Fenomenologia dell'esperienza di Paolo Quattrini - Istituto Gestalt ...
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<strong>Fenomenologia</strong> dell’Esperienza <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>Quattrini</strong><br />
Elaborato da Barbara Balestri e altri studenti<br />
Due correnti <strong>di</strong> pensiero caratterizzano l’umanità da secoli e in<strong>di</strong>cano due mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi <strong>di</strong><br />
concepire il mondo: da una parte il razionalismo e dall’altra l’empirismo. Il razionalismo ha per<br />
oggetto il pensiero, si basa su teorie <strong>di</strong>mostrabili e si esprime attraverso formule; il pensiero pensa<br />
all’oggetto. L’empirismo si muove lungo l’esperienza: il sentire, non poggia su basi oggettive e si<br />
esprime attraverso il linguaggio metaforico; l’esperienza percepisce fenomeno. Il sentire è<br />
qualcosa che appartiene anche agli animali mentre il pensare è un’attività molto più evoluta e<br />
apre a possibilità straor<strong>di</strong>narie; ma per quanto profondamente si pensi… se non si sente, la vita<br />
non è sod<strong>di</strong>sfacente. Vivere senza sentire è solo l’ombra della vita.<br />
Da ciò deriva che per fare gestalt in primo luogo si lavora su se stessi e si deve imparare a<br />
“conoscere sentendo” e quin<strong>di</strong> a riconoscere il proprio sentire; il che obbliga il terapeuta a fare i<br />
conti con la propria realtà esistenziale anche mentre è in seduta con i pazienti, conservando la<br />
neutralità attraverso la “sospensione del giu<strong>di</strong>zio”. Sentire e pensare sono coinquilini inseparabili<br />
del corpo e, presi in considerazione assieme come avviene in terapia, creano una visione più ampia<br />
delle cose. Se io guardo un quadro, vedo l’oggetto quadro formato da una cornice, da una tela, da<br />
oggetti quantificabili, ma se io faccio esperienza <strong>di</strong> quel quadro e riesco a percepirlo come un<br />
insieme che mi emoziona o mi <strong>di</strong>sgusta, percepisco il fenomeno che si basa sulla qualità, è <strong>di</strong>venta<br />
<strong>di</strong>fficile esprimerla. Non ci si può esprimere <strong>di</strong>cendo “io sento che” perché equivale a “io penso”,<br />
ma semmai “io sento come se”.<br />
La molteplicità, anche se porta inevitabilmente con sé complessità, conflitto e dolore, è<br />
una con<strong>di</strong>zione in<strong>di</strong>spensabile per la creazione <strong>di</strong> senso. Il conflitto non è da considerare un<br />
ostacolo ma l’ingre<strong>di</strong>ente necessario perché si realizzi quel processo complesso chiamato<br />
creatività. In <strong>Gestalt</strong> la <strong>di</strong>mensione del cambiamento avviene nel “vuoto fertile” un luogo<br />
dell’anima dove le parti conflittuali interiorizzate tacciono e nella tensione emotiva la persona<br />
ricontatta i propri desideri e le proprie intenzioni. Nonostante l’auto-‐critica interna che non<br />
ammette errori e si pone come freno al cambiamento, il desiderio <strong>di</strong> crescita e <strong>di</strong> conoscenza<br />
aiutano le persone a trasformarsi nell’unico modo possibile: per prove ed errori, fra tentativi e<br />
dubbi. E’ cavalcando il senso che si arriva al compimento dell’opera, alla sod<strong>di</strong>sfazione. In gestalt<br />
le domande con cui i terapeuti assillano i loro pazienti sono “cosa senti” e “cosa vuoi”? Con queste<br />
domande si pone il paziente nelle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> desiderare qualcosa e gli si dà responsabilità.<br />
Socrate chiamava maieutica l’arte <strong>di</strong> fare domande che incrinino le apparenze. Così<br />
l’approccio gestaltico è “maieutico” cioè è un invito a riflettere. Il terapeuta aiuta la persona a<br />
costruire la sua narrazione, cioè a trasformare i singoli eventi in un racconto che formi un insieme<br />
<strong>di</strong> senso. Il terapeuta “aiuta il paziente ad aiutarsi” per passare da una situazione compensativa a<br />
una trasformativa, dove avviene il contatto con le emozioni, anche le più dolorose perché, una<br />
volta accettate, danno energia per operare trasformazioni.<br />
L’insod<strong>di</strong>sfazione è il punto <strong>di</strong> partenza del volere qualcosa. Nella relazione terapeutica le<br />
persone sono aiutate a “essere” ad abitare la loro casa <strong>di</strong> cui spesso, occupano solo una piccola<br />
parte perché attuano delle <strong>di</strong>fese. Abitare la propria casa implica scelte <strong>di</strong>fficili, ma sono le scelte<br />
che costruiscono la nostra vita in modo che possa acquisire valore. In <strong>Gestalt</strong> la <strong>di</strong>fesa, qualsiasi<br />
essa sia, è considerata una mancanza <strong>di</strong> contatto, il crollo del ponte tra ciò pensiamo e ciò che<br />
sentiamo. Quando il contatto s’interrompe, occorre lavorare per tornare a percepire i desideri e<br />
ritrovare il senso e il valore della vita.<br />
Che cos’è il valore? Come possiamo sapere quando una scelta è <strong>di</strong> valore? Nella cultura<br />
classica una scelta <strong>di</strong> valore doveva fare riferimento a tre principi: bello, buono e logico. Il buono<br />
ha a che vedere con l’etica, con qualcosa <strong>di</strong> duraturo ma cangiante e sempre in evoluzione.<br />
1
Avere una capacità etica aiuta le persone a fare scelte secondo una visione d’insieme,<br />
quin<strong>di</strong> in modo assolutamente più sensato, secondo il proprio giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> valore e la propria<br />
responsabilità. Spesso le persone non hanno fatto sufficienti esperienze e non hanno avuto<br />
occasione <strong>di</strong> imparare comportamenti originali e adeguati alle <strong>di</strong>verse circostanze. Siccome il gusto<br />
etico come quello estetico non si basa su criteri oggettivi ma esperienziali, occorre avere una<br />
gamma <strong>di</strong> esperienze da poter paragonare fra loro. Inoltre, l’esperienza insegna che persone con<br />
gusti etici <strong>di</strong>versi riescono a trovare un buon livello <strong>di</strong> comunicazione mentre non si sviluppa alcun<br />
contatto fra chi non ha nessuna consapevolezza etica, ma segue una morale e delle regole <strong>di</strong> un<br />
tipo o <strong>di</strong> un altro.<br />
La <strong>di</strong>fferenza essenziale fra morale ed etica è che la morale fa riferimento a regole rigide,<br />
astratte, oggettive che <strong>di</strong>rigono l’azione dell’uomo a prescindere dalla situazione: l’etica si riferisce<br />
alle <strong>di</strong>verse situazioni, non in<strong>di</strong>ca alle persone cosa fare, ma dà una <strong>di</strong>rezione, una logica, un<br />
criterio saggio che sottende la condotta delle persone. Avere una visione etica e ampia è una<br />
questione intuitiva che ha caratteristiche paradossali: è assolutamente rigorosa e allo stesso<br />
tempo non rigida. L’etica si poggia sulla scelta in<strong>di</strong>viduale, sul saper gestire le proprie risorse e<br />
assumersi dei rischi: infatti nella mentalità comune chi rischia <strong>di</strong> andare in galera per salvare la vita<br />
a qualcun altro è un eroe non un delinquente. Il tema dell’etica è centrale nel Counselling come<br />
nella psicoterapia perché si offre alle persone la possibilità <strong>di</strong> sviluppare un gusto etico e <strong>di</strong>ventare<br />
capace <strong>di</strong> mettersi in relazione con gli altri.<br />
Nel setting della <strong>Gestalt</strong> oltre ad esserci la se<strong>di</strong>a del terapeuta e quella del paziente, ce<br />
n’è sempre una terza vuota che ospita via via gli interlocutori immaginari che interagiscono col<br />
paziente. La se<strong>di</strong>a vuota aiuta a mettere in scena i vari personaggi dell’anima e a rendere visibili le<br />
parti negate, l’ombra <strong>di</strong>rebbe Jung. Con il <strong>di</strong>alogo si manifestano parti <strong>di</strong> noi che <strong>di</strong>fficilmente<br />
avrebbero <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> parola in altro modo; sono desideri forti che mirano a ottenere sod<strong>di</strong>sfazione.<br />
Quando le parti emergono e <strong>di</strong>ventano chiare, si <strong>di</strong>aloga contrattando, pensando e sentendo i<br />
vantaggi e gli svantaggi che una scelta può comportare. IO e TU sono due parti <strong>di</strong> me <strong>di</strong>stanti fra<br />
loro, non amalgamate. Il riconoscimento delle polarità è fondamentale: se non c’è polarità, se non<br />
si arriva ad avvertire la tensione fra le due parti, che significa potersi immergere sia nell’una sia<br />
nell’altra parte per capirne la logica e le ragioni, non succede niente e tutto rimane immobile. La<br />
se<strong>di</strong>a vuota apre un <strong>di</strong>alogo che spinge verso l’azione: mette in scena, come a teatro,<br />
un’esperienza creativa che induce al cambiamento.<br />
La fenomenologia è il regno del probabile che, con l’aiuto dell’immaginazione fa sì che<br />
l’azione possa attuarsi. Se io sono in pericolo, solo se immagino come fare, posso agire.<br />
L’esperienza dell’immaginazione nella se<strong>di</strong>a vuota pur non essendo realtà…. è realtà perché sta<br />
accadendo veramente. Ogni volta che immaginiamo, stiamo vivendo un’occasione e una<br />
possibilità, che da valore alle nostre storie.<br />
La relazione d’aiuto non risolve i problemi delle persone ma le spinge a entrare nelle loro<br />
storie per ricomporne il senso. La forza per prendere decisioni importanti poggia sul terreno<br />
solido della verità narrativa che avendo un senso compiuto permette alle persone <strong>di</strong> appoggiarvisi<br />
e fare delle scelte. Il tempo cui si fa riferimento è il presente, il qui e ora, che è il luogo delle<br />
decisioni. Articolare, percepire, pensare, sentire, scegliere è il progetto della <strong>Gestalt</strong> al quale tutte<br />
queste parti devono collaborare incessantemente.<br />
Le emozioni sono uno strumento necessario per capire che cosa vogliamo fare a patto che<br />
siano vissute fino in fondo. Imparare a esprimere le emozioni significa anche imparare a usarle. Il<br />
linguaggio per esprimerle è quello metaforico, che a <strong>di</strong>fferenza del <strong>di</strong>scorso logico fa uso del<br />
“come se”; qui psicoterapia e arte si connettono, muovendosi entrambe verso l’unione <strong>di</strong> pensare,<br />
sentire e creare. Si tratta <strong>di</strong> vedere quello che c’è fuori e sentire che effetto fa, che sapore ha;<br />
nella percezione il mondo esterno s’intreccia con quello interno.<br />
2
L’artista realizza l’opera e le nuove forme trasmettono l’esperienza della qualità, cioè del<br />
senso del bello, del buono e del logico. Nella relazione d’aiuto si cerca <strong>di</strong> aiutare la persona a<br />
migliorare la qualità della vita, e per far questo occorre avere una chiara percezione della qualità.<br />
Tale percezione si migliora <strong>di</strong>ventando permeabili e attenti al mondo, sensibili per comprendere il<br />
senso profondo delle cose e le creazioni dotate <strong>di</strong> valore. Nella domanda “cosa senti” vi è anche<br />
l’intento <strong>di</strong> aiutare a entrare in contatto con la duplicità della propria percezione.<br />
La vita può essere paragonata a una tela bianca ed è la persona che decide quali colori e<br />
quali forme che non sono mai definitive, perché gli errori sono imprescin<strong>di</strong>bili dal raggiungimento<br />
<strong>di</strong> un capolavoro. Per <strong>di</strong>pingere non basta conoscere la teoria dei colori, <strong>di</strong>etro a un quadro c’è<br />
fatica, lacrime e sangue, ma il risultato lo si avverte.<br />
Il sentire è un po’ come una bussola che aiuta a orientarsi nella vita, ci fa captare ciò che è<br />
buono, per vivere il presente ognuno secondo il proprio stile. Se si è <strong>di</strong>sposti ad assumersi la<br />
responsabilità delle proprie scelte e ad attuarle questo accresce la forza e il potere personale.<br />
Arrivare a una capacità <strong>di</strong> scelta che sia più forte del bisogno d’approvazione esprime una capacità<br />
<strong>di</strong> autosostegno e <strong>di</strong> volontà che crea contatto tra ciò che siamo e ciò che vogliamo nel mondo.<br />
L’intenzionalità è il presupposto della psicologia moderna umanistica. Un preconcetto che<br />
indebolisce l’insegnamento è l’idea che si possa apprendere a prescindere dall’avere motivazioni<br />
per farlo. E’ importante per l’appren<strong>di</strong>mento che le persone prendano contatto con il fatto <strong>di</strong> non<br />
sapere e con la motivazione che li spinge; inoltre fondamentale è che l’appren<strong>di</strong>mento avvenga in<br />
un ambiente amorevole.<br />
SPIRITUALITÀ E GESTALT<br />
L’improvvisa visione <strong>di</strong> un insieme è chiamata insight: capita che si guar<strong>di</strong> a lungo e con<br />
pazienza o magari a volte <strong>di</strong>strattamente e poi improvvisamente si rimane folgorati da una visione;<br />
è come se a un certo punto si aprissero gli occhi e si ricevesse qualcosa. Questa è la descrizione del<br />
contatto con l’ispirazione: è come se in un qualsiasi momento, improvvisamente giungesse una<br />
scintilla e si rivelasse qualcosa <strong>di</strong> livello più alto. Buber <strong>di</strong>ceva che Dio si trova nell’incontro con<br />
l’altro: quando IO e TU entrano in contatto si produce una gran<strong>di</strong>ssima energia, un’esplosione<br />
capace <strong>di</strong> fondere la barriera che separa le persone dalle altre e dal mondo. Il miglioramento della<br />
qualità della vita delle persone non consiste solo nella recessione dei sintomi ma nell’incremento<br />
della vita spirituale fra sé e sé, fra sé e gli altri, fra sé e il mondo.<br />
Tutte le tra<strong>di</strong>zioni spirituali hanno affermato l’importanza <strong>di</strong> una guida nel cammino, <strong>di</strong><br />
un maestro e <strong>di</strong> una scuola. La guida ha a che fare con l’iniziazione con ciò che è esperienziale:<br />
come per <strong>di</strong>ventare un buon falegname la pratica <strong>di</strong> laboratorio non è sostituibile dai libri, così in<br />
psicoterapia e nel counselling non si impara stu<strong>di</strong>ando teoricamente sui libri, ma occorre una<br />
guida per essere iniziati ai processi <strong>di</strong> trasformazione. La funzione della guida appare ancora più<br />
chiara nella metafora dell’alchimia: per compiere il processo “solve et coagula” vi è bisogno <strong>di</strong> un<br />
contenitore, senza il quale quello che si scioglie cade e si <strong>di</strong>sperde. Una pentola ha una qualità che<br />
potrebbe sembrare irrilevante mentre è fondamentale: essa non si scioglie assieme al suo<br />
contenuto e, pur essendo estranea al processo, è in<strong>di</strong>spensabile affinché il processo avvenga. E<br />
poiché nel contatto con se stessi e nel processo <strong>di</strong> trasformazione l’io si <strong>di</strong>ssolve, se non ci fosse un<br />
contenitore in cui ri-‐coagularsi sarebbe più facile perdersi; questo contenitore è la guida!<br />
In psicoterapia il terapeuta permette alla persona <strong>di</strong> esperimentare <strong>di</strong>ssolvimenti<br />
profon<strong>di</strong> senza il rischio <strong>di</strong> perdersi, vivendo il mistero dell’evoluzione psichica che è un passaggio<br />
continuo dalla chiarezza alla confusione, per arrivare a una nuova chiarezza. Quando tutto si<br />
confonde nella testa, ci si sente <strong>di</strong>versi, anche se siamo sempre la stessa persona: è un fenomeno<br />
che chiunque abbia vissuto un processo <strong>di</strong> sviluppo psichico profondo, conosce benissimo; essere<br />
gli stessi <strong>di</strong> prima eppure molto <strong>di</strong>fferenti. Il mistero della trasformazione è un’esperienza e come<br />
tale può essere conosciuta solo se “vissuta”.<br />
3
La <strong>di</strong>fficoltà che s’incontra è la tendenza a vedere il problema invece che la persona e qui<br />
l’esperienza finisce. Guardare la persona richiede uno sforzo notevole e implica l’essere in<br />
relazione, accorgersi dell’effetto che fa ciò che si percepisce, non lasciarsi sviare dalla mente che<br />
vorrebbe fermarsi su ogni oggetto interessante: parole e sintomi.<br />
Lo Spirito va coltivato; bisogna rendersi conto <strong>di</strong> come si amministra la propria vita,<br />
verificare se ne siamo sod<strong>di</strong>sfatti e assumersene la responsabilità: se la nostra vita spirituale fosse<br />
un giar<strong>di</strong>no bisognerebbe annaffiarlo, potarlo, concimarlo, imparare tante cose pratiche e darsi da<br />
fare per ottenere cose buone. Le cose buone non sono come gioielli preziosi che stanno dentro<br />
uno scrigno ma attività che finiscono nel momento in cui uno smette <strong>di</strong> farle. Questa visione<br />
ridefinisce la vita come un continuo operare; un fare che abbia un senso e un valore. Non ci sono<br />
tempi morti: in ogni momento ognuno sta coltivando il proprio giar<strong>di</strong>no; un lavoro non facile,<br />
esposto a tutte le intemperie preve<strong>di</strong>bili e impreve<strong>di</strong>bili del mondo.<br />
La via dello spirito è un cammino <strong>di</strong>fficile, in cui si cede facilmente alla tentazione<br />
dell’illusione come quella l’orgoglio, credere <strong>di</strong> essere speciali, <strong>di</strong> essere arrivati in alto…. Questa è<br />
una delle tentazioni più classiche sia nella tra<strong>di</strong>zione cristiana, dove Lucifero che era l’angelo della<br />
luce si è piaciuto tanto da cadere in fondo al baratro, sia nella cultura letteraria con il mito <strong>di</strong><br />
Narciso. Stando nella metafora del giar<strong>di</strong>no la via dello spirito sarebbe de<strong>di</strong>care i propri sforzi non<br />
per fare concorsi <strong>di</strong> roseti ma per creare un luogo dove vivere la propria vita: se il giar<strong>di</strong>no sarà<br />
brutto la persona vivrà in un posto brutto; se sarà stupendo passerà la vita in un posto stupendo.<br />
Freud teorizzò l’esistenza <strong>di</strong> un’energia alla base della vita psichica e la chiamò Libido: se<br />
questa energia l’uomo la <strong>di</strong>rige verso il mondo esterno, è un investimento energetico vitale: l’Eros;<br />
mentre se la <strong>di</strong>rige su se stesso, sull’importanza personale, produce patologia o Narcisismo.<br />
Prestigio e potere hanno più a che fare con il narcisismo che con il vivere bene. Se una persona<br />
non investe eroticamente nel mondo, la vita <strong>di</strong>venta piatta e insapore e allora comincia a investire<br />
la propria energia in senso narcisistico: una guerra, la scalata al potere, il successo sociale che pur<br />
non presentando granché <strong>di</strong> erotico sono avvincenti perché creano tensione.<br />
La tensione si può rappresentare come una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> potenziale: in genere le tensioni<br />
sono considerate sgradevoli e le persone <strong>di</strong> tutto per liberarsene ma così facendo si liberano anche<br />
dell’Eros e la vita e i rapporti <strong>di</strong>ventano piatti e monotoni. La tensione è energia, qualcosa <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fficilmente misurabile ma che in<strong>di</strong>ca uno stato <strong>di</strong> cui tutti fanno esperienza: quella <strong>di</strong> avere molta<br />
o poca energia. Senza tensione è <strong>di</strong>fficile tenere vivo il rapporto con un’altra persona e il rapporto<br />
è vivo se ci s’interessa a quello che l’altro fa o <strong>di</strong>ce. Quando si è innamorati <strong>di</strong> qualcuno quello che<br />
l’altro <strong>di</strong>ce incanta: si ascoltano con aria rapita parole che sarebbero considerate banali in altre<br />
situazioni. E’ un miracolo riuscire a essere così interessati e questo miracolo è appunto l’Eros.<br />
Freud pur essendo un materialista convinto riconosceva l’esistenza dello spirito nell’arte,<br />
nella scienza e in vari altri fenomeni <strong>di</strong>versi dal modo materiale. Vedeva il risveglio <strong>di</strong> ognuno alla<br />
creatività come un segno <strong>di</strong> guarigione. In questa <strong>di</strong>rezione vanno gli approcci terapeutici a<br />
orientamento umanista, per i quali è fondamentale aiutare le persone a fare una vita spirituale nel<br />
senso <strong>di</strong> fare della propria vita un luogo interessante. Anche la <strong>Gestalt</strong> fa parte <strong>di</strong> questo filone<br />
umanista – fenomenologico -‐ esistenziale dove l’esperienza è centrale e la meta non è <strong>di</strong>ventare<br />
sani ma trovare il modo <strong>di</strong> fare della propria vita qualcosa <strong>di</strong> interessante: l’attenzione è spostata<br />
verso la qualità dell’esperienza, il suo valore che è una categoria spirituale, non materiale.<br />
La <strong>di</strong>fferenza profonda fra l’ottica Freu<strong>di</strong>ana interpretativa e l’ottica della <strong>Gestalt</strong> è che<br />
l’approccio freu<strong>di</strong>ano si fonda sull’idea che ciò che noi viviamo cela realtà più profonde e<br />
interpretare quelle realtà cambia il nostro rapporto col mondo, lo rende più vivo, più umano, più<br />
stimolante. Nella <strong>Gestalt</strong> invece l’ottica è esperienziale e l’interpretazione non trova appigli: se<br />
sento dolore il problema è trovare il modo <strong>di</strong> gestire quel dolore più che riconoscere il perché lo<br />
sento. La realtà può rimanere parzialmente sconosciuta e misteriosa ma ciò da cui non posso<br />
prescindere è il governo della mia vita.<br />
4
Non vi è nessun giu<strong>di</strong>zio rispetto alle mete; esse non sono oggettivamente sane o<br />
patologiche, perché è considerato sano scegliere con responsabilità la propria <strong>di</strong>rezione. Per far<br />
questo occorre sviluppare il sentire e sperimentare l’esperienza; torna così il tema dell’Eros che in<br />
sostanza è il piacere <strong>di</strong> sentire: la vita è tanto più piacevole, vera, sod<strong>di</strong>sfacente, umana, quanto<br />
più c’è eros, mentre <strong>di</strong>venta grigia, asfaltata, insensata, insignificante quanto meno c’è Eros (in<br />
termini clinici depressione). Nell’esperienza, cioè nel sentire, risiede l’Eros che è il punto <strong>di</strong><br />
passaggio tra la depressione e l’interesse alla vita, l’interesse per qualsiasi cosa, il ponte per<br />
qualsiasi meta; il mondo è inarrivabile senza Eros.<br />
La sensorialità è legata all’energia: le funzioni psichiche sono percettibili sensorialmente<br />
come correnti energetiche che si espandono per il corpo e a volte si bloccano. La me<strong>di</strong>cina<br />
orientale è costruita su sistemi <strong>di</strong> cura basati sulla rappresentazione nel corpo dei percorsi<br />
energetici come l’agopuntura e lo Shiatzu, che in mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi cercano <strong>di</strong> ristabilire l’equilibrio del<br />
corpo, facendo pressione nei punti importanti <strong>di</strong> queste mappe.<br />
Lo Yoga che vuol <strong>di</strong>re unione precorre la psicosomatica poiché unisce il lato fisico e quello<br />
psichico; è un lavoro sul piano psichico che avviene attraverso il corpo. Infatti, se si vuole che lo<br />
yoga funzioni, bisogna ascoltare la propria esperienza corporea durante la pratica e sentire i flussi<br />
<strong>di</strong> energia che si <strong>di</strong>ramano dai nuclei centrali i “Chakra” collegati alle varie funzioni psichiche.<br />
Secondo la tra<strong>di</strong>zione tantrica i Chakra possono essere aperti o chiusi: se una persona ha un<br />
Chakra chiuso, la funzione relativa è inibita. Ad esempio una persona che ha il Chakra del cuore<br />
chiuso ha <strong>di</strong>fficoltà ad amare; non significa che è una persona cattiva o che non vuole bene a<br />
nessuno, ma che non ha una esperienza sensoriale dell’amore.<br />
La sensazione <strong>di</strong> amare è la cosa più piacevole al mondo ed è una grande fonte <strong>di</strong> allegria:<br />
senza questa sensazione, l’amore può <strong>di</strong>ventare un sacrificio. Una persona che ha il Chakra del<br />
cuore aperto, anche se è in una situazione terribile, ascoltando le sensazioni dello scorrere <strong>di</strong><br />
questa energia può avere fiducia che le cose cambieranno e che potrà sorridere <strong>di</strong> nuovo. Per<br />
questo motivo la cura dei propri Chakra è importante.<br />
La via verso la spiritualità ha bisogno <strong>di</strong> un accompagnamento amoroso; è necessario farsi<br />
accompagnare da qualcuno che si ama e in psicoterapia il transfert rende possibile questo<br />
processo. Alla psicoterapia le persone arrivano quando si accorgono <strong>di</strong> avere automatismi<br />
comportamentali <strong>di</strong>sfunzionali ai propri bisogni. Sono automatismi che si apprendono<br />
precocemente per sopravvivenza e poi funzionano da soli come il pilota automatico dell’aereo;<br />
quando s’innescano, non è facile <strong>di</strong>sattivarli perché non si sa come hanno fatto a mettersi in moto.<br />
Il comportamento automatico è tenuto in pie<strong>di</strong> da vari stati emozionali tipo rabbia, paura,<br />
sospetto, dolore, che riguardano l’esperienza passata non quella attuale.<br />
In terapia l’intervento consiste sostanzialmente nell’aprire nuove strade e, attraverso vari<br />
tentativi, portare la persona a cercare alternative interessanti: in questo percorso è coinvolto<br />
l’Eros cioè piacere dell’esperienza. La <strong>di</strong>fficoltà è mantenere i limiti tra Eros e sesso; un po’ come<br />
avviene nei rapporti fra genitori e figli in cui c’è un coinvolgimento erotico, ma non sessuale.<br />
Occorre <strong>di</strong>stinguere il piacere erotico dal piacere sessuale e spesso i genitori per paura <strong>di</strong><br />
sconfinare, tengono i figli lontano con conseguenze <strong>di</strong>sastrose.<br />
PASSATO E PRESENTE<br />
Una corrente <strong>di</strong> pensiero molto <strong>di</strong>ffusa sostiene che il passato determina i fenomeni del<br />
presente, per cui le cause del presente si cercano nel passato e si costruiscono rigide connessioni<br />
biunivoche <strong>di</strong> causa ed effetto, passato e presente. Il passato è visto come qualcosa <strong>di</strong> oggettivo a<br />
cui far riferimento per interpretare l’influenza che esercita sul presente. E’ semplicistico spiegare i<br />
fenomeni della mente e del comportamento in questo modo: il passato non può determinare<br />
meccanicamente il presente se non vogliamo vedere la vita come prodotto del fato.<br />
5
Possiamo invece <strong>di</strong>re che il passato ha ripercussioni sul presente, ma è me<strong>di</strong>ato dalle<br />
scelte della persona. I fatti accaduti nel passato non determinano il presente ma permettono alle<br />
nostre vite e alle nostre potenzialità <strong>di</strong> prendere forma: in altre parole non è importante quello<br />
che ci accade ma come reagiamo a ciò che accade. Se l’uomo ha la possibilità attraverso i suoi<br />
comportamenti <strong>di</strong> superare se stesso, allora non è il destino che lo determina ma la sua capacità <strong>di</strong><br />
scegliere, <strong>di</strong> gestire il suo organismo psicofisico; in altre parole il “libero arbitrio”, un concetto<br />
appartenente alla tra<strong>di</strong>zione filosofica e religiosa e alla cultura umanistica. Nell’approccio<br />
gestaltico non si può attribuire l’origine <strong>di</strong> un problema a un agente esterno e neppure fare delle<br />
connessioni biunivoche <strong>di</strong> causa-‐effetto attraverso deduzioni; il passato va considerato l’occasione<br />
che ha consentito al mondo interno <strong>di</strong> una persona <strong>di</strong> prendere forma.<br />
Sul piano psichico la cosa importante è il senso e il valore che gli avvenimenti prendono<br />
nella vita <strong>di</strong> ognuno che <strong>di</strong>pendono dalle singole persone e dalle circostanze. Il passato determina<br />
il presente solo nel caso in cui la persona si lascia condurre dalle proprie coazioni, dai propri “vizi”<br />
e dall’edonismo in una vita senza speranza, troppo facile per potersene liberare in nome della<br />
libertà, che va invece perseguita attraverso strade <strong>di</strong>fficili e dolorose.<br />
Non essendo il passato un fattore oggettivo, la verità narrativa risulta essere più<br />
importante <strong>di</strong> quella storica ed è da come una persona ha vissuto che si può comprendere la sua<br />
realtà in <strong>di</strong>venire; importante è trovare i nessi, il senso, la congruenza per addentrarsi nelle storie<br />
<strong>di</strong> vita delle persone e capirci qualcosa.<br />
La libertà è a portata <strong>di</strong> mano <strong>di</strong> ognuno ma va <strong>di</strong> pari passo con la responsabilità <strong>di</strong> scelta<br />
che è sempre a proprio rischio e pericolo, data l’impossibilità <strong>di</strong> conoscere il futuro, e quin<strong>di</strong> anche<br />
l’effetto delle proprie scelte. Ricalcare il passato, e non affacciarsi al nuovo, placa le ansie ma<br />
rende monotona l’esistenza. La storia è utile quando da essa si apprende per fare scelte <strong>di</strong> valore,<br />
non quando la si ripete pe<strong>di</strong>ssequamente.<br />
Uno scoglio che si trova in psicoterapia è che la mente umana tende ad aggrapparsi al<br />
passato bello o brutto che sia e le situazioni traumatiche possono <strong>di</strong>ventare scogli insuperabili. In<br />
<strong>Gestalt</strong> questi attaccamenti sono considerati delle gestalt incompiute che si ripetono in attesa <strong>di</strong><br />
concludersi. Quando la situazione si considera conclusa? Quando non ci si aspetta più nulla né <strong>di</strong><br />
buono né <strong>di</strong> cattivo; aggrapparsi coincide con una situazione <strong>di</strong> attesa, una mancanza, qualcosa <strong>di</strong><br />
non ancora avvenuto. Giacché le situazioni inconcluse appartengono in genere a un passato<br />
perduto nel tempo, la conclusione può avvenire con la riutilizzazione dell’esperienza o tramite il<br />
teatro per cui si entra in contatto con le emozioni che sono state evitate e che definiscono in<br />
modo inequivocabile la situazione e si esprime ciò che non era mai stato espresso. Ovunque si<br />
arrivi: amore, o<strong>di</strong>o, vita o morte del legame, l’importante è arrivare al <strong>di</strong>stacco e all’in<strong>di</strong>pendenza.<br />
Gli esseri umani tendono da un lato a cambiare per realizzarsi e influenzare l’ambiente,<br />
dall’altro a mantenere le cose invariate per bisogno <strong>di</strong> conservazione. Perls, un ebreo berlinese<br />
profondamente toccato dagli orrori della guerra e del razzismo, in<strong>di</strong>ca come unica via <strong>di</strong> salvezza<br />
l’essere congrui a se stessi. Così nasce per Perls l’idea dell’autoregolazione organismica; da un<br />
punto <strong>di</strong> vista biologico il dolore è un campanello d’allarme che avverte l’organismo della<br />
necessità <strong>di</strong> intervenire sulla situazione in corso; il dolore e il piacere <strong>di</strong>ventano gli in<strong>di</strong>catori delle<br />
<strong>di</strong>rezioni da prendere per arrivare alla salute e al benessere.<br />
Ogni essere umano sano per mantenersi in salute psichica e fisica deve seguire<br />
l’emergere spontaneo del bisogno. Se la funzione organismica è offuscata e le persone non sanno<br />
riconoscere i propri bisogni fondamentali o non sanno farvi fronte appare un malessere <strong>di</strong> base.<br />
Qui la creatività assume un ruolo basilare nell’invenzione <strong>di</strong> comportamenti congrui alle situazioni<br />
in corso. Scelta e creatività hanno possibilità <strong>di</strong> esistere solo nel “qui ed ora” cioè in un momento<br />
determinato nel tempo e nello spazio dove esistono specifiche situazioni e specifiche emozioni. Il<br />
“qui ed ora” assume una importanza fondamentale nella gestalt visto che non c’è possibilità <strong>di</strong><br />
prendere decisioni fuori dal contesto specifico.<br />
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Manifestare il proprio mondo interno è sia il mezzo che lo scopo: l’espressione conduce<br />
alla pienezza della vita sensoriale e alla libertà della coscienza e allo stesso tempo mo<strong>di</strong>fica il<br />
mondo perché partecipa all’azione. La gestalt in<strong>di</strong>rizza la ricerca su ciò che è funzionale più che su<br />
ciò che è vero o giusto, e per scoprire se una certa cosa è gra<strong>di</strong>ta o no, è più semplice basarsi sui<br />
parametri <strong>di</strong> piacere e dolore che non su quelli <strong>di</strong> “vero – falso” o “giusto – ingiusto”. In <strong>Gestalt</strong> poi<br />
sono assolutamente aperte le modalità <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfacimento, e <strong>di</strong> nuovo torna in ballo la creatività:<br />
se il modo in cui si raggiunge la sod<strong>di</strong>sfazione non è un sentiero obbligato, si tratta <strong>di</strong> cambiare<br />
strada <strong>di</strong> fronte all’impossibilità e in un modo o nell’altro una persona può arrivare a sod<strong>di</strong>sfarsi. E’<br />
una de-‐mitizzazione della verità in nome <strong>di</strong> ciò che funziona e che piace in modo che le persone<br />
non si limitino a reagire alle pressioni dell’ambiente ma orientino le loro scelte in funzione dei<br />
bisogni etici, estetici e logici, utilizzando le capacità creative per risolvere i problemi che le varie<br />
istanze conflittuali pongono. Il determinismo cede le armi <strong>di</strong> fronte alla creatività che cambiando<br />
le premesse rende del tutto impreve<strong>di</strong>bili gli sviluppi futuri <strong>di</strong> qualsiasi situazione.<br />
Abbiamo la possibilità in un modo o in un altro <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzare la nostra vita; appare<br />
evidente l’importanza della consapevolezza e della creatività come strumenti fondamentali<br />
dell’esistenza che permettono al terapeuta <strong>di</strong> porsi in termini possibilisti senza pregiu<strong>di</strong>zi o<br />
previsioni negative, verso chiunque e in qualsiasi modo si presenti. Se <strong>di</strong> fronte alla vita l’uomo<br />
non è onnipotente, in realtà non è neanche impotente e anche se con sforzo, <strong>di</strong>fficoltà e limitazioni<br />
egli può esercitare un’opera <strong>di</strong> trasformazione del mondo che rende la vita, un’avventura che non<br />
si ferma mai, e che in nessun modo può essere ritenuta banale.<br />
Nella <strong>Gestalt</strong> anche il significato <strong>di</strong> “inconscio” muta il suo senso rispetto alla psicanalisi.<br />
Perls non ritiene possibile l’atto inconscio: “l’atto è in sé presenza e inevitabilmente coscienza”.<br />
L’atto ha una sua intenzionalità cosciente e non ci si accorge <strong>di</strong> quello che non si vuole percepire.<br />
Si può far <strong>di</strong>venire inconscio non guardando quello che, al vaglio delle <strong>di</strong>fese interne, risulta<br />
pericoloso. Il conflitto non è fra conscio e inconscio, ma fra assumersi la responsabilità <strong>di</strong><br />
affrontare ciò che si percepisce o non prendersela: la responsabilità <strong>di</strong>venta la chiave <strong>di</strong> volta. In<br />
gestalt l’attenzione va posta sul sentire prima che sul pensiero: dal sentire si parte per dare un<br />
senso alle situazioni e alle scelte e rivela anche l’intenzione della persona. Nella pratica non<br />
sempre l’espressione conduce al senso ma è ed efficace <strong>di</strong> per sé semplicemente perché è<br />
espressione.<br />
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