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12 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2012 Sopra da sinistra: frontespizio del Catalogo de’ capi d’opera di pittura, scultura, antichità, libri, storia naturale, ed altre curiosità trasportati dall’Italia in Francia, Venezia, 1799; la “Quarta Divisione” del Catalogo che copre i manoscritti e i libri deportati da Napoleone a Parigi Catalogo. Quando, nel maggio del 1796, Napoleone stava ancora assediando il Castello Sforzesco a Milano, il suo commissario Jacques-Pierre Tinet era già istallato all’Ambrosiana per requisire il cartone preparatorio di Raffaello per la Scuola di Atene al Vaticano (Federico Borromeo l’aveva acquistato nel 1626 per 600 lire imperiali), una serie di quattro oli su rame dedicati ai Quattro Elementi Terra, Aria, Acqua e Fuoco, e commissionati direttamente sempre da Federico Borromeo al pittore fiammingo Jan Brueghel il Vecchio (realizzati dal 1608 al 1621), il preziosissimo Codice Atlantico di Leonardo da Vinci insieme ad altri dodici manoscritti vinciani (donati in parte da Galeazzo Arconati nel Seicento), due manoscritti di Galileo Galilei sopra l’Architettura militare, e l’attacco delle fortezze, un “prezioso Codice delle Antichità Giudaiche, il quale scritto in papiro” viene descritto da Ludovico Antonio Muratori nelle Antichità Italiane 3 e infine il rinomato manoscritto delle Opere di Virgilio, appartenuto a Francesco Petrarca con le sue postille e miniato nel primo foglio da Simone Martini. Alla morte dell’umanista, il Virgilio era stato ereditato da Francesco da Carrara, passò poi nella biblioteca dei Visconti di Pavia per essere acquistato infine sempre dal cardinale Borromeo nel 1600 per l’Ambrosiana. Mentre il Codice Atlantico fu depositato presso la Bibliothèque Nationale, gli altri dodici codici di Leonardo, segnati A-M, furono consegnati all’Institut de France. Nel 1815, il Concilio di Vienna, a conclusione della parabola napoleonica, imponeva alla Francia la restituzione delle opere d’arte deportate – ordine che
settembre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 13 Sopra da sinistra: ritratto del botanico svizzero Albrecht von Haller; i cosiddetti “manoscritti di Francia” di Leonardo da Vinci, ancora oggi conservati presso l’Institut de France a Parigi venne però realizzato solo in parte. Dei Quattro Elementi di Brueghel solo due, Acqua e Fuoco, vennero restituiti all’Ambrosiana, mentre Terra ed Aria si trovano tutt’ora al Musée du Louvre; solo recentemente sono stati riuniti in una mostra a Milano, per la prima volta dopo duecento anni. 4 Un caso eclatante rappresenta anche quello del Codice Atlantico, che sarebbe quasi rimasto a Parigi, poiché il commissario austriaco incaricato della restituzione, il barone Franz Xaver von Ottenfels-Geschwind, aveva scambiato la grafia di Leonardo per dei caratteri cinesi (che è invece in caratteri romani, ma ribaltata da destra a sinistra e leggibile solo con uno specchio). Il Codice Atlantico tornò a Milano soltanto grazie agli interventi del ben più esperto commissario dello Stato della Chiesa, lo scultore Antonio Canova. I protocolli della vicenda sono stati editi dal conservatore del Louvre Charles Ravaisson-Mollien nella sua pubblicazione sui manoscritti di Leonardo. 5 Un destino diverso ebbero gli altri dodici codici vinciani, 6 oggi noti infatti come “manoscritti di Francia”, che si trovano ancora collocati presso l’Institut de France a Parigi. Il Codex Ambrosianus di Petrarca, invece, è sì, fortunatamene, ritornato a Milano, ma porta su di sé una non piccola reminiscenza del periodo francese: nientemeno che una legatura di marocchino fatta fare da Napoleone nella Biblioteca Imperiale recante il suo grande supra libros “N” al centro dei piatti. Procedure analoghe ebbero luogo nelle altre città e biblioteche italiane. I commissari napoleonici erano evidentemente ben informati sulla permanenza dell’Erbario di Albrecht von Haller (1708-1777), consistente in 59 volumi con numerosi e rari specimina botanici, parte dell’omonimo Fondo Haller del professore svizzero (ma trapiantato a Gottinga) di anatomia, me-
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Sopra da sinistra: frontespizio del Catalogo de’ capi d’opera <strong>di</strong> pittura, scultura, antichità, libri, storia naturale,<br />
ed altre curiosità trasportati dall’Italia in Francia, Venezia, 1799; la “Quarta Divisione” del Catalogo che copre<br />
i manoscritti e i libri deportati da Napoleone a Parigi<br />
Catalogo.<br />
Quando, nel maggio del 1796, Napoleone stava<br />
ancora asse<strong>di</strong>ando il Castello Sforzesco a Milano, il suo<br />
commissario Jacques-Pierre Tinet era già istallato all’Ambrosiana<br />
per requisire il cartone preparatorio <strong>di</strong><br />
Raffaello per la Scuola <strong>di</strong> Atene al Vaticano (Federico<br />
Borromeo l’aveva acquistato nel 1626 per 600 lire imperiali),<br />
una serie <strong>di</strong> quattro oli su rame de<strong>di</strong>cati ai<br />
Quattro Elementi Terra, Aria, Acqua e Fuoco, e commissionati<br />
<strong>di</strong>rettamente sempre da Federico Borromeo<br />
al pittore fiammingo Jan Brueghel il Vecchio (realizzati<br />
dal 1608 al 1621), il preziosissimo Co<strong>di</strong>ce Atlantico <strong>di</strong><br />
Leonardo da Vinci insieme ad altri do<strong>di</strong>ci manoscritti<br />
vinciani (donati in parte da Galeazzo Arconati nel Seicento),<br />
due manoscritti <strong>di</strong> Galileo Galilei sopra l’Architettura<br />
militare, e l’attacco delle fortezze, un “prezioso<br />
Co<strong>di</strong>ce delle Antichità Giudaiche, il quale scritto<br />
in papiro” viene descritto da Ludovico Antonio Muratori<br />
nelle Antichità Italiane 3 e infine il rinomato manoscritto<br />
delle Opere <strong>di</strong> Virgilio, appartenuto a Francesco<br />
Petrarca con le sue postille e miniato nel primo foglio<br />
da Simone Martini. Alla morte dell’umanista, il<br />
Virgilio era stato ere<strong>di</strong>tato da Francesco da Carrara,<br />
passò poi nella biblioteca dei Visconti <strong>di</strong> Pa<strong>via</strong> per essere<br />
acquistato infine sempre dal car<strong>di</strong>nale Borromeo nel<br />
1600 per l’Ambrosiana. Mentre il Co<strong>di</strong>ce Atlantico fu<br />
depositato presso la Bibliothèque Nationale, gli altri<br />
do<strong>di</strong>ci co<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Leonardo, segnati A-M, furono consegnati<br />
all’Institut de France.<br />
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Nel 1815, il Concilio <strong>di</strong> Vienna, a conclusione<br />
della parabola napoleonica, imponeva alla Francia la<br />
restituzione delle opere d’arte deportate – or<strong>di</strong>ne che