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settembre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 25 Nella pagina accanto: lettere e cartoline di alcuni collaboratori di “Prospettive”: Falqui, Macrì, Vigorelli, Landolfi, De Libero. Sopra: lunga e affettuosa lettera di Elio Vittorini, già collaboratore di “La conquista dello Stato” e poi di “Prospettive”; annuncia a Malaparte l’uscita del suo libro Nei Morlacchi. Viaggio in Sardegna (1936) centesca, disanimata e sottoposta a usi tutti diversi da quelli per cui era destinata». Il surrealismo era in quel momento molto discusso in Italia. Val la pena ricordare come un altro protagonista delle nostre raccolte, Mario De Micheli, si fosse laureato in quegli anni con una brillante tesi sul surrealismo… Si susseguono regolarmente molti altri numeri che smuoveranno le acque della cultura italiana, rendendola sempre meno paesana e più internazionale, in barba alle varie autarchie del momento, industriali e culturali. Ne I giovani non sanno scrivere (n. 2) e Le muse cretine (n. 3), Malaparte e i suoi collaboratori, quasi tutti promettenti giovani intellettuali, scendono in difesa della nuova letteratura contro le «vieilles barbes nationales» che vorrebbero tiranneggiarli e corromperli. Il n. 5 (Lana caprina, del 15 maggio 1940), con il primo in- tervento dello scrittore pratese dal fronte francese, si domanda se, in prossimità di una guerra che «trasfomerà profondamente, irrimediabilmente il mondo», sia ancora lecito porsi problemi «dello spirito, quelli della cultura, e della letteratura in particolare», se non siano appunto questioni di «lana caprina». Concluderà che tali problemi «acquistano un’importanza maggiore, quanto più gravi sono i problemi politici, e comunque di ordine pratico, che la guerra pone in gioco». Dal giugno del 1940 i fascicoli diventano doppi solo nella numerazione, poiché la paginazione rimane inalterata. Nel n. 6-7 di giugno-luglio, dal titolo Cadaveri squisiti, Malaparte si chiede cosa possa lasciare la sua generazione ai posteri. Rivendicando un’unità di fatto della cultura europea, che, nonostante la guerra, ovunque pone e risolve problemi culturali della stessa natura

settembre 2012 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano 25<br />

Nella pagina accanto: lettere e cartoline <strong>di</strong> alcuni collaboratori <strong>di</strong> “Prospettive”: Falqui, Macrì, Vigorelli, Landolfi,<br />

De Libero. Sopra: lunga e affettuosa lettera <strong>di</strong> Elio Vittorini, già collaboratore <strong>di</strong> “La conquista dello Stato”<br />

e poi <strong>di</strong> “Prospettive”; annuncia a Malaparte l’uscita del suo libro Nei Morlacchi. Viaggio in Sardegna (1936)<br />

centesca, <strong>di</strong>sanimata e sottoposta a usi tutti <strong>di</strong>versi da<br />

quelli per cui era destinata». Il surrealismo era in quel<br />

momento molto <strong>di</strong>scusso in Italia. Val la pena ricordare<br />

come un altro protagonista delle nostre raccolte, Mario<br />

De Micheli, si fosse laureato in quegli anni con una brillante<br />

tesi sul surrealismo…<br />

Si susseguono regolarmente molti altri numeri<br />

che smuoveranno le acque della cultura italiana, rendendola<br />

sempre meno paesana e più internazionale, in<br />

barba alle varie autarchie del momento, industriali e<br />

culturali. Ne I giovani non sanno scrivere (n. 2) e Le muse<br />

cretine (n. 3), Malaparte e i suoi collaboratori, quasi tutti<br />

promettenti giovani intellettuali, scendono in <strong>di</strong>fesa<br />

della nuova letteratura contro le «vieilles barbes nationales»<br />

che vorrebbero tiranneggiarli e corromperli. Il<br />

n. 5 (Lana caprina, del 15 maggio 1940), con il primo in-<br />

tervento dello scrittore pratese dal fronte francese, si<br />

domanda se, in prossimità <strong>di</strong> una guerra che «trasfomerà<br />

profondamente, irrime<strong>di</strong>abilmente il mondo», sia<br />

ancora lecito porsi problemi «dello spirito, quelli della<br />

cultura, e della letteratura in particolare», se non siano<br />

appunto questioni <strong>di</strong> «lana caprina». Concluderà che<br />

tali problemi «acquistano un’importanza maggiore,<br />

quanto più gravi sono i problemi politici, e comunque<br />

<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne pratico, che la guerra pone in gioco».<br />

Dal giugno del 1940 i fascicoli <strong>di</strong>ventano doppi solo<br />

nella numerazione, poiché la paginazione rimane<br />

inalterata. Nel n. 6-7 <strong>di</strong> giugno-luglio, dal <strong>titolo</strong> Cadaveri<br />

squisiti, Malaparte si chiede cosa possa lasciare la sua<br />

generazione ai posteri. Riven<strong>di</strong>cando un’unità <strong>di</strong> fatto<br />

della cultura europea, che, nonostante la guerra, ovunque<br />

pone e risolve problemi culturali della stessa natura

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