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settembre 2012 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano 51<br />

BvS: il Fondo Milano<br />

<br />

La poetica dei Cento anni<br />

<strong>di</strong> Giuseppe Rovani<br />

Un contributo alla tra<strong>di</strong>zione romanzesca dell’Italia unita<br />

Quando il 31 <strong>di</strong>cembre 1856<br />

Giuseppe Rovani (1818-<br />

1874), noto critico milanese,<br />

<strong>di</strong>ede avvio alla pubblicazione, in<br />

appen<strong>di</strong>ce sulla “Gazzetta ufficiale<br />

<strong>di</strong> Milano”, della sua opera maggiore,<br />

Cento anni, stampandone la prefazione<br />

dal <strong>titolo</strong> Sinfonia del romanzo<br />

– poi Prelu<strong>di</strong>o in volume – la crisi<br />

del romanzo storico, la sfiducia nell’efficacia<br />

<strong>di</strong> tal genere, la volontà <strong>di</strong><br />

allontanamento da evasioni esotiche<br />

e sentimentali e <strong>di</strong> superamento<br />

<strong>di</strong> strutture stereotipate necessaria<br />

per riaffermarne la <strong>di</strong>gnità letteraria<br />

vennero messe a nudo.<br />

Tre romanzi storici pubblicati<br />

– Lamberto Malatesta o I masna<strong>di</strong>eri<br />

degli Abruzzi (1843), Valenzia Can<strong>di</strong>ano<br />

o La figlia dell’ammiraglio<br />

(1844), Manfredo Pallavicino o I<br />

Francesi e gli Sforzeschi (1845-1846)<br />

– e uno convertito «tutto quanto in<br />

fi<strong>di</strong>bus per la sua pipa casalinga» 1 dopo<br />

il saggio manzoniano sul Romanzo<br />

storico e, in genere, de’ componimenti<br />

misti <strong>di</strong> storia e d’invenzione, avevano<br />

portato l’autore ad abbandonare la<br />

stesura <strong>di</strong> opere narrative a vantaggio<br />

<strong>di</strong> altre esperienze: aveva insegnato<br />

e partecipato ai moti del ’48,<br />

riparato a Lugano, aveva collaborato<br />

con la Tipografia Elvetica <strong>di</strong> Ca-<br />

BEATRICE PORCHERA<br />

polago e, tornato a Milano, aveva riassunto<br />

l’impiego come bibliotecario<br />

alla Braidense, pubblicando in<br />

contemporanea articoli riguardanti<br />

la letteratura, il teatro, le arti figurative<br />

e la musica, in particolare su due<br />

testate, “L’Italia musicale” e la<br />

“Gazzetta ufficiale <strong>di</strong> Milano”, <strong>di</strong>ventando<br />

una delle firme più celebri<br />

della città meneghina. 2<br />

Ma dopo esserne rimasto lon-<br />

tano per <strong>di</strong>eci anni, Rovani decise <strong>di</strong><br />

affrontare nuovamente la forma romanzo<br />

giustificando così la sua scelta:<br />

«Noi abbiamo pensato <strong>di</strong> fare<br />

questo lavoro non già pel desiderio<br />

<strong>di</strong> tornare alle abitu<strong>di</strong>ni giovanili in<br />

forza delle quali abbiamo scritti tre o<br />

quattro romanzi storici; ma anzi, per<br />

far tutt’all’opposto; perché, a rigore,<br />

noi non vogliamo fare nemmeno un<br />

romanzo, giusta il volgare concetto<br />

Veduta ottocentesca (1835-1838) del Duomo arrivando da <strong>via</strong> Cappellari,<br />

raccolta nell’opera Milano nelle vecchie stampe, a cura <strong>di</strong> P. Arrigoni, vol. I,<br />

Milano, Comune <strong>di</strong> Milano, 1969

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