Il tempo come indicibile attesa - Edizioni Studium
Il tempo come indicibile attesa - Edizioni Studium
Il tempo come indicibile attesa - Edizioni Studium
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
804 Paola Ricci Sindoni<br />
Esistere – precisa Heschel – non significa essere heideggerianamente<br />
nel mondo senza <strong>attesa</strong>, «buttati lì passivamente. Esistere<br />
significa assistere assieme al mondo allo svolgersi del <strong>tempo</strong>, significa<br />
essere testimoni della creazione del mondo» 39 , perché è il<br />
<strong>tempo</strong> a qualificare ontologicamente e a permettere all’uomo di<br />
collocarsi in simultaneità di fronte alla presenza del Dio della storia,<br />
attraverso i modi dell’<strong>attesa</strong>, dell’anticipazione e del ricordo.<br />
In tale prospettiva si capisce perché la Bibbia permette al pensatore<br />
ebreo di recuperare un inedito orizzonte di senso attraverso<br />
un metodo che non è né ermeneutica, né esegesi, né speculazione,<br />
ma <strong>attesa</strong>, <strong>attesa</strong> di Dio che «parla» a singoli individui, e<br />
che si manifesta in un rapporto immediato con il suo popolo e i<br />
suoi profeti 40 . Per questo si deve attendere, nel senso che qualcosa<br />
debba darsi e compiersi, solo se l’uomo, ricordando le gesta di<br />
Dio per lui, si muove con lui verso il compimento dei giorni, del<br />
giorno universale, in cui Dio sarà Uno (Zc 14, 9).<br />
L’<strong>attesa</strong> si rende in tal senso <strong>indicibile</strong>, perché esposta al carico<br />
della memoria e, al con<strong>tempo</strong>, alla fatica di un futuro ancora<br />
imprevedibile. L’<strong>attesa</strong> la si deve vivere e solo raccontare, <strong>come</strong><br />
sosteneva il filosofo medievale Jehudah ha Levi 41 , recuperando<br />
nella memoria le tracce del Dio che messianicamente continua a<br />
venire, anche se tarda. Solo la memoria rappresenta l’appiglio sicuro<br />
dell’<strong>attesa</strong>, perché questa non divenga un’attitudine vuota e<br />
dispersiva della vita, là dove il ricordare non è un fissare la rievocazione<br />
di un evento passato, ma un imperativo etico presente<br />
lungo le pagine del Deuteronomio e dei profeti: «Ricorda i vecchi<br />
giorni, considera gli anni delle passate stagioni» (Dt 32, 7); «Ricorda<br />
queste cose, Giacobbe, perché tu, o Israele, sei il mio servo.<br />
Io ti ho creato in modo che tu fossi il mio servo, o Israele, non dimenticarmi<br />
mai» (Is 44, 21); «Ricorda quello che ti ha fatto Amalek»<br />
(Dt 25, 17). È la catena della trasmissione del ricordo degli<br />
eventi che non solo custodisce l’evento, ma lo riattiva in forma potenziata,<br />
lo restituisce ad una nuova vita al momento della sua rimessa<br />
nel circolo della narrazione 42 .<br />
Come dire che l’avvento di JHWH, la cui manifestazione è<br />
«già» presente nella storia del popolo eletto, va <strong>attesa</strong>, perché il<br />
<strong>tempo</strong> venga totalmente redento, così che il Messia giunga dentro<br />
le pieghe sconnesse della storia. La tradizione secolare di Israele è<br />
il segnale potente che l’<strong>attesa</strong> messianica, vera ossatura spirituale<br />
dell’ebraismo, resta <strong>indicibile</strong> non tanto perché molteplici e in