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52 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2012 onde è definita questa forma dell’arte; ma un libro in cui si raccolgano tutta la nostra esperienza e i nostri studi». 3 Cominciò in tal modo a delinearsi la struttura di quel «romanzo-non romanzo» 4 che sono i Cento anni di Rovani, in cui l’intreccio si alterna a inserti saggistici di vario argomento, volti a raccogliere la cultura e le esperienze dell’autore per trasmetterle ai lettori. Scrive a tal proposito Guido Baldi nel suo Giuseppe Rovani e il problema del romanzo nell’Ottocento: «Nella fattispecie, i Cento anni dovrebbero dare una ricapitolazione esaustiva di un determinato periodo storico, esplorandolo in tutti i suoi aspetti, la politica, la società, il costume, il pensiero, la letteratura, le arti, la musica, il teatro». 5 Tali intenzioni vennero espresse dall’autore stesso nel Preludio dell’opera: «Cento anni è il titolo del nostro lavoro, e cento anni dovremo vedere passare di fuga innanzi a noi, cominciando dalla metà del secolo andato e chiudendo alla metà del secolo corrente […] vedremo il progresso dello spirito umano, pur subendo le altalene di questi matti capricci della moda, trovare la sua uscita e andare innanzi. E vedremo le arti camminare a spinapesce, perché il nostro romanzo dev’essere anche un trattato d’estetica e sentiremo a cantare i tenori e i soprani del secolo passato al teatrino del Palazzo Ducale; e prendendo le mosse da essi e con essi e cogli altri che lor tennero dietro, calcheremo per cento anni il palco e la platea dei nostri teatri; e vedremo lo spiegarsi e il ripiegarsi e l’estendersi e l’accartocciarsi della musica; e nella nostra lanterna magica passeranno le ombre dei poeti, dei letterati, dei pittori, dei pensatori; attraverseremo, dunque, Interno ottocentesco (1833) del Teatro alla Scala con sipario chiuso raffigurante una scena campestre, tratto dal vol. I di Milano nelle vecchie stampe a dir tutto, i decorsi cento anni, scegliendo i punti salienti dove le prospettive trasmutano allo sguardo, e dove si presenta qualche elemento nuovo di progresso o di regresso, di bene o di male, che dalla vita pubblica s’infiltri nella privata». 6 L’arco temporale posto sotto la lente d’ingrandimento fu dunque quello che andava dal 1750 al 1850: non un pretestuoso passato lontano, ma il più recente passato, la cui analisi avrebbe permesso di meglio comprendere il presente. Tale scelta collocò Rovani sulla principale via di sviluppo del romanzo europeo dell’Ottocento, che condusse al passaggio dal romanzo storico a quello di ambiente contemporaneo, per approdare poi al romanzo realistico borghese. 7 Protagonisti dell’opera non furono tanto singoli personaggi, ma famiglie « la cui vita si prolunga di padre in figlio e cammina colle generazioni». 8 A tal proposito, sempre nel Preludio, l’autore scrisse: «Vedremo pertanto gli scherzi curiosi che faranno nel corso di un secolo codeste famiglie, appartenenti a varie caste, distinte alla sorgente e confuse alla foce; e nella vita di un uomo che visse nonagenario, e che, nato quasi alla metà del secolo passato, morì quasi alla metà del secolo corrente, e che parlò e mangiò e bevve e rise con noi, avremo ci si permetta l’espressione, la chiave di volta che varrà a tener congiunto il vasto edificio e a ravvicinare fra loro quattro generazioni». 9 Rovani affermò di aver ricavato le informazioni contenute nell’opera proprio dalla viva voce del novantenne, compresa la vicenda del trafugamento di un testamento che diede l’avvio all’intera storia narrata. La stesura dei Cento anni ac-

settembre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 53 Da sinistra: ritratto di Giuseppe Rovani all’antiporta dell’editio princeps delle Tre arti considerate in alcuni illustri italiani contemporanei, Milano, Fratelli Treves, 1874; ritratto di Rovani all’antiporta del volume La giovinezza di Giulio Cesare, Milano, Libreria editrice, 1876 compagnò il critico milanese per più di dieci anni – venti tra l’ideazione del lavoro e la sua finale revisione –. Dopo la prefazione, la puntata d’esordio uscì l’11 aprile 1857: il ritardo fu probabilmente da imputare, oltre che ai numerosi impegni dell’autore, all’incarico, attribuito a Rovani, di storiografo ufficiale del viaggio nelle provincie lombarde dei sovrani austriaci, Francesco Giuseppe ed Elisabetta di Baviera. L’autore, da sempre antiaustriaco, non seppe rifiutarsi: l’onta non lo abbandonò neppure dopo la morte. Tra il 1857 e il 1858 le puntate uscirono invece in modo più continuativo e regolare. La pubblicazione in appendice proseguì tra fasi al- terne fino al 31 dicembre 1863, data in cui sulla “Gazzetta di Milano” se ne interruppe la stampa. Parallelamente all’edizione in rivista, tra il 1859 e il 1864 uscirono i cinque tomi dell’edizione in volume, un esemplare dei quali è conservato presso la Biblioteca di via Senato: Rovani risistemò tutto il pubblicato, correggendo e operando aggiunte e tagli. I primi tre tomi furono stampati dalla Tipografia Wilmant a spese dell’autore; nel 1864 la proprietà letteraria dei Cento anni venne ceduta alla ditta G. Daelli e C. che stampò gli ultimi due. L’opera risultò composta da venti libri più la Conclusione. Delineando in maniera dettagliata la storia editoriale del ro- manzo rovaniano Monica Giachino scrive: «Proprio a ragioni commerciali sarà probabilmente da imputare l’interruzione delle appendici, il 31 dicembre ’63, e il mancato completamento del romanzo sulle pagine del giornale. È possibile pensare che il nuovo editore avesse tutto l’interesse a sospendere la pubblicazione sulla “Gazzetta” che, anticipando ai lettori il finale del romanzo, avrebbe potuto comprometterne le vendite». 10 Gli anni seguenti videro Rovani intento a revisionare nuovamente la propria opera. L’edizione definitiva venne stampata in due volumi dallo Stabilimento Redaelli dei Fratelli Rechiedei tra il 1868 e il 1869

52 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano – settembre 2012<br />

onde è definita questa forma dell’arte;<br />

ma un libro in cui si raccolgano<br />

tutta la nostra esperienza e i nostri<br />

stu<strong>di</strong>». 3<br />

Cominciò in tal modo a delinearsi<br />

la struttura <strong>di</strong> quel «romanzo-non<br />

romanzo» 4 che sono i Cento<br />

anni <strong>di</strong> Rovani, in cui l’intreccio si<br />

alterna a inserti saggistici <strong>di</strong> vario argomento,<br />

volti a raccogliere la cultura<br />

e le esperienze dell’autore per<br />

trasmetterle ai lettori. Scrive a tal<br />

proposito Guido Bal<strong>di</strong> nel suo Giuseppe<br />

Rovani e il problema del romanzo<br />

nell’Ottocento: «Nella fattispecie, i<br />

Cento anni dovrebbero dare una ricapitolazione<br />

esaustiva <strong>di</strong> un determinato<br />

periodo storico, esplorandolo<br />

in tutti i suoi aspetti, la politica,<br />

la società, il costume, il pensiero, la<br />

letteratura, le arti, la musica, il teatro».<br />

5 Tali intenzioni vennero<br />

espresse dall’autore stesso nel Prelu<strong>di</strong>o<br />

dell’opera: «Cento anni è il <strong>titolo</strong><br />

del nostro lavoro, e cento anni dovremo<br />

vedere passare <strong>di</strong> fuga innanzi<br />

a noi, cominciando dalla metà del<br />

secolo andato e chiudendo alla metà<br />

del secolo corrente […] vedremo il<br />

progresso dello spirito umano, pur<br />

subendo le altalene <strong>di</strong> questi matti<br />

capricci della moda, trovare la sua<br />

uscita e andare innanzi. E vedremo<br />

le arti camminare a spinapesce, perché<br />

il nostro romanzo dev’essere anche<br />

un trattato d’estetica e sentiremo<br />

a cantare i tenori e i soprani del<br />

secolo passato al teatrino del Palazzo<br />

Ducale; e prendendo le mosse da<br />

essi e con essi e cogli altri che lor tennero<br />

<strong>di</strong>etro, calcheremo per cento<br />

anni il palco e la platea dei nostri teatri;<br />

e vedremo lo spiegarsi e il ripiegarsi<br />

e l’estendersi e l’accartocciarsi<br />

della musica; e nella nostra lanterna<br />

magica passeranno le ombre dei<br />

poeti, dei letterati, dei pittori, dei<br />

pensatori; attraverseremo, dunque,<br />

Interno ottocentesco (1833) del Teatro alla Scala con sipario chiuso raffigurante<br />

una scena campestre, tratto dal vol. I <strong>di</strong> Milano nelle vecchie stampe<br />

a <strong>di</strong>r tutto, i decorsi cento anni, scegliendo<br />

i punti salienti dove le prospettive<br />

trasmutano allo sguardo, e<br />

dove si presenta qualche elemento<br />

nuovo <strong>di</strong> progresso o <strong>di</strong> regresso, <strong>di</strong><br />

bene o <strong>di</strong> male, che dalla vita pubblica<br />

s’infiltri nella privata». 6 L’arco<br />

temporale posto sotto la lente d’ingran<strong>di</strong>mento<br />

fu dunque quello che<br />

andava dal 1750 al 1850: non un pretestuoso<br />

passato lontano, ma il più<br />

recente passato, la cui analisi avrebbe<br />

permesso <strong>di</strong> meglio comprendere<br />

il presente. Tale scelta collocò<br />

Rovani sulla principale <strong>via</strong> <strong>di</strong> sviluppo<br />

del romanzo europeo dell’Ottocento,<br />

che condusse al passaggio dal<br />

romanzo storico a quello <strong>di</strong> ambiente<br />

contemporaneo, per approdare<br />

poi al romanzo realistico borghese. 7<br />

Protagonisti dell’opera non<br />

furono tanto singoli personaggi, ma<br />

famiglie « la cui vita si prolunga <strong>di</strong><br />

padre in figlio e cammina colle generazioni».<br />

8 A tal proposito, sempre<br />

nel Prelu<strong>di</strong>o, l’autore scrisse: «Vedremo<br />

pertanto gli scherzi curiosi<br />

che faranno nel corso <strong>di</strong> un secolo<br />

codeste famiglie, appartenenti a varie<br />

caste, <strong>di</strong>stinte alla sorgente e<br />

confuse alla foce; e nella vita <strong>di</strong> un<br />

uomo che visse nonagenario, e che,<br />

nato quasi alla metà del secolo passato,<br />

morì quasi alla metà del secolo<br />

corrente, e che parlò e mangiò e bevve<br />

e rise con noi, avremo ci si permetta<br />

l’espressione, la chiave <strong>di</strong> volta<br />

che varrà a tener congiunto il vasto<br />

e<strong>di</strong>ficio e a ravvicinare fra loro<br />

quattro generazioni». 9 Rovani affermò<br />

<strong>di</strong> aver ricavato le informazioni<br />

contenute nell’opera proprio<br />

dalla viva voce del novantenne,<br />

compresa la vicenda del trafugamento<br />

<strong>di</strong> un testamento che <strong>di</strong>ede<br />

l’avvio all’intera storia narrata.<br />

La stesura dei Cento anni ac-

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