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54 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2012 con il sottotitolo Romanzo ciclico. I tomi – un esemplare dei quali fa capolino dagli scaffali della BvS – si presentarono ai lettori arricchiti da tavole e capilettera istoriati, disegnati da Giulio Gorra e Luigi Borgomaneiro e incisi da Ambrogio Centenari, Francesco Canedi e Giosuè Gallieni. Il lavoro dello scrittore milanese, seppur criticato durante l’accidentato percorso della sua stesura, ottenne numerose ristampe tra NOTE 1 G. ROVANI, Cento anni. Libri XX, vol. I, Milano, a spese dell’autore (Tipografia Wilmant), 1859, p. 5. 2 Alcuni dei suoi interventi, insieme ad altri materiali, confluirono nella Storia delle lettere e delle arti in Italia giusta le reciproche loro corrispondenze ordinata nelle vite e nei ritratti degli uomini illustri dal secolo XIII fino ai nostri giorni, Milano, Borroni e Scotti-Sanvito, 1855-1858. All’interesse per il Rovani intellettuale, si unì ben presto quello suscitato dal mito dello scrittore maledetto, geniale, ma condannato a una vita breve fatta di ec- la fine dell’Ottocento e il Novecento. 11 Il successo editoriale però non riuscì a far passare inosservati alcuni limiti interni all’opera stessa, in parte dovuti alla necessità di soddisfare quel pubblico eterogeneo e talvolta non sufficientemente acculturato che leggeva le appendici della “Gazzetta di Milano”. Scrive Baldi: «Certo i Cento anni restano lontani dall’ideale di romanzo ambiziosamente vagheggiato da R.: il quadro grandioso di un’epoca inte- cessi. Tale particolare biografico ha indotto alcuni critici a ritenerlo l’iniziatore della Scapigliatura. 3 C. DOSSI, Rovaniana, a cura di G. Nicodemi, vol.I, Milano, Libreria Vinciana, 1946, p. 228. 4 F. PORTINARI, I Cento anni ovvero La crisi del romanzo italiano dopo i Promessi sposi, in G. ROVANI, Cento anni, Torino, Einaudi, 2005, p. VI (I millenni). 5 F. BALDI, Giuseppe Rovani e il problema del romanzo nell’Ottocento, Firenze, Leo S. Olschki, 1967, p. 68. 6 G. ROVANI, Cento anni, pp. 8-9. Da sinistra: uno dei capilettera istoriati contenuti nell’edizione definitiva dei Cento anni, Milano, Stabilimento Redaelli dei Fratelli Rechiedei, 1868-1869. Una delle incisioni contenute nell’edizione illustrata dei Cento anni (1868-1869): «Or continuando, il Suardi uscì sul balcone, e contemporaneamente alla sua comparsa gettò una carta entro alla finestra dove Ada stava in contemplazione» ra stenta a crearsi, poiché mancano allo scrittore vastità di cultura e profondità di visione, sostituite da una minuta e ghiotta erudizione, che si ferma a livelli alquanto aneddotici. Perciò i Cento anni, più che come romanzo, rimangono validi come ipotesi di romanzo». 12 Ma un’ipotesi che, seppur rimasta tale, restituì fiducia al genere romanzo, contribuendo all’affermazione di una tradizione romanzesca in un’Italia ormai unita. 7 Cfr. G. BALDI, Rovani Giuseppe, in Dizionario critico della letteratura italiana, a cura di V. Branca, vol. IV, Torino, UTET, 1986 2 , p. 40. 8 G. ROVANI, Cento anni, pp. 9-10. 9 Ibi, p. 10. 10 M. GIACHINO, Nota al testo, in G. ROVANI, Cento anni, Torino, Einaudi, 2005, p. XXXI (I millenni). 11 Presso la nostra biblioteca è conservata una copia dell’edizione, ricca di note e di illustrazioni, curata da Beniamino Gutierrez (Milano, Rizzoli, 1934-1935). 12 G. BALDI, Rovani Giuseppe, p.40.
settembre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 55 BvS: il Fondo Antico Antonino Mongitore severo canonico e zelante scrittore L’uomo che elogiò “l’onor di Sicilia e le glorie di Palermo” di lettere, burbero, scontroso, iste- «Erudito rico fan della sua città natale, moralista, ottuso, vendicativo. Ha raccolto tante notizie e molte ce le ha trasferite e questo in parte lo riscatta». Queste le parole taglienti con cui Domenico Scinà descrive nella sua opera Prospetto della storia letteraria della Sicilia l’autore siculo Antonino Mongitore. Scrittore, cappellano, erudito e membro di molte accademie, Mongitore nacque il 4 maggio 1663 a Palermo, figlio di un contabile, fu instradato a seguire la stessa strada, ma studiò da autodidatta diritto e teologia. Fin da giovane si dedicò alla scrittura componendo in latino, italiano e siciliano, ma distrusse le sue prime opere (due tragedie di argomento sacro su San Pietro e Santa Tecla) vergognandosi della loro ingenuità. Mongitore prese gli ordini ecclesiastici, ma non è dato sapere con precisione quando, e divenne un protetto di Francesco Marchese, canonico palermitano, che gli consentì di partecipare alle periodiche riunioni organizzate dall’arcivescovo di Palermo Ferdinando Bazan y Manriquez, occasioni dove potè fare incontri utili alla diffusione del suo talento letterario. Incontrò così molti eruditi VALENTINA CONTI Ritratto di Antonino Mongitore in Giuseppe Emanuele Ortolani, Biografia degli uomini illustri della Sicilia ornata dei loro rispettivi ritratti, tomo II, Napoli, 1817, [cc. nn.] siciliani, tra cui Vincenzo Auria, con il quale collaborò alla realizzazione dell’opera La Sicilia inventrice, o vero, le invenzioni lodevoli nate in Sicilia, opera del dott. D. Vincenzo Auria palermitano. Con li divertimenti geniali, osservazioni, e giunte all’istessa di d. Antonino Mongitore sacerdote palermitano opera ricca di notizie sulle «invenzioni per lo vivere humano, fabrili, per lo governo della repubblica, medicina- li, filosofiche, matematiche ed astrologiche, retoriche ed oratorie, poetiche, sceniche, altre letterarie, militari, musicali, varie (tra cui quella di tagliare i libri), sacre» a cui il Mongitore apportò notizie relative ai cibi inventati in Sicilia, al modo di bere, alle vesti talari e di pelle, agli unguenti medicamentosi, agli smalti, alle tonnare, al gioco del cottabo, e altro ancora. L’esemplare presente alla Biblioteca di via Senato è un’edizione provvista della bellissima antiporta calcografica che raffigura l’isola della Sicilia e il mare in una cornice architettonica arricchita da oggetti sie il simbolo della Trinacria. Nel 1695 Mongitore pubblicò il Breve compendio della vita di s. Francesco di Sales, vescovo e principe di Ginevra e negli anni successivi la sua produzione si concentrò soprattutto sulle agiografie di santi palermitani testimoniando antiche diatribe, molto diffuse nel settecento italiano, tra Palermo e altre città per contendersi la paternità della nascita di un santo o la sua appartenenza a un ordine religioso piuttosto che a un altro. Come accade nell’Apologetica epistola Philateti Orethei de patria S. Silviae panormitanae S. Gregorii Magni Matris, ad Partenium Graphiophilum sive ad R.P.H.R.M.S.J. in cui l’o
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54 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano – settembre 2012<br />
con il sotto<strong>titolo</strong> Romanzo ciclico. I<br />
tomi – un esemplare dei quali fa capolino<br />
dagli scaffali della BvS – si<br />
presentarono ai lettori arricchiti da<br />
tavole e capilettera istoriati, <strong>di</strong>segnati<br />
da Giulio Gorra e Luigi Borgomaneiro<br />
e incisi da Ambrogio<br />
Centenari, Francesco Cane<strong>di</strong> e<br />
Giosuè Gallieni.<br />
Il lavoro dello scrittore milanese,<br />
seppur criticato durante l’accidentato<br />
percorso della sua stesura,<br />
ottenne numerose ristampe tra<br />
NOTE<br />
1 G. ROVANI, Cento anni. Libri XX, vol. I, Milano,<br />
a spese dell’autore (Tipografia Wilmant),<br />
1859, p. 5.<br />
2 Alcuni dei suoi interventi, insieme ad<br />
altri materiali, confluirono nella Storia delle<br />
lettere e delle arti in Italia giusta le reciproche<br />
loro corrispondenze or<strong>di</strong>nata nelle vite e nei<br />
ritratti degli uomini illustri dal secolo XIII fino<br />
ai nostri giorni, Milano, Borroni e Scotti-Sanvito,<br />
1855-1858. All’interesse per il Rovani<br />
intellettuale, si unì ben presto quello suscitato<br />
dal mito dello scrittore maledetto, geniale,<br />
ma condannato a una vita breve fatta <strong>di</strong> ec-<br />
la fine dell’Ottocento e il Novecento.<br />
11 Il successo e<strong>di</strong>toriale però non<br />
riuscì a far passare inosservati alcuni<br />
limiti interni all’opera stessa, in<br />
parte dovuti alla necessità <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare<br />
quel pubblico eterogeneo e<br />
talvolta non sufficientemente acculturato<br />
che leggeva le appen<strong>di</strong>ci<br />
della “Gazzetta <strong>di</strong> Milano”. Scrive<br />
Bal<strong>di</strong>: «Certo i Cento anni restano<br />
lontani dall’ideale <strong>di</strong> romanzo ambiziosamente<br />
vagheggiato da R.: il<br />
quadro gran<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> un’epoca inte-<br />
cessi. Tale particolare biografico ha indotto<br />
alcuni critici a ritenerlo l’iniziatore della Scapigliatura.<br />
3 C. DOSSI, Rovaniana, a cura <strong>di</strong> G. Nicodemi,<br />
vol.I, Milano, Libreria Vinciana, 1946, p.<br />
228.<br />
4 F. PORTINARI, I Cento anni ovvero La crisi<br />
del romanzo italiano dopo i Promessi sposi,<br />
in G. ROVANI, Cento anni, Torino, Einau<strong>di</strong>,<br />
2005, p. VI (I millenni).<br />
5 F. BALDI, Giuseppe Rovani e il problema<br />
del romanzo nell’Ottocento, Firenze, Leo S.<br />
Olschki, 1967, p. 68.<br />
6 G. ROVANI, Cento anni, pp. 8-9.<br />
Da sinistra: uno dei capilettera<br />
istoriati contenuti nell’e<strong>di</strong>zione<br />
definitiva dei Cento anni, Milano,<br />
Stabilimento Redaelli dei Fratelli<br />
Rechiedei, 1868-1869.<br />
Una delle incisioni contenute<br />
nell’e<strong>di</strong>zione illustrata dei Cento anni<br />
(1868-1869): «Or continuando,<br />
il Suar<strong>di</strong> uscì sul balcone,<br />
e contemporaneamente alla sua<br />
comparsa gettò una carta entro<br />
alla finestra dove Ada stava<br />
in contemplazione»<br />
ra stenta a crearsi, poiché mancano<br />
allo scrittore vastità <strong>di</strong> cultura e<br />
profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> visione, sostituite da<br />
una minuta e ghiotta eru<strong>di</strong>zione,<br />
che si ferma a livelli alquanto aneddotici.<br />
Perciò i Cento anni, più che<br />
come romanzo, rimangono vali<strong>di</strong><br />
come ipotesi <strong>di</strong> romanzo». 12 Ma<br />
un’ipotesi che, seppur rimasta tale,<br />
restituì fiducia al genere romanzo,<br />
contribuendo all’affermazione <strong>di</strong><br />
una tra<strong>di</strong>zione romanzesca in un’Italia<br />
ormai unita.<br />
7 Cfr. G. BALDI, Rovani Giuseppe, in Dizionario<br />
critico della letteratura italiana, a cura<br />
<strong>di</strong> V. Branca, vol. IV, Torino, UTET, 1986 2 , p. 40.<br />
8 G. ROVANI, Cento anni, pp. 9-10.<br />
9 Ibi, p. 10.<br />
10 M. GIACHINO, Nota al testo, in G. ROVANI,<br />
Cento anni, Torino, Einau<strong>di</strong>, 2005, p. XXXI (I<br />
millenni).<br />
11 Presso la nostra biblioteca è conservata<br />
una copia dell’e<strong>di</strong>zione, ricca <strong>di</strong> note e <strong>di</strong> illustrazioni,<br />
curata da Beniamino Gutierrez<br />
(Milano, Rizzoli, 1934-1935).<br />
12 G. BALDI, Rovani Giuseppe, p.40.