9/settembre - Santuario della Guardia
9/settembre - Santuario della Guardia 9/settembre - Santuario della Guardia
La Madonna della Guardia - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Genova - Mensile - Imprimé à Taxe reduite - Taxe perçue - Tassa riscossa - Filiale di Genova - Italia osservatorio - memoria - comunicazione - proposta Mensile del Santuario di Nostra Signora della Guardia - Genova Più forti di prima. L’importanza di essere “resilienti”. Credo nel dialogo e nella pace. Il ruolo delle religioni. ... e c’era la Madre di Gesù Gv. 2,1 9// settembre 2010 2010
- Page 2 and 3: le rubriche 7 8 9 10 20 26 30 4 14
- Page 4 and 5: scrivere, rispondere lettere a laGu
- Page 6 and 7: quale antichità e tradizione si pa
- Page 8 and 9: Nei numeri scorsi abbiamo visto div
- Page 10 and 11: 10 osservatorio resilienza di Mirco
- Page 12 and 13: 12 resilienza Costruire la casa sul
- Page 14 and 15: di Marina Parodi, Nucci Scipilliti
- Page 16 and 17: Guradia 520, ricorrenza o ripartenz
- Page 18 and 19: Guradia 520, ricorrenza o ripartenz
- Page 20 and 21: le ragioni del credere 20 dialogo d
- Page 22 and 23: Sulle vie dell’amicizia (segue da
- Page 24 and 25: una volta una chiesa nata sulla spi
- Page 26 and 27: 26 cronache Una foto e... un’idea
- Page 28 and 29: Son partiti due amici... Sì, “pa
- Page 30 and 31: Giuseppe Noli 81 anni Serra Riccò
- Page 32: Si poteva chiamare “serva” e lo
La Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> - Tariffa Associazioni Senza Fini di Lucro: Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Genova - Mensile - Imprimé à Taxe reduite - Taxe perçue - Tassa riscossa - Filiale di Genova - Italia<br />
osservatorio - memoria - comunicazione - proposta<br />
Mensile del <strong>Santuario</strong> di Nostra Signora <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> - Genova<br />
Più forti di prima.<br />
L’importanza di essere “resilienti”.<br />
Credo nel dialogo<br />
e nella pace.<br />
Il ruolo delle religioni.<br />
... e c’era la Madre di Gesù<br />
Gv. 2,1<br />
9// <strong>settembre</strong><br />
2010<br />
2010
le rubriche<br />
7<br />
8<br />
9<br />
10<br />
20<br />
26<br />
30<br />
4<br />
14<br />
19<br />
2<br />
Associato all’U.S.P.I.<br />
Unione Stampa<br />
Periodica Italiana<br />
e Maria si recò in fretta verso la regione...<br />
Nel nome del Libro.<br />
di Gianfranco Parodi<br />
L’incontro-scontro tra Cristiani e Islam.<br />
nell’Anno Sacerdotale, alla <strong>Guardia</strong><br />
Benedetto XV e la <strong>Guardia</strong> <strong>della</strong> Pace di Anna Gatti<br />
editoriale<br />
Provocazioni,<br />
tra cavalli e... puledre<br />
osservatorio<br />
E tu,<br />
quanto ti senti forte?<br />
le ragioni del credere<br />
Sulle vie dell’amicizia<br />
cronache<br />
il ricordo e la preghiera<br />
Stampa B.N. MARCONI s.r.l.<br />
Passo Ruscarolo, 71 - 16153 Genova<br />
Tel. 010.651.59.14<br />
di Marco Granara<br />
servizio di Mirco Mazzoli,<br />
Alma Severino,<br />
Enrico Quaglia<br />
servizio di Mirco Mazzoli,<br />
Ivana Zanobelli<br />
scrivere, rispondere di Marco Granara<br />
la<strong>Guardia</strong> dei piccoli<br />
di Marina Parodi,<br />
Nucci Scipilliti<br />
succede in Chiesa... di Alma Severino<br />
4 pagine centrali<br />
<strong>Guardia</strong> 520.<br />
Ricorrenza o ripartenza?<br />
il sommario sommario<br />
La Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> - Anno 115 o n. 09<br />
Autorizzazione n. 2/84 del 17.1.1984<br />
del Tribunale di Genova
a proposito<br />
di Fernando Primerano<br />
Settembre! Abbiamo da poco celebrato con fede e solennità la festa <strong>della</strong> Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong><br />
il 29 agosto e il nuovo mese, che apre le porte all’anno sociale e vede tutti riprendere le proprie<br />
attività lavorative, scolastiche e pastorali, propone più volte l’immagine di Maria Santissima.<br />
La incontriamo nella sua Natività (8 <strong>settembre</strong>), ne veneriamo il Nome (12 <strong>settembre</strong>), la contempliamo<br />
Addolorata ai piedi <strong>della</strong> Croce (15 <strong>settembre</strong>) e ne facciamo memoria con il titolo di<br />
B.V.M. <strong>della</strong> Mercede (24 <strong>settembre</strong>).<br />
La Natività di Maria dimostra che la storia è guidata dallo Spirito di Dio che prepara l’ingresso di<br />
Cristo nel mondo. Ecco per noi l’invito a lasciarci guidare dallo Spirito nella Chiesa per essere,<br />
come Maria, porta di salvezza. Circa il nome di Maria, se diverse sono state le interpretazioni date<br />
lungo i secoli, esse sempre sono state legate al rapporto <strong>della</strong> Madre con il fi glio Gesù e alla salvezza<br />
operata da Lui. Da questa festa impariamo, come Maria, a fare di Cristo e del Vangelo il<br />
baricentro del nostro essere. Maria Addolorata ai piedi <strong>della</strong> Croce. In quel contesto di estremo<br />
dolore e di estrema gioia per la salvezza, Gesù ci ha donato come madre la sua Mamma. Ecco<br />
l’incoraggiamento a vivere da cristiani veri e convinti, senza alcun timore, perché Cristo ha vinto<br />
e redento il mondo. Infi ne la memoria <strong>della</strong> B.V.M. delle Mercede, titolo sorto in un particolare momento<br />
storico (1218) con la fondazione di un Ordine nato per la liberazione dei cristiani prigionieri.<br />
Ogni titolo dato a Maria Santissima narra un suo materno, concreto intervento nella nostra storia<br />
umana. Lei è presente e ci guida in tutti i momenti bui o luminosi delle nostre giornate.<br />
In questo numero affronteremo il tema delle religioni che si incontrano e dialogano. Benedetto<br />
XVI, nel 2008, negli USA, a conclusione del suo discorso ai rappresentanti delle religioni affermò:<br />
“Il nostro dialogo non si ferma ad individuare un insieme comune di valori, ma si spinge innanzi<br />
ad indagare il loro fondamento ultimo. Non abbiamo alcun motivo di temere, perché la verità ci<br />
svela il rapporto essenziale tra il mondo e Dio”.<br />
Altro tema importante riguarda una nostra capacità umana: la resilienza. E’ l’istinto a reagire con<br />
forza d’animo per ricostruire il cammino <strong>della</strong> vita di fronte a vicende complesse o negative. Si<br />
noterà come l’ambiente culturale e i valori scelti nel tempo hanno una fondamentale importanza<br />
nell’esercizio di questa vitale capacità. Se vogliamo usare alcune parole pronunciate dall’Arcivescovo<br />
di Genova Angelo Bagnasco in occasione <strong>della</strong> Festa <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>, potremmo affermare<br />
che, “se respiriamo culturalmente” l’aria del Vangelo, diventerà a noi connaturale affrontare con<br />
la forza che viene dal Cristo ogni situazione esistenziale.<br />
Affrontiamo con fi ducia il futuro e affi diamolo alla Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>: “Maria, madre di Verità<br />
e aiuto dei cristiani, guidaci sempre nel cammino <strong>della</strong> vita”.<br />
Don Fernando<br />
3
scrivere, rispondere<br />
lettere a la<strong>Guardia</strong><br />
L’iter <strong>della</strong> nostra rivista “la<strong>Guardia</strong>”<br />
dal cestino al... bagno!<br />
Buon pomeriggio, monsignor Granara, poche righe o forse tante per esprimerle la mia gratitudine. Gratitudine,<br />
per il mensile del santuario che indirettamente aiuta i miei ragazzi a restare comunque collegati<br />
con la chiesa. A scriverle è un papà cattolico critico ma osservante, convinto che la chiesa è comunque fatta<br />
di uomini che spesso non ascoltano i messaggi di Dio e che tuttavia, interpretandoli, danno dei messaggi<br />
positivi a chi li vuole ascoltare. Il problema è proprio questo, fare ascoltare, coinvolgere una gioventù disincantata,<br />
e tenerla in comunicazione con il Supremo. Per quel che mi riguarda, sono stato riconvertito,<br />
come tanti genitori immagino, dalla prima comunione del mio primogenito che ora ha quasi quarant’anni.<br />
Da allora ho visto che mentre mia moglie ed io ci stavamo riavvicinando, inizialmente per amore del<br />
fi glio, ma anche perché riscoprivamo nella struttura <strong>della</strong> chiesa, anche se un po’ tanto arcaica, valori<br />
granitici d’amore... i giovani, dopo la cresima, praticamente fi niti i riti dell’adolescenza, fuggivano con<br />
la più totale indifferenza. Con gli anni anche i nostri tre ragazzi, due maschi ed una femmina, hanno<br />
esercitato un graduale allontanamento dalla chiesa, quasi irrevocabile. È qui che negli ultimi tempi<br />
interviene il mensile; guardato con sospetto anche dal sottoscritto che, i primi tempi devo dire la<br />
verità, lo ha cestinato con superfi cialità. Poi un giorno, come spesso accade, per caso e, a quanto mi<br />
risulta non accade quasi mai nulla per caso, l’ho aperto e l’ho letto. L’ho trovato così interessante<br />
che mi sono ritirato in bagno per leggerlo più comodamente. E casualmente l’ho abbandonato in<br />
bagno... come tutti i successivi, scoprendo dopo diversi mesi, con immenso piacere, che i miei<br />
due ragazzi ne citavano gli articoli con interesse e soddisfazione. Per carità, per questo non sono<br />
diventati improvvisamente osservanti ma... da alcuni anni stanno facendo dei bei piccoli passi.<br />
Tutto qua. È da tanto che glielo volevo dire... Dimenticavo anche che, nel frattempo, la mia<br />
devozione verso la Vergine, un tempo freddina e... piuttosto protestante, è aumentata.<br />
Grazie, grazie di cuore, a lei ed alle persone che collaborano al mensile.<br />
Grazie infi nite per le sue preziose risposte piene di equilibrio e tanto vicine anche<br />
ai giovani. Possa la Chiesa continuare a crescere per avvicinarsi sempre di più<br />
all’uomo. Di nuovo un caro saluto,<br />
Gennaro S. – Genova<br />
4<br />
Risponde<br />
mons. Marco<br />
Granara,<br />
rettore<br />
del <strong>Santuario</strong><br />
rettore@santuarioguardia.it
“Momento atteso,<br />
stimolo<br />
per pensare...”<br />
Un grazie al <strong>Santuario</strong> e alla<br />
redazione <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> per il lavoro<br />
svolto. Per me il mensile è un<br />
momento atteso, trovo stimoli per<br />
pensare alla mia vita guidata dalla<br />
fede e riscopro motivazioni.<br />
Sandra Z. – Savona<br />
Grazie davvero a voi, Gennaro e<br />
Sandra, anche a nome dei nostri collaboratori<br />
de “la<strong>Guardia</strong>”. Lavorare<br />
a lungo, spesso nel silenzio e, qualche<br />
volta, senza riscontri diretti, è faticoso<br />
e, talvolta, ci si chiede se poi sarà<br />
almeno utile. Basta una testimonianza<br />
come la vostra per dirci che vale<br />
proprio la pena seminare... Il vostro<br />
cenno di “presenza” non ci piace solo<br />
perché lusinghiero, ma ci conforterà<br />
sempre e comunque l’apporto anche<br />
critico. Essere tramiti fedeli di una<br />
Verità che ci trascende e ci precede,<br />
è rischioso per noi. Non abbiamo<br />
mai la presunzione di interpretarla<br />
bene, come non siamo sempre sicuri<br />
di parlare la lingua <strong>della</strong> gente<br />
del nostro tempo, così variegata.<br />
Aiutateci a farlo. Vi ringraziamo<br />
in anticipo. Sarebbe un vero delitto<br />
spendere forze, tempo e denaro, nella<br />
presunzione di comunicare, quando,<br />
per nostra insensibilità, questo non<br />
riuscisse. È già diffi cile farci capire<br />
per la natura stessa di quanto abbiamo<br />
da comunicare (“chi ha orecchi<br />
intenda”! diceva Gesù, sapendo<br />
come può essere complesso il cuore<br />
dell’uomo), guai a noi se perdessimo<br />
la lunghezza d’onda dei nostri<br />
interlocutori. Posso chiedervi una<br />
cosa ancora? Come avete passato<br />
ai fi gli, con discrezione e rispetto,<br />
una possibile proposta che viene da<br />
“la<strong>Guardia</strong>”, perché non trovare<br />
la stessa strada <strong>della</strong> fi duciosa attenzione,<br />
anche verso altri? Volete<br />
essere così nostri collaboratori a<br />
distanza? A risentirci.<br />
Nella speranza<br />
di non “troncare<br />
e sopire”...<br />
Monsignore Reverendissimo<br />
Leggo sul numero 7 <strong>della</strong> rivista la<br />
lettera <strong>della</strong> signora Elena di Milano,<br />
con la quale mi trovo totalmente<br />
d’accordo e resto invece abbastanza<br />
perplesso per la sua risposta. Lei<br />
infatti appigliandosi all’argomento<br />
<strong>della</strong> trave e <strong>della</strong> pagliuzza taglia<br />
corto su ogni possibilità di discussione<br />
in merito a certi atteggiamenti<br />
<strong>della</strong> gerarchie ecclesiastiche. Io<br />
penso invece che quando un cristiano<br />
cerca di far notare a chi si pone in<br />
una posizione di superiorità rispetto<br />
a lui, che certi atteggiamenti possono<br />
essere controproducenti, non<br />
lo fa certo per il gusto <strong>della</strong> maldicenza<br />
o <strong>della</strong> critica fi ne a se stessa,<br />
ma se mai per rendere un servizio<br />
alla Chiesa che ama e che vorrebbe<br />
vedere sempre aderente allo spirito<br />
del Vangelo. Le faccio un esempio:<br />
se io, ultimo tra i cristiani, decido un<br />
giorno di uscire con le scarpette rosse,<br />
un mantello di velluto ornato di<br />
ermellino e i vestiti tempestati di oro<br />
e pietre preziose, al massimo sono<br />
preso per un tipo un po’ originale,<br />
ma così facendo non allontano certo<br />
altre persone dalla chiesa. Se invece<br />
ad assumere certi atteggiamenti è il<br />
capo <strong>della</strong> chiesa cattolica (o i suoi<br />
più stretti collaboratori) e questo fa<br />
in modo che molta gente si allontani<br />
dalla chiesa stessa perché disturbata<br />
dall’uso eccessivo di tanta ricchezza<br />
e se lui (o loro) di questo non si rendono<br />
conto, sarei colpevole se queste<br />
cose non gliele dicessi. In altre<br />
parole, se io fossi il papa (o un suo<br />
collaboratore) e venissi a sapere che<br />
l’eccessivo sfarzo dei paramenti che<br />
uso, o l’esagerato dispendio di mezzi<br />
pubblici e privati che si attiva ogni<br />
qualvolta mi muovo o mi mostro<br />
in pubblico, lungi dal convertire i<br />
“tiepidi” (come penso che avvenga)<br />
allontana invece anche le persone<br />
più sensibili, sarei ben contento<br />
che qualcuno mi segnalasse queste<br />
situazioni perché avrei modo di adeguarmi<br />
immediatamente cambiando<br />
senz’altro stile di vita. E di questo<br />
non potrebbe che trarne vantaggio<br />
la chiesa intera. Mi domando perciò<br />
perché voi preti, per piaggeria o<br />
semplice rispetto reverenziale, cercate<br />
sempre di “troncare e sopire”<br />
(reminiscenze manzoniane.....) ogni<br />
critica a chi sta più in alto di voi:<br />
siete proprio sicuri di fare un buon<br />
servizio alla Chiesa?<br />
Antonio F. – Genova Sestri<br />
Caro Antonio,<br />
perché mi chiama “monsignore<br />
reverendissimo”? Non bastava un<br />
semplice “caro don Marco”? Una<br />
simpatica ironia,la sua? Se invece<br />
è altro… ahi! Vede che anche lei,<br />
come molti, non riesce a svestirsi<br />
di una certa mentalità? Il “monsignore<br />
reverendissimo” o il familiare<br />
“don” sono “solo forme” o toccano<br />
la “sostanza”? Se le forme segnano<br />
e toccano la sostanza, non c’è dubbio<br />
che dobbiamo lavorare – senza<br />
dar loro più peso di quel che hanno<br />
– all’evoluzione delle stesse verso<br />
la semplicità evangelica. È quello<br />
che fa la Chiesa da decenni. Chi<br />
ricorda? Chiesa “per” i poveri,<br />
o chiesa “con” i poveri, o chiesa<br />
“dei” poveri, o chiesa “di” poveri…<br />
Se ne parlò molto al Concilio<br />
Vaticano II. Forse lei ricorda (non<br />
conosco la sua età) che, anche per<br />
questa maturazione, siamo passati<br />
dai “fl abelli” e “sedie gestatorie”<br />
di stile faraonico – usati ancora dal<br />
semplice Papa-contadino Giovanni<br />
XXIII – alla vendita <strong>della</strong> tiara (il<br />
“triregno”) da parte di Paolo VI,<br />
al taglio delle “code” cardinalizie<br />
ecc... Ma non potrebbe procedere<br />
un po’ più speditamente questa<br />
“obbedienza conciliare” verso<br />
la semplifi cazione? Lei dice di sì<br />
e io concordo, ma lo sa che, nel<br />
frattempo, non pochi vorrebbero<br />
ritornare sui fasti antichi (ma di<br />
5
quale antichità e tradizione si parla?<br />
Non certo di quella apostolica o dei<br />
primi Padri...)? Siamo così arrivati<br />
a vedere, recentemente, i bei polsini<br />
del maglioncino nero, sfoggiato da<br />
Papa Benedetto dalla loggia vaticana<br />
il giorno <strong>della</strong> sua elezione. Poi<br />
è successo che il maglioncino nero<br />
venisse sostituito dai polsini bianchi<br />
con relativi gemelli... Di chi il merito<br />
o la colpa? Forse del vecchio<br />
cardinale bavarese che ogni giorno<br />
andava in uffi cio, vestito da semplice<br />
prete, col suo basco da parroco di<br />
campagna, conversando con la gente<br />
e salutando persino i gatti del colonnato<br />
di San Pietro? Chi gli ha “detto/<br />
imposto” che “doveva” vestire a un<br />
altro modo? Opportunità? Quieto<br />
vivere e libertà dell’intellettuale che<br />
di solito viaggia molto più in alto<br />
del suo abbigliamento? Del resto,<br />
per me non è questione di “troncare<br />
o sopire” le osservazioni al Santo<br />
Padre. Spero che anche per lei non<br />
sia un “dovere di cattolico” quello<br />
di dargli addosso comunque, magari<br />
secondo le “verità” dell’ultimo titolo<br />
dei giornali non sempre benevoli e<br />
onesti con lui!? È di questi giorni<br />
la notizia riportata da Repubblica<br />
(non dall’Osservatore Romano) che<br />
le strombazzate “scarpette rosse di<br />
Prada” indossate dal Papa sono<br />
invece dell’artigiano ciabattino<br />
Adriano Stefanelli originario di<br />
Novara, che si sente onorato di<br />
fornire abitualmente da cinque anni<br />
al Papa le sue scarpe su misura...<br />
Altro discorso è da tenere verso gli<br />
abbigliamenti delle celebrazioni liturgiche.<br />
Anche il vecchio parroco di<br />
campagna più scalcagnato, indossa<br />
abiti rituali che avrebbero il compito<br />
di far intravedere i “cieli nuovi e la<br />
terra nuova”. Li concediamo, con<br />
queste motivazioni, anche al Papa?<br />
Anche questa sarebbe una mascherata?<br />
O piuttosto un modesto tentativo<br />
di far cogliere, anche attraverso<br />
un rito, una realtà che ci trascende e<br />
che, peraltro, ci compete?<br />
Davvero sto cercando di “troncare<br />
6<br />
lettere a la<strong>Guardia</strong><br />
e sopire” le obiezioni legittime?<br />
Davvero desidero una Chiesa “paludata”<br />
invece che la chiesa umile<br />
del Vangelo? A me parrebbe di no.<br />
Solo vorrei realisticamente dire che<br />
certe evoluzioni hanno bisogno –<br />
per tutti – di motivazioni sempre più<br />
chiarite da una visione di fede che<br />
spesso non è così chiara. È questo<br />
“il” problema: non accettare criteri<br />
tutto sommato mondani nella vita<br />
<strong>della</strong> Chiesa, in alto e in basso. Le<br />
“forme”, pur signifi cative, vengono<br />
dopo. Fatta la debita distinzione tra<br />
le forme rituali con relative motivazioni<br />
e lo stile di vita personale, tutti<br />
però dobbiamo lavorare sulla linea<br />
<strong>della</strong> coerenza evangelica. L’aver<br />
scritto alla lettrice Elena di Milano<br />
che “chi ha avuto di più da Dio deve<br />
dare di più” non era già suffi ciente?<br />
Cosa avrei dovuto dirle di più, per<br />
dire da che parte sto?<br />
Sogno<br />
il mio Vescovo che...<br />
Caro Rettore, sa cosa sogno quando<br />
penso alla mia Chiesa? Per<br />
esempio sogno di vedere un giorno<br />
il mio vescovo camminare per le<br />
strade <strong>della</strong> città, senza cortei di<br />
macchine o sirene oppure -perché<br />
no?- sogno di incontrarlo magari<br />
sull’autobus, passeggero in mezzo<br />
agli altri, che attacca discorso con<br />
la gente intorno a lui. Sono fuori di<br />
testa? Forse sì, però mi piacerebbe<br />
tanto che accadesse. Non prendono<br />
forse l’autobus milioni di persone<br />
senza che nessuno lo trovi strano?<br />
Certo che se si vestisse di rosso e<br />
col sottanone, eh sì, sarebbe un po’<br />
strano, ma con un normale clergyman,<br />
perché no? Mi immagino<br />
anche la scena, le prime volte, poi<br />
ci si abitua e diventerebbe una cosa<br />
normale: “Ma guarda, non è il vescovo?<br />
Ma no! Ma sì, è proprio lui!<br />
Buon giorno, eminenza, dove va?”<br />
E così comincia un contatto, una<br />
condivisione, per lo meno del mez-<br />
zo di trasporto. Lo so che fi or fi ore<br />
di benpensanti saprebbero darmi<br />
mille buone ragioni per giustifi care<br />
la non convenienza e l’assurdità di<br />
un simile comportamento, ma come<br />
ho detto, è un sogno. Però, mi dica<br />
la verità, non pensa anche lei che se<br />
si avverasse sarebbe magnifi co?<br />
Silvana – Ge Sampierdarena<br />
Il suo sogno, cara Silvana, se lei<br />
vuole, è già una realtà: il suo Arcivescovo<br />
spesso lo si vede a piedi,<br />
vestito da semplice prete, per i vicoli<br />
<strong>della</strong> città dove è cresciuto da bambino.<br />
Il suo Arcivescovo ha anche<br />
scandalizzato più d’uno perché, in<br />
visita pastorale nel centro storico,<br />
ha ricevuto e ascoltato un gruppo di<br />
prostitute dei vicoli. Il suo Arcivescovo<br />
spesso, qui al <strong>Santuario</strong> – se<br />
ha un minimo di tempo – dopo aver<br />
mangiato sulla piazza la focaccia<br />
genovese con la sua gente, invita<br />
qualcuno al bar <strong>della</strong> piazza per<br />
prendersi un caffé. Poi, a volte,<br />
troverà lo stesso Vescovo agghindato,<br />
verso le celebrazioni, come<br />
un damerino. Giusto? Sbagliato?<br />
A qualcuno piace così, ad altri la<br />
cosa fa problema. Che le devo dire?<br />
Cosa farei io? Quando mi faranno<br />
Arcivescovo, Cardinale o Papa... le<br />
saprò dire.<br />
Dico a lei, come all’amico Antonio<br />
di cui sopra, che la tensione<br />
verso la semplicità evangelica è<br />
un dovere per tutti, soprattutto per<br />
quanti – più in alto – dovrebbero<br />
darci esempio. Vescovi e preti...<br />
“damerini” o “sbracati”? Da parte<br />
sua e nostra, rimane il dovere<br />
di sognare il meglio, denunciare<br />
con amore eventuali distorsioni in<br />
merito, dare noi stessi esempio di<br />
coerente sobrietà, senza ridurre i<br />
problemi alla cura delle forme. Se<br />
poi, noi ecclesiastici, certe lezioni<br />
non le vogliamo capire... non si<br />
preoccupi, che ci pensano già certi<br />
fatti ad obbligarci a cambiare! La<br />
verità non fa preferenza di persone<br />
e ha una sua inesorabilità.
di Gianfranco Parodi<br />
Nel nostro viaggio attraverso la storia<br />
<strong>della</strong> Chiesa in Italia ed in Europa,<br />
abbiamo fi nora registrato un percorso<br />
di crescita più o meno costante. La<br />
Chiesa dei primi secoli si irrobustiva anche nella<br />
sua struttura, sempre nuove popolazioni venivano<br />
convertite al cristianesimo e, anche quando da<br />
oriente giunsero i barbari, grande fu l’abilità degli<br />
uomini di chiesa nel trattare con loro e nel farli<br />
confl uire nell’alveo <strong>della</strong> fede cristiana. Dunque<br />
un percorso sempre positivo di crescita? No, perché<br />
si registrarono anche sconfi tte e dolorose perdite.<br />
Accadde infatti che a partire dal secolo VII, con una<br />
rapidità impressionante, tutte quelle zone, che erano<br />
state culla del cristianesimo o che avevano visto il<br />
sorgere di importanti chiese rette da grandi santi e<br />
illuminate dal sapere di importanti teologi, nel giro<br />
di pochi decenni videro lo scomparire di ogni presenza<br />
cristiana e l’affermarsi in maniera massiccia<br />
dell’Islam. La predicazione del profeta Maometto,<br />
attivo nella penisola arabica nel VII secolo, pur<br />
partendo dalla Bibbia, aveva dato luogo<br />
infatti ad una nuova religione<br />
le fonti del credere<br />
Nel nome del Libro.<br />
L’incontro-scontro<br />
tra Cristiani e Islam.<br />
che incontrò subito il favore delle genti arabe.<br />
Fu così che l’impero bizantino, nel volgere di pochi<br />
anni perse praticamente tutti i domini del Medio<br />
Oriente e dell’Africa settentrionale. Palestina,<br />
Egitto, Turchia (vere e proprie culle del cristianesimo<br />
nascente) ma anche Tripolitania e Tunisia<br />
(dove avevano operato grandi santi come Agostino<br />
e Cipriano) in breve furono poste sotto il governo<br />
di sceicchi. Nei secoli successivi tale domino poi<br />
si sarebbe esteso anche alla penisola iberica e alle<br />
regioni meridionali dell’Italia.<br />
Successivamente, specie ai tempi delle crociate, si<br />
parlerà molto dei metodi violenti con cui i Musulmani<br />
tolsero di mezzo i Cristiani. Invece le cose non<br />
andarono esattamente così: proprio per rispetto alla<br />
matrice biblica comune, l’atteggiamento degli arabi<br />
musulmani nei confronti dei cristiani fu di una certa<br />
tolleranza. Mentre ogni buon musulmano aveva il<br />
dovere di convertire gli infedeli questo non valeva<br />
per chi era già fedele di una religione “del Libro”.<br />
Quindi i cristiani erano teoricamente<br />
liberi di continuare a<br />
professare la loro religione. Praticamente<br />
però nella vita sociale<br />
ed economica essi erano discriminati<br />
rispetto agli islamici,<br />
tanto che in molti scelsero di<br />
convertisti per migliorare le<br />
proprie condizioni di vita.<br />
Poi tutti sappiamo quello che<br />
è successo: secoli di guerre,<br />
assalti, rapine, razzie e violenze<br />
di ogni genere hanno<br />
costellato le reciproche<br />
storie, condizionando con<br />
la loro nefasta ombra la<br />
possibilità di una pacifi ca<br />
convivenza fi no ai giorni<br />
nostri.<br />
7
Nei numeri scorsi abbiamo visto diverse<br />
fi gure di sacerdoti legati tutti in qualche<br />
modo al santuario, ma dalla <strong>Guardia</strong><br />
ha iniziato il suo cammino anche un<br />
grande papa, Giacomo Della Chiesa che prenderà<br />
il nome di Benedetto XV. Era nato a Genova Pegli<br />
nel 1854 e data la vicinanza col monte Figogna fi n<br />
da bambino aveva imparato a salire al santuario e<br />
anche da pontefi ce gli restò sempre legato da grande<br />
amore. Fu lui che lo defi nì “santuario principe<br />
<strong>della</strong> ligure terra”, lo insignì del titolo di “basilica”<br />
e gli concesse una liturgia propria. Forse uno dei<br />
pochi momenti di gioia del suo sofferto pontifi cato lo<br />
provò quando i genovesi gli portarono in dono una<br />
grande statua <strong>della</strong> Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>: la<br />
fece porre in un piccolo tempio nei giardini vaticani<br />
che diventò così il suo monte Figogna dove spesso<br />
andava a pregare per la pace. Infatti, era stato eletto<br />
papa nel <strong>settembre</strong> 1914 mentre l’Europa era appena<br />
precipitata in un confl itto mondiale destinato a durare<br />
quattro anni e che si sarebbe rivelato come il più<br />
spaventoso bagno di sangue <strong>della</strong> storia dell’uomo<br />
fi no a quel momento.<br />
Giacomo Della Chiesa fi sicamente era piccolo e<br />
mingherlino, con una pronunciata scoliosi e un<br />
viso pallido e sofferente, ma a dispetto <strong>della</strong> sua<br />
precaria prestanza fi sica dimostrò subito sicurezza<br />
e decisione, idee ben chiare e acutezza nei giudizi.<br />
Il suo papato segna l’inizio di un nuovo modo di<br />
porsi <strong>della</strong> stessa Chiesa. Nei secoli passati nessuno<br />
si stupiva se lo Stato Pontifi cio partecipava<br />
direttamente a guerre o si alleava con l’uno o l’altro<br />
contendente per la conquista o la difesa di territori.<br />
Ma ora la situazione è mutata: lo Stato Pontifi cio<br />
dopo Porta Pia non esiste più e per Benedetto XV<br />
il mandato di Gesù a Pietro e ai suoi successori di<br />
pascere il gregge del Signore viene assunto con una<br />
rilevante novità: il gregge non si identifi ca più<br />
solo nella Chiesa, ma in tutta l’umanità e il papa<br />
8<br />
nell’Anno arte sacra Sacerdotale, sulla cima del alla monte <strong>Guardia</strong><br />
di Anna Gatti<br />
Benedetto XV e<br />
la <strong>Guardia</strong> <strong>della</strong> Pace<br />
è il padre di tutti. È con questa visione che spende<br />
tutte le sue energie nell’attività diplomatica per<br />
convincere le potenze a desistere dalla guerra.<br />
Non esita a condannarla duramente defi nendola<br />
“orrenda carnefi cina che disonora l’Europa”, “inutile<br />
strage”, “la più fosca tragedia dell’odio umano<br />
e dell’umana demenza”. Le sue forti defi nizioni<br />
rivolte a tanti Stati cattolici che avrebbero voluto<br />
il papa dalla loro parte a benedire le loro truppe,<br />
gli procurarono critiche, nemici, insulti, accuse di<br />
viltà. Per la prima volta la Chiesa non prendeva<br />
posizione in un confl itto, ma anzi si schierava con<br />
le vittime e il papa apertamente dichiarava di avere<br />
una posizione di “perfetta imparzialità verso tutti i<br />
belligeranti, quale si conviene a chi è Padre comune<br />
e tutti ama con pari affetto i suoi fi gli”.<br />
Non fu capito e la sua voce rimase inascoltata, ma<br />
non per questo si rassegnò: diede vita in Vaticano a<br />
una centrale operativa per l’assistenza ai prigionieri<br />
di guerra, con iniziative per il rimpatrio specie<br />
dei feriti e dei malati; si tennero contatti con i soldati<br />
al fronte e le loro famiglie favorendo lo scambio di<br />
notizie, si portarono soccorsi alle persone e alle<br />
regioni più colpite, come ai contadini russi vittime<br />
di una spaventosa carestia e si cercò in ogni modo di<br />
alleviare le sofferenze delle popolazioni.<br />
La storia ha poi dimostrato quanto giuste e sagge<br />
fossero le sue parole e le sue intuizioni, ma in quel<br />
periodo <strong>della</strong> storia così drammatico Benedetto conobbe<br />
più amarezza e dolore che soddisfazioni. Una<br />
delle poche fu forse l’apprendere nel 1921, l’anno<br />
prima <strong>della</strong> sua morte, che in una piazza di Costantinopoli,<br />
era stata inaugurata una sua statua di sette<br />
metri dove era scritto: “Al grande Pontefi ce dell’ora<br />
tragica mondiale Benedetto XV benefattore dei popoli<br />
senza distinzione di nazionalità e di religione<br />
in segno di riconoscenza l’Oriente. 1914-1919”. E<br />
questo nella città cuore dell’Islam!
pescando nel tesoro... cose nuove e antiche<br />
Provocazioni, tra cavalli<br />
editoriale e... puledre<br />
di Marco Granara<br />
Agosto 2010. Noi qui,<br />
si sta celebrando<br />
la nostra novena<br />
<strong>della</strong> Madonna. Dai<br />
giornali nazionali e dai canali<br />
televisivi ci vengono proposti<br />
gli show di un pittoresco personaggio<br />
nordafricano che viene<br />
a far visita al “popolo italiano”<br />
(in ferie) portando con sé quaranta<br />
cavalli e uno stuolo di<br />
donne amazzoni, sue... guardie<br />
del corpo. Il “nostro” – per non<br />
rimanere da meno – gli fornisce<br />
500 (!)... puledre (scusate,<br />
“leggiadre fanciulle”) italiane,<br />
recuperate e foraggiate dal nostro<br />
ministero degli esteri tra le<br />
migliaia di odalische che gravitano<br />
ormai da sempre a Roma<br />
intorno ai palazzi del potere.<br />
E che la festa cominci! Cosa<br />
non si fa mai per il bene del<br />
popolo! Se le nuove iniziative<br />
commerciali passano anche da<br />
lì, perché no? Non lo insegnò<br />
un nostro celebre Macchiavelli<br />
che “il fi ne giustifi ca i mezzi”?<br />
Ebbene, alla bella faccia di<br />
ogni principio morale, che lo<br />
show cominci pure! Il magico<br />
showman africano premette<br />
al grande gioco una lezione di<br />
catechismo di uno dei tanti tipi<br />
di Islam. “Convertitevi all’Islam,<br />
prima di essere anticipate e<br />
travolte dall’inesorabile futuro.<br />
Sì, perché tra pochi decenni, la<br />
maggioranza degli abitanti europei<br />
sarà di religione islamica.<br />
E beh! Ha ragione il giovanotto.<br />
Stando così le cose, se gli islamici<br />
fanno almeno 5/6 fi gli per<br />
famiglia e i nostri, quando va<br />
bene, ne fanno uno... il conto è<br />
presto fatto: fra vent’anni saranno<br />
molti di più i Muhammad, gli<br />
Omar, gli Alì e le Jasmine che<br />
i Luca, i Roberto o le nostre<br />
Marine, Silvia o Lucia. “Se poi<br />
volete che io fermi le invasioni di<br />
lungo<br />
disperati che salgono dall’Africa<br />
affamata, dovete darmi, tra tutti,<br />
occhio e croce, 5 miliardi di bruscolini<br />
(scusate, di Euro). Tanti<br />
me ne occorrono per tener bravi<br />
– con buone o cattive maniere<br />
– i disperati del sud. Poco dopo,<br />
si dia inizio alle danze, al rodeo<br />
dei miei e dei vostri cavalli. Le<br />
vostre puledre, nel frattempo,<br />
per essere ‘aperte e moderne’,<br />
si leggeranno un po’ di Corano<br />
e qualcuna magari farà le prime<br />
prove di abiura dalla propria<br />
(?) religione cristiana”. Mentre<br />
i cavalli corrono tra abbracci e<br />
sorrisi dei capi e fi umi di retorica,<br />
la task force (ora si chiama<br />
così) degli imprenditori italiani<br />
si mescola dove sanno loro per<br />
siglare accordi economici che<br />
verranno bene al nostro popolo<br />
per superare la crisi. La farsa<br />
fi nì prestino, qualcuno abbozzò<br />
qualche inutile rilievo e poi<br />
“vissero a lungo felici, mazziati<br />
e contenti”.<br />
E io, povero cretino, sto ancora<br />
a scrivere di queste cose? Povero<br />
illuso! Il pittoresco personaggio<br />
è tornato alla sua tenda,<br />
la nostra gente è tornata dalla<br />
ferie e, accidenti, deve fare conti<br />
che tornano sempre meno.<br />
Ma meno male che riprende il<br />
campionato di calcio, che Cassano<br />
sarà in nazionale e avrà<br />
un bel bimbo in primavera, il<br />
gettito dell’enalotto continua a<br />
salire, i nostri giovani per fare<br />
una festicciola di compleanno<br />
si accerteranno che ci sia anche<br />
la coca e per dare l’addio<br />
al celibato/nubilato (si fa per<br />
dire!...) si chiuderanno in una<br />
sauna (l’ho scoperto in questi<br />
giorni: 25 euro cad.) a sudare e<br />
disquisire di altissimi ideali.<br />
Ora basta! Rasento il sadismo<br />
e chiedo scusa ai nostri quasi<br />
schifati lettori. Voglio solo chiedermi<br />
cosa si può dire in merito<br />
dalla <strong>Guardia</strong>. Rassegnarsi e<br />
zittire? Aggiungere chiacchiere<br />
a chiacchiere? O... O che? Qui, alla<br />
<strong>Guardia</strong>, quando a fi ne ’400 la società<br />
del tempo e la stessa chiesa,<br />
ammalate e moribonde, stavano<br />
languendo, venne una Donna, una<br />
“ donna dagli occhi aperti” – l’unica<br />
che si era accorta che la festa di<br />
nozze di Cana stava trasformandosi<br />
in dramma per sposi e commensali,<br />
quella che ha a cuore che la festa<br />
dei suoi fi gli non degradi in tragedia<br />
– “quella lì”, venne a chiedere a<br />
un umile padre di famiglia – senza<br />
impaurirlo con diagnosi troppo<br />
crude come ho fatto io nelle note<br />
di cui sopra – di darle una mano a<br />
“costruire”...<br />
Senza paura, perché c’è Qualcuno<br />
a cui la nostra storia sta a cuore<br />
più che a noi, giullari da paese dei<br />
balocchi. Con determinazione, nonostante<br />
la complessità del compito<br />
e tirando fuori tutte le risorse che<br />
Dio ha messo in ognuno di noi.<br />
Non è più tempo di rassegnazione,<br />
di assuefazione, di “si è sempre fatto<br />
così”, di “ci penserà il Signore”...<br />
Tanto meno è tempo di disperazione<br />
o di fuga per chi dice di credere.<br />
È tempo di sfida e di speranza<br />
insieme. È tempo di svolta epocale<br />
imposta a chi, per fede e per<br />
amore, non è riuscito a prevenire i<br />
“tempi nuovi” e ha bisogno di sentirsi<br />
scavalcare dalla Provvidenza<br />
di Dio che invece non dorme. Sono<br />
i tempi <strong>della</strong> dilatazione del cuore<br />
di Gerusalemme, dell’ampliamento<br />
fi ducioso dei confi ni <strong>della</strong> Chiesa,<br />
già presente, coi “semi del Verbo”,<br />
anche in altre culture e in altre<br />
espressioni religiose.<br />
Ma per i “cristiani barricati” sul<br />
comodo passato, sarà tempo di<br />
“stridore di denti”, di un bussare<br />
frenetico perché Qualcuno ci apra<br />
e sarà triste sentirsi dire da nostro<br />
Padre: “Non vi conosco”! E tuttavia,<br />
la Madonna <strong>della</strong> “Vedetta” (Guar-<br />
9<br />
dia), continua a dire ai nuovi Pareto:<br />
“Non abbiate paura! Rimboccatevi<br />
le maniche, costi quello che costi e<br />
costruite con Me”!
10<br />
osservatorio<br />
resilienza<br />
di Mirco Mazzoli<br />
La spia più eclatante<br />
sono gli omicidi in famiglia,<br />
che costellano<br />
le cronache: uomini che<br />
uccidono mogli o fi danzate perché<br />
non sopportano la fi ne <strong>della</strong><br />
storia. In realtà ci sono anche altri<br />
segnali, quotidiani, meno tragici<br />
ma comunque gravi: l’incapacità<br />
ad affrontare le diffi coltà, la fuga<br />
quando le situazioni si fanno<br />
spinose, la rimozione <strong>della</strong> sofferenza<br />
dalla cultura <strong>della</strong> società.<br />
Gli esperti chiamano il problema<br />
mancanza di “resilienza” e se la<br />
parola sembra difficile si può<br />
tradurre più semplicemente con<br />
“forza d’animo”.<br />
La tentazione di affermare che c’è<br />
sempre meno forza d’animo in<br />
giro è forte e facile, come ripetere<br />
che un tempo tutto andava meglio.<br />
Forse, però, come spesso accade, è<br />
ciò che non appare a valere di più:<br />
quanti resilienti esistono, donne<br />
e uomini forti e silenziosi, che<br />
ci abitano vicino, che affrontano<br />
circostanze che se fossero capitate<br />
a noi...! Spesso, però, uno neppure<br />
lo sa di essere forte dentro, fi nché<br />
non ci si trova.<br />
“Credo di essere stata creativa,<br />
nel senso che in qualche modo,<br />
sempre nel mio piccolo, sono<br />
stata capace di creare la bellez-<br />
E tu, quanto<br />
ti senti<br />
forte?<br />
za e l’ordine partendo dal caos<br />
e dal disordine; credo di essere<br />
stata allegra e di aver saputo<br />
sdrammatizzare, di aver trovato<br />
sempre prima una cosa positiva<br />
che una negativa (la tristezza, lo<br />
sconforto, l’attesa e l’incertezza<br />
sono sempre state in agguato, ma<br />
i giorni passavano ed io e i miei<br />
cari c’eravamo, quindi valeva la<br />
pena guardare avanti); credo di<br />
essere stata fl essibile perché mi<br />
sono adattata ad una vita diversa,<br />
scomoda, senza le comodità<br />
di casa ed ho comunque portato<br />
avanti quelli che erano all’epoca<br />
i miei programmi di studio<br />
e di lavoro, anzi, forse sono<br />
anche migliorata professionalmente!”.<br />
“Il terremoto<br />
ha cambiato<br />
me, la<br />
mia città,<br />
la mia famiglia,<br />
i<br />
miei amici,<br />
le mie<br />
abitudini e<br />
mi ha anche<br />
‘permesso’ di<br />
scoprire questa<br />
parte di me, la<br />
parte resiliente appunto,<br />
che prima non<br />
conoscevo”.<br />
Chi scrive è Valeria Ciciotti, 28<br />
anni. “Il terremoto” è quello che<br />
ha colpito l’Aquila, il 6 aprile<br />
scorso. La testimonianza è stata<br />
raccolta dalla Caritas. Valeria è<br />
uno dei tanti piccoli simboli <strong>della</strong><br />
forza degli Aquilani, che in questi<br />
giorni affrontano un nuovo<br />
sciame sismico. Accerta l’esistenza<br />
<strong>della</strong> forza e le strategie<br />
per farla crescere, la possibilità<br />
di dare agli altri e a se stessi<br />
nuove speranze, malgrado distruzione<br />
e dolore. Valeria imbocca<br />
il cambiamento, trasforma<br />
il trauma in una via verso
l’umano: si dà da fare e si mette<br />
a disposizione soprattutto di anziani<br />
e bambini, nella tendopoli<br />
di Centi Colella. Ha modo così<br />
di approfondire anche il suo studio,<br />
costruisce la sua tesi di laurea<br />
in psicologia proprio sulla<br />
capacità di resilienza dei bambini<br />
aquinali. Aiutare gli altri e non<br />
rinunciare al proprio percorso.<br />
Tutto questo “è stato per me un<br />
grande dono – conclude Valeria<br />
- perché ho potuto fare esperienza,<br />
ho potuto toccare con mano<br />
la bellezza di aiutare gli altri e di<br />
aiutarmi allo stesso tempo”.<br />
C’è un’altra esperienza che<br />
oggi rende concreto in modo<br />
particolare il concetto di forza<br />
d’animo: si sta svolgendo a 700<br />
metri di profondità, in Cile.<br />
33 minatori sono intrappolati<br />
dal 5 agosto nel crollo <strong>della</strong><br />
miniera di San Jose. Come si<br />
sa, staranno là sotto forse per<br />
altri tre, quattro mesi, il tempo<br />
necessario a mettere in atto una<br />
perforazione del terreno suffi -<br />
ciente a farli uscire. I minatori<br />
sono diventati un esempio di<br />
resilienza per tutto per il loro<br />
paese e per il mondo: hanno<br />
resistito per 15 giorni isolati<br />
da tutti, mantenendo<br />
calma e senso del grup-<br />
Resistere agli urti <strong>della</strong> vita,<br />
credere nelle possibilità di domani.<br />
Avere resilienza.<br />
La “forza” nelle parole<br />
FORTEZZA È:<br />
- avere il coraggio delle proprie idee;<br />
- sapersi sacrifi care per realizzare gli ideali in<br />
cui si crede;<br />
- saper trasformare le diffi coltà in opportunità di<br />
crescita;<br />
- saper resistere alle derisioni, alle sollecitazioni, alle suggestioni<br />
degli altri;<br />
- essere perseveranti nel bene;<br />
- portare a termine ciò che si è iniziato;<br />
- non temere il parere degli altri;<br />
- vincere le proprie paure.<br />
RESILIENZA È:<br />
- dal latino RE-SALIO che signifi ca: saltare, rimbalzare;<br />
- in fi sica: è la resistenza che oppongono i corpi ed i metalli alla<br />
rottura per colpi e per urti;<br />
- nelle scienze sociali: è la capacità dell’essere umano, di affrontare<br />
le diffi coltà <strong>della</strong> vita, superarle ed uscirne rafforzato;<br />
- è la capacità di resistere e di sopravvivere continuando ad avere<br />
fede nella vita ;<br />
- è la capacità di usare l’esperienza nata da situazioni diffi cili per<br />
costruire il futuro, per cambiare punto di vista, per scoprire il<br />
positivo anche nelle situazioni più dolorose;<br />
- è quella qualità che permette di continuare a vivere nonostante<br />
tutto;<br />
- è l’arte che consente di risalire sulla barca quando si è rovesciata.<br />
E.Q.<br />
po quando non potevano avere<br />
la certezza di essere raggiunti.<br />
E ora che sono in contatto con<br />
il mondo ma chiusi per lungo<br />
tempo ancora, hanno rafforzato<br />
l’organizzazione, la divisione<br />
dei compiti, gli impegni comuni,<br />
ascoltano musica, giocano.<br />
E pregano insieme: la notizia<br />
più signifi cativa in merito l’ha<br />
data “Missionline”, il sito di<br />
“Mondo e Missione”, riferendo<br />
che i minatori hanno chiesto che<br />
fosse calato nel tubo di collegamento<br />
un crocifi sso. Cibo per il<br />
corpo, la mente, lo spirito ed<br />
esperienza di comunità. Nella<br />
caverna del mondo, i minatori<br />
cileni indicano cosa è essenziale<br />
all’uomo, per resistere e ritornare<br />
alla luce, fuori dalle lacerazioni<br />
<strong>della</strong> vita.<br />
11
12<br />
resilienza<br />
Costruire la casa<br />
sulla roccia<br />
di Alma Severino<br />
intervista ad Anna Oliverio Ferraris*<br />
La mancanza di forza<br />
d’animo o resilienza<br />
è da considerare un<br />
‘problema delle generazioni<br />
nuove’?<br />
Ci sono sempre state anche<br />
nel passato persone, famiglie e<br />
anche comunità meno resilienti<br />
di altre. Uno stile di vita meno<br />
individualista di quello attuale<br />
garantiva però una maggiore<br />
interdipendenza tra gli individui<br />
- i familiari, i vicini di casa, gli<br />
amici, la parentela - cosicché era<br />
più facile per i meno resilienti<br />
(in generale o in un particolare<br />
momento dell’esistenza) appoggiarsi<br />
a coloro che avevano<br />
maggiore capacità (o possibilità,<br />
per la posizione che avevano in<br />
famiglia, nella parentela o nella<br />
comunità) di reagire ai colpi<br />
<strong>della</strong> vita, ossia di riprendersi e<br />
di ricostruirsi. Va anche ricordato<br />
che la capacità di resilienza di<br />
una persona, di una famiglia o di<br />
un gruppo può variare nel corso<br />
degli anni.<br />
Le generazioni dei nostri nonni<br />
possedevano la capacità di re-<br />
sistere agli urti <strong>della</strong> vita e di<br />
trovare la forza di ripartire e<br />
combattere e risalire la china<br />
mentre le generazioni attuali<br />
non ne hanno la volontà?<br />
Non si può generalizzare, ma<br />
indubbiamente ci sono state<br />
generazioni che si sono riconosciute<br />
in un ideale comune, il<br />
che rappresenta una forza che<br />
sostiene nei momenti critici, fornisce<br />
identità e obiettivi (anche se<br />
qualche volta può portare, come<br />
nel caso del nazismo, a conseguenze<br />
nefaste). Per esempio,<br />
nonostante le due guerre mondiali<br />
molti di coloro che nacquero<br />
nei primi decenni dei Novecento<br />
credevano nel Progresso, ossia<br />
in una evoluzione positiva del<br />
mondo e <strong>della</strong> società nonostante<br />
le guerre e le distruzioni di cui<br />
erano testimoni. Questa fi ducia<br />
che le cose sarebbero cambiate<br />
in meglio, dava loro la forza per<br />
sperare, impegnarsi, combattere<br />
e, soprattutto, per collaborare<br />
in vista di un futuro diverso.<br />
Oggi, per una serie di motivi, è<br />
piuttosto diffusa la convinzione<br />
di poter regredire, come società,<br />
invece di progredire (si pensi al<br />
fenomeno del precariato, alla<br />
disoccupazione giovanile, alla<br />
crisi economica, all’aumento<br />
dei divorzi, all’inaffidabilità<br />
<strong>della</strong> classe politica) e questo<br />
crea in molti la convinzione che<br />
non serve impegnarsi. Ma una<br />
convinzione di questo tipo porta<br />
all’isolamento e diffonde un clima<br />
di sfi ducia.<br />
I recenti fatti di cronaca con<br />
protagonisti uomini e donne<br />
(più spesso uomini) omicidi e<br />
successivamente suicidi per<br />
i fallimenti tra coppie o per<br />
problemi in famiglia sono da<br />
considerare parte del problema<br />
<strong>della</strong> mancanza di resilienza?<br />
Sono persone che non riescono a<br />
trovare né in sé né fuori di sé la<br />
capacità di immaginarsi una vita<br />
diversa, soluzioni alternative che<br />
consentono di riorientarsi, ricostruirsi,<br />
di continuare a sperare<br />
in una via d’uscita anche nei momenti<br />
critici. Hanno imboccato<br />
un tunnel di cui non riescono a<br />
vedere la fi ne. Questa incapacità<br />
può dipendere da svariati fattori,
Chi è Anna Oliverio Ferraris<br />
Anna Oliverio Ferraris è esperta di rilievo internazionale sui temi <strong>della</strong> crescita,<br />
dello sviluppo e dell’età evolutiva. Psicologa, docente universitaria a<br />
Torino e Roma, formatore, conferenziere e saggista, è stata membro <strong>della</strong> Consulta<br />
Qualità <strong>della</strong> Rai e del Comitato Nazionale di Bioetica. Collabora regolarmente e<br />
da anni con riviste e quotidiani nazionali. Tra i principali temi di applicazione del<br />
suo studio e del suo insegnamento i problemi <strong>della</strong> crescita, i nuovi media, il disadattamento, il<br />
bullismo, i fattori protettivi e il recupero, l’adolescenza, la devianza minorile, la pedofi lia, l’adozione,<br />
la comunicazione in classe e in famiglia. Tra i suoi volumi: “Psicologia <strong>della</strong> paura”, Boringhieri; “Il<br />
bambino e l’adulto”, Laterza; “Crescere. Genitori e fi gli di fronte al cambiamento”, R. Cortina; “Zone<br />
d’ombra. Storie di normale psicopatologia”, Giunti; “TV per un fi glio” Laterza; “Il volto e la maschera.<br />
Il fenomeno <strong>della</strong> pedofi lia e l’intervento educativo” (con B. Graziosi), Valore Scuola; “La macchina<br />
<strong>della</strong> celebrità”, Giunti; “Le domande dei bambini”, Rizzoli; “Il cammino dell’adozione”, Rizzoli; “La forza<br />
d’animo”, Rizzoli; “Dai fi gli non si divorzia”, Rizzoli; “Non solo amore. I bisogni psicologici dei bambini”,<br />
Giunti; “Arrivano i nonni!” Rizzoli; “La sindrome Lolita”, Rizzoli; “Chi manipola la tua mente”, Giunti.<br />
come una totale mancanza di<br />
controllo dei propri impulsi,<br />
una dipendenza patologica dal<br />
partner, una fragilità psicologica<br />
dovuta alla mancanza di sostegno<br />
affettivo nei primi anni di vita e<br />
di una formazione effi cace nel<br />
corso <strong>della</strong> crescita, vale a dire<br />
una guida, una educazione, dei<br />
punti di riferimento affettivi<br />
e culturali, dei modelli forti e<br />
positivi in cui poter identifi carsi.<br />
Una scarsa resilienza va spesso<br />
di pari passo con una immagine<br />
di sé negativa e con uno scarso<br />
rispetto degli altri.<br />
La mancanza di forza d’animo<br />
e di resistenza alle avversità<br />
colpisce più pesantemente gli<br />
uomini o le donne? Leggendo<br />
gli ultimi fatti di cronaca<br />
sembra che il problema sia più<br />
grave per gli uomini: il maschio<br />
si è forse un po’ smarrito?<br />
Non ci sono statistiche in proposito<br />
e non credo ci siano differenze<br />
tra i due sessi per quanto<br />
riguarda la resilienza, le differenze<br />
riguardano semmai le modalità<br />
di reazione alla mancanza di<br />
resilienza. Le donne tendono più<br />
spesso degli uomini a ripiegarsi<br />
su se stesse, a colpevolizzarsi, a<br />
cadere in depressione, a rifugiarsi<br />
nell’anoressia o altri disturbi<br />
psicosomatici.<br />
Quando è iniziato il problema<br />
di perdita <strong>della</strong> capacità di<br />
resistere agli inevitabili urti e<br />
contrattempi <strong>della</strong> vita?<br />
Non c’è un tempo uguale per<br />
tutti. Varia da caso a caso anche<br />
perché le cause possono essere<br />
molteplici nella stessa persona,<br />
nella stessa comunità o famiglia.<br />
Questa nuova “lacuna” è conseguenza<br />
di errori educativi<br />
di genitori troppo permissivi<br />
o troppo assenti ed eventualmente<br />
quali potrebbero essere<br />
gli insegnamenti necessari per<br />
inculcare in noi stessi e nei nostri<br />
fi gli la resilienza?<br />
Nella formazione <strong>della</strong> resilienza<br />
non sono d’aiuto né i genitori<br />
troppo permissivi, né quelli assenti<br />
o disinteressati, né quelli<br />
invadenti che non lasciano spazi<br />
di libertà ai fi gli e non rispettano<br />
quella giusta distanza che ci deve<br />
essere tra le persone anche quando<br />
vivono insieme e si vogliono<br />
bene. In tutti questi casi i fi gli<br />
rischiano di crescere insicuri, con<br />
pretese eccessive nei confronti<br />
degli altri, incapaci di reggere le<br />
frustrazioni e di reagire in modi<br />
positivi. Un genitore deve saper<br />
dare affetto e protezione ma<br />
anche richiedere il rispetto delle<br />
regole fondamentali <strong>della</strong> convivenza.<br />
Deve saper fornire una<br />
guida chiara e coerente ma anche<br />
lasciare degli spazi di libertà.<br />
Deve avere una scala di valori<br />
che consenta ai fi gli di orientarsi<br />
nel mondo in cui viviamo, di<br />
distinguere i buoni dai cattivi<br />
maestri. Certo, non tutto dipende<br />
dallo stile educativo dei genitori,<br />
è importante che al di fuori <strong>della</strong><br />
famiglia, nella società, ci sia un<br />
clima vivibile e coerente. E che<br />
ognuno possa sentirsi cittadino<br />
responsabile e partecipe.<br />
* psicologa, docente universitaria,<br />
saggista di fama internazionale,<br />
autrice del libro “La forza d’animo”<br />
(Rizzoli, 2003)<br />
13
di Marina Parodi, Nucci Scipilliti<br />
14<br />
la<strong>Guardia</strong><br />
dei piccoli Gratis avete ricevuto...<br />
Clic e la lampadina si accende. Clic e la<br />
lampadina si spegne. È un gesto che ripetiamo<br />
così tante volte nelle nostre giornate,<br />
che non ci rendiamo neanche più<br />
conto di che conquista e che dono sono<br />
la corrente elettrica e la lampadina.<br />
Quando salta la luce, corriamo a cercare<br />
le candele, è anche affascinante restare<br />
alla luce tremolante <strong>della</strong> fi ammella, ma<br />
se fosse sempre così? Dobbiamo essere<br />
davvero grati all‛ingegno degli uomini che<br />
hanno fatto sì che oggi la luce elettrica sia<br />
disponibile nelle case, senza dimenticare<br />
che per tante persone nel mondo non<br />
è ancora così. Per lungo tempo le fonti<br />
di luce artifi ciale sono state torce fatte<br />
con rami di alberi resinosi, primitive lampade<br />
ad olio (la più antica di cui abbiamo<br />
testimonianza risale a 400 mila anni fa!) e<br />
candele di grasso animale (sego) o di cera<br />
d‛api, inventate<br />
dai Romani.<br />
Fino alla<br />
fi ne del 1700<br />
non ci furono<br />
evoluzioni significative<br />
e<br />
l‛illuminazione<br />
restava un<br />
costoso privilegio<br />
di pochi.<br />
Alla fine del<br />
1700, la rivoluzioneindustriale<br />
spinse<br />
a cercare tecnologie<br />
migliori<br />
LA LUCE ELETTRICA<br />
e più economiche per l‛illuminazione, soprattutto<br />
per non fermare le macchine di<br />
notte. Vennero perfezionate le lampade<br />
ad olio e sperimentate le prime lampade<br />
a gas. Nel 1800 Alessandro Volta donò<br />
al mondo la rivoluzionaria pila elettrica e<br />
già due anni dopo partirono i primi esperimenti<br />
di luce elettrica e si costruirono i<br />
primi modelli di “lampada ad arco”, usati<br />
soprattutto per illuminare grandi spazi<br />
(capannoni industriali, stazioni, teatri).<br />
Parallelamente iniziarono gli studi che<br />
porteranno poi all‛invenzione <strong>della</strong> lampadina<br />
a incandescenza, nella quale un<br />
fi lo di metallo attraversato da corrente<br />
elettrica diventa incandescente ed<br />
emette luce. Anche se molti scienziati<br />
contribuirono a questo risultato, il riconoscimento<br />
legale sull‛invenzione <strong>della</strong><br />
lampada a incandescenza lo ottenne Thomas<br />
Alva Edison<br />
che il 21<br />
ottobre 1879<br />
accese una<br />
lampadina a<br />
incandescenza<br />
che funzionò<br />
per 40 ore. Le<br />
lampadine furono<br />
poi miglioratedall‛impiego<br />
di fi lamenti<br />
di tungsteno e<br />
nel 1907 se ne<br />
iniziò la produzioneindustriale.<br />
SE VUOI, ANIMA IL DISEGNO CON I COLORI DELLA TUA FANTASIA!
<strong>Guardia</strong> 520.<br />
Ricorrenza o ripartenza?<br />
di Mirco Mazzoli<br />
Come vivere nove giorni di prepaarazione<br />
alla festa <strong>della</strong> Madonna na<br />
<strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>? Ci sono due modi: i:<br />
ripetere una consuetudine o coogliere l’occasione per rifl ettere e cambiare. e.<br />
Farsi davvero simili a Benedetto Pareto, a<br />
cui - ormai 520 anni fa - la Madonna disse: :<br />
“Dammi una mano a costruire”. Sperando di i<br />
non cadere dall’albero di fi co per prendere<br />
sul serio la questione. Manco a dirlo, alla<br />
<strong>Guardia</strong> credono sia meglio fare di novena<br />
e festa quella occasione di cambiamento. E<br />
insistono nella convinzione che ciò valga non<br />
solo per il singolo ma per la società, genovesi<br />
e foresti, visto che ormai la festa <strong>della</strong><br />
Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> ha chi la celebra in<br />
tutti i continenti. Su questa ambizione la novena ovena<br />
affronta ogni anno temi stringenti per la Chiesa Chi<br />
e la società: testimonianza del Vangelo, educazione,<br />
matrimonio, responsabilità politica, giovani,<br />
migranti... La domanda è: che faccio, io? posso<br />
essere cristiano senza essere consapevole del mio<br />
ruolo nel mondo? Può reggere la costruzione <strong>della</strong><br />
devozione senza le architravi di una fede che rende<br />
responsabili e attivi per il bene di tutti?<br />
UN TEMPO PER LA SOCIETÀ<br />
CHE VUOLE RIPARTIRE DAGLI ULTIMI<br />
Con gli incontri sul piazzale ogni giorno <strong>della</strong><br />
novena, le meditazioni, i rosari, i testimoni, il San-<br />
La festa <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong><br />
La novena e la festa 2010,<br />
la responsabilità del domani,<br />
il futuro <strong>della</strong> famiglia.<br />
tuario del Figogna<br />
spiega i e rinnova i l’i l’invito i di<br />
Maria a chiunque lo voglia ascoltare. Lo fa con<br />
convinzione perché sulle parole <strong>della</strong> Madonna c’è<br />
un sigillo di garanzia: in pienezza di Vangelo, è<br />
una buona notizia rivolta agli ultimi. Cioè a partire<br />
e con il coinvolgimento degli ultimi. Di ultimi<br />
alla <strong>Guardia</strong> in nove giorni ne vedi proprio tanti.<br />
Sembra che la casa di Maria li cerchi, li voglia.<br />
Persone ai margini. Li vedi indifesi, arresi. E poi<br />
ci sono quelli che si vedono ultimi per difendersi,<br />
quelli che ripetono con Pareto: “Ma io sono un<br />
poveraccio, mi prenderanno per matto”. La frega-<br />
(continua a pag. II)<br />
I
Guradia 520, ricorrenza o ripartenza?<br />
(segue da pag. I)<br />
tura – ma anche la salvezza – è che proprio e sempre<br />
dagli ultimi parte Dio per costruire cambiamento.<br />
“Nel 1490 - ripete don Marco Granara, rettore <strong>della</strong><br />
<strong>Guardia</strong> – Maria non chiede ai potenti dell’epoca.<br />
In un tempo profondamente squalifi cato sul piano<br />
sociale e personale, la Madonna domanda ad un uomo<br />
umile, un laico, di fare una piccola cappella. E da<br />
quel ‘poco’ sul monte discendono nei secoli grandi<br />
cose: una devozione diffusa, che è arrivata anche in<br />
Vaticano, un rinnovamento spirituale popolare, maturazioni<br />
e scelte ispirate alla santità. Sono gli umili a<br />
portare avanti le storie di Dio e la nostra storia <strong>della</strong><br />
<strong>Guardia</strong> non fa eccezione. Anche oggi, in famiglia,<br />
sul lavoro, negli ambienti di vita, nella cultura,<br />
nell’economia, nella politica, nella chiesa, laici e<br />
consacrati insieme, Maria insiste perché ciascuno<br />
faccia la propria piccola parte: per quanto squalifi<br />
cato, è proprio da ognuno di noi che può partire la<br />
ricostruzione di coscienze e di società come Dio le ha<br />
pensate”. Novena e festa 2010 sono state, dunque, un<br />
tempo per la società che vuole ripartire dagli ultimi:<br />
II<br />
non solo una società che ha gli ultimi al centro ma<br />
una società che crede nel loro apporto.<br />
UN TEMPO PER LA SOCIETÀ<br />
CHE VUOLE INCONTRARE L’ALTRO<br />
La <strong>Guardia</strong> resta uno dei simboli più potenti <strong>della</strong> fede<br />
locale ma ormai ha superato i confi ni. Alla novena e<br />
alle celebrazioni <strong>della</strong> festa 2010 è evidente la presenza<br />
e la devozione dei migranti, soprattutto sudamericani<br />
ed asiatici. Per loro è come trovare un po’ di casa nella<br />
casa di Maria. Accanto al sacrifi cio del distacco dalla<br />
loro terra, nei loro occhi cogli la tempra <strong>della</strong> fede e la<br />
latitudine <strong>della</strong> cristianità. La <strong>Guardia</strong>, però, ha superato<br />
i confi ni anche in direzione opposta, sempre stando sui<br />
passi di chi lascia il proprio paese: nei secoli la Madonna<br />
dei genovesi ha seguito i genovesi, emigranti,<br />
missionari, espatriati e ha messo casa lontano, con<br />
santuari, parrocchie e cappelle: così in Argentina e<br />
Cile, così in Costa d’Avorio, dove i fedeli hanno potuto<br />
per la prima volta celebrare la festa nel nuovo santuario<br />
guardiano di Bounoua, innalzato grazie all’impegno
degli Orionini. Patrimonio di migliaia di fedeli che non<br />
hanno mai visto Genova, la <strong>Guardia</strong> invita alla condivisione<br />
con l’altro: non più solo la Madonna di Genova,<br />
ma la Madre di tutti.<br />
UN TEMPO PER LA SOCIETÀ<br />
CHE VUOLE DARSI UN FUTURO<br />
Il Card. Angelo Bagnasco,<br />
nominato<br />
Arcivescovo di Genova<br />
proprio il 29<br />
Agosto del 2006, ha<br />
chiara questa dimensione<br />
oltre i confi ni<br />
regionali. Da presidente<br />
<strong>della</strong> CEI,<br />
consapevole dell’at-<br />
tenzione <strong>della</strong> stampa, ,<br />
indirizza le sue omelie e<br />
“guardiane” ai geno-<br />
vesi ma anche a tutti ti i<br />
In un’agenda i santuari<br />
delle diocesi di Liguria<br />
C i<br />
siamo anche noi <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>. “Il Cittadino”,<br />
settimanale cattolico di Genova,<br />
presenta l’Agenda 2011 “Terra di Santuari”.<br />
Giorno dopo giorno, oltre 150 santuari delle<br />
diocesi di La Spezia-Sarzana-Brugnato,<br />
Chiavari, Tortona, Genova, Savona-Noli,<br />
Albenga-Imperia, Ventimiglia-Sanremo:<br />
per ognuno di essi, cenni di storia, arte,<br />
tradizione, cultura e turismo religioso. In<br />
omaggio agli abbonati de “Il Cittadino” e al<br />
prezzo di 10 euro per tutti gli altri, l’Agenda<br />
2011 è disponibile da ottobre presso la<br />
redazione del settimanale, in Via Serra 6A,<br />
16122 Genova. Per informazioni e per prenotare<br />
copie del volume telefonare o inviare<br />
un fax al n. 0105704389 oppure inviare un<br />
e-mail all’indirizzo info@ilcittadino.ge.it<br />
gli altri. Dalle sue parole si capisce che la memoria<br />
dell’apparizione <strong>della</strong> Madonna è un tempo forte,<br />
collettivo, per fotografare lo stato di salute dell’uomo<br />
e <strong>della</strong> società, nell’ottica <strong>della</strong> fede. Al centro <strong>della</strong><br />
sua attenzione, per questa Festa 2010, la famiglia, le<br />
(continua a pag. IV)<br />
LA SPEZIA-SARZANA-BRUGNATO<br />
CHIAVARI<br />
TORTONA<br />
GENOVA<br />
SAVONA-NOLI<br />
ALBENGA-IMPERIA<br />
VENTIMIGLIA-SANREMO<br />
2011<br />
AGENDA<br />
Regione Ecclesiastica Ligure<br />
Terra di Santuari<br />
GGuida ai pellegrinaggi<br />
III<br />
IL CITTADINO<br />
Settimanale Cattolico
Guradia 520, ricorrenza o ripartenza?<br />
(segue da pag. III)<br />
nascite, i giovani. L’analisi del Card. Bagnasco<br />
è chiarissima: “L’Italia non gode di buona salute<br />
sul piano <strong>della</strong> natalità. Che gli altri paesi non se<br />
ne preoccupino è scontato, che non ce ne preoccupiamo<br />
e non ce ne occupiamo noi è stolto. La<br />
Liguria, poi, si trova nelle primissime posizioni in<br />
quella che è una vera corsa verso la morte”. Per il<br />
Cardinale la scarsità di bambini è già ora un “inverno<br />
demografi co” e prefi gura un “futuro autunnale”. Le<br />
cause? Economiche e politiche, certo, perché non si<br />
fa ancora abbastanza per difendere la famiglia che<br />
può costruire il futuro. Ma, avverte l’Arcivescovo,<br />
a far stagnare le nascite è anche un fattore culturale:<br />
“Un clima suadente - lo defi nisce - un certo<br />
modo di pensare non maggioritario ma invadente<br />
e subdolo” che ti suggerisce fi losofi e del tipo: “La<br />
vita è solo tua, dopo la morte non c’è nulla, godi e<br />
lasciati andare alle sensazioni”. “Anche la coppia e la<br />
famiglia acquistano una leggerezza particolare, una<br />
inconsistenza che frana davanti agli urti <strong>della</strong> vita e<br />
dei rapporti. In una visione così sembra esserci poco<br />
spazio per il dono di sé. Possiamo dire che viene a<br />
mancare la speranza, la capacità di credere al futuro:<br />
e porre al mondo dei fi gli ha sempre a che fare con il<br />
futuro!” Il Card. Bagnasco torna invece ad indicare<br />
la cultura <strong>della</strong> fedeltà: “Tale prospettiva forse intimorisce<br />
e spaventa - osserva - ma qui si inserisce<br />
la potenza del Cristo. La fedeltà vera è infatti la<br />
E venne un uomo... di nome Oreste<br />
IV 18<br />
traccia di Dio nel mondo”. Servono matrimoni<br />
fondati sul reale, non sul fantastico: l’amore vive<br />
la passione reciproca ma conosce anche “la ripetizione<br />
quotidiana di azioni e doveri che sembrano<br />
grigi” ma in realtà “sono come la pioggia tranquilla e<br />
continua che bagna la terra e la feconda”. La fedeltà<br />
quotidiana e umile alle piccole cose fa “crescere e<br />
misura la sostanza dell’amore”. Si tratta di essere<br />
sposi e poi genitori adulti, famiglie fondate in Dio,<br />
che vogliono trasmettere la vita ed educarla. Già.<br />
Perché una volta fatti, i fi gli non sono fi niti. Anzi:<br />
l’educazione è la sfida <strong>della</strong> Chiesa Italiana<br />
fi no al 2020. “Non possiamo assistere rassegnati<br />
allo sbando <strong>della</strong> confusione valoriale che porta<br />
all’individualismo, uccide i rapporti, impoverisce<br />
il vivere sociale”, afferma il Cardinale alla <strong>Guardia</strong>.<br />
“I giovani non cercano questo, chiedono altro con<br />
modi spesso indiretti, che richiedono da parte nostra<br />
di essere raccolti con attenzione e compresi. Per<br />
questo i Vescovi italiani hanno scelto come obiettivo<br />
del decennio la sfi da educativa, consapevoli - assieme<br />
ai loro sacerdoti - che non c’è evangelizzazione<br />
senza educazione integrale <strong>della</strong> persona e senza<br />
educatori autentici e convinti. Un compito che vogliamo<br />
affi dare qui alla mani materne di Maria”. La<br />
Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> saprà come raccogliere<br />
questo affi damento. Certo anche con le mani e<br />
il cuore dei suoi fedeli.<br />
T ra i testimoni più rilevanti intervenuti alla novena <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>, va ricordato almeno<br />
Paolo Ramonda. Laico, sposato, padre di tre fi gli più nove, nove bambini che hanno<br />
vissuto o vivono situazioni di disagio e sofferenza e diventati parte <strong>della</strong> famiglia. Paolo è il<br />
successore di Don Oreste Benzi, fondatore <strong>della</strong> Comunità<br />
Papa Giovanni XXIII. Ai pellegrini presenti Paolo Ramonda<br />
ha spiegato l’esperienza di apertura al Vangelo e al bisogno<br />
del prossimo, l’incontro con la Comunità e con il carisma di<br />
don Oreste. Per tutta la novena la <strong>Guardia</strong> ha ospitato anche<br />
una mostra sulla vita e l’opera di Don Oreste, che pochi<br />
anni prima <strong>della</strong> morte, avvenuta nel 2007, era stato in visita<br />
al <strong>Santuario</strong> del Figogna: in una ventina di pannelli di grande<br />
effi cacia, le origini e il percorso di un uomo intimamente unito<br />
a Dio, capace di servire con un sorriso autentico i bisogni e le<br />
sofferenze dell’altro, dai più giovani ai più poveri, e di lasciare<br />
alla sua Comunità l’impegno a vivere nella Chiesa - come dice<br />
lo statuto - “condividendo la vita degli ultimi e conducendo<br />
una vita da poveri”.
di Alma Severino<br />
Succede in Chiesa<br />
5 SETTEMBRE – Papa Benedetto XVI in visita a Carpineto Romano in occasione<br />
del bicentenario <strong>della</strong> nascita di un abitante illustre di tale luogo: Vincenzo Gioacchino Raffaele<br />
Luigi Pecci, divenuto Papa col nome di Leone XIII. Vincenzo Pecci nacque a Carpineto Romano<br />
(allora nello Stato Pontifi cio), piccola località che oggi annovera meno di cinquemila abitanti, dalla<br />
famiglia dei conti Pecci. Nel 1843 venne consacrato Arcivescovo ad personam e inviato come Nunzio<br />
in Belgio. In seguito venne nominato Vescovo di Perugia e Cardinale. Fu eletto Papa nel 1878, dopo<br />
Pio IX. A questo Papa si deve la prima Enciclica sociale cristiana – la Rerum Novarum – che ha<br />
segnato profondamente il magistero dei Papi successivi, ma anche un’importante apertura al mondo<br />
scientifi co e una diffi cile opera di mediazione diplomatica nei confl itti tra Paesi.<br />
12/19 SETTEMBRE – Primo congresso mondiale di giornalisti cattolici in Africa. L’Unione<br />
Cattolica Internazionale <strong>della</strong> Stampa (UCIP) per la prima volta realizza il suo Congresso Mondiale<br />
in un Paese dell’Africa. Si svolge a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, e il tema centrale è<br />
“Media al servizio <strong>della</strong> giustizia, <strong>della</strong> pace e <strong>della</strong> buona governabilità in un mondo di disuguaglianza<br />
e povertà”. Gli organizzatori hanno detto che “questa circostanza permette che il Congresso<br />
diventi un’occasione straordinaria per comprendere la vera vita in Africa e le sue distinte realtà”.<br />
1/2/3 OTTOBRE – “Fratelli è possibile?” - Seconda edizione del Festival francescano. Nelle piazze<br />
di Reggio Emilia i francescani saranno a disposizione per il dialogo e molti protagonisti <strong>della</strong> scena<br />
culturale italiana, tra cui il fi losofo Massimo Cacciari, lo scrittore Vincenzo Cerami, lo psicologo<br />
Alessandro Meluzzi, il giornalista Antonio Sciortino terranno lezioni magistrali per sviscerare la<br />
questione di questa nuova domanda “Fratelli è possibile?”, in un momento storico in cui la rifl essione<br />
sul tema delle relazioni si fa sempre più pregnante.<br />
Sembra normale...<br />
I miei fi gli? dalle 17 alle 20 vedono i cartoni<br />
animati e in casa regna la pace.<br />
... ma non lo è<br />
Molta M lt TV e poca attività tti it fi sica.<br />
I bambini italiani sono<br />
tra i più grassi d’Europa,<br />
oltre uno su cinque è<br />
sovrappeso o obeso<br />
(Dati: Progetto PERISCOPE)<br />
19
le ragioni<br />
del credere<br />
20<br />
dialogo<br />
di Mirco Mazzoli<br />
intervista ad Alberto Quattrucci*<br />
Nel 1986 Papa Giovanni<br />
Paolo II<br />
pregava ad Assisi<br />
con le guide delle<br />
principali religioni del mondo.<br />
Da allora la Comunità di<br />
Sant’Egidio ha tenuto desto<br />
quello che lo stesso pontefi ce<br />
defi nì “lo spirito di Assisi, il<br />
messaggio <strong>della</strong> Pace”. Perché<br />
la Comunità si sentì chiamata<br />
ad impegnarsi anche su questo<br />
fronte, considerando le numerose<br />
attività che già aveva in<br />
piedi?<br />
Non si tratta tanto di un “fronte”<br />
in più o in meno di impegno,<br />
insomma di una cosa in più da<br />
fare. Voglio dire che la Giornata<br />
di Preghiera del 27 ottobre<br />
1986 trovò noi di Sant’Egidio<br />
profondamente già vicini e già<br />
“consonanti” con quello spirito<br />
di Assisi inaugurato quella sera<br />
da Giovanni Paolo II. Si trattava<br />
dello spirito più genuino del<br />
Concilio Vaticano II e <strong>della</strong> forza<br />
del dialogo tanto sottolineata da<br />
Paolo VI per primo. È in questo<br />
spirito che era nata nel 1968<br />
la Comunità di Sant’Egidio,<br />
quello di un dialogo rispettoso<br />
ma aperto a 360 gradi con tutti,<br />
nell’orizzonte <strong>della</strong> pace. Poi abbiamo<br />
avuto la grazia e la fortuna<br />
di lavorare con Giovanni Paolo II<br />
Sulle vie dell’<br />
e con il Pontifi cio Consiglio per<br />
il Dialogo Interreligioso – allora<br />
Segretariato per il Dialogo con<br />
i non-cristiani – per preparare<br />
Assisi ’86. Il Papa stesso ci ha<br />
incoraggiato e chiesto di continuare<br />
gli anni successivi. Queste<br />
le origini spirituali e storiche di<br />
quel pellegrinaggio di pace che<br />
abbiamo umilmente servito in<br />
questi venticinque anni, e che vogliamo<br />
continuare a servire verso<br />
i luoghi e nelle forme con cui il<br />
Signore vorrà condurci...<br />
Impegnarsi per la pace, a partire<br />
dal dialogo tra le religioni,<br />
cioè tra gli uomini che credono<br />
che Dio è pace. Sappiamo<br />
che sono tanti i movimenti,<br />
le congregazioni religiose, le<br />
aggregazioni laicali cristiane e<br />
non cristiane che si spendono in<br />
questo senso. È un’azione a fondo<br />
perduto? Quali frutti avete<br />
raccolto dal 1986 ad oggi?<br />
Credo fermamente, e ne sono<br />
sempre più convinto, che proprio<br />
nel tempo in cui viviamo – ma<br />
forse è sempre stato così – sono<br />
proprio le “azioni a fondo perduto”<br />
quelle che procurano il maggior<br />
guadagno spirituale, umano<br />
e, alla fi ne, anche economico. In<br />
una parola: solo la gratuità ha la<br />
forza di costruire la pace, e la pace<br />
per tutti. Voglio anche aggiungere<br />
che il vero risultato del dialogo<br />
è la continuità, è il fatto che il<br />
dialogo non fi nisce – lo diciamo<br />
oggi con un certo orgoglio –, il<br />
dialogo non si è mai interrotto in<br />
questo ultimo ventennio. Questo<br />
nonostante il dramma dell’11<br />
<strong>settembre</strong> 2001 e tutto ciò che<br />
ha fatto seguito. Molti, proprio<br />
di fronte al dramma degli ultimi<br />
dieci anni, i primi dieci del nuovo<br />
secolo ed i più cruenti degli<br />
ultimi cinquanta, hanno in modi<br />
diversi affermato l’inutilità del<br />
dialogo. Noi rispondiamo: non<br />
sapete cosa sarebbe il mondo se<br />
il dialogo fi nisse, solo un inferno<br />
per tutti... Vorrei poi affermare<br />
che in questo tempo dominato<br />
dal solo valore del mercato sono<br />
proprio le azioni a “fondo perduto”,<br />
cioè assolutamente gratuite,<br />
quelle che possono risollevare le<br />
sorti del mondo, economia compresa.<br />
Si potrebbe poi raccontare<br />
i tanti negoziati di pace a buon<br />
fi ne realizzati dalla Comunità di<br />
Sant’Egidio in questi anni, grazie<br />
a questo movimento di dialogo...<br />
ma questo è solo la conseguenza<br />
del discorso appena fatto.<br />
Qual è stata l’impronta di papa<br />
Benedetto XVI sul cammino<br />
iniziato dal suo predecessore?
amicizia<br />
Direi che Benedetto XVI intende<br />
continuare nel cammino del<br />
dialogo iniziato da Giovanni<br />
Paolo II, lo ha detto più volte,<br />
in modo estremamente esplicito<br />
partecipando al nostro incontro<br />
di Napoli nel 2007 e parlando<br />
ai rappresentanti religiosi, così:<br />
“Nel rispetto delle differenze<br />
delle varie religioni, tutti siamo<br />
chiamati a lavorare per la pace<br />
e ad un impegno fattivo per<br />
promuovere la riconciliazione<br />
tra i popoli. È questo l’autentico<br />
‘spirito di Assisi’, che si oppone<br />
ad ogni forma di violenza e<br />
all’abuso <strong>della</strong> religione quale<br />
pretesto per la violenza… La<br />
Chiesa cattolica intende continuare<br />
a percorrere la strada<br />
del dialogo per favorire l’intesa<br />
fra le diverse culture, tradizioni<br />
e sapienze religiose. Auspico<br />
vivamente che questo spirito si<br />
diffonda sempre più soprattutto<br />
là dove più forti sono le tensioni,<br />
là dove la libertà e il rispetto<br />
per l’altro vengono negati e<br />
uomini e donne soffrono per le<br />
conseguenze dell’intolleranza e<br />
dell’incomprensione.” Il Papa<br />
lo ha ribadito nel messaggio<br />
dell’anno passato, in collegamento<br />
diretto con Cracovia, per<br />
i 70 anni dallo scoppio <strong>della</strong><br />
Seconda Guerra mondiale.<br />
Religioni e popoli<br />
nell’orizzonte <strong>della</strong> pace.<br />
L’esperienza <strong>della</strong><br />
Comunità di Sant’Egidio.<br />
Il Pontificio Consiglio per il<br />
Dialogo Interreligioso ha inviato<br />
anche questo anno un<br />
messaggio di felicitazioni ai<br />
buddisti per la loro festa di Vesakh/Hanamatsuri<br />
2010 nello<br />
scorso mese di maggio: vi si<br />
legge che la Chiesa riconosce<br />
che cristiani e buddisti condividono<br />
“valori come il rispetto<br />
per la natura di tutte le cose,<br />
la contemplazione, l’umiltà,<br />
la semplicità, la compassione<br />
e la generosità. Questi valori<br />
contribuiscono a una vita di<br />
non violenza, equilibrio e sobrietà”.<br />
La “spiritualità” è<br />
dunque una strada trasversale<br />
che supera le differenze tra le<br />
“religioni”?<br />
Questa condivisione di valori è<br />
un fatto molto positivo. Nel Concilio<br />
Vaticano II, nel documento<br />
Nostra Aetate, si parla di “semi<br />
di verità” presenti nelle diverse<br />
religioni, superando in questo<br />
modo pregiudizi antichi. Si<br />
tratta di una grande piattaforma<br />
di alleanza tra le religioni,<br />
allo scopo di rendere<br />
il mondo più umano, umano<br />
perché più spirituale. È lo<br />
spirito, infatti, l’aspetto più<br />
concreto <strong>della</strong> vita, perché<br />
è ciò che la rende umana.<br />
E le religioni possiedo-<br />
no un grande tesoro ed hanno una<br />
grande responsabilità. Ma perché,<br />
mi chiedo, quando si parla <strong>della</strong><br />
strada dello spirito si dice che<br />
aiuta a “superare” le differenze,<br />
come se le differenze fossero un<br />
fatto negativo? Forse l’ideale è<br />
essere tutti uguali? Direi che le<br />
differenze sono una grande ric-<br />
chezza, aspetti diversi dell’azione<br />
(continua<br />
a pag. 20)<br />
21
Sulle vie dell’amicizia<br />
(segue da pag. 19)<br />
dello spirito nel mondo. Il fi ne del<br />
dialogo non è affatto superare o<br />
tanto meno annullare le differenze,<br />
ma, al contrario, collaborare<br />
tra diversi, stretti in una alleanza<br />
per un mondo di pace, più giusto<br />
e più umano. Questa è la sfi da da<br />
raccogliere.<br />
In viaggio verso Cipro, nel<br />
giugno scorso, Benedetto XVI<br />
ha dichiarato che i musulmani<br />
sono “nostri fratelli” e con loro,<br />
“nonostante le diversità”, i cristiani<br />
sono chiamati a costruire<br />
“una convivenza sempre<br />
più fruttuosa” esercitando la<br />
“capacità del dialogo”. Possiamo<br />
pensare con realismo al<br />
dischiudersi di orizzonti in cui<br />
lo scontro religioso non sia più<br />
preso a motivo o pretesto dello<br />
scontro tra popoli? Quale ruolo<br />
possono esercitare i cristiani e i<br />
cattolici in particolare nel confl<br />
itto israelo-palestinese?<br />
È vero, ho trovato estremamente<br />
ricche e piene di speranza la parole<br />
che, nelle diverse occasioni,<br />
Benedetto XVI ha pronunciato<br />
nei giorni di Cipro. A proposito<br />
del rapporto con i musulmani il<br />
Papa ha parlato esattamente di<br />
“capacità rinnovata di dialogo”<br />
a cui i cristiani sono chiamati. Si<br />
sottolinea ancora una volta che il<br />
dialogo non è una sorta di “optional”<br />
o di aggiunta secondaria, ma<br />
parte integrante e costitutiva <strong>della</strong><br />
fede stessa. Per quanto riguarda<br />
“orizzonti in cui lo scontro religioso<br />
non sia più preso a motivo o<br />
pretesto dello scontro tra popoli”<br />
direi che tali orizzonti si sono<br />
aperti da tempo. Le ragioni degli<br />
22<br />
Basilica SS. Annunziata del Vastato (Genova).<br />
La chiesa ospita la preghiera<br />
<strong>della</strong> Comunità di Sant’Egidio a Genova.
scontri non sono mai state di carattere<br />
religioso, anche se appena<br />
pochi giorni fa di nuovo in India<br />
gruppi di Indù hanno malmenato<br />
alcune famiglie cristiane, per un<br />
problema di passaggio di bestiame…<br />
insomma, chiaramente<br />
si tratta di pretesti legati a facili<br />
forme identitarie, che nulla hanno<br />
a che fare con motivi religiosi. I<br />
veri motivi dei confl itti di ieri – ed<br />
oggi ancor di più – sono e restano<br />
quelli economici. Credo, anche in<br />
tal senso, che i cristiani possono e<br />
debbano giocare un grande ruolo<br />
nel confl itto israelo-palestinese,<br />
come nella pacifi cazione di ogni<br />
conflitto. La pace è un bene<br />
troppo grande per lasciarne la<br />
responsabilità ai politici… e<br />
nel quadro del cristianesimo, lo<br />
credo fermamente, un ruolo tutto<br />
particolare è quello <strong>della</strong> Chiesa<br />
cattolica, legato al suo carattere<br />
specifi co di universalità. Credo sia<br />
chiamata, per dirla con Paolo VI,<br />
ad essere maestra di umanità per<br />
l’intera famiglia dei popoli <strong>della</strong><br />
terra. Si tratta di una grande ed<br />
entusiasmante responsabilità.<br />
La pace ha bisogno di dialogo<br />
ma parlare non basta. Quali<br />
sono le azioni concrete di cui ha<br />
bisogno la pace oggi? Quali le<br />
azioni svolte da Sant’Egidio?<br />
Parlare è l’inizio dell’agire, per<br />
gli uomini e le donne di religione<br />
parlare è sempre il primo passo,<br />
ma non una volta per tutte: deve<br />
essere il primo passo quotidiano.<br />
Non bisogna smettere di parlare,<br />
siamo popoli <strong>della</strong> parola e la<br />
parola è vita, è speranza, è futuro.<br />
Viviamo in un mondo che<br />
preferisce i numeri dell’economia<br />
alle parole dell’amicizia, e così<br />
emargina nel silenzio i deboli e i<br />
poveri, quelli che non producono,<br />
quindi che non contano. I poveri<br />
hanno bisogno soprattutto di parole,<br />
come tutti noi. La solitudine,<br />
cioè l’assenza di parole, è la malattia<br />
più grave e rende più grave<br />
ogni malattia. Perché “parlare” si<br />
ritiene un fatto “non concreto”?<br />
Si continua a contrapporre parole<br />
e fatti, in un mondo dominato<br />
dall’economia, e da un’economia<br />
in fallimento. Ha ancora senso<br />
fare così? Dal dialogo di Sant’Egidio<br />
con tutti, soprattutto con quelli<br />
considerati dai più come “nemici”,<br />
è nata la pace per popoli interi,<br />
in Africa, in America Centrale,<br />
in Asia. È l’effetto di una parola<br />
che si trasforma in pace per uno<br />
Stato perché tocca i cuori. È uscito<br />
recentemente un nostro libro intitolato<br />
“Fare Pace”. Racconta di<br />
alcuni tra i processi di pace giunti<br />
a buon fine, promossi e curati<br />
dai membri <strong>della</strong> Comunità di<br />
Sant’Egidio. Mozambico, Guatemala,<br />
Algeria, Burundi, Kossovo,<br />
Costa d’Avorio, Albania, Guinea<br />
Conakry… ma il libro continua<br />
nella vita di ogni giorno… tutti<br />
possono fare pace.<br />
È innegabile che la Comunità<br />
di Sant’Egidio ha contribuito<br />
a cambiare l’approccio al tema<br />
<strong>della</strong> pace tra le religioni, rendendolo<br />
universalmente più<br />
mediatico, accostando fi sicamente<br />
i leader spirituali e i loro<br />
popoli, tessendo reciproche<br />
amicizie. A sua volta, si può<br />
dire che questa esperienza di<br />
pace ha cambiato la Comunità<br />
di Sant’Egidio?<br />
Sì, sicuramente questa esperienza<br />
ha cambiato la Comunità, come<br />
ogni esperienza vissuta con fede<br />
e con generosità. È cresciuta in<br />
noi, solo per fare uno tra i tanti<br />
esempi, la convinzione nella<br />
forza illimitata del dialogo tra<br />
uomini e donne di fede diversa,<br />
una forza davvero senza confi ni.<br />
Infatti il dialogo cambia il cuore<br />
e la mente <strong>della</strong> gente. E siamo<br />
convinti che solo cambiando i<br />
cuori e le menti noi possiamo<br />
cambiare il mondo: anche le<br />
strutture politiche più resistenti<br />
possono essere cambiate, se cambiamo<br />
i cuori e le menti. L’opposto<br />
non sempre è vero: strutture<br />
trasformate possono non cambiare<br />
i cuori, ma cuori trasformati<br />
cambiano le strutture. Questa è la<br />
grande forza delle religioni. Ma<br />
attenzione: le religioni sono forti<br />
quando sono libere. Esse hanno<br />
potere quando non sono schiave<br />
del potere politico ed economico.<br />
Infatti, esse possono usare la politica<br />
e l’economia per cambiare<br />
il mondo, ma mai le religioni e<br />
le culture possono essere usate<br />
dalla politica e dall’economia:<br />
pena la perdita del loro potere e il<br />
tradimento <strong>della</strong> loro stessa natura.<br />
Questa esperienza, iniziata 42<br />
anni fa, ci ha portato lontano, ma<br />
la strada è sempre la stessa, ieri<br />
come oggi e, crediamo, domani:<br />
la via dell’amicizia.<br />
* Segretario Generale<br />
degli Incontri Internazionali<br />
Uomini e Religioni<br />
<strong>della</strong> Comunità di Sant’Egidio<br />
23
una volta una<br />
chiesa nata sulla<br />
spiaggia del mare<br />
C’era<br />
alle porte di Genova.<br />
Si dice che lì, fuori dal<br />
cuore pulsante <strong>della</strong> città primitiva,<br />
fossero sbarcati Nazario e<br />
Celsio, i primi evangelizzatori<br />
dei liguri, e avessero iniziato la<br />
predicazione del Vangelo. La<br />
chiesa fu chiamata San Pietro<br />
“alla porta”: presagio che la<br />
novità ha bisogno di attesa per<br />
essere accettata?<br />
Non è raro che la posizione<br />
geografi ca determini il destino<br />
o, se vogliamo, la vocazione di<br />
un luogo. San Pietro in Banchi,<br />
come oggi si chiama la chiesa<br />
ricostruita nel ’500, ha raccolto<br />
la sfida. Nel 1984 un gruppo<br />
di persone ha fondato presso<br />
la chiesa il “Centro Banchi”,<br />
porta aperta alla ricerca e al<br />
dialogo offerta a chiunque, indipendentemente<br />
dalla nazionalità<br />
e dalla fede religiosa. Il Centro<br />
Banchi si è dato come pezzo<br />
forte di riferimento la frase di<br />
San Pietro riportata negli Atti<br />
degli Apostoli (10, 34-35): “In<br />
verità mi sto rendendo conto che<br />
24<br />
dialogo<br />
di Ivana Zanobelli<br />
La vocazione all’incontro del<br />
Centro Banchi di Genova<br />
Appuntamento<br />
Dio non fa preferenza di persone,<br />
ma chiunque teme Dio e pratica<br />
la giustizia, a qualunque popolo<br />
appartenga, è a lui accetto”.<br />
“Quando abbiamo iniziato - dice<br />
Maria Rosa Zerbo, una delle<br />
animatrici del centro - ci siamo<br />
resi conto che Banchi poteva<br />
diventare un punto nevralgico<br />
per promuovere l’incontro tra<br />
le persone provenienti da paesi<br />
più disparati. Abbiamo lavorato<br />
molto, grazie all’aiuto di Don<br />
Marino Poggi e di Don Antonio<br />
Balletto, sulla formazione<br />
e sul dialogo che non possono<br />
essere lasciati alla sola buona<br />
volontà”.<br />
Da dove inizia l’incontro?<br />
“Prima di tutto da un lavoro<br />
personale fatto su noi stessi per<br />
liberarci dai preconcetti. Questo<br />
è il primo obiettivo. Da utenti di<br />
YouTube o Facebook potremmo<br />
illuderci che la comunicazione e<br />
la conoscenza siano processi ormai<br />
facili, anzi potremmo essere<br />
convinti di essere persone accoglienti,<br />
invece la paura di perdere<br />
i diritti faticosamente conquistati<br />
e la voglia di libertà a scapito<br />
degli altri ci inducono a costruire<br />
muri diffi cili da abbattere. Travolti<br />
dalla fretta non dedichiamo<br />
tempo a rifl ettere e a coltivare la<br />
relazione con noi stessi.<br />
Il secondo obiettivo da perseguire<br />
per il dialogo è un lavoro sulla<br />
relazione con l’altro, chiunque<br />
esso sia, anche il familiare più<br />
vicino. Gli screzi in famiglia ci<br />
rivelano quanto sia diffi cile incontrarsi<br />
con la diversità. Se poi<br />
l’altro appartiene a una cultura<br />
sconosciuta le diffi coltà si moltiplicano”.<br />
Cosa si scopre nell’incontro?<br />
“Che le domande di fondo, le<br />
domande di senso - cosa vuol dire<br />
essere uomini e donne? perché<br />
la sofferenza? cosa c’è oltre la<br />
vita? - appartengono a tutti gli<br />
esseri umani. È un cammino di<br />
ricerca che approda al dialogo<br />
e aiuta a diventare più solidali,<br />
a sentirsi cittadini del mondo e<br />
fratelli universali”.<br />
Come organizza il Centro Banchi<br />
il dialogo?<br />
“Oltre ai percorsi di ricerca, dagli<br />
inizi abbiamo promosso incontri
fuori le “mura”<br />
ecumenici, interreligiosi, tra differenti<br />
gruppi etnici e abbiamo<br />
ospitato persone di culture diverse,<br />
Eritrei, Etiopici, Nigeriani, Indiani<br />
offrendo loro una sede per<br />
incontrarsi. Grazie all’aiuto di<br />
personalità di spicco come Don<br />
Marino Poggi, Don Gianfranco<br />
Calabresi, la teologa Graziella<br />
Merlatti, studiosa delle diverse<br />
fedi religiose, Itala Ricaldone<br />
di SAE (Segretariato Attività<br />
Ecumeniche), organizziamo<br />
mensilmente, il sabato mattina,<br />
un incontro di approfondimento<br />
su una religione, accompagnato<br />
da testimonianze di appartenenti<br />
a quella fede e seguito da un<br />
buffet”.<br />
Perché ne vale la pena?<br />
“Perché viviamo sullo stesso<br />
pianeta: ogni incontro mancato<br />
si trasforma in scontro. Quando<br />
l’incontro è facilitato viviamo<br />
meglio, fuori dal pessimismo e<br />
dalla depressione”.<br />
Ha una storia signifi cativa da<br />
raccontare?<br />
“Avevo a scuola un alunno di<br />
famiglia musulmana proveniente<br />
dal Marocco. Mi sono permessa<br />
di invitare i genitori<br />
agli incontri di Banchi. Dopo<br />
aver visto l’ambiente e aver<br />
partecipato al dialogo il papà<br />
è venuto da me e mi ha pregato<br />
di iscrivere il fi glio all’ora di<br />
religione ‘perché entrambi<br />
crediamo in Dio e, piuttosto<br />
che lasciare mio figlio nel<br />
vuoto, voglio che si confronti<br />
con la fede degli altri’. Aveva<br />
respirato il rispetto che è<br />
l’atteggiamento essenziale<br />
per un incontro. Se una<br />
persona vive e testimonia<br />
la sua fede con coerenza<br />
l’incontro succede. Tante<br />
vie, infatti, portano allo<br />
stesso centro. Perché,<br />
se non è vero che ogni<br />
religione vale l’altra,<br />
quando si vive con<br />
coerenza la propria<br />
fede ci si trova in<br />
Dio”.<br />
La Chiesa di<br />
S. Pietro in Banchi<br />
a Genova.<br />
25
26<br />
cronache<br />
Una foto e... un’idea per il prossimo futuro<br />
Ardimentosi questi amici, che per ben due volte<br />
all’anno compiono una traversata/pellegrinag-<br />
precedenti. La nostra storia passata ha registrato un<br />
continuo affl usso notturno (e non c’erano allora<br />
gio per via di monti dalle zone dell’Alessandrino torce elettriche, cellulari di garanzia e altri con-<br />
(Arquata, Ovada, ecc.) al <strong>Santuario</strong>. Questa foto forti...) nella notte <strong>della</strong> vigilia del 29 agosto. I più<br />
ritrae il gruppo nella tappa alle Capanne di Mar- maturi ricordano una notte molto affollata di arrivi<br />
carolo, durante lo scorso inverno. Complimenti! da ogni dove. Allora, all’arrivo, si riposava dov’era<br />
Qualche tempo fa, un altro gruppo, con signora possibile: la Basilica <strong>Santuario</strong> stessa diventava un<br />
ottantacinquenne (!), è arrivato al <strong>Santuario</strong> a piedi grande bivacco di gente che pregava e poi dormiva<br />
da Campoligure. Altri da Crocefi eschi/Savignone. qua e là... Oggi altri Santuari attuano espressioni di<br />
Altri dal Levante ligure... Da questo ardire e da devozione simili, o per via di monti (es. Oropa...),<br />
incontri con altri gruppi ancora di amici cammi- o in campagna (es. Loreto, Assisi...) o in città (dal<br />
natori, sta facendosi strada l’idea di un comune centro di Roma al Divino Amore...).<br />
pellegrinaggio a piedi, in piena notte, con arrivo Dall’idea di pochi - con questa notizia - speriamo di<br />
all’alba al <strong>Santuario</strong>, per la prima Messa delle sette aver contattato, interessato e forse entusiasmato molti<br />
nel giorno <strong>della</strong> Festa <strong>della</strong> Madonna. Ci sono due altri. Camminatori, vi fate sentire per tempo?<br />
Ancora una tappa in vista per Maria <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>:<br />
Cheremule (SS)<br />
Ci scrive l’amico Piero Marras – lui abita nel<br />
milanese, ma è un sardo purosangue – con la<br />
notizia che il Consiglio comunale di Cheremule<br />
(Sassari) ha dato parere positivo e sostegno all’iniziativa<br />
di una nuova Cappellina alla Madonna<br />
<strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>, sulla cima del Monte Cuccuruddu<br />
che sovrasta il paese sardo. C’è l’interesse<br />
del Sindaco Salvatore Masia, del nuovo Vescovo<br />
del luogo, il consenso del Parroco Don Salvatore<br />
Delogu, l’interesse di potenziali fi nanziatori... La<br />
piccola statua <strong>della</strong> Madonna in ceramica, dal no-<br />
stro <strong>Santuario</strong>, è già arrivata ed ha sostato a lungo<br />
nella sala del Consiglio comunale di Cheremule.<br />
Lì il Vescovo di Sassari Mons. Paolo Atzei ha benedetto<br />
la statua e ha dato il consenso a procedere<br />
alla nuova cappella.<br />
Sono solo le premesse, cariche di Fede e di entusiasmo<br />
da parte di altri uomini e donne semplici<br />
e valorosi come il primo, Benedetto Pareto. Una<br />
bella storia che continua e si ripete. Ieri in Australia,<br />
oggi in Sardegna. Il seguito ve lo racconteremo e<br />
speriamo presto.
cronache<br />
Nuova Cappella <strong>della</strong> Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong><br />
in Gualdrà di Savignone - Inaugurazione<br />
una bella realtà, sognata da molti anni, quella<br />
È <strong>della</strong> nuova Cappella dedicata alla Madonna<br />
<strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> in località Gualdrà, nella Parrocchia<br />
di San Bartolomeo di Vallecalda, comune di<br />
Savignone (GE). Il merito non è certo del nostro<br />
Rettore del <strong>Santuario</strong>, che da qualche tempo funge<br />
da amministratore parrocchiale in quella Comunità<br />
dell’entroterra genovese.<br />
Il merito è <strong>della</strong><br />
gente del<br />
posto. Era successo che un piccolo quadretto in<br />
ceramica <strong>della</strong> nostra Madonna fosse collocato<br />
sul ciglio <strong>della</strong> strada di quella piccola, ridente e<br />
fantastica località dell’appennino ligure. Ormai da<br />
anni, oltre che per i residenti del luogo era diventata<br />
sosta obbligata di rifl essione e preghiera per chi<br />
faceva una piacevole passeggiata/pellegrinaggio<br />
fi n lassù. Ci voleva proprio una Cappella! Ora c’è.<br />
Piccola (può contenere all’interno un massimo di<br />
10 persone!), bianca, essenziale, pulita... una bella<br />
immagine <strong>della</strong> discreta presenza del divino sul nostro<br />
cammino <strong>della</strong> vita. Chi vorrà pellegrinare fi n<br />
lassù - lasciata la statale in località Besolagno (a 5<br />
km dall’uscita autostradale di Busalla) – potrà salire<br />
per 2 km di strada asfaltata fi no alla cappella. Qui,<br />
troverà un sedile per riposare, una Bibbia in facciata<br />
per consultare e pregare, l’acqua fresca di una fonte<br />
carica di simboli e di salute, un panorama mozzafi ato<br />
sulla Valle Scrivia superiore e tanta pace... Cosa<br />
può volere di più un pellegrino che ha bisogno, nella<br />
vita, di soste salutari? Per la gente del posto – una<br />
piccola comunità che si sta rinnovando e ringiovanendo<br />
– sta diventando il suo “cuore”. Inaugurata,<br />
con Messa solenne del nostro Rettore, nonché Parroco<br />
del luogo, Don Marco, il mercoledì 18 agosto,<br />
con una grande partecipazione di gente.<br />
Festa a Calice Ligure: i 150 anni del <strong>Santuario</strong> <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong><br />
Stanno celebrandolo, questo solenne anniversario,<br />
mentre andiamo in stampa. Ne diamo doverosa,<br />
anche se frettolosa, notizia, nell’attesa che gli amici<br />
di Calice ci mandino i particolari del tutto. Sappiamo<br />
di un solenne triduo di preparazione e <strong>della</strong><br />
Messa conclusiva del Vescovo di Savona, Vittorio<br />
Lupi. Vogliamo sottolineare che, dal nostro <strong>Santuario</strong>,<br />
abbiamo seguito e sostenuto l’impegno di quel<br />
bel gruppo di abitanti locali che tengono in piedi<br />
il <strong>Santuario</strong> locale, lassù sulla costa a custodia di<br />
Calice e di una bella fetta del ponente ligure. Per<br />
questo, il nostro vice rettore mons. Piero Parodi,<br />
ha raggiunto la parrocchia di Calice per presiedere<br />
una delle serate con la S. Messa del triduo e ha<br />
notato con piacere tanta gente e tanto fervore. A<br />
risentirci in merito.<br />
27
Son partiti due amici...<br />
Sì, “partiti” per il ritorno a casa. Erano nostri carissimi amici e, ambedue, molto legati e collabotivi<br />
con la Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>.<br />
Claudio Zanelli, di Rivarolo. Marito di Lina e<br />
papà di Eugenio. Dal tempo <strong>della</strong> sua Fede ritrovata,<br />
grazie anche alla testimonianza del suo<br />
giovane ingegnere dell’Ansaldo dove lavorava,<br />
la sua vita, già onesta e generosa, ebbe una<br />
svolta. Aperto ad ogni bisogno, era da sempre<br />
impegnato nell’ANPI, collaborò col Padre<br />
Fusi dell’Istituto per sordomuti, col gruppo di<br />
Calvari per le vacanze dei disabili, con Cursillo<br />
di Cristianità, con la Chiesa e il Centro di<br />
Banchi, con l’ASCUR di Rivarolo per l’avvio<br />
al lavoro dei ragazzi delle fasce più deboli,<br />
insieme all’inseparabile Lina, come volontario<br />
all’accoglienza del nostro <strong>Santuario</strong>. Ancora,<br />
per la Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> di Variana in Val<br />
Borbera, si era attivato per anni con gli amici<br />
del luogo al ripristino e alla conservazione di<br />
quel santuario <strong>della</strong> Madonna. Un altro piccolo<br />
Pareto... Indimenticabile Claudio!<br />
Notizie<br />
in<br />
poche<br />
righe<br />
28<br />
cronache<br />
■ Martedì 15 giugno - Sapone Francesco<br />
e Maria Grazia ricordano al <strong>Santuario</strong><br />
il loro 25° anniversario di Matrimonio.<br />
■ Mercoledì 16 giugno - Da Sestri Levante<br />
(GE) un gruppo di pellegrini guidati<br />
dalla sig.ra Gina.<br />
■ Giovedì 17 giugno - la parrocchia di S.<br />
Margherita di Marassi (GE) con 50 pellegrini<br />
guidati da p. Francesco; Gruppo laici<br />
Domenicani (20 p.) con P. Alberto Orizio; da<br />
Chieti la parrocchia di S. Maria Maddalena<br />
con don Giovanni; Levo Albino e Ansini<br />
Paola ricordano il 25° di Matrimonio.<br />
■ Venerdì 18 giugno - da Milano un<br />
Gruppo anziani visita il <strong>Santuario</strong>.<br />
■ Sabato 19 giugno - Matrimonio di<br />
Balbi Luca e Strata Roberta; Gruppo di 45<br />
persone dalla Val d’Aosta; Parrocchia S.<br />
Stefano di Asti; Asilo di S. Giulia (25 p.).<br />
■ Domenica 20 Giugno - Parrocchia<br />
di Castello d’Agogna (PV) (55 p.) con<br />
don Antonio; parrocchia S. Francesco di<br />
Montecatini Terme (40 p.); Parrocchia di<br />
Ciserano (BG) (50 p.) con don Sergio Morandi;<br />
Parrocchia di S. Andrea di Morego<br />
Gabriele Sometti, <strong>della</strong> parrocchia del Tabernacolo.<br />
Marito inseparabile di Marisa. Papà, nonno<br />
e amico squisito con tutti. Da anni ormai veniva<br />
al Nostro <strong>Santuario</strong> per la sua devozione personale<br />
e, soprattutto, come guida responsabile di un folto<br />
gruppo <strong>della</strong> terza età <strong>della</strong> sua Parrocchia e <strong>della</strong> sua<br />
zona a levante <strong>della</strong> città. Era qui ancora quest’anno,<br />
poco più di un mese fa, coi suoi amici e con Marisa. Sì,<br />
era un po’ più fragile, si vedeva, ma ancora indomito<br />
e sempre sulla breccia. Chi dimenticherà il suo eterno<br />
sorriso? Lo specchio <strong>della</strong> sua anima, bella come quella<br />
di un bambino. Noi ci ripromettiamo di portarlo come<br />
esempio: basterebbero alcune coppie (una per zona)<br />
di questo tipo e tutti gli anziani <strong>della</strong> città potrebbero<br />
usufruire e godere <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>, <strong>della</strong> Madonna e<br />
del suo <strong>Santuario</strong> come gli amici del Tabernacolo,<br />
con grande soddisfazione di tutti. Chi prenderà il suo<br />
posto? Una domanda impegnativa e diffi cile. Ma, alla<br />
Madonna, anche questo è possibile.<br />
(GE) con il parroco don Serafi no Torre;<br />
1° Vicariato Urbano di Genova.<br />
■ Mercoledì 23 Giugno - da Ivrea l’Associazione<br />
Arma Aereonautica.<br />
■ Giovedì 24 Giugno - da S. Stefano al<br />
Mare (IM) Gruppo anziani (50 p.).<br />
■ Sabato 26 Giugno - da Paternò don<br />
Vito (Orionino) con 18 ragazzi; da Varese<br />
il Gruppo ACLI (46 p.); da Mele (GE) un<br />
gruppo di donne (10 p.) <strong>della</strong> Parrocchia<br />
di S. Antonio Abate.<br />
■ Domenica 27 Giugno - al <strong>Santuario</strong><br />
il Gruppo di Separati Cristiani; da Livellato<br />
con il Cristo processionale, l’Arca<br />
<strong>della</strong> Madonna e la corale un gruppo<br />
di pellegrini con il parroco don Enea<br />
Lagomarsino; Gruppo <strong>della</strong> Scuola Primaria<br />
di S. Vittore di Olona (52 bambini<br />
e insegnanti); sr. Giuliana Abbadessa<br />
– suora Guannelliana – con 60 persone<br />
<strong>della</strong> Casa S. Giuseppe; da Grosseto un<br />
Gruppo con disabili; da Soregno Gruppo<br />
Amici di don Orione (45p.).<br />
■ Martedì 29 giugno - Parrocchia di S.<br />
Teodoro di Genova (40 p.) con P. Em-
I comandamenti<br />
<strong>della</strong> famiglia<br />
di Marcello Monticone<br />
Non dire falsa testimonianza. Dire<br />
bugie, ragazzi, non porta a<br />
molto. Ma anche per gli adulti non<br />
c’è molta differenza. Insomma c’è<br />
chi mente sui soldi che porta a casa di<br />
stipendio (succede davvero), c’è chi<br />
mente sui suoi debiti di gioco, sulla sua<br />
dipendenza dall’alcool o dal gioco, c’è chi mente<br />
sui voti o sulla sua condotta scolastica, universitaria.<br />
Un vortice dal quale non si riesce sempre ad<br />
uscire. Il più delle volte quando accade il risultato<br />
è disastroso. Le cronache nere o bianche ce lo<br />
raccontano. B.M. e R.D. si sono separati da poco<br />
Notizie<br />
in<br />
poche<br />
righe<br />
momenti di vita<br />
manuele; Rossi Giuseppe e Parodi Maria<br />
Gabriella ricordano il 25° di Matrimonio.<br />
■ Giovedì 1 luglio - Criteri Valentino e<br />
Cevasco M.Giuliana ringraziano la Madonna<br />
per il 60° di Matrimonio.<br />
■ Sabato 3 Luglio - pellegrinaggio mensile<br />
diocesano presieduto dall’Arcivescovo,<br />
Card. Angelo Bagnasco.<br />
■ Domenica 4 luglio - parrocchia di S.<br />
Eugenio di Crevari con Cristo processionale;<br />
25° di Matrimonio di Langella<br />
Peppino e Lucia; da Varazze l’UNITALSI<br />
(80 p.)<br />
■ Martedì 6 luglio - da Trieste la parrocchia<br />
di S. Vincenzo de Paoli con don<br />
Dario.<br />
■ Sabato 10 luglio - da Lerca (Cogoleto)<br />
la Confraternita del S. Rosario con Cristo<br />
processionale; da Milano Gruppo S. Rita<br />
(50 p.); da Davagna (GE) don Lorenzo<br />
con 70 pellegrini.<br />
■ Domenica 11 luglio - 50° di Matrimonio<br />
di Bozzini Giuseppe e Lavezzoli<br />
Bruna; Gruppo di Suore Salesiane che si<br />
stanno preparando ai Voti Perpetui.<br />
e ripensando alla propria storia non<br />
sono riusciti a mettersi d’accordo<br />
neanche su chi abbia cominciato con<br />
le bugie e si battagliano a suon di avvocati.<br />
M.B. ha raccontato per molti mesi<br />
di aver frequentato l’università, superato<br />
esami in modo più o meno brillante, salvo<br />
poi dover arrendersi all’evidenza, scoperto da<br />
due genitori occupati in altre faccende e accortisi<br />
tardi dell’inganno. Il problema è che ha cercato di<br />
farli fuori. Com’è triste mentire (costretti o meno<br />
dalle esigenze, non fa differenza) a chi è parte<br />
importante <strong>della</strong> tua vita.<br />
■ Domenica 18 luglio - da Busto Arsizio<br />
(CN) un gruppo di 50 persone; anche da<br />
Filettole (PI) 50 pellegrini.<br />
■ Domenica 25 luglio - inizio Esercizi<br />
Spirituali per Religiose proposti da<br />
Sr. Maria Teresa Crescini e da P. Lino<br />
Maggioni.<br />
■ Lunedì 26 luglio - Festa dei nonni nel<br />
ricordo dei Santi Gioacchino ed Anna.<br />
■ Sabato 31 luglio - 50° di Matrimonio<br />
di Guzzardi Giuseppe.<br />
■ Domenica 1 agosto - Pellegrinaggio<br />
<strong>della</strong> Confraternita di S. Olcese (GE) con<br />
il Cristo processionale.<br />
■ Mercoledì 4 agosto - da Veduggio e<br />
Colzano 40 pellegrini.<br />
■ Sabato 7 agosto - pellegrinaggio<br />
diocesano mensile presieduto da Mons.<br />
Luigi Palletti, Vicario Generale; parrocchia<br />
di S. Vincenzo di Sarola (IM) con il<br />
parroco don Claus.<br />
■ Domenica 20 agosto - Parrocchia<br />
di S. Giacomo di Molassana (GE) con il<br />
Cristo processionale.<br />
■ Venerdì 13 agosto - da Pisa don Giu-<br />
29
Giuseppe Noli 81 anni<br />
Serra Riccò (GE)<br />
Anna Maria Barattino 92 anni<br />
Mongiardino Ligure (AL)<br />
Bartolomeo Piccardo 96 anni<br />
Albenga (SV)<br />
Notizie<br />
in<br />
poche<br />
righe<br />
30<br />
il ricordo e la preghiera<br />
Silvio Patrone 85 anni<br />
Serra Riccò (GE)<br />
Caterina Rebuffo 66 anni<br />
Genova<br />
Giovanni Parodi 86 anni<br />
Genova-Prà<br />
Fausto Risso (Nino) 80 anni<br />
Genova<br />
Dario Rebuffo 70 anni<br />
Genova<br />
Maria Racrebbi 99 anni<br />
Bargagli (GE)<br />
seppe Guerri e Mons. Amedeo Nannini<br />
con due pullman.<br />
■ Domenica 15 agosto - parrocchia di S.<br />
G.B. alla Costa di Rivarolo e S. Caterina<br />
di Begato con il parroco don Giuseppe;<br />
Parrocchia di Porrotto (FE) con don Carlo<br />
Fortini.<br />
■ Martedì 17 agosto - Comunità Pastorale<br />
S. Pietro da Verona di Seveso (MI)<br />
50 p. con don Paolo; Gruppo (40 p.) di<br />
Torrazza Costa (PV).<br />
■ Giovedì 19 agosto - da Campoligure<br />
(GE) 50 pellegrini con don Carlo<br />
Oliveri.<br />
■ Sabato 21 agosto - 50° di professione<br />
religiosa di sr. Lonigilda; parrocchia di S.<br />
Nicola di Sestri con P. Alberto.<br />
Silvano Delorenzi 64 anni<br />
Isola del Cantone (GE)<br />
Caterina Pitto Bocciardo 84 anni<br />
Genova-S. Martino<br />
Emilio Repetto 71 anni<br />
Genova-Sant’Eusebio<br />
Michele Ratto 87 anni<br />
Mainetto-Serra Riccò (GE)<br />
Mario Villa 72 anni<br />
Genova<br />
Sabato Santoro 96 anni<br />
Ovada (AL)<br />
■ Giovedì 26 agosto - gruppo di Saluggia<br />
(VC) con don Enrico; Associazione Sorriso<br />
di Padre Pio (Caserta) con Mons. Andrea<br />
Rizzo; Oratorio S. Michele di Recco.<br />
■ Sabato 28 agosto - Gruppo “Grilli”<br />
(50 p.)<br />
■ Domenica 29 agosto - SOLENNITA’<br />
<strong>della</strong> MADONNA DELLA GUARDIA.<br />
Opera Giosuè Signori del Righi (GE) (25<br />
p.); Gruppo di Rapallo (47 p.)<br />
■ Lunedì 30 agosto - Seminario Regionale<br />
Umbro (30 p.); Parrocchia S.<br />
Pietro di Cremeno (20 p.) con il Parroco<br />
don Serafi no Torre; Parrocchia Castel S.<br />
Giovanni (PC).<br />
■ Martedì 31 agosto - da Torino 40 professori<br />
e sacerdoti del Liceo salesiano.
Amministrazione<br />
Via Serra, 6 A<br />
16122 Genova - Tel. 010.561033<br />
e-mail: amministr.guardia@libero.it<br />
Con approvazione ecclesiastica<br />
informazioni utili<br />
Abbonamenti a “la<strong>Guardia</strong>” 2010<br />
Italia: Ordinario € 15,00 Sostenitore € 30,00<br />
Estero: Ordinario € 26,00 Sostenitore € 37,00<br />
$ 30 $ 50<br />
Gli abbonamenti a “la<strong>Guardia</strong>”, si possono fare,<br />
oltre che al <strong>Santuario</strong>, anche presso:<br />
- Uffi cio Amm.vo, Via Serra 6/A (solo mattino)<br />
tel. 010 561033 e-mail: amministr.guardia@libero.it;<br />
- Uffi cio Pastorale <strong>della</strong> Curia, P.zza Matteotti 4;<br />
- Libreria San Paolo, P.zza Matteotti 31/R;<br />
- Libreria L.D.C., Via Rolando 63/R.<br />
Conto Corrente Postale n. 387167<br />
IBAN: IT30 I 07601 01400 000000387167<br />
intestato a: <strong>Santuario</strong> di N.S. <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong><br />
via Serra, 6 A - 16122 Genova<br />
Orari<br />
Il <strong>Santuario</strong> è aperto tutti i giorni dalle ore 7,30 alle 12 e dalle<br />
14 alle 19,00. Nei giorni festivi dalle ore 7 alle 19,00 ininterrottamente<br />
(nell’ora solare la chiusura è alle 18,30).<br />
Sante Messe<br />
Ora Solare festivi: ore 8 - 10 - 11 - 12 - 16.<br />
Celebrazione penitenziale ore 9,15.<br />
feriali: ore 9,30 - 16.<br />
sabato: ore 9,30 - 11<br />
festivi <strong>della</strong> vigilia: ore 16.<br />
Ora Legale festivi: ore 8 - 10 - 11 - 12 - 17 - 18.<br />
Celebrazione penitenziale ore 9,15.<br />
feriali: ore 9,30 - 11 - 17.<br />
festivi <strong>della</strong> vigilia: ore 17.<br />
Rosario<br />
domenica e festivi ore 10 e ore 16 alla Cappella dell’Apparizione.<br />
Tutti i giorni feriali in Basilica ore 17,00 (ora<br />
solare) ore 18,00 (ora legale).<br />
Indirizzo <strong>Santuario</strong> N.S. <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong><br />
piazza <strong>Santuario</strong>, 4 - 16014 Ceranesi (GE)<br />
L’uffi cio abbonamenti, offerte<br />
e Sante Messe del <strong>Santuario</strong> è<br />
aperto dalle ore 8,30 alle 12,00 e<br />
dalle ore 14,00 alle 17,00.<br />
Foto defunti:<br />
formato tessera € 25,00.<br />
Foto dei Gruppi:<br />
formato grande € 50,00.<br />
Foto dei Bambini: pubblicazione <strong>della</strong><br />
foto gratuita per i bambini nuovi abbonati.<br />
C/C Bancario n. 59722/80 Banca Carige - Sede<br />
di Genova - IBAN: IT79 Q 06175 01400 000005972280<br />
intestato a: Amministrazione <strong>Santuario</strong> di N.S. <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong><br />
via Serra, 6 A - 16122 Genova<br />
Telefoni<br />
Prefi sso da tutta Italia Genova compresa: 010;<br />
prefi sso internazionale dall’estero: +39 010.<br />
Segreteria 010 72351<br />
Centralino 010 7235810<br />
Fax segr. 010 7235805<br />
Suore 010 7235813<br />
Rettore 010 7235811 (solo ore pasti)<br />
Vice Rettore 010 7235809<br />
E-mail <strong>Santuario</strong>: segreteria@santuarioguardia.it<br />
E-mail Rettore: rettore@santuarioguardia.it<br />
sito internet: www.santuarioguardia.it<br />
Per soggiornare al <strong>Santuario</strong><br />
Il <strong>Santuario</strong> è attrezzato per accogliere persone<br />
singole, famiglie e gruppi anche numerosi. La<br />
gestione dell’accoglienza è stata da tempo affi -<br />
data a Cooperative di servizi e a trattorie private.<br />
Le condizioni e le prenotazioni si possono trovare<br />
al numero <strong>della</strong> segreteria del <strong>Santuario</strong>.<br />
Per arrivare al <strong>Santuario</strong> con il servizio A.T.P.<br />
BOLZANETO FF.SS. - SANTUARIO (dal 19 <strong>settembre</strong> 2010 al 19 giugno 2011)<br />
FESTIVI da Bolzaneto: 08.50 - 10.40 - 13.20 - 16.20<br />
dal <strong>Santuario</strong>: 09.50 - 12.00 - 14.40 - 17.15<br />
FERIALI da Bolzaneto: 08.35 - 15.05 dal <strong>Santuario</strong>: 11.15 - 17.00<br />
STAZIONE FERROVIARIA BRIGNOLE - SANTUARIO - AUTOLINEA GRAN TURISMO<br />
(dal 19 <strong>settembre</strong> 2010 al 19 giugno 2011 - ad esclusione del 1° maggio)<br />
FESTIVI dalla Stazione FF.SS. Brignole (Piazza Verdi): 08.30 - 16.00<br />
dal <strong>Santuario</strong>: 14.40<br />
FERIALI dalla Stazione FF.SS. Brignole (Piazza Verdi): 08.10 - 14.45 dal <strong>Santuario</strong>: 11.15 - 17.00<br />
Fermate intermedie: Piazza De Ferrari, Stazione FS Principe, Via Milano, Piazza Montano, Piazza Pallavicini, Via Pastorino.<br />
Per informazioni: Tel. 010 54674410 oppure www.atp-spa.it<br />
Redazione<br />
Via Serra, 6 A - 16122 Genova<br />
Anna Gatti, Ilaria Giusto,<br />
Gianfranco Parodi,<br />
Marcello Monticone, Marina Parodi,<br />
Enrico Quaglia, Nucci Scipilliti,<br />
Alma Severino, Laura Siccardi,<br />
Ivana Zanobelli.<br />
Direttore Responsabile<br />
Fernando Primerano<br />
Responsabile di redazione<br />
Mirco Mazzoli<br />
Fotografi e<br />
Michele Ferraris,<br />
archivio fotografi co<br />
31<br />
I dati personali di ogni singolo abbonato vengono usati esclusivamente per la gestione degli abbonamenti in conformità alla vigente legge sulla privacy (n. 675 del 31-12-96)<br />
La testata “La Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>” fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250.
Si poteva chiamare “serva” e lo ha<br />
fatto, si poteva riconoscere “umile”,<br />
senza retoriche e senza ipocrisie, e lo<br />
ha fatto, riconoscendo il ruolo di Dio<br />
“quel Dio, fedele ai nostri padri e alla<br />
sua santa alleanza, per sempre.” Ma<br />
non poteva certo riconoscersi “peccatrice”,<br />
perché solo Lei era conscia<br />
di una “Grazia” che da subito e da<br />
sempre l’aveva “concepita senza<br />
peccato”. L’innocenza originaria –<br />
pensata per ogni uomo e ogni donna<br />
dal Dio che voleva l’uomo e la donna<br />
“simili a noi” – era rimasta, nella<br />
realtà, solo prerogativa sua e, nella<br />
speranza, meta possibile ancora per<br />
tutti nella realtà dei “cieli nuovi e delle<br />
terre nuove”. Lei – il riferimento <strong>della</strong><br />
nostra nostalgia di divino – non può<br />
che essere invocata perché preghi<br />
“per noi peccatori”. Ci può bastare?<br />
Lo stesso Gesù aveva pregato il Padre<br />
nel cenacolo per quanti, mentre<br />
lui tornava al Padre, sarebbero rimasti<br />
nel mondo con tutte le sue ambiguità.<br />
E aveva esplicitamente precisato<br />
che non avrebbe solo pregato per i<br />
presenti a quella cena – i dodici – ma<br />
anche “per tutti coloro che, grazie alla<br />
loro predicazione, avrebbero creduto<br />
in Lui”. Non siamo noi in una... botte<br />
di ferro? Spalle abitualmente coperte<br />
dalla preghiera dell’ormai “sempre<br />
vivente” Gesù e da sua Madre. Che<br />
cosa vogliamo di più per non avere<br />
paura?<br />
Genova Aeroporto<br />
“Ora pron obis peccatoribus”<br />
(particolare dell’affresco <strong>della</strong> navata centrale di A.G. Santagata).<br />
la<strong>Guardia</strong> uardia<br />
Mensile del <strong>Santuario</strong> di Nostra Signora <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> - Genova<br />
16122 GENOVA - TARIFFA ASSOCIAZIONI SENZA FINI DI LUCRO:<br />
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE<br />
D.L. 353/2003 (CONVERTITO IN LEGGE 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2, DCB GENOVA<br />
MENSILE - N. 09 - SETTEMBRE 2010