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ESSERE - Maggio - Giugno 2011.pdf - CSA Arezzo

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inchiesta<br />

8<br />

potere e lo Stato in cui lo esercitava. Di qui la politica interna ed estera dei<br />

singoli Stati, le lotte, anche nascoste, le congiure, ecc. E questo vale anche<br />

per oggi, tranne per il potere personale che negli Stati moderni democratici<br />

occidentali ha una assai minore incidenza, durata e continuità.<br />

L’esistenza della gente comune trascorreva in una situazione in genere stabile,<br />

che poteva essere prevista più o meno identica per decine e decine di anni.<br />

Il lavoro che ciascuno svolgeva, escluso il caso di qualche evento eccezionale,<br />

era pensato stabile per tutta la vita, e spesso di generazione in generazione: i<br />

giovani figli di un falegname o di un contadino vedevano, nel proprio futuro di<br />

adulti, falegnami o contadini. Questa condizione era sicuramente un limite, ma<br />

d’altra parte contribuiva a dare un senso di stabilità e, forse, anche di tranquillità<br />

e sicurezza.<br />

L’economia che contava era governata ad alti livelli sociali, quasi sempre<br />

soltanto da un’élite molto ristretta. Per le persone comuni gli ‘affari’ erano<br />

eventi regolati da leggi e da prassi molto semplici, che molte volte restavano<br />

pressoché identiche per secoli.<br />

Anche la famiglia era stabile. Il matrimonio costituiva una situazione quasi sempre<br />

irreversibile. Ogni componente della famiglia conosceva la sua posizione, che<br />

non sarebbe cambiata negli anni, i suoi diritti e obblighi, spesso più o meno gli<br />

stessi da tempo immemorabile, e poteva prevedere con sufficiente sicurezza<br />

ciò che sarebbe stato all’interno di essa il suo futuro.<br />

La stabilità delle leggi era quasi una norma.<br />

2 – Il futuro nell’età moderna e contemporanea<br />

Con l’età moderna, con l’industrializzazione e la conseguente sempre più<br />

complessa e abbondante circolazione dei capitali, con la necessaria affermazione<br />

dei diritti delle masse dei lavoratori e con l’introduzione, anch’essa necessaria,<br />

nella legislazione di norme relative a nuovi diritti delle persone, si è verificata,<br />

già alla fine del XVIII e soprattutto nel XIX secolo, una prima rivoluzione nei<br />

rapporti sociali ed economici generali e individuali.<br />

Nel corso del Novecento questo processo ha avuto un’accelerazione senza<br />

pari e, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, il movimento è divenuto<br />

‘naturalmente’ accelerato e ha provocato, in ogni aspetto generale e individuale<br />

della vita, una sensazione crescente d’instabilità.<br />

Per ‘instabilità’ qui non si vuole intendere una situazione di per sé negativa,<br />

ma soltanto una condizione familiare, individuale e sociale che - specialmente<br />

per la rapidità dei mutamenti che ha impedito una loro reale assimilazione e il<br />

conseguente adattamento da parte di chi l’ha vissuta e la vive – ha determinato<br />

e determina, anche sotto l’aspetto psicologico e in un numero sempre più<br />

considerevole di persone, un’evidente sensazione di incertezza per ciò che, in<br />

ogni ambito, potrà essere il loro futuro.<br />

Fa impressione – specialmente dopo la seconda guerra mondiale - la<br />

‘produttività’ accelerata di sempre nuove leggi e norme da parte delle Istituzioni<br />

a ciò preposte, di aggiornamenti continui di quelle già esistenti e di vistose<br />

sostituzioni.<br />

Se esaminiamo la legislazione attuale italiana di Diritto Civile, Penale e

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