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La Terapia Gestaltica parola per parola - Istituto Gestalt Bologna

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Il processo di maturazione<br />

Il fatto di recitare sempre la stessa parte, di seguire uno schema fisso di comportamento ostacola<br />

le <strong>per</strong>sone a maturare e a utilizzare tutto il proprio potenziale umano. I bambini imparano a<br />

ottenere l'attenzione dei genitori recitando una parte poi da adulti imparano un modo <strong>per</strong><br />

manipolare l'ambiente. Il nostro potenziale si basa invece su un atteggiamento particolarissimo:<br />

vivere e riconsiderare ogni momento come un istante a sè. Ma in questo caso diventiamo<br />

imprevedibili, mentre il ruolo di "buon cittadino", bramoso di sicurezza, esigie la prevedibilità. Ci<br />

adattiamo <strong>per</strong> essere accettati dalla società. Ci sediamo sulle certezze e riempiamo il vuoto con<br />

queste. Cerchiamo l'identità <strong>per</strong>chè è più sicura del mutamento.<br />

Ogni individuo ha lo scopo innato di realizzarsi <strong>per</strong> quel che è. <strong>La</strong> rosa non ha nessuna intenzione<br />

di realizzarsi come canguro. Le nostre idee di come dovremmo essere <strong>per</strong> stare bene e <strong>per</strong><br />

crescere sono solo idee, e, come tali, ci allontanano da noi stessi. Il processo di maturazione<br />

consiste piuttosto nel diventare sempre meno dipendenti dalle idee e dalle aspettative degli altri.<br />

Il processo di maturazione è un passaggio dal sostegno ambientale (la famiglia) all'autosostegno. Il<br />

fine della terapia consiste nel far sì che il paziente dipenda sempre meno dall'approvazione degli<br />

altri e diventi consapevole di poter fare molte più cose di quelle che crede.<br />

L'impasse e le fantasie catastrofiche<br />

Nella gestalt si cerca di mostrare alle <strong>per</strong>sone quello che sono i loro blocchi, quello che non<br />

vedono di sè. Il nevrotico lotta contro le montagne <strong>per</strong> non vedere il granello di sabbia che ha<br />

negli occhi. Quando sentiamo di non riuscire a vedere noi stessi o a fare qualcosa di diverso da<br />

quello che continuiamo a fare, siamo nell'impasse, una situazione di congelamento, di paura<br />

trattenuta, tenuto in piedi e nutrito da fantasie catastrofiche. Immaginare che, se <strong>per</strong> caso<br />

iniziassimo ad agire <strong>per</strong> quello che sentiamo, ci succederebbe qualcosa di brutto. Queste fantasie<br />

ci impediscono di vivere e di assumere i rischi che sono parte integrante della crescita e della vita.<br />

I due pilastri della <strong>Gestalt</strong>: il "qui ed ora" e il "come"<br />

Non esiste nulla al di fuori del qui ed ora. Il passato e il futuro sono qui ed ora. Il passato, sotto<br />

forma di memoria e il futuro, sotto forma di proiezione. Non si può vivere solo nel qui e ora,<br />

poichè vivere significa stare nella tensione tra l'accaduto e ciò che deve ancora succedere. <strong>La</strong><br />

musica della vita si genera proprio grazie a questa tensione. Tuttavia, la puntina del disco tocca<br />

sempre e solo il qui ed ora, poiché lì siamo nell'es<strong>per</strong>ienza, nella partecipazione, nel fenomeno,<br />

nella consapevolezza.<br />

Del futuro nessuno di noi sa nulla, ma lo anticipiamo con visioni e progetti; proiettiamo davanti a<br />

noi immagini rassicuranti <strong>per</strong>ché il futuro ci fa paura. Riempiamo lo spazio vuoto del futuro con<br />

polizze di assicurazione, status quo, identità… Sembra impossibile vivere senza mete, senza<br />

preoccuparsi di cosa succederà, poter restare a<strong>per</strong>ti a qualsiasi cosa. Se ci aprissimo al futuro,<br />

potrebbe succedere qualcosa di nuovo, di emozionante, che ci <strong>per</strong>metterebbe di crescere…<br />

Meglio camminare come mezzi cadaveri che vivere <strong>per</strong>icolosamente e capire che la <strong>per</strong>icolosità è<br />

molto di più di una vita priva di rischi.<br />

Secondo il modello analitico le situazioni irrisolte del paziente devono essere ricondotte a traumi.<br />

Tuttavia, molti traumi le <strong>per</strong>sone se li inventano <strong>per</strong> salvare la propria auto stima; spesso i traumi<br />

sono bugie alle quali ci si attacca <strong>per</strong> giustificare la propria non disponibilità a crescere e si piange<br />

una vita intera su un evento al solo scopo di farsi compatire. Il responsabile della malattia non è il<br />

passato, ma è il paziente. Tutti gli eventi hanno più di una causa. Il "<strong>per</strong>chè" porta spesso a una<br />

spiegazione astuta ma mai alla comprensione; porta a un'indagine senza fine sulla causa della<br />

causa della causa, ma mai a lavorare responsabilmente su come siamo. Per questo la <strong>Gestalt</strong><br />

propone di focalizzare l'attenzione sul: il "qui ed ora" piuttosto che sul passato e sul "come"<br />

piuttosto che sul "<strong>per</strong>chè".

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