Il tempo come indicibile attesa - Edizioni Studium

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09.06.2013 Views

802 Paola Ricci Sindoni 4. Ciò che tarda avverrà Sono gli ebrei gli autentici «costruttori del tempo», come icasticamente precisa Heschel 29 , a differenza dei costruttori dello spazio che sono stati gli Egiziani e i Greci, dei costruttori dello Stato e dell’Impero quali furono i Romani, dei costruttori del cielo quali furono i cristiani. Definizioni suggestive e sostanzialmente corrette, ma – come avverte Neher 30 – non prive di paradossalità, se non si tiene conto dell’ineliminabile punto di partenza storico che giustifica l’esistenza stessa del popolo di Israele. Quello rappresentato dal racconto biblico di Genesi, il solo orizzonte capace di concepire il tempo e la sua attesa nella loro portata universale, e di rappresentare un’autentica sfida alle leggi della sociologia e ai parametri delle attuali scienze religiose 31 . È con la Parola che JHWH spezza l’eternità tramite la creazione del tempo, cosicché parola di Dio e nascita del tempo formano un unicum indissolubile. Insieme al mondo, è creata la storia, la storia degli eventi che hanno condotto «di generazione in generazione» (Gn 5, 1-32) da Adamo a Caino, sino a Mosè e alla rivelazione dell’alleanza nel Sinai, la trama dell’incontro fra Dio e l’uomo. L’Essere che crea e dà la vita non è mai relegato all’interno dello spazio mitico del sacro, nella fissa rigidità degli oggetti o dei simboli, ma colto come potenza attiva, mobile, come presenza imprevedibile, che sfida ed attende l’uomo per una relazione che lo fonda e lo radica nel suo orizzonte storico. «Di conseguenza il tempo non è l’immagine mobile di una eternità immobile, bensì il prodotto dell’eternità in azione, ossia dell’eternità in movimento. In realtà il Dio della Bibbia è il Dio del pathos, dell’interessamento, e il tempo non è l’immagine mobile dell’eternità, ma l’eternità in movimento» 42 . Lungi dal rappresentare uno iatus con il tempo, come avviene – almeno in alcune tendenze teologiche – nella religione cristiana 33 , l’eternità è la dimensione del tempo ininterrotto, del tempo divenuto attesa, collegamento, «catena», non soltanto relazione che passa sopra il flusso dei secoli sulle generazioni e sui grandi eventi del passato, ma «attesa» che significa «fusione, coesistenza, prolungamento» della propria vita con il tempo reale, che è il tempo assoluto. È l’esigenza di coprire, per così dire, quel «bisogno di sincronismo» 34 , di equilibrio cioè fra la frammentaria esperienza della vita e il bisogno della sua unità nel tempo, fra la sete del sapere e il no-

Il tempo come indicibile attesa 803 minalismo della cultura, fra l’attesa del vero e la sua pienezza, fra l’amore della verità e il dubbio della filosofia, fra il dono dell’amore e l’angoscia dell’esistere, fra la nostalgia del poeta e l’evasione dell’artista. Tutte manifestazioni di quell’ansia metafisica dell’esistente, che possiede lo spazio, distrugge la terra, manipola le cose, ma non riesce a bloccare il tempo, a fissarlo dentro le sue strutture, nonostante i tentativi di Agostino o di Bergson di comporlo all’interno di un orizzonte speculativo. «Il tempo è qualcosa che non potrà mai diventare un idolo; è una realtà che noi affrontiamo, ma non possediamo. Le cose dello spazio le possediamo; i momenti del tempo li condividiamo» 35 , così che tramite l’ingresso del tempo si è come chiamati a mettere in causa il nostro stesso destino ontologico e storico. Grazie al rapporto con il tempo, la storia cessa di essere – come per i greci – una relazione con i tempi passati, una collezione di aneddoti suscettibili di interesse e di interpretazione, per diventare storia unica e irripetibile, feconda, sovrabbondante di senso. L’attesa, insomma, lega il tempo non più costituito da momenti frammentati e distaccati, destinati a perdersi nella notte del passato. Attendere il tempo significa provocare e animare la storia, che ha certamente il suo collegamento con il passato (inteso come alleanza e contratto), ed anche con il presente (colto come impegno e tensione), ma anche con il futuro av-venire, che deve venire cioè, come orientamento escatologico e vissuto messianico. «Considerate il tempo dell’esistenza: nel presente c’è l’angoscia, la coscienza del non possesso; nel passato e nell’avvenire c’è il destino e il mistero. Ma nel tempo biblico l’esistenza è una catena. È un momento del destino, ma si esprime come volontà, è un momento di angoscia ma si esprime come realizzazione, è un punto del mistero, ma è anche rivelazione» 36 . Come dire che il tempo biblico è simultaneità, dove il presente è a sua volta passato e avvenire, dove non c’è solo il momento che fugge via e che non è più afferrabile, ma dove esso diventa attesa, prolungamento, radicamento, memoria, coesistenza. Se si vuole acquisire l’intelligenza dell’attesa, bisogna imparare a comprendere «che il tempo non esiste in funzione dello spazio, ma al contrario è lo spazio che esiste in funzione del tempo» 37 , e che dunque è richiesto «di convertire le cose dello spazio in momenti del tempo», contando i giorni «in termini di atti e di eventi, anziché di luoghi e di cose» 38 .

802 Paola Ricci Sindoni<br />

4. Ciò che tarda avverrà<br />

Sono gli ebrei gli autentici «costruttori del <strong>tempo</strong>», <strong>come</strong> icasticamente<br />

precisa Heschel 29 , a differenza dei costruttori dello spazio<br />

che sono stati gli Egiziani e i Greci, dei costruttori dello Stato e<br />

dell’Impero quali furono i Romani, dei costruttori del cielo quali<br />

furono i cristiani. Definizioni suggestive e sostanzialmente corrette,<br />

ma – <strong>come</strong> avverte Neher 30 – non prive di paradossalità, se non<br />

si tiene conto dell’ineliminabile punto di partenza storico che giustifica<br />

l’esistenza stessa del popolo di Israele. Quello rappresentato<br />

dal racconto biblico di Genesi, il solo orizzonte capace di concepire<br />

il <strong>tempo</strong> e la sua <strong>attesa</strong> nella loro portata universale, e di<br />

rappresentare un’autentica sfida alle leggi della sociologia e ai parametri<br />

delle attuali scienze religiose 31 .<br />

È con la Parola che JHWH spezza l’eternità tramite la creazione<br />

del <strong>tempo</strong>, cosicché parola di Dio e nascita del <strong>tempo</strong> formano<br />

un unicum indissolubile. Insieme al mondo, è creata la storia, la storia<br />

degli eventi che hanno condotto «di generazione in generazione»<br />

(Gn 5, 1-32) da Adamo a Caino, sino a Mosè e alla rivelazione<br />

dell’alleanza nel Sinai, la trama dell’incontro fra Dio e l’uomo.<br />

L’Essere che crea e dà la vita non è mai relegato all’interno<br />

dello spazio mitico del sacro, nella fissa rigidità degli oggetti o dei<br />

simboli, ma colto <strong>come</strong> potenza attiva, mobile, <strong>come</strong> presenza imprevedibile,<br />

che sfida ed attende l’uomo per una relazione che lo<br />

fonda e lo radica nel suo orizzonte storico. «Di conseguenza il<br />

<strong>tempo</strong> non è l’immagine mobile di una eternità immobile, bensì il<br />

prodotto dell’eternità in azione, ossia dell’eternità in movimento.<br />

In realtà il Dio della Bibbia è il Dio del pathos, dell’interessamento,<br />

e il <strong>tempo</strong> non è l’immagine mobile dell’eternità, ma l’eternità<br />

in movimento» 42 .<br />

Lungi dal rappresentare uno iatus con il <strong>tempo</strong>, <strong>come</strong> avviene –<br />

almeno in alcune tendenze teologiche – nella religione cristiana 33 ,<br />

l’eternità è la dimensione del <strong>tempo</strong> ininterrotto, del <strong>tempo</strong> divenuto<br />

<strong>attesa</strong>, collegamento, «catena», non soltanto relazione che<br />

passa sopra il flusso dei secoli sulle generazioni e sui grandi eventi<br />

del passato, ma «<strong>attesa</strong>» che significa «fusione, coesistenza, prolungamento»<br />

della propria vita con il <strong>tempo</strong> reale, che è il <strong>tempo</strong> assoluto.<br />

È l’esigenza di coprire, per così dire, quel «bisogno di sincronismo»<br />

34 , di equilibrio cioè fra la frammentaria esperienza della vita<br />

e il bisogno della sua unità nel <strong>tempo</strong>, fra la sete del sapere e il no-

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