il Foglio del Comune di Pinzolo - N. 8 giugno 2009

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PERSONE il Campanile Alto lo guardo e poco dopo i metri sotto di me continuano ad aumentare. La prima parte della cresta e molto semplice. Poi mi sposto a sinistra e mi arrampico sul Diedro Oggioni su difficoltà più sostenute. Ma la salita è veloce ed alle ore 17.40 sono in cima. Ora mi sento più stanco ma, forse la voglia che avrei di sedermi mi fa andare ancora più in fretta. La discesa sulla normale è velocissima… la corsa sul tratto delle Bocchette è rilassante, il canalone tra la Brenta Alta ed il Basso lo scendo a rotta di collo. Il sentiero che riporta al rifugio sembra un’autostrada… guardo l’orologio e corro. Alle ore 18.28 raggiungo il Brentei. Un’altra salita mi balena nella mente ma trovo la scusa che sono stanco, che la gamba è molto gonfia, che un cliente mi aspetta ad un altro rifugio… saluto Bruno e Claudio e m’avvio faticosamente al Tuckett. Il Campanile Basso Le ossa sono ancora intorpidite dalla notte quando attraverso il ponticello di Vallesinella. Salgo di buon passo nell’umido bosco tra un “Buon giorno” e un “Grüssgott”, mentre la maglietta è già fradicia di sudore….Poco oltre il rifugio Casinei, fra gli ultimi larici, scorgo il Crozzon di Brenta e subito dopo ne posso ammirare tutta la sua imponenza con la sua parete est illuminata dal sole. Quando raggiungo il Brentei il Grande Detassis è alle prese con la legna e, “come al solito”, mi chiede le mie intenzioni ed io, “come al solito”, gli rispondo che vado a fare un giro. Bruno mi conosce bene e sa quali sono i miei giri e non insiste ma la sua voce ed il suo sorriso mi danno carica. Mezz’ora più tardi sono alla base del Campanile Basso mentre un paio di cordate sono già impegnate sulla via Fehrmann. Salgo ancora qualche minuto sul ghiaione fino alla base del camino che segna l’inizio della mia ascensione. La via del fortissimo Pit Schubert, lo spigolo sud-ovest che si alza per 500 metri fino a perdersi nell’azzurro terso del cielo. Indosso le scarpette, mangio una caramella, mi lego il sacchettino del magnesio attorno alla vita ed inizio a scalare. La roccia iniziale è un po’ umida ma appena sopra, baciata dal sole, si lascia accarezzare dolcemente. Al termine di un camino fantastico obliquo verso destra su roccia gialla. Un diedrino difficile poi un’esile fessura appena accennata segna la salita e la parete strapiombante si fa subito sentire negli avambracci. Ci sono diversi 54 IL FOGLIO DEL COMUNE DI PINZOLO

PERSONE chiodi ma non servono… ci vorrebbe una corda… un compagno…un’imbracatura… dei moschettoni… ma io non ho niente di tutto questo… sono solo! Le difficoltà sono molto alte, le mani sono bianche di magnesite, i muscoli tesi dallo sforzo, il corpo che cerca l’equilibrio, il cuore che sicuramente batte forte, le dita che si adattano agli appigli, i piedi che cercano l’appoggio successivo… Dopo altri minuti, lunghi un’eternità, la roccia cambia colore, la parete mi lascia respirare e riesco a proseguire più velocemente. Non so perché faccio questo! È molto forte tutto ciò che riesco a provare quando scalo in solitaria; io e la roccia, ma non è una sfida contro di Lei. Forse lo faccio semplicemente perché mi sento appagato anche se è stupido giocare con la morte… PERSONE Nei giorni 18 e 19 aprile il Gruppo Giovani di Madonna di Campiglio, in collaborazione con Don Mario e il Consiglio Pastorale, conglobando la Festa Campigliana con la Festa del Ringraziamento, hanno organizzato il 1° Trofeo Patronale. Nella giornata di sabato 18 aprile il ritrovo è stato alle ore 20.30 presso il PalaCampiglio, dove è stata proposta una serata di intrattenimento con proiezioni di curiosi filmati, scenette e musica. Due interviste doppie “stile Iene” hanno subito accolto il pubblico presente in sala e suscitato numerose risate. Nella prima intervista sono state contrapposte due realtà, quella del cittadino milanese e quella del residente campigliano. Entrambi i personaggi sono stati brillan- IL FOGLIO DEL COMUNE DI PINZOLO Un altro passaggio impegnativo; una grossa nicchia da cui per uscire devo superare uno strapiombo sulla sinistra… un appiglio… un altro… un esile appoggio… poi la parete si verticalizza e la salita ridiviene rapida e l’azzurro del cielo non è più tanto distante… La discesa è divertente ed ora i miei pensieri sono liberi di spaziare come pure lo sguardo. Tutto ciò che mi è attorno sembra finto: la parete della Cima Margherita, la Cima Tosa, le punte stregate del Campanile Alto, l’intreccio ordinato degli Sfulmini, il gigantesco Croz dell’Altissimo. Le gambe tornano a muoversi velocemente, la gola è arsa, ancora un “buongiorno” e poi “Grüssgott”, di nuovo il Grande Bruno, due punti alla “morra”, … vince sempre lui… di Annarita Bonapace e Alberta Ferrari Gruppo Giovani Madonna di Campiglio 1° Trofeo Patronale a Madonna di Campiglio temente rappresentati da due figure importantissime nel panorama delle feste campigliane: Diego Nespoli, in veste di Carloalberto Fumagalli, che ha impersonato il figlio trentaduenne di un ricco imprenditore lombardo, e Massimo Pretti – in arte Giacinta Maffei – che si è messo nei panni di un’anziana custode di un condominio in zona Colarin. Protagonisti della seconda intervista doppia sono stati invece Ivo e Arnaldo Bonapace, conosciuti con l’appellativo di fratelli Karamazof. In seguito è stato proiettato un filmato, preparato prendendo spunto dal telegiornale satirico “Striscia La Notizia” e mettendo in rilievo in chiave ironica l’offerta turistica della nostra località. 55

PERSONE<br />

<strong>il</strong> Campan<strong>il</strong>e Alto lo guardo e poco dopo i<br />

metri sotto <strong>di</strong> me continuano ad aumentare.<br />

La prima parte <strong>del</strong>la cresta e molto<br />

semplice. Poi mi sposto a sinistra e mi<br />

arrampico sul Diedro Oggioni su <strong>di</strong>fficoltà<br />

più sostenute. Ma la salita è veloce ed<br />

alle ore 17.40 sono in cima. Ora mi sento<br />

più stanco ma, forse la voglia che avrei <strong>di</strong><br />

sedermi mi fa andare ancora più in fretta.<br />

La <strong>di</strong>scesa sulla normale è velocissima…<br />

la corsa sul tratto <strong>del</strong>le Bocchette è<br />

r<strong>il</strong>assante, <strong>il</strong> canalone tra la Brenta Alta<br />

ed <strong>il</strong> Basso lo scendo a rotta <strong>di</strong> collo. Il<br />

sentiero che riporta al rifugio sembra<br />

un’autostrada… guardo l’orologio e corro.<br />

Alle ore 18.28 raggiungo <strong>il</strong> Brentei.<br />

Un’altra salita mi balena nella mente ma<br />

trovo la scusa che sono stanco, che la<br />

gamba è molto gonfia, che un cliente mi<br />

aspetta ad un altro rifugio… saluto Bruno<br />

e Clau<strong>di</strong>o e m’avvio faticosamente al<br />

Tuckett.<br />

Il Campan<strong>il</strong>e Basso<br />

Le ossa sono ancora intorpi<strong>di</strong>te dalla<br />

notte quando attraverso <strong>il</strong> ponticello <strong>di</strong><br />

Vallesinella.<br />

Salgo <strong>di</strong> buon passo nell’umido bosco<br />

tra un “Buon giorno” e un “Grüssgott”,<br />

mentre la maglietta è già fra<strong>di</strong>cia <strong>di</strong> sudore….Poco<br />

oltre <strong>il</strong> rifugio Casinei, fra gli<br />

ultimi larici, scorgo <strong>il</strong> Crozzon <strong>di</strong> Brenta<br />

e subito dopo ne posso ammirare tutta<br />

la sua imponenza con la sua parete est<br />

<strong>il</strong>luminata dal sole.<br />

Quando raggiungo <strong>il</strong> Brentei <strong>il</strong> Grande<br />

Detassis è alle prese con la legna e,<br />

“come al solito”, mi chiede le mie intenzioni<br />

ed io, “come al solito”, gli rispondo<br />

che vado a fare un giro.<br />

Bruno mi conosce bene e sa quali sono<br />

i miei giri e non insiste ma la sua voce ed<br />

<strong>il</strong> suo sorriso mi danno carica.<br />

Mezz’ora più tar<strong>di</strong> sono alla base <strong>del</strong><br />

Campan<strong>il</strong>e Basso mentre un paio <strong>di</strong> cordate<br />

sono già impegnate sulla via Fehrmann.<br />

Salgo ancora qualche minuto sul<br />

ghiaione fino alla base <strong>del</strong> camino che<br />

segna l’inizio <strong>del</strong>la mia ascensione. La<br />

via <strong>del</strong> fortissimo Pit Schubert, lo spigolo<br />

sud-ovest che si alza per 500 metri fino a<br />

perdersi nell’azzurro terso <strong>del</strong> cielo.<br />

Indosso le scarpette, mangio una caramella,<br />

mi lego <strong>il</strong> sacchettino <strong>del</strong> magnesio<br />

attorno alla vita ed inizio a scalare.<br />

La roccia iniziale è un po’ umida ma appena<br />

sopra, baciata dal sole, si lascia accarezzare<br />

dolcemente. Al termine <strong>di</strong> un<br />

camino fantastico obliquo verso destra<br />

su roccia gialla.<br />

Un <strong>di</strong>edrino <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e poi un’es<strong>il</strong>e fessura<br />

appena accennata segna la salita<br />

e la parete strapiombante si fa subito<br />

sentire negli avambracci. Ci sono <strong>di</strong>versi<br />

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