09.06.2013 Views

La letteratura per l'infanzia P. Boero C. De Luca Edizioni Laterza I ...

La letteratura per l'infanzia P. Boero C. De Luca Edizioni Laterza I ...

La letteratura per l'infanzia P. Boero C. De Luca Edizioni Laterza I ...

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

1. Introduzione<br />

<strong>La</strong> <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> l’infanzia<br />

P. <strong>Boero</strong> C. <strong>De</strong> <strong>Luca</strong><br />

<strong>Edizioni</strong> <strong>La</strong>terza<br />

I<br />

<strong>La</strong> generazione del Risorgimento<br />

Fra le varie giustificate ragioni di avversione ad una storia della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> l’infanzia<br />

fondamentale è l’impossibilità di identificare qualsiasi sviluppo unitario nel contesto delle realtà<br />

politiche che caratterizzano l’Italia prima dell’Unità.<br />

Segnando una breve panoramica della produzione letteraria <strong>per</strong> l’infanzia in questa epoca, si rileva<br />

che la maggior parte dei testi nasce in funzione educativa e il loro successo è valutato in base alla<br />

diffusione scolastica.<br />

Per segnalare due linee di tendenza che trovano riscontro anche nei <strong>per</strong>iodi successivi, dobbiamo<br />

partire dal contributo dato dagli autori stranieri.<br />

<strong>La</strong> prima tendenza è quella delle o<strong>per</strong>e straniere tipicamente educative, l’altra comprende testi<br />

“a<strong>per</strong>ti” alla cosiddetta anche se nati con finalità pedagogiche. Per le prime<br />

ricordiamo soprattutto l’influenza che in Italia e in Europa ha avuto il maestro e scrittore francese<br />

Arnaud Berquin (1749-91), che nel gennaio 1782 inizia a pubblicare il <strong>per</strong>iodico , seguito poi da .<br />

Per la seconda linea di tendenza ricordiamo invece, il romanzo The life and Strange Surprising<br />

Adventures of Robinson Crusoe (1719) di Daniel <strong>De</strong>foe (1660-1731), e Jonathan Swift (1667-<br />

1745), il cui testo Travels into Several Remote Nations of the World in Four Parts è diventato un<br />

classico <strong>per</strong> l’infanzia.<br />

Dall’Inghilterra arriva poi in Italia nel Risorgimento l’intera o<strong>per</strong>a di Walter Scott (1771-1832).,<br />

che è interessante poiché l’avventura di Scott mescola mondo leggendario e valori come la dignità e


l’amore. Interessanti sono poi in questi anni in Italia anche le o<strong>per</strong>e di un altro scrittore inglese,<br />

Charles Dickens (1812-70), che hanno molta fortuna, tra queste dobbiamo segnalare in particolare il<br />

libro Oliver Twist.<br />

Dall’America arriva invece gran parte dell’o<strong>per</strong>a di Fenimore Coo<strong>per</strong> (1789-1851), il cui romanzo<br />

più celebre è The <strong>La</strong>st of the Mohicans (1828).<br />

Tra gli autori italiani ricordiamo Francesco Soave, alla cui morte lascia oltre a numerosi testi di<br />

carattere scolastico, critico e manualistico, anche un volume di Novelle morali.<br />

Rispetto ai suoi seguaci Soave non eccede mai nei toni lacrimevoli poichè il suo impegno consiste<br />

nel riflettere sull’adattabilità alla capacità dei piccoli dei testi narrativi.<br />

Gian Piero Vieusseux (1779-1863), nel 1812 fonda a Firenze un Gabinetto scientifico e letterario<br />

destinato a lasciare segno nella storia del nostro Risorgimento e della cultura italiana.<br />

Pubblica nel 1812 la nota censurata nel 1833. Il<br />

suo programma è sostanzialmente riformista. Insieme con i suoi amici e collaboratori Gino Capponi<br />

(1792-1876) e Raffaello <strong>La</strong>mbruschini si pone il problema della miseria e dell’ignoranza dei ceti<br />

subalterni e sottolinea l’importanza di un’istruzione morale, religiosa, popolare, universale, delegata<br />

alla classe colta e benestante.<br />

Merito principale di <strong>La</strong>mbruschini sta poi nell’aver sco<strong>per</strong>to Pietro Thouar, che rappresenta il tipico<br />

autore organico <strong>per</strong> l’infanzia poiché concentra su di essa tutto il suo impegno.<br />

Fra i suoi tanti testi ne dobbiamo ricordare due in particolare, Libro di lettura giornaliera.<br />

Re<strong>per</strong>torio di nozioni utili adatte all’intelligenza dei fanciulli, e Racconti pei giovinetti, da questi è<br />

possibile risalire agli elementi della sua formazione pedagogico-letteraria e della sua ideologia.<br />

2. <strong>La</strong> lettura a scuola<br />

2.1. Lingua e dialetti<br />

Dall’inchiesta Matteucci condotta nel 1865 Sulle condizioni della pubblica istruzione del Regno<br />

d’Italia, possiamo ricavare notizie dirette sulla diffusione e sull’uso dell’italiano e del dialetto in<br />

Italia all’epoca dell’unificazione.<br />

Da questa si ricava che la lingua nazionale è praticamente del tutto sconosciuta, e che il dialetto è<br />

l’unico idioma della comunicazione nazionale.<br />

Al sistema scolastico nazionale, istituito con decreto legge del 1859, viene affidato il compito di<br />

porre rimedio al diffuso analfabetismo e di vincere le resistenze, soprattutto cattoliche, che vengono<br />

interposte all’istruzione popolare.<br />

I primi programmi della scuola italiana sono emanati dal ministro Terenzio Mamiani nel 1860, e


pongono a fondamento dell’insegnamento elementare prima che l’istruzione, l’educazione.<br />

Ma anche <strong>per</strong> gli scarsi mezzi finanziari a disposizione questi programmi hanno effetti<br />

insoddisfacenti nella lotta all’analfabetismo, tanto che nel 1867 vengono questi ritoccati.<br />

2.2. i libri scolastici<br />

L’inchiesta di cui parliamo prende in esame anche la situazione dei libri di testo <strong>per</strong> valutarne<br />

l’efficacia. E al riguardo le risposte sono tendenzialmente univoche, ritenendo che da questi libri di<br />

lettura sia possibile ricavare grande profitto.<br />

In relazione agli obiettivi che l’uso del libro deve raggiungere, si ritiene che si potrebbe ricavare da<br />

questi molto profitto se i maestri sapessero usarli <strong>per</strong> arricchire la mente dei ragazzi.<br />

3. Gli autori e le o<strong>per</strong>e<br />

3.1 il di Parravicini: di un’ascesa sociale<br />

Nella scuola dei primi anni di Unità nazionale, il libro di testo ha un ruolo totalizzante e assume un<br />

carattere enciclopedico. Svolge contemporaneamente diverse funzioni, poiché è strumento si<br />

alfabetizzazione delle nuove generazioni, organizza l’insieme delle nozioni considerate adatte ad<br />

avviare un’unità intellettuale e morale, rappresenta poi anche una guida didattica <strong>per</strong> gli insegnanti.<br />

Esempio di <strong>per</strong>fetto libro di testo è il Giannetto di Luigi Alessandro Parravicini.<br />

Il libro si suddivide in sei sezioni:<br />

1) L’uomo e i suoi bisogni, i suoi desideri;<br />

2) Mestieri, arti e scienze;<br />

3) Geografia;<br />

4) Scienze naturali;<br />

5) Racconti sui doveri dei fanciulli;<br />

6) Racconti morali tratti dalla storia d’Italia.<br />

Questo libro intreccia due <strong>per</strong>corsi, uno nozionistico ed enciclopedico, l’altro narrativo e morale, e<br />

fa scuola, infatti il suo modulo enciclopedico è ripreso e adattato da Giovanni Scavia e Niccolò<br />

Tommaseo.<br />

3.2. altri autori<br />

<strong>La</strong> stagione dei libri educativi continua con le Letture graduate di Giulio Tarra (1832-89), i cui testi<br />

rappresentano un’evoluzione rispetto ai prodotti editoriali come quelli di Thouar.<br />

Quello che colpisce nella sua o<strong>per</strong>a è la preoccupazione di far accettare la povertà, diffusa nel<br />

<strong>per</strong>iodo, ed è un’o<strong>per</strong>a segnata da una forte diffidenza <strong>per</strong> il mondo moderno.


T. non ignora che il mondo popolare contiene saggezza, ma anche su<strong>per</strong>stizione, purezza ma anche<br />

grossolanità e ciò emerge chiaramente nei suoi scritti.<br />

<strong>La</strong> sua ideologia si frammenterà in Italia in mille rivoli interessanti, da quello della valorizzazione<br />

predeamicisiana dell’esercito come garante dell’Unità nazionale, a quello della difesa della famiglia<br />

come e luogo più bello del mondo.<br />

Accanto a T. ci sono altri autori, tra questi ricordiamo Cesare Cantù (1804-95) che è uno dei pilastri<br />

formativi dell’Italia di allora, specie <strong>per</strong> i ceti subalterni. Tra le sue o<strong>per</strong>e ricordiamo Il<br />

galantuomo, ovvero i diritti e i doveri. Corso morale popolare (1837), Il buon fanciullo (1840) e<br />

Fior di memoria pei fanciulli (1847).<br />

Cantù rappresenta il vecchio italiano diffidente verso tutte le novità, ritiene che ognuno debba<br />

rimanere al suo povero posto, senza invidiare che è ricco <strong>per</strong>ché è la proprietà il motore dell’attività<br />

dei ceti subalterni e l’o<strong>per</strong>aio che tenta la ribellione con lo scio<strong>per</strong>o danneggerebbe solo e<br />

soprattutto se stesso.


1. Introduzione<br />

II<br />

Dopo l'Unità (1870-1878)<br />

Tra la presa di Roma (1870) e la morte di Vittorio Emanuele II (1878), fra la Storia della <strong>letteratura</strong><br />

italiana di Francesco <strong>De</strong> Sanctis (1870) e le raffinate ironie pregaddiane di Carlo Dossi in <strong>La</strong><br />

desinenza in A (1878), fra il Verga di Storia di una capinera (1871) e quello dei Malavoglia (1881),<br />

fra il tramonto della <strong>De</strong>stra storica postcavouriana e l'avvento della Sinistra di <strong>De</strong>pretis, anche il<br />

campo della produzione <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> conosce alcune significative manifestazioni: anzitutto vi è<br />

un'aumentata presenza di testate di letture educative e poi il rafforzamento di collane <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> e<br />

di progetti editoriali specifici.<br />

Il grande sviluppo dell'editoria educativa si concentra in questo <strong>per</strong>iodo in poche aree regionali del<br />

nord e che altre aree regionali risultano di fatto «sco<strong>per</strong>te» anche se non prive di qualche<br />

significativo contributo: è il caso di Napoli.<br />

2. Lettura a scuola<br />

2.1. Lingua e dialetti<br />

Negli anni successivi all'Unità d'Italia la questione della lingua diventa un problema di natura<br />

sociale e nazionale. Era stato istituito un sistema scolastico esteso all'intero territorio nazionale, si<br />

erano elaborati programmi scolastici la cui finalità era di lottare contro l'analfabetismo, ma i<br />

risultati furono scarsi.<br />

Nel 1867 il ministro della Pubblica Istruzione Broglio allo scopo di elaborare un progetto organico<br />

di intervento <strong>per</strong> la questione linguistica nomina una commissione di studiosi (di essa fa parte<br />

anche Collodi) e chiama a presiederla Alessandro Manzoni, il quale già da tempo va sostenendo<br />

l'idea di una lingua comune che attinga all’uso vivo del parlato. A conclusione dei lavori, la<br />

commissione produce la relazione <strong>De</strong>ll'unità della lingua e dei mezzi <strong>per</strong> diffonderla. Il progetto<br />

manzoniano propone l'adozione del fiorentino parlato colto come lingua comune <strong>per</strong> tutti gli<br />

italiani e suggerisce alcuni provvedimenti <strong>per</strong> diffonderlo in tutta la penisola. Prima di tutto, la<br />

compilazione di un vocabolario che sia deposito del parlato comune; poi, la destinazione di<br />

insegnanti toscani nelle scuole di tutta Italia, infine l'organizzazione di corsi <strong>per</strong> insegnanti.


<strong>La</strong> proposta di fiorentinizzazione dell'Italia suscita gli entusiasmi di numerosi intellettuali<br />

dell'epoca, ma gli oppositori del progetto, gli antimanzoniani non sono da meno.<br />

Tuttavia il problema dell’analfabetizzazione non fece grandi passi.<br />

2.2. I libri scolastici<br />

Nell’Italia postumitaria, l’industria editoriale è vivace e agguerrita. <strong>La</strong> produzione di libri<br />

scolastico-educativi aumenta notevolmente. Ai volumi editi del passato rivisitati e adattati alle<br />

novità dei programmi, si aggiungono testi di autori nuovi.<br />

I contenuti dei libri <strong>per</strong> la scuola sono soggetti a un’estrema rigidità di struttura e di linguaggio.<br />

Uno dei modelli più presenti e diffusi è il Giannetto di Parravicini del 1837. Altre o<strong>per</strong>e sono tenute<br />

in maggior o minor conto dagli autori di libri scolastici e utilizzate come modello da replicare con<br />

più o meno fedeltà.<br />

È difficile che un manuale scolastico osi una qualche innovazione rompendo le regole del rispetto ai<br />

valori dominanti. Il libro che avesse tentato di vivacizzare il rapporto con i giovani lettori, sarebbe<br />

stato destinato alla «bocciatura». Accade ai libri di Collodi, compreso il Giannettino pubblicato<br />

dall'editore Paggi di Firenze nel 1876.<br />

Dal Giannettino Collodi deriva una sorta di serial di libri didattici: nel 1878 esce il Minuzzolo,<br />

l'anno dopo <strong>La</strong> geografia di Giannettino, poi <strong>La</strong> grammatica di Giannettino (1879), Il viaggio di<br />

Giannettino in Italia suddiviso in tre volumi ecc.<br />

Franco Frabboni analizzando il Giannettino come strumento scolastico riconosce al libro una serie<br />

di apprezzabili «distintivi pedagogici» quali l'aderenza all'universo infantile; l'organicità delle<br />

conoscenze «secondo una mappa organica dei contenuti»; l'attenzione alle motivazioni spontanee<br />

del ragazzo; la presenza di «più linguaggi d'uso <strong>per</strong> trasmettere i contenuti»; l'idea di una pedagogia<br />

come sforzo e impegno intellettuali, e anche di «stemmi didattici» quali la fruibilità; la dinamicità<br />

come partecipazione attiva del discente al proprio processo di apprendimento; la integrabilità con<br />

altre fonti-strumenti di informazione; l' organicità nel senso di presenza di una «idea di istruzione<br />

che avviene <strong>per</strong> sommatoria, cumulo di conoscenze».<br />

3. Gli autori e le o<strong>per</strong>e<br />

3.1. Carlo Collodi. Prima di «Pinocchio»<br />

Dato che si è parlato di Carlo Lorenzini (1826-90), alias Carlo Collodi dal nome del paese materno,<br />

inserito fra gli autori di libri scolastici, vicino alla Ida Baccini delle Memorie di un pulcino piuttosto


che all'Edmondo <strong>De</strong> Amicis di Cuore, possiamo qui riflettere sulle ragioni cronologiche e critiche<br />

di questo spostamento <strong>per</strong>ché se è vero che il capolavoro collodiano si colloca pienamente negli<br />

anni Ottanta (esce come vedremo sul «Giornale <strong>per</strong> i Bambini» fra il 188l e il 1883, mentre Cuore<br />

vedrà la luce nel 1886), è altrettanto incontrovertibile il fatto che i veri nodi della formazione e le<br />

altre o<strong>per</strong>e del padre di Pinocchio hanno stabile collocazione nei decenni precedenti.<br />

Lorenzini inizia abbastanza presto a muoversi fra i libri, ma lo fa come giovane praticante presso la<br />

Libreria Piatti di Firenze. Sostenitore dell'Unità nazionale, nel '48 parte volontario, ottenendo al<br />

ritorno dalla sfortunata guerra un posto di segretario presso il Senato toscano. È in questi anni che<br />

inizia un'intensa attività giornalistica, non abbandona, <strong>per</strong>ò, l'impiego amministrativo, che svolge in<br />

parallelo con quello letterario. Senza andare troppo nei dettagli conviene procedere con una<br />

sommaria individuazione di testi che in qualche modo rappresenrtano le fondamenta di Pinocchio.<br />

Va notato che i testi collodiani nascono su commissione, sono scritti su invito o proposta di un<br />

committente legato al mondo della carta stampata.<br />

Anche I miseri di Firenze, furono commissionati a Collodi.<br />

Dopo l'avventura dei Misteri e un non felice esordio come autore di teatro (1861) con la<br />

commedia Gli amici di casa, Collodi prosegue nell'attività giornalistica, e stringe collaborazioni<br />

con Alessandro e Felice Paggi. Nel ’75 i Paggi, che stanno preparando l'esordio della<br />

venticinquenne Baccini con le Memorie di un pulcino, chiedono a Collodi di tradurre i testi di<br />

Perrault, di Madame d’Aulnoy e di Madame Leprince de Beaumont.<br />

Collodi, infatti, possedeva una buona conoscenza della lingua francese ma non cessa di essere il<br />

toscano acuto, pessimista, ironico, pronto con un vocabolo o una battuta a ridurre a più domestici<br />

contorni i preziosismi della corte del Re Sole.<br />

Dopo I racconti delle fate la collaborazione di Collodi con i Paggi prosegue e nel giro di due anni<br />

escono Giannettino (1877), già accennato, e Minuzzolo (1878), che ha come protagonista un bambino<br />

di nove anni, diviso fra gli impegni scolastici e il piacere del gioco e delle attrazioni che<br />

circondano il mondo del<strong>l'infanzia</strong>.<br />

Negli anni Ottanta Collodi fa uscire sempre con Paggi Occhi e nasi, volume antologico diviso in<br />

due parti, la prima dedicata a figure, <strong>per</strong>sonaggi, ritratti della Firenze a lui contemporanea, la<br />

seconda dedicata alla Firenze «di una volta», ma il libro ha il sapore moderno dell'indefinito, il<br />

colore sfumato dell'incertezza.<br />

3.2. Ida Baccini e le «Memorie di un pulcino»<br />

Figlia del direttore di una tipografia fiorentina, Ida Baccini (1850- 1911) insegna nelle scuole<br />

elementari del capoluogo toscano fino al 1878, quando decide di dedicarsi interamente al


giornalismo e all’attività di scrittrice. Inizia a collaborare al neonato «Giornale <strong>per</strong> i Bambini» di<br />

Ferdinando Martini; tre anni dopo assume la direzione di «Cordelia», rivista <strong>per</strong> giovinette fondata<br />

da Angelo <strong>De</strong> Gubernatis. Nel 1900 ottiene ad honorem il diploma di abilitazione all'insegnamento<br />

della pedagogia.<br />

<strong>La</strong> fama raggiunta con le Memorie di un pulcino, racconto autobiografico di un pulcino di<br />

campagna che cambia padroncino e diventa grande in città, risulta, d'altra parte, comprensibile<br />

<strong>per</strong>ché indica una tendenza ad «assumere punti di vista in cui si pretende di collocarsi al livello<br />

degli animali e dei bambini <strong>per</strong> osservare e <strong>per</strong> descrivere il mondo». Il libro indica anche le<br />

possibilità di successo che si aprivano a chi, scrivendo <strong>per</strong> bambini, avesse saputo mettere in campo<br />

modi di dire e proverbi popolari. Da un punto di vista contenutistico e di struttura, comunque, le<br />

Memorie di un pulcino appartengono alla <strong>letteratura</strong> del<strong>l'infanzia</strong> postunitaria, <strong>per</strong> le divagazioni<br />

sulla morte, gli inviti ad esercitare la carità, ad essere cauti nello «stringere le amicizie», a badare ai<br />

fatti propri. Ciò si riscontra anche nei libri successivi, da Il libro del mio bambino a Come andò a<br />

finire il pulcino (1898), da L'abito nero è di rigore (1896) a Con l'oro o con l'amore (1899), entrambi<br />

dedicati a un pubblico adolescente o adulto. Nel complesso, dunque, la Baccini costruisce<br />

tutta la sua produzione all'interno di un sistema di poche idee: la necessità di esorcizzare la morte<br />

e le deformità infantili, l'impegno della carità in modo che i poveri e gli infelici conservino la fede<br />

consolatrice dei loro dolori, la valorizzazione delle teorie del socialismo cristiano, l'importanza<br />

dell'ubbidienza, elemento necessario al progresso e al benessere.<br />

Solo su un punto la Baccini cambia opinione nel corso degli anni: nelle Memorie di un pulcino la<br />

campagna è vista come oasi serena, trent’anni dopo nella commediola Se Dio vuole siamo in villa<br />

(1905) è la città con i suoi agi e le sue comodità a risultare valorizzata, segno significativo che il<br />

processo di industrializzazione era andato avanti e che la città aveva <strong>per</strong>duto agli occhi di molti<br />

intellettuali il carattere negativo e violento.<br />

3.3. Michele Lessona: l'ottimismo dei proverbi<br />

Poiché siamo a leggere i prodotti <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> con un occhio rivolto alla dimensione e alla storia<br />

del bambino, potremmo stupirci davanti al fatto che d'ora in poi si parli di testi non esplicitamente<br />

rivolti al<strong>l'infanzia</strong>, ma anzi vincolati alla formazione di un pubblico adulto.<br />

D'altra parte, l'equazione bambino-popolo deve essere letta e sviluppata nei testi, utilizzando<br />

magari come campione Volere è potere di Michele Lessona (Torino 1823-’94).<br />

Lessona, medico, naturalista, docente universitario di mineralogia e zoologia era abile divulgatore<br />

e <strong>per</strong> questo è chiamato dall'editore fiorentino Barbèra a compilare con esempi italiani un libro<br />

simile a quello dell'inglese Samuel Smiles (1812-1904), Sefj-help (1859), che tradotto nel 1865 col


titolo molto nostrano di Chi s'aiuta il ciel l’aiuta. Smiles valorizza l'intraprendenza individuale<br />

soprattutto di chi partendo da modeste condizioni ha saputo affermarsi nel campo della politica,<br />

dell'industria, della scienza e Lessona prosegue su questa strada partendo dalla Sicilia e risalendo<br />

l'Italia alla ricerca di esempi simili a quelli utilizzati dall'inglese; il suo tono non è propriamente<br />

quello narrativo e crea un singolare contrasto con l'impostazione generale dello stesso, che risulta<br />

più vicina a quella del manuale di divulgazione scientifica.<br />

Al di là della struttura, dello stile e del successo, gli elementi più interessanti dell'o<strong>per</strong>a di Lessona,<br />

riguardano la committenza, gli intendimenti dell'autore quali emergono dal primo capitolo e la<br />

stessa «confezione» del libro.<br />

Per quanto concerne l'impegno di Lessona stesso, poi, nessun dubbio sulla portata ideologica del<br />

suo lavoro.<br />

<strong>La</strong> posizione di Lessona non resterà isolata, infatti, la <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> l’infanzia in Italia continuerà a<br />

muoversi e a crescere all'insegna dei divieti, della diffidenza, del terrore di non riuscire a controllare<br />

alfabetizzazione e letture del popolo e dell' infanzia.<br />

3.4. <strong>La</strong> fiaba. A raccogliere parole<br />

Se volessimo limitare l'indagine sulla fiaba al campo folclorico o demologico non si potrebbe<br />

prescindere dalla considerazione di alcuni elementi fondamentali, a partire dall'oralità, <strong>per</strong> giungere<br />

all'anonimato inteso come continua possibilità di rielaborazione del materiale. Ma è evidente che<br />

questa limitazione non conviene al nostro discorso rivolto verso spazi in cui l'oralità non esclude la<br />

scrittura, la popolarità non nega la valenza artistica e l'anonimato non trascura l'individualità<br />

dell'autore. È necessario <strong>per</strong>ciò, <strong>per</strong> quanto riguarda la fiaba a livello europeo, ripensare al XIXsec.<br />

in generale anche come momento di utile combinazione fra rigore scientifico e fervore, fra idea<br />

rousseauiana d'un mondo popolare vicino allo stato di natura e infatuazione romantica verso antiche<br />

tradizioni che conterrebbero lo spirito vero d'una nazione.<br />

Dal 1812, anno in cui è uscito il primo volume di Kinder- und Hausmiirchen, il nome di Jacob<br />

(1785-1863) e Wilhelm (1786-1859) Grimm è stato strettamente legato non solo alla storia della<br />

cultura tedesca, ma anche a quella della fiaba. Certamente i due fratelli, studiosi di folclore oltre che<br />

autorevoli filologi e linguisti, hanno fortemente caratterizzato a livello europeo il modo stesso di<br />

intendere la fiaba.<br />

D'altra parte non deve stupire che le fiabe dei Grimm, e più in generale la fiaba come genere<br />

letterario, sono state oggetto delle attenzioni pedagogiche di molti fino al nostro secolo, <strong>per</strong>ché la<br />

storia della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> in Italia ha spesso costruito i suoi <strong>per</strong>corsi su precauzioni,<br />

assennatezza e quant'altro serva a fare dei distinguo.


Se a ciò si aggiunge la vocazione della nostra cultura letteraria a essere sempre alta, ricca di enfasi,<br />

sostanzialmente astratta, si capisce che nell'Italia dell'Ottocento si comincino a raccogliere fiabe<br />

della tradizione popolare solo alla fine degli anni Sessanta.<br />

Solo dalla metà degli anni Sessanta si comincia a discutere di fiaba in modo più articolato:<br />

Vladimir Jakovlevic Propp (1895- I 970), docente di lingua e <strong>letteratura</strong> russa, tedesca e di folclore<br />

all'università di Leningrado, viene conosciuto dai lettori italiani nel secondo dopoguerra con la<br />

prima traduzione occidentale del volume Le radici storiche dei racconti di fate (1946), ma l'altro<br />

suo testo fondamentale, Morfologia della fiaba (1928), deve aspettare <strong>per</strong> la traduzione italiana fino<br />

al '66.<br />

Un ritardo oggi in gran parte colmato, ma legato alla scarsa considerazione di cui hanno goduto in<br />

Italia proprio i Grimm.<br />

Tuttavia, in questo <strong>per</strong>iodo di interesse <strong>per</strong> la fiaba, quando escono dalla tipografia, le raccolte<br />

dei vari Imbriani non hanno come destinatario il giovane lettore; si collocano nel campo della ricerca<br />

folclorica e della «sistemazione» letteraria del prodotto. Perché, allora, parlarne?<br />

Un motivo di carattere generale, è che, se è vero che la fiaba ha in sé, come ragioni della propria<br />

durata nel tempo, la semplicità, la seduzione, la profondità, il piacere di narrare, la vivace finezza<br />

dell'ingegno, è anche vero che, rivolta al<strong>l'infanzia</strong>, ne mette in gioco quell'ambiguo candore,<br />

quella dichiarata innocenza che ha costituito una robusta cortina ideologica <strong>per</strong> generazioni di<br />

educatori. Pertanto si può anche capire come nella scuola ha avuto in Italia più fortuna la<br />

leggenda che la fiaba, cioè quel racconto di fatti di un passato prossimo<br />

identificabile anche graficamente rispetto alla laica finzione fiabesca.<br />

3.5. Altri autori, altre o<strong>per</strong>e<br />

Altre importante autore <strong>per</strong> l’infanzia è Luigi Sailer che ha scritto dei componimenti poetici pei<br />

bambini dai 5 ai 10 anni scelti, contenuti in L'arpa della fanciullezza.<br />

Notizie su Sailer arrivano dal figlio Antonio, che nella prefazione alla sesta edizione (1888) del<br />

libro parla dell'origine remota della famiglia, degli studi letterari all'università di Torino,<br />

dell'insegnamento in vari licei del Piemonte, dove era stato costretto a emigrare <strong>per</strong> ragioni politiche,<br />

poi a Milano e a Modena.<br />

Il volume di Sailer costituisce una mappa preziosa <strong>per</strong> entrare nell' idea di libro scolastico.<br />

Altro <strong>per</strong>sonaggio importante <strong>per</strong> la <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> l’infanzia è il reverendo Charles Lutwidge<br />

Dodgson (1832-98), docente di matematica a Oxford (1853-81), che conduce un'esistenza<br />

monotona, fu scrittore prolifico e ha pubblicato o<strong>per</strong>e di vario genere.


Celandosi dietro lo pseudonimo di Lewis Carroll, dà vita al <strong>per</strong>sonaggio di Alice, destinato a<br />

lasciare una traccia profonda nella storia della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>.<br />

Il suo pseudonimo sembra indicare la propensione a tenere celata e distinta dalla reale attività - la<br />

propria identità di autore <strong>per</strong> bambini. Sulla figura di Alice lavora molto revisionando il testo in<br />

funzione di un vasto pubblico, dei suoi gusti, delle sue tendenze, differenziandosi dal panorama<br />

inglese che confeziona libri <strong>per</strong> bambini con un occhio al divertimento e uno all'educazione.<br />

Alice entra con grande leggerezza, ma anche con grande determinazione nel consueto dibattito<br />

pedagogico fra <strong>letteratura</strong> realistica e produzione fantastica. Ha altri pregi <strong>per</strong>ché riesce a staccarsi<br />

dalla comune imitazione dei modi e delle strutture fiabe, è infatti un autonomo racconto fantastico,<br />

in cui si mescola illogicità, visioni, e nonsense che <strong>per</strong>ò, incidono sulla realtà circostante.<br />

Su un piano di realismo si colloca, invece, il romanzo più noto dell'americana Mary Mapes Dodge<br />

(1838-1905), Hans Brinker (1865), tradotto in Italia dalla tipografia Lombarda di Milano col titolo<br />

Pattini d'argento (1876) e resistente al tempo.<br />

È, dunque, significativo dal punto di vista storico che le traduzioni pressoché contemporanee di<br />

Carroll e Mapes Dodge seguano destini diversi, l'una verso il silenzio, l'altra verso le innumerevoli<br />

ristampe.<br />

Tra i vari traduttori, posto di primo piano è occupato da Jules Verne (1828-1905), che fin dai primi<br />

anni Settanta vanta traduzioni tempestive e successo di pubblico.<br />

Verne inizia a trentacinque anni l'attività di scrittore d'avventura. <strong>La</strong> sua biblioteca è ricca non<br />

solo di romanzi, ma anche di riviste e libri scientifici. Nei suoi romanzi pensa a sottomarini,<br />

missili, macchine avventuristiche, ma lo fa partendo dall'esistente, muovendosi nella<br />

progettazione con totale fiducia nell’intelligenza dell’uomo.<br />

All’ inizio dell' attività di Verne come scrittore di viaggi e d'avventure si pone Viaggio al centro<br />

della Terra (1864), ma gli elementi base dei volumi successivi sono già tutti presenti: dall'ipotesi<br />

scientifica dello «stato liquido» del centro della Terra alla struttura dei <strong>per</strong>sonaggi. Verne fa<br />

incontrare chimici e fisici famosi realmente esistiti con il <strong>per</strong>sonaggio immaginario, protagonista<br />

del libro, il professor Otto Lidenbro, dà verosimiglianza alla narrazione, la affida alla dimensione<br />

autobiografica, al racconto in prima <strong>per</strong>sona di uno dei protagonisti della spedizione<br />

Anche in Ventimila leghe sotto i mari, secondo libro della «trilogia del mare», la narrazione è in<br />

prima <strong>per</strong>sona.<br />

L’impegno di Verne a rendere vero l'argomento dei suoi romanzi è legato ai suoi stessi protagonisti.<br />

L'espediente del racconto in prima <strong>per</strong>sona rende familiare la fantascienza, a fa vedere che in fondo<br />

alla genialità dei <strong>per</strong>sonaggi c’è una profonda umanità.


1. Introduzione<br />

III<br />

L'Italia umbertina (1878-1900)<br />

Il <strong>per</strong>iodo esaminato inizia con la morte di Vittorio Emanuele II, re dell'Unità nazionale, e si<br />

chiude con l'uccisione a Monza del suo successore, Umberto I, sono passati più di vent'anni dagli<br />

avvenimenti internazionali di carattere culturale e politico ma anche dai diversi mutamenti interni,<br />

quali l'allargamento del diritto di voto (1881) la morte di Garibaldi (1882), il trasformismo di<br />

<strong>De</strong>pretis, il governo di Crispi ecc.<br />

È possibile arrivare da questi avvenimenti alla <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> e rilevare come, «fatta<br />

l'Italia», rimanesse da «fare gli Italiani» e soprattutto bisognava sanare quelle ferite psicologiche<br />

provocate dalle aspettative che l' «età eroica» del Risorgimento aveva portato con sé.<br />

Da due brani, Entusiasmi dello scapigliato Roberto Sacchetti (1847-81) e Cuore di Edmondo <strong>De</strong><br />

Amicis, pubblicate a breve distanza l'una dall'altra, è possibile individuare mutato atteggiamento nei<br />

confronti del Risorgimento.<br />

2. <strong>La</strong> lettura a scuola<br />

2.1. Lingua e dialetti<br />

Nei programmi del 1888 lo spazio riservato all'insegnamento linguistico è minore rispetto a quello<br />

di altre discipline, e ciò in base al principio che la scuola deve servire a tre fini, a dar vigore al<br />

corpo, penetrazione all'intelligenza e rettitudine all' animo.<br />

In questo contesto, tuttavia, l'educazione linguistica non è trascurata, al contrario, alcune indicazioni<br />

dei programmi di lingua italiana hanno un carattere innovativo e contengono elementi di didattica<br />

che ancora oggi si sottoscriverebbero.<br />

Dina Bertoni Jovine ha osservato che il forte richiamo dei programmi del positivismo alla realtà<br />

vissuta è funzionale all'intenzione di «ricondurre entro l'ambito dell'insegnamento i problemi<br />

sociali del tempo»: il ritardo nell'alfabetizzazione, le arretrate condizioni nel campo del lavoro e<br />

delle conoscenze scientifiche e tecnologiche, la frattura tra nord e sud, lo sfruttamento del lavoro<br />

minorile, la crescente protesta popolare sono le questioni alle quali gli educatori positivisti pensano<br />

che la scuola possa dare un qualche contributo utile.


Ma il progetto non trova terreno favorevole. Le critiche ai programmi del positivismo e alle<br />

finalità sociali che li ispirano non si fanno attendere.<br />

In questo clima di restaurazione politica e culturale matura l'idea di programmi nuovi che tolgano<br />

«il troppo e il vano» dai precedenti. Si afferma la nuova filosofia di scuola che il ministro Baccelli<br />

racchiude nella formula «Istruire il popolo quanto basta, educarlo più che si può». Come dire: la<br />

scuola deve educare alla moderazione e deve funzionare come apparato <strong>per</strong> arginare le tensioni<br />

sociali.<br />

In materia di insegnamento linguistico i programmi del 1894 accentuano il carattere antidialettale e<br />

ripristinano l'insegnamento grammaticale.<br />

2.2. I libri scolastici<br />

I programmi del 1888 sono quindi animati da determinati principi. Il maestro, deve sa<strong>per</strong><br />

prendere spunto <strong>per</strong> le sue lezioni dagli elementi di più immediata es<strong>per</strong>ienza, quali la forma<br />

degli oggetti, la loro genesi, l'uso a cui servono, ecc.<br />

Un primo catalogo delle «cose» che possono essere oggetto di attenzione lo troviamo nei sillabari<br />

dove le pagine ospitano disegni e nomi di materiali il più possibile vicini all' es<strong>per</strong>ienza infantile.<br />

In generale <strong>per</strong>ò, è difficile che i libri di testo aderiscano alle nuove indicazioni dei programmi del<br />

positivismo. I temi, i contenuti, i toni delle letture sono quelli di una tradizione che ruota intorno ai<br />

valori della Patria, della Religione, della Famiglia.<br />

3. Gli autori e le o<strong>per</strong>e<br />

3.1. Carlo Collodi e <br />

3.1.1. Il contesto: il .<br />

Le ragioni della nascita del > sono dichiarate da Ferdinando Martini.<br />

Tuttavia, al di là dell'impegno pedagogico e morale di Martini, la creazione del primo vero<br />

settimanale italiano <strong>per</strong> l’infanzia c’è una ragione economica: impiegare su un terreno ancora<br />

vergine, e quindi con non poche possibilità di successo, i capitali di un finanziere d'assalto come<br />

Ernesto Oblieght.<br />

Il <strong>per</strong>iodico diventa lo specchio di un mondo in rapida evoluzione e, significativo è il fatto che<br />

manchino ad esempi due elementi frequentati dalla pubblicistica postunitaria, e cioè la «nostalgia<br />

dell'età eroica e la deprecazione dell'età presente».<br />

Al «Giornale <strong>per</strong> i Bambini» prevalgono i valori «positivi», della quotidianità: la casa come nido, il<br />

lavoro come fatto etico e spirituale, Il terrore di eventuali spinte eversive dei ceti subalterni, la<br />

rassicurante difesa della storica alleanza tra piccola-borghesia e forze dominanti parassitarie.


Il primo punto, quello della casa come nido, che è uno dei più frequenti della <strong>letteratura</strong><br />

ottocentesca, dal Manzoni al Pascoli, e <strong>per</strong> quest'ultimo rappresenta «la salvezza dall'inquietudine,<br />

dal mistero, dall'inconoscibilità della natura, dall'ombra della morte che tutto avvolge».<br />

In relazione indagine sui valori pedagogici e letterari della prima annata della rivista sarebbe un<br />

errore non soffermarsi a considerare la fondamentale presenza della Storia di un burattino.<br />

Giorgio Bàrberi Squarotti ha sottolineato la presenza, nella Storia di un burattino, di un mondo<br />

rovesciato.<br />

Esaminando bene testo di Collodi ci si accorge che la dissacrazione colpisce, prima chel’universo<br />

dei valori assoluti, il prossimo microcosmo piccolo-borghese. <strong>La</strong> Storia di un burattino può essere<br />

letta come un radicale rovesciamento di quei valori trasmessi dagli altri collaboratori del «Giornale<br />

<strong>per</strong> i Bambini».<br />

Nel contesto ideologico del «Giornale <strong>per</strong> i Bambini» la Storia di un burattino risulta veramente<br />

scritta con la mano sinistra, con l'arto sbagliato e <strong>per</strong>ciò più idoneo a profanare l'ordine e<br />

l'oppressiva normalità dei valori borghesi.<br />

3.1.2. .<br />

Quanto detto sulla collocazione della Storia di un burattino all' interno del «Giornale <strong>per</strong> i<br />

Bambini» ci fa constatare il valore dell’o<strong>per</strong>a, che è stata tradotta in tutte le lingue (compreso il<br />

latino) e considerata un capolavoro della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>.<br />

Qui Collodi mette in gioco se stesso, i suoi umori, le sue ossessioni, i nodi della sua formazione.<br />

Pinocchio è un , un burattino senza ascendenti e questo determina uno status di<br />

privilegio, che gli consente di sopravvivere alle occasioni di morte che incontra sul suo cammino.<br />

<strong>La</strong> pluralità di significati ha reso Pinocchio testo capace di affascinare non solo i giovani lettori, e<br />

ha <strong>per</strong>messo a molti illustratori di muoversi con estrema libertà e ottimi risultati.<br />

3.2. Edmondo <strong>De</strong> Amicis: storia di un cuore<br />

3.2.1. Storia di <strong>De</strong> Amicis.<br />

Edmondo <strong>De</strong> Amicis (1846-1908), dopo essere diventato sottotenente alla Scuola militare di<br />

Modena partecipa alla terza guerra d'indipendenza e assiste alla presa di Roma.<br />

Dopo il 1870 abbandona il servizio e inizia l'attività di giornalista e scrittore. Fra il 1872 e il 1879<br />

visita, come inviato di giornali e riviste, Spagna, Olanda, Marocco, Parigi, Londra, Costantinopoli<br />

ed ottiene successi di pubblico e critica. <strong>La</strong> sua fama, dopo il successo di Cuore (1886), non viene


annebbiata neppure dall'adesione al socialismo (1891) e dal successivo impegno di scrittore civile.<br />

Alcune tragedie in famigli lo allontanano alla fine del secolo dall'impegno politico e lo fanno<br />

tornare alla narrativa. Nel 1908 la sua morte improvvisa in un albergo di Bordighera lascia<br />

sgomento l’intero paese.<br />

Proprio <strong>per</strong> questo successo dobbiamo ri<strong>per</strong>correre velocemente le tappe dello scrittore.<br />

Abbiamo già detto che <strong>De</strong> Amicis che, smessa la divisa, inizia una proficua attività di inviato di<br />

giornali e riviste, spesso è accompagnato da due pittori Ussi e Biseo, che dovrebbero illustrare<br />

quanto vedono e soprattutto quanto racconta, ma nonostante gli ottimi risultati delle prove grafiche,<br />

lo scrittore è autosufficiente.<br />

Se l’es<strong>per</strong>ienza militare gli aveva <strong>per</strong>messo di individuare nell’esercito uno dei punti di forza<br />

dell'unità nazionale, quella del viaggiatore gli <strong>per</strong>mette di entrare nelle famiglie, nel.<br />

Tuttavia <strong>De</strong> Amicis si limita a collaborare a <strong>per</strong>iodici socialisti con racconti e riflessioni destinati poi<br />

a confluire in opuscoli di propaganda o in un volume dal titolo significativo di Lotte civili.<br />

Dagli anni Novanta e fino alla sua morte, non si occupa solo di politica, fra il 1892 e il 1908 escono,<br />

ad esempio, Fra scuola e casa, Carrozza di tutti, i Ricordi d'Infanzia e di Scuola, Nel Regno<br />

dell’Amore, in cui si mostra un <strong>De</strong> Amicis liberato dalla prigione del conformismo.<br />

2.2. «Cuore».<br />

Nella seconda metà degli anni Ottanta mostra il suo impegno nella dimensione educativa, che<br />

assume i contorni di spazio letterario, soprattutto attraverso l'elaborazione di due O<strong>per</strong>e destinate a<br />

lasciar segno diverso nella pubblicistica pedagogica italiana: Cuore e Il romanzo d'un maestro.<br />

Quest'ultima iniziata nell'estate 1885, viene interrotta dall'elaborazione della prima, cui <strong>De</strong> Amicis<br />

si dedica con straordinaria intensità.<br />

L'impegno messo nell’o<strong>per</strong>a in questione emerge anche da affermazioni contenute nella lettera alla<br />

nobildonna fiorentina Emilia Peruzzi, sua confidente e «cara mammina»:<br />

<strong>La</strong> lettera, conservata nel Fondo Peruzzi delIa Biblioteca Nazionale di Firenze, costituisce davvero<br />

la testimonianza di come <strong>De</strong> Amicis si impegni a creare un’o<strong>per</strong>a buona, educativa, ricca sentimenti<br />

e soprattutto giustifica la geometria del suo testo, solidamente impiantato su tre blocchi distinti, ma<br />

complementari: quello del diario dell'anno scolastico tenuto da Enrico, quello degli interventi<br />

epistolari dei genitori e della sorella, quello dei racconti mensili. Tutto concorre, insomma, a<br />

costruire Cuore sull'urgenza dei buoni sentimenti necessari all'integrazione fra borghesia e ceti<br />

subalterni, ma anche sulla loro evidente su<strong>per</strong>ficialità.


Un altro aspetto che colpisce in Cuore è quello della tristezza, della sofferenza, delle disgrazie e<br />

delle morti seminate a piene mani: in questo caso <strong>De</strong> Amicis non si distacca dall'idea, che <strong>per</strong><br />

diventare adulti occorra dolorosamente, bere filtri amari <strong>per</strong> dimenticare <strong>l'infanzia</strong>.<br />

L'autentica abilità di <strong>De</strong> Amicis sta nel confezionare e trasmettere un messaggio.<br />

3.2.3. «L'idioma gentile».<br />

<strong>De</strong> Amicis pubblica L'idioma gentile nello stesso anno in cui vengono emanati nuovi programmi<br />

<strong>per</strong> la scuola elementare. C’è un collegamento tra l'uno e gli altri, poiché sono animati da una<br />

identica concezione di educazione linguistica, quale netta avversione al dialetto e volontà di<br />

estirparne ogni manifestazione, ansia di una lingua unitaria che porti a compimento il processo<br />

di unificazione politica e sociale, la diffusione del modello fiorentino di italiano sono i capisaldi<br />

del progetto educativo di quegli anni di cauto e moderato progressismo. Addirittura il libro<br />

assume la natura di documento ufficiale della politica ministeriale in materia di educazione<br />

linguistica.<br />

L'idioma gentile è la conclusione e la messa a punto del suo lungo processo di riflessioni sulla<br />

lingua e al contempo interpreta l’aspetto linguistico del progetto educativo concepito con la<br />

pubblicazione di Cuore. Tale progetto è caratterizzato dalla consapevolezza che l'unità politica<br />

realizzata in Italia è solo il primo passo di una unità assai più sostanziosa ancora da realizzare.<br />

Sostenitore delle idee linguistiche di Manzoni e quindi dell’uso vivo di Firenze come norma ideale<br />

del parlare e scrivere, <strong>De</strong> Amicis non dare il suo contributo alla causa.<br />

Egli non si pone il problema di come fare <strong>per</strong> portare la lingua italiana verso le classi sociali meno<br />

colte, L'idioma gentile si rivolge, infatti, ai giovani rappresentanti della buona borghesia alla quale<br />

sono affidati gli interessi e le sorti del paese.<br />

3.3. Emilio Salgari<br />

Emilio Salgari (1862-1911), veronese, di origini modeste, non termina gli studi al Nautico di<br />

Venezia e rinuncia alla carriera sul mare che trova invece tanto spazio nella sua o<strong>per</strong>a.<br />

Dopo alcuni anni di giornalismo (1887-93) la contemporanea pubblicazione in volume dei primi<br />

romanzi (<strong>La</strong> favorita del Mahdì, Duemila feghe sotto l'America, <strong>La</strong> Scimitarra di Budda) e il<br />

matrimonio con Ida Peruzzi (1892), si trasferisce a Torino (1893); qui l'editore Speirani gli offre<br />

una serie di collaborazioni alle sue pubblicazioni <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> e l'adolescenza e gli <strong>per</strong>mette di<br />

vivere del lavoro di scrittore e qui risiederà fino alla morte. Salgari e Ida hanno quattro figli, ma<br />

sembrano non essere totalmente in grado di controllare la situazione familiare: Emilio lavora<br />

moltissimo ma ha sempre problemi di bilancio, Ida, dopo la tragica conclusione di un parto ge-


mellare (1903), comincia a dare segni di squilibrio mentale e finisce internata in manicomio (1911).<br />

Per combattere la tensione, ma anche <strong>per</strong> mantenere un ritmo di lavoro sostenutissimo, lo scrittore<br />

abusa di sigarette e marsala, ha problemi di parziale cecità da un occhio, cade, quindi, ancora di più<br />

in profonda depressione, ricorda il suicidio del padre (1889), lo tenta anche lui una prima volta<br />

(1908), ma fallisce; riesce nell'intento nel 1911 tagliandosi gola e ventre con un rasoio in un bosco<br />

vicino a Torino e lasciando una toccante lettera ai figli e un atto d'accusa contro i suoi editori.<br />

Indubbiamente Salgari è vittima di un'editoria selvaggia, preoccupata soprattutto dei risultati di<br />

vendita, ma va anche ribadito che probabilmente lo scrittore porta in sé quella disorganizzazione,<br />

che se da un lato gli consente di assumere nomi di fantasia <strong>per</strong> poter riempire più pagine, dall'altro<br />

gli impedisce ogni razionale pianificazione del lavoro e dell'amministrazione della famiglia.<br />

Salgari cambia molti editori e ogni volta è sostanzialmente deluso.<br />

Dall'editore genovese Antonio Donath, conviene partire <strong>per</strong> avvicinarci all'o<strong>per</strong>a salgariana, già<br />

titolare fin dal 1886 di una biblioteca circolante, quando diventa editore di testi popolari e<br />

d'avventura conosce i gusti del pubblico e sa cosa chiedere agli autori; <strong>per</strong>tanto non esitaa<br />

tracciare precisi itinerari-guida.<br />

L'editore fa certamente fortuna con i romanzi salgariani, che vedono molto e in pochi mesi, tuttavia<br />

non riconosce a S. condizioni particolarmente favorevoli tanto che passa con Bemporad di Firenze.<br />

Molte sono le o<strong>per</strong>e salgariane che ancora oggi conservano una loro freschezza, tra questi in primis<br />

i romanzi del West.<br />

Il mondo del West salgariano non è quello preciso, storicamente attendibile anche nel dettaglio, lo<br />

stesso Salgari non rivendica al suo West grandi spazi, la sua produzione su questo versante appare<br />

limitata a una decina di testi. E da questi appare evidente che le descrizioni della natura, della vita<br />

degli animali, la sistemazione narrativa dei tipi umani nascono in funzione della volontà di<br />

avventura dei protagonisti, i quali, soprattutto nei tre romanzi forse più noti (Sulle frontiere del Far-<br />

West, <strong>La</strong> Scotennatrice, Le Selve Ardenti) <strong>per</strong>ché costruiti come una breve saga della durata di un<br />

quindicennio (1863-78), sono impegnati a risolvere difficoltà, a su<strong>per</strong>are ostacoli, a non restare mai<br />

immobili.<br />

<strong>La</strong> quotidianità della narrazione salgariana è data, anche dal tipo di linguaggio utilizzato dallo<br />

scrittore, un linguaggio molto vicino al parlato e ai modi di dire tipici della conversazione popolare.<br />

L'ultimo elemento che colpisce riguarda la presenza di alcuni elementi scabrosi utili a far<br />

provare quei brividi di paura-desiderio ai lettori.<br />

È chiaro, allora, come un simile autore non piacesse ai benpensanti, non convincesse coloro<br />

che richiedevano alla <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> i giovani insegnamenti.<br />

Neppure il successo di pubblico anche europeo diminuisce la diffidenza degli adulti educatori, del


esto solo in anni recenti la cultura accademica ha iniziato ad accorgersi della .<br />

3.4. Altri autori, altre o<strong>per</strong>e<br />

3.4.1. Figlie d'un ideale matrimonio fra <strong>De</strong> Amicis e Louisa Alcott.<br />

Se parlare di produzione didattico-morale <strong>per</strong> giovinette non costituisse un fatto fortemente<br />

limitativo dal punto di vista dell'interpretazione critica, bisognerebbe dire che Anna Vertua Gentile<br />

(1850-1926) e Sofia Bisi Albini (1856-1919) rappresentano le scrittrici ideali in grado di muoversi<br />

con identica disinvoltura fra aneddoti, moralità, storie, scenette, episodi religiosi, consigli pratici,<br />

testi di invenzione. Quando la prima ci consegna volumi come Istruzione infamiglia 125, appare<br />

evidente che l'impegno non è solo quello ma è anche quello dell'industria editoriale<br />

che comincia a impostare collane e a curare l'aspetto grafico del prodotto <strong>per</strong> bambini;<br />

significativo è il fatto che la casa editrice Hoepli, affida a Vertua Gentile la cura della parte<br />

femminile della collana . Anche Bisi Albini vive a contatto con il mondo della<br />

scuola, ha un incarico istituzionale, quello di ispettrice degli Asili e delle Scuole elementari di<br />

Milano.<br />

Il testo di Bisi Albini forse più interessante è Il figlio di Grazia, in cui ci sono tutti gli elementi<br />

tipici della sua produzione: una certa pedanteria descrittiva, una scarsa attenzione al paesaggio,<br />

un’indubbia capacità di descrizione degli stati d'animo.<br />

Quindi Il figlio di Grazia è fonte di motivi tipici della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> di fine Ottocento.<br />

Neppure Virginia Treves Tedeschi (1849-1916), in arte Cordelia, brilla come narratrice autonoma<br />

da pregiudizi, opportunismi pedagogici, moralismi, a partire dal <strong>per</strong>iodico di letture <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>,<br />

(1881-91), diretto insieme al primo marito Achille Tedeschi, <strong>per</strong> finire<br />

al suo libro forse più noto, Piccoli eroi.<br />

Cordelia teme l'interclassismo, prova paura all'idea della <strong>per</strong>dita di privilegi e potere da parte della<br />

sua classe di appartenenza, <strong>per</strong> questo motivo attua tutte le possibili strategie narrative <strong>per</strong><br />

nascondere commozioni e pietà all'interno di gerarchie sociali definite.<br />

Due casi a parte sono poi quelli di Eva Cattermole Mancini (1846-96) conosciuta con lo<br />

pseudonimo di Contessa <strong>La</strong>ra, e di Emma Perodi (1850-1918).<br />

<strong>La</strong> prima appare disposta a evadere da schemi convenzionali, la sua stessa vita, <strong>per</strong><br />

l'epoca, terminò teatralmente con il suo omicidio da parte del convivente, il pittore Pierantoni, sia<br />

<strong>per</strong> la produzione in versi che <strong>per</strong> le novelle e le storie <strong>per</strong> bambini, da Storie di Natale, in cui<br />

riprende il tema dei piccoli saltimbanchi trovati morti nel gelo e affronta senza troppo moralismo il<br />

problema del<strong>l'infanzia</strong> sfruttata e abbandonata, a Una famiglia di topi, in cui, facendo convivere i<br />

bambini di una famiglia nobile con la nidiata di una coppia di topini, da agli animali il compito di


iflettere sull'umanità e sulle sue debolezze.<br />

Emma Perodi, è stata risco<strong>per</strong>ta da Antonio Faeti che ha sostenuto la necessità di una lettura<br />

differenziata dei suoi testi.<br />

Perodi è figura moderna, e ha coscienza del pedaggio cui obbliga il moralismo dell'epoca e il<br />

<strong>per</strong>corso di Cuore del popolo e di Cuoricino benfatto risulta, al riguardo, assai indicativo.<br />

Solo nelle fiabe abbandona gli aspetti più banalmente didattici e i suoi testi colpiscono <strong>per</strong><br />

l'originalità nei confronti non tanto dei lavori delle scrittrici coetanee, quanto di quelli degli tanti<br />

folkloristi volti a ricostruire fedelmente il dettato popolare.<br />

3.4.2. Stranieri in Italia.<br />

Robert Louis Stevenson (1850-94), scrittore <strong>per</strong> vocazione ha instabile salute e vita avventurosa,<br />

vissuta sulle due sponde dell' Atlantico in Europa e in America e, infine, dopo altri viaggi, a Upolu<br />

(1891) nelle isole Samoa, diventando <strong>per</strong> la gente del luogo Tusitala, il narratore.<br />

Pubblica articoli, saggi, racconti e romanzi.<br />

Nel <strong>per</strong>iodo 1878-1900 approdano in Italia altri numerosi titoli stranieri ed è segno positivo di<br />

un'industria editoriale che comincia a lasciare i rassicuranti canali del libro didattico <strong>per</strong> affrontare<br />

il mare a<strong>per</strong>to dell' amena lettura o almeno del prodotto da vendere al di fuori dei consigli di<br />

maestri, genitori e altri adulti ragionevoli.<br />

Dall'Inghilterra giunge la traduzione di Misunderstood (1869) di Florence<br />

Montgomery (1843-1923), che contribuisce a indirizzare la nostra <strong>letteratura</strong> verso un bambino<br />

protagonista disegnato in tutta la sua complessità psicologica, nei suoi difficili rapporti con il<br />

mondo adulto; Incompreso è certo romanzo passato come classico della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> più<br />

commovente, ma in questo caso ci interessa ribadirne la centralità anche rispetto alle traduzioni di<br />

altri classici, provenienti dal mondo americano: The <strong>La</strong>mplighter (1854) di Marie Susanne<br />

Cummins (1827-66), Uttle Women e Little Women Wedded (1868-69) di Louisa May AIcott (1832-<br />

88), Little Lord Fauntleroy (J 885) di Frances Hodgson Burnett (1849-1924).<br />

4. Giornali <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong><br />

4.1. .<br />

Solitamente, la produzione di <strong>per</strong>iodici <strong>per</strong> ragazzi fino alla fine del secolo rimane ancorata alla<br />

scuola come semplice strumento didattico.<br />

Nella massa di giornalini del dopo Unità meritano attenzione particolare due testate: «CordeIia»<br />

rivolta alle ragazze, e, tra i <strong>per</strong>iodici indirizzati ai più piccoli, il «Novellino».


Nella Firenze che va affermandosi come capitale dell'editoria, soprattutto di quella scolastica,<br />

nasce nel 1881 il settimanale che si presenta in testata come , <strong>per</strong> quelle che o studiano in famiglia, o vanno ancora alla scuola.<br />

I punti di riferimento della filosofia che ispira il giornale sono la famiglia e la scuola, le due<br />

istituzioni cui sono demandati i ruoli educativi fondamentali. Rigorosamente assente dalle pagine<br />

è la politica. E nessuno spazio viene concesso alle questioni intime.<br />

4.2. <br />

Sorge nel 1899, ed è pubblicato dalla casa editrice Calzone-Villa.<br />

Propone <strong>per</strong> la prima volta in Italia la novità di pagine con illustrazioni a colori.<br />

Accanto al Novellino appare poi , stampato su carta rosata, che l’editore<br />

volle diretto da Yambo.<br />

Resta in vita fino al 1922.


1. Introduzione<br />

IV<br />

Gli esordi del Novecento (1901-1914)<br />

Nel tracciare un quadro della produzione letteraria destinata al<strong>l'infanzia</strong> agli inizi del Novecento,<br />

Andrea Zanzotto rileva come a partire dagli esordi del secolo sia possibile individuare un intreccio<br />

di tre tendenze.<br />

Una prima tendenza è caratterizzata dalla creazione di una <strong>letteratura</strong> incentrata sul<strong>l'infanzia</strong> e<br />

comprende gli scritti di autori che solo occasionalmente producono <strong>per</strong> i bambini.<br />

Per la seconda linea si verificano rinnovamenti rispetto alla <strong>letteratura</strong> giovanile didascalica<br />

dell'Ottocento. Oltre che nei contenuti, l’innovazione si ha anche sul piano formale con<br />

l’abbandono degli schemi metrici e stilistici di tipo tardoromantico <strong>per</strong> adottare moduli metrici più<br />

liberamente costruiti.<br />

<strong>La</strong> disponibilità alla scrittura giovanile non sempre è stimolata e alimentata da vocazione vera e da<br />

autentico trasporto <strong>per</strong> la dimensione infantile o dal desiderio di s<strong>per</strong>imentare le modalità<br />

espressive tipiche della <strong>letteratura</strong> giovanile.<br />

Un altro aspetto da considerare è quello dell'incidenza del liberty nei cambiamenti che dalla fine<br />

dell'Ottocento all'inizio del primo conflitto mondiale investono il l’editoria <strong>per</strong> ragazzi: nel gennaio<br />

1898 Vittorio Pica, uno dei critici italiani più attenti all'arte e alle letterature europee, pubblica sulla<br />

rivista da lui diretta un articolo sugli


2.2. I libri scolastici<br />

I libri di lettura della scuola elementare <strong>per</strong> i primi anni del Novecento restano nei contenuti ancora<br />

vincolati ai parametri ottocenteschi, cioè finalizzati ad ammaestramenti morali, e ispirati in<br />

particolare al modello del Cuore deamicisiano, che si era imposto nella mentalità dei maestri di<br />

scuola. Un modello che risolve ogni problema di comunicazione educativa nella mozione degli<br />

affetti e nel sentimentalismo.<br />

3. Gli autori e le o<strong>per</strong>e<br />

3.1. L'avventura missionaria di Ugo Mioni<br />

Ugo Mioni (1870-1935), figlio di un ufficiale della Marina, si dedica contemporaneamente alla<br />

<strong>letteratura</strong> avventurosa rosa <strong>per</strong> ragazzi e a o<strong>per</strong>e di cultura religiosa e dà alle stampe più di<br />

quattrocento libri. Mioni, letto e giudicato negativamente anche da Gramsci <strong>per</strong> il contenuto<br />

antisemita dei suoi testi e <strong>per</strong> la trascuratezza stilistica e grammaticale della scrittura, cerca di<br />

indirizzare l’avventura salgariana nei binari di un cattolicesimo conservatore, diffidente nei riguardi<br />

del mondo moderno e ostile agli stessi meccanismi liberatori e fantastici del genere avventuroso.<br />

L'atteggiamento polemico di Mioni investe i giudici anticlericali le università che fanno <strong>per</strong>dere la<br />

fede ai giovani.<br />

<strong>La</strong> profonda sfiducia verso gli uomini lo porta rifugiarsi in una improbabile società preindustriale,<br />

descrive le bellezze della natura, valorizza la dimensione del viaggio, ma il suo strumento<br />

linguistico è inadeguato anche a questo scopo <strong>per</strong>ché conosce solo un' assurda mescolanza di<br />

scolastica letterari età e di modi del parlato.<br />

Nonostante questo linguaggio, la musa di M. non risulta né bonaria né rassicurante: chiudere<br />

l'avventura entro i confini dell'ortodossia cattolica, indicare come nemici i <strong>per</strong> razza,<br />

religione, cultura, legare gli spazi della prateria alle pareti domestiche vuol dire far pagare al lettore<br />

un peso alto in termini di costruzione dell'immaginario.<br />

3.2. Luigi Motta: sui sentieri di altre avventure<br />

Luigi Motta (1881-1955), come Mioni è criticato da Gramsci.<br />

Al di là, comunque, di alcune buone intuizioni, e del successo delle traduzioni straniere di molte sue<br />

o<strong>per</strong>e, a Motta non ha avuto il coraggio dell'autonomia, di tentare strade nuove <strong>per</strong> l'avventura; la<br />

sua scrittura è spesso gonfia e manierata, la sua narrativa gira a pieno ritmo mescolando gli stessi<br />

elementi, unico dato interessante riguarda una dimensione che egli sa dare alla


propria attività.<br />

3.3. Giuseppe Ernesto Nuccio: i conti con la realtà<br />

Se l'avventura rappresenta la dimensione più interessante della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> non bisogna<br />

trascurare le altre varie forme in cui si configura la produzione <strong>per</strong> bambini.<br />

<strong>La</strong> narrativa di tipo realistico trova in Giuseppe Ernesto Nuccio (1874-1933) un significativo<br />

rappresentante.<br />

<strong>La</strong> storia <strong>per</strong>sonale di Nuccio è esemplare <strong>per</strong>ché fu davvero figlio del Risorgimento: suo padre,<br />

palermitano, ufficiale dei bersaglieri di <strong>La</strong> Marmora, sposò la milanese Clotilde Gerli, figlia di uno<br />

scultore piuttosto noto, e dal nord tornò in Sicilia nel 1878. <strong>La</strong> storia <strong>per</strong>sonale di Nuccio è stata<br />

ampiamente rievocata elogiata <strong>per</strong> evidenziare la precoce vocazione pedagogica e la sensibilità<br />

verso i più deboli e sofferenti. In realtà una valutazione completa dello scrittore avrebbe richiesto<br />

fin dagli anni Cinquanta, in cui molte sue o<strong>per</strong>e furono ristampate, un atteggiamento diverso, pronto<br />

a verificare sui testi dichiarazioni critiche di sostegno incondizionato. Nuccio si muove sul terreno<br />

della produzione <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> in modo articolato, è attento all'evoluzione dei tempi, ai cambiamenti<br />

delle esigenze degli adulti educatori.<br />

Egli <strong>per</strong>ò non sa, infatti, sfruttare totalmente ciò naturalismo e verismo nella loro versione<br />

gli offrono.<br />

Significativo è il fatto che accanto al Nuccio scrittore abbia convissuto il Nuccio o<strong>per</strong>atore<br />

culturale, e non è neppure casuale che le aspirazioni ideali del Nuccio verista trovino accoglienza<br />

nell'ideologia e nella prassi educativa del regime fascista.<br />

Fra il Nuccio verista dei Racconti della Conca d'Oro e quello fascista del Richiamo dei fratelli è<br />

possibile collocare il resto della sua es<strong>per</strong>ienza di narratore, in particolare quella che va dai racconti<br />

di Bambini e bestiole a Orlandino alla ricerca di Angelica: nessuno dei racconti brilla di originalità.<br />

3.3. Enrico Novelli (Yambo): la coazione al racconto<br />

Yambo, pseudonimo di Enrico Novelli (1876-1943), muove i primi passi della sua formazione<br />

nell'ambiente teatrale, la sua è una teatralità fantasiosa, sorridente, a volte irriverente. Ma anche<br />

facilona e spavalda.<br />

<strong>La</strong> sua carriera di scrittore, disegnatore, giornalista, drammaturgo inizia con un'alta consapevolezza<br />

di sé e del suo mestiere: a 15 anni pubblica il suo primo romanzo, di matrice verniana, Dalla Terra<br />

alle Stelle, subito dopo scrive e illustra Il cavaliere nero e fonda e dirige «Il Marciapiede» una<br />

. Da quegli anni in poi Yambo pubblica un centinaio di


libri, molti racconti e novelle, collabora a giornali e riviste, dirige il quotidiano di Firenze e fonda un che ha molto successo in Italia e all'estero.<br />

Ordinare la vasta produzione di Yambo e individuare dei filoni narrativi o dei <strong>per</strong>iodici è impresa<br />

difficile e inutile. Possiamo <strong>per</strong>ò distinguere romanzi di avventure, romanzi storici, scritti<br />

umoristici, libretti di divulgazione scientifica, racconti, fantascienza, scritti teatrali.<br />

Leggendo i suoi libri si ha spesso l'impressione di trovarci in un universo narrativo nato da un<br />

accumulo di materiali di varia provenienza. Yambo si appropria di vari linguaggi e schemi narrativi<br />

e li riutilizza, magari <strong>per</strong> farne parodia, nelle sue storie <strong>per</strong> ragazzi. <strong>La</strong> sua carriera di scrittore<br />

prende il via con storie alla Salgari. Fa il verso a Poe con Il manoscritto trovato in una bottiglia,<br />

conosce i romanzi francesi di Jules Verne e Camille Flammarion ed è molto più vicino a Albert<br />

Robida.<br />

Trova adatti soprattutto le es<strong>per</strong>ienze letterarie che tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del<br />

Novecento, in Italia e all'estero, si ispirano al nascente mito del progresso e della macchina e che<br />

avranno esplicita e compiuta espressione nel Futurismo.<br />

È difficile trovare nella produzione di Yambo zone che consentano al lettore di soffermarsi a<br />

riflettere. Ad esse manca anche la dimensione utopica che si sposa bene con l'immaginazione.<br />

Il carattere fondamentale della scrittura di Yambo è quello di una autentica coazione a raccontare,<br />

di un irrefrenabile assillo narrativo.<br />

Altri fattori specifici della scrittura yambiana sono il carattere esagerato delle sue trovate, il tono<br />

umoristico e goliardico, la rinuncia a ogni morale conclusiva e a qualsiasi ammaestramento<br />

edificante.<br />

Questi ingredienti quando sono ben combinati ed evitano di cadere in eccessi e in compiacimenti<br />

creano una ricetta narrativa che raggiunge immediatamente la curiosità e l'intelligenza dei ragazzi.<br />

Si stabilisce così tra scrittore e lettore un rapporto di pieno coinvolgimento e pare che la lettura,<br />

come puro divertimento, sia connaturato alla scrittura di Yambo.<br />

3.5. I volteggi di Antonio Rubino<br />

Antonio Rubino (1880-1964), poeta, scrittore, illustratore, pare fra le vittime più illustri del<br />

pregiudizio che vuole la produzione <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> e <strong>per</strong> l'adolescenza chiusa in spazi ristretti, in oasi<br />

di sereno moralistico buon senso, in paradisi davvero artificiali di innocenza e candore.<br />

Rubino esordisce in volume nel 1911 con Versi e disegni, il libro oltre a segnalare l'invenzione di<br />

un modo specifico di fare, consente di verificare il solido legame fra le prime prove poetiche e la<br />

successiva produzione <strong>per</strong> bambini comprese le bande disegnate, le vignette, i cartoni animati.<br />

L’universo di Rubino si divide con velocità in suoni e sensazioni, diventando parodia delle


tentazioni del simbolismo esagerato.<br />

Proprio <strong>per</strong>ché coinvolge il lettore nelle sue trame di immagini e parole, non rinuncia a giustiziare<br />

con l'ironia e il grottesco ogni pretesa di morale assoluta.<br />

Nel corso della sua carriera Rubino crea almeno una cinquantina di <strong>per</strong>sonaggi, dal 1934 assume<br />

la direzione del mondadoriano.<br />

<strong>De</strong>linea tipi e caratteri, mescola elementi diversi, ma non abbandona la razionalità della sua<br />

costruzione.<br />

Nel primo dopoguerra, Rubino è impegnato su molti fronti di produzione, ma soprattutto nella<br />

stesura e pubblicazione di due brevi romanzi illustrati, Vi<strong>per</strong>etta e Tic e Tac, ovverossia l'orologio<br />

di Pampalona, che da un punto di vista storico costituiscono sicuramente il vertice del <strong>per</strong>corso<br />

creativo dell’autore, non solo <strong>per</strong> la loro storia editoriale ma anche <strong>per</strong>ché diventano il compendio<br />

di tutti i temi rubiniani.<br />

<strong>La</strong> vocazione antiretorica aiuta Rubino a evitare quelle intonazioni moralistiche che<br />

caratterizzano la <strong>letteratura</strong> patriottica dai ai e gli<br />

impedisce eccessivi atti di fede anche durante il fascismo.<br />

In conclusione possiamo dire che R. apparentemente interessato solo al suo lavoro, aveva saputo<br />

guardarsi intorno, leggere la realtà del mondo contemporaneo e restituirne una sintesi<br />

movimentata, divertita, più ottimistica di quella prodotta agli inizi della sua lunga carriera.<br />

3.6. I crepuscolari del<strong>l'infanzia</strong><br />

<strong>La</strong> presenza del<strong>l'infanzia</strong> nelle o<strong>per</strong>e dei crepuscolari è duplice: da un lato è la dolceamara età<br />

trascorsa, la dimensione di vita disimpegnata dai vincoli della realtà adulta; dall’altro, il bambino<br />

viene visto come fattuale interlocutore e destinatario di scritti in prosa e in versi.<br />

Ricordo e ritorno all’'infanzia attraverso il ricordo della propria es<strong>per</strong>ienza acquistano toni a volte<br />

patetici e nostalgici, altre volte toni malinconicamente estenuati <strong>per</strong> una serenità <strong>per</strong>duta e non più<br />

riconquistabile. Sono sempre comunque il risvolto <strong>per</strong>sonale e autobiografico di un disagio<br />

generale legato alla crisi della cultura e dell'ideologia borghese sentita agli inizi del secolo.<br />

Ciò che più importa è la vera e propria rivoluzione del linguaggio poetico tradizionale che i<br />

Crepuscolari attuano nel primo decennio del secolo. Ai modi solenni e ricercati dell'Ottocento e<br />

alla retorica dannunziana essi sostituiscono un linguaggio che si ritira, spesso con animo ironico e<br />

insieme nostalgico, a rappresentare la quotidianità delle piccole cose, l'universo dell'intima<br />

familiarità e dei luoghi grigi e provinciali. Uno stile polemicamente dimesso fatto di vocaboli<br />

d'ogni giorno.<br />

<strong>La</strong> seconda dimensione che si concretizza nella produzione di versi e fiabe <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>, è quella


che autorizza a dedicare attenzione ai Crepuscolari in un panorama storico di <strong>letteratura</strong> giovanile.<br />

Questa produzione è segnata nella maggior parte dei casi dalla tenerezza e dall'abbandono<br />

dall'affabilità e dal gioco, innegabile è <strong>per</strong>ò lo stretto intreccio tra i due ambiti di scrittura.<br />

Il catalogo degli scritti destinati specificamente al<strong>l'infanzia</strong> non è cospicuo.<br />

Prima di passare all'esame di questi scritti, dobbiamo soffermarci su alcuni autori del<br />

crepuscolarismo infantile.<br />

Lina Schwarz (1876-1947), autodidatta, attenta ai problemi sociali soprattutto poetessa <strong>per</strong> bambini.<br />

Corrado Govoni (1884 -1965) è celebre e celebrato nell' ambito della <strong>letteratura</strong> giovanile grazie a<br />

una poesia <strong>La</strong> Trombettina.<br />

L'unica o<strong>per</strong>a che Govoni scrive <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> è quel quasi sconosciuto Libro del bambino<br />

pubblicato a Milano nel 1913 presso l'editore Rizzoli, in una edizione particolarmente curata.<br />

Veramente singolare il caso di Aldo Palazzeschi (pseudonimo di Aldo Giurlani, 1885-1974). Pur<br />

non avendo scritto nulla <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>, ha avuto e continua ad avere grande fortuna presso i<br />

piccoli specie <strong>per</strong> certi suoi componimenti poetici, inseriti in libri di lettura <strong>per</strong> la scuola<br />

elementare e nelle antologie <strong>per</strong> la scuola media.<br />

C’è da dire che l'es<strong>per</strong>ienza dei Crepuscolari, sovrapposta e intrecciata a quella del pascolismo, avrà<br />

una lunga schiera di seguaci che sin estenderà fino agli anni Cinquanta.<br />

3.7. Guido Gozzano: l'aulico e il prosaico<br />

Guido Gozzan, esponente dei Crepuscolari, nel 1914 riunì sei fiabe <strong>per</strong> il volume I tre talismani.<br />

Un'altra raccolta di sei fiabe, ordinata dall'autore, fu pubblicata nel 1917 presso l'editore milanese<br />

Treves, con ililistrazioni di Golia (Eugenio Colmo), con il titolo <strong>La</strong> principessa si sposa. Le due<br />

raccolte hanno avuto <strong>per</strong> tutto il Novecento notevole fortuna presso i lettori più giovani.<br />

Gozzano scrisse <strong>per</strong> bambini anche alcuni versi che risultano marginali rispetto al resto della sua<br />

produzione poetica. È questo un piccolo gruppo di otto liriche nate come poesia d'occasione, che<br />

furono riproposti <strong>per</strong> decenni a intere generazioni di piccoli scolari nei libri di lettura della scuola<br />

elementare.<br />

Non marginali nella produzione gozzaniana sono le fiabe, le quali meritano attenzione in quanto<br />

contengono molti degli elementi classici dei racconti popolari, non soltanto sono abitate da fate,<br />

orchi, maghi e maghesse, re e regine, principi e principesse, gnomi e animali mostruosi, ma le<br />

vicende si sviluppano secondo i moduli e i procedimenti tipici della tradizione.<br />

<strong>La</strong> rivisitazione che G. fa della fiaba tradizionale è un’o<strong>per</strong>azione che ha precedenti illustri, in<br />

Capuana e Collodi.<br />

In fine, in quanto a temi e <strong>per</strong>sonaggi inventa poco, rimanipola materiali vari antichi e moderni che


icava da classici italiani e stranieri della <strong>letteratura</strong> popolare.<br />

3.8. Giulio Gianelli: l'attrazione <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong><br />

Giulio Gianelli (1879-1914) è voce minore nel panorama della poesia italiana del primo Novecento,<br />

i suoi versi videro la luce su riviste e in raccolte quasi clandestine 9S ed ebbero una provvisoria<br />

sistemazione ad o<strong>per</strong>a del biografo Onorato Castellino. Solo negli anni Settanta Giuseppe Farinelli,<br />

offrendoci un' edizione finalmente completa e curata delle poesie, ha stabilito legami tanto con i<br />

crepuscolari quanto con quell'area liberty e simbolista della nostra poesia che ha avuto in Glauco<br />

Viazzi un attento decifratore.<br />

<strong>La</strong> fama di Gianelli come autore <strong>per</strong> ragazzi è affidata soprattutto al suo romanzo Storia di Pipino<br />

nato vecchio e morto bambino, che ha <strong>per</strong> motivo conduttore quello dell'adulto che torna bambino.<br />

3.9. Marino Moretti o dell'ambivalenza<br />

Marino Moretti (J 885-1979) sembra avere nei confronti del<strong>l'infanzia</strong> un atteggiamento<br />

ambivalente, sia quando essa viene designata a destinataria di versi e prose, sia quando la diventa<br />

soggetto e protagonista di storie in versi. Questa’ambivalenza è esplicitamente dichiarata in una<br />

pagina del Libro dei miei amici.<br />

<strong>La</strong> sua ambivalenza pare o<strong>per</strong>are secondo un meccanismo precisamente identificabile: assume la<br />

dimensione infantile, i suoi tratti più quotidiani e umili, a occasione di primaria ispirazione, la<br />

rappresenta secondo una narrazione esemplarmente fluida e suggestiva, quindi la piega alle ragioni<br />

di una allegoria del patetico o del nostalgico.<br />

3.10. Giovanni Pascoli e la lingua del «Fanciullino»<br />

Era nei disegni di Giovanni Pascoli (1885-1912) comporre un libro di poesie <br />

destinato al<strong>l'infanzia</strong>.<br />

Nei testi destinati ai ragazzi, Pascoli si impegna nella realizzazione di antologie scolastiche, Lyra<br />

ed Epos <strong>per</strong> il latino e Sul limitare e Fior da fiore <strong>per</strong> l'italiano.<br />

<strong>La</strong> presenza e il rilievo di Pascoli nella <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> sono affidati meno alle poesie <strong>per</strong><br />

ragazzi e più a ciò che, in versi e in prosa, scrisse sul<strong>l'infanzia</strong> come età dell'innocenza intatta,<br />

della spontaneità aurorale, dello sguardo innocente.<br />

L'idea che Pascoli ha del<strong>l'infanzia</strong> si ricava con chiarezza dal celebre scritto Il Fanciullino, che<br />

contiene la formulazione più compiuta e articolata della sua poetica. Pubblicato nel 1897 sulla<br />

rivista , risente notevolmente della conoscenza delle ricerche di psicolinguistica<br />

infantile dello studioso inglese James Su1Iy la cui o<strong>per</strong>a, Studies of Childhood (1895), èconosciuta


da Pascoli nella traduzione francese del 1898.<br />

Chi meglio incarna il fanciullino è il Poeta. Il poeta riesce a dargli spazio e voce, ad alimentarne<br />

l'autentico desiderio di vedere. Per concretezza al linguaggio del fanciullino Pascoli si avvale di<br />

una serie di , innovando la lingua poetica della tradizione<br />

letteraria, da un lato, infatti, impiega abbondantemente materiali fonosimbolici (onomatopee e<br />

interiezioni) creando un linguaggio , dall’altro fa ricorso a<br />

termini tecnici o lingue speciali (dialettalismi, americanismi, nomi propri, lessico del lavoro<br />

contadino) realizzando un linguaggio .<br />

Per l'ambito di nostro interesse, un caso esemplare di pratica dei principi enunciati nel Fanciullino<br />

sono le due novelline in prosa poetica e in versi, <strong>La</strong> cunella e Pin.<br />

Sia nell'uno che nell'altro testo trovano applicazione alcuni procedimenti che ricadono nelle forme<br />

del linguaggio «pregrammaticale» e «postgrammaticaIe». Ne segnaliamo tre di particolare rilievo:<br />

a) l'utilizzo insistito, chiaramente in funzione espressiva, della struttura sintattica paratattica.<br />

b) l'uso <strong>per</strong>sistente del polisindeto a dare incisività e colore da fiaba al discorso.<br />

c) la presenza copiosa di onomatopee e di sequenze allitterative.<br />

3. 11. Luigi Bertelli (Vamba) e il <br />

3 .11. 1. Storia di Vamba.<br />

Significativo è senz’altro il fatto che il tirocinio letterario di Luigi Bertelli (Firenze 1860-1920),<br />

meglio conosciuto come Vamba sia avvenuto all'insegna di quel giornalismo polemico, battagliero,<br />

brillante della Roma bizantina, di cui in anni lontani Giuseppe Squarciapino ha fornito<br />

una <strong>per</strong>suasiva ricostruzione. Non v'è dubbio, infatti, che il fiorentino Bertelli, a Foggia fin dalla<br />

giovinezza come funzionario dell'amministrazione ferroviaria, abbia sentito il richiamo prepotente<br />

della capitale umbertina fino a trasferirvisi, ma soprattutto 1'attrazione di quella società<br />

intellettuale e mondana che dagli anni Ottanta.<br />

In questi anni densissimi Vamba frequenta fra gli altri, Pietro Coccoluto Ferrigni (Yorick) e<br />

Luigi Arnaldo Vassallo (Gandolin), due protagonisti del giornalismo scritto e di quello disegnato,<br />

e questo ha contribuito a sviluppare in lui quella tendenza all'illustrazione caricaturale e<br />

pupazzettistica che esploderà nei tipi del Giornalino di Gian Burrasca.<br />

3.11.2. «Il giornalino di Gian Burrasca».<br />

Esistono ancora i Gian Burrasca? <strong>La</strong> domanda potrebbe risultare oziosa, se non fosse giustificata<br />

dall’edizione del famoso Giornalino, che dà una parziale risposta alla nostra domanda e segnala fra


gli imitatori contemporanei di Giannino Stoppani il protagonista di Mamma ho <strong>per</strong>so l’aereo.<br />

Ma al di là dei <strong>per</strong>sonaggi di carta o di celluloide, un bambino come Giannino Stoppani non si<br />

riscontra nel mondo contemporaneo, non solo <strong>per</strong>ché <strong>l'infanzia</strong> televisiva di oggi ha di fatto pochi<br />

rapporti con la presenza costante di adulti e con l'affettuosa pignoleria di chi tentava almeno di<br />

il bambino, ma anche <strong>per</strong>ché la programmatica scomposizione dei luoghi comuni<br />

del mondo adulto che Gian Burrasca mette in o<strong>per</strong>a in realtà possiede poco il sapore dell’ infanzia<br />

e molto quello dello scrittore .<br />

Ciò vuol dire che la carica umoristica del Giornalino di Gian Burrasca sta soprattutto<br />

nell'es<strong>per</strong>ienza di un autore che arriva alla stesura del suo capolavoro dopo anni di impegno<br />

giornalistico sul versante della satira politica e dell'arte del «pupazzetto» alla Gandolin.<br />

Come un Rodari di primo Novecento Vamba mette in evidenza che linguaggio degli adulti e<br />

linguaggio del<strong>l'infanzia</strong> appartengono a sfere diverse e fra i due quello meno sincero appartiene agli<br />

adulti. Il Giornalino di Gian Burrasca da questo punto di vista è testo <strong>per</strong> l'educazione dei<br />

, fa ridere, ma non tranquillizza e non consola.<br />

3.11.3. <strong>La</strong> lingua di Gian Burrasca.<br />

Le cinquantacinque puntate del Giornalino di Gian Burrasca, sono cariche d’intenzionalità<br />

pedagogica verso i giovanissimi figli della borghesia italiana. Agli eredi della classe media dell'età<br />

giolittiana bisognava trasmettere i di un’Italia nazionalista, irredentista, interventista.<br />

Era, questo, l'obiettivo dell'esistenza e della diffusione del ; ad esso contribuirono<br />

scritti di molte firme prestigiose ma il progetto fu tenuto vivo e alimentato soprattutto dalle famose<br />

Pìstole d'Omero, di Ermenegildo Pistelli.<br />

Quando il Gian Burrasca uscì in volume, nel 1912, il messaggio ideologico risultò ancora più<br />

appoggiato e più esplicito.<br />

Per comunicare con i suoi giovani lettori Vamba adotta una lingua colloquiale che è il risultato di<br />

un impianto stilistico, sintattico lessicale riconducibile a quella che i linguisti indicano come varietà<br />

toscana degli italiani regionali.<br />

Direttore del settimanale e autore delle avventure del giovanissimo <strong>per</strong>sonaggio, è troppo avvertito<br />

promotore delle sue avventure <strong>per</strong> non prestare attenzione alle ragioni linguistiche connesse alla<br />

diffusione del giornalino. Resta da osservare poi che l'opzione stilistica contribuisce a salvaguardare<br />

Vamba dagli intimismi pedagogici ancora presenti, come eredità della cultura deamicisiana, in<br />

troppi scritti <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>.<br />

<strong>De</strong>tto ciò, può essere utile vedere da vicino alcuni degli elementi di colloquialità che evidenziano la<br />

lingua del Gian Burrasca. I caratteri più evidenti sono i seguenti:


a) <strong>La</strong> mimesi dell'oralità. Numerosi sono i passaggi della narrazione articolati secondo i parametri e<br />

i ritmi del parlato.<br />

b) Il discorso libero indiretto. Il fenomeno d’intreccio tra due punti di vista, quello del narratore e<br />

quello del <strong>per</strong>sonaggio, è disseminato <strong>per</strong> tutta l'estensione del libro.<br />

c) Il polivalente.<br />

3.12. Ermenegildo Pistelli: nei panni di Omero Redi<br />

Il frate scolopio Ermenegildo Pistelli (1862-1927), filologo, scrittore, educatore, quando scriveva<br />

<strong>per</strong> ragazzi, aveva bisogno di un alter ego capace di guardare e giudicare con gli occhi scapati di<br />

ragazzo e al tempo stesso di far tesoro della<br />

ricca es<strong>per</strong>ienza e della sanguigna visione del mondo del .<br />

Dal 1906 al 1911 sulle pagine del «Giornalino della Domenica» escono le Pìstole che Omero Redi,<br />

indirizza al direttore del <strong>per</strong>iodico, Vamba, <strong>per</strong> raccontare . Le Pìstole funzionano come un osservatorio delle vicende politiche, culturali,<br />

scolastiche, oltre che di costume. Accanto alle voci di autorevoli intellettuali gli interrventi del<br />

ragazzo <strong>per</strong> finta Omero Redi sul «Giornalino della Domenica», si guadagnano un proprio spazio<br />

specifico, e la sua voce non è intimidita dal confronto.<br />

Vestiti i panni dell'enfant terrible o Pistelli ironizza su questioni linguistiche,<br />

scolastiche e pedagogiche, politiche. Gli obiettivi preferiti sono soprattutto quelli politici.<br />

Toni meno violenti usa <strong>per</strong> qualsiasi altro motivo di polemica che non sia politico, anche <strong>per</strong> le<br />

questioni pedagogiche che più di frequente lo vedono non essere d’accordo con l'ufficialità<br />

ministeriale e accademica.<br />

<strong>La</strong> figura di Pistelli è segnata da contraddizioni, e al riguardo sono state espresse opinioni<br />

contrastanti.<br />

3.13. Collodi Nipote e <br />

Paolo Lorenzini (1876-1958), figlio di un fratello di Carlo Collodi, calca, firmandosi Collodi Nipote<br />

le scene della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> <strong>per</strong> moltissimi anni come autore di testi narrativi e<br />

continuatore del Pinocchio dello zio, scrittore <strong>per</strong> la radio e il cinema, traduttore, direttore di<br />

<strong>per</strong>iodici <strong>per</strong> ragazzi. Il successo pieno, comunque, non gli sorride mai anche se come scrittore sa<br />

far tesoro delle sue es<strong>per</strong>ienze lavorative al punto che i tre anni passati in Argentina gli servono <strong>per</strong><br />

la pubblicazione di tre romanzi di discreta fattura: Le avventure di Chifellino, Il testamento di<br />

Berlingaccio, Chitarrino e Tirindello.<br />

L'unico testo che pare offrire più spunti a livello critico è Sussi e Biribissi, in cui non mancano quel


tratto toscano e quell'ironia tipici del Collodi maggiore.<br />

Sussi e Biribissi è un piccolo capolavoro: due ragazzi, Sussi e Biribissi molto diversi nel fisico, ma<br />

legati da grande amicizia, vogliono imitare i protagonisti del verniano Viaggio al centro della Terra<br />

e affrontano un’assurda discesa negli inferi delle fogne di Firenze: il mondo sotterraneo riserva loro<br />

numerose sorprese, e dopo varie <strong>per</strong>ipezie Sussi e Biribissi torneranno in su<strong>per</strong>ficie.<br />

Nel libro giocano un ruolo di rilievo anche gli animali.<br />

Bisogna tuttavia osservare che le vicende di Sussi e Biribissi sono un ricalco della trama del Don<br />

Chisciotte della Mancia di Cervantes non solo <strong>per</strong> la dinamica degli avvenimenti, ma anche <strong>per</strong> il<br />

motivo generatore della storia.<br />

Gli elementi comuni ai due libri sono molteplici. Prima di tutto i <strong>per</strong>sonaggi, tre in entrambi i casi<br />

(due umani e un animale), altro elemento comune, la finalità del viaggio intrapreso, un itinerario<br />

intenso, una meta soltanto immaginata e nei fatti mai raggiunta, che occupa totalmente pensieri e<br />

azioni dei protagonisti.<br />

Quello che conferma l'ipotesi del ricalco è la comune idea generativa delle due storie.<br />

Collodi Nipote sembra aver avuto un vero culto <strong>per</strong> il capolavoro di Cervantes, fino a costruire nel<br />

suo racconto Il cavalier Pellicola la . Il romanzo<br />

vive autonomamente grazie ad un sapiente dosaggio di situazioni grottesche e di allusioni a un<br />

immaginario popolare costruito proprio su quelle fantasie narrative che Collodi Nipote sembrava<br />

temere. <strong>La</strong> sua lingua è farcita di toscanismi, il tono narrativo concitato, scomposto, denso di effetti<br />

comici inattesi.<br />

3.14. Altri autori<br />

Tomaso Catani e Alberto Cioci sono due autori contemporanei, che conservano un ruolo di<br />

testimonianza attraverso due cicli narrativi, che ebbero successo, la <strong>per</strong><br />

Catani e la trilogia dedicata alla continuazione di Pinocchio <strong>per</strong> Cioci.<br />

Tomaso Catani (1858- l 925), docente di Storia naturale alle Scuole Pie fiorentine e autore di<br />

numerosissime pubblicazioni, dalla storia U go e Beppino a quella del Cavalier Mirtillo, dal<br />

romanzo umoristico Rosellino sulla Luna, a quello di carattere storico-religioso Il <strong>per</strong>golato delle<br />

rose, nelle sue pagine sembra abbandonare i <strong>per</strong>corsi segnati da una doppia tradizione, quella che<br />

approfitta del racconto <strong>per</strong> trasmettere dati e nozioni scientifiche e quella esopianA che veste gli<br />

uomini con costumi animali.<br />

Catani è interessato a recu<strong>per</strong>are da profondo dell'immaginario collettivo le suggestioni favolose,<br />

mostruose, esotiche degli antichi bestiari e le oscure presenze della favolistica popolare.


Non è un caso, che due dei più attenti lettori della produzione <strong>per</strong> bambini nell'Italia postunitaria,<br />

Luigi Santucci e Antonio Faeti, assegnino a Catani un posto di rilievo; secondo Santucci, infatti, lo<br />

scrittore miscela sapientemente reale e fantastico, non puntando su ammaestramenti ma sulla<br />

fantasia. Antonio Faeti dedica all’autore pagine che mostrano non solo l'efficacia del sodalizio<br />

Catani-Chiostri, ma indicano anche un preciso itinerario di lettura <strong>per</strong> tutti quegli altri autori <strong>per</strong>ché<br />

fuori dagli schemi pedagogici.<br />

Alberto Cioci (1867-1925), noto soprattutto come continuatore di Collodi in una trilogia che ha<br />

avuto vasta notorietà è l'esempio di come un autore <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> possa rielaborare motivi e<br />

<strong>per</strong>sonaggi noti senza scadere nel convenzionale e contribuisce positivamente a un'educazione<br />

del gusto.<br />

L'elemento magico risulta poco presente nella trilogia. L'ironia di Cioci tocca convenzioni<br />

sociali, conformismi, ipocrisie, la Toscana granducale e agricola che tanto peso ha avuto nella<br />

storia dell'educazione nazionale e nella stessa evoluzione della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> l’infanzia<br />

costituisce un punto di partenza anche <strong>per</strong> il lavoro di Cioci.<br />

I primi anni del secolo sono fecondi di buone sorprese anche <strong>per</strong>ché conoscono la presenza di autori<br />

attivi in altri campi, ma che si cimentano nella scrittura <strong>per</strong> bambini con pochi testi.<br />

Il caso forse più significativo è quello di Luigi Barzini (18741947), giornalista di fama mondiale,<br />

inviato speciale del , presente sui luoghi di molti conflitti<br />

E proprio il gusto della modernità di Barzini, unito a una magica atmosfera orientale, gioca un ruolo<br />

determinante nel suo unico, validissimo libro <strong>per</strong> bambini Le avventure di Fiammiferino (1906),<br />

ambientato durante il conflitto russo-giapponese.<br />

Anche Tomaso Monicelli (1883-1946) appartiene alla schiera di giornalisti che si sono dati alla<br />

scrittura <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>.<br />

Mentre Collodi, Vamba e Rodari hanno dedicato all'invenzione di storie infantili un impegno<br />

specifico che li ha portati a innovare rispetto al passato e a creare figure immortali Barzini e<br />

Monicelli sono stati stimolati piuttosto dalla curiosità di provare a cimentarsi con modalità di scrittura<br />

lontane da quelle abituali.<br />

I manuali di <strong>letteratura</strong> giovanile ignorano la figura e l'o<strong>per</strong>a di Monicelli. Eppure egli ha nel<br />

campo della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> ragazzi un ruolo non irrilevante sia come scrittore che come editore.<br />

Fra gli autori attivi in altri campi, ma non lontani dalla produzione <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>, dobbiamo<br />

ricordare anche Renato Simoni (1875-1952), commediografo, critico teatrale di ambiente milanese,<br />

talento agile, eclettico e discorsivo, che nel 1913 sul , in anonimato, dà vita<br />

in ottonari illustrati da Antonio Rubino al Collegio <strong>La</strong> <strong>De</strong>lizia.<br />

Simoni e Rubino inventano uno dei tanti mondi alla rovescia cari a una <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>


anticonvenzionale e scarsamente propensa al moralismo; nell'universo capovolto del collegio il<br />

lettore può trovare, infatti, tutti quegli elementi di dissacrazione e stravaganza che se da un lato<br />

costituiscono la cifra stilistica dello stesso Rubino, dall'altro confermano l'esistenza in Italia di una<br />

linea minoritaria attenta a correggere con umorismo e ironia le conclusioni forzate e il moralismo<br />

dei messaggi destinati al<strong>l'infanzia</strong>.<br />

Fra gli scrittori solo occasionalmente prestati alla scrittura <strong>per</strong> bambini è opportuno inserire un<br />

ultimo nome, quello di Renato Fucini (1843-1921), noto come poeta in gergo pisano (con lo<br />

pseudonimo di Neri Tanfucio) e come osservatore e bozzettista del mondo toscano.<br />

Non confinate nello spazio ristretto della scrittura al femminile risultano alcune protagoniste<br />

dell'editoria <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> nate come scrittrici nel <strong>per</strong>iodo considerato, ma attive con buoni risultati<br />

anche successivamente, ci riferiamo a Camilla <strong>De</strong>l Soldato (1862-1940), Paola Lombroso Carrara<br />

(1871-1954) e Maria Pezzé Pascoolato (1869-1933).<br />

<strong>La</strong> prima, figlia dell'intellettuale Ulisse Poggi, inizia assai tardi l’attività di scrittrice <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>,<br />

ma arriva comunque a pubblicare molti volumi di prosa e di versi.<br />

Paola Lombroso, figlia di Cesare è meglio nota come , è attiva nel campo<br />

dell'educazione e dell'assistenza, collabora al e porta nei suoi testi più<br />

noti, dalle Fiabe di zia Mariù a Storia di una bambina e di una bambola, un sostanziale senso<br />

pratico, libero da sentimentalismi e implicazioni spiritualistiche.<br />

Maria Pezzé Pascolato, infine, è presente nella storia della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> soprattutto<br />

come traduttrice di classici, è una scrittrice che non manca di umorismo ed ironia.<br />

4. Giornali <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong><br />

4.1. Il «Corriere dei Piccoli»<br />

A Natale del 1908 entra nelle famiglie della buona borghesia italiana il primo numero del<br />

; geniale appare da subito l'impostazione grafica.<br />

Fin dall'inizio il è un concentrato di novità <strong>per</strong>ché se l'aspetto certo più<br />

appariscente è la pagina di a<strong>per</strong>tura, non vanno trascurati i contenuti interni, le scelte dei<br />

collaboratori, l'attenzione alla produzione straniera.<br />

Sulle sue pagine si parla di scienza e narrativa, attualità e poesia in una sapiente combinazione.<br />

4.2. <br />

(), diretto da Luisa<br />

Sclaverano, nasce a Torino all'inizio del ‘900, ci troviamo davanti a una rivista sostanzialmente<br />

povera anche dal punto di vista grafico-editoriale e, se si prescinde dalla co<strong>per</strong>tina a colori con


illustrazione centrale ogni volta affidata a disegnatori diversi, non si ritrova all'interno delle pagine<br />

di ogni fascicolo che una scansione piuttosto precisa degli argomenti.<br />

A differenza di quanto succede <strong>per</strong> e <strong>per</strong> il , interlocutori privilegiati del <strong>per</strong>iodico sono le famiglie, le scuole, gl'istituti <strong>per</strong><br />

l'educazione giovanile. Questa di rivolgersi al<strong>l'infanzia</strong> con l'occhio attento agliadulti è una delle<br />

costanti di tanta produzione <strong>per</strong> bambini, ma quando viene legata a un <strong>per</strong>iodico inevitabilmente<br />

finisce <strong>per</strong> condizione tutta la storia.<br />

4.3. <br />

nasce nel 1906, quando l'editore fiorentino Bemporad incarica<br />

Luigi Bertelli (Vamba) di progettare un nuovo <strong>per</strong>iodico <strong>per</strong> ragazzi.<br />

È diretto da Bertelli fino al 1911; nel 1918, dopo la conclusione della guerra, riprende le<br />

pubblicazioni <strong>per</strong> due anni ancora, fino alla morte di Vamba (1920). Dal 1921 al 1924 viene<br />

stampato a Milano, con <strong>per</strong>iodicità quindicinale, sotto la direzione di Giuseppe Fanciulli. Nel<br />

1926 la testata è acquisita da Mondadori che ne fa un settimanale illustrato di viaggi, avventure,<br />

scienza, varietà, attualità e sport. Cessa le pubblicazioni nel 1927.<br />

Le co<strong>per</strong>tine rappresentano un punto di forza del suo successo Disegnate da illustratori di grande<br />

prestigio come Ezio Anichini, Filiberto Scarpelli, Ugo Finozzi, Antonio Rubino, Umberto<br />

Brunelleschi, e le illustrazioni sono ridotte all'indispensabile. Un’eleganza grafica governa la<br />

messa in pagina degli articoli, spesso accompagnati da fotografie o disegni come esclusivi<br />

supporti visivi di ciò che si legge. Il linguaggio, tranne alcuni casi in genere si conforma ad uno<br />

stile semplice e diretto.<br />

Fra le iniziative che vedono riunito il del giornalino la più importante è che, secondo un'antica tradizione toscana, ogni anno si svolge il giovedì dell'<br />

Ascensione. <strong>La</strong> genialità di Vamba sta nell'aver colto il naturale bisogno che ragazze e ragazzi<br />

avvertono di sentirsi parte di un qualche organismo collettivo caratterizzato da una forte identità, e<br />

di aver fatto del una sorta di organo ufficiale della .<br />

Dobbiamo <strong>per</strong>ò distinguere la prima serie del dalle serie pubblicate dopo la<br />

conclusione della guerra. Fin dai primi numeri il si nutre d’idee nazionaliste e<br />

irredentiste nelle quali si coinvolgono i lettori d'ogni parte. Ma queste manifestazioni non<br />

raggiungono mai un aspetto di sincero patriottismo.<br />

A partire invece dal dopoguerra e soprattutto dalla serie diretta da Giuseppe Fanciulli, le pagine del<br />

hanno un carattere più ideologico e l'iniziale nazionalismo assume natura<br />

irrazionale e violenta.


1. Introduzione<br />

V<br />

Guerra e dopoguerra (1915-1922)<br />

Grazie ai giornali di trincea nella guerra 1915-18 Mario Isnenghi ha potuto mettere in luce questioni<br />

importanti <strong>per</strong> lo sviluppo della nostra storia nazionale, dalla funzione degli intellettuali come<br />

organizzatori del consenso all'insistenza su quei temi che sono presenti anche nella produzione <strong>per</strong><br />

<strong>l'infanzia</strong>. Per parlare alle classi subalterne e convincerle che il conflitto sembrava necessario,<br />

infatti, giocare su sentimenti elementari, idealizzati, emotivamente coinvolgenti e risultava ovvio,<br />

<strong>per</strong>tanto, il ricorso a un linguaggio bamboleggiante, a toni infantili, degni più di deamicisiani<br />

maestri di scuola che di seriosi professori di liceo.<br />

2. <strong>La</strong> lettura a scuola<br />

2.1.Lingua e dialetti<br />

Negli anni intorno alla guerra, le cifre della presenza di analfabeti nel paese si riducono; la<br />

scolarizzazione ottiene un qualche risultato; l'editoria passa da un'organizzazione di tipo artigianale<br />

alla dimensione industriale. Il paese, in parte, intraprende la strada di una moderna<br />

industrializzazione. Restano tuttavia ampi i margini di analfabetismo. L'Italia è lontana dai livelli<br />

culturali raggiunti da altri paesi europei.<br />

Ancora nel 1911 quasi quattro italiani su dieci sono del tutto estranei alla conoscenza e all'uso della<br />

lingua nazionale, e nella metà dell'Italia, cioè tutta la parte meridionale il tasso di analfabetismo<br />

su<strong>per</strong>a il 50%. Preoccupante è il grande divario tra nord e sud, tra un'Italia avviata a traguardi di<br />

civiltà industriale e un'Italia ancora ferma, in alcuni settori della vita pubblica e privata, a strutture<br />

addirittura medievali.<br />

Sul versante più vicino alla scuola e all'insegnamento linguistico, il secondo decennio del secolo fa<br />

registrare un fenomeno di apprezzamento dei dialetti non più considerato «malerba» da estirpare,<br />

ma prezioso strumento di crescita culturale.<br />

Negli anni di guerra e dopoguerra la scuola italiana resta in una posizione di stallo. È diffusa nella<br />

classe dirigente la consapevolezza che siano necessari interventi di riforma e che i programmi<br />

della scuola elementare del 1905 siano inadeguati ai tempi, ma l'impegno di tutte le forze del<br />

conflitto mondiale sposta l'attenzione politica verso più urgenti problemi e rinvia ogni<br />

provvedimento in fatto d’istruzione. L'affermazione della filosofia idealistica aveva travolto agli<br />

inizi del secolo ogni residuo positivistico, ma l'adeguamento della scuola al nuovo clima culturale


tarda a prendere corpo.<br />

2.2.I libri scolastici<br />

Nel 1922 un libro di lettura <strong>per</strong> la quinta elementare, Ascendere, di Angelo e Enrica Josia, propone<br />

ai bambini un testo di Maria Bartolini in cui si affermano idee avanzate e progressive.<br />

Di fronte allo scritto della Bartolini ci si chiede se non debba essere considerato come un’eccezione<br />

nella <strong>letteratura</strong> scolastica <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>, tradizionalmente situata nei limiti di un autoritario e ferreo<br />

pedagogismo. In base ad una cognizione dei libri scolastici prodotti nel secondo decennio del<br />

Novecento si evince che non pochi autori hanno nei confronti dell’infanzia un atteggiamento di<br />

grande libertà e totalmente differente rispetto agli autori di appena un decennio prima, che<br />

concepivano bambini e bambine adulti in miniatura ai quali dare storie esemplari.<br />

Alle idee progressive si accompagna un’immagine nuova del bambino e del suo mondo esistenziale<br />

fatta di gioiosa vitalità e allegra o<strong>per</strong>osità.<br />

Nel secondo decennio del Novecento si apre una stagione felicemente a<strong>per</strong>ta al<strong>l'infanzia</strong>, ma si<br />

tratta di un fenomeno che ha vita brevissima. Dietro l'angolo della storia si nasconde il progetto<br />

educativo e politico di una subordinazione di bambini e bambine all'idea di Stato autoritario e del<br />

loro inquadramento negli schemi dell'addestramento premilitare. E saranno Figli/Figlie della lupa e<br />

Balilla e Piccole italiane.<br />

3. Gli autori e le o<strong>per</strong>e<br />

3.1. <strong>La</strong>ura Orvieto e <br />

L'attività letteraria di <strong>La</strong>ura Cantoni Orvieto (1876-1953) si svolge a stretto contatto con gli<br />

ambienti della migliore intelligenza fiorentina dei primi decenni del Novecento. Moglie del poeta<br />

Angiolo Orvieto, è tra i protagonisti del clima di grande fervore intellettuale che a Firenze fiorisce<br />

grazie alle attività organizzative della famiglia Orvieto. Nucleo della nuova cultura che si proclama<br />

antipositivistica, antiscientista, antiaccademica, è la rivista , fondata nel 1896 dai<br />

fratelli Orvieto, e destinata a vivere fino agli anni Trenta. Il programma del <strong>per</strong>iodico, al quale<br />

collaborano tra gli altri D'Annunzio, Pascoli, Angelo Conti, Ugo Ojetti, <strong>De</strong> Amicis, è di ampio<br />

respiro, infatti, agli interessi letterari si affiancavano quelli artistici e musicali, con una intenzione<br />

non solo informativa ma anche fortemente critica, quindi con una volontà di incidere sul costume<br />

culturale.<br />

Al <strong>La</strong>ura Orvieto collabora tra l'altro, curando con lo pseudonimo di Mrs. El la<br />

rubrica Marginalia, tuttavia, i suoi interessi e la sua sensibilità sono rivolti prevalentemente alla<br />

narrativa <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>.


Esordisce nella scrittura <strong>per</strong> ragazzi nel 1909 con un libro di storie dedicate ai figli (Leo e Lia.<br />

Storia di due bimbi italiani con una governante inglese). Due anni dopo scrive l'o<strong>per</strong>a sua di<br />

maggior successo, Storie della storia del mondo, in cui una mamma racconta ai suoi due bambini i<br />

miti greci che fanno da contorno alla guerra di Troia. <strong>La</strong> materia del libro è il frutto di una<br />

intelligente rielaborazione.<br />

Nel 1914 Orvieto pubblica una raccolta di favole (Principesse, bambini e bestie) e nel 1920<br />

pubblica il suo libro forse più commosso, la biografia della <br />

Florence Nightingale (Solo la tua serva e tu sei il mio signore), nata a Firenze nel 1820.<br />

Nel 1925, in occasione del decennale dell'entrata in guerra, pubblica Beppe racconta la guerra,<br />

cronaca romanzata del conflitto dal 1915 al 1918.<br />

Dall'autunno del '38 le leggi razziali emanate dal fascismo obbligano la scrittrice a un doloroso e<br />

forzato silenzio. I suoi libri vengono tolti dalla circolazione. Nell'immediato dopoguerra, caduta la<br />

dittatura fascista, ritroviamo <strong>La</strong>ura Orvieto direttrice, dal 1945 al 1947, del giornalino .<br />

Beppe racconta la guerra è senza dubbio il libro di maggiore impegno della Orvieto, nel senso che<br />

è costruito secondo un copione narrativo di particolare efficacia. Una struttura a cornice in cui si dà<br />

un <strong>per</strong>sonaggio-affabulatore, consente qui di presentare tre diversi intrecci, uno centrale di natura<br />

rievocativa e due complementari.<br />

3.2. Salvator Gotta e <br />

<strong>La</strong> fama di Salvator Gotta (1888-1980), autore di una sessantina di romanzi è legata a un libro, Il<br />

piccolo alpino, che all'uscita ottiene un grande successo e resta fra i best seller <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> fino<br />

agli anni Cinquanta.<br />

Il libro narra la storia del ragazzo Giacomino Rasi, che durante un'escursione in montagna <strong>per</strong>de i<br />

genitori travolti con lui da una valanga e li crede morti; dopo diverse vicende, viene adottato come<br />

mascotte dagli Alpini, vive da eroico protagonista il primo conflitto mondiale.<br />

Il racconto non si ferma agli esiti vittoriosi del primo conflitto mondiale e infatti nell'Altra guerra<br />

del piccolo alpino, Giacomino Rasi vive da protagonista il caos del primo dopoguerra, entra nelle<br />

squadracce fasciste ed ha ripetuti scontri, sempre vittoriosi, con o<strong>per</strong>ai in scio<strong>per</strong>o, comunisti,<br />

anarchici. Il libro è una continua esaltazione della violenza.<br />

Anche in Soldatini d'ogni giorno, scritto in collaborazione con Olga Visentini, Gotta esalta il<br />

regime, ma forse <strong>per</strong> la presenza della scrittrice e <strong>per</strong> la maggiore distanza cronologica dal dopoguerra<br />

egli misura la sua violenza verbale.<br />

Negli anni Cinquanta Gotta o<strong>per</strong>a ancora una trasformazione all'interno della sua vocazione, e


trasferisce i suoi giovani <strong>per</strong>sonaggi in altre, epoche facendo loro vestire panni diversi.<br />

3.3. Sergio Tafano e <br />

C'è un aspetto nella produzione di Sto (Sergio Tofano, 1886-1973) che pare giustificarne<br />

l'appartenenza alla <strong>letteratura</strong> giovanile, parliamo di quel suo giocare su piani diversi non<br />

esclusivamente legati al mondo del<strong>l'infanzia</strong>, dalla pratica teatrale, cinematografica e televisiva<br />

come autore, attore e regista all'attività di illustratore disponibile a innumerevoli es<strong>per</strong>ienze.<br />

Davanti ad un intellettuale esuberante capace di sconvolgere l'ordine di ogni vicenda, di ribaltare<br />

valori consolidati, di far esplodere le contraddizioni del linguaggio sembra che gli autori di manuali<br />

di storia della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> rinuncino ad affrontare il così detto . È<br />

anche vero <strong>per</strong>ò, che la stessa biografia di Tofano rifiuta gli schemi dei manualisti caratteristici:<br />

figlio di un magistrato napoletano, segue a Roma corsi di recitazione, esordisce come illustratore<br />

<strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> sulla co<strong>per</strong>tina del di Vamba (1908) e nel' 17 inventa<br />

<strong>per</strong> il . <strong>La</strong> storia <strong>per</strong>sonale di Tofano si sviluppa così fra il palcoscenico e<br />

le pagine illustrate di libri e riviste.<br />

Nel Romanzo delle mie delusioni, uscito a puntate sul nel 1917 e ripreso in<br />

volume da Mondadori nel '25, il protagonista Benvenuto non può vantare un curriculum scolastico<br />

ammirevole e l'autore sembra prendere subito le distanze da quei modelli esemplari di studenti di<br />

cui la <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> non poteva farne a meno.<br />

Per parlare della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> della Grande Guerra è giusto partire dal Romanzo delle<br />

mie delusioni.<br />

Dal punto di vista della struttura il romanzo ha tutti gli aspetti del romanzo di formazione.<br />

In esso Sto anticipa alcune delle situazioni che avranno notevole sviluppo a livello teatrale.<br />

Il punto di partenza della scrittura letteraria di Tofano è individuato da Renato Simoni nella<br />

che porta a rappresentare una dimensione dove il fiabesco<br />

diventa umano e l'assurdo prende un’aria borghese e familiare.<br />

Una modalità particolare della <strong>letteratura</strong>-gioco di Tofano è la parodia, la contraffazione, il testo, in<br />

prosa o in versi, che in termini allegri fa il verso ad un altro testo. Non si direbbe, ma anche nel in<br />

questo scrittore trova riscontro questa modalità tradizionalmente connessa a scritti critico-satirici o<br />

addirittura sarcastici. Il fatto è che la dimensione parodistica di Sergio Tofano ha natura affabile e<br />

sobria, in cui è estraneo ogni elemento beffardo o derisorio. Tofano punta solamente a divertirsi.<br />

3.4. Altri autori<br />

Senza dubbio le o<strong>per</strong>e di Orvieto, Gotta e Tofano risultano le più rappresentative del <strong>per</strong>iodo


ellico; l'esame dei testi non può, <strong>per</strong>ò, prescindere da altri titoli, alcuni dei quali abbastanza<br />

sconosciuti o almeno poco frequentati dalla critica.<br />

Tra questi ricoriamo Térésah (Teresa UbertisGray, 1877-1964), autrice, durante il primo conflitto<br />

mondiale, dei volumi come Storia di una bambina bega, Soldati e marinai e <strong>La</strong> Ghirlandetta, nel<br />

secondo decennio del Novecento la scrittrice tentò con buon successo vari generi letterari, dalla<br />

poesia di tono crepuscolare al teatro e alla prosa narrativa, e offre le sue prove più <strong>per</strong>suasive nel<br />

campo della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>, creando il <strong>per</strong>sonaggio di Orsetta, protagonista dei Racconti<br />

di sorella Orsetta e Come Orsetta incontrò fortuna. In particolare, nel primo volume si osservano<br />

capacità di progetto e invenzione che si uniscono alla sapiente comprensione del mondo dell'<br />

infanzia in termini che sembrano preannunciare alla valorizzazione rodariana del linguaggio<br />

infantile.<br />

Significativi anche testi come L' omettino senza un quattrino e Ridibene e Quasibel, poi confluiti in<br />

unico volume mondadoriano.<br />

Interessante, infine, il fatto che quando Térésah abbandona la dimensione,dell’invenzione e fa<br />

prevalere quella dell'educazione o della propaganda, non riesce a mantenere neppure un pizzico<br />

del consueto brio.<br />

4. Giornali <strong>per</strong> l’infanzia<br />

4.1.<br />

Il quindicinale, poi settimanale, genovese è degno di attenzione sia <strong>per</strong>ché nasce<br />

in prossimità della guerra sia <strong>per</strong>ché nei primi tre anni di esistenza chiarisce fin dal titolo<br />


condizionare l'approccio della scuola e delle altre istituzioni educative al problema della lettura.<br />

4.2. , giornalino dei fanciulli del popolo<br />

Il settimanale è fondato nel 1921 e diretto da Giuseppe Invernizzi. Resta in vita poco<br />

più di due anni tra interruzioni e difficoltà di diffusione.<br />

si articola come la maggior parte dei giornalini <strong>per</strong> ragazzi, ma rispetto ad altre più<br />

curate testate, qui si rilevano due grossi limiti: l'adozione di un linguaggio spesso adultistico e<br />

predicatorio e una impaginazione scarsamente sorvegliata, con testi che si ammassano in modo<br />

poco ordinato e funzionale.<br />

Non mancano scritti interessanti, soprattutto quando si riprendono o<strong>per</strong>e di autori celebri.<br />

si presenta da subito come alternativo alla stampa giovanile più diffusa e come<br />

giornalino dei fanciulli del popolo, ma il successo s<strong>per</strong>ato non giunge mai forse <strong>per</strong>ché <strong>l'infanzia</strong>,<br />

preferisce letture di evasione e sorridenti, disimpegnate, piuttosto che appelli alla solidarietà, prose<br />

e versi edificanti, ammonimenti a un vivere e a un pensare sostanzialmente adultistici.<br />

Fin dal primo numero si richiama esplicitamente a <strong>De</strong> Amicis e al suo socialismo umanitario e si<br />

propone ai giovani lettori come modello da imitare il Garrone del Cuore deamicisiano.<br />

Gli scritti che appaiono su sono basati su moduli linguistici didascalici, quasi mai<br />

rinunciano al tono enfatico e moralistico.<br />

L’avventura di si conclude nel dicembre del 1923. Il tentativo di creare un modello di<br />

stampa giovanile fondata sui principi di solidarietà non trova spazio in un'Italia che ha già<br />

intrapreso la strada della negazione dei valori della democrazia. Gli assalti delle squadre fasciste<br />

alla sede del quotidiano socialista «Avanti!» travolgono anche il giornalino, che del resto ha già<br />

s<strong>per</strong>imentato fin dalla nascita quanto sia difficile conquistare una sufficiente quantità di consensi tra<br />

i giovanissimi lettori.


1. Introduzione<br />

VI<br />

Il ventennio fascista (1922-1943)<br />

1.1. Incidere sugli italiani<br />

<strong>La</strong> <strong>letteratura</strong> giovanile è il terreno migliore su cui è possibile misurare la capacità del fascismo di<br />

riuscire a acquisire consensi incidendo sui comportamenti mentali degli italiani. Nel campo della<br />

produzione editoriale, l'ambito specifico dei libri e dei <strong>per</strong>iodici destinati ai ragazzi e alle ragazze, si<br />

trova a essere più immediatamente soggetto a processi di strumentalizzazione da parte del potere<br />

costituito e ad essere favorito come canale di propaganda. E naturale che un regime totalitario<br />

voglia rappresentarsi in termini positivi soprattutto fra le più giovani generazioni, sfruttando le<br />

potenzialità delle istituzioni educative e il vario universo della produzione pubblicistica e letteraria<br />

destinata al<strong>l'infanzia</strong>.<br />

Il regime fascista condiziona fortemente la <strong>letteratura</strong> giovanile. All'impegno pedagogico sulle<br />

storie <strong>per</strong> bambini, si aggiunge nel ventennio di Mussolini quello dell'indottrinamento fascista. I<br />

libri <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> diventano strumento di penetrazione tra i giovani e i giovanissimi con il compito<br />

di alimentare, con storie di varia esemplarità, l'ideologia del regime, a partire dalla mitizzazione di<br />

Mussolini.<br />

Tutto considerato si può sostenere che i risultati della macchina del consenso non hanno risposto<br />

alle aspettative del regime. Nel campo della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> ragazzi, come in altri campi del sa<strong>per</strong>e,<br />

il fascismo è riuscito a creare una sorta di mentalità fatta di patriottismo acceso, di retorica<br />

solenne, di esaltazione di miti e riti guerreschi, ma non fino al punto da occupare totalmente e il<br />

mondo fantastico e immaginativo dei più giovani.<br />

Per quel che riguarda le definizioni culturali e pedagogiche della <strong>letteratura</strong> giovanile, è necessario<br />

distinguere due <strong>per</strong>iodi: prima e dopo la presa del potere totale, prima e dopo il '26.<br />

<strong>La</strong> prima fase è caratterizzata dalla dominanza della cultura idealista (Gentile, Lombardo Radice),<br />

la seconda fase appare come un procedere, complesso e faticoso, verso una cultura fascista che sul<br />

piano teorico non sarà mai raggiunta e formalizzata, e che, al contrario, sul piano degli interventi<br />

concreti farà sentire il duro peso di provvedimenti censori, dal divieto di leggere o<strong>per</strong>e di autori<br />

stranieri fino alla lista degli autori ebrei al fascismo.<br />

È soprattutto nell'area culturale che si sviluppa intorno alla scuola e ai suoi compiti educativi che è<br />

possibile oggi <strong>per</strong>cepire i tratti fondamentali del primo <strong>per</strong>iodo.<br />

Giuseppe Lombardo Radice, estensore dei programmi scolastici della riforma del 1923, ha modo di


iflettere sui libri destinati al<strong>l'infanzia</strong> sia quando fornisce ai maestri indicazioni sulle scelte delle<br />

letture da proporre ai bambini nella pratica didattica, sia quando va alla ricerca, sul piano della<br />

scrittura <strong>per</strong> giovani, di correlativi oggettivi delle sue idee pedagogiche ispirate alla filosofia<br />

idealistica.<br />

A partire dal 1926 prende il via la seconda fase, quel processo di fascistizzazione che attraverso<br />

tappe differenziate, tenderà a occupare tutti gli spazi del<strong>l'infanzia</strong> e a costruire intorno<br />

all'esistenza di bambine e bambini un rigido apparato di indottrinamento (con l'O<strong>per</strong>a Nazionale<br />

Balilla, con la Gioventù Italiana del Littorio, ecc.).<br />

I libri <strong>per</strong> ragazzi saranno sempre più rigorosamente sottoposti a controllo, alle O<strong>per</strong>e straniere<br />

tradotte in italiano sarà impedita la libera circolazione, sarà istituito <strong>per</strong> le scuole elementari il<br />

libro di testo unico di Stato, molti <strong>per</strong>iodici e fumetti, soprattutto americani, saranno messi fuori<br />

legge, si tenterà con di confezionare un organo ufficiale <strong>per</strong> ragazzi, alternativo<br />

agli altri più diffusi giornalini. Nel 1938 sarà istituita una Commissione <strong>per</strong> la Bonifica libraria e<br />

in un Convegno, a Bologna, si proverà a mettere a punto una strategia di controllo di tutta la<br />

produzione <strong>per</strong> ragazzi. Tuttavia, come si è già detto, le incongruenze culturali, le disattenzioni e<br />

distrazioni, le incapacità anche organizzative lasceranno spazio a pubblicazioni non assoggettate<br />

al regime; o<strong>per</strong>e che considerate nel loro insieme formano una zona franca, che se non è di<br />

esplicita opposizione al fascismo, sicuramente è affrancata in misura diversamente accentuata<br />

dagli obblighi di indottrinamento ideologico.<br />

1.2. Un Convegno bolognese: il bambino fascista<br />

Nel 1938 Mussolini istituisce la Commissione <strong>per</strong> la Bonifica libraria.<br />

Qualche mese dopo si svolge a Bologna, promosso dall'Ente Nazionale <strong>per</strong> le biblioteche popolari e<br />

scolastiche e dal Sindacato nazionale fascista autori e scrittori, un convegno sulla <strong>letteratura</strong><br />

infantile e giovanile che costituisce una decisa svolta nel controllo di un settore che rischia di<br />

sfuggire alla macchina organizzatrice del consenso che il regime va mettendo in piedi.<br />

Il convegno si articola su alcune idee di fondo:<br />

a) il bambino è concepito come (N. Padellaro e G. Giovanazzi);<br />

b) il libro <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> deve essere gioia serena, sostanziale nutrimento, fonte di fede religiosa e<br />

patriottica, di bontà e di forza, di ardimento e di tenacia, di spirito di sacrificio e di disciplina (G.<br />

Giovanazzi);<br />

c) la <strong>letteratura</strong> giovanile deve liberarsi dai libri stranieri, nocivi <strong>per</strong> la formazione delle nuove


1.2. <br />

Abbiamo accennato alla Commissione <strong>per</strong> la Bonifica libraria, istituita da Mussolini, che ha<br />

censurato in parte il settore della produzione di fumetti, giornalini, albi <strong>per</strong> ragazzi.<br />

Su un altro fronte editoriale, quello dei libri di autori ebrei, la Commissione può esrercitare<br />

liberamente i suoi interventi di . Anche le o<strong>per</strong>e destinate al<strong>l'infanzia</strong><br />

subiscono la sorte di esser messe all'indice.<br />

L'antisemitismo fascista, che estromette dalle scuole italiane gli alunni e gli insegnanti di razza<br />

ebraica, mette fuori legge anche i manuali scolastici e, in genere, i libri scritti da autori ebrei.<br />

Gli effetti della campagna di bonifica sono limitati. Le difficoltà di controllo di tutti i libri scritti da<br />

ebrei si rivelano insu<strong>per</strong>abili e non riescono a cogliere i risultati desiderati.<br />

1.4. Censura<br />

1.4.1. Sessanta milioni di fumetti censurati.<br />

A distanza di poco più di quattro anni dal Convegno Nazionale <strong>per</strong> la Letteratura Infantile e<br />

Giovanile, un lungo appunto di Fernando Mezzasoma, indirizzato al ministro dell'Educazione<br />

nazionale rende conto dei risultati raggiunti.<br />

Per la stampa <strong>per</strong>iodica si denunciano i rischi della quasi totale americanizzazione realizzata con<br />

l'importazione e la riproduzione delle tavole illustrative, l'impostazione delle storie su gesta<br />

delinquenziali, azioni violente, erotismo larvato o palese, la totale indifferenza ai problemi che la<br />

Nazione attraversa all’epoca, il basso livello artistico delle pubblicazioni.<br />

Per quanto riguarda i libri si mette sotto accusa la diffusione di o<strong>per</strong>e in contrasto con la fede dei<br />

fascisti e incompatibili con l’attuale situazione bellica, e l'invasione di traduzioni di o<strong>per</strong>e<br />

irriguardose <strong>per</strong> l'Italia.<br />

L'appunto informa poi sui risultati ottenuti dopo un anno di azione ministeriale tesa alla<br />

dell' editoria <strong>per</strong> ragazzi.<br />

Insieme ad una fase di repressione ed eliminazione di tutto quello che in circolazione è ancora<br />

malvisto dal regime, si è mirato alla italianizzazione integrale della stampa <strong>per</strong>iodica <strong>per</strong> ragazzi.<br />

1.4.2. Topolino censurato.<br />

Una conferma particolare all'appunto Mezzasoma, è l'episodio significativo che vede l'editore<br />

Mondadori in difesa delle storie dei <strong>per</strong>sonaggi di Walt Disney.<br />

Già nel marzo 1941 un intervento ministeriale, coerentemente con la politica a favore di fumetti<br />

, dispone la soppressione del settimanale .<br />

L'ordine non può certo essere accettato in modo leggero, <strong>per</strong>ché significherebbe dover abolire una


delle principali fonti di profitto della casa editrice. Per questo c'è da parte di Mondadori il tentativo<br />

di difesa che fa leva sulla loro qualità.<br />

Si sostiene che Walt Disney ha compiuto o<strong>per</strong>e di tale importanza etica, estetica ed artistica, che<br />

può considerarsi già come un autentico autore classico, degno di essere accolto senza formalità di<br />

passaporto in tutti i Paesi del mondo. È un favolista, un poeta delicatissimo ed un pittore di grande<br />

gusto, che fa l'umorismo senza fare la satira e che ha conquistato il mondo dei piccoli, e non solo,<br />

con le sue vicende a fondo lieto e pieno di ottimismo. Walt Disney, come Esopo, Fedro, <strong>La</strong><br />

Fontaine, Gozzi, Collodi, <strong>De</strong> Amicis è stato tradotto in tutte le lingue: non è un americano bensì un<br />

grande artista degno di essere conosciuto e ammirato ovunque.<br />

In base a ciò si chiede di poter pubblicare i materiali già acquisiti fino alla fine dell'anno. Al tempo<br />

stesso Mondadori non lascia cadere i rapporti con la produzione Disney e anzi firma un accordo <strong>per</strong><br />

la cessione dei diritti <strong>per</strong> l'Italia dei libri ricavati dai cartoni animati disneyani.<br />

Il risultato massimo ottenuto è la proroga delle pubblicazioni soltanto <strong>per</strong> qualche settimana.<br />

1.4.3. Il <strong>De</strong>scalzo: .<br />

Altra vicenda esemplare di censura è quella del romanzo <strong>per</strong> ragazzi di Giovanni <strong>De</strong>scalzo (1902-<br />

1951), Allungo corso che racconta la storia di Giorgio, adolescente italiano, orfano di entrambi i<br />

genitori, garzone di osteria in Australia. Il ragazzo si imbarca su un tre alberi <strong>per</strong> tornare in Italia dal<br />

nonno materno che aveva rotto i rapporti con la figlia e arriva, dopo molte avventure, maturo, pieno<br />

di buon senso e di denaro.<br />

Il libro viene censurato dal fascismo.<br />

2. <strong>La</strong> lettura a scuola<br />

2.1. Lingua e dialetti<br />

<strong>La</strong> riforma Gentile del 1923 porta a cinque anni la durata della scuola elementare e pone a<br />

fondamento e coronamento dell'istruzione elementare l'insegnamento della religione cattolica.<br />

In coerenza con i principi della filosofia idealistica, i programmi della scuola elementare, redatti da<br />

Giuseppe Lombardo Radice, hanno come punto di partenza dei processi di insegnamentoapprendimento<br />

la spontanea soggettività del fanciullo, spingono il maestro a curare in lui la schietta<br />

poesia, la ricerca del vero, l'indagare dello spirito popolare, e indicano come fonti della conoscenza<br />

la tradizione popolare e la grande <strong>letteratura</strong>.<br />

È evidente che nulla risulta di più estraneo alla mentalità del fascismo che questo.<br />

I programmi prestano grande attenzione all'educazione linguistica, in cui si da al dialetto.<br />

In quegli anni, <strong>per</strong> di facilitare il compito degli insegnanti alle prese con dialetti locali che


magari neppure conoscono e di fornire idee e materiali utili alloro lavoro, vengono pubblicati<br />

volumetti di cultura regionale.<br />

Un'altra tappa importante del processo di fascistizzazione si ha con l'abolizione della libertà di<br />

scelta dei testi scolastici e istituzione <strong>per</strong> le elementari del libro unico di Stato.<br />

<strong>La</strong> conclusione del progetto che mira ad assoggettare il sistema educativo di base ai valori del<br />

regime si ha con i programmi del 1934, che in apparenza vengono proposti come continuità con i<br />

programmi precedenti, ma di fatto disegnano una dimensione educativa del tutto opposta,.<br />

Questi infatti impongono il principio di una formazione concepita soltanto in funzione della e la partecipazione consapevole alle celebrazioni più suggestive della Nazione.<br />

Per la parte relativa all'insegnamento linguistico, si ritorna alle vecchie posizioni di totale disprezzo<br />

delle culture locali, viene cancellato ogni riferimento al dialetto come oggetto di studio e si esalta<br />

una presunta unità e integrazione linguistica.<br />

A partire dalla fine degli anni Venti il regime impone il silenzio sul drammatico tema<br />

dell'analfabetismo, vengono emanate alla stampa direttive che obbligano a mettere al bando ogni<br />

forma dialettale, la gran parte degli editori fa fronte unico con il regime <strong>per</strong> la diffusione di libri di<br />

esclusivo indottrinamento fascista.<br />

2.2. I libri scolastici<br />

Prima che il fascismo imponga, nel 1929, il testo unico di Stato, i libri scolastici sono stati oggetto<br />

di attenti controlli, ma non fino al punto da non avere margini che si sottraggono alle imposizioni<br />

del regime.<br />

Le ragioni che spiegano questa sorta di zona franca nell'editoria scolastica sono diverse, e sono<br />

legate a tre cause: una certa iniziale resistenza degli editori all'indottrinamento del<strong>l'infanzia</strong> che il<br />

fascismo pretende, la presenza nelle Commissioni d’intellettuali di formazione idealistica che mal<br />

digeriscono il fatto che la scuola sia sottomessa all’ideologia fascista, e probabilmente una qualche<br />

disattenzione della rete di controllo.<br />

Tuttavia il l novembre 1928 il Consiglio dei ministri approva l' istituzione del testo unico di Stato.<br />

Qual è <strong>per</strong>ò la qualità dei libri <strong>per</strong> le elementari?<br />

Se si potesse prescindere dai contenuti, si dovrebbero apprezzare di quei volumi la notevole<br />

organicità, la piena coerenza del progetto di acculturazione, soprattutto la qualità delle soluzioni<br />

grafiche (carattere di stampa, illustrazioni, impaginazione, ecc.) niente affatto improvvisate o<br />

banali.<br />

Ma, appena si guarda ai contenuti e si considera l'uso che di quelle pagine si fa nella quotidiana<br />

pratica scolastica, appare il carattere falso e grottesco della retorica fascista.


Si impone l'esaltazione del nazionalismo razzista e il disprezzo <strong>per</strong> gli ebrei.<br />

3. Gli autori e le o<strong>per</strong>e<br />

3.1.Giuseppe Fanciulli: una vocazione nazionalista<br />

Giuseppe Fanciulli (1881-1951) ha lasciato profonda testimonianza di se non solo nella sua vasta<br />

o<strong>per</strong>a, ma anche in quelle carte private che costituiscono il presso<br />

la Sezione di <strong>letteratura</strong> giovanile della Biblioteca di documentazione pedagogica di Firenze e che<br />

sono state parzialmente studiate e rese note da Mario Pucci.<br />

Fanciulli esordisce nel 1906 sul , di cui diviene redattore.<br />

È direttore di altri <strong>per</strong>iodici fra cui (1946-48), poi fuso con ; cura biografie, pubblica studi e note di psicologia, compila corsi di<br />

letture educative, traduce e riduce numerosi classici, e si occupa attivamente di teatro infantile e<br />

fonda nel '19 il proponendo in giro <strong>per</strong> l'Italia una maschera, Takiù (Il<br />

teatro di Takiù e Le memorie di Takiù).<br />

<strong>La</strong> sua vastissima produzione comprende romanzi, novelle, racconti lunghi ed offre uno spaccato<br />

davvero significativo di un'Italia non più bambina, ma ancora in fase di crescita.<br />

L'omino turchino, tradotto anche all'estero, dimostra la straordinaria capacità dello scrittore di<br />

manipolare un materiale fiabesco ricco di suggestioni remote.<br />

Interessanti sono poi anche le leggende, i dialoghi e le poesie del Libro di Natale in cui vuole<br />

ribadire l'idea del Natale come dono d'amore e di conseguenza, e <strong>per</strong> questo gioca intromettendo<br />

elementi quotidiani nel contesto letterario dei suoi versi.<br />

L'elemento propagandistico e l'esaltazione retorica dell'eroismo italiano hanno invece, un ruolo<br />

determinante nelle di Dalla Nievole a Bargal. Avventure di un ragazzo nella<br />

Somalia italiana.<br />

Nel romanzo <strong>per</strong> ragazzi Cuore del Novecento Fanciulli si fa prendere la mano dalla piena<br />

adulazione verso il duce e il regime fascista.<br />

C’è infine da dire che la sua vocazione nazionalistica parte da lontano, ha origini parzialmente<br />

estranee al <strong>per</strong>iodo del regime.<br />

3.2. Antonio Gramsci: la fiaba dal carcere<br />

Antonio Gramsci (1891-1937) trova posto nelle <strong>letteratura</strong> giovanile <strong>per</strong> certe sue traduzioni di<br />

fiabe dei fratelli Grimm e <strong>per</strong> quel gruppo di lettere, scritte dal carcere ai familiari, nelle quali sono<br />

contenuti, in chiave educativa, apologhi, raccontini, favole.


Si pone qui una questione preliminare e cioè se sia necessario collocare Gramsci nel <strong>per</strong>iodo in cui<br />

scrisse o in quello in cui i suoi scritti sono stati pubblicati? Non c’è dubbio che occorra collegare<br />

gli scritti al contesto storico e culturale nel quale sono stati prodotti<br />

Nei Quaderni del carcere sono presenti cenni e riferimenti alla <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> che<br />

mostrano con quanta considerazione Gramsci fosse attento ai compiti educativi e politici delle<br />

pubblicazioni destinate ai giovanissimi.<br />

Per quanto riguarda le fiabe, alla loro traduzione Gramsci si applica nel carcere di Turi come<br />

esercizio diretto a <strong>per</strong>fezionare la sua conoscenza del tedesco, ma anche con l'intento di farne dono<br />

ai nipoti.<br />

Quando viene a conoscenza del divieto della direzione del carcere di spedire manoscritti diversi da<br />

lettere, interrompe la trascrizione.<br />

Traduce, dell’o<strong>per</strong>a dei Grimm, soltanto 24 fiabe, tra cui le più celebri, da Cenerentola e Rosa<br />

Spina ossia la Bella addormentata nel bosco a Cappuccetto rosso.<br />

Per la selezione dei testi impiega un criterio non di pura evasione ma di adesione ai principi<br />

educativi cui dedica molta attenzione. Sceglie, i testi che ritiene più adatti allo sviluppo delle<br />

capacità intellettive ed emotive del bambini.<br />

<strong>La</strong> collocazione storica delle lettere fa emergere il loro carattere di documento di cultura educativa<br />

e di creazione letteraria.<br />

3.3. Zona franca<br />

Perché ? <strong>La</strong> domanda appare giustificata dal fatto che vi è la tendenza del regime<br />

fascista come ogni dittatura a inglobare tutto. Quali sono allora i prodotti editoriali esonerati dal<br />

ciò?<br />

Occorre cercare all'interno di quella dimensione fantastica che fa parte del capitale di base<br />

dell'umanità e senza la quale questa non può reggere, ed è qui opportuno muovere in direzione di<br />

qualche singolo testo fiabesco, ma anche alle date di pubblicazione che nella maggior parte dei<br />

casi coincidono con i primi anni del fascismo, quando le direttive dall'alto non sono ancora così<br />

forti e precise.<br />

Poco importa allora che uno scrittore vivace e penetrante come Antonio Baldini (1889-1962) sia<br />

destinato ad assurgere nel '39 ai fasti del1' Accademia d'Italia; ciò che interessa nel nostro caso è<br />

la pubblicazione nel '23 della Strada delle meraviglie, raccolta di dieci fiabe popolari estrose e<br />

fantastiche. Baldini in a<strong>per</strong>tura di volume dichiara che i suoi testi sono nati dalla viva voce di una<br />

popolana toscana ed effettivamente gli spunti conosciuti sono moltissimi e mettono in gioco una<br />

molteplicità di <strong>per</strong>sonaggi, dalla gente comune a Gesù, ai santi e agli angeli. <strong>La</strong> dimensione


popolare, inoltre, emerge dalla secchezza del dettato, dalle cadenze, dallo stesso vocabolario<br />

toscano e dalle conclusioni che sfociano con linearità e precisione nella punizione dei malvagi<br />

Il dato che più colpisce in B. è che rinuncia aprioristicamente a una lettura impegnata, sa che il<br />

libro deve divertire i ragazzi, propende verso quegli spazi della lettura che sono anche spazi di<br />

libertà, di piacere, di gioco.<br />

Un altro caso interessante e particolare è quello di Annie Vivanti (1868-1942), figlia di un<br />

garibaldino e di Anna Lindau, scrittrice tedesca.<br />

Vivanti è nota nel mondo letterario dell'Italia umbertina soprattutto <strong>per</strong> l'affettuosa amicizia con<br />

Giosue Carducci, prefatore del suo primo libro di versi (Lyrica, 1890). Il matrimonio con il<br />

giornalista irlandese John Chartes la costringe a trasferirsi <strong>per</strong> diversi anni negli Stati Uniti e a<br />

restare inattiva sul piano letterario; solo dopo il 1910 torna alla ribalta con romanzie ricordi di<br />

gioventù (Zingaresca, 1919). Per ragazzi la V. pubblica nel '23 Sua Altezza!, rielaborato e<br />

ristampato da Mondadori nel '33 con il titolo Il viaggio incantato. Come scrive Antonio Faeti, nel<br />

libro .<br />

Il viaggio incantato è un testo singolare <strong>per</strong>ché all'orizzonte ristretto di una famiglia degli anni<br />

Venti, in cui la creatività dei bambini, è soffocata da convenzioni e divieti, presenta sapientemente<br />

il viaggio dentro un quadro appeso in salotto, la sco<strong>per</strong>ta cioè di un mondo altro, diverso, colorato e<br />

fantastico.<br />

In fine c’è da dire che Annie Vivanti riesce a trasferire benissimo il mondo fantastico di tante sue<br />

pagine di memorie nel suo unico testo <strong>per</strong> bambini e sicuramente la sua ammirazione <strong>per</strong> il<br />

cinematografo gioca un ruolo determinante nella costruzione dei dialoghi e nella definizione dei<br />

<strong>per</strong>sonaggi.<br />

Nonostante una lunghissima vita e una feconda bibliografia costituita da una quarantina di titoli fra<br />

romanzi e racconti <strong>per</strong> adulti e ragazzi, la torinese Carola Pros<strong>per</strong>i (1883-1981) resta <strong>per</strong> gran parte<br />

del pubblico l'autrice di un solo romanzo (Codaditopo) destinato ai bambini e ristampato fino a oggi<br />

da Giunti. Pros<strong>per</strong>i esordisce nei primi anni del Novecento sulla .<br />

A Pros<strong>per</strong>i non mancano le strutture del fiabesco, possiede una sorta di mappa completa dei luoghi<br />

del racconto fantastico e sa che occorre giocarli con sufficiente indifferenza. <strong>La</strong> scansione degli<br />

episodi del suo romanzo fiabesco segue un <strong>per</strong>corso lineare, forse prevedibile, comunque<br />

efficacissimo nella sua eleganza.<br />

Carola Pros<strong>per</strong>i non solo chiarisce come è fatta una fiaba, ma suggerisce anche i possibili itinerari<br />

del ripristino, scommettendo sulla polisemia della parola letteraria in un'epoca di im<strong>per</strong>ativi


categorici e giocando sulle peculiarità e sulle ambiguità del<strong>l'infanzia</strong>.<br />

Arpalice Cuman Pertile (1876-1958), insegnante di lettere italiane negli istituti magistrali ottiene<br />

notevole successo di pubblico soprattutto <strong>per</strong> la facilità delle sue rime, pubblica con importanti<br />

editori (Marzocco, Paravia, SEI) e non manca di sottolineare nella sua produzione la priorità <strong>per</strong> il<br />

mondo infantile della dimensione fantastica e la funzione equilibratrice della scuola.<br />

Il mondo della scrittrice quale emerge soprattutto dalla poesia, ricca di vezzeggiativi, è compatto.<br />

Dobbiamo infine, ricordare la storia intellettuale di Massimo Bontempelli (1878-1960), che<br />

attraversa fino al '38 il fascismo anche nelle sue articolazioni istituzionali ma che non manca di<br />

offrire un romanzo, <strong>La</strong> scacchiera davanti allo specchio, davvero rilevante <strong>per</strong> quella di cui parliamo. Ciò che più conta è il fatto che <strong>La</strong> scacchiera davanti allo specchio non è<br />

figlia delle violenze del dopoguerra ma nasce piuttosto da un sogno-ricordo d'infanzia: segregato<br />

<strong>per</strong> castigo in una camera oscura con la sola presenza di una scacchiera posta davanti a uno<br />

specchio, il bambino aderisce alla proposta del Re bianco riflesso nello specchio e transita dall' altra<br />

parte alla ricerca delle figure di chi s'era nel passato specchiato. In Bontempelli, <strong>per</strong>ò, non<br />

ritroviamo l'intersezione fra stupore infantile <strong>per</strong> la sco<strong>per</strong>ta di un mondo altro e presa di coscienza<br />

della sostanziale sottomissione degli adulti alle convenzioni; nella Scacchiera vince il primo<br />

elemento, il bambino scopre che le immagini trattenute dallo specchio sono quelle della prima volta<br />

in cui ci si è guardati e capisce che qui il tempo è sospeso, che la vita vera è quella di una gioventù<br />

che non si conclude, che dall'altra parte dello specchio ci sono solo apparenze. Il finale, la<br />

conclusione del viaggio sancita dall'a<strong>per</strong>tura della stanza, in realtà non è tale, visto che quella<br />

dell'adulto che punisce, dispone, ordina, libera, è solo una voce, un'apparenza priva di sostanza.<br />

Altri libri, altri autori abitano la zona franca. Per i nomi italiani ricordiamo il primo romanzo di<br />

Dino Buzzati (1906-72), quel Bàrnabo delle montagne, uscito nel 1933, che avrà nuova discreta<br />

fortuna negli anni Settanta, quando verrà proposto come lettura nella scuola media.<br />

È giusto che Buzzati stia accanto a Bontempelli, visto che il dell' autore<br />

della Scacchiera davanti allo specchio è direttamente apparentato con il del<br />

primo: in un'uguale atmosfera fantastica e rarefatta, ottenuta soprattutto con una straniante frattura<br />

della dimensione temporale, sono ambientate le storie dei due libri e analoghe radici, che affondano<br />

nell'immaginario infantile, le alimentano.<br />

Tra i nomi stranieri ricordiamo Mark Twain (Samuel <strong>La</strong>nghorne Clemens, 1832-1910), Ferenc<br />

Molmir (1878-1952), Felix Salten (Sigmund Salzmann, 1869-1947).


3.4. Gli autori del consenso<br />

Dal punto di vista storico dobbiamo ribadire il fatto che <strong>per</strong> tutti gli anni Trenta il regime fascista<br />

o<strong>per</strong>a sul piano educativo e culturale in modo da accaparrarsi il consenso di massa a partire<br />

dal<strong>l'infanzia</strong>. È chiaro che, rivolgendosi ai bambini e alle classi subalterne, gli organizzatori del<br />

consenso non potevano non far leva sulla dimensione , dal unire, cioè, i molti<br />

topoi letterari con l'attualità degli avvenimenti politici.<br />

Da questo punto di vista il caso editoriale forse più interessante è quello della casa editrice<br />

di Milano, diretta da Gino e Renzo Boschi, che diede vita ad alcune collane<br />

progettate <strong>per</strong> l'educazione della gioventù fascista; (Eroi d'Italia; Serie Avventure; Giovinezza<br />

d'Italia; Balilla; Bimbi d'Italia).<br />

Oltre alle collane totalmente progettate <strong>per</strong> il regime, l'editrice Boschi pubblicò altre serie di<br />

volumi <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> povere di contenuto e di segno grafico.<br />

I segnali più rilevanti di un progetto di del<strong>l'infanzia</strong> nelle parole d'ordine del<br />

regime appaiono evidenti.<br />

Accanto a o<strong>per</strong>azioni propagandistiche così eccessive si devono inserire i forti pedaggi pagati al<br />

regime da autori cui si continuò a guardare nel secondo dopoguerra come a maestri della <strong>letteratura</strong><br />

<strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>.<br />

Ricordiamo qualche caso significativo come quello di Pina Ballario (1899-1971), che pubblicò una<br />

sessantina di libri la metà dei quali destinata ai giovani; nel '65, poi, le fu assegnato il Premio della<br />

Cultura della Presidenza del Consiglio. L'adesione di Ballario al fascismo fu tenace, convinta, ed<br />

ebbe una nel '41, quando si manifestò nel libro di Stato Quartiere<br />

Corridoni.<br />

Bitelli riporta che Visentini nasce come maestra elementare in mezzo a un popolo fremente di<br />

passioni ribelli. Bitelli da alcune coordinate utili a capire davvero la Visentini, partendo, dal fatto<br />

che alla concretezza del disagio sociale, la giovane maestra risponde con l'incorporeità di Dio,<br />

Patria e Famiglia e che alle passioni ribelli, oppone gli eroismi ideali, frutto di una vocazione alla<br />

rinuncia, alla solitudine, alla malinconia.<br />

Da questo panorama di adesioni e adulazioni si potrebbero dichiarare estranei, inscrivibili nella<br />

scrittori di impianto più religioso o più letterario; un caso significativo è quello di<br />

Milly Dandolo (1895-1946), la cui o<strong>per</strong>a in prosa e in versi è generica. Viene ricordata più come<br />

attiva divulgatrice che come autonoma scrittrice; i suoi versi più noti (<strong>La</strong> scatola armonica), infatti,<br />

composti fra il 1909 e il 1912 e raccolti nel' 13, non si discostano dalle tematiche tradizionali che<br />

vanno dall'invito ai bambini ad essere buoni alla riflessione sulla povertà, dall'assillante presenza<br />

della protettiva figura materna alla tradizionalissima sezione Feste del buon Dio. Dandolo dà come


scrittrice, una possibile risposta intimistica e religiosa ai tanti im<strong>per</strong>anti .<br />

4. Collane<br />

4.1. <strong>La</strong> <br />

Questa collana della casa editrice Salani di Firenze vede la luce nel 1931.<br />

L'interesse <strong>per</strong> la collana non sta solo nelle cifre della tiratura ma anche nel fatto che il maggior<br />

numero dei testi arriva dalla Francia, dai volumi della parigina Gautier-<strong>La</strong>nguereau, editi dal 1904<br />

nel <strong>per</strong>iodico <strong>per</strong> bambine di impronta cattolica . <strong>La</strong> prevalenza<br />

femminile, ma anche di un cattolicesimo che sembra scommettere sull'azione piuttosto che sulla<br />

commozione, sullo spazio a<strong>per</strong>to dell'avventura lontano dai genitori piuttosto che sulla<br />

valorizzazione del nido, sono addolcite in Italia da titoli nostrani con protagonisti maschili.<br />

4.2. >, diretta da Vincenzo Errante e<br />

Fernando Palazzi, una collana organica di 93volumi, organizzati in otto serie <strong>per</strong> fasce d'età.<br />

Nella realizzazione del progetto sono coinvolti moltissimi scrittori e illustratori italiani, che danno il<br />

loro contributo in modo diverso, attraverso rielaborazioni dei capolavori della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong><br />

<strong>l'infanzia</strong> e dei classici di epoche e culture diverse o di leggende e storie cristiane, o di figure,<br />

bozzetti e aneddoti.<br />

In nessuno dei volumi della collana è possibile rintracciare alcunché che possa risultare elogiativo<br />

del regime; neppure i racconti storici in cui sarebbe facile esaltare la potenza e i fasti italici.<br />

Solo con Guerra e fascismo di Leo Pollini (1934) vi è un tributo all'ideologia dominante.<br />

È singolare che nei frequenti atti di accusa contro i libri italiani e stranieri nemici del fascismo non<br />

si muova mai alcuna critica alla distanza o all’intenzionale indifferenza della


5. Giornali <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong><br />

5.1. Il fumetto, <br />

Negli anni Venti e Trenta la stampa <strong>per</strong> ragazzi ha una mirabile diffusione, crescono le testate di<br />

giornalini, si verifica soprattutto un boom dei fumetti.<br />

Tra il '33 e il '35 il mercato è occupato da una quantità enorme di <strong>per</strong>iodici., come ad es., , , destinato alle bambine ecc.<br />

Nel 1935 nascono ,


all'immaginazione dei giovani e giovanissimi il fascismo ama presentarsi come maestoso, grande.<br />

Le mille avventure di eroi fascistissimi, insieme con le immagini, realizzate con ogni tecnica, di<br />

parate e adunate, insieme con l'ossessiva reiterazione dei simboli del fascismo e soprattutto della<br />

figura del duce, onnipresente e rappresentata in mille modi diversi, formano la macchina di<br />

stimolazione costante dell'immaginario infantile.<br />

Quando negli anni Trenta i fumetti riscuotono eccezionali successi tra i ragazzi, grande è lo stupore<br />

di gran parte degli addetti alla <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>. Non colgono la novità del fenomeno, e<br />

temono che il nuovo genere narrativo metta in crisi la narrativa tradizionale.<br />

5.2. : un giornalino <strong>per</strong> i <br />

Nel 1929, anno del Concordato tra Stato italiano e Chiesa cattolica, nel numero del <br />

uscito in occasione del Natale due intere pagine sono occupate da un montaggio di testi e disegni di<br />

bambini sul presepio.<br />

Ciò vuol dire che <strong>per</strong> la diffusione del va bene qualsiasi mezzo, anche Gesù Bambino<br />

può far comodo, soprattutto a Natale.<br />

Nelle altre settimane viene imposto nelle scuole ai maestri e agli alunni ma con risultati non<br />

esaltanti.<br />

Nato a Milano nel 1923 con la testata > e come <strong>per</strong>iodico ufficiale dei<br />

gruppi balilla è dedicato ai fanciulli italiani.<br />

Per quanto riguarda il programma sono rigidamente conformati sia i contenuti sia il linguaggio. Nel<br />

non c'è spazio <strong>per</strong> storie ambigue e graziose. Anche quando il tono vuole essere<br />

divertente e brillante, l'assoggettamento ai messaggi del fascismo vanifica la possibilità di un<br />

rapporto libero con i piccoli lettori.<br />

Il modello linguistico dominante è lo stile reboante e chiaro che Benito Mussolini impiega nei suoi<br />

discorsi scritti e parlati.


1. Introduzione<br />

VII<br />

L'età della ricostruzione (1944-1950)<br />

Una testimonianza degli anni della ricostruzione deriva dalle parole di Giana Anguissola, che<br />

durante


Quando l'editore Einaudi pubblica nel 1959 I quaderni di San Gersolé, Italo Calvino nell'<br />

introduzione parla del lavoro di Maria Maltoni come dell'es<strong>per</strong>imento pedagogico più innovatore<br />

dell'Italia del dopoguerra. Abbiamo voluto segnalare qui anche l'es<strong>per</strong>ienza scolastica di Maria<br />

Maltoni e dei suoi ragazzi <strong>per</strong>ché i loro libri sono parte importante di una ideale biblioteca <strong>per</strong><br />

ragazzi, ma soprattutto <strong>per</strong>ché inaugura una serie di es<strong>per</strong>imenti di insegnamento da cui sono nate<br />

storie scritte di alto valore morale e culturale.<br />

2. <strong>La</strong> lettura a scuola<br />

2.1. Lingua e dialetti<br />

Per comprendere mutamenti che, tra il ’43 e il ‘45 si ebbero in tutti i settori della vita pubblica e<br />

privata, bisognerebbe cercare, se fosse ancora possibile, la partecipazione emotiva del<strong>l'infanzia</strong> in<br />

tal senso. In particolare, sarebbe di grande interesse interrogarsi sulle reazioni che bambine e<br />

bambini, nati e cresciuti nel clima della propaganda fascista, hanno avuto nei mesi in cui si sono<br />

trovati a fare i conti, nell'Italia uscita dalla dittatura, con un linguaggio del tutto nuovo.<br />

Umberto Eco ha ripescato dai documenti della propria infanzia frasi di temi svolti negli anni del<br />

fascismo.<br />

Il linguaggio della democrazia, in quegli anni, è sancito dalla Costituzione, entrata in vigore nel<br />

1948, che nell'articolo 3 riconosce l'eguaglianza di tutti i cittadini senza distinzione di lingua e<br />

attribuisce alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,<br />

limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della<br />

<strong>per</strong>sona umana e la sua attiva partecipazione all'organizzazione politica economica e sociale del<br />

Paese.<br />

I programmi Washburne <strong>per</strong> la scuola elementare del 1944-45 elaborati in funzione della<br />

ricostruzione della scuola italiana, nascono ispirati da una grande tensione ideale, ma subito<br />

devono fare i conti con le pesanti ostilità di ambienti clericali che non vedono di buon occhio il<br />

fatto che i programmi assegnino un ruolo non centrale alla religione.<br />

Per l’insegnamento linguistico i programmi riprendono alcuni aspetti fondamentali della lezione di<br />

Giuseppe Lombardo Radice, presente nei programmi del 1923.<br />

2.2. I libri scolastici<br />

Per i libri di lettura usati nelle scuole elementari, informazioni preziose ce le fornisce un testimone<br />

d'eccezione. Nel 1947, all'a<strong>per</strong>tura dell'anno scolastico, Gianni Rodari, allora giornalista del<br />

quotidiano comunista


sul giornale. Il panorama è sconsolante, un'Italia bacchettona e timorosa del nuovo blocca sul<br />

nascere ogni tentativo di rinnovamento dell'editoria scolastica, e soprattutto fa di tutto <strong>per</strong> tenere<br />

all'oscuro le nuove generazioni dei recenti avvenimenti storici.<br />

Tra i numerosi testi adottati nelle scuole elementari, non mancano alcune eccezioni<br />

È evidente che, a dispetto della diffusa volontà di chiudere con la scuola del passato, poco è<br />

cambiato rispetto ai libri di lettura degli anni del fascismo.<br />

3. Gli autori e le o<strong>per</strong>e<br />

3.1. Cesare Zavattini: parabole surreali<br />

L'appartenenza a pieno titolo di Cesare Zavattini (1902-89) alla <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> è certificata<br />

non soltanto dal romanzo Totò il buono, ma il suo 'interesse <strong>per</strong> l'età infantile ha dato importanti e<br />

interessanti prove in almeno altri due settori: fumetto e cinema.<br />

Negli anni 1936-38, scrive il soggetto di storie a fumetti <strong>per</strong> conto dell'editore Mondadori presso<br />

cui è direttore editoriale dei <strong>per</strong>iodici. Dobbiamo alla sua inventiva <strong>La</strong> grande avventura di Marco<br />

Za; <strong>La</strong> Primula Rossa del Risorgimento; l Sette.<br />

In quanto alla presenza del<strong>l'infanzia</strong> nell'o<strong>per</strong>a cinematografica di Zavattini (soggettista e<br />

sceneggiatore di moltissimi film diretti da registi come Camerini, Blasetti, Visconti, <strong>La</strong>ttuada, <strong>De</strong><br />

Santis, e soprattutto <strong>De</strong> Sica) è sufficiente ricordare i titoli di alcuni film nei quali sono affidati a<br />

bambine e bambini ruoli significativi: l bambini ci guardano (1943), Sciuscià (1946), <strong>La</strong>dri di<br />

biciclette (1948), Miracolo a Milano tratto da Totò il buono (1951), tutti diretti da Vittorio <strong>De</strong> Sica,<br />

e Bellissima (1951) diretto da Luchino Visconti.<br />

Totò il buono, pubblicato presso l'editore Bompiani nel 1943, si colloca tra gli anni dei fumetti e gli<br />

inizi dell’attività cinematografica, e si pone a conclusione di un ciclo narrativo la cui caratteristica è<br />

una narrazione che rinuncia alla rappresentazione mimetica della realtà e procede <strong>per</strong> invenzioni<br />

che possono essere definite parabole surreali.<br />

Zavattini quindi mette in atto una sorta di gioco a creare logiche parallele fondate sul paradosso, sul<br />

non senso e talora sul grottesco.<br />

3.2. Alfonso Gatto: <br />

Alfonso Gatto (1909-76), poeta e scrittore, critico d'arte e pittore, pubblica nel 1945 presso l'editore<br />

Bompiani la raccolta di poesie <strong>per</strong> l’infanzia Il sigaro di fuoco.<br />

Dopo diciotto anni, nel 1963 quel libro, accresciuto di nuovi componimenti, illustrato da Graziana<br />

Pentich e accompagnato da un disco con l'incisione delle poesie dette dall'autore medesimo, viene<br />

ripubblicato presso l'editore Nuova Accademia con il titolo Il Vaporetto, dedicato ai bambini d'ogni


età.<br />

Può sembrare singolare che Gatto, significativo rappresentante dei poeti ermetici, abbia avvertito il<br />

bisogno, in due diversi tempi della sua vita e della convulsa storia recente del paese, di dedicarsi<br />

alla poesia <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>, e abbia modellato teneri e armonici versi <strong>per</strong> le nuove generazioni.<br />

Nessun altro poeta ermetico ha scritto poesie <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>. Se Gatto l'ha fatto vuol dire che<br />

c’erano ragioni pressanti quali appunto l'impegno <strong>per</strong> la ricostruzione anche morale e culturale.<br />

Nell'edizione successiva del 1963 delle sue poesie la fiaba populistica appare quasi del tutto<br />

su<strong>per</strong>ata, sono abbandonati gli appelli alla trasgressione e all'assalto, e sembra prevalere un<br />

vitalismo infantile e candido che ha radici in certo surrealismo e si manifesta il più delle volte nelle<br />

forme di giochi fonici (assonanze, omofonie, rime, allitterazioni).<br />

L’estrema <strong>per</strong>izia metrica che, presente in tutta la poesia di Gatto, assume rilevanza particolarmente<br />

significativa nelle rime <strong>per</strong> ragazzi.<br />

3.3. Altri Autori<br />

Fra i diversi autori che si trovano a o<strong>per</strong>are negli anni della ricostruzione dobbiamo citare Giovanni<br />

<strong>De</strong>scalzo <strong>per</strong>ché la sua es<strong>per</strong>ienza di scrittore si sviluppa all'insegna del contatto con Giovanni<br />

Bitelli e Giuseppe Fanciulli. In questo senso le testimonianze epistolari che emergono dalle carte<br />

<strong>De</strong>scalzo assumono un rilievo paradigmatico <strong>per</strong>ché riguardano i rapporti di un editore di libri <strong>per</strong><br />

ragazzi con la censura fascista, e quelli di uno scrittore con due degli intellettuali che hanno<br />

condizionato maggiormente il corso della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> del Novecento italiano.<br />

<strong>De</strong>scalzo è sostanzialmente estraneo alla <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> che stava nascendo come industria<br />

culturale; i suoi libri, tuttavia, non sono estranei all'ideologia educativa del <strong>per</strong>iodo fra il '40 e il '50:<br />

gli adolescenti italiani,ma anche gli adulti , appaiono straordinari, carichi di risorse e di ingegno.<br />

Fa caso a sé il racconto <strong>La</strong> Repubblica Pinguinina di Carmen Gentile. Le recenti vicende<br />

italiane,la dittatura fascista, il ruolo del re, la lotta di liberazione, vengono narrate secondo un<br />

procedimento di cambiamento caratterizzato da uno smascheramento del potere e della sua<br />

arroganza, valida <strong>per</strong> tutti i tempi e luoghi.<br />

Nel 1950 il racconto appare ai lettori una efficace rappresentazione, un po' ironica un po'<br />

fantastica, dei lunghi anni che avevano visto l'Italia assoggettata al fascismo e la riconquistata<br />

libertà grazie alla lotta partigiana.<br />

3.4.Il mito della Resistenza<br />

Ai ragazzi degli anni successivi al '45 è negata la conoscenza di quel che in Italia è appena


accaduto, delle lotte partigiane <strong>per</strong> la liberazione dell'Italia dall'ultimo fascismo e dalla presenza<br />

dell'esercito nazista. Un processo di forzata rimozione messo in atto da ambienti della cultura<br />

conservatrice e clericale ostacola, soprattutto nella scuola e nei giornalini <strong>per</strong> ragazzi,<br />

l'informazione sulle es<strong>per</strong>ienze politiche nell'Italia divisa in due. Le ragioni del fenomeno vanno<br />

collegate, da un lato al clima di conflittualità culturale e sociale prodotto dalla guerra fredda fra i<br />

due blocchi legati all'Urss e agli Usa; dall’altro alla particolare situazione dell'Italia, dove la paura<br />

del comunismo induce ad assumere spesso atteggiamenti di chiuso conservatorismo in campo<br />

politico e di moralismo in campo educativo.<br />

Non diversa è la situazione nel settore della stampa <strong>per</strong>iodica <strong>per</strong> ragazzi. <strong>La</strong> guerra di Liberazione<br />

è stata pochissimo presente <strong>per</strong> ragioni ideologiche, nascoste dietro troppo affettuosi consigli<br />

contro i fumetti accusati di distogliere dallo studio e dalla lettura di buoni libri. Tuttavia ci sono due<br />

eccezioni da segnalare, il fumetto , ispirato al film di Vittorio <strong>De</strong> Sica e Cesare<br />

Zavattini del 1946, e il settimanale .<br />

, creato da Tristano Torelli con la collaborazione della scrittrice Giana Anguissola e<br />

disegnato da Fernando Tacconi e Franco Paludetti, esce dal 1949 all’aprile 1955, racconta le avventure<br />

dei tre giovani protagonisti nel contesto della Resistenza<br />

A causa della diffusa presenza dei temi della guerra partigiana nelle o<strong>per</strong>e di celebri scrittori, la<br />

narrativa destinata ai ragazzi si caratterizza <strong>per</strong> un generalizzato silenzio sugli avvenimenti legati<br />

alla Resistenza. Un’eccezione costituisce la collana di voi umetti pubblicati nel 1954-55 a cura<br />

dell'Anpi (Associazione nazionale dei partigiani italiani) <strong>per</strong> promuovere la conoscenza della lotta<br />

di Liberazione.<br />

Si dovranno attendere diversi anni <strong>per</strong>ché i libri sulla Resistenza vengano risco<strong>per</strong>ti anche come<br />

libri capaci di parlare ai giovani, grazie alla loro tensione morale. E la risco<strong>per</strong>ta si realizza<br />

nell'ambito particolare della scuola e in particolare nei tempi dedicati alla lettura di o<strong>per</strong>e di<br />

narrativa.<br />

Il libro forse più interessante è Il sentiero dei nidi di ragno, non solo <strong>per</strong> le qualità della scrittura<br />

del giovane Calvino, ma anche <strong>per</strong>ché la Resistenza è letta con gli occhi di un ragazzo.<br />

Se entriamo più precisamente nei testi <strong>per</strong> ragazzi dedicati alla lotta di Liberazione troviamo molti<br />

altri protagonisti adolescenti, attraverso cui gli autori vogliono favorire un immediato processo di<br />

identificazione da parte del lettore.<br />

Esemplare, da questo punto di vista, il libro di Ermanno Libenzi, Ragazzi della Resistenza, nato da<br />

una ricerca dell' autore su fatti realmente accaduti a ragazzi nella guerra di Liberazione.<br />

Diversa è l'ispirazione di Sauro Marianelli che legge la Resistenza come alto momento formativo<br />

della coscienza individuale e nazionale. Nella Mia Resistenza ma soprattutto in un libro straordi-


nario come <strong>La</strong> doppia età, non cade nel moralismo, nello schematismo e nella retorica facendo leva<br />

su due elementi narratologicamente significativi, da un lato il gioco della memoria che unisce<br />

presente e passato, che collega figli e genitori attraverso la tecnica del flash back, dall'altro una<br />

lingua effervescente e diretta, capace di utilizzare senza forzature modi<br />

idiomatici immediati e vivacissimi.<br />

<strong>La</strong> tendenza maggioritaria della narrativa resistenziale <strong>per</strong> ragazzi è quella di tracciare <strong>per</strong>corsi<br />

individuali, di caratterizzare singoli <strong>per</strong>sonaggi, affidando loro la rappresentanza di una generazione;<br />

non vanno ignorati, <strong>per</strong>ò, i testi quelli, cioè, che privilegiano il momento<br />

collettivo a quello individuale, che leggono la Resistenza come fatto pubblico e <strong>per</strong>ciò sono attenti<br />

a utilizzare come protagonista un gruppo, una comunità, fra questi ricordiamo Ragazzi di una<br />

banda senza nome di Guido Petter e I ragazzi di Villa Emma di Giuseppe Pederiali.<br />

Petter ci offre un romanzo di grande impegno, ben costruito, poco propenso a divagazioni retoriche<br />

e sentimentali. Anche il romanzo di Pederiali, che racconta una vicenda veramente accaduta, ha <strong>per</strong><br />

protagonista un gruppo, la linea di Pederiali è quella antiretorica del Diario di Anna Frank, ma è<br />

anche quella vincente di chi non crede alla denuncia moralistica, didattica, tutta esterna ai fatti<br />

narrati. Tra memoria e narrazione realistica si svolge la vicenda del romanzo di Franco Prattico, I<br />

ragazzi di settembre, pubblicato nel '68 in una collana diretta da Gianni Rodari.<br />

Dobbiamo poi ricordare anche altri due autori nell’ambito della <strong>letteratura</strong> giovanile, Mario Sabbieti<br />

e Lucia Tumiati che sanno evitare i rischi della retorica: Sabbieti con Una stagione <strong>per</strong> crescere<br />

offre uno spaccato narrativo robusto ed efficace della Firenze resistenziale; Lucia Tumiati , con I<br />

Racconti della Resistenza europea colpisce positivamente <strong>per</strong> l’essenzialità dei testi.<br />

Sul finire degli anni Settanta Ada <strong>De</strong>lla Torre, insegnante di scuola media ad Alessandria, pubblica<br />

Messaggio speciale che racconta la storia della giovane partigiana Adriana impegnata a ottenere un<br />

lancio di armi <strong>per</strong> la propria brigata. <strong>De</strong>lla Torre tende a evidenziare sentimenti, pensieri,<br />

sensazioni della protagonista e a non <strong>per</strong>dersi in celebrazioni retoriche.<br />

Non corre, invece, rischi simili il romanzo di Marino Cassini, Tempo d'odio tempo d'amore, che<br />

nonostante il tema riesce a far emergere con chiarezza che le ragioni della Resistenza.<br />

Alla fine di questo breve <strong>per</strong>corso fra i testi è necessario sottolineare che il fenomeno di risco<strong>per</strong>ta<br />

nella scuola di libri antifascisti e partigiani ha svolto una funzione importante soprattutto negli anni<br />

Settanta, quando la necessità di contrastare gli episodi di terrorismo contro i fondamenti dello Stato<br />

democratico portava a fare appello alla memoria storica e ai valori della Resistenza e della<br />

Costituzione.


1. Introduzione<br />

VII<br />

Gli anni Cinquanta e Sessanta<br />

Gli anni Cinquanta e Sessanta disegnano un <strong>per</strong>corso in salita che va dalle chiusure ideologiche<br />

della guerra fredda alle a<strong>per</strong>ture del Sessantotto, dalle rigidità di schieramenti politici e culturali<br />

contrapposti, effetto della rottura del fronte antifascista che aveva partecipato alla guerra di<br />

Liberazione e aveva elaborato la Costituzione, alla demolizione dei conformismi della vita culturale<br />

e del costume ad o<strong>per</strong>a del movimento di contestazione che, partito dalle università e dalle scuole<br />

statunitensi, si estende a molti paesi industrializzati.<br />

Tra i due decenni si verifica anche il fenomeno del cosiddetto che se, <strong>per</strong><br />

un verso, ha effetti positivi, dall’altro induce, nel giro di pochi anni, un diffuso e potente bisogno di<br />

consumi, soprattutto individuali. Altri eventi di rilievo di questi anni che influenzano gli assetti<br />

editoriali e culturali della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> sono l'espansione della scolarizzazione con<br />

l'estensione dell'obbligo fino ai 14 anni; il flusso migratorio interno che dal meridione agricolo<br />

porta al settentrione industrializzato molte famiglie, e il contemporaneo processo di urbanizzazione;<br />

l'avvento della televisione che si aggiunge al cinema e alla radio ma con una più marcata capacità di<br />

incidere sul costume e sulla cultura degli italiani e di occupare uno spazio considerevole nella vita<br />

di bambine e bambini (nasce in questi anni la cosiddetta tivvù dei ragazzi con trasmissioni quotidiane);<br />

lo sviluppo dell'industria culturale e in particolare dell'editoria, a volte nelle forme di<br />

coraggiose e intelligenti iniziative.<br />

Segno di un'attenzione al<strong>l'infanzia</strong> meno episodica e casuale rispetto al passato è la nascita della<br />

rivista che sotto la direzione di Enzo Petrini diventa un apprezzabile mezzo di<br />

informazione e cultura intorno al prodotto <strong>per</strong> il bambino.<br />

Negli anni Cinquanta nascono premi letterari, ma <strong>per</strong> l’editoria non si aprono nuovi orizzonti della<br />

<strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>, poiché si continua a parlare di censure, di commissioni di controllo sulle<br />

pubblicazioni <strong>per</strong> bambini, di battaglie <strong>per</strong> la buona stampa. Vi sono <strong>per</strong>ò molte iniziative<br />

innovative.<br />

Negli anni Sessanta, si sviluppa una particolare area di diffusione dei libri <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong><br />

determinata, poi, dai rapporti che la produzione editoriale istituisce con la scuola. Dopo la legge che<br />

introduce nella seconda e terza media la lettura obbligatoria di un'o<strong>per</strong>a di narrativa moderna,


italiana o straniera, alcune case editrici danno vita a collane specifiche di testi commentati.<br />

Per parte sua la scuola promuove es<strong>per</strong>ienze di insegnamento che sfociano nella produzione di testi<br />

che, una volta pubblicati, hanno grande successo. Il caso più celebre è quello del maestro<br />

elementare Mario Lodi. Nella sua scuola di Vho di Piadena, in provincia di Cremona, nasce Cipi,<br />

che Lodi scrive rielaborando testi dei suoi alunni.<br />

In relazione ai contenuti dei libri <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>, distinguiamo due filoni, uno progressivo,<br />

libertario, democratico, e un altro conservato e moralista. Quest'ultimo coincide con la produzione<br />

cattolica ed è sostenuto dalle correnti conservatrici della pedagogia. L'altro filone non solo riesce<br />

a svincolarsi dal tradizionale patetismo ottocentesco ma è alimentato dalla volontà di confrontarsi<br />

con i problemi più cocenti dell’attualità <strong>per</strong> presentarli, senza mascheramenti ai ragazzi.<br />

2. <strong>La</strong> lettura a scuola<br />

2.1. Lingua e dialetti<br />

In questi anni è naturale che l'uso dei dialetti come unici idiomi di comunicazione quotidiana è<br />

dominante.<br />

<strong>La</strong> crescita di ruolo dell'istruzione negli anni Cinquanta e Sessanta non è lineare, ha momenti di<br />

arresto e di ripresa, fa registrare occasioni e fermenti di innovazione, come, ad esempio,<br />

l'elevamento dell' obbligo scolastico a 14 anni, e diffusi atteggiamenti di conservazione e di<br />

reazione, come il processo di clericalizzazione dell'insegnamento primario. I programmi <strong>per</strong> le<br />

scuole elementari del 1955 si collocano tra le scelte politiche e culturali conservatrici, soprattutto<br />

<strong>per</strong> gli aspetti istituzionali e strutturali che li caratterizzano. Dobbiamo richiamare ora due<br />

fondamenti concettuali, il primo stabilisce che il mondo del bambino è intuizione, fantasia,<br />

sentimento, senza considerare gli interessi scientifici pure presenti e vivi nel comportamento dei<br />

piccoli. Il secondo fondamento dei programmi consiste nel generalizzare il carattere confessionale<br />

che i programmi danno all’istruzione<br />

In materia di educazione linguistica i programmi del '55 respingono il naturale plurilinguismo che<br />

caratterizza le es<strong>per</strong>ienze comunicative umane e affermano il principio del monolinguismo che li<br />

porta a sostenere una indifferenziata nozione di lingua scritta e lingua parlata e, ancora una volta, a<br />

considerare il dialetto idioma im<strong>per</strong>fetto.<br />

<strong>La</strong> s<br />

diventa<br />

come q<br />

livello c


2.2. I libri scolastici<br />

I libri della scuola elementare degli anni Cinquanta e Sessanta sono stati oggetto di molte attenzioni<br />

e analizzati con particolare cura, hanno suscitato dibattiti e polemiche.<br />

Dalle analisi i sussidiari e i libri di lettura escono in pessimo stato, le accuse sono pesanti, tutte in<br />

abbondanza documentate. I dati mettono in evidenza che il libro di lettura vive in un altro mondo,<br />

un mondo verde e fiorito, un mondo meraviglioso <strong>per</strong> tutti i bambini senza distinzione.<br />

L'inadeguatezza educativa, e anzi la nocività, dei libri di testo erano state denunciate già tre anni<br />

prima, nel 1969, da un gruppo di maestri di Genova che avevano consultato un gran numero di<br />

sussidiari e di libri di lettura e ne avevano ricavato sufficiente materiale <strong>per</strong> dimostrare quanta<br />

stupidità era diffusa da questi libri.<br />

Questa protesta riscuote successo e suscita roventi polemiche. Da una parte si schiera chi si dichiara<br />

contro i libri di testo e ne chiede l'abolizione a favore di una pluralità di materiali sostitutivi più vivi<br />

e stimolanti; dall’altra c'è chi, da destra e da sinistra, difende la funzione educativa del libro di testo<br />

e al massimo ne propone miglioramenti sostanziali <strong>per</strong> renderlo più efficace nell'azione formativa.<br />

Nessuno, com'è ovvio, vuole rinunciare al libro come strumento di formazione dei bambini.<br />

Dal versante della pedagogia laica del MCE viene proposta alla scuola l'idea, già realizzata da<br />

Freinet in Francia, di una , una collana di monografie sui temi più<br />

disparati di vita vissuta e dei prodotti del lavoro e dell'arte.<br />

Il progetto prende vita e viene realizzato, su iniziativa di Lodi, dall'editore fiorentino Luciano<br />

Manzuoli, a partire dal 1972.<br />

3. Gli autori e le o<strong>per</strong>e<br />

3.1. I <strong>per</strong>corsi dell’editoria<br />

I <strong>per</strong>corsi editoriali degli anni Cinquanta e Sessanta meritano attenzione <strong>per</strong>ché sono vent'anni di<br />

routine, ma anche di cambiamenti, di riedizioni di classici, di valorizzazione degli autori nuovi.<br />

Non possoamo quindi che muoverci non dimenticando che ogni sintesi si pone come lettura, come<br />

interpretazione che dalla scelta di un singolo libro risale all'impostazione di una collana,<br />

all'ideologia di un editore.<br />

Giocando su elementi cronologici precisi, si può assumere il 1958 come data esemplare <strong>per</strong><br />

identificare due linee di tendenza destinate a incidere profondamente negli sviluppi editoriali<br />

contemporanei; <strong>per</strong> questo ci spostiamo a Firenze che fin dagli anni del Risorgimento è stata culla<br />

della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>, e osserviamo le diverse es<strong>per</strong>ienze di due case editrici storiche, la<br />

Marzocco Bemporad, del Paggi collodiano, e la Vallecchi, costruita (1913) sulIe<br />

es<strong>per</strong>ienze d'avanguardia di Soffici e Papini, un Catalogo generale 1958 di Marzocco Bemporad e


la nascita di alcune collane <strong>per</strong> giovani dirette da Donatella Ziliotto presso la Vallecchi ci<br />

<strong>per</strong>mettono di associare la tranquilla affermazione del primo editore alle esplosive novità del<br />

secondo. Scorrendo, dunque, il Catalogo Bemporad ci si accorge della sostanziale continuità con la<br />

tradizione di Paggi, <strong>per</strong> l’attenzione al mondo della scuola, l’offerta di nomi noti, la sistemazione<br />

delle novità all'interno di una cornice editoriale. È come se l'editore non volesse forzare gli schemi<br />

generali entro i quali si muove il prodotto <strong>per</strong> bambini e ragazzi e anzi si preoccupasse di portarvi<br />

anche quei nomi nuovi che avrebbero potuto suscitare diffidenza e sospetto<br />

Passando all'iniziativa di Vallecchi si deve riconoscere che la vera anima delle scelte è Donatella<br />

Ziliotto (1932), che deve molto alla <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> l’infanzia del secondo dopoguerra.<br />

Se i casi Marzocco Bemporad e Vallecchi possono costituire un esempio di tendenze editoriali alla<br />

fine degli anni Cinquanta, verso gli anni Sessanta si assiste al forte sviluppo della casa editrice<br />

Einaudi fondata nel '33 da Giulio Einaudi e a<strong>per</strong>ta verso tutte le direzioni del sa<strong>per</strong>e, questa non<br />

pensa in modo organico alla <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> fino agli anni Cinquanta, quando, dopo<br />

l'uscita delle Fiabe italiane di Calvino (1956) e degli altri volumi di fiabe inaugura una collana di<br />

destinata a lasciare il segno nella storia della <strong>letteratura</strong> italiana <strong>per</strong><br />

<strong>l'infanzia</strong>. A cominciare dal primo, Le straordinarie avventure di Caterina (1959) di Elsa Morante<br />

(19l2-1985), passano negli oltre ottanta volumi pubblicati in un trentennio i testi e gli autori più<br />

significativi del <strong>per</strong>iodo.<br />

3.2. Italo Calvino: un lungo viaggio attraverso la fiaba<br />

Poiché Calvino si divertiva a inventare fiabe della tradizione popolare, le raccolse in un libro,<br />

Fiabe italiane (1956).<br />

Le duecento novelle, appartenenti alla cultura popolare delle diverse regioni della penisola e delle<br />

isole, sono il frutto di un paziente e attento lavoro di selezione dalle raccolte folkloristiche di<br />

numerosi ricercatori e studiosi italiani dell'Ottocento e del Novecento.<br />

Il <strong>per</strong>corso delle fiabe dalla forma orale alla stesura di Calvino ha dovuto attraversare un doppio<br />

filtro: il primo, dei folkloristi che le hanno trasferite sulla carta dalla viva Voce dei narratori e il<br />

secondo, tutto e solo calviniano, che le trascrive dai dialetti in italiano.<br />

<strong>De</strong>lle pagine premesse alla raccolta delle duecento fiabe a noi interessa soprattutto un passaggio<br />

dedicato ai rapporti che la fiaba ha con la <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>. In poche righe Calvino riesce a<br />

concentrare osservazioni preziose sulla fiaba come genere da diventare guida all’interpretazione<br />

delle narrazioni popolari nei tempi attuali. Si sofferma con particolare attenzione su tre temi: il<br />

pubblico della fiaba, i caratteri della fiaba infantile, la finzione morale della fiaba.<br />

Per il primo aspetto, ricorda che la fiaba destinata ai bambini è una forma narrativa derivata.


Per quanto le caratteristiche fondamentali alla fiaba <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> sono: , si tratta di caratteristiche del tutto «opposte a quelli che erano all’epoca i requisiti<br />

della <strong>letteratura</strong> infantile, dominata da temi e motivi consolatori e edificanti ricchi di buoni<br />

sentimenti.<br />

Interessante è infine quanto Calvino scrive a proposito delle finalità educative della fiaba, che<br />

intravede nella narrazione stessa.<br />

Anche <strong>per</strong> questo aspetto lo scrittore attribuisce alla fiaba un ruolo del tutto opposto e alternativo a<br />

quello pacificatorio che le istituzioni educative normalmente le assegnano.<br />

3.3. Gianni Rodari: esercizi di Fantastica<br />

3.3.1. Storia di Gianni.<br />

Gianni Rodari (1920-80), giornalista dal '47 a


insegnanti la possibilità di entrare nel suo laboratorio e di scoprire i segreti del mestiere.<br />

Si tratta di un libro eccezionale <strong>per</strong>ché Rodari si fa critico di se stesso nell'unico modo adatto a<br />

spiegare i suoi libri e i suoi procedimenti inventivi.<br />

Altre indicazioni sull’o<strong>per</strong>a rodariana sono contenute nei postumi Esercizi di fantasia.<br />

Esiste poi una parte della produzione di Rodari adatta a ragazzi della suola media.<br />

Dopo morte di Rodari sono stati raccolti in volume molti dei suoi testi sparsi su giornali e riviste, si<br />

sono avute in Italia mostre a lui dedicate, e sono stati realizzati convegni di studio.<br />

3.3.2. <strong>La</strong> lingua di Rodari.<br />

Tra la fine degli anni Quaranta e gli inizi degli anni Cinquanta, quando Rodari esordisce come<br />

scrittore e poeta <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>, la lingua italiana non è ancora patrimonio sufficientemente diffuso in<br />

tutta la penisola.<br />

È chiaro che date le condizioni i libri scritti <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> hanno poco spazio e scarsa diffusione.<br />

Sono destinati ai fortunati figli di famiglie benestanti. In quanto ai contenuti e ai toni, la gran<br />

maggioranza dei libri <strong>per</strong> ragazzi segue la tradizione di derivazione deamicisiana e pascoliana di<br />

buoni sentimenti edificanti, moralismi leziosi e logori, patetismi lacrimevoli. In una situazione di<br />

così marcato conformismo, la scelta di Rodari di mettersi al servizio del<strong>l'infanzia</strong> risulta <strong>per</strong> più<br />

aspetti rivoluzionaria. Lo è sul piano dei contenuti visto che le sue filastrocche e storie sono abitate<br />

da <strong>per</strong>sonaggi della realtà di tutti i giorni o da figure di fantasia che consentono di parlare, in modo<br />

schietto e umoristico dei problemi del lavoro, della povertà, dell' ingiustizia.<br />

È naturale che scrivere filastrocche e storielle destinate ai bambini di famiglie o<strong>per</strong>aie e contadine<br />

comporta anche scelte di natura linguistica e stilistica: si impone l'abbandono dell'italiano<br />

sdolcinato, astratto, artificioso che la tradizione della <strong>letteratura</strong> infantile aveva imposto in quasi un<br />

secolo di esercizio, e diventa d'obbligo l'adozione di una lingua concreta e immediata, affrancata<br />

dalle astrattezze stucchevoli e languide, una lingua in presa diretta con la quotidianità, capace di<br />

parlare delle cose di tutti i giorni. È la lingua di una scuola speciale.<br />

3.4. Altri autori<br />

Il lavoro critico di Beatrice Solinas Donghi rivolto alle scrittrici <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> ha prodotto non solo<br />

la difesa di autrici come Louisa May Alcott, ma anche la valorizzazione di chi nell'Italia del<br />

secondo Novecento ha occupato posti di rilievo nella produzione editoriale <strong>per</strong> i giovani; è il caso di<br />

Giana Anguissola (1906-66), che nel dopoguerra lavora <strong>per</strong> la radio e <strong>per</strong> la televisione e soprattutto<br />

si caratterizza come autrice di romanzi <strong>per</strong> ragazzine.<br />

Anguissola coltiva anche a lungo il genere favolistico e fantastico, s'ingegna a parlare la lingua


degli animali. Non manca, infine, nella produzione della scrittrice qualche romanzo di carattere<br />

realistico, dagli Eredi del circo Alicante alle avventure scritte <strong>per</strong> la radio di Seguendo una lira, al<br />

Signor Seralino, che apre la strada a una narrativa attenta al problema degli immigrati del Sud<br />

contadino nelle città industriali del Nord.<br />

Nonostante la presenza di temi civili, ciò che colpisce in tutta la produzione della scrittrice è la<br />

mancanza del patetismo ottocentesco, la scrittrice coglie con l'abilità i fatti del mondo<br />

contemporaneo, ma sa giocarli sul piano dell'intreccio letterario, della trovata fantastica, senza<br />

restare prigioniera di facili commozioni; <strong>per</strong> questo si colloca dignitosamente nel centro del<br />

rinnovamento novecentesco della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong>.<br />

Altro autore da ricordare che introduce stravaganze rispetto ai canoni è la produzione <strong>per</strong> ragazzi<br />

è Tommaso <strong>La</strong>ndolfi (1908-79). Due sono i racconti fiabeschi e le tre filastrocche che formano<br />

l’insieme degli scritti destinati al<strong>l'infanzia</strong>.<br />

Le filastrocche appartengono al filone umoristico e ironico di <strong>La</strong>ndolfi, mentre nei due racconti<br />

la dimensione fantastica della scrittura di <strong>La</strong>ndolfi, si piega verso <strong>l'infanzia</strong> e, facendo proprio il<br />

re<strong>per</strong>torio di <strong>per</strong>sonaggi e situazioni della fiaba tradizionale, invade i territori dei racconti di<br />

meraviglie e s<strong>per</strong>imenta un singolare impasto narrativo tra temi incantati, umoristici, grotteschi e<br />

terrificanti.<br />

<strong>La</strong> totale osservanza delle norme generatrici di fiabe codificate nella lista delle di<br />

Propp consente a <strong>La</strong>ndolfi di confezionare due storie di assoluta adesione alla tradizione<br />

popolare.<br />

Marcello Argilli (1926) inizia a occuparsi di <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> l' infanzia negli anni Cinquanta. Le sue<br />

prime prove in volume risentono del clima di quegli anni e se, sul piano dei contenuti, aprono la<br />

strada a motivi della sua produzione successiva sul piano della forma segnalano una continuità con<br />

i modi espressivi della tradizione.<br />

<strong>La</strong> militanza e l'intenso lavoro politico all'interno del PCI di quegli anni lo portano presto a cercare<br />

nella produzione <strong>per</strong> bambini nuove strade, che si allontanino dall'antico moralismo e da quella<br />

pesante ipoteca cattolica che dal '55 comincia a gravare sugli stessi programmi della scuola<br />

elementare.<br />

Dalla metà degli anni Sessanta la produzione di Argilli comincia a dividersi in tre grandi filoni: uno<br />

legato alla fiaba moderna <strong>per</strong> bambini, il secondo legato all'attenzione verso il mondo degli adolescenti<br />

e il terzo inserito in quella strategia dell' attenzione verso i media che lo ha portato a<br />

collaborare alla stesura di programmi televisivi.<br />

Nella produzione degli ultimi dieci anni Argilli sembra privilegiare la dimensione della fiaba<br />

moderna rispetto ad altre strutture narrative.


Di Giuseppe Bufalari (1927) appaiono subito evidenti alcuni elementi quando ci si avvicina alla<br />

sua produzione, quali la discrezione, la profondità, e la coerenza.<br />

Presente <strong>per</strong> anni come maestro elementare e appassionato esploratore dei fondali marini, non ha<br />

cercato il facile successo <strong>per</strong> mantenere una certa distanza fra i suoi grandi romanzi costati anni di<br />

riscritture e un altro tipo di produzione più legata all'attualità e alle tematiche tanto care alla scuola<br />

(storia antica, droga) non ha esitato a indossare i panni di Luciano Soldan dandoci prodotti<br />

importanti, mai scadenti, coerentemente impiantati sui due filoni a lui più congeniali, quello del<br />

mare e quello dell'impegno civile.<br />

Negli anni Cinquanta, Bufalari lavora come assistente sociale in <strong>Luca</strong>nia e dalla sua es<strong>per</strong>ienza<br />

viene fuori un romanzo, <strong>La</strong> masseria. Sulla stessa linea di romanzo civile si inseriscono negli anni<br />

successivi Pezzo da novanta, Cile: ricerca della libertà e Voscenza henedica; il primo e il terzo<br />

legati a un argomento di tragica attualità come la mafia, il secondo dedicato al golpe cileno di<br />

Pinochet. Da questi testi emerge la serietà dello scrittore. Quando, poi, la capacità di analisi di<br />

Bufalari lasciano la terraferma i risultati appaiono a livello stilistico ancora più significativi e<br />

legano Bufalari al suo maestro in intensità narrativa, il toscano Romano Bilenchi.<br />

Ri<strong>per</strong>corredo gli eroi malinconici salgariani dobbiamo far riferimento a Mino Milani (1928) e al suo<br />

<strong>per</strong>sonaggio di Tommy River. Fra gli <strong>per</strong> ragazzi e non solo <strong>per</strong> loro Tommy<br />

River è forse il più contemporaneo <strong>per</strong>ché riesce ad esprimere <strong>per</strong>suasivamente il contrasto fra la<br />

realtà tragica, circoscritta, schiava del tempo che scorre impietoso e la grandezza del sogno. Se Le<br />

avventure di Tommy River possono essere assunte come rimedio alle troppe verità della scrittura<br />

educativa e costituire un momento di alta riflessione sulla condizione crepuscolare della <strong>letteratura</strong><br />

italiana del Novecento, non bisogna dimenticare il resto della produzione di Milani, che indica la<br />

forte predisposizione dello scrittore verso un racconto storico, che non sia deformazione dei fatti o<br />

ancor peggio ottimistico lieto fine, ma diventi sempre <strong>per</strong>corso di crescita individuale.<br />

Significative, infine, dal punto di vista narratologico diverse prove a fumetti.<br />

Altro <strong>per</strong>sonaggio da ricordare è Renée Reggiani che ha abbandonato alla fine degli anni Sessanta i<br />

territori della produzione <strong>per</strong> ragazzi <strong>per</strong> impegnarsi in testi narrativi e saggistici <strong>per</strong> adulti che<br />

hanno avuto notevoli riconoscimenti di pubblico e critica e sono diventati best seller nelle letture<br />

<strong>per</strong> la scuola media. Dal punto di vista storico il libro più importante è comunque Il treno del sole<br />

che narra le vicende di una famiglia siciliana trapiantata a Torino e i drammi dell'inserimento in un<br />

contesto sociale totalmente estraneo. Il romanzo è molto interessante soprattutto se lo si lega ai<br />

primi anni Sessanta.<br />

Con Domani dopodomani e Carla degli scavi continuerà in parte la strada a<strong>per</strong>ta dal primo<br />

romanzo, aggiungendo a livello espressivo qualche riuscito tentativo di aggancio ai modi narrativi


del mezzo televisivo, dallo spostamento dell'azione da un posto all'altro alla rapidità dei dialoghi.<br />

Chi ha invece dedicato la sua intera esistenza alla produzione <strong>per</strong> bambini e ragazzi è stata<br />

Luciana Martini di cui ricordiamo, fra gli altri, Non deve accadere, libro non indulgente verso il<br />

mondo degli adulti attenti alle avanzatissime tecnologie, ma poco propensi ad esaminare i<br />

problemi della sicurezza e della convivenza pacifica.<br />

Il mondo di chi scrive <strong>per</strong> ragazzi è certamente variegato e diverso nelle scelte, nei comportamenti,<br />

nella disposizione davanti al lettore. C'è chi non rinuncia al paternalismo, al tono zuccheroso,<br />

all'illusione che una forte dose di ottimismo allontani le difficoltà. C'è chi, invece, come Luciana<br />

Martini, nel rapporto letterario adulto-giovane non fa sconti, non ha paura di possibili tensioni, di<br />

eventuali incomprensioni <strong>per</strong>ché sa che non è corretto né bluffare né rinunciare a se stessi. Anche<br />

l'o<strong>per</strong>a di Lucia Tumiati (1926) nasce sotto il segno di questa coerenza, la scrittrice racconta con gli<br />

occhi di un bambino <strong>per</strong>ché tutti i bambini devono sa<strong>per</strong>e, devono conoscere, devono aprire gli<br />

occhi; Lucia Tumiati sa mettere in gioco i valori con molta leggerezza e il testo suo forse più riuscito,<br />

Una cartella di sogni, nonostante la presenza di temi tradizionali della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong><br />

<strong>l'infanzia</strong> (il bambino povero, la scuola) è denso di passaggi delicati, di istanti di vera magia lirica.<br />

T. affronta, poi, in chiave moderna l'universo della fiaba; le sue Fiabe di libertà rappresentano in<br />

modo attendibile la visione del mondo della scrittrice, che, all'interno di un universo folle e<br />

consumistico, sembra prendere atto dell'impossibilità della solidarietà e dell'amicizia disinteressata<br />

e quindi forza la scrittura a farsi veicolo di utopia, di proposta radicale, di impegno rivoluzionario.<br />

4. Giornali <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong><br />

4.1. : tra avventure e umorismo<br />

Il , nato nel 1937 come settimanale e pubblicato fino al 1966, è il prodotto di un<br />

coraggioso atto di intelligenza dell’universo dei mass-media.<br />

Compreso il fumetto vengono stampate e diffuse enormi quantità, e che i fondatori del giornale<br />

scelgono come elemento caratterizzante delle sue pagine.<br />

Il merito del è legato soprattutto alla scelta di ospitare fumetti di soli autori<br />

italiani. <strong>La</strong> decisione è condizionata dal clima di ostilità del fascismo nei confronti dei fumetti<br />

stranieri. D'altra parte, i fondatori del giornale ritengono i comics americani, siano inadatti ai<br />

ragazzi italiani. Di conseguenza in breve tempo si forma intorno alla testata un nutrito e motivato<br />

gruppo di autori (soggettisti e disegnatori) in grado di sottrarsi all'influenza delle tecniche<br />

fumettistiche americane e di elaborare proprie invenzioni.<br />

È un giornalino che punta a presentare ai giovani destinatari (in prevalenza di sesso maschile) storie


scritte o disegnate, di autori italiani, e che conta <strong>per</strong> la diffusione, oltre che sulle edicole, soprattutto<br />

sulla capillare rete delle parrocchie, non può non riscuotere il favore di gran parte dei ragazzi<br />

italiani.<br />

<strong>La</strong> dimensione umoristica del è legata soprattutto al nome di Benito Jacovitti che, a<br />

partire dal 1940, pubblica numerosissime storie a fumetti, tanto che nella fantasia di molti lettori<br />

l'identità del giornale è inscindibilmente associata alle sue allegre e confuse tavole.<br />

Negli anni Cinquanta si accentua una certa componente confessionale e conservatrice,<br />

Ma ciò vale più <strong>per</strong> la parte dei fumetti che vede impegnati numerosi autori di prestigio, la parte<br />

scritta che propone racconti dovuti <strong>per</strong> buona parte a firme del passato, mantiene sostanzialmente<br />

una rigida continuità con la tradizione dei <strong>per</strong>iodici <strong>per</strong> ragazzi e con la proposta di storielle<br />

edificanti e moralistiche.<br />

ci fornisce l'occasione <strong>per</strong> parlare di Domenico Volpi (1925), figura centrale<br />

nello sviluppo della <strong>letteratura</strong> italiana <strong>per</strong> <strong>l'infanzia</strong> del secondo Novecento: redattore-capo,<br />

attivissimo nell'associazionismo giovanile cattolico, già docente di Tecniche della comunicazione,<br />

collaboratore della Rai in molte trasmissioni, ci consegna una consistente produzione saggistica e<br />

narrativa, che spazia da una fortunata Didattica dei fumetti, a romanzi fantascientifici, storici, di<br />

ambientazione moderna e contemporanea, alla biografia, alla fiaba.<br />

4.2. : l'antifascismo di Cipollino e Chiodino<br />

In concorrenza con nasce nel 1950 il settimanale diretto da Dina<br />

Rinaldi e, solo <strong>per</strong> i primi due anni, da Gianni Rodari.<br />

Il nuovo giornalino di sinistra può contare sulla rete delle case del popolo e le sezioni del Partito comunista,<br />

e fa affidamento sull'organizzazione giovanile API (Associazione dei Pionieri d'Italia).<br />

L'uscita del <strong>per</strong>iodico non è tranquilla, suscita negli ambienti cattolici reazioni di ostilità e di<br />

malanimo. Ad alcuni collaboratori del vengono rivolte accuse pesantissime.<br />

Il giornale adotta una formula mista che si colloca a metà strada tra , e il .<br />

Temi portanti e dominanti sono la Resistenza e l'antifascismo.<br />

Nel 1951 esce a puntate il fumetto dedicato alla memoria dei ragazzi napoletani<br />

che hanno gloriosamente combattuto e sono eroicamente caduti nelle Quattro Giornate di Napoli,<br />

nel settembre 1943.<br />

Nel 1954 appare una lunga serie di racconti sulla Resistenza tra cui L'armistizio e Passare il fiume<br />

di Berto Ruschi (pseudonimo di Michele Utili), 6 uomini in azione di Sergio Perucchi, Una scolara<br />

partigiana di Luisa Sturani, Un carico misterioso di Stelio Tanzini.


Un limite con cui nasce e che <strong>per</strong> qualche tempo lo caratterizza è l'accentuata<br />

gravità e realismo dei contenuti.<br />

Dopo i primi due anni le pagine del si fanno più mosse e varie, acquistano una più<br />

leggerezza, ospitano un maggior numero di raccontini umoristici. Nascono nuovi <strong>per</strong>sonaggi<br />

comici soprattutto <strong>per</strong> i più piccini.<br />

Nel settore dei fumetti il dà vita almeno a due <strong>per</strong>sonaggi, veri e propri classici che<br />

faranno il giro del mondo riscuotendo successo dap<strong>per</strong>tutto, Cipollino di Gianni Rodari e Chiodino<br />

di Marcello Argilli.<br />

Il successo di Cipollino è confermato nel 1951 dalla versione scritta, Il romanzo di Cipollino, con<br />

le illustrazioni di Raul Verdini, e viene tradotto in numerose lingue.<br />

Le avventure di Chiodino escono <strong>per</strong> la prima volta sul nel 1952, in forma di fumetti<br />

disegnati da Vinicio Berti. Riscuotono grande successo. Chiodino diventa un eroe, un piccolo mito.<br />

Non passerà molto tempo e i due giornalini si troveranno ad affrontare, ciascuno nel proprio ambito<br />

di appartenenza, la crisi della stampa <strong>per</strong>iodica e soprattutto la crescita irresistibile degli albi a<br />

fumetti quali , , ecc. che lasciano troppo poco spazio <strong>per</strong>ché Pionieri e<br />

Vittoriosi possano continuare a litigare.


1. Introduzione<br />

IX<br />

Da un secolo all’altro<br />

(1970-2009)<br />

Per considerare i cambiamenti che hanno interessato la produzione dei libri di infanzia tra gli anni<br />

’70 ad oggi, dobbiamo ricordare quella serie di cambiamenti strutturali che consistono nello<br />

sviluppo della televisione, diffusione di computer e Internet, l’esplosione di videogiochi ecc.<br />

Dagli anni ’80 la produzione dei libri <strong>per</strong> ragazzi procede “a doppio senso”, poichè cresce il<br />

numero complessivo di titoli prodotti, e al contrario diminuisce la quantità delle tirature medie.<br />

Se fino alla metà degli anni ’90 prevale un modello produttivo basato sulla ricerca, sulla narrativa<br />

d’autore, sull’innovazione dei temi e dei linguaggi, dalla fine del secolo scorso il quadro è<br />

cambiato, oggi, infatti, la <strong>letteratura</strong> si integra ad una vasta serie di strumenti di comunicazione e<br />

intrattenimento di cui abbiamo accennato, e che rendono più difficile l’apprezzamento del libro.<br />

Tuttavia sono generalmente i ragazzi che usano di più le nuove tecnologie quelli che leggono di<br />

più.<br />

Dagli anni ’80 ad oggi, la produzione di libri in Italia è raddoppiata, e a ciò si aggiunge l’aumento<br />

della qualità dei libri <strong>per</strong> l’infanzia.<br />

<strong>La</strong> risposta della scuola al fenomeno sopra descritto è positivo. Infatti questa ha risposto bene sul<br />

piano teorico e soprattutto ad o<strong>per</strong>a dei nuovi programmi di insegnamento <strong>per</strong> le medie (1979) e le<br />

elementari (1985), ma è inadeguata sul piano della pratica educativa e dei risultati.<br />

I libri di narrativa <strong>per</strong> la scuola si presentano rivestiti di una corazza esegetica.<br />

Dalla fine degli anni ’70 la questione della lettura come problema educativo e sociale è posta e<br />

discussa sempre con molta attenzione.<br />

Agli inizi del 1993 un libro dello scrittore francese Daniel Pennac riaccende la discussione grazie a<br />

un decalogo che riconosce al lettore una serie di diritti imprescrittibili.<br />

Tuttavia già nel ’66 Rodari aveva compilato in termini provocatori un quasi decalogo, i Nove modi<br />

<strong>per</strong> insegnare ai ragazzi a odiare la lettura, che molti genitori e insegnati praticavano con tenace<br />

coerenza.<br />

Nel corso degli anni altre voci si sono aggiunte al dibattito sulla lettura, e in particolare ricordiamo<br />

il volume di Roberto <strong>De</strong>nti <strong>La</strong>sciamolo leggere, e quello di Giuseppe Pontremoli Elogio delle<br />

azioni spregevoli.<br />

Tra la seconda metà degli anni ’90 e oggi abbiamo assistito ad una sempre maggiore velocizzazione<br />

degli scambi comunicativi, ciò ha influito e non poco sulla lettura tanto che immediatezza a tutti i


costi e immedesimazione nella storia diventano nei libri elementi contrapposti.<br />

Nella scuola italiana si parla poco del disinteresse dei bambini verso la lettura, ma si fa poco a<br />

livello pratico, soprattutto in termini di aggiornamento delle competenze.<br />

Ci si chiede allora dove poter cercare l’innovazione metodologica?<br />

Certamente non nel rimpianto del passato, quando la materia esisteva<br />

negli istituti magistrali e ai concorsi si portava un autore a scelta, ma neanche nelle università e in<br />

altri luoghi che <strong>per</strong>mettono una rapida diffusione dei temi ad essa connessi, troppi sono gli elementi<br />

diversi che caratterizzano la disciplina.<br />

2. <strong>La</strong> lettura a scuola<br />

2.1.Lingua e dialetti<br />

Nei programmi della scuola media del ’79 e in quelli della scuola elementare del ’85 vi è un solido<br />

filo rosso che accomuna le parti che si occupano di educazione linguistica.<br />

Netto è il riconoscimento del valore del dialetto come base di apprendimento della lingua nazionale<br />

e di sviluppo delle capacità comunicative.<br />

Ma soprattutto un’attenzione specifica e rinnovata rispetto al passato viene data alla lettura, come<br />

questione centrale di crescita culturale e sociale.<br />

Questi programmi mettono la lettura e l’apprendimento della lingua al centro di un <strong>per</strong>corso<br />

formativo e di crescita volto ad allargare le basi culturali degli individui, e ne hanno sviluppato le<br />

implicazioni anche su un piano politico e civile.<br />

Con le riforme introdotte da Luigi Berlinguer tra il ’96 e il ’98 siamo di fronte ad uno scenario<br />

diverso, la scuola va verso la progressiva dei contenuti, con un continuo<br />

alleggerimento dei programmi. Lo stesso concetto di lettura cambia, in quanto questa è sempre<br />

meno intesa come un’es<strong>per</strong>ienza formativa fondamentale, e sempre più come la capacità tecnica di<br />

utilizzare diversi codici interpretativi.<br />

Le novità di B. sono state travolte agli inizi del Duemila dalla riforma scolastica Moratti, ma <strong>per</strong><br />

quanto riguarda la lettura non vi sono grosse differenze rispetto all’impostazione berlingueriana. Si<br />

sottolinea infatti un’esplicita attenzione ai testi multimediali e allo sviluppo di capacità volte a<br />

comprendere testi semplici, tra cui figurano in primis i cartoni animati e la pubblicità.<br />

Nelle indicazioni del 2007 varate dal Ministro Fioroni, libro e lettura sembrano tornare al centro di<br />

una riflessione più ampia. <strong>La</strong> lettura assume di nuovo valenza cognitiva ed estetica, ed è vista come<br />

l’accesso al gusto intellettuale e della ricerca da un lato, e alla comprensione e all’apprendimento di<br />

sa<strong>per</strong>i specifici dall’altro.<br />

Un altro tema centrale nella storia della scuola e della lingua italiana è il dialetto. Per tempo visto


come un ostacolo all’unificazione linguistica del paese tanto da essere nella scuola ostacolato e<br />

bandito, o al massimo impiegato come strumento <strong>per</strong> arrivare all’italiano.<br />

Oggi, quasi metà della popolazione parla solo italiano nei contesti più intimi, mentre gli altri<br />

ricorrono ad un modello linguistico misto, ed è minore la quota di chi parla solo o quasi sempre<br />

dialetto.<br />

Tuttavia c’è da ricordare che negli ultimi 15 anni sono aumentate le richieste di tutelare il dialetto,<br />

fino a quella di inserirlo tra le materie di studio.<br />

2.2.I libri scolastici<br />

<strong>La</strong> questione dei libri di scuola è divenuta negli ultimi 30 anni una questione economica, poiché il<br />

mercato scolastico è diventato parte trainante dell’editoria.<br />

Quali sono oggi i titoli che propongono gli editori? Quali storie preferiscono?<br />

In assenza di ricerche di ampio raggio o locali, è utile illustrare sommariamente i cataloghi di<br />

narrativa scolastica, in particolare quelli delle case editrici entrate con i settori scolastici a fare parte<br />

della , tra cui Salani, Einaudi, Piemme ecc.<br />

Si evidenzia sempre un dominio dei temi del magico e del fiabesco <strong>per</strong> le prime classi, con un<br />

allargamento verso contesti storici come il medioevo e l’antica Roma. Tra i classici troviamo ancora<br />

Pinocchio di Collodi, Il giornalino di Gian Burrasca di Vamba.<br />

Nelle seconde classi la fantasia cede il posto al racconto realistico, a volte di ambientazione storica,<br />

altre con temi di attualità o di avventura. In terza classe, in fine, predomina il romanzo.<br />

Possiamo segnalare due elementi nuovi: l’allargamento significativo ad autori stranieri e il tentativo<br />

di fornire un quadro letterario cosmopolita da un lato, e la forte attenzione ai temi di attualità<br />

dall’altro.<br />

Ultimo elemento da considerare è che i bambini e i ragazzi di oggi sono immersi in un mondo di<br />

narrazioni che va dai fumetti al cinema, dai videogiochi ai cartoni animati, all’’interno del quale la<br />

lettura è solo uno dei possibili incontri con situazioni e storie fantastiche, con <strong>per</strong>sonaggi<br />

immaginari, con l’avventura, il divertimento.<br />

3. Gli autori e le o<strong>per</strong>e<br />

3.1. I <strong>per</strong>corsi dell’editoria<br />

In relazione all’editoria destinata ai ragazzi dobbiamo partire dalla fine degli anni ’60 del secolo<br />

scorso,da Rosellina Archinto e dagli albi della Emme <strong>Edizioni</strong> che quando compaiono in libreria<br />

suscitano stupore, poiché la scrittrice legge l’universo visivo destinato ai bambini in termini di<br />

povertà e propone libri raffinati.


Dalla seconda metà degli anni ’70 aumentano invece le novità <strong>per</strong> i più piccoli, e in particolare<br />

nascono le <strong>Edizioni</strong> dalla parte delle bambine.<br />

Negli anni ’80 un gruppo di giovani organizza <strong>per</strong> tre anni consecutivi presso una biblioteca di<br />

Firenze una dal titolo fatatrac, 10 giorni di fiabe, si tratta di spettacoli con i bambini,<br />

animazione, mostre di illustratori che portano alla sco<strong>per</strong>ta di <strong>per</strong>sonaggi come brunella Barillaro,<br />

Matteo Fagli, ecc., che riempiono lo spazio destinato alla produzione editoriale <strong>per</strong> la scuola<br />

materna ed elementare con .<br />

Negli anni ’90 invece assistiamo a una sorta di rivoluzione nel panorama editoriale italiano, a<br />

Trieste, sottol la direzione di Orietta Fatucci trovano sistemazione due sigle storiche e già note,<br />

Einaudi Ragazzi e Emme edizioni.<br />

Nel 1987, Donatella Ziliotto, portando alla casa editrice Salani il suo bagaglio culturale dà avvio<br />

alla collana i cui testi pungono davvero la fantasia dei lettori.<br />

Il 1988 è l’anno dei bellissimi Mondadori, che margherita Forestan e Francesca<br />

<strong>La</strong>zzarato curano <strong>per</strong> anni con impegno e competenza, offrendo serie articolate <strong>per</strong> fasce d’età e<br />

generi.<br />

Nel 1999 nascono I , libri scritti da autori solo italiani, dedicati alla scuola primaria e<br />

divisi <strong>per</strong> colore in tre sezioni. In questo stesso anno, alla collana >>Contemporanea>> si affianca<br />

dove si esibiscono autori di livello mondiale.<br />

Nel 200 Mondadori crea una bella collana dedicata alle . Tuttavia oggi di quella<br />

positiva stagione editoriale non è rimasto molto.<br />

Gli anni ’80 si caratterizzano anche <strong>per</strong> qualche stravaganza in campo editoriale come la collana<br />

di Mursia formata da libri che finiscono col dis<strong>per</strong>dere un po’ il senso di testi di<br />

qualità ma che aprono la strada a proposte originali.<br />

Nel 1992 la Piemme propone la collana , la quale assume valore negli anni<br />

<strong>per</strong> la molteplicità delle scelte che ha saputo offrire e l’ininterrotto successo nelle vendite non fa<br />

altro che confermare l’equilibrio e l’intelligenza della direzione presa.<br />

Negli anni ’90 si diffondo sul mercato anche altre collane, e nel ’99 esordisce come editore <strong>per</strong><br />

ragazzi anche Feltrinelli con la collana .<br />

Davanti alle case editrici maggiori ci sono poi anche realtà editoriali più piccole, ma non <strong>per</strong> questo<br />

meno significative, tra queste un esempio è rappresentato da le nuove edizioni Romane di Gabriella<br />

Armando, e non dobbiamo dimenticare in fine, l’es<strong>per</strong>ienza delle <strong>Edizioni</strong> Sonda con la collana<br />

che presenta soprattutto autori stranieri e dimostra che la dimensione della paura,<br />

dell’orrore e del giallo possono appartenere anche ai desideri dell’infanzia.<br />

Con il nuovo secolo molti spazi editoriali si sono a<strong>per</strong>ti e impongono una riflessione non tanto


dell’editoria, ma degli scrittori, al di là della difficoltà oggettiva della critica di leggere le o<strong>per</strong>e con<br />

un’opportuna distanza storica, sembra che molti autori abbiano fatte proprie non solo le<br />

considerazioni di <strong>De</strong> Amicis che chiedeva al libro effetti consolatori immediati ben consapevole<br />

dell’oblio futuro, ma a che quelli del poeta novecentesco Corrado Govoni.<br />

3.2. I <strong>per</strong>corsi degli autori<br />

Secondo Gianni Rodari, è legittimo rivolgersi ai bambini in versi, <strong>per</strong> interessarli e divertirli, <strong>per</strong><br />

dire loro cose che dette in un altro modo non ascolterebbero, <strong>per</strong> nutrire e formare la loro<br />

immaginazione.<br />

Tuttavia a partire dagli anni ’70 gli spazi riservati alla poesia <strong>per</strong> ragazzi si riducono, gli editori<br />

pubblicano meno libri in versi e gli autori preferiscono dedicarsi alla più redditizia prosa.<br />

Questa riduzione riguarda <strong>per</strong>ò solo il rapporto con i versi che i bambini hanno nel tempo libero, e<br />

non tocca anche la presenza della poesia nella scuola, la quale invece si dilata fino a diventare<br />

l’unico spazio in cui i piccoli possono frequentare filastrocche e rime.<br />

Prima che la poesia traslochi tra i banchi scolastici, un gruppo di poeti propone un’antologia Pin<br />

Pidin, curata da Antonio Porta e Giovanni Raboni, con l’idea di riaffermare la tradizione di una<br />

produzione d’autore <strong>per</strong> l’infanzia partendo dalla convinzione che i bambini hanno lo stesso diritto<br />

degli adulti di leggere vere poesie.<br />

Nel nuovo millennio i libri <strong>per</strong> l’infanzia subiscono un’ulteriore riduzione a livello editoriale, fra le<br />

cause di questo calo potrebbe esserci quella relativa all’aumento dei siti internet dedicati alla poesia<br />

<strong>per</strong> bambini, ma la qualità dei prodotti resta comunque alta, segno che il lungo lavoro sulla poesia<br />

<strong>per</strong> l’infanzia ha dato i suoi frutti data la tendenza a guardare alla filastrocca come a un possibile<br />

mezzo di contatto tra piccoli e adulti.<br />

Discorso a parte va fatto <strong>per</strong> l’iniziativa di Einaudi Ragazzi di affidare a Grazia Gotti la cura di una<br />

collana di poesia , capace di guardare a una poesia <strong>per</strong> bambini che lasciasse<br />

da parte il gioco facile della rima e di offrire testi di poeti autentici, coerenti con i loro temi e modi<br />

espressivi. <strong>La</strong> collana è riuscita a dare idea di come potrebbe essere la poesia <strong>per</strong> l’infanzia.<br />

3.2.2. Maestri scrittori<br />

Nella sua storia la <strong>letteratura</strong> italiana <strong>per</strong> l’infanzia è passata spesso attraverso l’esame della<br />

dimensione scolastica e lo stesso autore in molti casi proveniva dall’insegnamento primario.<br />

Il bambino risultava quindi destinatario passivo di un progetto privo di <strong>per</strong>ché ridotto al<br />

rango di eserciziario nello spazio scolastico, dalla metà degli anni ’50, insieme ai primi tentativi di<br />

rinnovamento dei modelli di insegnamento si sviluppa un filone letterario che vede impegnati come


autori alcuni insegnanti, <strong>per</strong> lo più maestri elementari. I loro scritti assumono ora la forma di<br />

racconti o di diari della vita collettiva, ora la forma di storie inventate.<br />

Nel primo caso abbiamo storie di ragazzi, nel secondo storie <strong>per</strong> ragazzi. Il primo racconto di vita<br />

scolastica dell’Italia del dopo guerra è di Leonardo Sciascia e si intitola Cronache scolastiche.<br />

Un altro resoconto in presa diretta di vita scolastica viene riproposta 15 anni dopo, nel 1968 esce il<br />

libro di Alberto Bernardini, Un anno a Pietralata.<br />

Le due es<strong>per</strong>ienze suscitano sconcerto e sdegno legate alla cruda descrizione delle condizioni in cui<br />

versa la scuola italiana. Nei loro lavori, Sciascia e Bernardini non intendono scrivere storie <strong>per</strong><br />

ragazzi, ma fanno conoscere gli aspetti dell’infanzia.<br />

Altra maestra che ha scritto libri <strong>per</strong> bambini è Maria Luisa Bigiaretti, ed insieme ad essi costruì <strong>La</strong><br />

torta in cielo.<br />

Da ricordare tra gli scrittori maestri vi è poi Alberto manzi (1924-1997) il cui libro principale<br />

Orzowei riscuote successo come proposta di lettura a scuola.<br />

Sul fronte laico si pone l’es<strong>per</strong>ienza di Mario Lodi che ha prodotto oltre a Cipì, importanti libri in<br />

cui si denunciano le condizioni classiste e conformiste della scuola, e si indicano gli itinerari <strong>per</strong> un<br />

insegnamento basato sul rispetto del bambino e sulla libertà di apprendimento.<br />

Tra gli insegnanti elementari scrittori testimoni di un’epoca buia e del dopoguerra ricordiamo<br />

Marco Moschini (1948), Guido Quarzo (1948), Angelo Petrosino (1949), Giuseppe Pontremoli<br />

(1955-204), Alberto Melis (1957), Stefano Bordigliolo (1958).<br />

3.2.3. Illustratori-scrittori<br />

Nel 1967 in occasione della Fiera del libro <strong>per</strong> ragazzi di Bologna, si apre la prima mostra di<br />

illustratori che anticipa l’edizione Biennale dell’illustrazione <strong>per</strong> ragazzi che si svolge a Firenze e a<br />

cui partecipano molti illustratori italiani. È un segno importante <strong>per</strong>ché <strong>per</strong>mette di mettere in<br />

evidenza sia a livello istituzionale che critico la grande incidenza che il mondo dell’illustrazione ha<br />

nella produzione <strong>per</strong> bambini e l’importanza dell’autonomia degli illustratori e della loro capacità di<br />

leggere tra le parole di un testo o di pensarlo in prima <strong>per</strong>sona.<br />

È qui opportuno segnalare l’importanza di collane come (1973), la<br />

(1985), le edizioni C’era una volta (1988) che hanno segnato le tappe della<br />

piena riconoscibilità della dimensione figurativa nel processo di educazione alla lettura.<br />

Oggi è possibile riscontrare modi diversi di illustrazione e adeguati alle caratteristiche e al ritmo<br />

delle storie raccontate, e che in molti editori è sinonimo di attenzione e qualità del prodotto.<br />

I nomi degli illustratori-scrittori sono davvero molti, un carattere comune ad essi è la rinuncia a uno<br />

schema narrativo consolatorio; sembra che la traduzione grafica di <strong>per</strong>sonaggi e situazioni ai


estranea ai modelli narrativi convenzionali, nessuna storia in versi o in prosa, si sviluppa infatti, in<br />

termini di moralismo o ammaestramento.<br />

3.2.4. Le strade dei narratori<br />

Beatrice Solinas Donghi (1923) conosce il successo nel campo della produzione letteraria <strong>per</strong><br />

l’infanzia sono in anni recenti.<br />

Le sue fiabe evidenziano il legame con la tradizione popolare e con le fiabe regionali sia a livello<br />

di traduzioni che di critica. Con Quell’estate al castello si riconosce alla scrittrice un’articolazione<br />

del dettato narrativo adatta a parlare all’infanzia e all’adolescenza.<br />

Al 1975 risale il primo notevole lavoro di un’altra grande scrittrice Bianca Pitzorno, Clorofilla dal<br />

cielo blu, destinato a diverse edizioni e capace di dare qualche elemento utile a decifrare il<br />

complesso, articolato, e profondo mondo della lettrice.<br />

<strong>La</strong> sua storia letteraria tocca l’apice negli anni ’80 con L’incredibile storia di <strong>La</strong>vinia, Streghetta<br />

mia, <strong>La</strong> bambola dell’alchimista, o<strong>per</strong>e con cui il lettore può giocare con i luoghi tipici della<br />

tradizione della fiaba senza rinunciare <strong>per</strong>ò agli elementi originali quali ironia, umorismo,<br />

valorizzazione di una femminilità non fino alla critica dei luoghi comuni.<br />

Nella vasta produzione di Roberto Piumini(1947) trovano spazio anche le fiabe, che sembrano<br />

essere uno degli aspetti più <strong>per</strong>suasivi della stessa, sebbene l’autore non manchi di riservare<br />

sorprese anche nei romanzi visto che ad es. Lo stralisco rappresenta il suo capolavoro, poiché<br />

rientra tra quei pochi libri del ‘900 che affrontano il tema della morte con composta tristezza e<br />

pacata serenità, valorizzando il potere della fantasia e della creazione artistica, tanto che P. è<br />

considerato uno dei maggiori autori contemporaneo.<br />

Anche Teresa Buongiorno (1930) è stata una giornalista impegnata nel mondo dell’infanzia<br />

curando programmi televisivi specifici. Ha saputo soprattutto prestare ai giovani <strong>per</strong>sonaggi<br />

sensazioni, turbamenti delle moderne adolescenze, compresa la sua es<strong>per</strong>ienza che ha portato alla<br />

creazione di due libri.<br />

Tra gli scrittori che hanno contribuito fortemente allo sviluppo della <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> l’infanzia<br />

ricordiamo anche Angela Nanetti (1942) la cui vasta produzione, che tocca tutte le fasce d’età parte<br />

nel’84 dalle Memorie di Adalberto.<br />

Silvana Gandolfi (1940) merita una segnalazione particolare, ha fatto uscire dal 1992 ad oggi otto<br />

romanzi <strong>per</strong> ragazzi di grande qualità poiché non si appoggiano sulla narrativa , ma<br />

ogni romanzo è costruito intorno a idee forti e possiede una solida struttura narrativa.<br />

Ancora in questi anni Alfredo stoppa (1950), propone libri capaci di rinviare ad altro, di stimolare,<br />

di suggerire.


Cenni rapidi meritano infine autori come Andrea Valente (1968) e Guia Risari (1971) che<br />

presentano o<strong>per</strong>e originali e rappresentano la nuova generazione di scrittori.<br />

3.3. Fantasia popolare, fantasia colta<br />

3.3.1. Realizzazioni editoriali<br />

Nel 1978 nasce presso l’editore Savelli un libretto di Fiabe sul che raccoglie un<br />

gruppo di fiabe di Afanasjev, dei fratelli Grimm, di Andersen e altri, con l’intento di rintracciare<br />

cause e ragioni dell’atteggiamento di coloro che contestano le fiabe.<br />

Egli anni ’70 è consistente il fenomeno di recu<strong>per</strong>o della fiaba sia nella forma della tradizione<br />

popolare che in quella colta e letteraria. I racconti popolari si diffondono attraverso le edicole nelle<br />

case italiane e conquistano l’attenzione di molti bambini. A questa editoria neo-popolare si affianca<br />

l’impegno di molti scrittori nella rivisitazione della fiaba che ora si ispira al metodo si Calvino <strong>per</strong><br />

le su Fiabe italiane, ora invece inventa storie più o meno fantastiche. Tuttavia in entrambi i casi la<br />

penna della riscrittura e dell’ideazione viene consegnata a narratori e poeti che con i prodotti della<br />

cultura popolare e orale hanno pochi contatti.<br />

Favole su favole invece raccoglie fiabe e leggende tradotte e trasformate, e tra gli autori dell’o<strong>per</strong>a<br />

troviamo l’élite della <strong>letteratura</strong> italiana senza distinzione di scuole e gruppi.<br />

Una risposta al <strong>per</strong>ché in questi anni si da attenzione particolare alla <strong>letteratura</strong> <strong>per</strong> l’infanzia è data<br />

da Enrico Ghidetti e Leonardo <strong>La</strong>ttarulo, curatori dell’antologia <strong>La</strong> bottega dello stregone.<br />

Cent’anni di fiabe italiane.<br />

Questi sostengono che quando la narrativa <strong>per</strong> l’infanzia si diffonde tanto <strong>per</strong>ché riesce a<br />

rialimentare la vena creativa, a reintegrare una realtà divenuta troppo reale<br />

o un linguaggio che si è concentrato troppo su se steso.<br />

Il fenomeno oggi sembra attenuato e, a parte qualche caso isolato non collegabile con le fiabe ma a<br />

una precisa poetica dell’autore , la fiaba è entrata saldamente a far parte del campo formativo della<br />

<strong>letteratura</strong>.<br />

3.3.2. Silvio D’Arzo<br />

Anche di Silvio D’Arzo si può parlare di , poiché i suoi racconti <strong>per</strong><br />

ragazzi, Il pinguino senza frac, Tobby in prigione e Penny Wirton e sua madre, hanno il senso di<br />

prove narrative propedeutiche.<br />

In particolare questi hanno in parte carattere autobiografico.<br />

3.3.3. Luigi Malerba:


<strong>La</strong> produzione <strong>per</strong> ragazzi di Luigi Malerba (1927-2008) inizia ne’69 con il ciclo di Millemosche,<br />

scritto in collaborazione con Tonino Guerra.<br />

Tuttavia c’è da dire che i suoi libri <strong>per</strong> ragazzi sono intrecciati fortemente con quelli <strong>per</strong> adulti.<br />

Egli stabilisce con i lettori un rapporto critico, senza richieste di complicità, senza lusinghe <strong>per</strong> le<br />

loro debolezze o pigrizie, e soprattutto senza alcuna pretesa pedagogica o moralistica.<br />

Due sono i caratteri della sua scrittura <strong>per</strong> ragazzi, alcune sue o<strong>per</strong>e sono il prodotto dei corrosivi<br />

acidi del paradosso, dell’assurdo, del grottesco, altre, invece, risultano da una lettura dal basso<br />

della storia e ne raccontano gli eventi meno gloriosi ma non meno rivelatori di miserie.<br />

Quello che colpisce dei suoi libri <strong>per</strong> ragazzi sono i <strong>per</strong>sonaggi e il loro generarsi e formarsi<br />

progressivamente che la storia si svolge, e sembra che facciano corpo con la struttura narrativa.<br />

3.3.4. Susanna Tammaro: il candore della violenza<br />

Susanna T. (1957) rappresenta un caso singolare dei rapporti tra scrittura <strong>per</strong> ragazzi e quella <strong>per</strong><br />

adulti, nel senso che la seconda è tributaria della prima e questa impone una propria urgenza di<br />

rivelazione. <strong>La</strong> costante presenza dolorosa dell’infanzia nella sua scrittura trova il suo centro<br />

narrativo in Cuore di caccia, che nasce come romanzo <strong>per</strong> ragazzi, anche se l’argomento trattato è<br />

tale da rendere il libro adatto anche agli adulti, se non <strong>per</strong> le implicazioni di carattere educativo che<br />

contiene.<br />

3.3.5. Geronimo Stilton<br />

Può sembrare strano parlare qui del fenomeno Geronimo Stilton che in 10 anni ha acquisito<br />

dimensioni planetarie, poiché le avventure raccontate sono diventate rappresentazioni, eventi<br />

spettacolari, serie televisive e cartoni animati, e hanno assunto le più varie forme di gadget, e <strong>per</strong><br />

questo possiamo pensare che le ragioni di questo successo stanno proprio nell’abile mescolanza<br />

della tradizione della favola e la moderna vivacità di comunicazione dei contenuti.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!