA FIDUCIA ED ONESTÀ<br />

caso la nostra mano sono loro, i Capi<br />

di Piana, mano che prima o poi dovrà<br />

staccarsi dal suo piccolo per permettergli<br />

di intraprendere un cammino<br />

autonomo. Ma come ogni piccolo,<br />

anche noi avremmo bisogno <strong>della</strong><br />

nostra mamma per fare un cammino<br />

migliore ma soprattutto per riuscire a<br />

compiere quello che è l’obiettivo<br />

Scout, ovvero portare i nostri lupetti a<br />

diventare DONNE E UOMINI<br />

DELLA PARTENZA.<br />

Non esagero nel dire che la mia vita è<br />

cambiata, anche se in modo graduale<br />

da quando ho indossato per la prima<br />

volta il fazzolettone.<br />

Esperienza dopo esperienza, amicizia<br />

dopo amicizia, si è scolpito il mio<br />

carattere. Se oggi scelgo una strada<br />

anziché un’altra, allora lo scautismo è<br />

in quella scelta. Col fazzolettone che<br />

indosso ho rafforzato l’amicizia più<br />

importante <strong>della</strong> mia vita: quella con<br />

Cristo. In Cristo ho imparato che il<br />

vero senso <strong>della</strong> vita è l’Amore.<br />

Dietro la scelta che ho intrapreso ad<br />

Ottobre di far parte al gruppo Scout, si<br />

cela la voglia di rendermi utile ai miei<br />

fratelli. Per adesso mi sento inadeguata<br />

al compito che ho deciso di svolgere,<br />

ma sono sicura che il Signore sarà<br />

come sempre, la “LAMPADA PER I<br />

MIEI PASSI” che non mi lascerà mai<br />

camminare da sola.<br />

Ho capito che ogni persona su questa<br />

terra è unica e speciale.<br />

Ogni giorno ringrazio il Padre per<br />

avermi messo accanto delle persone<br />

speciali e per avermi dato la possibilità<br />

di amarli, li ringrazio per essere<br />

stati vicini a me ma soprattutto a tutta<br />

la piccola comunità capi di Mezzojuso<br />

in questo giorno così importante.<br />

Che la promessa possa essere l’inizio<br />

di tutto, legati l’un l’altro da fiducia ed<br />

onestà, e che possa scomparire lo zampino<br />

del maligno che ci conduce ogni<br />

volta ad incomprensioni e malintesi.<br />

Davanti a Dio quella sera ho promesso<br />

un SI di continuità, ma nello stesso<br />

tempo il mio cuore ha Chiesto a Lui la<br />

Sua assistenza in ogni momento e in<br />

ogni luogo per tutte le due comunità.<br />

Perché come dice Gesù: se voi siete<br />

felici sono felice pure io, lo stesso dirò<br />

io vedendoci uniti e coalizzati in piena<br />

sintonia come membri di un’unica<br />

famiglia.<br />

Credo finalmente di poter dire di<br />

avere ora realmente capito che cosa<br />

sia la promessa, pensavo che fosse un<br />

passo importante che mi avrebbe cambiato<br />

la vita, ed effettivamente ho<br />

avuto la conferma.<br />

So che fare la promessa significa<br />

diventare Scout per tutta la vita, condividerne<br />

pienamente i principi e gli<br />

ideali. Essa non è solo la promessa<br />

scout: è una promessa a Dio e a tutti, e<br />

con l’aiuto del Signore, cercherò di<br />

portare a termine il mio compito cristiano,<br />

cercherò finalmente davanti<br />

alla mia coscienza di compiere i miei<br />

doveri verso gli altri ed il mio Paese.<br />

Davanti a Dio ho promesso sul mio<br />

onore che farò del mio meglio per<br />

adempiere ai principi dello scautismo<br />

e per compiere i miei doveri di Scout<br />

per tutta la vita.<br />

e5


e6<br />

Viaggio in<br />

SIERRA LEONE<br />

Al ritorno dall’esperienza di Stage<br />

che mi ha visto in-azione in<br />

Sierra Leone (Africa) dal 16<br />

Novembre 2009 al 20 Gennaio 20<strong>10</strong>,<br />

tante sono state le domande di quanti<br />

mi fermavano per chiedere, un po’ per<br />

curiosità un po’ per sapere, “…com’è<br />

l’Africa?”; tra questi anche Carlo<br />

Parisi, vicedirettore di <strong>Eco</strong> <strong>della</strong><br />

<strong>Brigna</strong> il quale mi ha invitato a condividere<br />

questa mia esperienza di<br />

“menziusaro in missione” con voi<br />

lettori. Riporto di seguito parti<br />

<strong>della</strong> relazione conclusiva…<br />

L’attività di Tirocinio/Stage<br />

inserita nel piano di studi del<br />

C.d.L. Specialistica in Scienze<br />

per la Cooperazione allo<br />

Sviluppo (88/S) mi ha spinto a<br />

voler svolgere un periodo di<br />

tirocinio all’estero, un’esperienza<br />

sul campo nell’ambito <strong>della</strong><br />

cooperazione internazionale; esperienza<br />

di profonda conoscenza ed<br />

elevato valore umano.<br />

Svolta la selezione ai primi di settembre<br />

del 2009 presso l’ONG ENGIM<br />

Internazionale di Cefalù (PA), si<br />

è proseguito con una serie d’incontri<br />

preparatori con i tirocinanti<br />

selezionati per i tre progetti<br />

in corso, due in Sierra<br />

Leone ed uno in Ecuador; un<br />

incontro prima <strong>della</strong> partenza<br />

è stato svolto con le<br />

famiglie di noi tirocinanti.<br />

Il progetto, finanziato dalla<br />

Presidenza <strong>della</strong> Regione<br />

Siciliana - Dipartimento<br />

<strong>della</strong> Programmazione -<br />

Servizio per la Cooperazione<br />

allo Sviluppo ed alla<br />

Solidarietà Internazionale,<br />

prevedeva la possibilità di<br />

spesare un tirocinante (viaggio,<br />

vitto e alloggio) proveniente<br />

dall’Università degli Studi di Palermo.<br />

di Francesco D’Orsa<br />

Il Progetto per il quale sono stato scelto<br />

riguardava il potenziamento del<br />

sistema di istruzione e formazione<br />

professionale presso il “Murialdo<br />

Secondary School” ed il “Saint Joseph<br />

Vocational Institute” di Lunsar, città di<br />

circa 35.000 abitanti situata nel<br />

distretto di Port Loko a 123 Km dalla<br />

capitale Freetown.<br />

Eseguiti con dovuto anticipo il disbrigo<br />

dei documenti e le vaccinazioni<br />

previste e consigliate, (obbligatoria<br />

per la Sierra Leone la vaccinazione<br />

contro la febbre gialla) siamo partiti<br />

dall’aeroporto di Palermo il 16<br />

novembre 2009 alla volta di Roma.<br />

L’indomani il cambio di volo per<br />

Bruxelles e da lì per Freetown con<br />

scalo tecnico a Dakar. Abbiamo viaggiato<br />

in totale per circa 12 ore.<br />

Eravamo due tirocinanti per due differenti<br />

progetti in Sierra Leone (Lunar e<br />

Kent), tre tecnici, il capo progetto, il<br />

responsabile ENGIM di Cefalù nonché<br />

tutor aziendale, il responsabile<br />

ENGIM <strong>della</strong> direzione nazionale di<br />

Roma ed il responsabile dell’Ufficio<br />

di cooperazione allo sviluppo <strong>della</strong><br />

Regione Siciliana; la permanenza dell’èquipe<br />

in Sierra Leone è stata di una<br />

settimana/20 giorni per i tecnici, due<br />

mesi per noi tirocinanti.<br />

L’arrivo in Sierra Leone non è stato<br />

semplice, sia per il clima molto<br />

afoso, sia per il fatto che siamo arrivati<br />

all’aeroporto di Lungi che era<br />

ormai buio. In Sierra Leone la corrente<br />

elettrica vi è solo in alcuni<br />

quartieri istituzionali <strong>della</strong> capitale e<br />

in alcune strutture dotate di generatori.<br />

Il fitto buio all’arrivo non è stato<br />

di certo confortante ma già l’indomani<br />

mattina l’Africa si mostrava con<br />

uno dei suoi paesaggi fatto di terra<br />

rossa e colori <strong>della</strong> natura sfolgoranti<br />

e vivi come la gente che vi abita.


Per i primi due giorni sono stato presso<br />

la comunità dei Giuseppini del<br />

Murialdo a Kissy, cittadina-appendice<br />

di Freetown. Da lì ci siamo spostati a<br />

Lunsar, sede del Progetto che mi ha<br />

visto impegnato nei due mesi di stage.<br />

Lunsar è una cittadina fortemente<br />

caratterizzata dalla presenza di istituti<br />

scolastici, due in particolare rappresentano<br />

un forte polo d’attrazione per<br />

moltissimi giovani che si spostano dai<br />

propri villaggi per poter studiare. I due<br />

istituti di maggior prestigio sono<br />

gestiti dalla Missione dei Padri<br />

Giuseppini del Murialdo, presenti in<br />

Sierra Leone da oltre trent’anni.<br />

I due istituti sono il “Murialdo<br />

Secondary School” (liceo) ed il “Saint<br />

Joseph Vocational Institute” (scuola<br />

professionale). Ogni giorno arrivano<br />

circa 1.500 giovani nelle due scuole;<br />

agli stessi, i Padri garantiscono un pasto<br />

giornaliero (riso e plassas) e per gli studenti<br />

del Vocational la possibilità di<br />

lavorare all’interno del Compound nel<br />

periodo delle vacanze estive. Nel pomeriggio<br />

il Vocational accoglie gli adulti<br />

per l’alfabetizzazione e l’insegnamento<br />

di discipline tecnico-pratiche.<br />

La mia attività di tirocinante ha visto la<br />

realizzazione concreta di due laboratori<br />

d’informatica donati dalla Regione<br />

Siciliana, per un totale di 42 postazioni<br />

dotate di: unità centrale, schermo 19”,<br />

UPS, e collegamento intranet (tramite<br />

HUB) ed internet, differenziato per i<br />

due istituti: al Vocational tramite antenne<br />

wireless, al Murialdo con la posa di<br />

un’antenna satellitare (SIGNIS).<br />

Entrambi gli istituti, nelle ore di lezione,<br />

godono <strong>della</strong> corrente elettrica, grazie a<br />

dei generatori alimentati a gasolio. In tal<br />

modo è possibile l’uso delle attrezzature<br />

nei laboratori <strong>della</strong> scuola professionale<br />

differenziati in: falegnameria, metallurgia,<br />

meccanica e agricoltura.<br />

Il lavoro da me svolto ha richiesto<br />

conoscenze tecniche e manualità per<br />

la realizzazione delle due aule informatiche.<br />

Dal posizionamento delle<br />

singole postazioni, alla messa in rete e<br />

configurazione delle stesse.<br />

Il rapporto con la gente locale è stato<br />

di grande intesa, collaborazione e amicizia.<br />

Sia i tecnici che gli insegnanti<br />

delle due scuole, così pure i religiosi<br />

<strong>della</strong> Missione ed i ragazzi delle scuole<br />

hanno sempre avuto parecchia<br />

stima e gratitudine per le attività svolte<br />

all’interno del Compound.<br />

Entrare in relazione con la popolazione<br />

locale non è stato difficile; le persone<br />

incontrate non solo a Lunsar ma<br />

anche durante le escursioni e missioni<br />

nei villaggi erano tutte molto cordiali,<br />

educate e generose nonostante la grande<br />

ed inimmaginabile povertà.<br />

Andare nei villaggi, incontrare la<br />

gente, i tantissimi bambini capaci di<br />

gioire per una caramella, montare una<br />

pompa a mano per un pozzo che<br />

avrebbe rivoluzionato la vita del villaggio<br />

stesso diminuendo il rischio di<br />

malattie endemiche… il piazzare un<br />

mulino per la pulitura del riso… andare<br />

nelle scuole… donare una caramella<br />

ed un sorriso, giocare con i bambini,<br />

andare a Messa la domenica, vivere<br />

Natale e Capodanno sotto il cielo<br />

stellato <strong>della</strong> Sierra Leone, la possibilità<br />

di “farsi tutto a tutti”… sono esperienze<br />

che hanno segnato non solo la<br />

mia vita privata dal punto di vista<br />

umano e spirituale, ma che mi hanno<br />

permesso di fare un’esperienza senza<br />

eguali nell’ambito <strong>della</strong> cooperazione<br />

internazionale in cui si riceve più di<br />

quanto si pensa di dare.<br />

Nella pagina accanto, in alto, villaggio di Rokolon:<br />

arriva l'acqua dopo il montaggio <strong>della</strong> pompa a mano;<br />

in questa pagina a sinistra, bambini nel villaggio di Kent;<br />

in basso, imbarcazione donata dalla Regione Siciliana<br />

ai pescatori nel villaggio di Tombo.<br />

È stata un’esperienza che ho cercato e<br />

voluto, rinunciando anche al lavoro da<br />

cui mi sono licenziato prima di partire,<br />

ai dissidi per le palesi preoccupazioni in<br />

famiglia ed alle tante prove da superare<br />

in ogni momento delle giornate passate<br />

in Sierra Leone. Alla domanda “rifaresti<br />

questa esperienza?” penso che avendo<br />

letto quanto precede risulta evidente…<br />

risponderei: “Certamente! Il tempo di<br />

preparare la valigia! C’è tanto da fare…<br />

tanto.” Anche tornando al quotidiano<br />

non si ritorna dall’Africa così per come<br />

si era partiti. Senti che quella gente, quegli<br />

occhi che hai incrociato tra le strade<br />

polverose ti chiamano!<br />

D’altro canto devo pure confessare<br />

una nota personale. Chi studia cooperazione<br />

deve sempre tener presente,<br />

forse più degli altri, quello che è il<br />

progetto di vita che ci si prefigge. Da<br />

questa esperienza mi sono reso conto<br />

che è davvero difficile poter pensare<br />

di fare il cooperante sul campo curando<br />

anche gli affetti avendo una vocazione<br />

al creare una propria famiglia. È<br />

pur vero che la figura del cooperante<br />

prevede svariate specializzazioni che<br />

partono comunque dall’esperienza e<br />

dall’azione concreta tra la gente.<br />

Essere cooperante sul campo è una<br />

scelta di vita radicale.<br />

7e


e8<br />

Una Missione... POSSIBILE<br />

Ormai da diversi anni, in occasione<br />

<strong>della</strong> Celebrazione <strong>della</strong><br />

Domenica delle Palme, la nostra comunità<br />

parrocchiale si prepara ad un coinvolgente<br />

appuntamento: l’incontro con<br />

le Suore <strong>della</strong> Sacra Famiglia provenienti<br />

dalle missioni in Tanzania. Con<br />

la loro testimonianza, i loro canti, i loro<br />

racconti e con la gioia e la semplicità<br />

che ci sanno lasciare in dono, le Suore<br />

Collegine ci avvicinano, ogni anno, a<br />

quella povera Terra d’Africa.<br />

Pubblichiamo di seguito la lettera di<br />

ringraziamento alla comunità inviata<br />

da Suor Giuseppa Taormina, Delegata<br />

per le missioni collegine. A Suor<br />

Giuseppa e a tutta la Famiglia delle<br />

missionarie, insieme ai saluti, la<br />

Redazione vuole rivolgere il più sentito<br />

e caloroso grazie per il loro esemplare<br />

impegno e la loro incommensurabile<br />

dedizione.<br />

Rev.do don Enzo Cosentino<br />

Parrocchia Maria SS. Annunziata<br />

Mezzojuso PA<br />

Carissimo don Enzo, è con vera gioia<br />

che, attraverso la sua pregiata persona,<br />

indirizzo questa lettera alla comunità<br />

parrocchiale di cui ella è pastore e<br />

guida per il ministero a Lei conferito.<br />

Sono testimone <strong>della</strong> profonda sensibilità<br />

e <strong>della</strong> delicatezza che ella ha<br />

sempre manifestato in altre circostanze<br />

a vantaggio delle nostre missioni,<br />

nonché <strong>della</strong> generosa collaborazione<br />

che ci ha offerto prontamente e con<br />

fare creativo in momenti cruciali <strong>della</strong><br />

nostra storia congregazionale; ed ora<br />

non posso che rivolgere a Lei e alla<br />

sua comunità il più sentito ringraziamento,<br />

mio personale e dell’intera<br />

famiglia collegina missionaria, per<br />

l’offerta di € 1891,00, frutto dell’im-<br />

pegno che avete assunto durante il<br />

tempo <strong>della</strong> Quaresima e in particolare<br />

in occasione <strong>della</strong> Domenica delle<br />

Palme, per condividere un po’ <strong>della</strong><br />

fatica e <strong>della</strong> lotta per la sopravvivenza<br />

che tanti nostri fratelli affrontano<br />

ogni giorno. Potrebbe sembrare fin<br />

troppo ovvio questo mio timido ringraziamento.<br />

Il rischio che vi si<br />

potrebbe paventare è quello di cadere<br />

nel luogo comune di un vago sentimentalismo<br />

di facciata. Ma credo di<br />

rendervi la dovuta giustizia, dichiarandovi<br />

apertamente che le opere di<br />

cui si fregiano le nostre missioni, in<br />

Africa come in altre parti del mondo,<br />

si sostengono anzitutto con il contributo<br />

di gente spontanea come voi,<br />

che, ne sono certa, è destinata a meritarsi<br />

l’elogio di Gesù rivolto alla<br />

povera vedova del Vangelo: “Ella ha<br />

dato più di tutti…”. Il “di più” che


Le Suore Collegine <strong>della</strong><br />

Tanzania, allietano con i loro<br />

canti gioiosi la processione<br />

<strong>della</strong> Domenica delle Palme<br />

(foto di Danilo Figlia)<br />

tanto impressiona Gesù e lo lascia<br />

ammirato è determinato da una quantità<br />

che oltrepassa il livello delle<br />

“cose” per andare diritto al cuore di<br />

una disponibilità interiore che dice<br />

apertura, condivisione, generosità. E<br />

non importa se quel “di più” sia tanto<br />

o poco, sia di valore o sia imbarazzante<br />

per la sua piccolezza. È il “di più”<br />

di coloro che, compresa la vitalità<br />

contenuta nel Vangelo, hanno superato<br />

gli schemi pre-costruiti di una religiosità<br />

stantia ed avvizzita, sostante<br />

sulla piattaforma del rituale sacrificale,<br />

ed hanno dato inizio ad un nuovo<br />

modo di intendere il sacrificio: la propria<br />

vita, nella totalità delle sue<br />

espressioni e delle sue molteplici<br />

manifestazioni, è il luogo per eccellenza<br />

in cui Dio viene a prendere<br />

dimora tra gli uomini, lo spazio di una<br />

presenza “divina” che ci rende capaci<br />

di una razionalità che travalica tutti i<br />

confini, tutte le limitazioni, tutte le<br />

aberranti chiusure e i recinti tra i<br />

popoli. La vostra offerta, cari amici,<br />

ha il sapore evangelico di questa esuberanza<br />

di relazione che ci fa scoprire<br />

una fraternità universale di cui siamo<br />

portatori e che ci rende non semplicemente<br />

cittadini del mondo, ma veri<br />

fratelli in Gesù nostro fratello, responsabili<br />

gli uni degli altri, attenti alle<br />

sorti di chi sta accanto, nostro prossimo<br />

nella vicinanza, e di chi vive a<br />

migliaia di Km da noi, nostro prossimo<br />

nella lontananza. Per tutte queste<br />

ragioni, mi è particolarmente gradito<br />

dirvi grazie a nome dei bambini di<br />

Tanga, malati di AIDS, che lottano<br />

ogni giorno per afferrare la vita che<br />

sfugge loro di mano; grazie a nome<br />

degli orfani di Migoli che rischierebbero<br />

altrimenti, senza gesti di prossimità<br />

come il vostro, di vedere spezzato<br />

per sempre il loro futuro; grazie a<br />

nome degli ammalati di Changarawe,<br />

delle centinaia di bambini di<br />

Morogoro e Katua, delle giovani di<br />

Mtwango... È il grazie di chi sa essere<br />

amato e pensato, di chi sa che il suo<br />

nome risuona sulle labbra di persone<br />

lontane e buone che si prendono cura di<br />

lui e gli vogliono bene semplicemente…Quel<br />

“di più” che vi ha resi contemporanei<br />

<strong>della</strong> vedova del Vangelo,<br />

si trasformi in grazia abbondante sulla<br />

vostra vita per diventare testimoni <strong>della</strong><br />

gioia e dalla serenità che nasce nel<br />

nostro cuore quando serviamo Gesù<br />

nei nostri fratelli e tendiamo con affetto<br />

le nostre mani verso tutti coloro che<br />

cercano un contatto umano, una carezza,<br />

un sorriso, un aiuto amico. La Santa<br />

Famiglia di Nazareth accompagni il<br />

cammino <strong>della</strong> vostra comunità sulla<br />

strada di una più piena e fervida adesione<br />

al vangelo <strong>della</strong> carità e dell’amore<br />

universale. Con grata amicizia e con<br />

riconoscenza, porgo il mio più cordiale<br />

e fraterno saluto a tutti voi nel clima di<br />

gioia serena e luminosa nell’occorrenza<br />

delle feste pasquali.<br />

Suor Giuseppa Taormina<br />

Delegata per le missioni collegine<br />

RACCOLTA 20<strong>10</strong> PER LA MISSIONE COLLEGINA IN TANZANIA<br />

MEZZOJUSO 28 MARZO<br />

Collegio di Maria € 325,00<br />

Santuario Maria SS. dei Miracoli € 260,00<br />

Convento Latino € <strong>75</strong>,00<br />

Parrocchia Maria SS. Annunziata € 1.231,00<br />

TOTALE OFFERTE € 1.891,00<br />

e9


e<strong>10</strong><br />

Il 21 febbraio 20<strong>10</strong> la Conferenza<br />

Episcopale Italiana ha emanato il<br />

documento “Per un paese solidale.<br />

Chiesa italiana e mezzogiorno”.<br />

Consta di 20 paragrafi e contiene una<br />

analisi <strong>della</strong> situazione del mezzogiorno<br />

d’Italia dal punto di vista sociale,<br />

spirituale, culturale, ecclesiale, educativo,<br />

economico ed anche politico. È<br />

un documento importante che cerca di<br />

fare il punto su una realtà che costituisce<br />

il banco di prova <strong>della</strong> qualità<br />

dello sviluppo del paese Italia. Un<br />

paese che deve fare i conti con la criminalità<br />

organizzata, con la disoccupazione<br />

e le nuove povertà, con l’abbassamento<br />

del livello di democraticità,<br />

con la crescente paura del diverso,<br />

con gli scricchiolii <strong>della</strong> cultura <strong>della</strong><br />

condivisione e <strong>della</strong> solidarietà. In<br />

questo quadro così preoccupante si<br />

situa il documento dei vescovi che<br />

invitano a non scoraggiarsi ma piuttosto<br />

a coltivare la speranza, la fiducia<br />

nelle risorse umane, spirituali, creative<br />

ed educative del popolo del mezzogiorno.<br />

Particolare attenzione viene<br />

data a quella scuola di testimoni che<br />

hanno offerto la loro vita per il bene<br />

dei fratelli. È una testimonianza<br />

coraggiosa e profetica che ci deve<br />

spingere a trarre fuori l’animo e la<br />

forza di contrastare quanti si oppongo-<br />

Comunità ecclesiale<br />

e cittadinanza responsabile<br />

no alla realizzazione del Regno. Tra<br />

questi santi testimoni e profeti vengono<br />

ricordati Beppe Diana, sacerdote<br />

campano che lavorava in terra di<br />

camorra, il giudice Rosario Livatino e<br />

il parroco di Brancaccio ucciso dalla<br />

mafia nel 1993 Don Peppino Puglisi.<br />

Dal documento in oggetto, ci viene<br />

rivolto un pressante invito, quello di<br />

rispondere alla sfida culturale e<br />

soprattutto di impegnarsi nella questione<br />

educativa, vista come priorità<br />

ineludibile.<br />

In questo senso ci appare necessario<br />

per una comunità ecclesiale approfondire<br />

il tema <strong>della</strong> cittadinanza attiva e<br />

responsabile, a partire dalla testimonianza<br />

concreta delle nostre comunità<br />

e delle nostre parrocchie.<br />

Le nostre comunità possono diventare<br />

una sorta di laboratorio in cui esercitare<br />

un modo di pensare ed agire diversi<br />

rispetto ai modelli di modernizzazione<br />

imperanti. Ma qualsiasi percorso educativo<br />

sulla cittadinanza attiva e<br />

responsabile non può prescindere dal<br />

rispetto delle regole <strong>della</strong> convivenza,<br />

dal rispetto delle leggi e dello spirito<br />

che le anima, aldilà di una mera osservanza<br />

formale e tecnica. Lo spirito che<br />

anima le nostre leggi è fissato nella<br />

memoria collettiva e negli articoli<br />

<strong>della</strong> Costituzione, legge fondamenta-<br />

le del nostro vivere insieme.<br />

Quest’anima si può riassumere nell’esigenza<br />

<strong>della</strong> giustizia che significa<br />

“dare a ciascuno il suo” tenendo conto<br />

dei principi di:<br />

- libertà<br />

- dignità<br />

- uguaglianza<br />

- solidarietà.<br />

Il problema attuale che ci riguarda è la<br />

crisi <strong>della</strong> partecipazione democratica,<br />

una democrazia che ci appare sovente<br />

come un contenitore svuotato di significato,<br />

per diverse ragioni; oggi si<br />

avverte sempre di più che nelle decisioni,<br />

politiche e non, sembra diminuire<br />

il grado di democraticità a favore di<br />

un decisionismo, anticamera di tentazioni<br />

autoritarie, nonostante si sia consapevoli<br />

che la democrazia non è un<br />

depositum e una acquisizione eterna,<br />

ma che bisogna sempre rinvigorire e<br />

coltivare incessantemente con la consapevolezza<br />

che lo spettro di una dittatura<br />

è sempre incombente, fosse<br />

anche un dispotismo solo mediatico,<br />

oltre che economico e politico.<br />

Se questo è lo scenario che ci troviamo<br />

davanti a livello nazionale soprattutto,<br />

allora bisognerà fare un lavoro<br />

di rifondazione e ricostruzione dal<br />

basso delle ragioni dello stare insieme<br />

e dei fondamenti <strong>della</strong> cittadinanza


attiva e responsabile. Occorrerà operare<br />

attraverso percorsi miranti alla<br />

educazione alla legalità orientati da un<br />

metodo che non è solo la scelta di una<br />

strada più o meno breve, più o meno<br />

accidentata, più o meno efficace; la<br />

scelta del metodo, infatti, non è estranea<br />

all’obbiettivo da raggiungere, nel<br />

senso che non ogni metodo va bene,<br />

ma solo quelli che consentono, nel<br />

momento stesso <strong>della</strong> scelta e dell’uso,<br />

di realizzare le finalità prefissate.<br />

La scelta dei mezzi non può essere<br />

fatta con leggerezza ma con la convinzione<br />

che per ogni fine sono adeguati<br />

e convenienti alcuni mezzi e non tutti.<br />

Non si può a fin di bene ingaggiare e<br />

benedire una guerra, col suo seguito di<br />

morte e distruzione: è una contraddizione<br />

concettuale e nei termini stessi.<br />

Nella sostanza, non possiamo, ad<br />

esempio, mirare alla partecipazione<br />

responsabile ed attiva, se nelle nostre<br />

comunità e nei nostri gruppi, non si<br />

sperimenta tale partecipazione democratica<br />

nei fatti, nella gestione, nella<br />

modalità delle decisioni.<br />

Esemplificando, non possiamo predicare<br />

bene e razzolare male. È necessario<br />

pertanto che le nostre comunità<br />

ecclesiali siano quasi una palestra, un<br />

laboratorio di partecipazione responsabile,<br />

siano pertanto:<br />

1. luogo di formazione e partecipazione<br />

comunitaria e democratica.<br />

Sono cosciente del fatto che la struttura<br />

<strong>della</strong> Chiesa sia improntata a principi<br />

diversi da quelli che reggono la<br />

comunità politica, ma che comunque<br />

ci sono ambiti, luoghi e occasioni<br />

dove si può sperimentare e contribuire<br />

a formare cittadini attivi e responsabili,<br />

appassionati al bene comune,<br />

rispettosi <strong>della</strong> legge e degli impegni.<br />

Consigli pastorali, confraternite, gruppi<br />

di preghiera, gruppi liturgici, di<br />

volontariato, di impegno culturale:<br />

sono alcuni di questi luoghi. Ed in<br />

questo, molta fiducia deve essere data<br />

ai laici, perché la Chiesa non è costituita<br />

solo dai chierici ma da tutti i battezzati,<br />

in quanto popolo di Dio, che<br />

non può essere chiamato solo per fare<br />

manovalanza e ridursi a questo.<br />

2. luogo di trasparenza gestionale.<br />

Anche e soprattutto su questo versante,<br />

la comunità ecclesiale deve essere<br />

testimone di correttezza e trasparenza.<br />

Consigli per gli affari economici, raccolte<br />

pubbliche, bilanci di feste, adozioni,<br />

transazioni, acquisti e quant’altro<br />

sono esempi la cui corretta gestione<br />

può da un lato offrire un volto lindo e<br />

libero <strong>della</strong> comunità e dall’altro consentire<br />

ai fedeli di dare il proprio contributo,<br />

spesso molto professionale.<br />

3. luogo di testimonianza del rifiuto<br />

di logiche e forme di illegalità.<br />

Talvolta, purtroppo, “a fin di bene”,<br />

abbiamo accettato di avere finanziati<br />

progetti e acquisti dai vari politici di<br />

turno. Tutte queste cose, prima o poi,<br />

si pagano, perché verrà il tal politico a<br />

presentarci il conto che per noi sarà<br />

molto salato, soprattutto perchè ha<br />

significato svendere la nostra libertà a<br />

buon mercato, si, perché tutti i favori<br />

sopraelencati, non valgono la libertà<br />

di pensiero critico, di parola, di azione<br />

libera. Spesso per un piatto di lenticchie,<br />

siamo stati cattivi testimoni <strong>della</strong><br />

Parola, anche se abili amministratori e<br />

procacciatori di spettacoli, di finanziamenti,<br />

di macchine, di computer…<br />

4. luogo dove si sperimenta uno stile<br />

di povertà, quale risposta alla idolatria<br />

del successo, <strong>della</strong> visibilità, del<br />

potere, <strong>della</strong> ricchezza, del lusso.<br />

Ogni comunità ecclesiale dovrebbe<br />

adottare come stile la povertà intesa<br />

come:<br />

- povertà come fatica del quotidiano,<br />

attraverso la formazione umana e spirituale,<br />

soprattutto degli ultimi e non<br />

solo dei primi e potenti <strong>della</strong> società;<br />

povertà come scelta di percorsi formativi<br />

che rispettino le evidenze etiche, i<br />

principi morali che si ispirano ai valori<br />

evangelici;<br />

- povertà come condivisione da parte<br />

di quante più persone possibili nelle<br />

decisioni da assumere, che talora comporta,<br />

è vero, un dispendio di tempo, -<br />

la democrazia esige i suoi tempi - ma<br />

che consente di rendere corresponsabili<br />

più persone;<br />

- povertà come stimolo a trovare soluzioni<br />

ai problemi in modo creativo e<br />

non sbrigativo che appunto non leghino<br />

le persone e le comunità ai potenti<br />

di turno;<br />

- povertà in quanto risposta ai “valori”<br />

imperanti del lusso, dell’avere, del<br />

potere: tutte cose che turbano la<br />

coscienza e appesantiscono lo spirito;<br />

- povertà come condizione per mettere<br />

in moto i carismi che lo Spirito<br />

dona e le energie di tutti e non restringere<br />

le azioni ai pochi, per mettere in<br />

moto processi di autentica partecipazione<br />

popolare e protagonismo democratico<br />

e non limitare le decisioni a<br />

pochi, convinti che è preferibile il<br />

poco di molti al molto di pochi, al fine<br />

di ridare forza ed impulso alla nostra<br />

democrazia, che, seppure imperfetta<br />

come sistema, di essa non si conosce<br />

un sistema migliore.<br />

Roberto Lopes<br />

e11


S. Giuseppe<br />

e12<br />

f<br />

ECO otografica<br />

Foto di Danilo Figlia<br />

S. Giuseppe<br />

Ma chi bedda tradizione<br />

Ca n’ta Marzu ni purtamu<br />

Cu minestra tocchi e pani<br />

Tutti a chiazza festeggiamu<br />

e tri di notti ni susemu<br />

pi la sveglia iri a fari<br />

senza sonnu e laminteli<br />

tutti pronti semu a cantari…<br />

S. Giuseppi, S. Giuseppi<br />

Tuttu marzu t’invucamu<br />

Cu preghieri canti e festa<br />

Na grazia t’addumannamu<br />

Evviva lu patri ri la pruvirenzia<br />

Ca è sempre lodato priatu ed amato,<br />

pi sti grazi ci pensa<br />

picchì è immacolato!!<br />

Santina Viscardi


Pasqua<br />

f<br />

ECO otografica<br />

La Confraternita di Maria SS.<br />

Addolorata, con il consenso del parroco<br />

Don Enzo Cosentino, ha deciso<br />

di realizzare uno stendardo (foto<br />

sopra) per le processioni del Giovedì<br />

Santo e del Corpus Domini.<br />

L’incarico per la realizzazione del<br />

lavoro è stato affidato alla Sig.ra Pina<br />

Raimondi, la quale da diversi anni si<br />

dedica al ricamo ed al restauro di<br />

paramenti ed arredi sacri.<br />

Lo stendardo, realizzato su velluto<br />

nero e ricamato interamente utilizzando<br />

dei fili in oro e platino e cristalli<br />

Swarovski, riproduce a grandi linee il<br />

ricamo presente nell’antico e prezioso<br />

manto di Maria SS. Addolorata utilizzato<br />

in occasione <strong>della</strong> solenne processione<br />

del Giovedì Santo.<br />

Alla consegna del lavoro la Sig.ra Pina<br />

ed il fratello Franco, vista la grande<br />

devozione che da sempre la famiglia<br />

Raimondi ripone in Maria SS.<br />

Addolorata, hanno voluto farne dono.<br />

Foto di Danilo Figlia<br />

e13


e14<br />

Un trasi MANCU DIU!<br />

di Pino Di Miceli<br />

Per raccontare una<br />

città si possono<br />

scegliere dei punti di<br />

vista, stili, registri.<br />

Ci si può affidare ad<br />

una certa quantità<br />

di documenti e<br />

testimonianze o si<br />

può inventare tutto.<br />

Alcune idee di fondo hanno guidato<br />

Peppuccio Tornatore nel progetto,<br />

poi realizzato, di allestire una<br />

omaggio cinematografico alla sua<br />

Baarìa. Con il risultato di un grande<br />

affresco che ci racconta il Novecento<br />

di un grosso paese siciliano.<br />

Ma quali sono tali idee di fondo? Per<br />

raccontare una città si possono scegliere<br />

dei punti di vista, stili, registri. Ci si<br />

può affidare ad una certa quantità di<br />

documenti e testimonianze o si può<br />

inventare tutto. Tornatore ha scelto<br />

alcune modalità già presenti nella sua<br />

filmografia; ma in Baarìa, film di alte<br />

pretese estetiche, una di esse balza in<br />

primissimo piano ed in certi momenti<br />

diventa esclusiva. Cerchiamo di capirne<br />

le caratteristiche.<br />

Innanzitutto, nel presente articolo non si<br />

intende recensire il film. Non ne avrei le<br />

capacità. Anche se, da felliniano incallito,<br />

alcune scene, per analogie e/o differenze,<br />

mi riportano ad Amarcord.<br />

La modalità di cui stiamo parlando è<br />

quella che serve a Tornatore nella rappresentazione<br />

del gioco continuo tra la<br />

micro storia personale/familiare e<br />

quella dei grandi avvenimenti.<br />

In questo gioco va a situarsi la città, a<br />

metà strada tra una famiglia allargata e<br />

un mondo in miniatura. E come viene<br />

narrata la città? O, meglio, come narra<br />

la Bagheria di Tornatore? Come si<br />

esprime?<br />

Attraverso una coralità: esito di<br />

un’amplificazione di vicende personali<br />

da un lato e di una riduzione di<br />

vicende a più ampio respiro dall’altro:<br />

così, almeno, si direbbe. Ed è lì che la<br />

modalità di cui sopra viene a galla.<br />

La storia piccola o grande, la cronaca,<br />

i comportamenti, le abitudini, i rituali<br />

vengono narrati attraverso l’aneddoto<br />

e più spesso la “battuta”, rimasti nella<br />

memoria collettiva ma ancora tramandata,<br />

e di cui si dimentica l’origine, la<br />

paternità, la veridicità (o la completa<br />

falsità), ma sempre con una dose enorme<br />

di verosimiglianza.<br />

Questa modalità sconfina nel dare


voce a rappresentazioni da leggende<br />

“micropolitane” diffuse un po’ ovunque<br />

in Sicilia (ma anche altrove). La<br />

battuta “Si prima ’un trasi San<br />

Giuseppi, ’un trasi mancu Diu!” a<br />

Mezzojuso, ad esempio, è riferita alla<br />

Vara del SS. Crocifisso.<br />

Molti nostri concittadini dopo la visione<br />

di Baarìa hanno evidenziato una serie di<br />

vicende che avrebbero potuto essere<br />

inserite in una eventuale “Menziusu”: le<br />

discriminazioni tra bambini per l’accesso<br />

alla refezione scolastica, gli invalidi<br />

prelevati per farli votare, la censura alle<br />

rappresentazioni pittoriche delle chiese<br />

(Celestino Mandalà docet), le fuitine in<br />

casa e così via.<br />

Come pure i piccoli/grandi eventi<br />

politici legati ad una persona e ricordati<br />

in seguito da una battuta che sarà<br />

“Acqua!” per il compagno del Pci<br />

“venuto da Palermo” o il dantesco<br />

“Amor mi mosse” con cui Ignazio<br />

Gattuso iniziava i comizi nella sua<br />

breve e sfortunata esperienza politica<br />

mezzojusara.<br />

“Pippinu, chi fa, sta partennu?”, quando<br />

invece Peppino era di ritorno. E che<br />

trova il Peppino di turno di ritorno a<br />

Mezzojuso? Le stesse persone che<br />

aveva lasciato davanti alla porta piccola<br />

<strong>della</strong> chiesa di San Nicola: Ancora<br />

ccà siti? ’Un v’aviti iutu a curcari?”.<br />

Se la silenziosa manifestazione per<br />

l’eccidio di Portella delle Ginestre in<br />

Baarìa verrà ricordata per i duecento<br />

bottoni neri comprati con i pochi soldi<br />

a disposizione, il bombardamento<br />

alleato di Palermo verrà tramandato<br />

da almeno due generazioni di bambini<br />

mezzojusari attraverso l’agghiacciante<br />

filastrocca “Apparecchiu americanu<br />

etta bummi e ssi nni va”.<br />

Gli esempi potrebbero continuare in<br />

un lungo ping-pong, che non rientra<br />

nella finalità di questo articolo. Mi<br />

preme sottolineare semplicemente la<br />

dignità documentaria data da<br />

Tornatore a tutta questa serie di aneddoti,<br />

battute, aforismi, che mettono in<br />

evidenza un aspetto spesso trascurato,<br />

Mezzojuso, foto di gruppo, anni’50 (foto archivio Peppe Lala)<br />

e cioè la “ricaduta” a livello di memoria<br />

collettiva degli avvenimenti grandi<br />

o piccoli che si succedono nel tempo in<br />

un piccolo centro. Memoria collettiva<br />

che seleziona, scarta, ingigantisce,<br />

banalizza, secondo modalità che gli<br />

studiosi di storia e di antropologia culturale<br />

dovrebbero meglio approfondire,<br />

per meglio comprendere come una<br />

piccola comunità coltiva la dimensione<br />

del tempo, <strong>della</strong> memoria, come si<br />

fa cioè “trafiggere” dalla grande/piccola<br />

storia (o come la “trafigge”).<br />

Tale “letteratura” costituisce evidentemente<br />

un’interpretazione o, meglio,<br />

Mezzojuso, salone Storta, 1961<br />

(foto archivio Nino Bua)<br />

possibili interpretazioni. Del resto ogni<br />

lettura di una realtà, storica o meno, è<br />

interpretazione. Chi indaga sul passato<br />

non può non tenerne conto, certamente<br />

con la consapevolezza e la competenza<br />

di chi sa di dover mettere le mani in un<br />

ambito molto accidentato.<br />

La filastrocca sui bombardamenti<br />

alleati mette in evidenza, ad esempio,<br />

un aspetto <strong>della</strong> moderna tecnica militare:<br />

la freddezza da “scienza esatta”<br />

(come avrebbe detto Quasimodo). È<br />

un documento da trattare con le pinze,<br />

ma prezioso quanto altri.<br />

Per restare nello stesso ambito storico,<br />

quanti aneddoti si raccontano a proposito<br />

delle novità portate dagli americani<br />

con il loro sbarco in Sicilia: dal<br />

cacao scambiato per colorante di intonaci<br />

al the ritenuto trinciato per sigarette.<br />

Aneddoti che fanno da pendant<br />

all’episodio di Baarìa in cui da un<br />

grande paracadute si ottengono decine<br />

di vestitini bianchi per bambini.<br />

Verrebbe da chiedersi: chi sono gli<br />

inventori e i diffusori da tali storie? È<br />

una domanda a cui è quasi sempre<br />

impossibile rispondere.<br />

Possiamo forse solamente ricordare<br />

gli ambiti “colpevoli” di tutto ciò: i<br />

circoli, i saloni, le botteghe artigiane,<br />

le piazze dei nostri piccoli centri. Un<br />

eventuale archivista <strong>della</strong> memoria<br />

non potrebbe non frequentarli. Si<br />

accorgerà, fra l’altro, che sono l’esatto<br />

contrario dei volgari e banali salotti<br />

televisivi.<br />

e15


e16<br />

Piccoli filibustieri<br />

IN CONVENTO<br />

“<br />

No, picciotti, mi dispiace, ma io<br />

domani devo riuscire ad entrare.<br />

C’è la versione in classe dal latino e<br />

non posso perdere l’occasione di<br />

aggiustarmi la media”. Enzo mi guardò<br />

sornione e mi disse: “Si, Padre Nilo<br />

ti aspetta a braccia aperte. Domani<br />

mattina vedrai come ti fa entrare!”.<br />

Lo sapevo che sarebbe stato difficile. I<br />

Basiliani erano molto severi e noi il<br />

giorno prima l’avevamo fatta grossa.<br />

Ci eravamo beccati sette giorni di<br />

sospensione e non c’era stato verso di<br />

ottenere una briciola di perdono.<br />

Quella mattina, spinti dai nostri genitori,<br />

che avevano già subito, il pomeriggio<br />

precedente, l’onta <strong>della</strong> convocazione<br />

all’Istituto Andrea Reres, a Santa<br />

Maria, per avere ricevuto la notifica<br />

<strong>della</strong> nostra sospensione, avevamo<br />

fatto un tentativo, ma eravamo stati<br />

allontanati. Sulle prime ci eravamo<br />

messi in fila, nell’atrio del Monastero<br />

Basiliano, con i nostri compagni e gli<br />

interni, i parrineddi, alcuni dei quali<br />

venivano fin dalla Calabria per studiare<br />

a Santa Maria.<br />

Padre Nilo ci aveva squadrati severo,<br />

Zeus pronto col fulmine. Poi, additandoci<br />

uno per uno con lo sguardo che<br />

pareva veramente un lampo che saettava<br />

da sotto gli occhiali, ci aveva indicato<br />

il portone e noi uno dietro l’altro:<br />

Salvatore, Enzo, Vittorio e io, ci eravamo<br />

“accomodati” fuori dall’istituto. Ci<br />

pareva che anche quel portoncino rita-<br />

di Lillo Pennacchio<br />

gliato nel portone grande fosse fatto<br />

apposta per mortificarci. Provate a passare<br />

senza chinare la testa, se vi riesce!<br />

A casa non volevamo tornare, in giro<br />

non potevamo andare perché sarebbe<br />

stato come annunciare a tutto il paese<br />

che eravamo stati sospesi. Potevamo<br />

vagare per le campagne ma, in inverno,<br />

dove andare? Ci sentivamo veramente<br />

persi. Io poi ero ulteriormente mortificato<br />

perché c’era stata la neve e mio<br />

padre stava pascolando le pecore vicino<br />

alla scuola, sopra Sanremo, o’ Tirrascu.<br />

Mi si gelava il sangue ogni volta che<br />

sentivo la sua voce che richiamava le<br />

pecore. Mia madre non gli aveva detto<br />

nulla la sera prima. Era stata con le<br />

altre mamme alla convocazione ma,<br />

come fanno spesso le mamme, aveva<br />

tenuto il dispiacere tutto per sé, per<br />

lasciare tranquillo mio padre che già<br />

aveva le sue difficoltà in campagna e<br />

ci mancava pure quella.<br />

Come spesso succedeva, anche quella<br />

volta fu Vittorio a risolvere, almeno<br />

fino all’una, la faccenda.<br />

Ci invitò a seguirlo dietro il monastero<br />

e fece quello che spesso facevamo<br />

quando volevamo entrare di soppiatto<br />

nell’istituto per prendere il pallone e<br />

giocare davanti alla chiesa o addirittura<br />

per fermarci nella sala giochi dei nostri<br />

compagni interni quando loro erano<br />

allo studio o impegnati in chiesa a pregare:<br />

si arrampicò fino alla finestra, che<br />

veniva lasciata aperta per aerare il loca-<br />

Foto archivio Salvatore Bisulca<br />

le, con una tecnica particolare che consisteva<br />

nel fare passare la testa tra le<br />

sbarre, poi le spalle e poi tutto il corpo.<br />

Scavalcò la finestra e dopo qualche<br />

minuto ci chiamò dalla porta del garage<br />

che aveva aperto dall’interno. Avevamo<br />

un rifugio. Ci sedemmo in macchina,<br />

una FIAT 1<strong>10</strong>0 TV tipo familiare color<br />

carta da zucchero; cominciammo a<br />

chiacchierare del più e del meno. Roso<br />

dai sensi di colpa, io pensavo a come<br />

entrare il giorno dopo per potere fare la<br />

versione. Loro non avevano proprio la<br />

mia stessa esigenza: in quella precedente<br />

avevano preso la sufficienza e quindi,<br />

anche se non la facevano … ma io<br />

avevo un quattro da riparare e la versione<br />

dal latino era certamente più facile di<br />

quella che in seguito avremmo fatto<br />

dall’italiano. Dovevo entrare il giorno<br />

dopo. Ma come fare? Enzo aveva ragione,<br />

il giorno dopo Padre Nilo ci avrebbe<br />

cacciati via come quella mattina.<br />

Eppure dovevo trovare un modo. In<br />

fondo non era successo nulla di grave<br />

o meglio noi non volevamo fare una<br />

cattiva azione: era stato un gioco…Va<br />

be’, lo racconto.<br />

Era successo questo: il giorno prima<br />

avremmo dovuto, nelle due ore dopo<br />

la ricreazione, fare Educazione fisica,<br />

ma il nostro professore, Nino<br />

Zambianchi, per un contrattempo non<br />

era arrivato e noi ci eravamo messi a<br />

trascorrere il tempo, ognuno come<br />

meglio credeva. Noi quattro, appunto<br />

quattro, ci eravamo organizzati buoni<br />

buoni per giocare a briscola, visto che<br />

avevamo le carte. Non davamo fastidio,<br />

ma gli altri si divertivano a darcene<br />

fino al punto da nasconderci una<br />

carta. La ricerca non era facile, una<br />

carta si nasconde agevolmente. Ad un<br />

certo punto ci sembrò che un nostro<br />

compagno si divertisse particolarmente<br />

alla nostra affannata ricerca e naturalmente<br />

diventò l’indiziato numero<br />

uno. Come fu e come non fu, ci ritrovammo<br />

tutti e quattro addosso a lui<br />

steso sulla cattedra e, visto che continuava<br />

a ridere, gli sfilammo le scarpe<br />

convinti di trovarvi la carta. Niente, la<br />

carta non c’era. Allora, dopo avergli<br />

tolto il maglione, frugammo dentro la<br />

camicia. Lui rideva sempre più forte,<br />

forse per il solletico, ma la carta non si<br />

trovava. Nel momento in cui, sempre<br />

più convinti che quel sette di spade


fosse in suo possesso, gli stavamo sfilando<br />

pure i pantaloni fra le risate di<br />

tutti, un grido sovrastò la baldoria:<br />

“Padre Nilo! Padre Nilo! Padre Nilo!”.<br />

Tutti seduti. Ma il nostro compagno<br />

rimase sulla cattedra, seminudo e con<br />

aria ancora ridanciana. Il suo sorriso,<br />

che sicuramente ormai voleva solo<br />

mascherare il grande imbarazzo, fu cancellato<br />

di botto da un sonoro ceffone.<br />

Nel pomeriggio tutti i pezzi <strong>della</strong><br />

vicenda erano stati riordinati; i colpevoli,<br />

noi quattro, puniti e la vittima<br />

riabilitata. Del sette di spade non si<br />

ebbe più notizia.<br />

La mattinata passò fra chiacchiere,<br />

commenti e racconti, poi alla fine<br />

delle lezioni ci mescolammo con i<br />

nostri compagni che uscivano da<br />

scuola e tornammo a casa.<br />

Ma io avevo un chiodo fisso: dovevo<br />

entrare la mattina dopo per il compito<br />

di latino e mi sfirniciavo per trovare<br />

una soluzione. Finalmente arrivai ad<br />

una decisione. Mi addormentai molto<br />

tardi, ma dormii serenamente come il<br />

principe di Condé prima <strong>della</strong> battaglia<br />

di Rocroi.<br />

Il buio aveva ceduto da poco alla luce del<br />

giorno quando varcai la porta <strong>della</strong> chiesa<br />

di Santa Maria, quella tra le due palme<br />

che si apriva prestissimo perché così la<br />

gente del quartiere poteva partecipare<br />

alla messa che tutte le mattine veniva<br />

celebrata per i ragazzi del monastero.<br />

La chiesa era ancora deserta. Posai la<br />

sacca con i libri sulla panca e mi misi<br />

a sedere. Che meraviglia le icone dell’iconostasi.<br />

Nel silenzio più assoluto<br />

le contemplavo alla luce fioca di una<br />

lampada votiva e traevo una immensa<br />

serenità dalla pacatezza degli sguardi<br />

dei Santi; qualcuno lo riconoscevo<br />

perché, studiando in quel luogo, avevamo<br />

modo di interessarci alla iconografia<br />

classica bizantina: San Pietro<br />

con barba e capelli bianchi e arruffati,<br />

San Paolo, il colto, con la fronte ampia<br />

e priva di capelli, poi il medaglione<br />

con il Cristo benedicente a due mani;<br />

di là dalla tenda dell’iconostasi intravedevo<br />

il San Basilio di Olivio Sozzi.<br />

Quale splendore e armonia di colori!<br />

Stavo ammirando la bellezza <strong>della</strong><br />

Madonna seduta col Bambinello in<br />

braccio e il manto celeste arricchito da<br />

un bordo con la greca dorata, quando<br />

d’un tratto sentii lo stridio <strong>della</strong> porti-<br />

cina <strong>della</strong> sacrestia che ancora oggi dà<br />

sull’atrio. Si accese una luce e i parrineddi,<br />

miei compagni di scuola, fluirono<br />

in silenzio sui banchi, uno alla<br />

volta baciando l’immagine di Gesù<br />

posta su una sorta di leggio a destra<br />

dell’altare e al di qua dell’iconostasi.<br />

Per ultimo entrò Padre Nilo, che si<br />

fermò di lato sopra il gradino per guidare<br />

i ragazzi nelle preghiere… e<br />

anche per controllare che stessero<br />

attenti e ordinati. Mi vide e mi fissò,<br />

io ne ressi un po’ lo sguardo, poi mi<br />

raccolsi in preghiera. Cominciò la<br />

Messa celebrata da Padre Paolo. Poi<br />

arrivò pure il Superiore Padre<br />

Dionisio, che prese posto nel confessionale.<br />

Per ultimo, dopo qualche vecchietta,<br />

mi inginocchiai ai piedi di<br />

Padre Dionisio per chiedere perdono<br />

delle mie malefatte. Dopo mi sentii<br />

sollevato e mi misi in fila per la<br />

Comunione. Finita la Messa raggiunsi<br />

i miei compagni che già cominciavano<br />

ad arrivare da casa e non appena fui<br />

con i miei compagni di sventura, misi<br />

le mani avanti pregandoli di non considerarmi<br />

un traditore se fossi riuscito<br />

nel tentativo di entrare a scuola. Io<br />

dovevo fare quella versione, quel giorno.<br />

Non mi risparmiai qualche sfottò.<br />

Ma per me la penitenza peggiore era<br />

stata rappresentata dal sentire il giorno<br />

prima la voce di mio padre che assicutava<br />

pecore e scafazzava neve, intanto che<br />

io mi ero fatto buttare fuori dalla scuola<br />

dove lui mi mandava con grandissimi<br />

sacrifici. La scuola costava alle famiglie<br />

degli esterni la somma di cinquemila lire<br />

al mese, che all’inizio degli anni<br />

Sessanta era una cifra di tutto rispetto.<br />

Al suono <strong>della</strong> campanella si ripetè il<br />

rituale del giorno prima. Padre Nilo ci<br />

additò uno per uno invitandoci con un<br />

gesto ad uscire. I miei tre compagni si<br />

avviarono verso il portoncino, io esitai<br />

un po’, poi mi girai e dissi: “Padre<br />

Nilo, prima di andare via ho bisogno<br />

di dirle una cosa”. “Parla” ed io: “Lei<br />

ha visto che stamani ho chiesto perdono<br />

a Dio e Lui mi ha perdonato. E lei?<br />

Lei non mi perdona?”. Nel silenzio<br />

totale, di colpo ancora più silenzioso,<br />

un sibilo si fece strada tra i suoi denti<br />

stretti e, frusciando tra i peli di quella<br />

barba nera da brigante calabrese,<br />

echeggiò nell’atrio: “Filibustiere!!”.<br />

Ma il mio pentimento era sincero; un<br />

Foto archivio Salvatore Bisulca<br />

buon voto mi serviva, ma ancor di più<br />

avevo bisogno di riscattarmi nei confronti<br />

del mio ignaro genitore.<br />

“Vai in classe” mi disse trattenendo un<br />

sorriso e stringendo un po’ gli occhi.<br />

Io respirai profondamente per trattenere<br />

il mio di sorriso e mi avviai a<br />

prendere quel sette che avrebbe un po’<br />

raddrizzato la mia situazione relativa<br />

al latino scritto.<br />

Il mattino dopo, con un giorno di anticipo,<br />

anche i miei tre compagni furono<br />

riammessi in classe.<br />

Era una scuola importante quella di<br />

Santa Maria al tempo dell’istituto<br />

Andrea Reres. Oggi la chiameremmo<br />

scuola di eccellenza. Si entrava a poco<br />

più di dieci anni, dopo la quinta elementare<br />

e dopo un ulteriore esame di<br />

ammissione e si cominciava subito<br />

anche con il latino; in tre anni si passava<br />

da rosa, rosae a quousque tandem<br />

abutere Catilina patientia nostra <strong>della</strong><br />

prima orazione di Cicerone contro<br />

Catilina. Non era poco per un paesino<br />

come il nostro e sicuramente è ispirandosi<br />

al Monastero Basiliano ed alla sua<br />

ricchezza culturale che qualcuno ha<br />

voluto definire Mezzojuso Atene delle<br />

comunità albanesi di Sicilia.<br />

L’espressione in passato suscitava<br />

qualche sarcasmo sicuramente non<br />

giustificato. Oggi… meglio tacere, ché<br />

Atene piange e Sparta se la ride!<br />

e17


e18<br />

Amico dei cavalli, Spiridione, era<br />

nato in un piccolo villaggio<br />

ghego di quel tratto <strong>della</strong> Sila che<br />

degrada verso oriente e che guarda<br />

aldilà del mare che la separa dalle<br />

scure vette dei monti delle isole jonie<br />

al sorgere del sole.<br />

Fin da bambino preferiva trascorrere il<br />

tempo lontano dai giochi dei suoi coetanei,<br />

per andare appena fuori dell’abitato<br />

a sedersi sulla staccionata dei<br />

cavalli di Don Fernando: un duca<br />

stanco del mondo, un forestiero venuto<br />

da fuori per godere <strong>della</strong> pace del<br />

luogo e <strong>della</strong> gioia che provava a vivere<br />

insieme con i suoi animali di cui si<br />

curava personalmente. Ma andava<br />

invecchiando e la fatica rendeva<br />

necessario trovare qualcuno che lo<br />

aiutasse. Così un giorno decise di proporre<br />

a Doni, ormai giovanotto, di<br />

occuparsi del suo maneggio come<br />

salariato fisso.<br />

«Stalliere del duca!» Per Doni era<br />

come toccare il cielo, la fortuna che si<br />

materializzava, la sua passione profonda<br />

che diventava sorgente di vita.<br />

Ogni giorno governava il maneggio e<br />

i cavalli, che poi allenava per tenerli<br />

Penelope e Calipso<br />

U CAVADDARU<br />

di Paolo Borgia<br />

pronti per il padrone. La gioia di<br />

cavalcare lo faceva sentire un privilegiato<br />

e un po’ snob, nel logoro aplomb<br />

paesano.<br />

Poco per volta, lui schivo e di poche<br />

parole, si accorse che le ragazze -<br />

sfrontate arbresce! - lo guardavano<br />

anche con seduzione. Qualcuna persino<br />

osava salutarlo invitante. E Doni<br />

finì per mettersi con la più provocante<br />

e decisa, Francesca Giuseppa…<br />

I cavalli del duca davano appena da<br />

mangiare a Doni e ai suoi due figli, già<br />

di 4 e 1 anno. Faceva volentieri lo stalliere<br />

ma la paga, sia pure sicura, era<br />

misera. Così la moglie Giùsi, per alleviare<br />

l’economia <strong>della</strong> famiglia nella<br />

stagione del pomodoro lasciava i figli<br />

alle vicine anziane e come le altre<br />

donne scendeva a Crotone nello stabilimento<br />

delle conserve e dei pelati.<br />

Pelavano a mani nude i pomodori<br />

quando erano ancora bollenti. Da<br />

quando aveva 15 anni Giùsi faceva<br />

quel lavoro indispensabile anche alla<br />

sua famiglia paterna, perchè il padre,<br />

volontario in marina, fu congedato<br />

soltanto dopo otto anni, durante i quali<br />

aveva combattuto per la patria nella<br />

seconda guerra mondiale, sempre in<br />

giro per i mari del mondo e poi fatto<br />

prigioniero dagli inglesi.<br />

E il duca morì! I suoi figli, che non<br />

amavano i cavalli nè il loro odore, se<br />

ne disfarono. E Doni dovette partire<br />

per Bukesburg come aveva già fatto la<br />

maggior parte dei suoi coetanei.<br />

Aveva trovato ingaggio in un cupo<br />

stabilimento per la produzione di<br />

posate di acciaio inox.<br />

Dopo tre anni, alcuni paesani trasferiti<br />

a Torino gli dissero di scendere perchè<br />

la sua domanda di assunzione alla<br />

FIAT era stata accettata. Trovò un<br />

alloggio in affitto e si fece raggiungere<br />

dalla moglie coi figli che ora avevano<br />

7 e 4 anni. Anche Giùsi trovò lavoro<br />

ma siccome non sapeva a chi lasciare i<br />

figli, quando usciva li chiudeva in<br />

casa, da soli, fino a quando tornava il<br />

marito, finito il turno. Di anno in anno<br />

le loro condizioni di vita e quelle economiche<br />

andarono migliorando.<br />

Anche i figli, dopo gli studi, trovarono<br />

lavoro e misero su le loro famiglie...<br />

Franz, ormai fatto uomo, a 35 anni<br />

trovò il coraggio di infrangere il silenzio<br />

di pudore e chiedere alla madre,<br />

Susi, di parlargli del padre, che non<br />

aveva conosciuto. Conobbe una storia,<br />

che più che d’amore nato da un impeto<br />

di passione, era piuttosto il confortante<br />

epilogo di due solitudini insopportabili,<br />

di spontanea simpatia, di<br />

naturale trasporto, di consapevole predisposizione<br />

all’incontro e di conforto<br />

nel vuoto esistenziale <strong>della</strong> grigia<br />

Bukesburg. Susi infatti era sposata ma<br />

la sua vita si era come spenta per la<br />

assenza di affetto e di condivisione del<br />

marito, che anzichè curarsi <strong>della</strong> casa<br />

e <strong>della</strong> sua padrona preferiva naufragare<br />

nel fumo delle taverne.<br />

L’incontro tra Doni e Susi fu un semplice<br />

dare corpo alla metafisica predisposizione.<br />

1+1≡1. Come nel sogno.<br />

E quando Doni partì per Torino, Susi<br />

lasciò il marito. Restò sola. Era abituata<br />

a fare tutto da sola. Ma ora aveva<br />

una ragione di vita. Il figlio Franz per<br />

Susi rimase la sua gioia perpetua.<br />

Susi morì! E Franz, tramite agenzia<br />

venne a sapere che anche Doni era<br />

morto. Ma l’istinto lo spinse a Torino.<br />

Voleva incontrare i fratelli mai conosciuti.<br />

Si presentò alla casa di Giùsi<br />

che aveva sempre saputo tutto. Il<br />

marito le aveva raccontato e lei aveva<br />

tenuto il segreto nel cuore, legandosi a<br />

Doni di struggente ardore crescente<br />

insaziabile. E la difesa <strong>della</strong> sua famiglia<br />

restò sempre prima d’ogni cosa.<br />

I fratelli finalmente si incontrarono<br />

nella più completa gioia. E Giùsi fu<br />

orgogliosa del nuovo ruolo di matrigna<br />

di un figlio tedesco, Franz.


Il progetto “Baby Consiglio”, realizzato,<br />

da metà marzo a metà aprile<br />

20<strong>10</strong>, presso la scuola dell’infanzia<br />

statale “I. Gattuso” di Mezzojuso, si<br />

prefigge di educare gli alunni al senso<br />

di legalità e responsabilità civica, alla<br />

costruzione di rapporti reciproci fondati<br />

sulla partecipazione democratica<br />

e sulla valorizzazione delle diversità,<br />

allo sviluppo di sentimenti di mutua<br />

solidarietà e rispetto degli altri.<br />

Attraverso concrete esperienze di carattere<br />

cognitivo, affettivo e operativo, si è<br />

puntato a stimolare l’impegno civico e<br />

la formazione culturale dei bambini<br />

rispetto sia ai problemi del territorio, sia<br />

alle tematiche più generali di carattere<br />

sociale, con particolare riferimento alla<br />

legalità e ai diritti dell’infanzia.<br />

Ai bambini di tre anni il progetto è<br />

servito a capire le cose “giuste” da<br />

fare e quelle “sbagliate” da non fare;<br />

gli alunni di quattro anni sono stati<br />

aiutati a risolvere i problemi secondo<br />

le regole stabilite; ma i veri protagonisti<br />

del progetto sono stati gli alunni di<br />

cinque anni che, mediante giochi di<br />

simulazione dell’amministrazione<br />

comunale, hanno compreso l’organizzazione<br />

democratica all’interno di un<br />

gruppo sociale.<br />

Il 17 marzo (a seguito di elezioni primarie)<br />

è avvenuta la presentazione<br />

delle liste, con successiva campagna<br />

elettorale (comizi, volantini…);<br />

- il 15 e il 16 aprile si sono svolte le<br />

elezioni;<br />

- il 16 aprile si è avuto lo scrutinio e<br />

successivamente la visita al Palazzo<br />

Comunale con la presentazione del<br />

Baby-Sindaco e del Baby-Consiglio<br />

appena eletti al Sindaco del Comune<br />

di Mezzojuso:<br />

LISTA VINCENTE:<br />

“I PILASTRI DEL FUTURO”<br />

BABY - SINDACO:<br />

ANNA MUSCAGLIONE;<br />

GIUNTA:<br />

CLARA MIRTO<br />

ALICE SCHILLIZZI<br />

CHIARA LA BARBERA<br />

GLORIA CORTICCHIA<br />

FEDERICO MORRONE<br />

BABY - CONSIGLIERI:<br />

CHIARA BILLONE<br />

GIUSEPPE PIAZZA<br />

SIMONA D’ORSA<br />

CHRISTIAN CARCELLO<br />

ANDREA LA BARBERA<br />

EMANUELA BARONE<br />

Accanto e in<br />

basso, i bambini<br />

cantano l’Inno<br />

di Mameli.<br />

Sopra foto di<br />

gruppo <strong>della</strong><br />

baby Giunta<br />

e del baby<br />

Consiglio.<br />

“…PICCOLI CITTADINI CRESCONO!”<br />

Visto l’elevato numero di alunne<br />

all’interno <strong>della</strong> scuola le quote rosa<br />

del Baby-Consiglio non potevano che<br />

essere in maggioranza; chissà che<br />

questo non sia indice di una possibile<br />

maggiore partecipazione delle donne<br />

alla futura vita politica del nostro<br />

paese, e, perché no, di una probabile<br />

aspirazione al ruolo di Sindaco.<br />

Il 19 aprile alla presenza delle autorità,<br />

scolastica e politica, si è tenuta la<br />

cerimonia di insediamento del Baby<br />

Consiglio; accompagnato dalle note<br />

dell’Inno di Mameli non poteva mancare<br />

il brindisi avvenuto rigorosamente<br />

con spumante analcolico.<br />

Ai neoeletti i migliori auguri di buon<br />

lavoro per l’elaborazione di regole<br />

comuni e condivise da attuare all’interno<br />

del proprio contesto sociale<br />

attraverso la fattiva partecipazione<br />

democratica.<br />

Liana La Gattuta<br />

e19


e20<br />

Solennità del SS.MO CORPO E SANGUE DI CRISTO<br />

Ottava del SS. Sacramento<br />

Parrocchia Maria SS. Annunziata - Itinerari <strong>della</strong> Processione<br />

Lunedì 7 giugno 20<strong>10</strong><br />

Via Gioacchino Romano, Via Solferino, Via Silvio Pellico, Via<br />

Rossini, Via Ruggero Settimo, Via Giovanni Meli, Via Simone<br />

Cuccia, Via Arciprete Gebbia, Via Nicolò Di Marco, Piazza Nicolò<br />

Romano, Via Teatro, Via Giovanni da Procida, Via Madonna dei<br />

Miracoli, Via Simone Cuccia, Via Pietro Micca, Corso Vittorio<br />

Emanuele, Piazza Umberto I°, Parrocchia.<br />

Martedì 8 giugno 20<strong>10</strong><br />

Piazza Umberto I°, Via Balilla, Via Daniele Manin, Via Notar<br />

Tommaso, Via san Francesco, Piazza Principe Corvino, Via Fonte<br />

Vecchia, Via Duca degli Abruzzi, Vicolo Trento, Via S. Anna, Via<br />

Principe di Piemonte, Via Madonna dell’ Udienza, Via Padre G.<br />

Guzzetta, Via Scanderberg, Via Barone Sirchia, Via Nicolò<br />

Garzilli, Via Archimede, Vicolo dei Poveri, Via Barone Sirchia,<br />

Via Barone Schiròs, Via Gabriele Buccola, Via don Angelo<br />

Franco, Via Dario Battaglia, Piazza Umberto I°, Parrocchia.<br />

Mercoledì 9 giugno 20<strong>10</strong><br />

Piazza Francesco Spallitta, Via Balilla, Vicolo dei Sospiri, Via<br />

Daniele Manin, Via Notar Tommaso, Via Mulino, Corso Garibaldi,<br />

Piazza Caporale Gebbia Andrea, Via Francesco Crispi, Via<br />

Archimede, Via IV Novembre, Via Ettore Fieramosca, Via Barone<br />

Sirchia, Via Nicolò Garzilli, Via 22 Novembre, Via Nicolò<br />

Cacciatore, Via San Rocco, Via don Angelo Franco, Via Arciprete<br />

Anselmo, Via Barone Schiròs, Via Filippo Accascina, Via don<br />

Angelo Franco, Via Castelnuovo, Via Vittorio Emanuele, Via<br />

Stazzone,Via Roma, Via Ignazio Gattuso, Via Mons. Onofrio<br />

Trippodo, Via Sandro Pertini, Via Santa, Via Giovanni da Bormida,<br />

Via Ten. Galliani, Via Toselli, Via Americo Vespucci, Via Gessai, Via<br />

Stazzone, Via Vittorio Emanuele, Piazza Umberto I°, Parrocchia.<br />

Giovedì <strong>10</strong> giugno 20<strong>10</strong><br />

Piazza Umberto I°, Via Filippo Accascina, Via don Angelo Franco,<br />

Via Francesco Bentivegna, Via Albergheria, Via Enrico Berlinguer<br />

(case cooperative), Via Ignazio Gattuso, Via Anna Accascina, Via<br />

Conte di Torino, Via Generale La Masa, Via Forno, Via Nicolò<br />

Cacciatore, Via Generale la Masa, Via Francesco Riso, Via Pietro<br />

Ciulla, Via Mons. Trippodo, Via don Angelo Franco, Via Ugo<br />

Bassi, Via San Martino, Via Cristoforo Colombo, Via Ugo Bassi,<br />

Corso Vittorio Emanuele, Piazza Umberto I°, Parrocchia.<br />

Venerdì 11 giugno 20<strong>10</strong><br />

Piazza Umberto I°, Via Avv. Nicolò Schirò, Corso Vittorio<br />

Emanuele, Via Ugo Foscolo, Via Vittorio Emanuele, (Contrada<br />

Pignaro) Via Pio la Torre, Via Aldo Moro, Via Madre Macrina<br />

Raparelli, Via Vittorio Emanuele, Piazza Umberto I°, Parrocchia.<br />

Sabato 12 giugno 20<strong>10</strong><br />

Giro di tutto il paese / PARROCCHIA S. Nicolò di Mira.<br />

OGNI SERA INIZIO PROCESSIONE ORE 21,15 (puntuale).<br />

6 GIUGNO 20<strong>10</strong>


I nostri lettori<br />

ci scrivono<br />

Carissimo arciprete don Enzo con tutti<br />

i suoi collaboratori dell’<strong>Eco</strong> <strong>della</strong><br />

<strong>Brigna</strong>, scusateci se alcuni mesi fa ho<br />

mandato una lettera dimenticandomi<br />

di mandare la mia offerta. Come vedete<br />

dalle foto che vi ho inviato, anche<br />

noi, qui in Florida, a distanza di 50<br />

anni dalla nostra migrazione manteniamo<br />

la tradizione <strong>della</strong> tavolata di S.<br />

Giuseppe; la facciamo a casa nostra,<br />

con tantissimi amici italiani e americani,<br />

ognuno porta un piatto a suo piacere<br />

mentre noi, come tradizione, facciamo<br />

la pasta con le sarde, la minestra,<br />

cannoli, sfinci e tantissimi dolci.<br />

Eravamo 83 a benedire il cibo con il<br />

pastore <strong>della</strong> Cattedrale del Sacro<br />

Cuore cui apparteniamo. Tantissimi<br />

auguri per la Santa Pasqua.<br />

Ignazio Treppiedi<br />

e Melina Sciulara<br />

OFFERTE RICEVUTE<br />

Fraschitta Nicola, Mezzojuso € 20,00<br />

La Barbera Lillo, Mezzojuso € 20,00<br />

Raccolta del 19 Marzo 20<strong>10</strong> € 15,50<br />

Siragusa Nicolò, Mezzojuso € 20,00<br />

Nuccio Pietro, Mezzojuso € 20,00<br />

Meli Cristina, Mezzojuso € 20,00<br />

Napoli Francesco, S. Flavia € 20,00<br />

La Gattuta Anna, Milano € 15,00<br />

Perniciaro Carmelo, Mezzojuso € 20,00<br />

Sanfilippo Giuseppe, Mezzojuso € 50,00<br />

Ingraffia Francesco, Mezzojuso € <strong>10</strong>,00<br />

Giardina Salvatore, Mezzojuso € 50,00<br />

Napoli Gioacchino, Palermo € 20,00<br />

Treppiedi Ign. e Carm., USA $ 50,00<br />

Muscaglione Giuseppe, Palermo €30,00<br />

Giacalone Teresa, Mezzojuso € 20,00<br />

Divono Suor Agnese, Palermo € 40,00<br />

Intravaia Amara S., Augusta (SR) € 50,00<br />

Burriesci Nicolò, Palermo € 20,00<br />

Divono Em., Locogrande (TP) € 30,00<br />

Gebbia Lina, Palermo € 25,00<br />

Zambito Nicolò, Mezzojuso € 25,00<br />

Di Fina Rosario, Mezzojuso € 20,00<br />

Lanterna Ludovico, Castagnole L. € 20,00<br />

Sanfilippo Cat., Villabate (PA) € 25,00<br />

Spata Nicolò, Beinasco (TO) € 20,00<br />

Meli Alberto, Mezzojuso € <strong>10</strong>,00<br />

RIPOSANO NEL SIGNORE<br />

PETTA MARGHERITA<br />

21/05/1926 - 06/04/20<strong>10</strong><br />

PENNACCHIO LIBORIO<br />

01/04/1919 - 16/04/20<strong>10</strong><br />

AMATISTA MATTIA<br />

16/01/1930 - 19/04/20<strong>10</strong><br />

I NUOVI ARRIVATI<br />

MOHAMED AMEUR EL IDRISSI<br />

di Sidi Abdlkrim<br />

e Abou El Hamz Hasnaa<br />

YASER ABARID<br />

di Hassan e Bahni Hayate<br />

FLAVIA GIAMMANCO<br />

di Matteo e Lina Spata<br />

LAUREE<br />

Il 3 Marzo 20<strong>10</strong>, presso l’Accademia<br />

di Belle Arti di Palermo, Giuseppe<br />

Divono ha conseguito la laurea in Arti<br />

visive e Discipline dello Spettacolo<br />

indirizzo Pittura, con la votazione di<br />

<strong>10</strong>6/1<strong>10</strong>, discutendo la tesi “Anagoghè<br />

ai luoghi di Demetra”.<br />

Relatore è stato il prof. Salvatore<br />

Mineo.<br />

Il 3 Marzo 20<strong>10</strong>, presso l’Accademia<br />

di Belle Arti di Palermo, Maria Elisa<br />

Morales ha conseguito la laurea in<br />

Decorazione, discutendo la tesi<br />

“Gadget museali - merchandising”.<br />

Relatore è stato il prof. Carlo<br />

Lauricella.<br />

Il 16 Marzo 20<strong>10</strong>, presso la Facoltà di<br />

Scienze <strong>della</strong> Formazione<br />

dell’Università degli Studi di<br />

Palermo, Caterina Guidera ha conseguito<br />

la laurea in Scienze e Tecniche<br />

Psicologiche, discutendo la tesi “La<br />

voce nel silenzio. I bambini abusati e<br />

maltrattati che vivono in comunità”.<br />

Relatore è stato il prof. Giuseppe<br />

Ruvolo.<br />

Il 16 Marzo 20<strong>10</strong>, presso la Facoltà<br />

di Scienze <strong>della</strong> Formazione<br />

dell’Università degli Studi di<br />

Palermo, Vincenza Di Miceli ha conseguito<br />

la laurea in Scienze e<br />

Tecniche Psicologiche <strong>della</strong><br />

Personalità e delle Relazioni d’Aiuto,<br />

discutendo la tesi “La relazione di<br />

coppia: dall’attaccamento materno<br />

all’amore adulto”.<br />

Relatrice è stata la prof.ssa Alessandra<br />

Salerno.<br />

Ai neolaureati i migliori auguri dalla<br />

Redazione.<br />

Renato Jani, albanese di Elbasan,<br />

ospite per diversi anni <strong>della</strong> famiglia<br />

di don Enzo, ha conseguito, il 23<br />

marzo 20<strong>10</strong>, presso la Facoltà di<br />

Giurisprudenza di Palermo, la laurea<br />

in Scienze Giuridiche discutendo la<br />

tesi “Insindacabilità dei Parlamentari,<br />

trasferimento di azienda e democrazia<br />

e libertà”. Relatore è stato il Prof.<br />

Alessandro Garilli.<br />

A Renato i migliori auguri dalla<br />

Redazione.<br />

e21


e22<br />

BREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIB<br />

Marzo 20<strong>10</strong><br />

Sabato 6<br />

- Alle ore 17.00, presso il salone del<br />

Castello, il gruppo PD di Mezzojuso<br />

organizza un incontro dal tema “Rifiuti<br />

in Sicilia”. All’incontro partecipano<br />

Franco Piro, neodirigente regionale del<br />

PD e Giuseppe Lupo, segretario regionale<br />

del PD.<br />

- Alcuni capi del Gruppo Scout di<br />

Piana e Mezzojuso partecipano per<br />

due giorni al “Laboratorio<br />

Interbranca” che si svolge ad Enna<br />

fra tutti i Capi Regionali.<br />

Lunedì 8<br />

Alle ore 17.30 presso la chiesa del Sacro<br />

Cuore di Gesù del Collegio di Maria si<br />

svolge l’incontro mensile di preghiera in<br />

ricordo del Fondatore dell’Ordine delle<br />

Suore <strong>della</strong> Sacra Famiglia, il Servo di<br />

Dio Card. Pietro Marcellino Corradini.<br />

La riflessione segue il tema de “La<br />

Testimonianza”. Dopo l’incontro di preghiera<br />

il parroco don Enzo celebra la<br />

Liturgia Eucaristica.<br />

Giovedì 11<br />

Alle 20.30, nella chiesa del Sacro<br />

Cuore di Gesù, suor Catalina de los<br />

Angeles Lara Carreòn tiene il quarto<br />

ed ultimo incontro di preparazione<br />

alla celebrazione <strong>della</strong> Pasqua. Tema<br />

dell’incontro “Il perdono”.<br />

Venerdì 12<br />

Alle 16.30, nella chiesa dell’Annunziata,<br />

al termine <strong>della</strong> S. Messa, si svolge il Pio<br />

Esercizio <strong>della</strong> Via Crucis.<br />

Alle 18.00, nella chiesa di San Nicolò<br />

di Mira, papàs Jani Stassi e il diacono<br />

Sergio Spitaleri celebrano la Liturgia<br />

dei Presantificati.<br />

Domenica 14<br />

Di buon mattino, nei locali parrocchiali<br />

“Casa di San Giuseppe” si da<br />

inizio alla “settimana del pane” per la<br />

preparazione dei tradiziona≤li “panuzza”<br />

di San Giuseppe.<br />

Giovedì 18<br />

Celebrazione in ricordo del Pio<br />

Transito del Glorioso Patriarca San<br />

Giuseppe:<br />

Alle 18.30, in Parrocchia sono celebrati<br />

i Vespri Solenni.<br />

Alle 19.00 i rintocchi de “I Tocchi”,<br />

accompagnati dalla recita dei “sette<br />

dolori e delle sette allegrezze di San<br />

Giuseppe”, scandiscono le preghiere<br />

dei fedeli inginocchiati. Al termine<br />

<strong>della</strong> Celebrazione il parroco don<br />

Enzo, seguito dalla Confraternita di<br />

San Giuseppe e dalla comunità dei<br />

fedeli si reca nel Salone del Collegio<br />

di Maria per impartire la benedizione<br />

ai tradizionali pani.<br />

Venerdì 19<br />

Festa di San Giuseppe:<br />

Alle 03.30, ha inizio tradizionale<br />

Sveglia, con partenza dal sagrato <strong>della</strong><br />

Parrocchia e cantata lungo le vie di<br />

tutto il paese.<br />

Alle 06.30, al rientro dalla Sveglia, i<br />

fedeli partecipano, in Parrocchia, alla<br />

S. Messa dell’aurora.<br />

Al mattino, i membri del Comitato dei<br />

festeggiamenti <strong>della</strong> Confraternita<br />

distribuiscono porta a porta i panuzza<br />

benedetti.<br />

Alle 11.30, in Parrocchia, don Enzo<br />

celebra la S. Messa Solenne, al termine<br />

procede alla tradizionale benedizione<br />

<strong>della</strong> Minestra, che sarà distribuita<br />

in Piazza ai fedeli.<br />

Sabato 20<br />

Nel pomeriggio, dopo la S. Messa, il<br />

Parroco e i membri del Comitato dei<br />

festeggiamenti <strong>della</strong> Confraternita di<br />

San Giuseppe procedono al ritiro degli<br />

ultimi Quadri dalla case dei fedeli.<br />

Domenica 21<br />

- Alle ore 13.00, nella chiesa di San<br />

Nicolò di Mira, dopo la Divina<br />

Liturgia celebrata da papàs Nicola<br />

Ciulla, alcuni giovani Scout di Piana<br />

pronunciano il rinnovo <strong>della</strong> promessa<br />

per il passaggio dalla branca L.C. alla<br />

branca E.G.<br />

- Presso i locali parrocchiali “Casa di<br />

San Giuseppe”, si ritrova per un’agape<br />

la Confraternita dell’Addolorata.<br />

Giovedì 25<br />

Festa di Maria SS. Annunziata:<br />

Alle ore 18.00, è celebrata in<br />

Parrocchia, la S. Messa Solenne, al<br />

termine vengono distribuiti i pani<br />

benedetti da portare a casa.<br />

Venerdì 26<br />

Alle ore 15.00, con partenza dal<br />

Santuario <strong>della</strong> Madonna del Miracoli,<br />

ha inizio il Pio Esercizio <strong>della</strong> Via<br />

Crucis, guidato da don Salvatore<br />

Ruffino. Durante le Stazioni le meditazioni<br />

sono state ispirate alla Sacra<br />

Sindone. Al termine, al Cimitero è<br />

celebrata la Liturgia Eucaristica in suffragio<br />

delle anime dei defunti.<br />

Alle ore 21.00, con partenza dalla parrocchia<br />

San Nicolò di Mira, si svolge<br />

per le vie del paese il tradizionale<br />

canto in arbëreshë del Mirë Mbrëma.<br />

Domenica 28<br />

Domenica delle Palme:<br />

- Alle ore 11.15, con partenza dalla<br />

chiesa del Sacro Cuore di Gesù del<br />

Collegio di Maria, ha inizio la processione<br />

di Commemorazione dell’ingresso<br />

di Gesù a Gerusalemme, che termina<br />

in Parrocchia con la celebrazione<br />

<strong>della</strong> Liturgia Eucaristica.<br />

Durante l’omelia, il parroco don Enzo<br />

legge ai fedeli le lettera pastorale di<br />

S.E. il vescovo Sotìr Ferrara. Anche<br />

quest’anno alcune Suore Collegine in<br />

missione in Tanzania portano la loro<br />

testimonianza nella nostra Parrocchia.<br />

Le offerte raccolte in Parrocchia per le<br />

Suore <strong>della</strong> Tanzania sono state quest’anno<br />

pari a euro 1891,00.<br />

- Nella mattinata alcuni volontari promuovono<br />

una raccolta fondi per<br />

l’ASLTI, Associazione Siciliana Lotta<br />

Tumori Infantili, con la vendita di<br />

uova di cioccolato.<br />

- Capi e Lupetti del gruppo scout di<br />

Mezzojuso organizzano un mercatino<br />

di autofinanziamento in Piazza.<br />

Mercoledì 31<br />

In mattinata, in Parrocchia, don Enzo<br />

celebra la S. Messa per il Precetto<br />

Pasquale a cui partecipano gli alunni<br />

dell’Istituto Comprensivo “G. Buccola”<br />

di Mezzojuso.


REVIBREVIBREVIBREVIBREVI a cura di Francesca Brancato<br />

Aprile<br />

Giovedì 1<br />

Giovedì Santo: alle ore 17.00, il parroco<br />

don Enzo celebra la Liturgia<br />

Eucaristica Vespertina “In Cena<br />

Domini”, con la “Lavanda dei piedi”.<br />

Alle ore 21.00, si svolge la processione<br />

con il simulacro dell’Addolorata<br />

per le vie del paese.<br />

Venerdì 2<br />

Venerdì Santo: nel pomeriggio, nelle<br />

due Parrocchie, si svolge la<br />

“Celebrazione <strong>della</strong> Passione del<br />

Signore”, la “Deposizione dalla croce<br />

del Cristo morto” e “l’Adorazione del<br />

Cristo morto”.<br />

Alle ore 21.00, dalla parrocchia San<br />

Nicolò di Mira, ha inizio la Processione<br />

con l’Urna del Cristo morto.<br />

Sabato 3<br />

Sabato Santo:<br />

Alle ore 23.30 il Parroco celebra la<br />

Veglia Pasquale nella Notte Santa.<br />

Domenica 4<br />

Pasqua di Resurrezione:<br />

A partire dalle prime ore del giorno per<br />

le vie del paese un coro di fedeli annuncia<br />

la Resurrezione di Cristo, con il canto<br />

del Christòs anèsti: Cristo è risorto.<br />

Alle ore 11.30 si svolge la celebrazione<br />

<strong>della</strong> Liturgia Eucaristica in<br />

entrambe la Parrocchie con la distribuzione<br />

ai fedeli delle tradizionali<br />

“uova rosse” nella chiesa di San<br />

Nicolò di Mira e delle “colombine”<br />

nella chiesa dell’Annunziata.<br />

Giovedì 8<br />

Alle ore 17.30, si svolge, presso la chiesa<br />

del Sacro Cuore di Gesù l’incontro di<br />

preghiera in ricordo del Servo di Dio<br />

Card. Pietro Marcellino Corradini,<br />

Fondatore dell’Ordine delle Suore <strong>della</strong><br />

Sacra Famiglia. Dopo l’incontro di preghiera,<br />

don Enzo celebra la S. Messa.<br />

Mercoledì 28<br />

Alle 18.00, al Santuario <strong>della</strong><br />

Madonna dei Miracoli, don Salvatore<br />

Ruffino celebra una Messa di<br />

Ringraziamento in occasione del suo<br />

terzo anniversario di Sacerdozio. Alla<br />

Celebrazione erano presenti numerosi<br />

fedeli che hanno condiviso con don<br />

Salvatore questo momento di gioia.<br />

Venerdì 30<br />

Festa di Santa Maria di Tutte le Grazie:<br />

Alle ore 11.30, presso il Santuario di<br />

Santa Maria di Tutte le Grazie del<br />

Monastero Basiliano, papàs Jani<br />

Stassi celebra la Divina Liturgia,<br />

durante la quale impartisce la benedizione<br />

ad alcuni bambini <strong>della</strong><br />

Comunità che durante l’anno hanno<br />

ricevuto il Sacramento del Battesimo.<br />

I bambini che hanno ricevuto la benedizione<br />

sono (nelle foto da sinistra):<br />

Alice D’Arrigo, Maria Beatrice<br />

Giardina, Carmen Nuccio, Gabriella<br />

Viscardi, Alessandro Tantillo.<br />

Alle ore 21.00, si svolge per le vie del<br />

paese la processione del simulacro<br />

<strong>della</strong> Madonna con il Bambino Gesù.<br />

BUON COMPLEANNO MIMMO !!!<br />

La Redazione porge a Mimmo Cangelosi i migliori auguri per il suo 50°<br />

Compleanno, festeggiato l’11 Marzo scorso.<br />

e23


eECO<br />

BRIGNA<br />

<strong>della</strong><br />

In copertina:<br />

Un sorriso...<br />

in Sierra Leone<br />

(foto di Francesco D’Orsa)<br />

PERIODICO BIMESTRALE - PARROCCHIA MARIA SS. ANNUNZIATA - MEZZOJUSO<br />

Nuova Serie, Registrato presso il Tribunale di Palermo al n. 33 del 15.<strong>10</strong>.97<br />

Mezzojuso, Venerdì Santo<br />

Processione dell’Urna<br />

Foto Danilo Figlia<br />

Direttore Responsabile: Vincenzo Cosentino<br />

Condirettore: Carlo Parisi<br />

Redazione: Francesca Brancato, Doriana Bua, Danilo Figlia, Concetta Lala, Ciro Muscarello, Margherita Reres<br />

Indirizzo: Piazza F. Spallitta - Mezzojuso (PA) - Tel e fax 091 8203179 - ecobrigna@libero.it - Codice IBAN: IT41 F076 0<strong>10</strong>4 6000 0002 0148 904<br />

Grafica ed impaginazione: Gianni Schillizzi<br />

Stampa: Istituto Poligrafico Europeo s.r.l.

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