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8 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2012 Da sinistra: La Repubblica immaginaria, Della temperanza, nell’edizione degli Utopisti e riformatori sociali del Cinquecento (Bologna, Zanichelli, 1941); prima edizione della quarta parte dei dialoghi dell’Infinito, dal titolo La Repubblica immaginaria, a cura di Luigi Firpo (Torino, Ramella, 1957) moni filosofici Agostini dipinge in quest’opera una realtà ideale ormai lontana. Alla rievocazione di momenti che lo vedono ancora in compagnia dell’amata Virginia Vagnoli si sovrappone una ricostruzione ideale della società cortigiana che lo stesso autore aveva vissuto e che vedeva spegnersi ogni giorno di più sotto i suoi stessi occhi. Negli anni successivi Agostini conduce una vita piuttosto malinconica. E nelle gravi sciagure che in quel tempo si abbattono sull’Europa (il terremoto di Ferrara del 1570, la peste del 1576, le discordie fra i principi della cristianità) Agostini ravvisa l’ira di Dio verso un’umanità ormai corrotta dall’edonismo, dalle eresie, dall’immoralità e dalle lascivie. L’ascesa al trono di Francesco Maria II, nel 1574, inaugura un nuovo corso politico, più rigorista e più attento all’applicazione dei dettami tridentini. Agostini si autoinveste del ruolo di consigliere del nuovo principe. Nonostante fosse non richiesto e non ascoltato Agostini non mancherà mai, per tutta la vita, di inviare il suo parere al duca, proponendo suggerimenti e consigli sugli argomenti più disparati. Da rimedi per spurgare le acque stagnanti dai fossati delle fortificazioni cittadine a modelli di comportamenti per i giovani, da provvedimenti per riformare l’annona e l’esercito a leggi per snellire la giustizia non vi è argomento su cui Ludovico Agostini

settembre 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 9 non si mostri impreparato e su cui non fornisca la sua opinione e le sue soluzioni, argomentandole con dovizia di particolari. Mosso da sincero filantropismo verso i più poveri e da amore per la religione invia memoriali anche a papi (Gregorio XIII, Sisto V, Clemente VIII, Paolo V), cardinali (Aldobrandini, Caffarelli Borghese) e principi (Ferdinando de’ Medici, Gian Andrea Doria). Nel 1584, dilaniato da forti dissidi interiori, Agostini parte per un lungo pellegrinaggio in Terra Santa, ove sosta, con trasporto devozionale, un mese. Come scrive in una lettera avrebbe voluto stabilirsi definitivamente a Betlemme ma i Turchi, sospettando fosse una spia, lo costringono ad andarsene. Il vicario generale e commissario apostolico di Palestina, fra’ Cristoforo da Trento, lo nomina sindaco e procuratore di Terra Santa e gli affida l’incarico, sulla strada del ritorno, di fermarsi presso il pontefice per esporgli le precarie condizioni e i tanti pericoli a cui erano sottoposti i pellegrini e i religiosi addetti al culto dei sacri luoghi. Il 3 aprile 1585, a Roma, consegna nelle mani di papa Gregorio XIII il memoriale che, nel frattempo, aveva steso. Di questo viaggio Agostini scrive anche un vivace e fresco resoconto intitolato Viaggio di Terra Santa e di Gerusalemme che non manca di inviare, in copia autografa, a Francesco Maria II. Tornato a Pesaro riprende la sua solitaria vita e lavora a L’infinito, dialogo fra due simbolici interlocutori, Finito e Infinito, che trae spunto dalla lettura della Genesi e dell’Esodo: nella quarta parte di quest’opera si trovano le pagine della Repubblica immaginaria. Francesco Maria II, forse impietosito dalla dignitosa ma povera solitudine di Agostini, gli affida, nell’ottobre del 1604, il primo incarico pubblico della sua vita: il governo dell’ormai vetusta rocca di Gradara. Agostini diligentemente attende al suo lavoro, restaurando le fortificazioni e dirimendo le liti del contado. Continua a dedicarsi alla poesia e alle pratiche religiose, nell’attesa della morte che ogni giorno sente più vicina. Come detto nessuna delle opere di Agostini vede la luce delle stampe se non a distanza di secoli. La prima, Viaggio di Terra Santa e di Gerusalemme, solo nel 1886. Nei decenni successivi iniziano ad apparire alcuni brevi saggi su questo ‘solitario sconosciuto’ fino a che, nel 1941, Carlo Curcio (1898-1971) inserisce am- pi stralci della Repubblica immaginaria nell’antologia Utopisti e riformatori sociali del Cinquecento (Bologna, Zanichelli), diciannovesimo volume della collana “Scrittori politici italiani”, pubblicazione promossa dall’Istituto nazionale di Cultura Fascista. Ordinario di Storia delle dottrine politiche e preside della facoltà di Scienze Politiche a Perugia dal 1938 al 1943, Carlo Curcio coglie in Agostini e nelle sue opere, caratteristiche tipiche del filone utopistico cinquecentesco, «impregnato di spiriti insieme ascetici e rivoluzionari, anche quando la rivoluzione voleva farsi in senso teocratico e reazionario». 5 Tre anni più tardi ripubblica la Repubblica immaginaria nel volume miscellaneo Utopisti italiani del Cinquecento (Roma, Colombo editore), quarto titolo della “Collana degli utopisti”. Entrambi i tomi (oltre all'edizione completa, curata da Firpo nel 1957) sono presenti nel vasto Fondo dell’Utopia conservato presso la Biblioteca di via Senato, rappresentando Agostini, il suo pensiero e la sua opera. La Repub- Bronzino (1503-1572), Ritratto di Guidobaldo II della Rovere, duca di Urbino, (Firenze, Palazzo Pitti, Galleria Palatina)

8 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano – settembre 2012<br />

Da sinistra: La Repubblica immaginaria, Della temperanza, nell’e<strong>di</strong>zione degli Utopisti e riformatori sociali del Cinquecento<br />

(Bologna, Zanichelli, 1941); prima e<strong>di</strong>zione della quarta parte dei <strong>di</strong>aloghi dell’Infinito, dal <strong>titolo</strong> La Repubblica<br />

immaginaria, a cura <strong>di</strong> Luigi Firpo (Torino, Ramella, 1957)<br />

moni filosofici Agostini <strong>di</strong>pinge in quest’opera una<br />

realtà ideale ormai lontana. Alla rievocazione <strong>di</strong> momenti<br />

che lo vedono ancora in compagnia dell’amata<br />

Virginia Vagnoli si sovrappone una ricostruzione ideale<br />

della società cortigiana che lo stesso autore aveva vissuto<br />

e che vedeva spegnersi ogni giorno <strong>di</strong> più sotto i<br />

suoi stessi occhi.<br />

Negli anni successivi Agostini conduce una vita<br />

piuttosto malinconica. E nelle gravi sciagure che in<br />

quel tempo si abbattono sull’Europa (il terremoto <strong>di</strong><br />

Ferrara del 1570, la peste del 1576, le <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>e fra i<br />

principi della cristianità) Agostini ravvisa l’ira <strong>di</strong> Dio<br />

verso un’umanità ormai corrotta dall’edonismo, dalle<br />

eresie, dall’immoralità e dalle lascivie. L’ascesa al trono<br />

<strong>di</strong> Francesco Maria II, nel 1574, inaugura un nuovo<br />

corso politico, più rigorista e più attento all’applicazione<br />

dei dettami tridentini. Agostini si autoinveste del<br />

ruolo <strong>di</strong> consigliere del nuovo principe. Nonostante<br />

fosse non richiesto e non ascoltato Agostini non mancherà<br />

mai, per tutta la vita, <strong>di</strong> in<strong>via</strong>re il suo parere al duca,<br />

proponendo suggerimenti e consigli sugli argomenti<br />

più <strong>di</strong>sparati. Da rime<strong>di</strong> per spurgare le acque<br />

stagnanti dai fossati delle fortificazioni citta<strong>di</strong>ne a modelli<br />

<strong>di</strong> comportamenti per i giovani, da provve<strong>di</strong>menti<br />

per riformare l’annona e l’esercito a leggi per snellire la<br />

giustizia non vi è argomento su cui Ludovico Agostini

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