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Most exported products I prodottI pIù esportatI In assoluto 1 Taps/Rubinetterie 2 Ships/Navi 3 Tiles/Piastrelle 4 Boats/Barche 5 Leather shoes/Calzature in cuoio 6 Packaging machines/Macchine da imballaggi 7 Portions of furniture/Parti di mobilia 8 Pastas/Paste alimentari 9 Leather/Cuoio 10 Handbag/Borsette third position export terza posIzIone per esportazIone 1 Turbine's portion/Parti di turbine 2 Iron-steel products/Lavori ferro acciaio 3 Rubber shoes/Calzature gomma 4 Tractors/Trattori 5 Pumps and compressors/Pompe e compressori 6 Washing machines/Macchine lavabiancheria 7 Ovens and cookers/Forni e cucine 8 Chocolate/Cioccolata 9 Sweaters/Maglioni 10 Ethylene sheets/Lastre in etilene fonte: Ricerca Fondazione Edison significant interest in machinery, which, in the end, did not entirely pan out because by the time it was time place orders, the market had already entered into its curbed phase which is not yet over. In such a critical situation, the data presented on Pitti Immagine Uomo’s inauguration day by the Edison Foundation’s Marco Fortis is positive because it provides evidence that our productive system remains vital. But, above all, these estimates are good news because they originated from third parties, which are therefore impartial. The Trade Performance Index compiled by WTO and UNCTAD in 2010, suggests that despite the growing competitiveness of emerging countries within the lowest added value bracket, Italy remained the world’s most competitive country in three sectors: textiles, clothing and hide-leather-footwear. It’s in second place in the non-electronic mechanics sector, featuring basic manufactured products and diverse manufactured goods. Italy is only in sixth place when it comes to the food products sector and this reality is, perhaps, is a negative surprise. Considering the competitiveness of the foreign market in general, which has extended to all commodity sectors for G20 countries, we should consider that, in 2010, Italian ranked second after Germany, which clinched first place in eight commodity sectors out of the 14 economic macro-sectors considered in the Trade Performance Index (which includes transport vehicles, non-electronic mechanics, chemical products and electronic components). China ranks third followed by France and Japan. As confirmation that the fashion clothing sector has not become overly ripe and fallen from the tree, Edison supplied data regarding the generation of added value within this ‘expanded’ sector, which has 10 economy ITALIAN ExPORT second position export seconda posIzIone per esportazIone 1 Wines/Vini 2 Wood furniture/Mobili legno 3 Sitting furniture/Mobili per sedersi 4 Gears/Ingranaggi 5 Dishwasher portions/Parti di lavastoviglie 6 Label machines/Macchine per etichette 7 Warmth exchangers/Scambiatori di calore 8 Olive oil/Olio d'oliva 9 Burning machines/Apparecchi per cottura 10 Iron steel pipes/Tubi ferro acciaio textile-AppArel in vAlue (billion dollArs) produzIone tessIle-abbIglIamento per valore (mld. dollarI) 1 Leather shoes/Scarpe cuoio (2.160) 2 Sunglasses/Occhiali da sole (1.602) 3 Rubber shoes/Scarpe gomma (1.024) 4 Men pants/Pantaloni uomo (1.015) 5 Women pants/Pantaloni donna (913) 6 Sweaters/Maglioni (886) 7 Pantyhose/Collant (618) 8 Fabrics combed yarns/Tessuti filati pettinati (519) 9 Men textile inserts/Inserti tessili uomo (507) 10 Blouses/Camicette (503) mercato era già entrato nella fase di frenata che non si è ancora conclusa. In una situazione tanto critica, i dati presentati da Marco Fortis della Fondazione Edison nel giorno inaugurale di Pitti Immagine Uomo fanno bene, perché danno il segnale che il nostro sistema produttivo è ancora vitale. Fanno bene soprattutto perché queste stime vengono da enti terzi, quindi imparziali. Secondo il Trade Performance Index elaborato dal WTO e dall’UNCTAD, nonostante la crescente concorrenza dei paesi emergenti nelle fasce di più basso valore aggiunto, nel 2010 l’Italia è rimasta il Paese più competitivo al mondo nei tre comparti del tessile, dell’abbigliamento e della filiera cuoio-pelletteria-calzature. E’ seconda nei settori della meccanica non elettronica, dei manufatti di base e dei manufatti diversi. Solo sesta, e questa forse è una sorpresa negativa, nei prodotti alimentari. Se si considera la competitività nel commercio estero in generale, esteso cioè a tutti i settori merceologici, tra i paesi del G20, sempre nel 2010, l’Italia ha la seconda posizione, dopo la Germania, che risulta prima in 8 settori merceologici dei 14 macrosettori economici considerati dal Trade Performance Index (tra questi mezzi di trasporto, meccanica non elettronica, prodotti chimici, componenti elettronici). Terza in classifica la Cina, a seguire Francia e Giappone. A riprova del fatto che il settore abbigliamento moda non è un settore maturo e ormai caduto dall’albero, Edison ha fornito i dati relativi alla generazione di valore aggiunto di questo settore ‘allargato’, comprensivo cioè di tessile, abbigliamento, calzature, pelli, oreficeria, cosmesi e occhialeria: ebbene nel 2008 il valore aggiunto creato da questo settore italiano è stato maggiore di quello creato dal settore dei veicoli a motore di Francia e Spagna insieme o di quello
widened to include textiles, clothing, footwear, leather, gold, cosmetics and eyewear. Interestingly, the added value created within this Italian sector in 2008 was greater than that generated in the motor vehicles sector in both France and Spain. The same is true for the French aerospace sector. Instead, if we keep our sights on Italy, what’s the importance of its various productive centers producing Made-in-Italy fashion? In terms of number of employees, Fermo is our most significant province, which supports 31.3% of the sector’s workers, followed by Prato (29.9%) and Biella (21.9%), Macerata follows at a greater distance (12.5%), before Barletta-Andria and Trani. We know that companies producing Made-in-Italy fashion have a vocation for export. In fact, this item is on the rise, despite the crisis: export equaled 46 billion euro in 2010 and reached 52 billion euro in 2011. Thus, the trend proves positive after the sector’s drastic fall in 2009, which saw significant decreases in exports for clothes, textiles, leather-hide-footwear, as well as for cosmetics, jewelry and eyewear. In addition, many products within this sector are concentrated in September fairs in Milan and Paris especially, where leather and hide still occupy a significant part of the Parc des Expositions, thanks primarily to Italian companies which have always been Le Cuir’s protagonists. At this point and with this data, we can’t help but harbor doubts as to who’s more right or more wrong—those who think the future’s bright, viewing related figures through rose-colored glasses or those who consider recent data telltale of new, upcoming storms. In any case, Italian entrepreneurs are keeping their umbrellas within reach, just like their European counterparts, if only to shield themselves from the rain that may arrive from a continent travelling at two speeds. creato dal settore aerospaziale francese. Guardando all’Italia, invece, qual è l’importanza dei vari poli produttivi della moda made in Italy? Guardando al numero degli addetti la provincia più importante è Fermo che conta il 31,3% degli addetti totali, a seguire Prato (29,9%) e Biella (21,9%), un po’ più staccati Macerata (12,5%), Barletta-Andria e Trani. Sappiamo che la vocazione delle aziende della moda made in Italy è per l’esportazione. In effetti questa voce è in aumento, nonostante la crisi: l’export era pari a 46 miliardi di euro nel 2010 ed è stato di 52 miliardi di euro nel 2011. Il trend quindi è positivo, dopo la brusca caduta del 2009 che fece scendere sensibilmente le esportazioni sia dell’abbigliamento, che del tessile, che del cuoio-pelle-calzature, che della cosmetica, gioielleria e occhialeria. Tra l’altro molti prodotti di questi settori si ritrovano concentrati nelle fiere di settembre, a Milano ma soprattutto a Parigi, dove la pelle e il cuoio occupano ancora una parte rilevante del Parc des Expositions grazie soprattutto alle aziende italiane, da sempre protagoniste di Le Cuir. A questo punto e con questi dati però rimane il dubbio su chi abbia più ragione o meno torto tra chi vede nei numeri un orizzonte roseo e chi invece li ritiene forieri di nuovi temporali. In ogni caso l’ombrello degli imprenditori italiani rimane a portata di mano, così come quello degli imprenditori di tutta Europa, fosse solo per ripararsi dalla pioggia che può arrivare da un continente che viaggia a due velocità. economy 11
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