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10 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2012 blica immaginaria, secondo Agostini, dovrebbe assomigliare più «alla antica romana che alla moderna veneziana, poiché l’una per sé sola sempre si reggette, così in arme come in pace, mentre che l’altra ha sempre avuto in costume di reggersi sotto l’imperio di un capitano straniero, siccome ti mostrano gli esempi di Colleoni, Gattamelata, Gonzaga, Carmagnola e dei duchi d’Urbino che di tempo in tempo, infino al dì d’oggi, hanno avuto il governo dell’armi veneziane». 6 Il luogo prescelto per erigere la città perfetta dovrà essere cercato «sulla salutare spiaggia del Mare Adriatico» ovvero a Pesaro, ove non mancano «finezza d’aria, temperate stagioni, acque purgatissime», raccolti abbondanti, «saporitissimi vini, preziosissimi frutti». 7 Le case saranno erette tutte uguali, giustamente proporzionate, ognuna con corti e giardini. I cittadini mangeranno in modo salutare, evitando gli eccessi e l’ubriachezza, e impedendo che i golosi possano nascondersi e «fuori dalla loro famiglia ingordamente crapulare». 8 Inoltre due volte alla settimana si digiunerà per penitenza. La vita sarà scandita dagli uffici religiosi ai quali tutti gli abitanti sono chiamati a prendere parte. A governare lo Stato sarà il principe, coadiuvato da dodici consiglieri; ma il capo spirituale «doverà essere il vescovo della città, per conformante vivere al vero capo Cristo». 9 Il regime è quello dell’aristocrazia a larga base. L’intera popolazione dello Stato sarà divisa in due classi: i nobili ed i plebei. La classe dominante non sembra però fondare la propria supremazia su chiusi privilegi o sul censo ma piuttosto sulla nobiltà d’animo. La discriminazione sociale è data quindi dalla maturità etica e culturale, dalla consapevolezza di chi può reggere contrapposta alla rozzezza e alla fragilità di chi ha bisogno d’essere guidato: un afflato di carità cristiana fa degli aristocratici quasi degli amorevoli fratelli maggiori dei loro concittadini plebei. La giustizia verrà amministrata con velocità ed equilibrio, rifiutando l’istituto della tortura. Le cariche pubbliche andranno solo a uomini virtuosi, ca- NOTE 1 L. FIRPO, Lo stato ideale della Controriforma, Bari, Laterza, 1957, pp. 6-7. 2 G. MONTINARO, L’epistolario di Ludovico Agostini, Firenze, Olschki, 2006, pp. 190-191. 3 L. FIRPO, Lo stato ideale della Controrifor- ma, cit., p. 238. 4 Ibidem, p. 69. 5 Utopisti e riformatori sociali del Cinquecento, a c. di C. Curcio, Bologna, Zanichelli, 1941, p. XVIII (dall’intr. di C. Curcio). 6 Ibidem, p. 150 (da L. Agostini, Repubbli- paci di suscitare emulazione e di proporre nobile esempio. Il principe sarà il migliore ed il più religioso di tutti. Tre saranno le fonti di ricchezza: agricoltura, commercio ed industria. Il commercio potrà essere praticato solo dai plebei. Ferree leggi annonarie regoleranno il prezzo delle derrate, evitando quindi speculazioni a carico dei più deboli. Saranno vietati gli svaghi, a meno che non siano esercizi virtuosi. Non si pensi però alla repubblica dell’Agostini come a uno Stato totalitario. Come nota Luigi Firpo, Agostini alla coazione crede di poter sostituire l’assuefazione: proclamando di non volere “violentare di un pelo il libero arbitrio degli uomini”, convinto che d’ogni male abbia colpa il “mal abito”, che il vizio non sia che abitudine cattiva, fiducioso di una spontanea inclinazione al bene, “perché l’arbitrio retto dalla ragione facilmente si piega alla elezione del suo megliore”, egli non pensa alla costrizione permanente, ma piuttosto a un severo tirocinio formativo. 10 Amaro destino quello dell’Agostini. Dimenticato dai suoi concittadini in vita. Ancora dimenticato post mortem dall’istituzione che conserva i suoi manoscritti. In altre faccende affaccendati, coloro che dovrebbero ricordare non ricordano, per pigrizia e ignoranza: inutilmente e colpevolmente chiamati ad amministrare ciò che non conoscono. Il quarto centenario di Ludovico Agostini (1612-2012) sarà però ugualmente celebrato, grazie a una tavola rotonda organizzata dal Circolo “Benedetto Croce” di Pesaro, con il patrocinio della Biblioteca di via Senato, fra ottobre e novembre. Un ricordo a chi ha tanto amato la propria città da pensarla luogo ideale di una repubblica immaginaria. Un doveroso omaggio a uno dei pensatori più interessanti del Cinquecento italiano. ca immaginaria). 7 Ib., p. 166. 8 Ib., p. 172. 9 Ib., pp. 185-186. 10 L. FIRPO, Lo stato ideale della Controriforma, cit., p. 303.

settembre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 11 NAPOLEONE E IL SUO BOTTINO IN ITALIA I preziosi codici, manoscritti e libri deportati a Parigi Il fenomeno delle opere d’arte trafugate non è nuovo e trova proprio negli ultimi decenni spesso richiamo nelle spettacolari restituzioni di capolavori di provenienza ebraica deportati dai nazisti e ora restituiti agli eredi. Chi non ricorda il famoso quadro Klimt, proprietà di Adele Bloch-Bauer, che dopo esser stato esposto per cinquant’anni a Vienna, al museo del Belvedere, venne contestato nel 2006 da un erede della famiglia di industriali austriaci dello zucchero e infine battuto all’asta per la stratosferica somma di 125 milioni di dollari. Del resto, va visto in questa prospettiva anche il trasferimento, nel 1623, della ricchissima Bibliotheca Palatina di Heidelberg, con 3500 manoscritti e 5000 libri rari, alla Biblioteca Apostolica Vaticana, dove peraltro se ne trova tutt’ora la maggior parte. Fu Massimiliano di Baviera, vincitore sul Palatinato durante la Guerra dei trent’anni a donare la biblioteca, ottenuta come preda bellica, a papa Gregorio XV. Durante le campagne di guerra che sconvolsero l’Europa tra il 1796 e il 1815, fu Napoleone a pianificare e realizzare la più colossale migrazione in epoca moderna di patrimonio artistico verso la Francia, più concretamente verso Parigi, ideato come cuore culturale, secondo un programma elaborato e preparato con il sostegno di una squadra di specialisti che sapevano benissimo dove e cosa andare a prendere: Bologna, Firenze, Milano, Modena, Monza, Parma, Pavia, Perugia, Roma, Torino, Venezia e Verona – con il risultato che nessuna città, nessuna opera poté sfuggire agli insaziabili BvS: il Fondo Antico ANNETTE POPEL POZZO predatori francesi. 1 L’enorme portata del saccheggio iniziato nel 1796 con la campagna d’Italia è rivelata da una recente acquisizione per il Fondo Antico della nostra biblioteca, intitolata Catalogo de’ capi d’opera di pittura, scultura, antichità, libri, storia naturale, ed altre curiosità trasportati dall’Italia in Francia. Compilato dall’Imperial Regio Governo Generale e stampato in prima edizione nel 1799 a Venezia presso Antonio Curti, il catalogo è estremamente preciso e istruttivo nelle sue 32 pagine in struttura tabellare, che però non sono avare di dettagli. 2 In questa sede, dopo dei cenni ai quadri, alle statue e ai reperti archeologici, ci dedicheremo specialmente alle vicende di alcuni codici e libri predati menzionati nel Modèle des chariots ayant transporté les tableaux d’Italie en France, disegno di Jean-Baptiste Cacault, conservato presso gli Archivi del Louvre

10 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano – settembre 2012<br />

blica immaginaria, secondo Agostini, dovrebbe assomigliare<br />

più «alla antica romana che alla moderna veneziana,<br />

poiché l’una per sé sola sempre si reggette, così in<br />

arme come in pace, mentre che l’altra ha sempre avuto<br />

in costume <strong>di</strong> reggersi sotto l’imperio <strong>di</strong> un capitano<br />

straniero, siccome ti mostrano gli esempi <strong>di</strong> Colleoni,<br />

Gattamelata, Gonzaga, Carmagnola e dei duchi d’Urbino<br />

che <strong>di</strong> tempo in tempo, infino al dì d’oggi, hanno<br />

avuto il governo dell’armi veneziane». 6 Il luogo prescelto<br />

per erigere la città perfetta dovrà essere cercato<br />

«sulla salutare spiaggia del Mare Adriatico» ovvero a<br />

Pesaro, ove non mancano «finezza d’aria, temperate<br />

stagioni, acque purgatissime», raccolti abbondanti,<br />

«saporitissimi vini, preziosissimi frutti». 7 Le case saranno<br />

erette tutte uguali, giustamente proporzionate,<br />

ognuna con corti e giar<strong>di</strong>ni. I citta<strong>di</strong>ni mangeranno in<br />

modo salutare, evitando gli eccessi e l’ubriachezza, e<br />

impedendo che i golosi possano nascondersi e «fuori<br />

dalla loro famiglia ingordamente crapulare». 8 Inoltre<br />

due volte alla settimana si <strong>di</strong>giunerà per penitenza. La<br />

vita sarà scan<strong>di</strong>ta dagli uffici religiosi ai quali tutti gli<br />

abitanti sono chiamati a prendere parte. A governare lo<br />

Stato sarà il principe, coa<strong>di</strong>uvato da do<strong>di</strong>ci consiglieri;<br />

ma il capo spirituale «doverà essere il vescovo della città,<br />

per conformante vivere al vero capo Cristo». 9 Il regime<br />

è quello dell’aristocrazia a larga base. L’intera popolazione<br />

dello Stato sarà <strong>di</strong>visa in due classi: i nobili ed<br />

i plebei. La classe dominante non sembra però fondare<br />

la propria supremazia su chiusi privilegi o sul censo ma<br />

piuttosto sulla nobiltà d’animo. La <strong>di</strong>scriminazione sociale<br />

è data quin<strong>di</strong> dalla maturità etica e culturale, dalla<br />

consapevolezza <strong>di</strong> chi può reggere contrapposta alla<br />

rozzezza e alla fragilità <strong>di</strong> chi ha bisogno d’essere guidato:<br />

un afflato <strong>di</strong> carità cristiana fa degli aristocratici<br />

quasi degli amorevoli fratelli maggiori dei loro concitta<strong>di</strong>ni<br />

plebei. La giustizia verrà amministrata con velocità<br />

ed equilibrio, rifiutando l’istituto della tortura. Le<br />

cariche pubbliche andranno solo a uomini virtuosi, ca-<br />

NOTE<br />

1 L. FIRPO, Lo stato ideale della Controriforma,<br />

Bari, Laterza, 1957, pp. 6-7.<br />

2 G. MONTINARO, L’epistolario <strong>di</strong> Ludovico<br />

Agostini, Firenze, Olschki, 2006, pp. 190-191.<br />

3 L. FIRPO, Lo stato ideale della Controrifor-<br />

ma, cit., p. 238.<br />

4 Ibidem, p. 69.<br />

5 Utopisti e riformatori sociali del Cinquecento,<br />

a c. <strong>di</strong> C. Curcio, Bologna, Zanichelli,<br />

1941, p. XVIII (dall’intr. <strong>di</strong> C. Curcio).<br />

6 Ibidem, p. 150 (da L. Agostini, Repubbli-<br />

paci <strong>di</strong> suscitare emulazione e <strong>di</strong> proporre nobile esempio.<br />

Il principe sarà il migliore ed il più religioso <strong>di</strong> tutti.<br />

Tre saranno le fonti <strong>di</strong> ricchezza: agricoltura, commercio<br />

ed industria. Il commercio potrà essere praticato<br />

solo dai plebei. Ferree leggi annonarie regoleranno<br />

il prezzo delle derrate, evitando quin<strong>di</strong> speculazioni a<br />

carico dei più deboli. Saranno vietati gli svaghi, a meno<br />

che non siano esercizi virtuosi.<br />

Non si pensi però alla repubblica dell’Agostini<br />

come a uno Stato totalitario. Come nota Luigi Firpo,<br />

Agostini<br />

alla coazione crede <strong>di</strong> poter sostituire l’assuefazione:<br />

proclamando <strong>di</strong> non volere “violentare <strong>di</strong> un pelo il<br />

libero arbitrio degli uomini”, convinto che d’ogni<br />

male abbia colpa il “mal abito”, che il vizio non sia<br />

che abitu<strong>di</strong>ne cattiva, fiducioso <strong>di</strong> una spontanea inclinazione<br />

al bene, “perché l’arbitrio retto dalla ragione<br />

facilmente si piega alla elezione del suo megliore”,<br />

egli non pensa alla costrizione permanente,<br />

ma piuttosto a un severo tirocinio formativo. 10<br />

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Amaro destino quello dell’Agostini. Dimenticato<br />

dai suoi concitta<strong>di</strong>ni in vita. Ancora <strong>di</strong>menticato post<br />

mortem dall’istituzione che conserva i suoi manoscritti.<br />

In altre faccende affaccendati, coloro che dovrebbero<br />

ricordare non ricordano, per pigrizia e ignoranza: inutilmente<br />

e colpevolmente chiamati ad amministrare ciò<br />

che non conoscono. Il quarto centenario <strong>di</strong> Ludovico<br />

Agostini (1612-2012) sarà però ugualmente celebrato,<br />

grazie a una tavola rotonda organizzata dal Circolo<br />

“Benedetto Croce” <strong>di</strong> Pesaro, con il patrocinio della<br />

<strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong>, fra ottobre e novembre. Un ricordo<br />

a chi ha tanto amato la propria città da pensarla<br />

luogo ideale <strong>di</strong> una repubblica immaginaria. Un doveroso<br />

omaggio a uno dei pensatori più interessanti del<br />

Cinquecento italiano.<br />

ca immaginaria).<br />

7 Ib., p. 166.<br />

8 Ib., p. 172.<br />

9 Ib., pp. 185-186.<br />

10 L. FIRPO, Lo stato ideale della Controriforma,<br />

cit., p. 303.

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