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Scarica il libro - Sito ufficiale del Meeting dei Giovani

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2<br />

UNA VITA DONATA<br />

Una vita donata<br />

Frate Gianni<br />

PROMOTORI DEL PROGETTO:<br />

Genitori di frate Gianni nel decimo anniversario <strong>del</strong> suo incontro con <strong>il</strong> Padre<br />

Provincia Veneta di S. Antonio di Padova <strong>del</strong>l’Ordine <strong>dei</strong> Frati Minori<br />

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE:<br />

Studio Grafico Visib<strong>il</strong>ia<br />

www.studiograficovisib<strong>il</strong>ia.it<br />

STAMPA:<br />

Tipografia IMPRIMENDA - Limena (PD)<br />

© 2012 - Una vita donata - Frate Gianni<br />

Tutti i diritti riservati.È vietata la riproduzione totale o parziale così come la sua trasmissione sotto qualsiasi<br />

forma o con qualunque mezzo senza previa autorizzazione scritta da parte <strong>del</strong>l’editore.<br />

Finito di stampare nel mese di Marzo 2012


Sommario<br />

1. Prefazione 4<br />

2. Date <strong>del</strong>la vita di Gianni 6<br />

3. Introduzione 8<br />

4. Epistolario 13<br />

• amore<br />

• vocazione<br />

• fede<br />

• Parola di Dio<br />

• preghiera<br />

• Eucarestia<br />

• morte<br />

5. Altri scritti di Gianni 32<br />

6. Breve prof<strong>il</strong>o 53<br />

7. Nostro figlio Gianni 56<br />

8. Testimonianze 79<br />

9. Conclusione 120<br />

FRATE GIANNI<br />

3


4<br />

UNA VITA DONATA<br />

Prefazione<br />

“U<br />

na vita donata”. È una brevissima espressione che<br />

dice <strong>il</strong> senso profondo <strong>del</strong>la nostra esistenza: la vita è<br />

tale quando si dona totalmente. In questo dono di sé, essa si realizza<br />

in pienezza in tutte le sue forme ed espressioni. La forma<br />

più sublime è l’atto d’amore con cui la persona umana decide di<br />

donare la sua vita per i propri sim<strong>il</strong>i. Detto in termini evangelici,<br />

“non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri<br />

amici”.<br />

Il sommo dono è quando Dio stesso si consegna perché tutti<br />

abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.<br />

È <strong>il</strong> trionfo <strong>del</strong>la vita abitata dall’incontenib<strong>il</strong>e amore di Dio<br />

per l’umanità: <strong>il</strong> Padre ci dona <strong>il</strong> Figlio che è la Vita, ci dona lo<br />

Spirito che dà la Vita.<br />

Il rischio di questo linguaggio evangelico è che tutto sia percepito<br />

in un’aura teologica che se da un lato affascina e attrae,<br />

dall’altro può insospettirci perché troppo lontana, come un intellettualismo<br />

artificioso che poco attiene, o nulla, alla realtà.<br />

Questa invece, in modo tangib<strong>il</strong>e, ci è dolorosamente presentata<br />

dalla morte che, soprattutto quando interrompe una giovane<br />

vita, sembra fare da padrona su tutto ciò che esiste in modo violento<br />

e malvagio, screditando <strong>il</strong> Vangelo, cioè Dio stesso, lasciandoci<br />

impotenti e attoniti di fronte alla sua ineludib<strong>il</strong>ità. Il cuore,<br />

allora, può riempirsi di ribellione, rabbia, rifiuto, angoscia, dolore<br />

e pianto.


Eppure, proprio quando ci affacciamo sul mistero <strong>del</strong>la nostra<br />

esistenza mortale, può accadere di imbatterci in una persona<br />

concreta che per amore di Dio e <strong>dei</strong> fratelli accoglie la sofferenza,<br />

la malattia e la morte, percorrendo quella via che Gesù per primo<br />

ha intrapreso: la Via Crucis.<br />

Questo avviene quando incontriamo un testimone. Egli scredita<br />

la morte proclamando <strong>il</strong> trionfo <strong>del</strong> Risorto. Consegnandosi<br />

nella morte al Signore Gesù, ritrova la Vita nella luce gloriosa<br />

<strong>del</strong>la sua Risurrezione. Offrendo per amore <strong>il</strong> sacrificio <strong>del</strong>la sua<br />

giovane esistenza, attesta la verità liberante <strong>del</strong> Vangelo.<br />

Sentendosi amato da Dio, a sua volta, fa di se stesso un dono<br />

d’amore. Amando i fratelli offre per loro la propria vita. È questo<br />

testimone che incontriamo nelle pagine che seguono.<br />

È la storia di Gianni, giovane frate minore, sacerdote, amante<br />

di Dio; innamorato di Francesco d’Assisi; pieno di stima e affetto<br />

per i sui frati; accogliente, generoso, vero e diretto con tutti quelli<br />

che incontrava. Egli, fratello di ognuno, aveva a cuore tutti perché<br />

figli di Dio e fratelli. Un piccolo <strong>libro</strong> dove Gianni ci racconta<br />

di Dio. Pagine preziose dove genitori, frati, parenti e tanti<br />

amici, raccontano di lui e <strong>del</strong> suo amore. Quell’Amore che ha<br />

reso possib<strong>il</strong>e che una vita spezzata divenisse “una vita donata”.<br />

Grazie Gianni, amico e fratello, autentico testimone <strong>del</strong>la Pasqua<br />

di Cristo.<br />

A dieci anni dal suo passaggio al Cielo.<br />

Marghera 15.03.2012<br />

PREFAZIONE<br />

Fr. Antonio Scabio<br />

Ministro Provinciale<br />

5


6<br />

UNA VITA DONATA<br />

Date <strong>del</strong>la vita di Gianni<br />

Gianni Gallo nasce a Dolo (VE) <strong>il</strong> giorno 3 agosto 1971 da Fortunato<br />

e Matteazzi Mirella.<br />

Viene battezzato a Oriago di Mira <strong>il</strong> giorno 29 agosto 1971, nella<br />

Parrocchia di S. Maria Maddalena dal parroco don Fausto Pasini.<br />

Riceve la prima comunione <strong>il</strong> giorno 18 maggio 1980 nella parrocchia<br />

di S. Maria Maddalena ad Oriago.<br />

Riceve <strong>il</strong> sacramento <strong>del</strong>la Cresima <strong>il</strong> 27 maggio 1984 ad Oriago,<br />

da monsignor Giuseppe Bosa.<br />

Frequenta la scuola materna e la scuola elementare presso le<br />

Suore Sacramentine di Oriago. La scuola media la frequenta a<br />

Borbiago.<br />

Terminate le scuole medie, si iscrive al Liceo Artistico di Venezia.<br />

Il 4 ottobre 1990 entra a S. Francesco <strong>del</strong> Deserto (VE) Trascorre<br />

un anno in quest’isola, per comprendere e verificare la<br />

sua vocazione alla vita <strong>dei</strong> Frati Minori.<br />

L’anno 1991-1992 si trova a Motta di Livenza (TV) per <strong>il</strong> Postulandato,<br />

in preparazione al Noviziato.


L’anno 1992-1993 veste <strong>il</strong> saio francescano e vive <strong>il</strong> Noviziato<br />

nel convento di S. Pancrazio a Barbarano Vicentino. Terminato<br />

l’anno di Noviziato emette la professione temporanea <strong>il</strong> giorno<br />

8 settembre 1993.<br />

Frequenta la scuola di Teologia presso <strong>il</strong> convento di S. Bernardino<br />

(VR).<br />

Il giorno 21 settembre 1997 professa solennemente la Regola e<br />

la Vita <strong>dei</strong> Frati Minori.<br />

Il giorno 2 maggio 1998 riceve l’ordinazione diaconale.<br />

FRATE GIANNI<br />

Il giorno 19 giugno 1999 viene consacrato sacerdote dal vescovo<br />

mons. Eugenio Ravignani.<br />

Nel mese di settembre <strong>del</strong>lo stesso anno, si reca nel convento di<br />

S. Pancrazio, e qui rimane fino al giorno <strong>del</strong> suo incontro con <strong>il</strong><br />

Signore, 3 apr<strong>il</strong>e 2002.<br />

7


8<br />

UNA VITA DONATA<br />

Introduzione<br />

Quando vennero i giorni <strong>del</strong> distacco, come lui ci aveva<br />

chiesto - e come <strong>il</strong> Signore aveva dimostrato di gradire<br />

chiamandolo nella settimana <strong>del</strong>la Risurrezione - salutammo<br />

Gianni celebrando la Pasqua.<br />

Però è stato diffic<strong>il</strong>e mascherare <strong>il</strong> dolore che la morte di<br />

Gianni lasciava nel nostro cuore, perché... perché ci eravamo affezionati<br />

a lui e gli volevamo bene; perché era così giovane; perché<br />

aveva doti e talenti che apprezzavamo molto; perché era un<br />

amico, un compagno di strada, un fratello; e perché aveva voglia<br />

di vivere. E per un’altra cosa ancora, impossib<strong>il</strong>e da tener dentro.<br />

C’era un peso che gravava sulle nostre labbra e sul nostro cuore<br />

come la pietra <strong>del</strong> sepolcro: la sensazione che tu, Signore, non<br />

avevi ascoltato la nostra preghiera. Sembrava fosse rimasta inascoltata<br />

la preghiera incessante che in quei mesi si era levata per<br />

Gianni da ogni parte: in ogni Fraternità, in tante chiese, nelle nostre<br />

case. Signore, tu non hai ascoltato la nostra preghiera<br />

quando ti abbiamo supplicato con fede e insistenza di guarire <strong>il</strong><br />

nostro fratello! Ma non è stato davvero così. Ce l’ha detto e dimostrato<br />

Gianni.<br />

“Perché siete turbati e perché sorgono dubbi nel vostro<br />

cuore?” (Lc 24,38). Il Vangelo ci presenta <strong>il</strong> Risorto che appare<br />

ai suoi con i segni <strong>del</strong>la Passione: “Guardate le mie mani e i miei<br />

piedi; guardatemi, toccatemi!” (cfr. Lc 24,39). E l’aveva pur<br />

detto: “Il Cristo dovrà patire per risorgere <strong>il</strong> terzo giorno” (Lc


INTRODUZIONE<br />

24,46). Il Vangelo con Gianni prepara anche noi a capire che<br />

non c’è Risurrezione senza la croce; che non c’è Pasqua senza la<br />

sofferenza. E così guardando a Gianni comprendiamo che in lui<br />

la Pasqua si è compiuta perché, come Gesù, ha sofferto, ha offerto,<br />

è morto ed ora è pronto a risorgere. Il racconto <strong>del</strong>la Risurrezione<br />

continua descrivendo <strong>il</strong> cuore <strong>dei</strong> discepoli che, dopo<br />

lo spavento e i dubbi, è invaso da gratitudine e gioia grande ed<br />

“Egli aprì loro la mente alla comprensione <strong>del</strong>le Scritture” (Lc<br />

24,45). È quanto provammo anche noi in quei giorni attorno a<br />

Gianni: lo spavento e <strong>il</strong> dolore cedevano <strong>il</strong> posto a una profonda<br />

gratitudine a Dio per <strong>il</strong> dono che ci aveva fatto nella persona di<br />

questo giovane Frate. Anche se a caro prezzo, <strong>il</strong> Signore ha superato<br />

le nostre attese.<br />

Ma la Pasqua di Gianni, che lo accomuna al Risorto, non è<br />

solo un momento, non si riduce al solo fatto che questo giovane<br />

è morto come Cristo in Croce. È bello invece ammettere che<br />

tutta l’esistenza di Gianni negli ultimi anni che <strong>il</strong> Signore gli ha<br />

dato è stata una sincera ricerca <strong>del</strong>la volontà di Dio e una sincera<br />

ricerca di seguirlo sulla strada indicata da Francesco. La sua Pasqua<br />

si estende a una prolungata preparazione alla doc<strong>il</strong>ità, all’ascolto,<br />

all’accoglienza <strong>del</strong>la volontà di Dio. In questa<br />

maturazione troviamo <strong>il</strong> senso <strong>del</strong>la grande fede e <strong>del</strong> grande coraggio<br />

che faceva dire a Gianni: “Non pregate perché guarisca;<br />

pregate perché si compia la volontà di Dio”. Ognuno di noi ha<br />

scoperto preziosi talenti in Gianni e tutti, credo, custodiamo personali<br />

ricordi, colloqui e tratti <strong>del</strong>la sua spiritualità che ora diventano<br />

ancor più cari e preziosi perché vagliati dalla sofferenza<br />

e dalla fede schietta che ci ha mostrato. Qualche anno prima,<br />

trovandomi a vivere con Gianni, la porta <strong>del</strong> suo animo si aprì<br />

davanti a me col pretesto di una giovane santa di cui mi parlava<br />

con trasporto: S. Teresina di Gesù Bambino.<br />

9


10<br />

UNA VITA DONATA<br />

Ero sorpreso che un giovanotto scanzonato come lui fosse affascinato<br />

da questa um<strong>il</strong>e figura così sensib<strong>il</strong>e. Chi poteva pensare<br />

che anche a lui, a trent’anni, venisse chiesto lo stesso<br />

passaggio? Ora che tanti conti tornano, vedo che anche questo<br />

mo<strong>del</strong>lo di santità, una giovanissima, lo ha preparato e gli ha<br />

fatto capire che nella vita non è <strong>il</strong> tempo che conta, non sono i<br />

trent’anni, ma l’intensità con cui si vive. Che sia stata un’intensa<br />

esperienza di fede, quella <strong>del</strong>la sua malattia, non c’è dubbio. In<br />

essa Gianni ha avuto modo di rivivere intensamente tutti gli<br />

aspetti <strong>del</strong>la sua relazione con Dio, particolarmente quelli <strong>del</strong>la<br />

sua consacrazione. È stata un’esperienza, la sua di quei mesi, di<br />

vera obbedienza. Quella volontà di Dio desiderata con ostinazione<br />

al punto di non più pregare per la guarigione, ma solo perché<br />

si compia <strong>il</strong> piano <strong>del</strong> Signore, è segno manifesto che nulla<br />

doveva restare incompiuto. L’obbedienza promessa con un voto,<br />

nella stagione <strong>del</strong>la generosità, ora maturava con l’offerta di tutto<br />

se stesso, deposto nelle mani di colui che l’aveva afferrato chiamandolo<br />

alla vita francescana. Anche la povertà, che caratterizza<br />

ogni Frate figlio di san Francesco, ultimamente aveva assunto<br />

per lui i tratti <strong>del</strong>la radicalità. Nei tentativi andati a vuoto <strong>del</strong>la<br />

prima chemioterapia, Gianni commentava: “Cosa sono due iniezioni?<br />

Poca cosa. Eppure <strong>il</strong> Signore mi ha tolto anche quella possib<strong>il</strong>ità<br />

che mi avrebbe permesso di continuare la terapia. L’ho<br />

vista come una richiesta di povertà, di povertà assoluta, povertà<br />

anche di due fiale che erano la speranza”. La testimonianza poi<br />

di un cuore indiviso, custodito per <strong>il</strong> Signore, Gianni l’ha saputa<br />

donare perfettamente con le parole e con gli atti. Gianni sapeva<br />

suonare, sapeva cantare, sapeva disegnare. Era creativo per natura<br />

e lo dimostrava sia nelle espressioni artistiche, sia che animasse<br />

una festa, sia che conducesse una celebrazione... In<br />

pochissimo tempo la malattia lo ha privato di tutto ciò e lo ha


INTRODUZIONE<br />

reso inab<strong>il</strong>e. E mentre la sua situazione medica peggiorava, egli<br />

con disinvoltura e convinzione anticipava la domanda che chiunque<br />

parlasse con lui si portava dentro e diceva: “Non ce l’ho col<br />

Signore. Sento invece che mi vuol bene. Potrà sembrare strano<br />

ma mi sento amato da Dio e qualsiasi cosa sarà, sento che sarà<br />

per <strong>il</strong> mio bene. Mai come in questo tempo ho avuto la chiara<br />

sensazione e certezza che Gesù mi ama”.<br />

Consapevole che <strong>il</strong> Signore ormai giocava a carte scoperte e<br />

gli stava chiedendo la vita, Gianni non perse occasione di dire<br />

che offriva volentieri la vita per la sua Famiglia Francescana, per<br />

la sua comunità. Noi Frati non possiamo e non dobbiamo trascurare<br />

<strong>il</strong> dono di Gianni: un dono deposto nelle mani di Dio<br />

per noi. Davanti a questo giovane fratello che ha vissuto intensamente<br />

ciò che noi dobbiamo annunciare e testimoniare, non<br />

possiamo restare indifferenti. Dio ci provoca e ci chiede di far<br />

tesoro di questa esperienza che porta i segni <strong>del</strong>la morte, ma non<br />

è per la morte: è per la vita; è per <strong>il</strong> bene. Noi ci dibattiamo per<br />

tante questioni; rinviamo in cuor nostro la decisione di essere liberi.<br />

La croce ci fa paura, la sofferenza e la penitenza sono<br />

spesso estranee al nostro vivere. Non possiamo sciupare una<br />

vita, quando abbiamo capito che l’essenziale è abbandonarsi a<br />

Dio. Non esitiamo a testimoniare quella generosa libertà che, attraverso<br />

fra Gianni, ha conquistato tutti: giovani, adulti, personale<br />

medico e paramedico <strong>del</strong>l’ospedale. Pensando a lui che in<br />

breve tempo ha relativizzato i nostri progetti, non possiamo lasciare<br />

che le cose vadano come sempre. Consentiamo al Cristo<br />

di fare irruzione anche nella nostra esistenza.<br />

Salutando Gianni abbiamo avvertito che <strong>il</strong> distacco è amaro e<br />

che un po’ di noi stessi se ne andava con lui: è <strong>il</strong> prezzo <strong>del</strong> volersi<br />

bene! Ma non possiamo sminuire la festa che da allora sta<br />

facendo con <strong>il</strong> Signore.<br />

11


12<br />

UNA VITA DONATA<br />

Attraverso Cristo Gesù, e <strong>il</strong> sacramento che si chiama Comunione,<br />

noi possiamo comunicare anche con quelli che sono con<br />

Lui: da quel 3 apr<strong>il</strong>e anche con Gianni! Egli, come Cristo, è passato<br />

da questo mondo al Padre. Ma è presente, è in comunione<br />

con noi! Allora con le parole di s. Agostino anche noi possiamo<br />

dire: “Gianni ci ha lasciati, ma non è assente: è solo invisib<strong>il</strong>e;<br />

tiene i suoi occhi pieni di amore fissi nei nostri pieni di lacrime”.<br />

Gianni, grazie per quanto ci hai donato nella tua giovane vita.<br />

La tua missione è compiuta, ma noi sentiamo ancora bisogno<br />

<strong>del</strong> tuo aiuto, <strong>del</strong>la tua compagnia, per portare a compimento la<br />

nostra.<br />

Quando troverai stanchezza nella nostra fede o quando vedrai<br />

una lacrima nei nostri occhi, sostienici con la tua preghiera<br />

presso <strong>il</strong> Padre. Prendi ancora per mano Mirella, prendi per<br />

mano Fortunato, e tutti noi tuoi Frati, i tuoi amici, i tuoi parenti,<br />

quanti ti hanno voluto bene. E mostraci la via. Gianni, fratello<br />

caro, portaci ancora, come hai fatto nei giorni <strong>del</strong> distacco, ad<br />

accogliere <strong>il</strong> Risorto e a far Pasqua con Gesù!<br />

Omelia tenuta da frate Mario Favretto, ministro provinciale <strong>dei</strong> Frati Minori <strong>del</strong>la<br />

Provincia Veneta di S. Antonio di Padova, durante <strong>il</strong> funerale svoltosi a S. Pancrazio<br />

<strong>il</strong> giorno 6 apr<strong>il</strong>e 2002.


Epistolario<br />

Questa sezione è stata ideata, curata e redatta da fr. Andrea Borsin.<br />

“H<br />

o costruito idoli terreni,<br />

ho cercato la verità tra gli uomini,<br />

la gioia piena, la dolcezza, l’amore;<br />

ma non ho trovato<br />

niente di tutto ciò: sono vuoto!<br />

Ma ho visto una luce,<br />

ho provato a seguirla<br />

non senza esitare;<br />

ho visto la fonte di questa luce<br />

e lì ho trovato gioia senza fine, amore e verità.<br />

Io deporrò nel mio cuore<br />

le piume più soffici<br />

perché tu possa venirci a dimorare,<br />

perché tu sei <strong>il</strong> vero Dio”.<br />

(Le piume, 1989)<br />

EPISTOLARIO<br />

Caro Gianni, eccomi qua. Alla fine eccomi qua. Perché ho<br />

rinviato a lungo la decisione di scriverti: non lo volevo<br />

13


14<br />

UNA VITA DONATA<br />

fare, non mi sembrava logico, opportuno; non mi sembrava giusto.<br />

Se fosse giusto parlarti - mi dicevo - allora tu saresti qui con<br />

me, non te ne saresti andato quando i discorsi ancora non erano<br />

conclusi! Ed è proprio di questo tuo andartene che ho bisogno<br />

di parlare: di questa specie di mania che hanno gli uomini di interrompere<br />

le storie, di scrivere la parola “fine” nel bel mezzo<br />

<strong>del</strong> racconto! Perciò, adesso che finalmente mi sono deciso, non<br />

perderò tempo a girarci attorno ma, a costo di apparire brutalmente<br />

scorretto, vengo subito al punto: Perché te ne sei andato?<br />

Che bisogno c’era? Non fraintendermi, non sto parlando <strong>del</strong>la<br />

tua ultima partenza (almeno credo!): lì c’erano in ballo questioni<br />

che ho paura di affrontare, e non posso certo fartene una colpa.<br />

Ma le altre volte...! tutte le altre volte che sei partito costringendo<br />

noi che ti stavamo appresso a cambiare programmi, prospettive,<br />

desideri. Era davvero necessario? Durante l’ultima corsa - tu eri<br />

quello che correva e noi quelli che restavano senza fiato: anche<br />

questo è un conto che non mi torna - ci tormentavi più di prima<br />

con <strong>il</strong> tuo solito ritornello «Amate l’amore non amato» e cosa<br />

volessi dire io non l’ho ancora compreso, ma intuisco che per te<br />

era l’urgenza più importante, e forse è quella la risposta alla domanda<br />

che ti ho appena fatto. Ma non mi basta. Se era per bisogno<br />

d’amore che continuamente partivi, forse che non ne trovavi<br />

nei luoghi che di volta in volta ti lasciavi alle spalle? Non preoccuparti,<br />

la so già la risposta: la trovo nell’ultimo augurio di buon<br />

compleanno che hai rivolto a tua mamma, chiamandola «uno <strong>dei</strong><br />

pochi punti fissi <strong>del</strong>la vita». 1 Quasi un cerchio che si chiude, tu<br />

che ritorni al punto di partenza, come per dirci che non era stato<br />

abbandonato. E che anche lì c’era l’amore che cercavi, ma non<br />

era sufficiente a soddisfare. E forse - ma è questo soprattutto<br />

che mi risulta duro da capire - non perché fosse poco, o sbagliato,<br />

o non corrisposto.


EPISTOLARIO<br />

Solo tu puoi confermare o smentire l’intuizione che mi sta nascendo<br />

nel cuore, proprio ora mentre ti sto scrivendo e che mai<br />

prima mi aveva sfiorato; ma comincio a sospettare che ti fossi<br />

accorto, o almeno ne avessi <strong>il</strong> sentore, che gustando e ricambiando<br />

affetti e simpatie - e in definitiva tutte quelle grandi e piccole<br />

espressioni <strong>del</strong>l’amore che segnano la vita di una persona -<br />

raggiungevi in realtà solo gli amanti (prestami per un po’ le tue<br />

parole, altrimenti non ci arrivo a dirti questa cosa dalla quale<br />

sono ancora troppo lontano!), raggiungevi gli amanti ma rimaneva<br />

in disparte l’amore, quello con l’iniziale maiuscola. Quando<br />

hai cominciato a dare a questa parola <strong>il</strong> significato non di un sentimento<br />

ma di una persona? Quando hai capito che era <strong>il</strong> suo<br />

vero nome? E hai deciso che in qualche modo, per me ancora<br />

oscuro e forse pure per te a lungo incomprensib<strong>il</strong>e, doveva essere<br />

anche <strong>il</strong> nome tuo?<br />

Ci sono parecchi discorsi che credo tu abbia lasciato a metà,<br />

ma è questo che mi preme più di tutti: se c’era davvero bisogno<br />

che tu te ne andassi; e qual era questo bisogno; e se era un bisogno<br />

soltanto tuo o soltanto di Colui che proprio a te ha chiesto<br />

di soddisfarlo, o se invece deve - o può! - diventare anche mio,<br />

anche nostro.<br />

Ho atteso a lungo prima di scriverti, perché di noi due <strong>il</strong> primo<br />

a tacere sei stato tu e temevo che non volessi o non potessi più<br />

parlarmi. È un timore che mi porto ancora dentro, per cui sono<br />

preparato a non ricevere alcuna risposta da parte tua. Ma se ho<br />

deciso finalmente di riprendere <strong>il</strong> dialogo con te è perché ho stranamente<br />

ricominciato a sperare nella tua attenzione (o forse ad<br />

accorgermi che non era mai venuta meno). Insomma, a dirti la<br />

verità, ho <strong>il</strong> sospetto che di noi due <strong>il</strong> primo a riaprire bocca non<br />

sono stato io.<br />

A presto?<br />

15


16<br />

UNA VITA DONATA<br />

“T<br />

ornando a me, ho voluto prendere l’occasione in questo<br />

vespro, per salutarvi nel nome <strong>del</strong> Signore, che è stato<br />

fondamento <strong>del</strong>la nostra amicizia e <strong>del</strong>la nostra fraternità. Di solito<br />

in queste occasioni, ci sono i ringraziamenti. Il mio grazie<br />

più sincero è uno solo: alla Santa Trinità. Al Padre, che mi ha<br />

chiamato al suo progetto d’amore; al Figlio, che mi ha fatto<br />

amare questo amore; allo Spirito Santo che mi ha sostenuto in<br />

questo non fac<strong>il</strong>e cammino, che mi ha portato a dire sì al progetto<br />

di Dio. Grazie perché oltre ai doni spirituali, mi ha dato<br />

una famiglia cristiana e generosa; don Paolo che mi ha seguito<br />

molto da vicino e mi ha aiutato a superare gli ostacoli e a capire<br />

che veramente <strong>il</strong> Signore mi ha chiamato alla vita religiosa; le<br />

suore con la loro incessante preghiera perché <strong>il</strong> Signore mandi<br />

operai nella sua messe; e voi amici, compagni di m<strong>il</strong>le battaglie,<br />

sono stato bene con voi.”<br />

(Saluto ai giovani di Oriago, 30/11/1990)<br />

Caro Gianni, onestamente credevo che l’attesa sarebbe<br />

stata più lunga. Eppure sono certo che è stata la tua “lettera”<br />

di risposta, quella che ho avvertito costeggiando per motivi<br />

miei <strong>il</strong> Naviglio <strong>del</strong> Brenta. Mentre attraversavo Oriago mi son<br />

ritrovato a immaginare (o ricordare?) <strong>il</strong> tuo andirivieni di bambino<br />

dalla casa alla scuola e ai luoghi che segnarono la tua vita<br />

da cristiano. Ho risentito la voce di sr. Vitaliana reclamarti fin<br />

da subito tutto <strong>del</strong> Signore: 2 sono quelle profezie che accadono<br />

con più frequenza di quanto arriviamo a sospettare, briciole di<br />

pane che Dio lascia lungo i nostri sentieri e che altri raccolgono<br />

e assaporano; ed è così che non ci smarriamo. Mi è parso di udire<br />

<strong>il</strong> chiasso allegro <strong>dei</strong> tuoi amici che confermavano <strong>il</strong> nuovo nome


con cui entravi a pieno titolo a far parte <strong>del</strong>la compagnia: Pino.<br />

È anche <strong>il</strong> nome di un bell’albero! Come lo sarà “Roboris”, l’appellativo<br />

che nei primi anni in convento ti verrà assegnato da un<br />

compagno di cammino, colpito dalla tua forza fisica e dal timbro<br />

<strong>del</strong>la tua voce. Pino... Quercia... alberi che sono stati <strong>il</strong> tuo nome,<br />

briciole sul sentiero per suggerire <strong>il</strong> nome di quell’altro Albero:<br />

salvifico, in attesa, accolto, condiviso.<br />

Proseguendo verso Venezia, dovetti pazientare in colonna dietro<br />

un autobus di linea, sostando anch’io ad ogni fermata: non<br />

le hai contate le volte che hai fatto questo stesso tragitto mentre<br />

frequentavi <strong>il</strong> liceo artistico, vero? È stato in quei viaggi che hai<br />

imparato a varcare i confini? ad andare oltre? a non tener troppo<br />

conto <strong>del</strong>le cornici? Sembrava impossib<strong>il</strong>e! Tu, <strong>il</strong> più giovane <strong>del</strong><br />

gruppo, eri quello che voleva imparare dagli altri, seguire gli<br />

esempi, anche se allo stesso tempo un po’ ribelle; insomma, non<br />

la ruota di scorta, ma certo nemmeno l’autista! Di tutti i ragazzi<br />

di Oriago non saresti stato tra i primi candidati a «provare la vita<br />

da frate»... nemmeno tirando a sorte. Ma la volontà di Dio per<br />

fortuna non è nella nostra testa. 3<br />

Così ad un certo punto sei partito davvero, sfidando l’incredulità<br />

di quanti ti avevano inconsapevolmente aiutato con <strong>il</strong> farti<br />

apprezzare la gioia <strong>del</strong>lo stare e agire insieme: <strong>il</strong> tuo donarti a<br />

Dio non poteva essere “in solitaria”. «Mi ha colpito l’esperienza<br />

di fraternità per cui non sei solo a incontrare <strong>il</strong> Signore, ma con<br />

i fratelli», dicevi. E forse non immaginavi fino a che punto<br />

avrebbe dovuto essere vero. E io, senza forse, non riesco a comprendere<br />

fino a che punto è stato vero. Né per quale motivo proprio<br />

e solo in quel modo.<br />

Tu lo sai?<br />

EPISTOLARIO<br />

17


18<br />

UNA VITA DONATA<br />

“N<br />

oi ti abbiamo seguito, noi abbiamo cercato di vivere<br />

quanto ci hai detto e tu ci dici che dobbiamo diventare<br />

come bambini? Ma perché?<br />

Perché un bambino ha ancora gli occhi spalancati sulla vita,<br />

ha ancora gli occhi aperti, pronti a prosciugare tutto quello che<br />

gli accade, tutto quello che sta vivendo. Il bambino è pronto ad<br />

assorbire quelle piccole gocce di vita che pian piano costruiscono<br />

l’oceano, <strong>il</strong> mare <strong>del</strong>la sua vita.<br />

E quindi è questo <strong>il</strong> senso profondo che Gesù vuole dire con<br />

questo accenno a diventare bambini. E allora la vita diventa una<br />

responsab<strong>il</strong>ità. Lo diventa per i bambini, ma lo diventa per<br />

ognuno di noi. Diventa una scelta profonda che bisogna fare.<br />

La vita è una responsab<strong>il</strong>ità che abbiamo in mano ed è un dono<br />

profondo che dobbiamo vivere, che dobbiamo scegliere di vivere.<br />

Ed è un dono di cui dobbiamo avere fiducia, perché tante<br />

volte noi dobbiamo fare <strong>dei</strong> piccoli gesti di fiducia nella vita. Ci<br />

si deve fidare <strong>del</strong>le persone attorno a noi che ci vogliono bene,<br />

ci si deve fidare che questa chiesa non cada sulla testa, ci si deve<br />

fidare di tante cose. Ma ci si deve fidare soprattutto che questa<br />

vita che ci è stata data è dono di Dio.”<br />

(Ai bambini di Oriago, 1998)<br />

Caro frate Gianni, che grazia! Ed è bastato così poco: un<br />

appuntamento saltato, due ore improvvisamente libere<br />

proprio tra le colline asolane, e un sole che invitava a muovere<br />

passi lenti sulla strada quasi deserta di questa precoce primavera.<br />

Tutto sembrava più bello e più fac<strong>il</strong>e. Al punto che non meravigliava<br />

nemmeno sentire la tua voce lì accanto: e forse era solo<br />

l’eco di frasi da te pronunciate anni prima proprio in questi luo-


EPISTOLARIO<br />

ghi, rimaste impigliate in attesa di nuovo ascolto, preziose.<br />

«Chiedi a Dio che guardi con te <strong>il</strong> tuo passato, di vederlo con i<br />

suoi occhi; con Lui guarda le tue ferite... La fede è un grande<br />

dono, e non sempre è legato a sensazioni che si possono percepire<br />

con coinvolgimento emotivo... La fede è s<strong>il</strong>enziosa, passa,<br />

vive, anche senza smuovere i sentimenti. Occorre cercarla e coltivarla.<br />

Puoi non provare emozioni forti a casa, dopo l’esperienza<br />

<strong>del</strong>la marcia... queste sono secchiate di vero entusiasmo... ma<br />

non bastano! Altrimenti tutto finisce qui. Non puoi dire, ho fede<br />

oggi, credo oggi, amo oggi, sono frate oggi... solo perché oggi<br />

stai bene, tutto è fac<strong>il</strong>e e sei felice... E quando non senti dentro<br />

l’emozione? Quando l’entusiasmo finisce?... No! È allora che<br />

devi essere vero frate, vera moglie, vera compagna, avere fede e<br />

donare amore... È allora che Dio ti chiede di esserci!». 4<br />

Che ingenuità, la mia! A pensare che <strong>il</strong> tuo partire, quella prima<br />

volta, dovesse per forza essere seguito da una continua gioiosa<br />

esultanza. Oppure dal rifiuto, dal ritorno a casa <strong>del</strong>uso e risentito.<br />

Il mio credere che tu camminassi sempre e soltanto sorridente,<br />

senza fatiche o sudori, senza lacrime o urla magari chiuse dentro<br />

<strong>il</strong> cuore. Che follia! Ma più folle ancora, e più saggio, fu l’arrampicare<br />

ostinato nei tratti irriconoscib<strong>il</strong>i <strong>del</strong> sentiero, lo scrutare<br />

nel buio sapendo di non essere cieco; e l’attendere fiducioso, pur<br />

«immerso in questo oceano di dubbi». Già prima - necessariamente<br />

prima - di poter dire che la tua malattia era una chiamata<br />

<strong>del</strong> Signore a seguirlo affidandosi a Lui, e che sentivi impellente<br />

<strong>il</strong> bisogno di attuare la Sua volontà. 5 Ma solo chi è stato folgorato<br />

da Dio può morire come hai fatto tu, senza dubitare mai <strong>del</strong> suo<br />

amore. Perché la tua forza è nata da una fede che è cresciuta<br />

sempre, lentamente ma sempre. 6 Quella tua fede! Potesse migrare<br />

di cuore in cuore, come di mano in mano passò <strong>il</strong> biglietto d’auguri,<br />

che ricevesti da mamma e papà e donasti a tua volta, con le<br />

19


20<br />

UNA VITA DONATA<br />

parole di sant’Agostino: Se senti vac<strong>il</strong>lare la fede, per la violenza<br />

<strong>del</strong>la tempesta, calmati: Dio ti guarda. Se ogni cosa che passa<br />

cade nel nulla senza più ritornare, calmati: Dio rimane. Se <strong>il</strong><br />

tuo cuore è agitato e in preda alla tristezza, calmati: Dio perdona.<br />

Se la morte ti spaventa e temi <strong>il</strong> mistero e l’ombra <strong>del</strong><br />

sonno notturno, calmati: Dio risveglia. Dio ci ascolta, quando<br />

nulla ci risponde; è con noi, quando ci crediamo soli; ci ama,<br />

quando sembra che ci abbandoni.<br />

In queste righe, in fondo, mi pare sia racchiusa la tua vita! 7<br />

Sempre che una vita possa stare dentro le parole...<br />

“L<br />

’andare verso Gesù non è un gesto banale, ma è entrare<br />

in contatto con Lui, ascoltarLo. Ed è l’ascolto che deve<br />

essere la prima tappa <strong>del</strong> cristiano.<br />

Ascoltare quello che Lui dice. Per poter poi agire costruendo<br />

una nuova famiglia imperniata sul fare la volontà <strong>del</strong> Padre.<br />

La certezza che Dio è con noi viene dall’amore. E se uno non<br />

ama è pervaso dal dubbio. Al dubbio Gesù risponde donando<br />

la sua Parola. (La tua Parola si è fatta rugiada nella carne mia.)”<br />

(26/10/1989)<br />

Caro frate Gianni, mi avevi proprio spaventato, sai! Da<br />

quando è ripresa la corrispondenza tra noi non c’era più<br />

stato un s<strong>il</strong>enzio così prolungato da parte tua. Temevo di esser<br />

diventato sordo! Tiravo l’orecchio sempre e dovunque nella speranza<br />

di sentire un tuo cenno, almeno. Niente. È perciò che sono<br />

tornato a Oriago: qui, pensavo, mi sarà fac<strong>il</strong>e sintonizzarmi con<br />

lui; o ingannarmi <strong>del</strong> tutto, <strong>il</strong>ludendomi d’esserci riuscito.


EPISTOLARIO<br />

Ma, nonostante <strong>il</strong> buon esito, non credo che fosse la tattica giusta:<br />

devi esserti semplicemente rassegnato al fatto che sono irrecuperab<strong>il</strong>e!<br />

Così, entrato in chiesa, sbircio qua e là, vedo senza<br />

guardarlo veramente <strong>il</strong> <strong>libro</strong> aperto sopra <strong>il</strong> leggio e la mente ripete<br />

quasi a memoria ciò che era stato dimenticato: le parole di<br />

don Paolo durante l’omelia funebre; più ancora: la verità in esse<br />

contenuta. «Chi avanza nella vita, è chi ascolta la Parola di Dio e<br />

si sforza di comprenderla e di viverla. Ogni giorno <strong>del</strong>la nostra<br />

vita è un dono prezioso per crescere nella vera sapienza, per crescere<br />

nella Parola di Dio. Gianni ha iniziato la sua crescita qui a<br />

Oriago e da quando la Parola <strong>del</strong> Santo Vangelo ha fatto breccia<br />

nel suo cuore di giovane inquieto e in crescita, è stata una corsa<br />

che ci ha sorpreso tutti. Il cammino è continuato poi nel seno<br />

<strong>del</strong>la famiglia francescana: un cammino non fac<strong>il</strong>e ma nel quale<br />

ha prevalso sempre la fe<strong>del</strong>tà al Signore, alla sua Parola e l’amore<br />

ai suoi fratelli che ha sempre sentito come la sua famiglia.<br />

Regola <strong>dei</strong> Frati Minori è osservare <strong>il</strong> Santo Vangelo. Da povero,<br />

da um<strong>il</strong>e, con tutte le contraddizioni <strong>del</strong>la nostra umanità,<br />

fra Gianni, la Regola l’ha amata e incarnata nella fatica di ogni<br />

giorno e la malattia ci ha fatto comprendere quanto fosse entrata<br />

nella sua vita e nel suo cuore». 8<br />

Per questo non mi parlavi. Stavi in ascolto! Ancora. Perché<br />

non era per te, la sua Parola, solo una serie di indicazioni per<br />

meglio compiere la volontà divina. Mi è diffic<strong>il</strong>e comprenderlo,<br />

perché <strong>il</strong> più <strong>del</strong>le volte che passo <strong>il</strong> mio tempo con la Bibbia ho<br />

sempre qualche cosa da cercare, da ottenere (<strong>il</strong> tempo non si può<br />

buttarlo via per niente, giusto? <strong>il</strong> tempo è denaro!). Ma «se mi<br />

accosto alla Parola di Dio con la mia mentalità, cercando di trovare<br />

in essa <strong>del</strong>le risposte, che sono le mie risposte, essa diventa<br />

per me spada che recide la Grazia, l’Amore, che attraverso la sua<br />

Parola, Dio mi dona».<br />

21


22<br />

UNA VITA DONATA<br />

Era questa la tua forza. Ti soffermavi ad ascoltarlo per <strong>il</strong> puro<br />

piacere di stare con Lui. E lo riconoscevi nelle m<strong>il</strong>le parole che<br />

gli uomini ti rivolgevano, forse nemmeno parlando davvero con<br />

te. L’amore che nutrivi per gli altri scaturiva dall’ascolto assiduo<br />

<strong>del</strong>la Parola di Dio, così pure la tua capacità di testimoniare Cristo<br />

anche con una predicazione coinvolgente e che toccava<br />

l’anima <strong>del</strong>le persone. 9 Perché tu lo sapevi, l’avevi lungamente<br />

meditato e compreso che Dio ha creato «l’uomo capace di essere<br />

in relazione con Lui, ma anche in relazione con se stesso e con<br />

gli altri». 10<br />

Ma di’ la verità... non ti distraevi proprio mai? e quando accadeva,<br />

come tornavi ad ascoltarlo?<br />

“C<br />

ercherò un po’ balbettando di mediare la Parola di Dio,<br />

perché possa essere meditata, possa entrare nella nostra<br />

vita. Abbiamo sentito S. Paolo che ci ricorda che noi non sappiamo<br />

pregare, non sappiamo nemmeno cosa chiedere, ma è lo<br />

Spirito che dentro di noi, insistentemente, se lo lasciamo agire,<br />

grida al Padre e supplica perché entri dentro di noi e porti pienezza,<br />

porti gioia. E questo Spirito dentro di noi grida “Abbà<br />

Padre”. Forse l’avete sentito altre volte, ma mi sembra opportuno<br />

ripetere questo termine “Abbà”. Per noi non dice molto.<br />

Per un ebreo era sconvolgente poter chiamare Dio con questo<br />

nome. Il Dio che era <strong>il</strong> trascendente, colui che faceva paura,<br />

quando si manifestava attraverso lampi e tuoni, <strong>il</strong> Dio <strong>del</strong>la gloria,<br />

<strong>il</strong> Dio che non si poteva nemmeno nominare, per portarci<br />

allo Spirito Santo noi possiamo chiamarlo “paparino”. La traduzione<br />

letterale di “Abbà” è <strong>il</strong> gemito, l’espressione di gioia e<br />

di fiducia che <strong>il</strong> bambino manifesta nei confronti <strong>del</strong> papà. Babbino,<br />

paparino.


Con tutta la portata affettiva che è racchiusa in questo termine.<br />

Per cui noi possiamo chiamare Dio “Papà”. E questo lo attesta<br />

lo Spirito dentro di noi. Siamo figli, siamo eredi, possiamo partecipare<br />

alla vita stessa di Dio.”<br />

(Prima omelia, 31/5/1998)<br />

EPISTOLARIO<br />

Caro frate Gianni, come penetra davvero, spada inesorab<strong>il</strong>e,<br />

fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e<br />

i pensieri <strong>del</strong> cuore; come entra nella mia vita e si lascia meditare!<br />

E questo grazie anche ai tuoi balbettii. In fondo è quasi ovvio: <strong>il</strong><br />

coraggio di essere annunciatore leale e fe<strong>del</strong>e <strong>del</strong>la sua Parola ti<br />

è venuto anche per le preghiere di chi ti amava, come tu stesso<br />

avevi chiesto; 11 come dunque dubitare che tu abbia ricambiato <strong>il</strong><br />

favore? E come dubitare che anche l’altra nostra preghiera sia<br />

stata esaudita? Perché quella volta sì, sapevamo cosa fosse conveniente<br />

domandare: «Non trovatevi più a pregare per chiedere<br />

<strong>il</strong> miracolo, dicevi, non lo voglio, chiedete invece a Cristo che sia<br />

fatta la sua volontà». Come si può chiedere agli amici di fare questo?<br />

12 Ma, ora comprendo, non era solo una richiesta che ci porgevi:<br />

era un dono. Noi volevamo pregare e tu ci svelavi cos’è<br />

vera preghiera. Il frutto <strong>del</strong> tuo incontro con Lui, <strong>del</strong> tuo sostare<br />

con Lui, <strong>del</strong> tuo appartenere a Lui. «Adorare è la nostra vocazione»,<br />

perché «pregare è innanzitutto porsi di fronte a Dio, sotto<br />

<strong>il</strong> suo sguardo. Se <strong>il</strong> tuo cuore è con Dio, <strong>il</strong> resto seguirà e tu saprai<br />

quello che gli devi dire e quello che devi fare».<br />

E mi accorgo che questo eri tu. «Ricordo le battute, le risate,<br />

la gioia fragorosa con la quale ci investivi durante i pranzi e le<br />

cene condivisi insieme; ricordo la tua serietà, la tua devozione<br />

assoluta nei momenti di meditazione e di preghiera; ricordo la<br />

23


24<br />

UNA VITA DONATA<br />

tua voce profonda e melodiosa che cantava inni d’Amore al Signore;<br />

soprattutto ricordo <strong>il</strong> tuo ascolto, un ascolto vero e sincero,<br />

senza giudizi, accogliente, che mi faceva sentire “a casa<br />

mia”, penso che riuscivi ad ascoltarmi con gli orecchi e <strong>il</strong> cuore<br />

di Dio...». 13 Perché tale era la tua intimità con Lui. Come altrimenti<br />

avrebbe potuto un uomo, straziato dal dolore di una terrib<strong>il</strong>e<br />

malattia, avere la Fede di dire: “Grazie Signore, tutto è<br />

Grazia”?. Ma come, stai morendo e ringrazi <strong>il</strong> Signore? 14<br />

Eppure sì, perché non è la prima spada che ti penetra fino alle<br />

giunture e alle midolla. Anche l’altra certamente non faceva<br />

meno male. Quante cose <strong>il</strong> Signore ti ha chiesto, quante volte ha<br />

stravolto completamente i tuoi progetti, eppure gli hai aperto <strong>il</strong><br />

cuore in modo straordinario, totale; ti sei fidato ciecamente e ti<br />

sei abbandonato al Padre, al suo volere, con un po’ di timore<br />

forse ma certo che quella era la via da seguire. 15 Tu eri allenato<br />

a riconoscere quell’amore diffic<strong>il</strong>e da amare perché nascosto<br />

dentro apparenze così faticose. Terrib<strong>il</strong>i a volte, per i cuori inesperti.<br />

Dal cielo continua a vegliare sui tuoi genitori e su ognuno<br />

di noi; continua ad accompagnarci per poter compiere anche<br />

noi, con fede e speranza, <strong>il</strong> “santo viaggio”. 16 Perché ora ti so<br />

esperto di Dio, ora anche tu mi attesti la sua paternità.<br />

Per questo oso firmarmi ... tuo fratello.<br />

“O<br />

ggi di fronte all’altare, assieme al pane e al vino, consegneremo<br />

la storia di ognuno di noi. E insieme alle<br />

paure anche le attese, le speranze, i sogni che ognuno di noi<br />

porta dentro <strong>il</strong> suo cuore.<br />

E in questa celebrazione allora siamo chiamati ad assim<strong>il</strong>are, a<br />

calare dentro di noi e ad assaporare tutta la dolcezza e <strong>il</strong> conforto<br />

<strong>del</strong>le parole <strong>del</strong> Signore: “non avere paura”. E noi siamo certi<br />

che ancora una volta egli manifesta a noi la sua presenza amo-


osa, che vince la paura, la morte, nel pane e nel vino che tra<br />

poco diventano <strong>il</strong> Corpo e <strong>il</strong> Sangue Suo.”<br />

(Prima santa messa, 20/6/1999)<br />

EPISTOLARIO<br />

Caro frate Gianni, oggi, partecipando alla messa, pensavo<br />

alle ultime cose che ci siamo detti e mi è venuta in mente<br />

una tua espressione: «Siamo <strong>dei</strong> fratelli che insieme lodano, pregano<br />

e vivono la Parola e <strong>il</strong> sacramento <strong>del</strong>l’eucarestia». “Vivono”...<br />

di solito si dice “celebrano”, ma a te non bastava, vero?<br />

Del resto, è stato proprio in occasione <strong>del</strong>la prima volta che hai<br />

ricevuto <strong>il</strong> Corpo di Cristo che suor Vitaliana è tornata alla carica,<br />

dicendo a tua mamma: «Il tuo Gianni è per <strong>il</strong> Signore, che lo<br />

vuole tutto per sé». 17 E tu, consapevole o no di quelle parole, le<br />

hai prese sul serio. Così, da grande - veramente grande! -, hai<br />

compreso che la tua vita era «come un calice nella mani di Cristo.<br />

Il calice è segno di festa, deve passare per le mie mani e le mani<br />

<strong>del</strong>l’altro e <strong>il</strong> calice diventa vita. Perché contiene gli aspetti <strong>del</strong>la<br />

Passione, Festa, Gioia, Sudore, Dolore e <strong>il</strong> calice <strong>del</strong>la vita bisogna<br />

berlo fino alla fine e fino in fondo».<br />

E non erano solo belle intenzioni. Nel momento in cui entravi<br />

in comunione con <strong>il</strong> «Signore, Pane <strong>del</strong>la Vita, che si dona ai fratelli,<br />

che ha dato la vita per noi, sapevi di doverti inginocchiare<br />

davanti ai fratelli; e anche tu volevi donare la tua vita ai tuoi fratelli».<br />

Era <strong>il</strong> mistero <strong>del</strong>l’altare a rendere esigente fino all’estremo<br />

la fraternità, come tu la comprendevi. Era <strong>il</strong> Suo persistente offrirsi<br />

che reclamava anche la tua offerta, fatta di grande capacità<br />

di dialogo, di generoso nei servizi che la fraternità ti affidava, di<br />

sensib<strong>il</strong>ità e attenzione alle necessità <strong>dei</strong> fratelli, di gioia e serenità...<br />

18 dapprima. Ma poi, nella certezza che l’Amore non è<br />

amato, l’offerta è stata più radicale, più profonda, più amante an-<br />

25


26<br />

UNA VITA DONATA<br />

cora. «Questa mia sofferenza la offro per tutta la mia famiglia<br />

francescana, per la mia comunità di San Pancrazio». 19 Ti ricordo<br />

«come sacerdote, le tue ultime celebrazioni eucaristiche, poi hai<br />

continuato la tua eucaristia sul letto <strong>del</strong> dolore, diventato la tua<br />

croce. È stato <strong>il</strong> tuo altare, su di esso hai offerto la tua vita ripetendo:<br />

“Padre, nelle tue mani affido <strong>il</strong> mio spirito”». 20<br />

Fino alla grande Pasqua: era la celebrazione <strong>del</strong>l’ultima cena e<br />

desideravi renderti attivamente ut<strong>il</strong>e in qualche modo, e <strong>il</strong> s<strong>il</strong>enzio<br />

imbarazzato <strong>dei</strong> tuoi frati (e <strong>del</strong> tuo corpo) ti spinse ad azzardare<br />

una proposta: «Nemmeno una testimonianza posso<br />

fare?», e la risposta che hai ricevuto sembrava la più bella che<br />

labbra umane potessero pronunciare: «Più grande testimonianza<br />

di ciò che stai accettando, offrendo e soffrendo con Cristo Gesù,<br />

più di così che cosa vorresti fare?». Eppure quanto avevi ragione<br />

ribattendo che l’Amore non è amato! 21<br />

Era la celebrazione <strong>del</strong>la cena <strong>del</strong> Signore e niente mai potrà<br />

anche solo eguagliare tanto amore. E tu lo sapevi.<br />

Dal profondo di questa mia perdurante insufficienza, grazie.<br />

Tuo fratello.<br />

“G<br />

esù, pane vivo,<br />

immergiti nel fango <strong>del</strong>la mia povera esistenza,<br />

trasformalo in acqua pura,<br />

fa’ che anche <strong>il</strong> mio corpo diventi pane,<br />

pane da offrire ad ogni fratello.<br />

Gesù, vino nuovo,<br />

entra nel deserto <strong>del</strong> mio cuore,<br />

irroralo di grazia infinita,<br />

fa’ che diventi terreno rigoglioso<br />

per poter seminare <strong>il</strong> seme <strong>del</strong>l’amore,


<strong>del</strong>l’unione, <strong>del</strong>la carità, <strong>del</strong>l’um<strong>il</strong>tà.<br />

Gesù, vera fonte,<br />

acqua cristallina e pura,<br />

fa’ che anch’io diventi<br />

sorgente inestinguib<strong>il</strong>e<br />

per poter alleviare la sete di giustizia,<br />

di pace, di serenità,<br />

di misericordia di ogni mio fratello.<br />

Gesù, ostia splendente,<br />

immagine <strong>del</strong>la totalità<br />

<strong>del</strong> dono <strong>del</strong>la Pasqua,<br />

immagine <strong>del</strong>l’amore<br />

che altro non fa che amare,<br />

amore gratuito,<br />

fa’ che anch’io ami come tu hai amato,<br />

che mi doni come tu ti sei donato,<br />

che muoia come tu sei morto,<br />

che risorga come tu sei risorto.”<br />

(Gesù pane vivo, 1996)<br />

EPISTOLARIO<br />

Caro frate Gianni, sono qui a guardarti negli occhi. Da<br />

quanto tempo non trovavo <strong>il</strong> coraggio di tornare in questo<br />

piccolo cimitero sul colle San Pancrazio. Ogni volta, persino<br />

quando salivo fin quassù, m’inventavo una scusa per non entrare...<br />

per non vedere la tua tomba. Perché è bello - e te ne ringrazio<br />

- parlare con te, come se non te ne fossi andato. E qui,<br />

invece, sono costretto a ricordarmi <strong>del</strong>la realtà. Eppure so bene<br />

che le mie non sono fantasie (che non sento le voci! La tua mi<br />

raggiunge in tanti modi ma, perché risuoni profonda e calda<br />

come allora, mi è necessario uno sforzo di memoria), per cui mi<br />

27


28<br />

UNA VITA DONATA<br />

fa un certo che chiamare questa lapide “la realtà”. I legami così<br />

forti, che avevi intrecciato nella tua vita, sono ancora saldi. E<br />

proprio quella brutta cosa che sembrava minare la tua esistenza<br />

li ha ulteriormente rafforzati, li ha accomunati facendo convergere<br />

i cammini di tanti. Non credo di sbagliare dicendo che ne<br />

eri in parte consapevole: sapevi <strong>del</strong>la tua più intima unione a Cristo<br />

proprio attraverso la sofferenza, e sapevi che in Lui diventava<br />

la via sicura per raggiungere fratelli e sorelle. E lo dicevi con sicurezza:<br />

«Sappiate che dovrò soffrire molto, soffro come cristiano<br />

con Cristo crocifisso, perché Cristo è amore e l’amore è<br />

dono, gioia, è donarsi agli altri. L’amore è anche morte e risurrezione».<br />

22 Perché la malattia è stato <strong>il</strong> culmine e <strong>il</strong> compimento<br />

<strong>del</strong> tuo cammino, 23 non un triste incidente di percorso. «Ricordo<br />

in modo particolare la tua professione solenne a San Bonifacio.<br />

Eravamo tutti in festa per voi nuovi professi... canti, giochi, tanti<br />

giovani. Quando sono venuto ad abbracciarti per l’augurio ero<br />

tutto felice ed entusiasta, ma notavo una certa serietà nel tuo<br />

faccione trasparente. “Che c’è Gianni che non va? È successo<br />

qualcosa?”. Mi guardasti negli occhi, s<strong>il</strong>enzioso, e poi con voce<br />

pacata e seria mi hai risposto: “Sai, non è una cosa di tutti i<br />

giorni; sì, va bene gli applausi, la festa, baci e abbracci... ma qui<br />

non si scherza! Quello che abbiamo fatto è un dare la vita per<br />

sempre a Dio. Sono cose serie, queste!”». 24<br />

Per sempre, sì, fino all’ultimo respiro. 25<br />

E dopo ancora, per sempre.<br />

Né da solo. Sembrava quasi che in quell’ultimo tempo tu raccogliessi<br />

nella tua persona, nel tuo corpo segnato, <strong>il</strong> cuore stesso<br />

di quei mondi che avevi attraversato e che (ma certo! come ho<br />

fatto a non capirlo prima?) non avevi mai abbandonato, bensì<br />

portato con te: così prima <strong>del</strong> ricovero hai chiesto ancora ai tuoi<br />

genitori la benedizione come quando partisti per <strong>il</strong> convento. 26


Di nuovo volevi che toccasse a loro affidarti al Padre. E l’ultima<br />

notte hai goduto (lo dico tremando, ma so nel profondo che non<br />

può essere stato diversamente), hai goduto <strong>del</strong>la compagnia <strong>dei</strong><br />

tuoi frati, mano nella mano 27 come i bambini e gli amanti<br />

quando sono in cammino.<br />

«Assieme a te se n’è andato un pezzo importante <strong>del</strong>la nostra<br />

vita, se n’è andata la tua presenza fisica sulla terra, ma non se ne<br />

vanno i ricordi. In punta di piedi te ne sei andato, hai tolto <strong>il</strong> disturbo<br />

con soave s<strong>il</strong>enzio. Come una rondine che si stacca dalla<br />

propria madre e lascia <strong>il</strong> nido per imparare a volare, così tu ti sei<br />

staccato da noi, prendendo <strong>il</strong> volo per andare incontro al Padre,<br />

quel Padre che tu hai sempre definito buono e misericordioso». 28<br />

Ma non so se avrei se avrei avuto, anche allora, standoti accanto,<br />

<strong>il</strong> coraggio di parlare in questo modo, o se non sarei invece inorridito<br />

gridando tutta la mia protesta. Vedi che anche adesso, pur<br />

mantenendo le distanze, la morte mi spaventa. Ho già avuto occasione<br />

in passato di parlartene. «Ricordo ancora lo sguardo di<br />

stupore e sorpresa, mi dicesti, “paura? E perché?”». 29<br />

E sempre meno riesco a trovare una risposta.<br />

Tuo fratello.<br />

“V<br />

olto che hai amato<br />

Occhi...<br />

nei quali cercavi<br />

l’assenso a te stesso<br />

Voce...<br />

che due volte ti giunse<br />

cavalcando <strong>dei</strong> f<strong>il</strong>i di rame.<br />

EPISTOLARIO<br />

29


30<br />

UNA VITA DONATA<br />

Ma ora non più!<br />

Ricordo che fluttua<br />

mutato dal tuo mutare.<br />

Che gioia!<br />

Che strazio!<br />

Buio tra due vite<br />

che danzano, o arrancano,<br />

su palcoscenici lontani.<br />

Note spezzate, non c’è più musica<br />

Una melodia, però, si fa chiara<br />

nell’angoscioso frastuono di te.<br />

Presenza capace<br />

di aiutarti ad amare”<br />

(Volto, dicembre 1996)<br />

Carissimo frate Gianni, solo due righe per confermarti la<br />

mia presenza all’appuntamento.<br />

Domani parteciperò all’eucaristia e con tutto l’amore di cui sarò<br />

capace - per quanto poco, per quanto piccolo - farò comunione<br />

con <strong>il</strong> Signore Gesù. Voglio diventare la sua dimora e voglio che<br />

si trovi bene. Non sarò mai all’altezza, lo so, ma... ho pensato,<br />

per cominciare, a un giaciglio di piume. Che ne dici? Voglio che<br />

l’Amore, finalmente amato, chiami anche i suoi amici. Così potremo<br />

stare insieme. E non sarà più necessario scriverci.<br />

Tuo fratello in Cristo.


EPISTOLARIO<br />

1 Ultimi auguri di Gianni alla mamma, 2001.<br />

2 Mamma Mirella ricorda che «quando Gianni aveva appena 8 giorni venne a fargli<br />

visita una suora: sr. Vitaliana Tommasoni. Appena guardò Gianni nella sua<br />

carrozzina mi disse: “<strong>il</strong> tuo Gianni sarà per <strong>il</strong> Signore”. Io a quelle parole non<br />

diedi alcun peso e ribattei: “ma ha appena 8 giorni!”. Il giorno <strong>del</strong>la prima Co<br />

munione <strong>del</strong> nostro Gianni la stessa suora, guardando Gianni, ripeté le medesime<br />

parole: “<strong>il</strong> tuo Gianni è per <strong>il</strong> Signore, che lo vuole tutto per sé”».<br />

3 Gli amici di Oriago.<br />

4 Maddalena De Togni: «Ho trascritto pari-pari le sue parole dette durante <strong>il</strong> tratto<br />

tra Asolo e Montebelluna, trascritte la sera nel sacco a pelo, perché non fuggano<br />

troppo in fretta dalla mia mente!».<br />

5 Paola Benetti.<br />

6 Gli amici di Oriago.<br />

7 Frate Giampietro Gobbo: «Ma <strong>il</strong> ricordo più vivo rimane <strong>il</strong> bigliettino con cui i<br />

genitori di Gianni <strong>il</strong> 3 agosto 1993 gli auguravano un buon ventiduesimo comple<br />

anno. Lui lo regalò a me tre anni dopo, accompagnandolo con queste parole: “Ti<br />

dono qualcosa di mio come segno che ti sono vicino, Gianni”».<br />

8 Don Paolo Ferrazzo, omelia al funerale di frate Gianni, Oriago, 5 apr<strong>il</strong>e 2002.<br />

9 Paola Benetti.<br />

10 Cfr. l’omelia al matrimonio di Raffaele e Lisa, 27 giugno 1998.<br />

11 Cfr. l’omelia alla prima messa, 20 giugno 1999.<br />

12 S<strong>il</strong>via Marcucci.<br />

13 S<strong>il</strong>via Diamanti.<br />

14 Gli amici di Oriago.<br />

15 Maria Tolasi.<br />

16 Frate Fabio Piasentin.<br />

17 Vedi la nota 2.<br />

18 Da una relazione <strong>dei</strong> suoi formatori.<br />

19 Dal diario <strong>dei</strong> genitori.<br />

20 Dall’omelia di frate Pio Prandina alla messa di trigesimo, 3 maggio 2002.<br />

21 Dal diario <strong>dei</strong> genitori.<br />

22 Dal diario <strong>dei</strong> genitori.<br />

23 Gli amici di Oriago.<br />

24 Frate Diego Dalla Gassa.<br />

25 Idem.<br />

26 Dal diario <strong>dei</strong> genitori.<br />

27 Frate Fabio Piasentin: «Mi hai dato la possib<strong>il</strong>ità di condividere molto di quei<br />

giorni, fino all’ultima notte trascorsa mano nella mano».<br />

28 Stefano Morellato.<br />

29 S<strong>il</strong>via Marcucci.<br />

31


32<br />

UNA VITA DONATA<br />

Altri scritti di Gianni<br />

POESIE<br />

Introduzione a “Madre”: carissima mamma, i regali sono un bellissimo<br />

segno. Ma credo che <strong>il</strong> più bel dono sia quello <strong>del</strong>l’amore.<br />

Così ho sentito la necessità di esprimere i miei sentimenti con questa<br />

poesia. Vuole essere <strong>il</strong> mio sentito regalo per <strong>il</strong> tuo compleanno.<br />

MADRE<br />

Grembo di madre<br />

luogo di dono<br />

oasi fiorente<br />

spazio di vita.<br />

Grida...<br />

Anelito di vita<br />

vagiti che irrompono<br />

all’intravveder <strong>del</strong>la luce<br />

mani sconosciute<br />

tagliano un f<strong>il</strong>o<br />

mani dolci e amiche<br />

creano un rapporto<br />

occhi ansiosi


pazienza consumata nel cuore<br />

ma sempre e soltanto<br />

desiderio di dono<br />

esistenza che in te ha la radice.<br />

Ma... con ribellione e amore<br />

diventa altro.<br />

Alterità spezzata<br />

da un grande evento<br />

diventare figlio<br />

e saper dire... Grazie.<br />

ALTRI SCRITTI DI GIANNI<br />

(Anno 1996 in occasione <strong>del</strong> compleanno <strong>del</strong>la mamma)<br />

Nella vita,<br />

tra alti e bassi,<br />

caldo e freddo,<br />

ci sono pochi punti fissi.<br />

Tu sei uno di questi.<br />

Grazie.<br />

Con affetto e amore f<strong>il</strong>iale.<br />

(Anno 2001: ultimi auguri alla mamma)<br />

SOGNO<br />

S pecchiarsi in raggi di sole<br />

foglie agitate dal nulla<br />

angoscioso cercarsi<br />

in eteree paludi<br />

33


34<br />

UNA VITA DONATA<br />

Vento che spazza<br />

la realtà <strong>del</strong>l’esserci<br />

splendida fioritura<br />

che toglie <strong>il</strong> farsi dal frutto<br />

Sogno! Realtà <strong>del</strong>l’effimero<br />

narcotica sensazione<br />

affascinante...<br />

ma non sei me<br />

(Anno 1996)<br />

DENTRO<br />

Abbracciato a questa vita,<br />

dolce e violenta tempesta.<br />

Alte mura ingombranti<br />

sospese in un baratro di sogni.<br />

Sopra: stelle troppo alte,<br />

troppo lontane per essere vere.<br />

Ma dentro.<br />

La fame di credere.<br />

Un cuore:<br />

grande perché spezzato.<br />

Terra arata dal dolore<br />

erba che lacera l’asfalto.<br />

Uomo che cresce:<br />

diventa se stesso.


Dentro.<br />

Spazio più grande di me,<br />

invaso da un Amore<br />

che da sempre ama.<br />

(Anno 1996)<br />

LA VERITÀ VI FARÀ LIBERI<br />

ALTRI SCRITTI DI GIANNI<br />

S on qui seduto<br />

ad aspettare <strong>il</strong> ritorno<br />

di qualcosa che avevo perduto:<br />

LA SINCERITÀ.<br />

Sto camminando verso Cristo<br />

ma mi accorgo che la strada<br />

è tanto lunga e dura.<br />

Vorrei prendere<br />

l’aereo <strong>del</strong>l’amore<br />

per raggiungerLo prima,<br />

ma l’aeroporto è chiuso.<br />

Oggi sciopero. Ma di cosa?<br />

Della sincerità, <strong>del</strong>l’amore,<br />

<strong>del</strong>l’um<strong>il</strong>tà.<br />

Mah! L’aereo è partito!!!<br />

Però <strong>il</strong> p<strong>il</strong>ota non comunica più con la torre di controllo.<br />

L’aereo comincia a sbandare.<br />

Cado! Cado!<br />

Ma che significa questo!?<br />

Adesso capisco.<br />

L’aereo è la mia vita,<br />

<strong>il</strong> p<strong>il</strong>ota sono io,<br />

35


36<br />

UNA VITA DONATA<br />

la torre sei TU Signore.<br />

Ma che ho fatto,<br />

non riesco più a sentirti.<br />

Ti amo Signore,<br />

per questo voglio fare<br />

<strong>del</strong>la mia vita<br />

un f<strong>il</strong>o diretto con te.<br />

Ti chiedo di darmi la forza<br />

di ascoltarti e fare<br />

<strong>del</strong>la Tua Parola la mia vita.<br />

(30 ottobre 1989: un’ammissione di Gianni)<br />

PREGHIERA A MARIA<br />

M aria,<br />

mi sto rivolgendo a te, assieme ai miei fratelli,<br />

per chiederti con amore e fiducia la tua santa protezione.<br />

A te vorrei chiedere um<strong>il</strong>mente la forza di dire SÌ,<br />

ma un SÌ deciso e sincero,<br />

e ogni giorno con lo stesso amore, con la stessa intensità<br />

come tu hai fatto, madre.<br />

Tuo figlio, dall’alto <strong>del</strong>la croce,<br />

ci ha dato te, Maria, come madre,<br />

ed è così che ti vedo ora,<br />

ed è da figlio che mi rivolgo a te.<br />

Da figlio che ha ancora <strong>del</strong>le paure e sempre le avrà,<br />

ma che troverà in te, come in Gesù Cristo,<br />

forza per colmarle, vigore per superarle,<br />

amore per aiutare i fratelli a non averne.<br />

Aiutami, Maria, ad amare come tuo figlio,


ALTRI SCRITTI DI GIANNI<br />

ad amare come tu hai fatto, madre <strong>del</strong>l’amore, a servire<br />

non per apparire migliore a me stesso e agli altri,<br />

ma esclusivamente per poter anch’io, come Francesco,<br />

amare l’Amore...<br />

Grazie, Madre!<br />

(Ottobre 1990: preghiera di affidamento a Maria scritta prima<br />

di entrare in convento)<br />

QUOTIDIANITÀ<br />

È nell’istante presente che è concentrata tutta la mia esperienza<br />

e tutto l’amore che Dio ha per me.<br />

È nella quotidianità di Nazareth, dove Gesù stesso, per noi,<br />

vive istante per istante, nel s<strong>il</strong>enzio, in pienezza, le piccole cose<br />

di ogni giorno. Le piccole cose però, i trenta anni di anonimato,<br />

che sono alla base <strong>del</strong>la grande esperienza di Gesù, <strong>del</strong> grande<br />

atto di amore, consumato nella morte e risurrezione.<br />

È <strong>il</strong> saper vivere <strong>il</strong> piccolo, <strong>il</strong> poco, per donare agli altri <strong>il</strong> tutto.<br />

È <strong>il</strong> vivere pienamente ogni istante <strong>del</strong>la vita, per poter godere<br />

in ogni stante <strong>del</strong>la presenza viva <strong>del</strong> Padre, che mi si dona e rivela<br />

attraverso le cose di ogni giorno; <strong>del</strong> Figlio che si fa lui<br />

stesso piccola cosa; <strong>del</strong>lo Spirito che fa sentire in te la presenza.<br />

VITA<br />

C ome un’aqu<strong>il</strong>a che non vola,<br />

come un leone che non ruggisce,<br />

come una belva che non azzanna,<br />

così io di fronte alla vita.<br />

37


38<br />

UNA VITA DONATA<br />

Domande! Domande! Domande!<br />

Che ti inf<strong>il</strong>zano la mente, lo stomaco, <strong>il</strong> cuore.<br />

Turbine che ti stacca dal sereno vederti<br />

seduto nella vita e vedere che vali.<br />

(Dicembre 1996)<br />

PRESENZA<br />

Cercare di capire, di amare, un Dio che vedo<br />

emergere dall’accostarsi di colori<br />

dai colpi sapienti <strong>del</strong>lo scalpello.<br />

Andare oltre, creare un rapporto frenato da un cuore<br />

che non riesce ad amare.<br />

Presenza! Che in me si disperde.<br />

Aiutami! Senza te non posso fare nulla.<br />

Voglia, non voglia, nostalgia, fatica, rifiuto.<br />

Una cosa sola so... Ho bisogno di Te!<br />

(Dicembre 1996)<br />

ALCUNE OMELIE<br />

Semplice trascrizione dalla registrazione<br />

Prima omelia (31 maggio 1998)<br />

Volevo salutarvi con <strong>il</strong> saluto che era caro a San Francesco,<br />

come poi saluto don Pasquale in particolare: <strong>il</strong> Signore vi<br />

doni la sua pace.


ALTRI SCRITTI DI GIANNI<br />

Parlare <strong>del</strong>lo Spirito Santo non è fac<strong>il</strong>e, anche perché è lo Spirito<br />

che parla in noi, è lo Spirito che dà vita a quello che facciamo, a<br />

quello che viviamo, a quello che speriamo. Cercherò un po’ balbettando<br />

di mediare la Parola di Dio, perché possa essere meditata,<br />

possa entrare nella nostra vita. Noi siamo venuti qui oggi,<br />

abbiamo compiuto <strong>dei</strong> gesti, siamo partiti da casa, chi con gioia,<br />

chi un po’ meno, chi interessato, chi un po’ meno, siamo venuti<br />

qui. Abbiamo fatto <strong>dei</strong> gesti (<strong>il</strong> segno <strong>del</strong>la croce), abbiamo<br />

ascoltato la Parola di Dio, dopo celebreremo la liturgia eucaristica<br />

e ci accosteremo alla mensa <strong>del</strong> Signore. E poi torneremo<br />

a casa. Sono tutti gesti che possono a volte sembrare vuoti, possono<br />

sembrare una bella scenografia, per alcuni poi non tanto<br />

bella. Sicuramente ci sono anche degli spettacoli molto più interessanti.<br />

Ma lo Spirito Santo che oggi noi celebriamo, viviamo,<br />

è colui che può dare un senso di pienezza a questi gesti che abbiamo<br />

compiuto. Senza lo Spirito questi gesti sono solo e soltanto<br />

<strong>dei</strong> gesti morti e non portano assolutamente a niente. Ma<br />

se lo Spirito entra nella nostra vita, allora <strong>il</strong> partire da casa è portare<br />

con sé nella nostra esistenza quello che siamo, quello che<br />

viviamo, le nostre gioie, le nostre attese, i nostri progetti, tutto<br />

quello che siamo, la nostra vita intera. Parte da casa e viene qui<br />

per celebrare nel nome di Gesù. Entrando in questa chiesa, se<br />

lo Spirito è presente, costruiamo una comunità, costruiamo<br />

chiesa. Siamo <strong>dei</strong> fratelli che insieme lodano, pregano e vivono<br />

la Parola e <strong>il</strong> sacramento <strong>del</strong>l’eucarestia. Quindi lo Spirito è colui<br />

che dà vita, vivifica ogni nostro gesto, ogni nostra parola. Allora<br />

è possib<strong>il</strong>e danzare la gioia, è possib<strong>il</strong>e gioire di essere cristiani,<br />

altrimenti tutto è diffic<strong>il</strong>e, tutto è fatica. Nel Vangelo ascoltato<br />

Giovanni ci dice che lo Spirito è dato a noi per essere <strong>il</strong> Consolatore,<br />

per essere la presenza che ci aiuta a capire la verità <strong>del</strong>la<br />

nostra vita, ma soprattutto la verità <strong>del</strong>la nostra vita in rapporto<br />

39


40<br />

UNA VITA DONATA<br />

al Signore <strong>del</strong>la Vita. Quindi lo Spirito Santo non insegna niente<br />

di nuovo. Lui non è che ci porterà a capire altre verità. La pienezza<br />

<strong>del</strong>la rivelazione è Gesù. Lo Spirito ci aiuterà pian piano,<br />

nella nostra esistenza, nella nostra quotidianità, nelle piccole cose<br />

di ogni giorno, a giungere alla pienezza <strong>del</strong>la verità.<br />

Nella seconda lettura abbiamo sentito S. Paolo che ci ricorda<br />

che noi non sappiamo pregare, non sappiamo nemmeno cosa<br />

chiedere, ma è lo Spirito che dentro di noi, insistentemente, se<br />

lo lasciamo agire, grida al Padre e supplica perché entri dentro<br />

di noi e porti pienezza, porti gioia. E questo Spirito dentro di<br />

noi grida “Abbà Padre”. Forse l’avete sentito altre volte, ma mi<br />

sembra opportuno ripetere questo termine “Abbà”. Per noi non<br />

dice molto. Per un ebreo era sconvolgente poter chiamare Dio<br />

con questo nome. Il Dio che era <strong>il</strong> trascendente, colui che faceva<br />

paura, quando si manifestava attraverso lampi e tuoni, <strong>il</strong> Dio <strong>del</strong>la<br />

gloria, <strong>il</strong> Dio che non si poteva nemmeno nominare, per portarci<br />

allo Spirito Santo noi possiamo chiamarlo “paparino”. La traduzione<br />

letterale di “Abbà” è <strong>il</strong> gemito, l’espressione di gioia e di<br />

fiducia che <strong>il</strong> bambino manifesta nei confronti <strong>del</strong> papà. Babbino,<br />

paparino. Con tutta la portata affettiva che è racchiusa in<br />

questo termini. Per cui noi possiamo chiamare Dio “Papà”. E<br />

questo lo attesta lo Spirito dentro di noi. Siamo figli, siamo eredi,<br />

possiamo partecipare alla vita stessa di Dio.<br />

La prima lettura è <strong>il</strong> giorno di Pentecoste. Pentecoste significa<br />

50 giorni. Abbiamo celebrato la Pasqua 50 giorni fa. E questa è<br />

la conclusione di questo grande mistero <strong>del</strong>la nostra vita di cristiani.<br />

Una volta gli ebrei celebravano <strong>il</strong> giorno <strong>del</strong>la mietitura,<br />

quindi era un giorno di festa, uno giorno per ringraziare <strong>il</strong> Signore<br />

<strong>dei</strong> prodigi compiuti per la loro terra. Nel nuovo Testamento<br />

questo diventa <strong>il</strong> giorno <strong>del</strong>la presenza <strong>del</strong>lo Spirito. Senza<br />

lo Spirito, ritornando al discorso che si faceva prima, non si può


ALTRI SCRITTI DI GIANNI<br />

essere chiesa. La chiesa nasce da questo evento fondamentale,<br />

in cui Dio dopo essersi manifestato nell’antico Testamento, dopo<br />

essersi donato nel suo Figlio, si dona totalmente ed esclusivamente<br />

a noi nello Spirito. Quindi sembra proprio che questo Dio<br />

sia voluto uscire totalmente da se stesso, dalla sua gloria, dalla<br />

sua eternità, per entrare profondamente con tutta la sua essenza<br />

nella storia <strong>del</strong>l’uomo. Una storia di peccato, di fatica, di sofferenza.<br />

Ma una storia meravigliosa, che può diventare storia di<br />

salvezza.<br />

Concretamente lo Spirito è Colui che crea unità. Nella Trinità<br />

lo Spirito è chiamato Amore. È colui che continuamente lega a<br />

sé i due amanti: <strong>il</strong> Padre e <strong>il</strong> Figlio.<br />

E lo Spirito nella nostra comunità concreta, per noi che siamo<br />

qui oggi a celebrare <strong>il</strong> Signore nel giorno <strong>del</strong>la Pentecoste, può<br />

diventare colui che ci unisce. Forse alcuni di noi non si conoscono<br />

tra di loro, alcuni si conoscono di vista, altri magari anche<br />

se si conoscono non vorrebbero conoscersi. Lo Spirito crea<br />

unità. E solo nello Spirito è possib<strong>il</strong>e far cadere le barriere <strong>del</strong>l’inimicizia,<br />

<strong>del</strong>la difficoltà di incontrare le persone e creare una<br />

comunità viva, vera, che possa portare veramente un cambiamento<br />

profondo nella nostra vita. Volevo concludere con una<br />

preghiera <strong>del</strong> Cardinal Martini, per ricordarci che dobbiamo continuamente<br />

invocare lo Spirito su di noi. È solo lui che può fare<br />

sì che la chiesa, che umanamente e solo umanamente senza lo<br />

Spirito non è altro che una società per azioni, diventi <strong>il</strong> luogo<br />

<strong>del</strong>la presenza di Dio. Quindi fratelli invochiamo lo Spirito, invochiamolo<br />

perché diventi forza di vita e faccia <strong>del</strong>le nostre assemblee<br />

domenicali un’esplosione di gioia, di desiderio di stare<br />

con <strong>il</strong> Signore.<br />

“Lo Spirito c’è, opera dappertutto, c’è e opera prima di noi,<br />

meglio di noi, più di noi. Una <strong>del</strong>le tentazioni più sott<strong>il</strong>i e perfide<br />

41


42<br />

UNA VITA DONATA<br />

<strong>del</strong> maligno è quella di farci dimenticare la presenza <strong>del</strong>lo Spirito<br />

Santo, di farci cadere nella tristezza come se Dio ci avesse<br />

abbandonato in un mondo cattivo, contro <strong>il</strong> quale lottiamo ad<br />

armi impari, perché l’indifferenza, l’egoismo e la dimenticanza<br />

di Dio hanno a poco a poco <strong>il</strong> sopravvento. Lo Spirito c’è e non<br />

si è mai perso d’animo rispetto al nostro tempo; al contrario<br />

sorride, danza, penetra, investe, avvolge, arriva anche là dove<br />

mai avremmo immaginato. Di fronte alla crisi nodale <strong>del</strong>la nostra<br />

epoca che è la perdita <strong>del</strong> senso di Dio, lo Spirito sta giocando,<br />

nell’invisib<strong>il</strong>ità e nella piccolezza, la sua partita<br />

vittoriosa”.<br />

Incontro di preghiera a Oriago, chiesa di S. Maria Maddalena<br />

con i bimbi <strong>del</strong>la scuola (1998)<br />

Intanto vi saluto tutti. Saluto le persone che mi conoscono e<br />

le persone che non mi conoscono non hanno perso niente,<br />

quindi va bene lo stesso. Comunque vi saluto tutti e ringrazio di<br />

cuore don Pasquale per le parole molto lusinghiere. Questa sera<br />

non parlerò <strong>del</strong>la mia persona. Se volete informazioni sulla mia<br />

vocazione c’è un sito internet <strong>del</strong> mio fans club.<br />

Parlerò di quella persona che è stata al centro <strong>del</strong>la mia esperienza,<br />

ma credo che sia al centro <strong>del</strong>l’esperienza di ognuno di<br />

noi, <strong>del</strong>le scelte <strong>del</strong>la vita che facciamo, <strong>del</strong> senso <strong>del</strong>la vita. Questa<br />

sera abbiamo sentito parlare un personaggio, lo abbiamo cantato,<br />

lo abbiamo pregato, abbiamo detto <strong>il</strong> suo nome più volte.<br />

Chi è? Gesù.<br />

Domanda ai bambini. Chi è Gesù? Risposta: è Dio, è <strong>il</strong> Figlio<br />

di Dio, è nostro fratello. Benissimo. Però questa sera ci ha detto<br />

un’altra cosa. Ci ha detto che è nostro amico. L’ha detto più<br />

volte: voi siete miei amici.


ALTRI SCRITTI DI GIANNI<br />

E poi di nuovo: non siete più servi, ma amici. E per voi quanto<br />

è importante un amico? Tanto. L’amico è colui con <strong>il</strong> quale condividiamo<br />

le nostre gioie, i nostri giochi, ci confidiamo con lui.<br />

Magari a certe persone diciamo qualcosa, a certe altre non le diciamo.<br />

Perché <strong>del</strong>l’amico ci si può fidare. All’amico si possono<br />

dire le cose più profonde e più importanti <strong>del</strong>la nostra vita. Gesù<br />

questa sera ci chiama amici.<br />

Pensate che cosa grande. Gesù, <strong>il</strong> Figlio di Dio che ci dice<br />

amici. E ci ha confidato una cosa molto importante. Chiamandoci<br />

amici e quindi confidando qualcosa di lui, ci ha detto che<br />

c’è un papà, un papà che ci ama. Come mio Padre mi ama, così<br />

io ho dato la vita per voi. E ci ha fatto questa confidenza. E ci<br />

ha detto soprattutto questo: vi ho chiamati. Chiamare.<br />

Quando io chiamo una persona chiamo un amico. Lo chiamo<br />

perché mi dia una risposta, perché voglio entrare in relazione<br />

con lui, giocare, stare insieme. E Gesù questa sera ci chiama<br />

amici per dirci qualche cosa. E ci dice che la chiamata più importante<br />

<strong>del</strong>la nostra vita è la chiamata alla vita stessa.<br />

La chiamata alla vita è <strong>il</strong> dono fondamentale che Gesù ci dà<br />

ed è <strong>il</strong> dono che ci permette di crescere, di giocare, di studiare,<br />

di lavorare (per i più grandi) e insomma in una parola di essere<br />

noi stessi, di crescere come persone. E a questo proposito vorrei<br />

raccontarvi un’altra storia di Gesù.<br />

Un giorno era probab<strong>il</strong>mente seduto come voi e stava pensando<br />

a cose molto serie. Era vicina la Pasqua, momento in cui<br />

sarebbe andato a Gerusalemme e sarebbe finito in croce per noi.<br />

E quindi probab<strong>il</strong>mente, anche se era <strong>il</strong> Figlio di Dio era un po’<br />

preoccupato. E stava pensando se la strada che aveva fatto era<br />

quella giusta, se le scelte che aveva compiuto erano quelle giuste.<br />

Aveva parlato di amore e la gente stava cercando di metterlo a<br />

morte.<br />

43


44<br />

UNA VITA DONATA<br />

E in questa situazione, in questo momento in cui Gesù è seduto<br />

a pensare a quello che sta vivendo, si avvicinano alcuni a<br />

chiedergli: chi è <strong>il</strong> più grande fra di noi? In altre parole: chi è <strong>il</strong><br />

più importante, chi è <strong>il</strong> più bravo, chi è che ha più dignità degli<br />

altri? E Gesù cosa fa? Prende un bambino, che era lì vicino, lo<br />

abbraccia e dice ai suoi discepoli: chi non ritornerà come questo<br />

bambino non potrà entrare nel regno <strong>dei</strong> cieli.<br />

Di fronte a questo i discepoli rimangono alquanto disorientati<br />

perché dicono: ma come? Noi ti abbiamo seguito, noi abbiamo<br />

cercato di vivere quanto ci hai detto e tu ci dici che dobbiamo<br />

diventare come bambini? Ma perché? Perché un bambino ha ancora<br />

gli occhi spalancati sulla vita, ha ancora gli occhi aperti,<br />

pronti a prosciugare tutto quello che gli accade, tutto quello che<br />

sta vivendo.<br />

Il bambino è pronto ad assorbire quelle piccole gocce di vita<br />

che pian piano costruiscono l’oceano, <strong>il</strong> mare <strong>del</strong>la sua vita. E<br />

quindi è questo <strong>il</strong> senso profondo che Gesù vuole dire con questo<br />

accenno a diventare bambini. E allora la vita diventa una responsab<strong>il</strong>ità.<br />

Lo diventa per i bambini, ma lo diventa per ognuno<br />

di noi. Diventa una scelta profonda che bisogna fare.<br />

La vita è una responsab<strong>il</strong>ità che abbiamo in mano ed è un dono<br />

profondo che dobbiamo vivere, che dobbiamo scegliere di vivere.<br />

Ed è proprio per questo che ci troviamo qui questa sera a<br />

lodare e a ringraziare <strong>il</strong> Signore per questo dono che ci ha dato.<br />

Ed è un dono di cui dobbiamo avere fiducia, perché tante volte<br />

noi dobbiamo fare <strong>dei</strong> piccoli gesti di fiducia nella vita.<br />

Ci si deve fidare <strong>del</strong>le persone attorno a noi che ci vogliono<br />

bene, ci si deve fidare che questa chiesa non cada sulla testa, ci<br />

si deve fidare di tante cose. Ma ci si deve fidare soprattutto che<br />

questa vita che ci è stata data è dono di Dio da vivere in pienezza.


Matrimonio di Raffaele e Lisa (27 giugno 1998)<br />

ALTRI SCRITTI DI GIANNI<br />

I n questi giorni probab<strong>il</strong>mente Raffaele e Lisa avranno sentito<br />

e sentiranno molte parole. Auguri, consigli, affetto, di<br />

chi vuole loro bene e desidera vivere con gioia e pienezza questo<br />

momento. Dicevo molte parole, ma oggi, qui, adesso, siamo di<br />

fronte alla Parola. Quindi di fronte alle tante parole, pur con la<br />

loro ricchezza, con la loro bellezza, con la loro dignità, ma in<br />

questo momento siamo di fronte alla Parola. Alla Parola di Vita.<br />

Ed è una Parola che, se vogliamo, entra dentro di noi, porta<br />

frutto e compie quello che ha detto. Ecco questo sì non è una<br />

battuta. Con gli sposi avevo chiesto perché avevano scelto queste<br />

letture. E quindi nel breve percorso che farò di queste letture<br />

emergeranno gli aspetti che loro mi hanno indicato e nei quali<br />

desiderano vedere uno st<strong>il</strong>e di vita, desiderano vedere una parola<br />

concreta rivolta a loro, perché questa Parola sia guida, vicina a<br />

loro nella nuova esperienza di vita che stanno intraprendendo.<br />

Lisa accennava a due principi. È <strong>il</strong> principio <strong>del</strong>la genesi e <strong>il</strong> principio<br />

<strong>del</strong> prologo di S. Giovanni, <strong>il</strong> Vangelo appena proclamato.<br />

Sono due principi diversi. Il primo, quello <strong>del</strong>la genesi, è un principio<br />

temporale, quindi inizia <strong>il</strong> tempo, la storia <strong>del</strong>l’uomo, inizia<br />

la creazione. Il principio <strong>del</strong> Vangelo, quindi “in principio” (<strong>il</strong><br />

verbo in greco significa proprio un principio che diventa la fonte<br />

di ogni principio) è <strong>il</strong> tempo di Dio, è <strong>il</strong> tempo <strong>del</strong>l’eternità. E<br />

vediamo che in questo tempo Dio non è solo, ma ha un interlocutore,<br />

ha di fronte una persona. Infatti <strong>il</strong> verbo greco “in principio<br />

era <strong>il</strong> Verbo e <strong>il</strong> Verbo era presso Dio” significa proprio<br />

che questo Verbo, quindi <strong>il</strong> Figlio di Dio era rivolto verso <strong>il</strong><br />

Padre, rivolto in un atteggiamento di confidenza, di ascolto, di<br />

fiducia, di amore. Quindi da sempre questo Figlio è rivolto verso<br />

<strong>il</strong> Padre in un atteggiamento di abbandono e di ascolto.<br />

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46<br />

UNA VITA DONATA<br />

Ma questo Dio che vuole amare, che vuole creare un dialogo,<br />

una relazione, non la tiene per sé. Andiamo alla prima lettura,<br />

alla genesi: “Dio crea l’uomo per intessere con lui una relazione<br />

di amore”.<br />

“Facciamo l’uomo a nostra immagine”. Quindi Dio si crea un<br />

partner sim<strong>il</strong>e a lui, quindi capace di relazione, capace di incontrare<br />

un altro, capace di uscire da sé, dalle proprie individualità e<br />

singolarità per incontrare l’altro e creare una relazione di amore,<br />

un rapporto intimo. Alcuni studiosi dicono che <strong>il</strong> “facciamo”<br />

che si usa (“facciamo l’uomo a nostra immagine”) sembra quasi<br />

un dialogo tra Dio e l’uomo, quasi che Dio dica: “facciamo insieme,<br />

io e te, questo giardino di amore. Facciamo l’uomo,<br />

l’uomo nella sua interezza, nella sua totalità, io e te insieme con<br />

la tua storia, con <strong>il</strong> tuo tempo, vogliamo creare questo rapporto.<br />

E la fonte, l’atto supremo che sig<strong>il</strong>la questa alleanza tra Dio e<br />

l’uomo è <strong>il</strong> dono <strong>del</strong> Figlio. “E <strong>il</strong> Verbo si è fatto carne”, si è<br />

fatto umanità, si è fatto debolezza, si è fatto uno di noi, ha assunto<br />

la nostra persona. E quindi questo è <strong>il</strong> dono totale <strong>del</strong><br />

Padre e questa umanità, quindi redenta dal Figlio, è una umanità<br />

grande, bella, splendida. L’uomo è creato a immagine di Dio per<br />

cui la sua dignità è grande, è immensa. E in questa umanità vi è<br />

la differenza sessuale: “maschio e femmina li creò”. Per cui maschio<br />

e femmina non è un incidente di percorso, per cui uno è<br />

fatto in un modo e uno in un altro, ma insieme costituiscono<br />

l’essenza stessa <strong>del</strong>l’uomo. In ebraico “Adam” significa umanità<br />

in generale. Quindi solo la differenza sessuale nel rapporto tra<br />

uomo e donna può portare ad un uomo intero, ad Adam. In questo<br />

rapporto di amore, in questo dialogo si costruisce l’uomo. E<br />

in questo rapporto Dio entra come colui che dona forza, che dà<br />

unità. Quindi Dio crea l’uomo capace di essere in relazione con<br />

Lui, ma anche in relazione con se stesso e con gli altri.


ALTRI SCRITTI DI GIANNI<br />

Il dono <strong>del</strong>la differenza sessuale diventa <strong>il</strong> segno, diventa <strong>il</strong> sig<strong>il</strong>lo<br />

di questa fondamentale relazione che egli vuole con noi.<br />

L’essere diversi sessualmente indica questo uscire da sé, dalla<br />

propria individualità, dal proprio egoismo per incontrare <strong>il</strong> partner<br />

e per costituire quella storia d’amore che è segno <strong>del</strong>l’unità<br />

di Dio. Non è azzardato dire allora, pur senza nulla togliere alla<br />

bellezza <strong>del</strong>l’amore, alla bellezza <strong>del</strong> matrimonio, che per <strong>il</strong> matrimonio<br />

cristiano la coppia rappresenta Dio. L’alleanza <strong>del</strong> matrimonio<br />

manifesta l’alleanza di Dio con <strong>il</strong> suo popolo. La vita<br />

<strong>del</strong>la coppia, la sua sessualità, l’apertura alla vita, manifestata attraverso<br />

<strong>il</strong> dono <strong>dei</strong> figli e l’apertura ai fratelli diventa <strong>il</strong> segno<br />

<strong>del</strong>la forza creatrice di Dio. Lisa e Raffaele voi diventate, avendo<br />

desiderato vivere <strong>il</strong> vostro matrimonio qui di fronte all’altare, diventate<br />

collaboratori di Dio, nella continua creazione <strong>del</strong> mondo,<br />

<strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>l’uomo e <strong>del</strong>le sue attese più profonde, attese di<br />

serenità, di gioia, verità.<br />

E questa relazione d’amore esige fe<strong>del</strong>tà, perché se è vissuta<br />

nella logica di Dio non può che essere fe<strong>del</strong>e. Perché Lui è fe<strong>del</strong>e,<br />

Dio è fe<strong>del</strong>e all’uomo. Per cui la fe<strong>del</strong>tà non diventa tanto<br />

uno sforzo, ma diventa <strong>il</strong> segno <strong>del</strong>la fe<strong>del</strong>tà di Dio, perché Dio<br />

è fe<strong>del</strong>e.<br />

Ed ecco infine la seconda lettura che voi avete scelto, l’avevate<br />

scelta appunto come segno di st<strong>il</strong>e di vita. Tutto quello che facciamo,<br />

le cose più splendide, più belle non servono a niente se<br />

non sono alimentate, se non sono vissute nell’amore. Possiamo<br />

fare chissà che cosa, ma alla fine non conta assolutamente niente.<br />

Quello che conta è l’amore. E <strong>il</strong> termine che usa Paolo, indica<br />

un amore che è principalmente dono di Dio. Ci sono vari modi<br />

di chiamare l’amore nella lingua in cui scrive Paolo e <strong>il</strong> termine<br />

che lui usa è propriamente questo: “agàpe”. E indica questo<br />

dono che Dio fa all’uomo perché possa vivere <strong>del</strong> suo amore.<br />

47


48<br />

UNA VITA DONATA<br />

E quindi poi lui fa <strong>il</strong> confronto tra i carismi e l’amore. I carismi<br />

sono quelli che contraddistinguono la singolarità di ognuno. Uno<br />

ha un carisma, un dono, un altro ne ha un altro, per cui identifica<br />

la propria persona, la propria singolarità.<br />

Nel matrimonio deve esserci diversità, perché questa diversità<br />

è segno di Dio: in Dio c’è <strong>il</strong> Padre, c’è <strong>il</strong> Figlio e c’è lo Spirito,<br />

che agiscono in maniera diversa. Ma questa diversità non deve<br />

essere ostacolo, non deve essere divisione, ma anzi vissuta nell’amore<br />

diventa creativa, diventa una forza prorompente. Per cui<br />

non appiattimento, ma realmente una diversità che diventa coinvolgente,<br />

che diventa forza.<br />

Poi Paolo chiude dicendo che “adesso vediamo come in uno<br />

specchio”. E ho trovato nell’invito che abbiamo preparato, che<br />

a quel tempo quando Paolo scriveva, usavano degli specchi. Per<br />

cui l’immagine era molto confusa, non era nitida. Però l’immagine<br />

c’è e <strong>il</strong> desiderio che questa immagine diventi sempre più<br />

nitida c’è, per cui questo implica la nostra vita, la nostra esistenza,<br />

in mezzo a <strong>del</strong>le ombre, in mezzo a <strong>del</strong>le difficoltà, però indica<br />

anche che questo sacramento non si chiude qui. Il sacramento,<br />

se voi lo vorrete, lo celebrerete ogni giorno, nella vostra differenza<br />

sessuale, nell’amore, nell’unione, nel lavoro e in tutto<br />

quello che fa parte <strong>del</strong>la vostra vita. Ogni giorno siete chiamati<br />

a celebrare <strong>il</strong> matrimonio. Ve l’ho già detto: voi siete sacerdoti<br />

<strong>del</strong> vostro matrimonio, quindi celebrate per primi.<br />

E come conclusione, conviene, Gesù ci dà coraggio. Alla fine<br />

<strong>del</strong> prologo, ancora una volta come all’inizio, ci dice che questo<br />

Gesù è rivolto verso <strong>il</strong> Padre, la sua attenzione è verso <strong>il</strong> Padre.<br />

Per cui noi crediamo, vogliamo credere che questo Gesù sia rivolto<br />

verso <strong>il</strong> Padre per noi e che continui ad intercedere, continui<br />

a chiedere forza di donarvi la sua benedizione. Ed è proprio<br />

questo allora (non è un gesto teatrale) <strong>il</strong> senso profondo di quello


ALTRI SCRITTI DI GIANNI<br />

che faremo sull’altare, che da sempre nella chiesa rappresenta<br />

Cristo in mezzo al suo popolo. Allora noi qui vogliamo veramente<br />

fondare questa unione su Cristo che è la roccia, è colui<br />

che dà forza.<br />

Prima santa messa (20 giugno 1999)<br />

V orrei che chi ha pochi capelli non si risentisse con Gesù<br />

per <strong>il</strong> paragone che ha fatto. Perché potrebbe dire: “non<br />

è mica poi tanto grande questo Dio. È fac<strong>il</strong>e contare i miei capelli”.<br />

Però quello che volevo riflettere con voi oggi, è su queste<br />

letture che ci sono state proposte, che ci sono state annunciate.<br />

E mi piacerebbe tantissimo essere capace come <strong>il</strong> Signore Gesù<br />

di parlare al cuore di ognuno. A un cuore che spesso è ansioso,<br />

porta in sé <strong>del</strong>le fatiche. Un cuore al quale Gesù oggi dice “non<br />

temere”. E su queste parole noi seguiremo un po’ la riflessione<br />

di oggi, di questa XII domenica <strong>del</strong> Tempo Ordinario. Un po’<br />

leggerò, faccio come <strong>il</strong> Papa, perché un po’ l’emozione, un po’<br />

la stanchezza, potrebbero creare brutti scherzi.<br />

Ci sono tre vicende oggi che si incontrano, che si accostano e<br />

si parlano l’una all’altra. E sono tutte e tre impegnate in quella<br />

faticosa, ma entusiasmante esperienza che è quella <strong>del</strong>la vita. In<br />

questa vita, vista e vissuta come chiamata, come vocazione, all’incontro,<br />

alla conoscenza e all’amicizia con quel Dio che ama<br />

la vita, con quel Dio che è vicino ad ogni uomo per dare senso<br />

e per seguire come dice <strong>il</strong> salmo con amore i suoi passi.<br />

La prima vicenda è quella di Geremia, un personaggio un po’<br />

strano. Ha <strong>dei</strong> momenti di entusiasmo profondo e ha <strong>dei</strong> momenti<br />

in cui vive <strong>del</strong>le profonde <strong>del</strong>usioni. Dei momenti in cui<br />

la gioia pervade la sua vita e altri momenti in cui la tristezza lo<br />

paralizza.<br />

49


50<br />

UNA VITA DONATA<br />

Momenti in cui ha di fronte a sé la luce <strong>del</strong> Signore, altri momenti<br />

in cui <strong>il</strong> buio <strong>del</strong>la sua esperienza personale lo blocca. E<br />

questo può sembrare strano, contraddittorio. Un personaggio<br />

così non dovrebbe fare <strong>il</strong> profeta, un personaggio così forse potrebbe<br />

andare anche a farsi curare, secondo le categorie nostre<br />

di oggi. Un personaggio un po’ strano. Ed è paradossale. Ed è<br />

giusto che sia così. Perché la vita e la fede non sono mai scontate.<br />

La vita e la fede non sono mai uguali. Non è qualcosa di statico,<br />

di freddo e di scontato. La vita è sempre in tensione tra questi<br />

due poli che Geremia vive: la gioia e la tristezza, la fatica e l’esuberanza,<br />

la certezza e <strong>il</strong> dubbio ... Infatti Geremia pochi versetti<br />

prima <strong>del</strong> brano che abbiamo ascoltato grida e comincia a dire:<br />

“non penserò più al Signore e non parlerò più nel suo nome”.<br />

Perché non ha senso quello che sto facendo, perché tutti mi sono<br />

contro. Però pochi versetti dopo aggiunge: “Ma nel mio cuore<br />

c’era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo<br />

di contenerlo, ma non potevo”. In Geremia c’è dentro di sé questa<br />

forza che lui ha vissuto, che ha incontrato e vorrebbe cancellare<br />

via tutto, perché non ha più senso quello che sta facendo.<br />

Sente che quel Dio che ha incontrato non può non parlare attraverso<br />

di lui. E qual è <strong>il</strong> motivo? Perché <strong>il</strong> Signore è al mio<br />

fianco. E anche oggi Geremia diceva: “<strong>il</strong> Signore è <strong>il</strong> mio liberatore”.<br />

Il Signore che è al mio fianco. Lui ha questa certezza,<br />

anche nei momenti più diffic<strong>il</strong>i. E appunto è una certezza che è<br />

data dal riconoscere che Dio è presente in ogni frammento <strong>del</strong>la<br />

sua esistenza. È questa la fede. È questa la vocazione.<br />

E poi la gioia <strong>dei</strong> discepoli, che probab<strong>il</strong>mente anche loro<br />

erano presi dallo sconforto, dalla paure, di fronte a quanto <strong>il</strong><br />

maestro aveva appena detto loro. Gesù infatti, pochi versetti<br />

prima, aveva detto: “io vado a Gerusalemme, morirò in croce e<br />

voi farete la stessa fine”.


ALTRI SCRITTI DI GIANNI<br />

Il che non è una cosa tanto bella e neanche molto piacevole<br />

da sentirsi dire. Non è una sorte fac<strong>il</strong>e da accettare. La loro vita<br />

avrebbe dovuto conformarsi alla vita di Gesù, alla vita <strong>del</strong> Maestro.<br />

E avrebbero dovuto morire per dare testimonianza come<br />

Lui. Quindi capite in che momento arriva questo annuncio che<br />

Gesù rivolge ai discepoli. E poi la situazione era anche un po’<br />

complicata dal fatto che probab<strong>il</strong>mente non avevano capito<br />

molto di quello che stava succedendo. Erano stati certamente<br />

affascinati da Gesù, lo avevano incontrato, avevano visto che<br />

aveva qualcosa di particolare, qualcosa di strano, di profondo,<br />

qualcosa che poteva dare senso. Le sue parole facevano bene.<br />

Stare insieme con lui era bello, però non avevano ancora capito<br />

chi era, non avevano ancora capito qual era la sua missione.<br />

Ecco in questo momento riecheggia l’invito di Gesù. Tre volte<br />

dice “non temete, non abbiate paura, non abbiate timore”. Questo<br />

per quale motivo? Perché essi sono sotto la protezione <strong>del</strong><br />

Padre. Perché anche se <strong>il</strong> Padre esige da ogni cristiano coraggio<br />

per testimoniare e annunciare la Parola, è vicino, si prende cura<br />

di loro, li ama. Ma attenzione però. Perché la presenza di Dio<br />

non toglie le difficoltà, non toglie <strong>il</strong> dubbio, non toglie <strong>il</strong> dolore.<br />

Il nostro Dio, quello in cui noi crediamo, <strong>il</strong> Dio di Gesù Cristo,<br />

non è un Dio da supermercato. Non è un Dio in cui si va a comprare,<br />

possib<strong>il</strong>mente con lo sconto, tutto quello che si vuole,<br />

tutte le cose che vorremmo per stare bene, per stare sereni.<br />

Ciò che sorregge invece <strong>il</strong> cammino <strong>del</strong> credente, <strong>del</strong> cristiano<br />

è la certezza che <strong>il</strong> Signore è con lui e che la sua luce può <strong>il</strong>luminare<br />

e dare senso ad ogni aspetto <strong>del</strong>la vita, bello o brutto.<br />

Storia poi di ognuno di noi che siamo qui oggi a celebrare <strong>il</strong><br />

Signore che si manifesta per tutti i motivi che già si sono ricordati<br />

prima. E come accennavo già all’inizio è una storia che spesso<br />

deve fare i conti con la paura, con <strong>il</strong> dubbio.<br />

51


52<br />

UNA VITA DONATA<br />

E le paure che ci portiamo dentro sono tante: la paura <strong>del</strong> domani,<br />

<strong>del</strong>l’esistenza, degli altri, <strong>del</strong>la guerra, <strong>del</strong>la testimonianza<br />

di essere cristiani, <strong>del</strong>la morte. E ognuno di noi radunato qui in<br />

questa assemblea porta la sua storia. Oggi di fronte all’altare, assieme<br />

al pane e al vino, consegneremo la storia di ognuno di noi.<br />

E insieme alle paure anche le attese, le speranze, i sogni che<br />

ognuno di noi porta dentro <strong>il</strong> suo cuore. E in questa celebrazione<br />

allora siamo chiamati ad assim<strong>il</strong>are, a calare dentro di noi e ad<br />

assaporare tutta la dolcezza e <strong>il</strong> conforto <strong>del</strong>le parole <strong>del</strong> Signore:<br />

“non avere paura”. E noi siamo certi che ancora una volta egli<br />

manifesta a noi la sua presenza amorosa, che vince la paura, la<br />

morte, nel pane e nel vino che tra poco diventeranno <strong>il</strong> Corpo e<br />

<strong>il</strong> Sangue Suo.<br />

E per concludere. Abbiamo detto: storia di Geremia, storia <strong>dei</strong><br />

discepoli, storia di ognuno di noi e infine storia mia. Storia che<br />

non ho raccontato, ma che si può leggere tra le righe, narrata attraverso<br />

questa riflessione sulla Parola di Dio. Storia mia che<br />

chiede, al di là <strong>del</strong>le feste, <strong>dei</strong> riflettori, <strong>del</strong>le cineprese, <strong>del</strong>le bandierine,<br />

<strong>dei</strong> cin cin (tutte cose belle e importanti), ma al di là di<br />

queste è una storia che chiede di essere accompagnata con la vostra<br />

preghiera. E questo affinché nella mia vita e nel servizio che<br />

mi è dato di compiere nella chiesa risuoni sempre con forza l’invito<br />

di Gesù a non temere e abbia <strong>il</strong> coraggio di essere annunciatore<br />

leale e fe<strong>del</strong>e <strong>del</strong>la sua Parola. Possa io essere capace di<br />

mostrare con la mia vita la presenza di Dio e di condurre con <strong>il</strong><br />

mio ministero i fratelli e le sorelle all’incontro con Lui.


Breve prof<strong>il</strong>o<br />

FRATE GIANNI GALLO<br />

FRATE GIANNI<br />

N ell’estate <strong>del</strong> 2001, a causa di un melanoma alla spalla destra,<br />

frate Gianni aveva subito un intervento chirurgico.<br />

All’inizio <strong>del</strong>l’anno successivo la malattia si è ripresentata in<br />

modo inesorab<strong>il</strong>e in tutta la sua gravità. Nel tempo liturgico <strong>del</strong>la<br />

quaresima egli ha vissuto un personale calvario di dolore e sofferenza,<br />

cammino vissuto con coraggio, fiducia e abbandono alla<br />

volontà di Dio, sentita come gesto di amore. Questi sentimenti<br />

ha manifestato a chi gli era vicino: “Non pregate perché guarisca;<br />

pregate perché si compia la volontà di Dio” e “Non ce l’ho<br />

col Signore. Sento che mi vuole bene. Potrà sembrare strano,<br />

ma mi sento amato da Dio e qualsiasi cosa sarà, sento che sarà<br />

per <strong>il</strong> mio bene. Mai come in questo tempo ho avuto la chiara<br />

sensazione e certezza che Gesù mi ama”.<br />

Nel periodo <strong>del</strong>la malattia frate Gianni ha avuto vicino i genitori<br />

Fortunato e Mirella, che con <strong>il</strong> loro unico figlio hanno compiuto<br />

questo itinerario di fede e di offerta.<br />

Fr. Gianni nacque a Dolo (VE) <strong>il</strong> 3 agosto 1971. Gioviale e<br />

amante <strong>del</strong>la vita, trascorse la sua giovinezza nella più completa<br />

normalità, comprese alcune piccole bravate tipiche <strong>dei</strong> ragazzi<br />

<strong>del</strong>la sua età.<br />

53


54<br />

UNA VITA DONATA<br />

Ricco di doti e qualità umane, amava l’arte e la musica e, grazie<br />

al suo carattere gioviale e alla sua battuta puntuale donava allegria<br />

e serenità, aiutando talvolta a sdrammatizzare le situazioni. Era<br />

considerato un vero leader, ma soprattutto un compagno di viaggio,<br />

l’amico <strong>il</strong>are e profondo nello stesso tempo, l’uomo che, in<br />

particolare negli ultimi due anni, ha vissuto una vita santa, cioè<br />

una vita piena.<br />

Sostenuto dall’esempio <strong>dei</strong> genitori e dalla fam<strong>il</strong>iarità con i sacerdoti<br />

<strong>del</strong>la parrocchia, <strong>il</strong> suo cammino personale di fede divenne<br />

più forte durante gli ultimi anni <strong>del</strong> liceo artistico statale<br />

di Venezia.<br />

Ottenuto <strong>il</strong> diploma e superato <strong>il</strong> corso integrativo maturò la<br />

scelta di farsi francescano «Mi ha colpito l’esperienza di fraternità<br />

per cui non sei solo a incontrare <strong>il</strong> Signore, ma con i fratelli.<br />

Mi piace molto lo st<strong>il</strong>e di vita gioioso e semplice, ma anche serio<br />

e impegnato».<br />

Dopo alcuni periodi trascorsi a S. Francesco <strong>del</strong> Deserto, fu<br />

ammesso al postulato a Motta di Livenza <strong>il</strong> 7 settembre 1991.<br />

Visse l’anno di noviziato a S. Pancrazio di Barbarano.<br />

Emise la professione <strong>dei</strong> voti temporanei l’8 settembre 1993 e<br />

quella solenne <strong>il</strong> 21 settembre 1997. Fu ordinato sacerdote a S.<br />

Bernardino di Verona <strong>il</strong> 19 giugno 1999.<br />

Così viene descritto in una relazione: “Dal carattere gioioso e<br />

aperto, con grande capacità di dialogo, è quanto mai generoso<br />

nei servizi che la fraternità gli ha affidato. Sensib<strong>il</strong>e, sta attento<br />

alle necessità <strong>dei</strong> fratelli. La sua presenza tra noi è elemento di<br />

gioia e serenità”.<br />

Dopo <strong>il</strong> sacerdozio visse nella fraternità di S. Pancrazio come<br />

collaboratore <strong>del</strong> Centro Vocazionale Provinciale e direttore <strong>del</strong>la<br />

Casa di Spiritualità, dando testimonianza di capacità e generosità<br />

sia nell’attività di animazione <strong>dei</strong> giovani che nella vita fraterna.


FRATE GIANNI<br />

La sua non è stata una morte improvvisa. Vari “perché” sono<br />

esplosi nei cuori di quanti gli erano accanto: a indagare <strong>il</strong> motivo<br />

<strong>del</strong> male e <strong>del</strong>la sofferenza, a interpellare la giustizia, a motivare<br />

e sostenere la speranza.<br />

Ma è stato proprio <strong>il</strong> modo in cui Gianni ha scelto di vivere la<br />

sua malattia e la morte che ha rivelato un senso possib<strong>il</strong>e, che<br />

ha rischiarato - <strong>il</strong>luminandoli di un respiro nuovo - tutte le scelte<br />

fatte nei suoi 30 anni di vita.<br />

Gianni ha creduto, cioè, all’unica verità: che l’amore non è solo<br />

una parola; ma <strong>il</strong> senso, <strong>il</strong> gusto, <strong>il</strong> colore, la scopo <strong>del</strong>la vita.<br />

Si può credere all’amore di Dio nella malattia grave, nella sofferenza<br />

fisica e nella morte? Chi è stato vicino a Gianni, soprattutto<br />

negli ultimi mesi <strong>del</strong>la sua vita, non può avere nessun<br />

dubbio.<br />

La sua pazienza, <strong>il</strong> suo abbandono, la sua fiducia hanno scardinato<br />

tutti i nostri perché, innestando nei nostri sguardi la bellezza<br />

tanto antica e sempre nuova: quello che resta è l’amore<br />

ricevuto e l’amore donato.<br />

Gianni si è lasciato amare, ed ha amato.<br />

La messa funebre ad Oriago, la veglia serale e la celebrazione<br />

a S. Pancrazio sono stati momenti intensi, ricchi di testimonianze<br />

toccanti, con folta partecipazione di giovani, di amici e di frati.<br />

La sua morte è diventata per tutti invito a vivere con intensità e<br />

fiducia l’inestimab<strong>il</strong>e dono <strong>del</strong>la vita.<br />

Secondo la sua volontà, è sepolto nel piccolo cimitero di San<br />

Pancrazio di Barbarano.<br />

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56<br />

UNA VITA DONATA<br />

Nostro figlio Gianni<br />

Dal diario <strong>dei</strong> genitori<br />

I l Signore ha chiamato a sé Gianni <strong>il</strong> giorno 3 apr<strong>il</strong>e 2002,<br />

all’età di 31 anni. Ragazzo come tanti altri <strong>del</strong>la sua età, con<br />

alti e bassi nella vita, legati allo sv<strong>il</strong>uppo fisico e intellettivo, si è<br />

diplomato presso <strong>il</strong> Liceo Artistico a Venezia, e poi ha scelto di<br />

seguire S. Francesco di Assisi e ha professato la Regola <strong>dei</strong> Frati<br />

Minori. Pensiamo che non solo per noi, ma anche per tutti i genitori<br />

che hanno perso un figlio, sia sempre motivo di gioia parlare<br />

di lui, soprattutto quando la morte se l’è portato via, perché<br />

riviviamo i momenti felici trascorsi, intessuti di fede, di affetto<br />

confidenziale, di difficoltà affrontate e vissute insieme, di messaggi<br />

d’amore trasmessi con lo sguardo ...insomma, ripercorriamo,<br />

come in uno schermo, la loro e la nostra vita.<br />

Nello stesso tempo è motivo di sofferenza perché la sua morte<br />

fa sanguinare la ferita aperta nel nostro cuore, anche se nella fede<br />

in Cristo risorto cerchiamo medicazione e conforto.<br />

Condividiamo volentieri <strong>il</strong> nostro ricordo, dolore e speranza<br />

con quanti si trovano a vivere la nostra stessa realtà, o con genitori<br />

che soffrono la difficoltà di comunicazione con i propri figli,<br />

o altri drammi <strong>del</strong>la vita, che ci accomunano nella sofferenza e<br />

nell’angoscia.<br />

Il nostro dolore lo sentiamo come una lotta e una presenza di<br />

tristezza che non ci abbandona mai, anche quando partecipiamo<br />

a momenti felici di vita fam<strong>il</strong>iare o con amici, è una tristezza così<br />

profonda, che, a volte, provi forte irritazione nei confronti di


NOSTRO FIGLIO GIANNI<br />

Dio e verso tutto <strong>il</strong> mondo, senti <strong>il</strong> futuro privo di significato,<br />

provi un senso di fallimento, un vuoto incolmab<strong>il</strong>e dentro<br />

l’anima, pur sentendoti parte <strong>del</strong> grido di angoscia di Gesù nell’orto<br />

<strong>del</strong> Getsemani: “l’anima mia è triste fino alla morte!” È<br />

un grido e una preghiera nella quale Gesù ha raccolto le nostre<br />

angosce e i nostri drammi, e questo ci dona consolazione e forza<br />

per proseguire nella vita di ogni giorno.<br />

I l giorno 1° agosto 2001, due giorni prima <strong>del</strong> suo trentesimo<br />

compleanno, Gianni viene a casa e ci comunica la sconcertante<br />

notizia: i medici mi hanno trovato un melanoma maligno<br />

alla spalla destra. Potete immaginare la nostra reazione e ribellione<br />

interiore, anche nei confronti di Dio. Momenti diffic<strong>il</strong>i e<br />

sconvolgenti, poi Gianni con calma ci dice: “Mamma, papà, io<br />

sono sereno, però vi chiedo una cosa che mi sta molto a cuore:<br />

non pregate per la mia guarigione, bensì, perché io sappia accettare<br />

bene la volontà <strong>del</strong> Padre”.<br />

Viene ricoverato all’ospedale di Vicenza in Chirurgia Plastica,<br />

l’intervento ha esito soddisfacente, i medici ci tranqu<strong>il</strong>lizzano,<br />

viene dimesso dall’ospedale, ritorna in Convento a S. Pancrazio<br />

di Barbarano e segue una convalescenza dolorosa e lunga. Prima<br />

di uscire dall’ospedale un medico <strong>del</strong>l’equipe <strong>dei</strong> medici anestesisti,<br />

lo saluta e gli dice: “Grazie, padre Gianni, per aver avuto<br />

la possib<strong>il</strong>ità di parlare con lei: nel mio cuore è scesa una<br />

grande pace che, in tutta la mia vita, non avevo mai, mai sentito.<br />

Grazie di cuore.”<br />

I giorni trascorrono con crescente fiducia, noi avevamo la grazia<br />

di assisterlo perché i Frati ci hanno accolto come loro genitori,<br />

memori di quanto dice S. Francesco di Assisi: i genitori di<br />

un frate, sono i genitori di tutti i frati, e hanno messo a nostra<br />

disposizione una stanza.<br />

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58<br />

UNA VITA DONATA<br />

Per noi è stata una consolazione grande poter essere vicini a<br />

nostro figlio. Un giorno mentre lo stavamo lavando, essendo impossib<strong>il</strong>itato<br />

nei movimenti causa l’intervento, ci chiede come è<br />

la ferita alla spalla, noi abbiamo risposto che si stava rimarginando<br />

bene, lui commenta: “Vedete che <strong>il</strong> Signore le cose le fa<br />

tutte con perfezione. Se la mia ferita non fosse guarita così bene,<br />

non potrei rimanere steso a letto con la mia schiena dolorante.<br />

Tutto è grazia”.<br />

Tutto sembra proseguire per <strong>il</strong> meglio e i controlli medici lasciano<br />

ben sperare. Gianni arriva ad essere autosufficiente e noi<br />

ritornammo alla nostra casa.<br />

Ma le nostre speranze non corrispondevano a quello che <strong>il</strong> Signore<br />

stava per chiederci.... Nella Giornata Mondiale dedicata al<br />

Malato, 11 febbraio 2002, Gianni ritorna a farci visita, accompagnato<br />

da un confratello, ci stringe le mani con forza e ci dice:<br />

“Mamma, papà, questa volta le cose sono molto, molto più gravi<br />

e serie <strong>del</strong>la precedente: <strong>il</strong> male si è abbattuto sulla colonna vertebrale”.<br />

Un s<strong>il</strong>enzio agghiacciante è sceso nel nostro cuore, e<br />

Gianni continuando a stringere le nostre mani nelle sue, ha affermato<br />

che <strong>il</strong> dolore più grande è stato di comunicarlo a noi,<br />

manifesta di essere sereno e pronto a tutto. Solo una cosa ci domanda,<br />

di non chiedergli mai quanto dolore prova.<br />

Gianni voleva sapere ciò che aveva e l’evoluzione <strong>del</strong>la malattia.<br />

Il giorno <strong>del</strong>la visita in cui ha ricevuto questa tremenda notizia,<br />

la dottoressa gli chiede: “Di fronte alla notizia che ti ho dato, c’è<br />

vantaggio ad essere frati o preti?. Gianni rispose: «Non c’è nessun<br />

vantaggio, ma una certezza, perché per andare al Padre si<br />

deve varcare quella soglia”.<br />

Chiedemmo un appuntamento alla dottoressa, ci ha messi al<br />

corrente <strong>del</strong>la gravità <strong>del</strong> male di nostro figlio, e di fronte alla disponib<strong>il</strong>ità<br />

<strong>del</strong> padre di donare <strong>il</strong> midollo osseo, lei ci ha risposto


NOSTRO FIGLIO GIANNI<br />

che non era possib<strong>il</strong>e.<br />

Ritornammo da nostro figlio, in convento, non so descrivere<br />

quale vulcano era scoppiato nel nostro cuore. Incontrammo nostro<br />

figlio e <strong>il</strong> saluto furono solo lacrime.<br />

Gianni guardandoci con dolcezza ci dice: “Mamma, papà, io<br />

dovrò soffrire molto, molto intensamente”. Il 16 febbraio viene<br />

ricoverato all’ospedale, prima di partire chiede la nostra benedizione,<br />

come nel giorno in cui lasciò la casa paterna per recarsi a<br />

S. Francesco <strong>del</strong> Deserto. Mentre io, la mamma, traccio <strong>il</strong> segno<br />

<strong>del</strong>la croce, Gianni ci dice: “Ho tanta paura”.<br />

Con nostro figlio parliamo liberamente <strong>del</strong>la sua malattia, e<br />

pur manifestando la sua paura per quanto lo attende, con una<br />

calma individuale ci ripete: “Sono sereno, molto sereno”.<br />

L a malattia avanzava inesorab<strong>il</strong>e, i sentimenti di paura e di<br />

abbandono alla volontà di Dio sono vissuti da nostro figlio,<br />

Gianni, con serenità d’animo. Inizia la chemioterapia e sembra<br />

dare buoni risultati, non dura molto questa speranza, perché<br />

<strong>il</strong> fisico di Gianni reagisce male, e lo stesso medico è preoccupatissimo,<br />

ce lo confiderà più tardi. La grave crisi viene superata,<br />

per noi, riprendono le speranze di miglioramento, e le nostre<br />

quotidiane conversazioni proseguono con profonda libertà e sincerità.<br />

Una sera, nostro figlio Gianni ci dice. “Sappiate che dovrò<br />

soffrire molto. Soffro come cristiano con Cristo crocifisso, perché<br />

Cristo è amore e l’amore è dono, gioia, donarsi agli altri.<br />

L’amore è morte e risurrezione”. Dopo un breve s<strong>il</strong>enzio, aggiunge:<br />

“Sto preparandomi alla fine. E ad un fine. Questa mia<br />

sofferenza la offro per tutta la mia famiglia francescana, per la<br />

mia comunità di S. Pancrazio e per le persone che sono nel bisogno”.<br />

59


60<br />

UNA VITA DONATA<br />

Un giorno a don Paolo, sacerdote che l’ha accompagnato nella<br />

scelta vocazionale, confida: “Amo la Vita, ma non sono aggrappato<br />

alla vita”.<br />

Pur consapevoli <strong>del</strong>la gravità <strong>del</strong>la malattia <strong>del</strong> nostro figlio,<br />

come genitori ci portavamo una segreta speranza di un miracolo.<br />

Durante una conversazione, Gianni, ci parla <strong>del</strong> suo funerale, <strong>del</strong><br />

desiderio che si celebri la S. Messa di Pasqua (<strong>il</strong> Signore l’ha chiamato<br />

a sé proprio la settimana di Pasqua!), che venga suonato<br />

“Mission” mentre viene portato in Chiesa, e al termine <strong>del</strong>la celebrazione<br />

si canti “Rendete grazie”, e per sepoltura, <strong>il</strong> piccolo<br />

cimitero <strong>dei</strong> frati a S. Pancrazio-Barbarano Vic.no, perché qui ha<br />

fatto <strong>il</strong> noviziato e ha svolto <strong>il</strong> suo ultimo ministero. I movimenti<br />

di nostro figlio sono sempre più limitati, necessita di aiuto, e<br />

mentre lo fac<strong>il</strong>itiamo per lavarsi <strong>il</strong> viso, io, suo papà, gli chiesi:<br />

“con quale far<strong>del</strong>lo ti presenti al Padre, se in questo momento ti<br />

chiamasse?” Gianni, con calma e per nulla turbato dalla domanda,<br />

rispose: “Papà, mamma, io mi presento al Padre libero,<br />

libero, perché Lui è amore infinito. Ho cercato di fare bene tutto<br />

quello che potevo. Non mi sono mai sentito così tanto amato”.<br />

Nel pomeriggio lo accompagniamo nella Cappella <strong>del</strong>l’ospedale<br />

perché vuole ringraziare <strong>il</strong> Signore per tutte le persone che<br />

hanno pregato per la sua guarigione.<br />

Lasciamo a voi immaginare come i nostri sentimenti e speranze<br />

si alternavano tra la fiducia e lo sconforto, ma continuavamo a<br />

sentirci bene assieme in quella piccola stanza di ospedale. Io, sua<br />

mamma, presa da un momento di sconforto, mi rivolsi a Gianni<br />

e gli dissi: “Non lasciarci, perché sei l’unico scopo <strong>del</strong>la nostra<br />

vita”. Gianni sorridendo e alzando <strong>il</strong> dito verso <strong>il</strong> cielo, mi rispose:<br />

“Dio solo è lo scopo <strong>del</strong>la nostra vita”.<br />

Peggiora di giorno in giorno, ma <strong>il</strong> suo sorriso e la sua serenità<br />

non vengono mai a mancare.


NOSTRO FIGLIO GIANNI<br />

Il suo abbandono a Dio è totale, e ci confessa: “Mamma, papà,<br />

io mi sento amato da Gesù come so che anche voi mi amate<br />

tanto”. Ormai aveva bisogno di essere aiutato in tutto, e ad ogni<br />

più piccolo servizio che gli facevamo, ci ripeteva: “Grazie, grazie<br />

per quello che fate”.<br />

È sabato, vig<strong>il</strong>ia <strong>del</strong>la festa <strong>del</strong>la Passione <strong>del</strong> Signore. Con<br />

profonda <strong>del</strong>icatezza umana e professionale, <strong>il</strong> medico<br />

permette a Gianni di trascorrere alcuni giorni fuori <strong>del</strong>l’ospedale,<br />

e di fronte al nostro desiderio di portarlo in famiglia con noi,<br />

nostro figlio ci risponde: “La mia casa è <strong>il</strong> convento”.<br />

Gianni rivive nel suo corpo, martoriato dal male, la Settimana<br />

di Passione che la Liturgia proprio in quei giorni celebra.<br />

La Domenica <strong>del</strong>le Palme, Gianni, con uno sforzo immenso<br />

e l’aiuto di alcuni ragazzi <strong>del</strong> gruppo la “Fraternità” e di noi genitori,<br />

indossa i parimenti sacri per concelebrare. I ragazzi lo<br />

portano, sulla sedia a rotelle, in presbiterio per la S. Messa. Al<br />

termine le persone si avvicinano a lui e lo salutano, noi ci commuoviamo<br />

al vedere tanto affetto verso nostro figlio, ma sentiamo<br />

che <strong>il</strong> saluto ha <strong>il</strong> sapore amaro <strong>del</strong>l’addio. Il Lunedì Santo<br />

Gianni celebra per l’ultima volta la S. Messa assieme ai frati <strong>del</strong>la<br />

sua comunità che egli amava tanto, e alla preghiera <strong>dei</strong> fe<strong>del</strong>i ricorda<br />

<strong>il</strong> medico curante, <strong>il</strong> personale <strong>del</strong> reparto oncologico e<br />

tutte le persone che si erano prese cura di lui. Il Giovedì Santo,<br />

mentre i frati scelgono i canti per la S. Messa ‘In Cena Domini’,<br />

chiede se può essere ut<strong>il</strong>e almeno per suonare, sapeva accompagnare<br />

bene i canti, e si è creato un s<strong>il</strong>enzio imbarazzante, considerata<br />

la gravità <strong>del</strong>la sua situazione. Dopo un po’, rivolgendosi<br />

a noi genitori, disse: “Nemmeno una testimonianza posso fare?”<br />

E noi rispondiamo: “Gianni, più grande testimonianza di ciò<br />

che stai accettando, offrendo e soffrendo con Cristo Gesù, più<br />

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62<br />

UNA VITA DONATA<br />

di così che cosa vorresti fare?”, ma egli ribatte che essendo suo<br />

ministro, deve testimoniare <strong>il</strong> suo Signore, e ripete: “L’amore<br />

non è amato”.<br />

Il Venerdì Santo, Gianni ripeteva di tanto in tanto questa<br />

espressione: “Sto soffrendo con Cristo”. Io, sua madre, gli chiedo<br />

fino a che punto stia soffrendo con Cristo, egli senza esitare risponde:<br />

“Mamma, papà, a dire <strong>il</strong> vero sto soffrendo con Cristo<br />

non proprio <strong>il</strong> cento per cento, ma di sicuro <strong>il</strong> novanta per<br />

cento”.<br />

Il 31 marzo 2002, domenica di Pasqua, <strong>il</strong> nostro Gianni trascorre<br />

l’ultimo giorno in Convento. Quella notte ci chiama<br />

spesso per essere accompagnato al bagno. Ad un certo punto io,<br />

mamma Mirella, mi assopisco; dopo alcuni istanti mi sveglio e<br />

non vedo <strong>il</strong> papà Fortunato. Entro nella stanza di Gianni e, incredula<br />

che <strong>il</strong> papà da solo fosse stato capace di alzarlo per metterlo<br />

seduto nella carrozzina, subito chiedo spiegazioni. Egli per<br />

tutta risposta afferma che, appena entrato nella stanza, Gianni<br />

si trovava già seduto. Voglio precisare, qualora ce ne fosse bisogno,<br />

che Gianni da solo non alzava nemmeno un dito e la carrozzina<br />

si trovava a ben tre metri dal suo letto. A questo punto<br />

insisto ancora per ricevere <strong>del</strong>le spiegazioni, ma <strong>il</strong> papà mi risponde<br />

di non chiedere nient’altro perché aveva già detto che<br />

era stato Gesù a volere questo. Sinceramente rimango senza parole.<br />

Ancora adesso non sappiamo dare una spiegazione a<br />

quanto è accaduto quella notte. Siamo certi, però, che un Angelo<br />

l’abbia preso per mano aiutandolo a sedersi in quella carrozzina.<br />

E così Gianni ritorna all’ospedale. Appena arrivati nel reparto,<br />

l’infermiera si rende disponib<strong>il</strong>e per aiutarci a mettere<br />

a letto Gianni, ma egli risponde che i suoi veci (noi genitori)<br />

ce l’avrebbero fatta da soli.


NOSTRO FIGLIO GIANNI<br />

Ogni volta che lo alzavamo Gianni amava ripetere “uno, due,<br />

tre, via”, ma quel mattino disse fortemente: “O Dio vieni a salvarmi”.<br />

Mentre lo stavamo adagiando sul letto una bianca colomba si<br />

pone sul davanzale, alla stessa altezza <strong>del</strong> volto <strong>del</strong> nostro amatissimo<br />

figlio e, in quell’istante, noi genitori ci guardiamo e pensiamo<br />

la medesima cosa ... Lo Spirito <strong>del</strong> nostro Gianni si stava<br />

preparando all’incontro con <strong>il</strong> Padre.<br />

Avvertiti dal medico <strong>del</strong> continuo peggioramento, con molta<br />

<strong>del</strong>icatezza gli chiediamo se gli farebbe piacere ricevere l’Olio<br />

degli Infermi, acconsente ed aggiunge: “È bello, è di conforto,<br />

ma prima dobbiamo pregare molto”.<br />

Noi genitori siamo rimasti accanto al nostro figlio e abbiamo<br />

pregato assieme. Alle ore 19.00 arrivano tutti i suoi confratelli<br />

di S. Pancrazio, e in un clima di sofferenza e di speranza che<br />

nasce dalla fede, si celebra l’Unzione degli Infermi.<br />

Ormai Gianni comunica solo con lo sguardo, ma è presente e<br />

segue tutte le preghiere.<br />

Ad un certo momento <strong>del</strong> Rito, i sacerdoti impongono le mani<br />

sul malato, e in quel momento ho rivissuto l’emozione provata<br />

nel giorno <strong>del</strong>la sua Ordinazione sacerdotale, quando <strong>il</strong> Vescovo<br />

gli impose le mani.<br />

Vogliamo raccontare ancora un altro episodio molto significativo<br />

avvenuto un mese esatto prima <strong>del</strong>l’incontro con <strong>il</strong> Padre.<br />

Alla sera, di ritorno dall’Ospedale, ogniqualvolta si arrivava all’incrocio<br />

dove si trova la statua di S. Francesco, in quel momento<br />

<strong>il</strong> lampione che si trova al bivio si spegneva e prima di<br />

varcare <strong>il</strong> cancello si riaccendeva.<br />

Dopo dieci giorni Fortunato mi chiese se avevo osservato questo<br />

fenomeno e io confermai; guardandoci negli occhi ci siamo<br />

detti che <strong>il</strong> nostro amatissimo Gianni si stava spegnendo.<br />

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64<br />

UNA VITA DONATA<br />

Il giorno 2 apr<strong>il</strong>e, martedì di Pasqua, rimaniamo accanto a lui<br />

per raccogliere i suoi ultimi respiri, e dal movimento <strong>del</strong>le labbra<br />

riusciamo a comprendere che, di tanto in tanto, pronuncia<br />

‘mamma, papà’. Io, mamma, sussurravo al suo orecchio: “Stai<br />

incontrando l’Amore non amato”, “Laudato sii, mi Signore, per<br />

sora nostra morte corporale”, e altre preghiere; in quei momenti<br />

mi sentivo forte.<br />

L’agonia durò fino al giorno 3 apr<strong>il</strong>e alle ore 14.00, quando in<br />

un ultimo gesto, Gianni, si solleva sul letto e con un respiro e<br />

un sorriso torna al Padre, come se stesse dicendo: “Eccomi”.<br />

Nostro figlio è stato un grande dono di Dio, anche se, ancora,<br />

<strong>il</strong> nostro cuore piange.<br />

Fortunato e Mirella


FRATE GIANNI<br />

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UNA VITA DONATA


FRATE GIANNI<br />

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UNA VITA DONATA


FRATE GIANNI<br />

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FRATE GIANNI<br />

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UNA VITA DONATA


FRATE GIANNI<br />

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UNA VITA DONATA


Testimonianze<br />

Amici di Oriago (19 novembre 2004)<br />

TESTIMONIANZE<br />

L a vita di Fra Gianni ha maturato in me la consapevolezza<br />

che la comunità è una dimensione fondamentale per la<br />

realizzazione <strong>del</strong> cristiano sia dal punto di vista sociale che spirituale.<br />

Fra Gianni è cresciuto nel nostro gruppo giovani, era uno<br />

di noi. Era tra i più vivaci e trasmetteva tanta gioia e tanta voglia<br />

di vivere. Se avessimo pensato a chi tra di noi sarebbe diventato<br />

frate, lui non sarebbe stato tra i primi candidati: ma la volontà di<br />

Dio per fortuna non è nella nostra testa.<br />

Nel gruppo e nella comunità abbiamo imparato a pregare assieme<br />

e singolarmente, con canti e feste ma anche con <strong>il</strong> “deserto’.<br />

E la sua scelta di entrare in convento nei Frati Minori ha<br />

accresciuto la nostra vocazione cristiana: lui nella comunità francescana,<br />

io come sposo e padre all’interno di una comunità, consapevoli<br />

entrambi di servire gioiosamente <strong>il</strong> Signore.<br />

Gianni mi ha insegnato ad essere sempre una persona vera,<br />

semplice di fronte a tutti, senza paura di compromettersi anche<br />

se porti un “abito impegnativo” come è quello di un frate. Incredib<strong>il</strong>e<br />

è stato <strong>il</strong> suo rapporto con la malattia che lo ha colpito<br />

così gravemente: noi tutti, increduli, abbiamo ricevuto la sua<br />

forza per sostenere questa prova. Tante volte nei gruppi giovan<strong>il</strong>i<br />

ci eravamo impegnati a mettere Dio davanti alla nostra vita, in<br />

qualsiasi situazione, anche la più diffic<strong>il</strong>e.<br />

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UNA VITA DONATA<br />

Certo vedersi la morte davanti è sicuramente la prova più dura,<br />

ma lui ci ha insegnato che si può superare se metti Dio davanti<br />

a tutto e prima di tutto. Ecco cosa può far crescere un gruppo e<br />

una comunità: per questo prego Fra Gianni, affinché le nostre<br />

famiglie e i nostri figli abbiano sempre <strong>il</strong> dono di un gruppo e di<br />

una comunità che li accompagni e li faccia diventare persone<br />

vere e cristiani autentici.<br />

L’<br />

esperienza <strong>del</strong>la malattia, <strong>del</strong>la sofferenza, <strong>del</strong>la morte di<br />

Gianni mi ha lasciato in eredità due preziosissimi beni:<br />

la Morte e la Fede. Mi ha mostrato anzitutto che la morte non è<br />

la fine di tutto. La morte di chi ha vissuto in Cristo è una nuova<br />

Vita, è Resurrezione. È stato proprio Gianni ad indicarmi la<br />

strada che porta a sconfiggere la morte fisica: affidarsi totalmente<br />

a Cristo, come ha fatto lui. Non credevo possib<strong>il</strong>e che un<br />

uomo, mentre è straziato dal dolore di una terrib<strong>il</strong>e malattia, potesse<br />

avere la Fede di dire: “Grazie Signore, tutto è Grazia”. Ma<br />

come, stai morendo e ringrazi <strong>il</strong> Signore?<br />

Il secondo bene <strong>del</strong>la sua preziosa eredità è la Fede. Gianni<br />

me l’ha insegnato: affidati totalmente a Cristo, e non avere paura.<br />

Così quando mi prende <strong>il</strong> dubbio, l’incertezza o sento la responsab<strong>il</strong>ità<br />

di scelte diffic<strong>il</strong>i penso a Gianni e mi dico: “Fai come ha<br />

fatto lui, fidati di Gesù e abbandonati nelle Sue mani”. Grazie a<br />

Gianni ho visto che Cristo è vivo, che è tra noi, nella nostra quotidianità.<br />

La mia fede è cambiata, e Gianni mi ha fatto capire che<br />

è una cosa molto semplice: fidarsi di Cristo. Cristo e Gianni<br />

hanno vinto la morte. Ne sono sicuro perché li sento al mio<br />

fianco, giorno dopo giorno.<br />

Mentalmente non riesco ad accettare “la morte” di un carissimo<br />

amico e fratello. Tutto questo è successo in poco


TESTIMONIANZE<br />

tempo e in maniera così devastante che dentro di me ha lasciato<br />

una grande e profonda ferita. Solo la fede mi può aiutare a rimarginarla;<br />

questo ce l’ha dimostrato proprio fra Gianni, accettando<br />

quella grave malattia che lo ha portato a riposare in pace.<br />

Da questa esperienza vissuta così da vicino, mi sono resa conto<br />

che la fede in Dio ha veramente aiutato Gianni ad affrontare <strong>il</strong><br />

grande passo, dalla vita alla morte. Questa è stata per me la sua<br />

testimonianza, la più grande; anche perché quella di morire rimarrà<br />

per me la paura più grande.<br />

Ho conosciuto Gianni ad un campo scuola parrocchiale:<br />

era un giovane ragazzo di 14 anni. I ragazzi <strong>del</strong> gruppo<br />

avevano mediamente qualche anno più di Gianni, ma lui seppe<br />

inserirsi con grande entusiasmo, grazie alla sua immensa carica<br />

umana, alla sua simpatia e alla sua autenticità. Questa schiettezza<br />

di carattere lo ha accompagnato durante tutta la sua pur breve<br />

vita ed è stata come <strong>il</strong> vess<strong>il</strong>lo <strong>del</strong>la sua crociata per Cristo. Questa<br />

costante ricerca <strong>del</strong>la verità, maturata lungo <strong>il</strong> suo percorso<br />

vocazionale fino all’ordinazione sacerdotale, ha avuto <strong>il</strong> culmine<br />

e compimento nella sua malattia, dove con un abbandono totale<br />

nelle mani <strong>del</strong> Padre ha dato piena testimonianza <strong>del</strong>la Vita<br />

Eterna. Quello che Gianni mi ha lasciato, e che ho potuto vivere<br />

come dono di Dio, è la fraternità in Cristo che ci ha uniti in vita<br />

e che ancora ci unisce oggi. Ma ciò che ho potuto ricevere in<br />

più, nonostante <strong>il</strong> dramma umano di un legame affettivo strappato<br />

dalle nostre mani, è stato <strong>il</strong> compimento che Dio ha dato<br />

alla vita di Fra’ Gianni. Gianni ha accolto interamente <strong>il</strong> piano<br />

di Dio per la sua vita e si è immolato con <strong>il</strong> corpo e con l’anima<br />

per Amore, facendo sua la sofferenza. E <strong>il</strong> funerale è stato una<br />

testimonianza di tutto ciò: non tanto una messa funebre ma una<br />

festa in cui si è celebrato <strong>il</strong> passaggio di questo nostro fratello<br />

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UNA VITA DONATA<br />

dalla morte alla vita. Questa è la grande verità che Fra’ Gianni ci<br />

ha lasciato in eredità.<br />

“S<br />

ai Gianni, non sto passando un bel periodo perché...”.<br />

Questa frase non potrò mai concluderla, dicendo ciò che<br />

avrei voluto dire a Gianni in occasione <strong>del</strong> nostro ultimo incontro.<br />

Credo non sia stato un caso, se <strong>il</strong> fragore <strong>del</strong>la festa che stavamo<br />

festeggiando quel giorno (era <strong>il</strong> matrimonio di Damiano<br />

e Rossella) abbia impedito di portare a termine <strong>il</strong> mio discorso<br />

con lui. Non è stato un caso perché la sofferenza che poco<br />

tempo dopo avrebbe dovuto sopportare con grande dignità, ma<br />

soprattutto con grande dimostrazione di Fede, è diventata per<br />

me un esempio di essenzialità profonda <strong>del</strong>la vita. Quel dialogo<br />

rimasto in sospeso, continua un po’ per volta ogni giorno. Per<br />

me ora, ma son sicuro anche per Gianni, la nostra amicizia diventa<br />

ogni giorno più forte e più bella.<br />

Raccontare <strong>del</strong> nostro amico Gianni, divenuto poi <strong>il</strong> nostro<br />

fratello Fra Pino, non è una cosa semplice, per i tanti sentimenti<br />

ed emozioni che mi ha fatto provare con la sua intensa<br />

vita. Non ricordo con precisione <strong>il</strong> momento in cui ci siamo conosciuti,<br />

ma ricordo invece benissimo tutti i momenti trascorsi<br />

assieme. Eravamo una “compagnia” che frequentava la nostra<br />

Parrocchia di Oriago. Eravamo un gruppo di amici di diverse<br />

età. Nessuno di noi era uno “stinco di santo” ma l’amicizia che<br />

ci legava era forte come la roccia. Tutti avevamo un soprannome<br />

e Gianni fu battezzato “Pino”. Quante avventure passate assieme,<br />

in Parrocchia, in montagna, in gita e in qualsiasi altra occasione<br />

dove riuscivamo a fare qualche cosa assieme! Qualche<br />

volta forse esagerando nei comportamenti o negli scherzi, per


TESTIMONIANZE<br />

l’esuberanza <strong>del</strong>l’età, ma fortunatamente avevamo sempre <strong>il</strong> nostro<br />

“Don” che sapeva tirarci gli orecchi al momento giusto.<br />

Era <strong>il</strong> periodo che io chiamo <strong>del</strong>la spensieratezza, quello <strong>dei</strong><br />

“tranqu<strong>il</strong>li siam qui noi” come cantavano gli 883. Si studiava tutta<br />

la settimana, ma nei week end e durante le vacanze organizzavamo<br />

momenti di incontro e di divertimento. Niente poteva scoraggiarci,<br />

eravamo uniti, forti e bastava poco per far festa tutti<br />

assieme, la vita sembrava sorridere a tutti.<br />

Ma proprio mentre queste sensazioni invadevano la nostra gioventù,<br />

iniziammo a notare che in Gianni stava nascendo qualcosa<br />

di diverso. Mai avrei immaginato che <strong>il</strong> seme <strong>del</strong>la vocazione religiosa<br />

avesse messo radici nel suo cuore. Anche quando la cosa<br />

fu esplicita, e decise di entrare in convento a San Francesco <strong>del</strong><br />

Deserto, sinceramente pensavo che nel giro di pochi giorni sarebbe<br />

tornato a casa. Non fu così. E io continuavo a pensare che<br />

non poteva essere vero; non per quel Gianni che io conoscevo,<br />

o meglio, che pensavo di conoscere. Alla fine ebbe ragione <strong>il</strong> Signore<br />

e Gianni divenne <strong>il</strong> nostro Fratello Fra Pino.<br />

Lo vedevamo felice, gioviale, trasmetteva sicurezza e gioia di<br />

vivere; era divenuto lui stesso un mo<strong>del</strong>lo da seguire e da imitare.<br />

Ogni volta che Fra Pino tornava a casa era una gioia rivederlo;<br />

tante volte gli chiesi di pregare per la mia famiglia e per me, e lui<br />

con un sorriso mi rispondeva:” Va bene, ma anche tu ricorda di<br />

pregare per me”.<br />

Per le strane coincidenze <strong>del</strong>la vita, la malattia che lo colpì coincise<br />

a distanza di poco tempo con la stessa malattia che colpì<br />

mio papà. Per me è stata un’esperienza dura e inconcepib<strong>il</strong>e allo<br />

stesso tempo, un’esperienza che umanamente non può trovare<br />

risposta. Tutti sapevamo che Fra Pino soffriva, e soffriva molto,<br />

ma ogni sofferenza lui la offriva a Dio, <strong>il</strong> suo grande Padre celeste.<br />

A nulla sembravano servire le nostre preghiere, le nostre ve-<br />

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UNA VITA DONATA<br />

glie, le nostre suppliche. I suoi genitori, Mirella e Fortunato,<br />

erano saldi nella Fede come colonne. Io da papà, ammiravo Fortunato<br />

per la forza che dimostrava di avere, nonostante tutto<br />

quello che suo figlio stava vivendo: mi chiedevo se io ne sarei<br />

stato capace.<br />

Fra Pino se ne andò lo stesso giorno nel quale quattro anni<br />

prima nacque mia figlia, e dopo pochi mesi la stessa malattia<br />

portò via anche mio padre. Come sembrano strani i disegni di<br />

Dio!<br />

Tutti noi ti ringraziamo Fra Pino, perché con la tua vita hai testimoniato<br />

che Dio opera in mezzo a noi nei momenti di gioia,<br />

ma in particolar modo nei momenti di sofferenza. Mai la tua<br />

fede ha ceduto <strong>il</strong> passo alla disperazione, alla <strong>del</strong>usione, anzi, nei<br />

momenti peggiori la tua testimonianza è stata ancor più forte.<br />

Quando mio papà se ne è andato, ho pregato <strong>il</strong> Signore che fossi<br />

tu ad accoglierlo e sono sicuro che <strong>il</strong> Signore mi ha ascoltato.<br />

Continua a pregare per noi Fra Pino, continua a pregare per noi.<br />

Poesia - S<strong>il</strong>vano Simonato<br />

Sono da solo e sto camminando<br />

Guardo lontano e sto pensando<br />

Mi guardo intorno a cercare qualcuno<br />

Ma vicino a me non c’è nessuno<br />

Poi chiudo gli occhi e all’improvviso<br />

Mi vieni in mente tu e <strong>il</strong> tuo sorriso<br />

Ricordo di te ancora bambino<br />

Dei tuoi amici che ti chiamavano Pino<br />

Poi sempre più grande sei diventato<br />

protetto da Mirella e Fortunato


Felici di vederti quel dì molto contento<br />

Quando prendesti la via per <strong>il</strong> convento<br />

Ricordo di loro, le facce beate<br />

mentre ammiravano <strong>il</strong> loro figlio frate<br />

Orgogliosi di te caro amico Gianni<br />

e per <strong>il</strong> saio che portasti quegli anni<br />

Poi all’improvviso <strong>il</strong> Padre Nostro<br />

vicino a lui liberò un posto<br />

e fu così che <strong>il</strong> paradiso<br />

fu <strong>il</strong>luminato dal tuo sorriso<br />

Quel dì sei tornato alla casa <strong>del</strong> Signore<br />

lasciando tra noi vuoto e dolore<br />

Ora son passati alcuni anni<br />

ma tu sei sempre con noi amico Gianni<br />

All’improvviso un soffio di vento<br />

mi guardo intorno e mi sento contento<br />

ti sento vicino e mi fai pensare<br />

che mai ti potrò dimenticare<br />

Bel sogno - S<strong>il</strong>vano Simonato<br />

Si chiudono gli occhi e dopo un po’ sto sognando,<br />

per un lungo viale sto camminando.<br />

Tra quelle foglie mosse dal vento<br />

su di una collina si nota un convento.<br />

Salgo lassù leggero leggero<br />

e noto vicino un cimitero.<br />

Il Cancello si apre: è un invito ad entrare;<br />

varco la soglia per curiosare.<br />

TESTIMONIANZE<br />

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UNA VITA DONATA<br />

Mi guardo attorno meravigliato,<br />

io in questo posto ci sono già stato.<br />

Tra quelle tombe da alcuni anni<br />

sta riposando l’amico fra’ Gianni.<br />

Poi vedo un bagliore all’improvviso:<br />

non è una luce, è <strong>il</strong> suo sorriso.<br />

Dinnanzi lo vedo, mi sta salutando;<br />

mi viene incontro, mi sta abbracciando.<br />

Poi sorridente mi fa inginocchiare<br />

e accanto a lui mi invita a pregare.<br />

Intorno a me tutto è sparito,<br />

c’è solo un grande prato fiorito.<br />

Guardando <strong>il</strong> tondo <strong>del</strong> suo bel viso<br />

lo vedo raggiante: questo è <strong>il</strong> paradiso.<br />

Lui è tranqu<strong>il</strong>lo, felice e beato,<br />

mentre cammina sopra quel prato.<br />

Poi lentamente si sta allontanando,<br />

alza le mani mi sta salutando.<br />

E all’improvviso non vedo più niente,<br />

mi sto svegliando un po’ tristemente.<br />

Grazie, Signore, per questo bel sogno;<br />

di rivedere fra’ Gianni avevo bisogno.<br />

Poiché <strong>il</strong> suo ricordo non può terminare,<br />

per questo, ti prego, fammelo ancora sognare.<br />

A frate Gianni, ragazzo di Dio - Claudia Lorenzato<br />

Ricordo di un... fanciullo. Tra tanti volti cari anima autentica,<br />

mite di sguardo.<br />

Bambino che si è fatto attraversare e superare dal mondo.<br />

Libero anche da se stesso, che diffida di sé per fidarsi di Dio.


Ragazzo dal pensiero elevato alla ricerca <strong>del</strong>la meta, casa sulla<br />

roccia.<br />

Frate fratello che fa la verità e con grande um<strong>il</strong>tà viene alla<br />

luce. Uomo <strong>il</strong>luminato dalla presenza divina, dall’altare dicesti:<br />

“non abbiate paura”.<br />

Anima santa in quest’esistenza sei una guida sicura allo spirito<br />

e all’essenza.<br />

Una suora clarissa<br />

Scrivo per condividere una mia piccola esperienza di Fede,<br />

nella consapevolezza che Gianni dal cielo si ricorda di noi<br />

e intercede presso <strong>il</strong> Signore le grazie di cui abbiamo bisogno<br />

nel nostro pellegrinaggio terreno.<br />

Nel settembre 2004 ho ricevuto l’esito di alcuni esami in cui si<br />

diagnosticava un “sospetto di neoplasia con atipie di alto grado”<br />

a un nodulo. In ottobre sono stata operata in attesa <strong>del</strong>l’esame<br />

istologico. Il 1° novembre, festa di tutti i santi, durante la preghiera,<br />

ho sentito interiormente la voce di Gianni che mi rassicurava<br />

di stare tranqu<strong>il</strong>la perché è “tutto negativo”.<br />

Il 15 novembre ho ricevuto l’esito che confermava quanto mi<br />

ha “comunicato” fr. Gianni e <strong>il</strong> medico che mi ha operata, senza<br />

sapere nulla di questo avvenimento, mi ha detto che sono una<br />

raccomandata dal cielo. Causalità o meno di queste parole... però<br />

le ho sentite vere. Di tutto rendiamo grazie e lode al Signore!<br />

Roberto<br />

TESTIMONIANZE<br />

Nel 2002 avevo 36 anni, e data la mia età e <strong>il</strong> mio carattere<br />

introverso, non ero ancora riuscito a trovare una ragazza<br />

con cui pensare di formare una famiglia e mi sembrava ormai di<br />

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UNA VITA DONATA<br />

con cui pensare di formare una famiglia e mi sembrava ormai di<br />

dovervi rinunciare. La notte <strong>del</strong> 20 apr<strong>il</strong>e ho fatto un sogno:<br />

camminavo sulla strada verso casa in compagnia di una persona<br />

di cui non vedevo <strong>il</strong> volto, ma solo la schiena. Arrivati dietro casa<br />

mi trovavo davanti un grosso masso da spostare, ma pur provandoci<br />

con tutte le mie forze non riuscivo a spostarlo. A quel<br />

punto la persona che mi aveva accompagnato, sollevava quel<br />

grosso peso come fosse una piuma e girandosi verso di me vedevo<br />

che era Gianni e mi diceva: “sono qui per aiutarti”.<br />

La sera <strong>del</strong> 20 apr<strong>il</strong>e io e Donatella avevamo deciso di iniziare<br />

a frequentarci, nonostante i dubbi di lei e la convinzione mia di<br />

non avere con lei alcuna speranza.<br />

Alcuni mesi dopo ci siamo resi conto che nessuno quella sera<br />

aveva preso l’iniziativa di quella scelta, ma ci eravamo fidati di<br />

qualcuno. In quel sogno Gianni toglieva un peso che per me era<br />

impossib<strong>il</strong>e spostare. Nei fatti di quella stessa sera mi è stato regalato<br />

quello che per me era impossib<strong>il</strong>e realizzare. Oggi io e<br />

Donatella siamo felicemente sposati.<br />

S<strong>il</strong>via Marcucci (in occasione <strong>del</strong>la sosta pastorale <strong>del</strong> Patriarca<br />

Angelo Scola: 19 dicembre 2009)<br />

Ho conosciuto Gianni nella nostra parrocchia di Oriago<br />

quando eravamo molto giovani. Avevamo circa 15 anni<br />

e frequentavamo lo stesso gruppo. Era sempre allegro, solare,<br />

positivo, con una risata fragorosa che contagiava tutti e un abbraccio<br />

avvolgente da far sentire sempre l’altro amato. Tutto<br />

avrei pensato di lui, ma mai che si sarebbe fatto frate.<br />

Nessuno di noi si sarebbe aspettato che Gianni aderisse ad un<br />

progetto così grande che Dio aveva in serbo per lui. Ci appariva<br />

come un ragazzo libero! Libero di accogliere, libero di amare, li-


TESTIMONIANZE<br />

bero di essere sincero. Queste sono caratteristiche che, sorrette<br />

dalla fede, fanno un uomo grande agli occhi di Dio.<br />

Molte volte, quando tornava a casa, mi raccontava le fatiche<br />

che faceva per provare ad essere migliore. La sua libertà interiore<br />

e schiettezza di carattere lo hanno aiutato a ricercare sempre la<br />

verità, l’Amore, a vivere una sorta di crociata per incontrare Cristo.<br />

Questa costante ricerca di Cristo ha avuto <strong>il</strong> suo compimento<br />

nella malattia.<br />

Un anno prima di scoprire d’essere gravemente malato parlavamo<br />

<strong>del</strong>la morte, e io gli raccontavo di quanto ne fossi impaurita.<br />

Ricordo ancora lo sguardo di stupore e sorpresa di Gianni<br />

che mi disse: “Paura? E perché?”.<br />

Qualche mese dopo gli chiesi se avesse potuto battezzare mio<br />

figlio, che stavo aspettando da poco e lui come risposta mi disse:<br />

“Sempre se ci sarò”. “Ma dove vuoi andare?” gli dissi. Mi sorrise,<br />

con lo sguardo consapevole che forse per quel tempo non ci sarebbe<br />

stato.<br />

La malattia arrivò all’improvviso, forse non per lui, e <strong>il</strong> suo decorso<br />

ancora più veloce ha lasciato tutti senza fiato. Ma è stato<br />

<strong>il</strong> modo in cui Gianni ha vissuto la sofferenza e la morte, che ha<br />

mostrato a tutti noi un senso possib<strong>il</strong>e a tutte le scelte. Gianni<br />

ha creduto all’unica verità che l’amore è <strong>il</strong> senso, <strong>il</strong> gusto e lo<br />

scopo <strong>del</strong>la vita.<br />

Si può credere e continuare a proclamare nella grande sofferenza<br />

di amare Dio, l’Amore non amato? Eppure lui lo ripeteva<br />

continuamente come un ritornello che ancora oggi nessuno ha<br />

dimenticato. La sua pazienza, <strong>il</strong> suo abbandono, la sua fiducia,<br />

hanno scardinato tutti i nostri perché. Non pregate più per chiedere<br />

<strong>il</strong> miracolo, diceva, non lo voglio. Chiedete invece a Cristo<br />

che sia fatta la sua volontà. Come si fa a chiedere agli amici di<br />

fare questo? Ma noi vediamo l’oggi, vediamo sempre l’amico che<br />

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90<br />

UNA VITA DONATA<br />

se ne va, non si riesce mai a vedere che cosa Dio vuole fare per<br />

la nostra vita.<br />

Come fa una madre a rimanere in piedi, salda come una roccia,<br />

nel vedere <strong>il</strong> figlio morire? che fede grande possono avere trasmesso<br />

a Gianni due genitori che prima <strong>del</strong>l’ultimo respiro dicono<br />

al figlio: “Coraggio, stai incontrando l’Amore non amato”!<br />

Chi avanza nella vita, non è chi invecchia. Molti si ritrovano vecchi<br />

senza avere acquisito la sapienza <strong>del</strong>la vita. Chi avanza nella<br />

vita è chi ascolta la Parola di Dio e si sforza di comprenderla e<br />

di viverla. Poco prima di morire Gianni diceva: “Io mi presento<br />

al Padre libero. Libero come sono sempre stato. Libero perché<br />

Lui è amore infinito. Ho cercato di fare bene tutto quello che<br />

potevo. Non mi sono mai sentito tanto amato come in questo<br />

momento”. Gianni si è lasciato amare, ed ha amato.<br />

Penso che ripercorrendo le fasi importanti <strong>del</strong>la vita di frate<br />

Gianni si possa solo vedere quanto Dio abbia operato nella sua<br />

vita. E anche noi, suoi vecchi amici, possiamo testimoniare a<br />

gran voce che Dio ha visitato Oriago e la nostra parrocchia.<br />

Siamo cresciuti qui in questi ambienti, nell’as<strong>il</strong>o, nella scuola,<br />

nella mensa con le cene povere. Questa è l’aria che abbiamo respirato<br />

e che ha riempito i nostri polmoni come bombole d’ossigeno,<br />

che sono lì come scorta per i momenti diffic<strong>il</strong>i.<br />

Chi si mette in cammino per incontrare Cristo ha bisogno di<br />

trovare guide forti che accendano in noi la miccia per far ardere<br />

<strong>il</strong> fuoco <strong>del</strong>l’Amore. Ad Oriago <strong>il</strong> Signore ne ha date in abbondanza:<br />

frate Gianni e suor Armanda, che da poco ci ha lasciati.<br />

Nicola Zornetta (17 gennaio 2010)<br />

Vorrei condividere un fatto che mi è accaduto poco più di<br />

6 anni fa. Era nel periodo invernale, e <strong>il</strong> mal tempo aveva


TESTIMONIANZE<br />

creato notevoli disagi alla circolazione automob<strong>il</strong>istica. Andavo<br />

come sempre al lavoro presso la valle da pesca Val Dogà vicino<br />

a Capos<strong>il</strong>e (VE), quando verso mezzogiorno cominciò a nevicare<br />

molto intensamente. Riuscii a fatica a ritornare a casa in serata,<br />

perché la neve e <strong>il</strong> ghiaccio avevano bloccato quasi <strong>del</strong> tutto la<br />

circolazione.<br />

Il mattino seguente mi misi in viaggio molto presto, verso le<br />

4.00 <strong>del</strong> mattino, per poter essere al lavoro alle ore 6.00, montando<br />

le opportune catene da neve. Il viaggio verso <strong>il</strong> posto di<br />

lavoro si svolse serenamente. Ero quasi giunto a destinazione e<br />

mi trovavo in un tratto si strada senza protezioni, che corre sopra<br />

l’argine <strong>del</strong> fiume S<strong>il</strong>e, nei pressi di Portegrandi. Sentendomi sicuro,<br />

aumentai un po’ la velocità ed imprudentemente usai <strong>il</strong> pedale<br />

<strong>del</strong> freno. Improvvisamente l’auto cominciò a girare in<br />

testacoda. Ho ricordi vaghi <strong>del</strong>la concitazione di quei momenti,<br />

preso com’ero dal panico. Ricordo che mi assalì un pensiero:<br />

“non sono ancora pronto... non ho realizzato ancora niente...”.<br />

Mi ricordai anche che quando avevo comprato l’auto, avevo chiesto<br />

a fra’ Gianni di benedirla. In quella occasione mi disse che la<br />

benedizione era per <strong>il</strong> mezzo, ma soprattutto per chi lo avrebbe<br />

guidato, affinché <strong>il</strong> Signore lo custodisse e lo proteggesse.<br />

In quel momento di paura, implorai frate Gianni, mio cugino,<br />

che da poco aveva raggiunto la Vera Vita, perché mi aiutasse.<br />

L’auto, girandosi più volte, era andata di traverso a tutte e due le<br />

corsie e provvidenzialmente nessun veicolo transitava in quel<br />

momento. Quando l’auto si fermò, le ruote posteriori erano<br />

scese solo leggermente dal ciglio <strong>del</strong>la strada e l’automob<strong>il</strong>e era<br />

“seduta” sull’alto strato di neve accumulatasi sul bordo. Bastò<br />

r<strong>il</strong>asciare lentamente la frizione con <strong>il</strong> piede ancora tremante, e<br />

l’automob<strong>il</strong>e si rimise in carreggiata. Mi fermai e rivolsi una preghiera<br />

di ringraziamento al Signore per lo scampato pericolo.<br />

91


92<br />

UNA VITA DONATA<br />

Preghiera di Luigina<br />

Cara Madonnina, grazie per avermi dato la possib<strong>il</strong>ità di<br />

leggere, conoscere e riflettere sulle testimonianze r<strong>il</strong>asciate<br />

dai genitori di Frate Gianni.<br />

È diffic<strong>il</strong>e accettare le sofferenze ma non è impossib<strong>il</strong>e, e la<br />

sofferenza di Frate Gianni, unita alla sua pace in Cristo, rende<br />

ancora più grande <strong>il</strong> suo ministero sacerdotale. Frate Gianni ha<br />

cambiato “residenza” perché troppo grande era l’amore per<br />

Gesù.<br />

Ai suoi genitori vorrei che Tu asciugassi lacrime, perché <strong>il</strong> loro<br />

Gianni è nei loro occhi, nelle loro mani e la sofferenza <strong>del</strong> loro<br />

caro figlio ha <strong>il</strong> sapore <strong>del</strong>la “Vita Eterna”.<br />

Loro sono testimoni <strong>del</strong>la gioia vissuta dal loro figlio nell’incontrare<br />

Dio.<br />

Sono certa che Tu, cara Madonnina, mi ascolterai...<br />

Lara<br />

Ciao Gianni, fratello mio! Voglio dirti una cosa che è successa<br />

in questi giorni: io ti ho sempre visto come “l’incarnatore”<br />

<strong>del</strong>l’amore di Dio, l’amante <strong>del</strong>l’amore di Dio, <strong>il</strong> cantore<br />

<strong>del</strong>l’amore di Dio. Attraverso la tua parola (padre predicatore!!),<br />

<strong>il</strong> tono <strong>del</strong>la tua voce, la tua presenza, <strong>il</strong> tuo canto... ho sempre<br />

voluto mantenere questa eredità. E in questi giorni mi sono sentita<br />

chiamare dal Signore. Mi sono sentita chiamata ad accettare<br />

l’eredità che avevi lasciato a me, a noi. Che bello!<br />

Grazie Gianni per la tua costante presenza. Aiutami, stammi<br />

vicino affinché io abbia sempre la voglia e la forza di cantare<br />

nella vita l’amore che <strong>il</strong> nostro Amato ha per noi.


Frate Riccardo Gallina<br />

TESTIMONIANZE<br />

Ho conosciuto fra’ Gianni nel luglio <strong>del</strong> 1995, <strong>il</strong> giorno in<br />

cui arrivai a Verona nel convento <strong>del</strong> Santissimo Redentore.<br />

Portavo i miei bagagli, perché dal mese di ottobre avrei iniziato<br />

la scuola presso l’Istituto Teologico San Bernardino.<br />

Arrivavo dal convento di noviziato di Baccanello (BG), e mi sentii<br />

subito accolto dal suo sguardo, ma ancor più dal suo sorriso<br />

che sprizzava gioia.<br />

Fra’ Gianni stava parlando con fra’ Fabio, ma subito appena<br />

mi vide salire la scala venne incontro per salutarmi ed accogliermi<br />

con <strong>il</strong> suo abbraccio e l’immancab<strong>il</strong>e sorriso, dicendomi:<br />

“Ciao, sono frate Gianni, spero che tu ti troverai bene in questa<br />

fraternità: te lo auguro di vero cuore! Benvenuto!”. Lo ringraziai<br />

per l’augurio e l’accoglienza e poi andai a vedere la stanza che<br />

mi avevano assegnato, dopodiché cominciai a portare i miei pacchi.<br />

Non avevo ancora finito di appoggiare <strong>il</strong> primo pacco in<br />

stanza, che subito mi vidi arrivare incontro fra’ Gianni con un<br />

altro pacco in mano e così via finché terminammo di scaricare<br />

tutti i bagagli.<br />

Durante <strong>il</strong> periodo scolastico, ci sostenevamo a vicenda, cercando<br />

di tenerci allegri con scherzi e battute, che in particolare<br />

a fra’ Gianni non mancavano mai!<br />

Per me l’ambiente di Verona era completamente nuovo: ero abituato<br />

alla piccola fraternità <strong>del</strong> noviziato composta di pochi frati,<br />

ed ora mi trovavo invece in una fraternità composta da ben venticinque<br />

frati. Posso dire di aver respirato un clima di vera fraternità<br />

ed accoglienza da parte di tutti i frati che ho avuto modo<br />

d’incontrare.<br />

In refettorio mi capitava spesso di sedermi accanto a fra’<br />

Gianni e devo dire che mi sono trovato subito bene a discorrere<br />

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94<br />

UNA VITA DONATA<br />

con lui; <strong>il</strong> più <strong>del</strong>le volte <strong>il</strong> nostro dialogo iniziava con battute<br />

scherzose, ma poi si parlava anche di realtà profonde <strong>del</strong>la nostra<br />

vita; ci confidavamo e raccontavamo le nostre esperienze e i nostri<br />

desideri.<br />

Un altro bel ricordo sono le serate passate a cantare in compagnia<br />

di fra’ Pacifico che, ab<strong>il</strong>mente stuzzicato da fra’ Gianni,<br />

tirava fuori <strong>il</strong> meglio <strong>del</strong> suo repertorio. Ricordo con piacere le<br />

tante risate in allegra compagnia, tanto che mi capitava abbastanza<br />

spesso di avere mal di pancia a forza di ridere.<br />

Nel giugno 1999, fra’ Gianni fu ordinato sacerdote: ricordo la<br />

sua immensa gioia nel compiere questo passo, ma anche la<br />

grande trepidazione nell’accostarsi a questo grande dono che <strong>il</strong><br />

Signore metteva sul suo cammino di francescano e di uomo. Si<br />

sentiva chiamato a servire i propri fratelli e sorelle di fede, spezzando<br />

la Parola e <strong>il</strong> Pane di vita eterna. A settembre di quell’anno<br />

fu trasferito nel convento di San Pancrazio a Barbarano (VI). In<br />

quel luogo fra’ Gianni svolse diversi servizi a favore <strong>dei</strong> giovani<br />

e <strong>del</strong>la fraternità locale, dimostrandosi sempre disponib<strong>il</strong>e alle<br />

varie necessità.<br />

A maggio <strong>del</strong> 2001 terminai gli Studi Teologici a Verona e rientrai<br />

definitivamente a Torino, quindi le occasioni per incontrare<br />

fra’ Gianni divennero più rare. Ci sentivamo ogni tanto al telefono,<br />

ed era come se fossimo stati sempre insieme.<br />

A fine luglio mi giunse la terrificante notizia <strong>del</strong>la sua tremenda<br />

malattia. Ripensando a quel periodo, devo ammettere la mia<br />

grande ammirazione per la sua grande fede nell’accettarla e nel<br />

viverla fino in fondo. Aveva una grande serenità d’animo, che<br />

sapeva trasmettere anche a chi gli era vicino. Continuavo a ripetere<br />

tra me: “Io non riuscirei mai a vivere la malattia in questo<br />

modo, davvero <strong>il</strong> Signore gli è vicino!”. Pregavo che <strong>il</strong> Signore<br />

compisse <strong>il</strong> miracolo <strong>del</strong>la guarigione, se era nei suoi disegni, ma


TESTIMONIANZE<br />

<strong>il</strong> Signore ha avuto un progetto diverso.<br />

A febbraio <strong>del</strong> 2002 sentii un forte desiderio di andare a trovarlo,<br />

perché avevo la sensazione che da li a poco non ci saremmo<br />

più visti. Fu così che presi <strong>il</strong> treno e andai a Vicenza a<br />

trovare fra’ Gianni in ospedale. Era un sabato pomeriggio e ricordo<br />

che quando mi vide provò grande gioia e mi disse: “Grazie<br />

per essere venuto a trovarmi”. Abbozzai un sorriso, mi sedetti<br />

accanto al letto e parlammo per un po’ di tempo, poi presi la<br />

mano di fra’ Gianni e lui mi disse, guardandomi fisso negli occhi:<br />

“Eh sì, caro Riccardo, anche le rocce si sbriciolano!”. Rimasi<br />

senza parole e riuscii appena a stringergli forte la mano sorridendo.<br />

Rimanemmo per qualche istante in s<strong>il</strong>enzio, semplicemente<br />

guardandoci, poi fra’ Gianni mi ringraziò ancora per<br />

essere andato a trovarlo ed io semplicemente gli accarezzai <strong>il</strong> viso<br />

e lo salutai con un affettuoso ed intenso abbraccio.<br />

Questa fu l’ultima volta che ci vedemmo, perché <strong>il</strong> 3 apr<strong>il</strong>e fra’<br />

Gianni entrò nella gloria <strong>del</strong> Padre, concludendo <strong>il</strong> suo pellegrinaggio<br />

terreno. Il fatto che fra’ Gianni sia morto nell’Ottava di<br />

Pasqua e proprio lui abbia chiesto per <strong>il</strong> suo funerale di celebrare<br />

la Messa di Pasqua con i paramenti bianchi e con canti gioiosi,<br />

mi pare molto significativo di come egli abbia vissuto la malattia<br />

trasfigurando ogni umano soffrire per amore e con amore.<br />

Sono certo che per fra’ Gianni si sia realizzata pienamente e<br />

visib<strong>il</strong>mente l’espressione contenuta nella Lettera ai Romani: “Vi<br />

esorto, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi<br />

come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo <strong>il</strong> vostro<br />

culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo,<br />

ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere<br />

la volontà di Dio, ciò che è buono a lui gradito e<br />

perfetto.” (Rm 12, 1-2)<br />

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96<br />

UNA VITA DONATA<br />

Testimonianze già riportate nel fascicolo precedente<br />

Ho conosciuto Gianni nell’ottobre <strong>del</strong> 1999, quando ho<br />

iniziato <strong>il</strong> Gruppo Pasqua a S. Pancrazio. Mi ha lasciato<br />

subito una buona impressione. Lui ha influenzato positivamente<br />

la mia vita: io ero molto più timido di adesso; Gianni se ne era<br />

accorto e ha fatto di tutto per non farmi pesare questo problema.<br />

Mi ha sempre colpito molto <strong>il</strong> suo sorriso; è <strong>il</strong> ricordo più bello<br />

che ho di Gianni. Un altro bel ricordo è la sua risata: la sento<br />

ancora risuonare nelle orecchie. A lui piaceva molto scherzare e<br />

ci intratteneva spesso con battute e barzellette. Quando la barzelletta<br />

non faceva ridere, noi ragazzi ridevamo vedendo la sua<br />

faccia divertita. Una domenica sera abbiamo parlato <strong>del</strong>la vocazione.<br />

Io cercavo di spiegare la densità <strong>del</strong>la mia nebbia interiore<br />

e <strong>del</strong> fatto che esigevo dal Signore <strong>del</strong>le risposte per la mia vita.<br />

Gianni mi invitava a non avere fretta; mi esortava a fare un passo<br />

alla volta preservando la pace interiore. Quando gli chiesi come<br />

viveva la sua vocazione, mi disse che fondamentalmente era contento.<br />

In quel periodo, poi, sentiva che <strong>il</strong> Signore gli voleva comunicare<br />

qualcosa di importante; aveva esigenza di donarsi<br />

ancora di più anche se non sapeva in che modo. Aveva pensato<br />

alla missione nei paesi <strong>del</strong> Terzo Mondo ma non essendo sicuro,<br />

voleva approfondire <strong>il</strong> discernimento. Forse quando gli hanno<br />

diagnosticato la malattia ha cominciato a comprendere la volontà<br />

di Dio. La notizia <strong>del</strong>la sua morte mi è pervenuta per caso, perché<br />

essendo entrato in Seminario a Verona, avevo perso i contatti<br />

con la comunità di S. Pancrazio. Al funerale ho chiesto a<br />

Gianni di accompagnarmi nel mio cammino. Noi che siamo ancora<br />

sulla terra siamo chiamati a dare <strong>il</strong> massimo, cioè amare<br />

Dio, gli altri, partendo dall’amore verso noi stessi. Ti ringrazio<br />

Gianni perché per me sei stato un esempio d’amore su questa


terra. Ti ringrazio anticipatamente anche per quello che farai,<br />

ora che sei al cospetto di Dio. Il ricordo <strong>del</strong> tuo sorriso e <strong>del</strong>la<br />

tua voglia di vita mi accompagnino per tutta la mia esistenza.<br />

Massimo Gent<strong>il</strong>in<br />

TESTIMONIANZE<br />

Gianni, assieme a te se ne va un pezzo importante <strong>del</strong>la<br />

nostra vita, se ne va la tua presenza fisica sulla terra, ma<br />

non se ne vanno i ricordi. In punta di piedi te ne sei andato, hai<br />

tolto <strong>il</strong> disturbo con soave s<strong>il</strong>enzio. Come una rondine che si<br />

stacca dalla propria madre e lascia <strong>il</strong> nido per imparare a volare,<br />

così tu ti sei staccato da noi, prendendo <strong>il</strong> volo per andare incontro<br />

al Padre, quel Padre che tu hai sempre definito buono e<br />

misericordioso anche durante la tua sofferenza. Sei stato esempio<br />

limpido e puro <strong>del</strong>la vita francescana che ci ha insegnato la semplicità,<br />

l’um<strong>il</strong>tà, l’essere piccolo di fronte alla maestosità e onnipotenza<br />

di Dio. Il tuo timbro di voce era vibrazione per <strong>il</strong> nostro<br />

cuore, i tuoi pensieri erano saggezza piena di un uomo maturo<br />

che stava parlando con la bocca di Dio. Tanti sono i momenti e<br />

le frasi che si potrebbero descrivere. Alcune che ricordo con particolare<br />

affetto: <strong>il</strong> canto e la musica sono sempre stati la tua passione,<br />

circa un anno fa a Tonezza con tanto amore e dolcezza ci<br />

hai insegnato quel bellissimo canto che è l’inno alla salvezza, alla<br />

vera gioia: “Dio aprirà una via dove sembra non ci sia, come<br />

opera non so ma una nuova via vedrò. Dio mi guiderà, mi terrà<br />

vicino a sé. Per ogni giorno amore e forza lui mi donerà, una via<br />

aprirà”. E poi, quella frase pochi giorni prima di morire: “Vedi,<br />

More, come siamo frag<strong>il</strong>i... e tutto ciò porta alla mia santificazione,<br />

allora sia fatta la volontà di Dio!”. E ancora: “Pensate,<br />

quando un domani ci troveremo insieme dall’altra parte. Lo vedremo<br />

così, come Egli è, e allora rideremo di tutti i m<strong>il</strong>le, com-<br />

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98<br />

UNA VITA DONATA<br />

plicati discorsi fatti nel tentativo di conoscerlo, ora!”. Tutte queste<br />

frasi seguivano un f<strong>il</strong>o logico che chiamerei insegnamento;<br />

sì, perché con <strong>il</strong> tuo modo semplice, con la tua trasparenza e<br />

schiettezza sei stato <strong>il</strong> nostro maestro di vita, <strong>il</strong> saggio che ha saputo<br />

incarnare i valori <strong>del</strong>la vita. Gesù predicava ed insegnava al<br />

popolo, tu non hai fatto altro che mettere in pratica la Sua parola,<br />

a nostro servizio. Ringrazio <strong>il</strong> Signore perché, anche se per poco<br />

tempo, ha messo Gianni lungo <strong>il</strong> mio cammino, me lo ha fatto<br />

conoscere e incontrare e perché, anche con lui, ho imparato a<br />

vivere. Concludo con un’ultima <strong>del</strong>le sue tante frasi: “Ringrazio<br />

Dio di essere frate”. Ciao Gianni!<br />

Stefano Morellato<br />

Non ci sono parole che possano esprimere <strong>il</strong> dolore che<br />

viviamo per la partenza <strong>del</strong> nostro fratello e amico<br />

Gianni. Ci sono ancora lacrime e disorientamento in tutti coloro<br />

che gli hanno voluto bene, ma vogliamo credere alla novità <strong>del</strong>la<br />

sua presenza continua. Non riesco a trattenere le lacrime ripensando<br />

ad un fratello tanto speciale che Dio mi ha fatto incontrare<br />

e mi accorgo che non sono capace di esprimere a parole tutto<br />

ciò che Gianni mi ha trasmesso nell’anima. Fratello mio caro,<br />

Gianni, grazie: mi hai sempre dato testimonianza di gioia, forza,<br />

grande tenerezza che sprigionavano dal tuo volto raggiante, dal<br />

tuo sorriso accogliente, dal tuo abbraccio rassicurante e protettivo.<br />

Mi ha sempre stupito l’accoglienza che donavi ad ogni persona,<br />

ed era per me più sorprendente quando le persone che<br />

accoglievi con gioia e unicità erano le stesse che conoscevi da<br />

tempo. Capisco allora che per te, come per <strong>il</strong> Signore, ogni persona<br />

era preziosa ai tuoi occhi, instancab<strong>il</strong>mente. Il tuo chiedere<br />

“come stai?” non era mai detto per formalità e convenzione, ma


erano due parole che rivolgevi con l’attenzione e la premura di<br />

chi vuole bene. Ti ricordo come <strong>il</strong> fratello premuroso che anche<br />

a me ha sempre rivolto un “come stai?” detto con cuore generoso,<br />

attento, perfino nel periodo <strong>del</strong>la tua malattia. La tua presenza<br />

mi manca e mi mancherà molto, ma sento che anch’io<br />

rimango per te la “Titty” di sempre e per sempre. Continuerò,<br />

sai, a parlarti e tu parlerai nel s<strong>il</strong>enzio a me, a tutti, più di prima<br />

perché ora non esiste più la distanza ch<strong>il</strong>ometrica per raggiungerti.<br />

Sei nel nostro cuore e qui ci rimarrai per sempre. Tienici<br />

per mano, caro fratello Gianni, lasciaci riposare sul tuo cuore e<br />

noi continueremo a volerti sempre tanto bene!<br />

Tiziana Collavo<br />

TESTIMONIANZE<br />

Alla ricerca sei sempre andato <strong>del</strong> Dio Incarnato e quando<br />

l’hai trovato totalmente a Lui ti sei donato. Con entusiasmo<br />

l’hai amato tu sapevi che “l’amore non è amato”. Tra le sue<br />

braccia ti sei gettato, alla sua volontà ti sei abbandonato, sulle<br />

strade <strong>del</strong> mondo Lui ti ha portato, tu <strong>il</strong> suo amore hai sempre<br />

cantato. Ti ho visto piccolo, ti ho visto crescere, ti ho seguito a<br />

scuola, ti ho visto chierichetto, <strong>il</strong> tuo sorriso è stato per tutti un<br />

segno benedetto. Ti ho visto varcare la soglia <strong>del</strong> convento <strong>del</strong>l’isola<br />

<strong>del</strong> Deserto. La laguna grandi (sconfinati) orizzonti ti mostrava;<br />

e tu, entusiasta, ma consapevole <strong>del</strong> percorso che<br />

intraprendevi, hai preso <strong>il</strong> largo sicuro che sulla barca Qualcuno<br />

ti attendeva. La benedizione <strong>dei</strong> tuoi genitori quella sera, ha fatto<br />

da garante ai tuoi passi dietro a Lui che ci ama con cuore grande.<br />

Ho partecipato alla tua professione, totale è stata la tua donazione.<br />

Ho vissuto la gioia <strong>del</strong>la tua ordinazione, quel giorno per<br />

te dal cielo è scesa una grande benedizione. Ti ho visto seduto<br />

sulla carrozzella, sembrava <strong>il</strong> tuo trono; <strong>il</strong> tuo sorriso diceva a<br />

99


100<br />

UNA VITA DONATA<br />

tutti che “nella volontà di Dio è la nostra PACE”. Con Lui hai<br />

vissuto la Passione ora vivi nel cielo la tua missione. Intercedi<br />

per noi presso <strong>il</strong> Padre la forza di cercare, amare e vivere la sua<br />

volontà per godere la Pace anche quaggiù, come hai fatto tu.<br />

Grazie Gianni. Il tuo ricordo rimarrà dentro di me come benedizione.<br />

Dona ai tuoi genitori la consolazione <strong>dei</strong> giusti. Hanno<br />

donato senza riserva. Hanno testimoniato che la misura <strong>del</strong>l’amore<br />

è la non misura.<br />

Suor Armanda Bravi<br />

Suore Sacramentine di Oriago<br />

Ricordo Gianni come una persona votata agli altri nel<br />

modo più semplice e più schietto, come quel sorriso<br />

aperto e sincero che porterò sempre nel ricordo con gioia e gratitudine<br />

e con la speranza di saperlo donare agli altri così come<br />

lui ci ha insegnato.<br />

Francesco Bertotto, un suo compagno <strong>del</strong> liceo<br />

“S<br />

ii forte e coraggiosa!”. Sono alcune <strong>del</strong>le molte parole,<br />

espressioni, conversazioni che porto nel mio cuore nel<br />

ricordo di frate Gianni. Era la prima settimana <strong>del</strong>l’agosto 2000<br />

e, per iniziare l’esperienza <strong>del</strong> corso vocazionale a S. Pancrazio,<br />

ad ognuno di noi partecipanti venne “affidata” con queste parole<br />

una canna di bambù, che rappresentava <strong>il</strong> bastone di Mosè nella<br />

vicenda <strong>del</strong>l’Esodo. Questo segno ci fu consegnato da Gianni;<br />

la forza e <strong>il</strong> coraggio a cui mi invitava questo frate, che conoscevo<br />

per la prima volta, mi sembrarono subito due doti che egli<br />

stesso mi poteva trasmettere, insegnare: attraverso le sue mani,<br />

grandi e sicure, attraverso <strong>il</strong> suo abbraccio, caldo e morbido, at-


traverso la sua corporatura, solida e possente, attraverso <strong>il</strong> suo<br />

sguardo, alto e luminoso, attraverso <strong>il</strong> suo sorriso aperto e la sua<br />

risata rumorosa. Nell’autunno <strong>del</strong>lo stesso anno iniziai la “grande<br />

avventura” <strong>del</strong> Gruppo Pasqua, sempre a S. Pancrazio, e ritrovai<br />

Gianni tra gli animatori. Questa esperienza mi ha dato la possib<strong>il</strong>ità<br />

di conoscere Gianni più profondamente, di scoprire in lui<br />

un fratello, un amico, un maestro. Quello che più mi rimane impresso,<br />

e mi sarà d’esempio, sono i tratti <strong>del</strong>la sua personalità: la<br />

fede senza ombre, la grande forza interiore, l’essere coerente ed<br />

esigente prima di tutto con se stesso, <strong>il</strong> desiderio di vivere <strong>il</strong> più<br />

possib<strong>il</strong>e la povertà francescana, la cordialità, l’allegria e la battuta<br />

sempre pronta, <strong>il</strong> carisma <strong>del</strong> leader (non cercato, ma innato).<br />

Ricordo volentieri alcuni “flash”, alcune immagini di Gianni, tra<br />

i tanti momenti passati insieme, da quelli più toccanti e profondi<br />

a quelli più “ludici” e divertenti: <strong>il</strong> capodanno ad Assisi, le risate<br />

in compagnia, gli apprezzamenti sulla buona tavola, lo smettere<br />

di fumare, l’ab<strong>il</strong>ità alla tastiera, le citazioni “artistiche”, i canoni<br />

di Taizé, la sorprendente gestualità, <strong>il</strong> timbro <strong>del</strong>la sua voce, che<br />

mi sembra di sentire ancora così distintamente... A distanza di<br />

questi due anni da quando lo ho incontrato per la prima volta, e<br />

alla luce di ciò che è successo negli ultimi mesi (la malattia di<br />

Gianni, la sua partenza così rapida e inaspettata), mi sento molto<br />

fortunata per aver avuto l’opportunità di conoscerlo e mi torna<br />

alla mente un passo <strong>del</strong>la lectio di capodanno sul brano <strong>dei</strong> discepoli<br />

di Emmaus: “la croce non è la fine, bensì <strong>il</strong> fine, <strong>il</strong> compimento,<br />

la meta di Gesù”. Io sono certa che anche per Gianni<br />

non sia sopraggiunta la fine, bensì l’inizio di una vita nuova in<br />

Cristo, una vita in pienezza, in un luogo bellissimo... Speriamo<br />

di rivederci, un giorno...<br />

Chiara Puppin<br />

TESTIMONIANZE<br />

101


102<br />

UNA VITA DONATA<br />

Faccio fatica ad iniziare questo breve pensiero, mi è diffic<strong>il</strong>e<br />

trovare le parole, perché i sentimenti sono tanti e non fac<strong>il</strong>mente<br />

traducib<strong>il</strong>i. Quello che tu, fratello Gianni, hai lasciato<br />

alla mia vita è un grande tesoro da custodire e, nello stesso<br />

tempo, un seme che ho <strong>il</strong> dovere di far fruttificare, per poi donarlo<br />

agli altri. Mi hai accompagnato in questi due anni di<br />

Gruppo Pasqua in modo discreto, ma la tua presenza è sempre<br />

stata forte e vigorosa nel mio cammino di fede. Ricordo le battute,<br />

le risate, la gioia fragorosa con la quale ci investivi durante<br />

i pranzi e le cene condivisi insieme; ricordo la tua serietà, la tua<br />

devozione assoluta nei momenti di meditazione e di preghiera;<br />

ricordo la tua voce profonda e melodiosa che cantava inni<br />

d’Amore al Signore; soprattutto ricordo <strong>il</strong> tuo ASCOLTO, un<br />

ascolto vero e sincero, senza giudizi, accogliente, che mi faceva<br />

sentire “a casa mia”, penso che riuscivi ad ascoltarmi con gli<br />

orecchi e <strong>il</strong> cuore di Dio... E poi la malattia si è fatta presente<br />

nella tua vita e tu l’hai accolta.<br />

Credo che è stata la prima volta in cui ho potuto contemplare<br />

una “fede incarnata”, non ferma a pensieri e parole. Nelle ultime<br />

settimane ti sei lasciato amare da Dio attraverso la sofferenza ed<br />

<strong>il</strong> dolore: hai saputo “parlare di vita” anche quando sorella morte<br />

era vicina. Hai testimoniato che Cristo è <strong>il</strong> Dio <strong>del</strong>la Vita: la tua<br />

presenza, infatti, è ancora molto forte e vera per me, nonostante<br />

non ti possa più vedere... Quello che continui a dirmi ogni<br />

giorno, è una cosa sola, ma di sicuro quella essenziale: l’abbandono<br />

fiducioso tra le mani di Dio è ciò che può donare <strong>il</strong> senso<br />

pieno <strong>del</strong>l’esistenza. Accogliere Cristo per poi donarlo agli altri<br />

è <strong>il</strong> più grande miracolo d’Amore: grazie Gianni per avermi fatto<br />

dono di questa perla così preziosa.<br />

S<strong>il</strong>via Diamanti


TESTIMONIANZE<br />

Nella vita di ognuno ci sono eventi e persone che segnano<br />

in modo particolare <strong>il</strong> tuo cammino, che ti fanno crescere<br />

e ti arricchiscono <strong>il</strong> cuore perché sanno donarsi, sanno donare<br />

ciò che di più bello e buono hanno dentro. Così è stata per me<br />

la tenera amicizia con Gianni, ed oggi è testimonianza reale e<br />

concreta che Dio opera in noi cose grandi se solo gli apriamo<br />

un po’ <strong>del</strong> nostro cuore. Sì, <strong>il</strong> Signore ha fatto cose grandi in<br />

Gianni; sorrido nel pensarlo quand’era ancora studente, un po’<br />

spensierato, che cantava... “siamo fuori di testa, siamo fuori dal<br />

mondo...”.<br />

Da allora Gianni ne ha fatta di strada: la professione solenne<br />

e poi <strong>il</strong> Diaconato. Proprio lui non si sarebbe mai detto “sacerdote”,<br />

lui che a volte, perfino, non si sentiva degno. Quante cose<br />

<strong>il</strong> Signore gli ha chiesto, quante volte ha stravolto completamente<br />

i suoi progetti, eppure Gianni gli ha aperto <strong>il</strong> cuore in modo straordinario,<br />

totale; si è fidato ciecamente e si è abbandonato al<br />

Padre, al suo volere, con un po’ di timore forse ma certo che<br />

quella era la via da seguire.<br />

Per Amore, solo per Amore, Gianni si è donato completamente<br />

a Cristo, imitando ciò che Cristo fece per noi, vivendo<br />

sempre con pazienza, serenità e fiducia. Ricordo le parole che<br />

mi scrisse in occasione <strong>del</strong>la Pasqua di qualche anno fa: “<strong>il</strong> mistero<br />

che stiamo per vivere è <strong>il</strong> cuore <strong>del</strong>la nostra fede, se Cristo<br />

non fosse risorto la nostra fede sarebbe vana e vuota. Ti auguro<br />

di entrare sempre più in questo grande mistero di Amore!”. Per<br />

me Gianni è stato, e continua ad essere, la più grande testimonianza<br />

di questo Mistero d’Amore. Nella sofferenza <strong>del</strong>la malattia,<br />

ha saputo comprendere in pienezza l’unica verità, l’unica cosa<br />

veramente importante, cioè che la vita è AMORE! Nel nostro<br />

ultimo incontro diceva: “Ora ho capito veramente che alla fine<br />

di tutto solo l’Amore conta”.<br />

103


104<br />

UNA VITA DONATA<br />

Questa è stata la sua forza e la sua speranza. Grazie Gianni,<br />

perché oggi la tua eredità è la nostra forza e la nostra speranza.<br />

Maria Tolasi<br />

Tanti volti giovani, dieci giorni vissuti insieme nell’intimità<br />

<strong>del</strong> Signore e nella fraternità. Ero lì per servire, ma anch’io<br />

come tutti avevo la mia storia. E tu Gianni, non so come, hai<br />

percepito <strong>il</strong> mio dolore e con semplici sguardi, un braccio intorno<br />

alle spalle, pian piano, con <strong>del</strong>icatezza ti sei avvicinato a<br />

me, mi hai fatto sentire amata, protetta, mi hai offerto la tua disponib<strong>il</strong>ità,<br />

sei stato come un angelo custode che ogni tanto incrociava<br />

<strong>il</strong> mio sguardo e mi sorrideva come per dire: “se vuoi<br />

io sono qui anche per te”. Non hai potuto partire per Assisi con<br />

noi ma ognuno ti ha portato con sé alla Porziuncola. Porterò <strong>il</strong><br />

tuo sguardo d’amore dentro <strong>il</strong> mio cuore per sempre. Grazie<br />

Gianni.<br />

Ale (Marcia 2001)<br />

Sono passati già sette mesi dalla partenza di frate Gianni,<br />

ma nel cuore è viva la sua presenza e nei momenti diffic<strong>il</strong>i<br />

chiedo la sua intercessione e lo sento tanto vicino! È diffic<strong>il</strong>e<br />

esprimere quanto ci ha insegnato Gianni soprattutto nei mesi<br />

<strong>del</strong>la sua malattia, quando andavamo a trovarlo, fino all’ultima<br />

volta, <strong>il</strong> venerdì santo, ci comunicava la sua serenità e <strong>il</strong> suo desiderio<br />

profondo di vivere fino in fondo la volontà di Dio. Ricordo<br />

<strong>il</strong> giorno che durante la marcia ci ha dato la notizia <strong>del</strong>la<br />

sua malattia, io non ho potuto trattenere le lacrime; lui si è avvicinato<br />

e con un grande sorriso mi ha abbracciata dicendomi:<br />

“sono sereno, in qualche modo me lo aspettavo, tu prega perché


sappia accogliere sempre la volontà di Dio, chiedi solo questo<br />

per me”. È stato molto edificante per me e per le mie sorelle,<br />

vedere i frati e i suoi genitori stare accanto a lui in modo semplice<br />

e premuroso, in ogni momento <strong>del</strong>la sua malattia. Gianni ci ha<br />

testimoniato con la sua vita, la forza <strong>del</strong>l’amore di Dio che compie<br />

grandi cose in chi si abbandona totalmente a Lui. Ci ha detto<br />

che Dio solo vale e che per niente altro vale la pena spendere la<br />

nostra vita. Durante la veglia e <strong>il</strong> funerale <strong>il</strong> dolore era forte, ma<br />

c’era un clima sereno, di Paradiso. È una grazia grande aver incontrato<br />

frate Gianni nella mia vita, lui è arrivato con una grande<br />

impennata verso la santità, ora tocca a noi. Questo mi rimane<br />

impresso nel cuore: <strong>il</strong> desiderio forte di santità!<br />

Suor Gabriella<br />

Suore Francescane <strong>dei</strong> Poveri<br />

TESTIMONIANZE<br />

Sono sicuro che molti scriveranno degli aspetti particolari<br />

che fra Gianni esternava spontaneamente... sono <strong>dei</strong> doni<br />

molto belli, che nella mia vita mi si fanno presenti e mi aiutano...<br />

sono parte di una “eredità”, come ci diceva <strong>il</strong> nostro Provinciale.<br />

Racconto così questi brevi episodi per condividere ancora questa<br />

viva eredità. Li riassumo con quattro parole chiave: letizia,<br />

ascolto, profondità e sano realismo. Ho in mente e mi sembra<br />

di sentire ancora la tua risata rimbombante, sana e spontanea, <strong>il</strong><br />

tuo saper ascoltare chi avevi di fronte. Tu, “come una madre”<br />

che sa di cosa ha bisogno <strong>il</strong> figlio, sapevi adattarti e metterti in<br />

un atteggiamento che mi ha fatto sentire a mio agio, accolto. Ricordo<br />

<strong>il</strong> tuo saper parlare di tutto, ma ad un certo punto... si andava<br />

al sodo, ciò che c’è nel cuore, di più profondo. Ricordo <strong>il</strong><br />

nostro passeggiare lungo <strong>il</strong> viale alberato <strong>del</strong>l’isola <strong>del</strong> Deserto<br />

alla ferie alternative... mi sembrava di parlare con un vecchio<br />

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106<br />

UNA VITA DONATA<br />

amico di sempre. E le battute sempre pronte... che risate in convento!<br />

Ricordo poi in modo particolare la tua professione solenne<br />

a S. Bonifacio. Eravamo tutti in festa per voi nuovi<br />

professi... canti, giochi, tanti giovani. Quando sono venuto ad<br />

abbracciarti per l’augurio ero tutto felice ed entusiasta, ma notavo<br />

una certa serietà nel tuo faccione trasparente. “Che c’è<br />

Gianni che non va? È successo qualcosa?”. Mi guardasti negli<br />

occhi, s<strong>il</strong>enzioso, e poi con voce pacata e seria mi hai risposto:<br />

“Sai, non è una cosa di tutti i giorni; sì, va bene gli applausi, la<br />

festa, baci e abbracci... ma qui non si scherza! Quello che abbiamo<br />

fatto è un dare la vita per sempre a Dio. Sono cose serie<br />

queste!”. Queste sono le parole che mi tornano presenti nel<br />

cuore, e parlandone mi batte ancora più forte! Sono parole che<br />

divengono sempre più lucenti per me, in vista di ciò che <strong>il</strong> Signore<br />

ci ha donato attraverso la tua persona, attraverso <strong>il</strong> tuo<br />

donarti fino all’ultimo respiro. Arrivederci frate! Aiutami e aiutaci<br />

ancora nella comunione <strong>dei</strong> santi, in Cristo Gesù <strong>il</strong> Vivente.<br />

Fr. Diego Dalla Gassa<br />

Ho conosciuto Gianni, al tempo <strong>del</strong> suo anno di Noviziato<br />

a S. Pancrazio. Ciò che a prima vista mi ha colpito <strong>del</strong>la<br />

sua persona, era di un giovane pieno di vita, dal carattere gioioso<br />

e trasparente, dall’atteggiamento insieme convinto <strong>del</strong>la sua vocazione<br />

e gioioso di comprenderla e di viverla con intensità. Era<br />

un giovane esuberante nelle sue manifestazioni di cordialità e di<br />

amicizia. Sapeva tessere con naturalezza relazioni umane con<br />

tutte le persone, senza esclusioni. Aveva <strong>dei</strong> doni molto belli: <strong>il</strong><br />

gusto per le cose belle, la sensib<strong>il</strong>ità musicale e artistica. Della<br />

sua vita interiore era geloso. Maturava le sue forti convinzioni<br />

nella fede, attraverso l’ascolto <strong>del</strong>la Parola e <strong>il</strong> dono di stupirsi


<strong>del</strong>la bellezza <strong>del</strong> luogo, che invitava alla contemplazione. Era<br />

ben disposto a dare la sua testimonianza ai giovani che venivano<br />

alla Casa di spiritualità, con la sua cordialità e insieme profondità<br />

<strong>del</strong>l’esperienza di fede. Posso dire che era connaturale alla sua<br />

stessa personalità vivere l’esperienza francescana. In Francesco<br />

risplende la letizia <strong>del</strong>la fede, la semplicità <strong>dei</strong> rapporti umani,<br />

l’amore intenso alla Parola e l’innamorarsi di Cristo. Gianni aveva<br />

iniziato questo percorso, portato dal suo carattere naturale: gioviale<br />

sincero altruista artistico. Penso che <strong>il</strong> seguito <strong>del</strong> suo cammino<br />

sia stato un crescendo nell’immedesimarsi nell’immagine<br />

di Francesco, che lo porterà a ricopiare l’immagine di Cristo crocifisso.<br />

Con fraternità.<br />

Fr. Livio Folcato<br />

TESTIMONIANZE<br />

“N<br />

ell’amicizia le parole sono importanti ma nel s<strong>il</strong>enzio i<br />

cuori si uniscono”. Non è fac<strong>il</strong>e fissare in uno scritto i<br />

ricordi che sono nel cuore, soprattutto se riguardano un amico,<br />

un fratello con cui hai condiviso alcuni anni di vita fraterna, quelli<br />

più importanti di discernimento e di formazione alla vita religiosa.<br />

C’è <strong>il</strong> rischio di cadere nella banalità oppure toccare <strong>dei</strong><br />

momenti o <strong>dei</strong> fatti che riaprono una ferita <strong>del</strong> cuore, la quale<br />

non è ancora rimarginata, ed è quella di un fratello che senza<br />

nessun scalpore, quasi in punta di piedi, ci ha lasciati per andare<br />

a contemplare <strong>il</strong> volto <strong>del</strong> suo Amato. Conoscendo Gianni, non<br />

amante di primeggiare o di mettersi in mostra, mi permetto di<br />

dire solo due parole, sicuramente mi perdonerà. Quando ci vedevamo<br />

o ci sentivamo, lo chiamavo scherzosamente “Roboris”,<br />

data la sua forza fisica e <strong>il</strong> timbro di voce e, all’inizio <strong>del</strong>la malattia<br />

gli ho detto: “adesso devi dimostrare di essere forte, di essere<br />

107


108<br />

UNA VITA DONATA<br />

Roboris”. Lui mi ha sorriso con una espressione di conferma.<br />

Così è avvenuto e questo perché è sempre stato attaccato alla<br />

roccia e ha sempre creduto, fin dall’inizio, e non solo durante la<br />

malattia, all’Amore. La sua vita l’ho fissata dentro a <strong>dei</strong> colori,<br />

visto anche la sua vena artistica. Il primo di questi colori è <strong>il</strong><br />

giallo, che mi ricorda <strong>il</strong> giorno in cui ci siamo conosciuti; lo rivedo<br />

ancora in quell’ottobre 1990 a S. Francesco <strong>del</strong> Deserto,<br />

con una camicia gialla con piccoli disegni marroni, che esce dalla<br />

chiesa e si avvia in refettorio.<br />

È un’immagine che non ho mai dimenticato, varie volte ne abbiamo<br />

parlato e scherzato assieme. L’altro colore è quello degli<br />

occhi e <strong>dei</strong> capelli, che risaltava dal bianco <strong>del</strong>la maglietta, nell’ultima<br />

visita che gli ho fatto in ospedale pochi giorni prima di<br />

lasciarci.<br />

Tra questi due colori si inseriscono gli altri, ogni momento,<br />

ogni fatto costituiscono un colore più o meno vivace a seconda<br />

che fossero momenti di allegria, di tensione, di chiarimenti, di<br />

lunghe chiacchierate in cui ci dicevamo le nostre difficoltà, le<br />

nostre titubanze riguardo al cammino intrapreso. Posso dire che<br />

nella nostra relazione di amicizia e di fraternità, la sua vita è stata<br />

come un arcobaleno. La tua morte, Gianni, è stata una tempesta<br />

ma tu ora sei entrato nella pace e serenità. A me resta <strong>il</strong> ricordo<br />

di un arcobaleno dopo la tempesta, ma ricordati che l’arcobaleno<br />

ha sette colori; <strong>il</strong> nostro gruppo è stato ed è di sette, ma <strong>il</strong> colore<br />

che ora br<strong>il</strong>la di più è <strong>il</strong> tuo. “Ho fatto l’arcobaleno - dice Dio -<br />

come prova di amicizia con gli uomini”.<br />

Fr. Paolo Masutti<br />

Afrate Gianni Gallo Priv<strong>il</strong>egio di memoria lasciatoci in eredità<br />

di luce vorremmo lampi di sole per incidere sotto <strong>il</strong>


Tuo Nome “A piedi nudi mendicavi l’Amore per amare noi, i<br />

non amati”.<br />

I reclusi di ieri e di oggi<br />

Ai primi di apr<strong>il</strong>e si compie un anno dal tuo ritorno giovan<strong>il</strong>e<br />

alle Origini e nella Casa <strong>del</strong> Padre. In quest’aria di<br />

sentori e gemme gonfie, la nuova primavera per tanti di noi, “gli<br />

ultimi <strong>del</strong>la strada”, ci accogli oggi a S. Pancrazio priva <strong>del</strong> tuo<br />

sorriso e <strong>del</strong>la tua parola fraterna che sapeva mitigarci la rabbia<br />

e <strong>il</strong> rancore <strong>dei</strong> poveri. Fraternamente hai condiviso con fra<br />

Beppe l’impegno di indicare ogni volta <strong>il</strong> sentiero <strong>del</strong> pentimento<br />

e la strada maestra <strong>del</strong> perdono, incentivando così in ognuno di<br />

noi la Speranza di un ritorno meno traumatico. Di questo ti<br />

siamo grati e vorremmo ancora da te, st<strong>il</strong>le <strong>del</strong>la tua incrollab<strong>il</strong>e<br />

fede nell’Uomo e nella Misericordia di Dio. Ti sia lieve la terra,<br />

fra Gianni, e accanto all’incommensurab<strong>il</strong>e dolore <strong>dei</strong> tuoi cari<br />

aggiungi <strong>il</strong> nostro immenso rammarico di non avere più <strong>il</strong> tepore<br />

<strong>del</strong> tuo abbraccio.<br />

Alfredo Bonazzi<br />

TESTIMONIANZE<br />

Ricordo che una sera di qualche anno fa, dopo la preghiera<br />

<strong>del</strong> venerdì nella chiesa di S. Bernardino a Verona, mi<br />

sono fermata a chiacchierare nel chiostro con Gianni. Gli dicevo<br />

che quello era un momento un po’ “no” per me, perché non ero<br />

soddisfatta di me e di quello che facevo. Gianni tra un sorriso e<br />

una battuta mi raccontò che da poco era riuscito ad andare a trovare<br />

<strong>il</strong> suo padre spirituale e che più o meno gli aveva detto le<br />

stesse mie cose. Allora mi disse che questo padre gli aveva dato<br />

una parola che per lui era diventata molto preziosa, e me la disse<br />

109


110<br />

UNA VITA DONATA<br />

in modo che servisse anche a me. Disse che lui stava cercando<br />

di essere un “lieto disastro”. Cioè, mi spiegò, egli cercava, pur<br />

tentando sempre di migliorarsi, di essere contento e sereno nei<br />

confronti <strong>dei</strong> propri limiti e difetti; di riderci su e non vergognarsi<br />

di mostrarsi agli altri anche sotto questo punto di vista.<br />

Un’altra volta, dopo la preghiera <strong>del</strong> Vespro, mi sono fermata<br />

con fr. Tonino, fr. Gianni e una ragazza che teneva fra le braccia<br />

<strong>il</strong> bimbo di pochi mesi a cui faceva da babysitter. È stato bello<br />

vedere come Tonino e Gianni stavano lì, si fermavano a guardarlo<br />

da vicino, lo accarezzavano... e che bello vedere Gianni,<br />

questo pezzo di uomo, con queste manone, accarezzare le manine<br />

<strong>del</strong> piccolo, <strong>il</strong> viso, parlargli! Mi è venuto spontaneo pensare,<br />

vedendolo, che qualsiasi strada ognuno di noi abbia preso, in<br />

fondo siamo tutti un po’ padre e madre perché è qualcosa di genetico,<br />

che Dio ha messo in tutti noi e che ci spinge naturalmente<br />

verso i più piccoli, gli indifesi.<br />

Un’amica<br />

Alla Marcia mi ha accompagnato, ha camminato con me.<br />

Tenerezza, ascolto, semplicità nell’ascoltarmi e nel dire<br />

poche cose. “Chiedi a Dio che guardi con te <strong>il</strong> tuo passato, di<br />

vederlo con i suoi occhi, con Lui guarda le tue ferite... La Fede<br />

è un grande dono e non sempre è legato a sensazioni che si possono<br />

percepire, con coinvolgimento emotivo... La Fede è s<strong>il</strong>enziosa,<br />

passa, vive, anche senza smuovere i sentimenti. Occorre<br />

cercarla e coltivarla. Puoi non provare emozioni forti a casa,<br />

dopo l’esperienza <strong>del</strong>la marcia... queste sono secchiate di vero<br />

entusiasmo... ma non bastano!! Altrimenti tutto finisce qui. Non<br />

puoi dire, ho Fede oggi, credo oggi, amo oggi, sono frate oggi...<br />

solo perché oggi stai bene, tutto è fac<strong>il</strong>e e sei felice...


E quando non senti dentro l’emozione? Quando l’entusiasmo<br />

finisce?... No! È allora che devi essere vero frate, vera moglie,<br />

vera compagna, avere Fede e donare Amore... È allora che Dio<br />

ti chiede di esserci!!!”. Ho trascritto pari-pari le sue parole dette<br />

durante <strong>il</strong> tratto tra Asolo e Montebelluna, trascritte la sera nel<br />

sacco a pelo, perché non fuggano troppo in fretta dalla mia<br />

mente! Non so se possa esservi ut<strong>il</strong>e, per me è stato importante<br />

ciò che mi ha detto... forse proprio perché lo ha detto <strong>il</strong> nostro<br />

fra Gianni! Grazie di cuore<br />

Maddalena De Togni<br />

TESTIMONIANZE<br />

“C<br />

iao, cerca di fare <strong>il</strong> bravo”. Sono state le ultime parole<br />

che mi hai detto, Gianni. Le hai dette con <strong>il</strong> tuo solito<br />

sorriso, segno <strong>del</strong>la nostra amicizia e <strong>del</strong> nostro affetto reciproco.<br />

Quell’affetto che è maturato e cresciuto negli anni vissuti insieme.<br />

Porto nel cuore con dolcezza e gratitudine tanti momenti<br />

condivisi: momenti di vita quotidiana e semplice; momenti di<br />

gioia e di festa (sai, a volte sento ancora la tua risata contagiosa<br />

e <strong>il</strong> tuo abbraccio forte); momenti di testimonianza e servizio;<br />

momenti di dubbio e di ricerca, in cui ci parlavamo <strong>del</strong> Signore<br />

e <strong>del</strong> nostro desiderio di amarLo e di farci amare da Lui; momenti<br />

in cui parlavamo di te e di me, aprendoci <strong>il</strong> cuore e sapendo<br />

di trovare nell’altro ascolto e accoglienza; momenti anche<br />

di discussione e di scontro, dove con stupore e gioia scoprivamo<br />

sempre una strada di riconc<strong>il</strong>iazione e perdono. Momenti che le<br />

parole non sanno dire e che custodisco come tesoro prezioso<br />

donato alla mia vita. Poi è arrivata la malattia, e <strong>il</strong> cuore è ancora<br />

gonfio di dolore e di lacrime per la tua partenza. Mi hai dato la<br />

possib<strong>il</strong>ità di condividere molto di quei giorni, fino all’ultima<br />

notte trascorsa mano nella mano.<br />

111


112<br />

UNA VITA DONATA<br />

E poi l’ultima mattina, pregando insieme a frate Mario le lodi<br />

al nostro Dio. Così ci siamo salutati, forse sapendo che ci saremmo<br />

rivisti solo lassù, in cielo, dove so che mi attendi. Ed è<br />

stato <strong>il</strong> saluto più bello che potessimo farci, perché vissuto in<br />

quella fede che ci ha portati ad incontrarci ed amarci come fratelli<br />

e amici. La tua partenza, per me è stata una profonda esperienza<br />

di fede. Una fede che ti ha permesso di abbandonarti con<br />

fiducia tra le braccia <strong>del</strong> Padre, accogliendo in una obbedienza<br />

disarmata la Sua volontà. Grazie Gianni, perché mi hai fatto scoprire<br />

<strong>il</strong> volto d’amore di Dio.<br />

Ora so che <strong>il</strong> Suo amore è più grande di ogni cosa; più grande<br />

di ogni sofferenza e dolore, perché l’ho visto splendere nella tua<br />

esistenza e nell’offerta <strong>del</strong>la tua vita. Questa è la tua testimonianza<br />

e l’eredità che lasci a noi frati e a quanti ti hanno conosciuto.<br />

Aiutaci a vivere questo amore nella nostra vita e a fare<br />

memoria di quanto ci hai donato. E dal cielo continua a vegliare<br />

sui tuoi genitori e su ognuno di noi; continua ad accompagnarci<br />

per poter compiere anche noi, con fede e speranza, <strong>il</strong> “santo<br />

viaggio”. Tuo fratello Fabio.<br />

Fr. Fabio Piasentin<br />

“M<br />

entre rido con te”. Bello, giocondo e radioso profondo<br />

e spiritoso cuore in ricerca anima che incontra <strong>il</strong> fratello<br />

che chiede ascolto cercando un sorriso sul tuo volto. Amico<br />

prezioso nella preghiera e nella confidenza di uno come te è dura<br />

fare senza... L’immediata simpatia, naturale sintonia, tra l’amore<br />

per Dio e la nostra f<strong>il</strong>osofia, la tua risata contagiosa <strong>il</strong> tono <strong>del</strong>la<br />

voce e la luce nello sguardo sono qui davanti a te ora che ti parlo.<br />

E se son tornato a conversar con Dio lo devo proprio a te caro<br />

amico mio, quando a S. Francesco <strong>del</strong> Deserto <strong>il</strong> cuore mi hai


aperto svelandomi un Padre semplice e quotidiano che ci ama<br />

così ...esattamente come siamo!!! Poi sotto un’ Assisi innevata<br />

l’amicizia è sbocciata, lungo viottoli solitari e collettivi scrutavi i<br />

miei passi e ti divertivi. S<strong>il</strong>enzioso mi dicesti con una luce negli<br />

occhi non star male per vanità o per timori sciocchi.<br />

Avrei trascorso con te m<strong>il</strong>le giorni e cento anni bello come <strong>il</strong><br />

sole dolce e amato Gianni... Le tue braccia rivolte al cielo come<br />

<strong>il</strong> bimbo che chiede amore sul mio cuore è sceso un velo, ma<br />

con te c’è <strong>il</strong> Signore in un posto dove tutto risplende e Lui di<br />

anime belle... se ne intende.<br />

Così mi piace immaginare <strong>il</strong> tuo sorriso fam<strong>il</strong>iare mentre parli<br />

sereno con Chi ti ha creato così: frate e fratello libero fringuello<br />

che svolazzi lassù dove conta solo Amore e nulla più. Posa sui<br />

miei passi <strong>il</strong> tuo sguardo e la preghiera perché io sia persona più<br />

um<strong>il</strong>e e più vera, mentre io da parte mia osservo la tua scia...<br />

Tengo pronte le mie ali per i giorni assai speciali dove sarà infinito<br />

<strong>il</strong> presente e non mancherà proprio niente e, forse, nel<br />

Grande Disegno che c’è sarò dipinto... mentre rido con te! ...lo<br />

cantavo io lo dicevi tu ora e sempre Viva Gesù!<br />

Enrico Chiabrera<br />

TESTIMONIANZE<br />

Conosco Gianni dal tempo <strong>del</strong>la scuola elementare, anni in<br />

cui lo ricordo come un bimbo pacioso, dal sorriso largo,<br />

timido ed affettuoso. La nostra amicizia di fanciulli è maturata<br />

durante l’adolescenza, e negli anni si è irrobustita sino a divenire<br />

leale, solida e fe<strong>del</strong>e come una grande quercia.<br />

Quando lo incontro mi accoglie, sempre, tra le sue braccia<br />

forti, abbracciandomi come fa mio fratello. È sempre sorridente,<br />

pronto alla battuta, allo scherzo; la sua risata robusta ti coinvolge<br />

nell’allegria che trasmette.<br />

113


114<br />

UNA VITA DONATA<br />

Non pretende nulla da me, e quando gli parlo non mette ostacoli<br />

al dialogo: le sue parole mi entrano dentro, vengono da chi<br />

parla al mio cuore.<br />

Lo stimo per <strong>il</strong> suo coraggio, perché ha sempre tenuto fede,<br />

anche a prezzo di enormi fatiche, a tutte le sue scelte, prima tra<br />

tutte quella di essermi amico. Sono aride queste poche parole<br />

per esprimere ciò che mi lega a Gianni: è un sentimento troppo<br />

grande. È per questo che di lui continuo a pensare solo al presente.<br />

Damiano<br />

Ho conosciuto fra Gianni nell’ottobre <strong>del</strong> 2000 frequentando<br />

<strong>il</strong> “Gruppo Pasqua” a San Pancrazio, essendo lui<br />

uno degli animatori: ho capito che doveva essere un tipo speciale,<br />

con le sue battute a bruciapelo, <strong>il</strong> linguaggio molto vicino<br />

al nostro, estroverso ed allegro e ho pensato che Dio gli avesse<br />

donato tutte queste qualità perché la sua missione era di testimoniarlo<br />

a noi giovani.<br />

Ho avuto la possib<strong>il</strong>ità di conoscerlo come frate, ossia come<br />

“strumento nelle mani di Dio”, poiché con la sua voce profonda<br />

e le sue parole forti riusciva ogni volta a farci scoprire un modo<br />

nuovo di guardare alla vita, spronandoci ad ascoltare la chiamata<br />

di Dio nei confronti di ognuno di noi.<br />

In Gianni erano forti l’attenzione verso i bisogni altrui e la<br />

sensib<strong>il</strong>ità verso i poveri e i sofferenti, tratti peculiari <strong>del</strong> suo carattere.<br />

La sua vicinanza al prossimo, chiunque fosse, era caratterizzata<br />

da affetto e libertà che risultavano inscindib<strong>il</strong>i, nel senso che fra<br />

Gianni amava gli altri non pretendendo l’amore e la vicinanza<br />

altrui, ma avendo a cuore solo che, attraverso <strong>il</strong> suo “stare ac-


TESTIMONIANZE<br />

canto” venisse percepito l’amore più grande di Dio per l’uomo.<br />

L’amore che egli nutriva per gli altri scaturiva dall’ascolto assiduo<br />

<strong>del</strong>la Parola di Dio, così pure la sua capacità di testimoniare Cristo<br />

anche con una predicazione coinvolgente e che toccava<br />

l’anima <strong>del</strong>le persone: Gianni desiderava portare Dio tra la gente,<br />

e tra i giovani in particolare, assieme ai fratelli perché, secondo<br />

lui, <strong>il</strong> fatto di essere “fraternità” doveva balzare agli occhi, per<br />

evitare <strong>il</strong> rischio di emergere come singolo.<br />

Questo suo atteggiamento è rimasto vivo in lui anche nella<br />

scelta di essere sepolto a S. Pancrazio, tra i suoi frati, poiché essi<br />

erano la sua famiglia.<br />

La coscienza <strong>del</strong>la gravità <strong>del</strong>la propria situazione fisica lo ha<br />

portato, in particolare nell’ultimo periodo, a guardare la vita in<br />

un orizzonte più ampio: Gianni diceva che la sua malattia era<br />

una chiamata <strong>del</strong> Signore a seguirlo, affidandosi a Lui e sentendo<br />

impellente <strong>il</strong> bisogno di attuare la Sua volontà; diceva che tutto<br />

ciò che viene da Dio è cosa buona e che la sua sofferenza era<br />

un’offerta per <strong>il</strong> bene <strong>dei</strong> suoi frati e di tutte le persone che ne<br />

avevano bisogno.<br />

La malattia è stata veloce nel suo decorso e progressivamente<br />

ha tolto a Gianni la possib<strong>il</strong>ità di muoversi: egli ha visto tutto<br />

questo come uno “spogliarsi” di tutto per prepararsi all’incontro<br />

con <strong>il</strong> Signore, un mettere in pratica i voti di obbedienza e povertà<br />

pronunciati <strong>il</strong> giorno <strong>del</strong>la professione religiosa.<br />

Il miracolo che fra Gianni ha compiuto è stato la testimonianza<br />

offerta alle altre persone di una fede che va oltre le parole e si<br />

concretizza nella semplicità più disarmante, nell’esempio più<br />

bello dato nella malattia e che ci vuole aiutare a comprendere ciò<br />

che umanamente risulta incomprensib<strong>il</strong>e: Gianni ci ha insegnato<br />

l’abbandono totale a Dio, che sicuramente non lascia <strong>del</strong>usi, attraverso<br />

la sua testimonianza più concreta.<br />

115


116<br />

UNA VITA DONATA<br />

Vorrei ora fare mia una frase che un frate ha condiviso anche<br />

con me: “ringrazio Dio perché ci ha donato Gianni e ringrazio<br />

Gianni perché ci ha donato Dio”.<br />

Paola Benetti<br />

Trovo un po’ diffic<strong>il</strong>e dire qualcosa di Gianni, non perché<br />

non abbia niente da raccontare, ma semplicemente perché<br />

ancora non riesco a far mie le parole di Francesco che chiamava<br />

la morte “sorella”.<br />

Il ricordo più bello che mi porto di Gianni sono gli anni che<br />

abbiamo vissuto assieme, quando eravamo studenti a Verona.<br />

Sento di essergli stato amico, ma sento che soprattutto lui mi è<br />

stato amico, al punto che conservo sempre nel cuore le parole<br />

che lui usava per definire <strong>il</strong> nostro rapporto: “la nostra, diceva,<br />

è un’amicizia libera” e per me la libertà è quel dono che rende<br />

sempre nuovo e vero ogni rapporto.<br />

Conservo come eredità la sua schiettezza, la sua trasparenza,<br />

che talvolta mi hanno aiutato ad osare di più nel mio mettermi<br />

in gioco.<br />

Per me Gianni rimane <strong>il</strong> compagno di viaggio, l’amico che condivideva<br />

la sua passione per l’arte e la musica, che comunicava<br />

le fatiche e le gioie, <strong>il</strong>are e profondo nello stesso tempo.<br />

Grazie al suo carattere gioviale e alla sua battuta puntuale<br />

Gianni donava allegria e serenità, aiutando talvolta a sdrammatizzare<br />

le situazioni.<br />

Egli riconosceva in verità quello che era, per cui oggi mi piace<br />

ricordarlo come l’amico pieno di umanità, non <strong>il</strong> santo perché<br />

perfetto, ma l’uomo che, soprattutto negli ultimi due anni, ha<br />

vissuto una vita santa, cioè una vita piena.<br />

Sarebbero tanti gli aneddoti e le macchiette da raccontare, ma


ne cito solo uno. Una mattina <strong>il</strong> guardiano sale in camera di<br />

Gianni, forse un po’ preoccupato, perché non lo aveva visto alla<br />

preghiera. “Pensavamo di doverti portare la comunione e gli oli<br />

santi a letto”, gli dice, in modo un po’ ironico. E Gianni, di rimando:<br />

“Beh, dato che c’era, io avrei gradito volentieri anche un<br />

caffè corretto”.<br />

Ma <strong>il</strong> ricordo più vivo rimane <strong>il</strong> bigliettino con cui i genitori di<br />

Gianni <strong>il</strong> 3 agosto 1993 gli auguravano un buon ventiduesimo<br />

compleanno. Lui lo regalò a me tre anni dopo, accompagnandolo<br />

con queste parole: “Ti dono qualcosa di mio come segno che ti<br />

sono vicino, Gianni”. Se senti vac<strong>il</strong>lare la fede, per la violenza<br />

<strong>del</strong>la tempesta, calmati: Dio ti guarda.<br />

Se ogni cosa che passa cade nel nulla senza più ritornare, calmati:<br />

Dio rimane. Se <strong>il</strong> tuo cuore è agitato e in preda alla tristezza,<br />

calmati: Dio perdona. Se la morte ti spaventa e temi <strong>il</strong> mistero e<br />

l’ombra <strong>del</strong> sonno notturno, calmati: Dio risveglia. Dio ci ascolta,<br />

quando nulla ci risponde; è con noi, quando ci crediamo soli; ci<br />

ama, quando ci abbandona.<br />

Mi pare che in queste parole di S. Agostino, in fondo, sia racchiusa<br />

la vita di Gianni. Questa è l’eredità che ci dona. Grazie,<br />

Gianni, amico e compagno di viaggio. Tu continui a cantare e a<br />

vivere con noi la tua più grande prova d’amore: “E l’Amore vero,<br />

Amore amato in Cristo, che primo ti amò. Per noi sia la meta,<br />

per noi sia la strada e cibo per l’eternità”.<br />

Gipi<br />

TESTIMONIANZE<br />

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118<br />

UNA VITA DONATA


CIAO GIANNI<br />

Quando si perde un fratello, un amico<br />

tutto cambia dentro e fuori di te,<br />

ti guardi intorno e ti senti smarrito<br />

come un bimbo che non sa più dov’è...<br />

E <strong>il</strong> dolore ti spezza <strong>il</strong> cuore<br />

e ti accorgi che lui è parte di te...<br />

Vorrei dirti tante cose<br />

ma sono rimaste sospese così...<br />

Ciao Gianni...<br />

Te le dirò quando anch’io sarò lì<br />

Lì con te a ricordare <strong>il</strong> nostro tempo insieme<br />

passato a vivere, a sperare, a far casino<br />

e poi a riderci su...<br />

A volerci veramente bene,<br />

a cercare nella nostra povera vita<br />

le cose di lassù<br />

a lasciarci guidare dal fuoco <strong>del</strong>l’Amore<br />

che così in fretta ti ha rapito<br />

per portarti lassù<br />

Lì con te a ricordare le birre insieme<br />

a parlarci di Dio, <strong>dei</strong> frati,<br />

di te e di me.<br />

Di quell’abbraccio sul letto <strong>del</strong>l’ospedale<br />

di ciò che conta nella vita,<br />

<strong>del</strong>l’amore, di ciò che vale di più.<br />

Grazie Gianni, fratello ed amico,<br />

accompagnaci per mano<br />

alle sorgenti <strong>del</strong>l’infinito<br />

Fr. Tonino, tuo fratello e amico<br />

TESTIMONIANZE<br />

UN CANTO<br />

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120<br />

UNA VITA DONATA<br />

Conclusione<br />

Rendete grazie<br />

Spirito <strong>del</strong> Signore, Spirito di eterno Amore, ti rendiamo grazie<br />

per quanto hai operato in Gianni.<br />

Signore, grande nell’Amore, ti rendiamo grazie per aver avuto<br />

un così grande priv<strong>il</strong>egio nei confronti <strong>del</strong> nostro amatissimo<br />

Gianni: abbiamo udito <strong>il</strong> suo primo vagito e accolto <strong>il</strong> suo ultimo<br />

respiro. Grazie, grazie Padre!<br />

E a te Gianni: Arrivederci. Arrivederci Bocia, all’altra riva <strong>del</strong>l’esistenza,<br />

“ai ponti <strong>del</strong> sole”, ove Dio ci attende per raccoglierci<br />

nel suo infinito e nella sua eternità.<br />

Mirella e Fortunato<br />

Arduo è intendere a volte i disegni celesti,<br />

né basta <strong>il</strong> pianto <strong>del</strong> Cristo, l’amico,<br />

per scorgere come ti amava,<br />

eppure ora, certo, festante ti corre incontro Francesco<br />

che tra i minori un fratello conosce e accoglie e consegna:<br />

poiché povertà ti ha raccolto stringendoti al seno, alla fine;<br />

e quale obbedienza hai udito scavarti esigente le ossa?<br />

Per noi sei la prova d’amore, diffic<strong>il</strong>e e vera,<br />

che in uno conduce le carni nel Verbo,<br />

e nemmeno morte separa.<br />

Fr. Andrea Borsin

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